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Autore: _Bri_    18/05/2022    1 recensioni
Tratto dal prologo:
...Per questo quando si arriva ad incontrare un paio d’occhi che sono stati fatti per farti ingoiare il disgusto, pur di averli sempre incollati a te, si è disposti a spostare l’asta del proprio giudizio sul bene e il male.
Ci si sporca le mani ed il cuore.
Ma in quegli occhi, poi, potrai immergertici senza ritegno.
E sarà meraviglioso.
[Storia sospesa]
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio | Coppie: Matt/Mello
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO X
Iron

 
Dall'alba del tempo alla fine dei giorni
Io dovrò scappare
Voglio sentire il dolore e l'amaro sapore
Del sangue nelle mie labbra, di nuovo.

Questa micidiale pioggia di neve mi sta bruciando le mani

Sono congelato fino alle ossa, io sono...
Un milione di miglia lontano da casa, sto scappando
Non riesco a ricordare i tuoi occhi, il tuo volto.

Iron-Woodkid
 
 
13 Dicembre 2005
 
I ciuffi di ciglia scure si schiusero con lentezza sulle iridi di quel verde che si scorge in mare aperto. Un verde profondo e intimo, che andò ad aggrapparsi al contesto della stanza: vide, con occhi ancora annebbiati dal sonno, il letto singolo speculare al suo perfettamente in ordine, vuoto.
Fu a quel punto che l’attenzione di Matt si concentrò sulla lieve pressione che sentiva sullo stomaco. Gli venne la pelle d’oca, reazione alla consapevolezza di non essere solo nel suo letto, perché una mano era poggiata proprio sul suo ventre.
Lentamente roteò il corpo stando attento a fare meno rumore possibile, così si ritrovò faccia a faccia con gli occhi socchiusi di Mello, sfiorati dalla frangia bionda e disordinata; esitante trattenne per un momento il respiro, fin quando l’amico non schiuse le palpebre mostrando le pupille che navigavano in iridi glaciali, per allacciarle infine alle sue. Nel notare il viso di Mello incastrarsi in un sorriso sbieco, Matt tornò a respirare e ricambiò, mentre la mano destra emergeva dal piumone e andava a scostargli alcuni ciuffi che, ostili, coprivano la guancia.
I ricordi della sera prima salirono a monte della sua mente come l’acqua desiderosa di tornare alla propria sorgente.
Dopo quello scontro turbolento con Ái le cose erano andate via via sistemandosi; tanto era rimasto in sospeso, ma c’era la volontà da parte di tutti e tre di non rompere quel loro equilibrio tanto fragile quanto bellissimo. Ái non fece più domande ai due e di contro Matt e Mello non si erano più scambiati nemmeno un bacio. Ma la tensione fra i tre non era andata scemando: se possibile era aumentata a dismisura, come se il giorno del confronto avesse aperto il loro vaso di Pandora. I contatti fisici si erano ridotti al minimo sindacale, eppure ogni volta che la mano di Mello sfiorava quella di Ái, o quest’ultima si lanciasse in un abbraccio innocente nei confronti di Matt, l’elettricità nell’aria si faceva spessa e i rossori del viso non si risparmiavano. Ma tutto era filato più o meno liscio, in un tacito consenso che sapeva di monito e di cui tutti e tre erano ben consapevoli: se si fossero lasciati andare, sarebbe successo l’inevitabile.
Quell’inevitabile, almeno per Matt e Mello, era infine arrivato il giorno del sedicesimo compleanno del biondino.
Avevano passato la serata insieme, come da rito; prima in camera dei ragazzi, ascoltando musica e bevendo l’impossibile infine, poco prima della mezzanotte, erano sgattaiolati sulla terrazza nonostante il freddo pungente e la neve che cadeva placida. Poco dopo l’una i ragazzi avevano accompagnato Ái in camera visto che, nonostante la ragazza dicesse di no, era evidente quanto fosse ubriaca e che non sarebbe stata in grado di rimanere sveglia un solo minuto di più.
Tornati in camera loro, un silenzio imbarazzante era calato fra i due come un macigno. Inizialmente avevano tentato di portare avanti una conversazione, ridendo dello stato pietoso di Ái e del fatto che il giorno dopo la ragazza non avrebbe fatto che lamentarsi con loro per il gran mal di testa. Messa da parte lei, però, i discorsi sembravano essersi esauriti. Erano quindi rimasti in piedi, a debita distanza, a grattarsi gomiti e nuca e lasciandosi trasportare dall’alcol che anche loro avevano ingerito in gran quantità. Era bastato un passo in più di Mello, per far sì che Matt mandasse a puttane il suo raziocinio e si gettasse su di lui.
Si erano baciati fino a provare dolore, insaziabili e ingordi, poi i vestiti erano volati via senza che i due quasi se ne accorgessero.
Nel percorrere con lo sguardo i lineamenti di Mello, che non smetteva di fissarlo in quel letto caldo, Matt ricordò con quale voracità Mello gli aveva morso il collo, baciato il torace, tirato i capelli. Non che Matt si fosse risparmiato, visto gli aloni rossastri sul collo e le spalle dell’altro.
Si erano toccati per la prima volta in vita loro e se inizialmente era stato strano avere a che fare con un corpo molto simile al proprio, il tutto era diventato incredibilmente naturale in pochissimo tempo.
 
- Buon compleanno. – Soffiò Matt, allargando il sorriso. A seguito di quel sussurro Mello assottigliò appena gli occhi e Matt fu sicuro di scorgere un lieve rossore imporporargli il viso.
 
- Si, grazie. – Borbottò in risposta. Una risata arrochita dal sonno uscì dalle labbra di Matt.
 
- Non dirmi che sei in imbarazzo! Incredibile, ho trovato il modo di mettere in imbarazzo il glaciale Mello, mi merito un premio. -
 
- No che non mi sono imbarazzato! – Mello tentò con rimostranza di tirarsi indietro, scontrandosi però con il muro. Non aveva alcuna via di fuga. Ma voleva realmente scappare?
Matt gettò un’occhiata alla sveglia. Erano le sette e venti, il che stava a significare che avevano dormito una manciata di ore e che, tecnicamente, nel giro di dieci minuti sarebbero dovuti scendere nel refettorio per consumare la colazione.
 
- Tranquillo leoncino, ritira le unghie, ci toccherà scendere, se non vogliamo morire di fame. -
 
Mello si sporse per assicurarsi con i propri occhi che l’orologio segnasse quell’ora infausta. Era incredibilmente diligente, il ragazzo e non amava fare tardi in nessuna occasione. Ma quello era un evento eccezionale, rifletté contrito. Era il suo compleanno del resto e poi, chissà cosa sarebbe accaduto in futuro; magari ci sarebbe stato imbarazzo con Matt, o magari l’imbarazzo ci sarebbe stato con quella demente di Ái, al punto da spingerli a tenersi lontani. Con lucidità sorprendente, Mello decise che la colazione poteva andarsene affanculo per una volta; così, senza pensarci troppo, allungò una mano a sfiorare l’addome nudo di Matt e poi ancora più giù, fino a toccare la virilità dell’altro già reattiva alla sua mano.
Matt arrossì e schiuse appena le labbra in un ansito peccaminoso e involontariamente molto sexy, almeno così trovò Mello che si compiacque a tal punto da allargare un raro sorriso.
 
- Ma… la colazione… - gemette Matt, senza comunque ritrarsi dall’oscillare delle dita di Mello che salivano e scendevano sulla sua erezione.
 
- È il mio compleanno, oggi faccio il cazzo che voglio. – Concluse lui, prima di bloccare un altro gemito di Matt sul nascere, lambendo la sua bocca con la propria.
 
 
Dicembre 2008
 
Near è stato richiamato da L. La motivazione è sempre la stessa, ma questa volta Near sente urgenza e insistenza, nel breve messaggio inviatogli dal detective.
Non è avvezzo a provare forti emozioni, Near, o quantomeno non riesce a dimostrarle, al contrario di buona parte degli esseri umani da lui conosciuti. Ma nel ricevere quella e-mail di richiamo, il giovane sente attorcigliarsi del disappunto alla bocca dello stomaco.
Si prepara con cura, tentando di ignorare quella vocina che lo infastidisce, quella che gli suggerisce che c’è un solo motivo se il grande L dimostra di avere bisogno di lui. Cerca di ripetersi che c’entri la sua compagna, che sia Soho a insistere.
 
- Ti accompagno, fammi solo inviare questa e-mail. -
Near, uscito dal piccolo spogliatoio all’interno del suo ufficio personale, rotea lo sguardo in favore di quella voce. Il sorriso luminoso di Linda, seduta sulla scrivania e presa a batter tasti sulla tastiera del suo laptop, lo investe in pieno.
 
- Non c’è bisogno. – risponde lui e automaticamente sposta lo sguardo in un angolo del pavimento, mentre l’indice destro comincia a danzare con uno dei suoi ricci candidi come la luce lunare – Prenderò un taxi. -
 
A quel punto cattura inevitabilmente tutta l’attenzione della ragazza. Linda fa saltare gli occhi su Near e lo fissa con dolcezza; così preme invio sulla tastiera, prima di alzarsi e allungare il passo verso di lui, davanti al quale si ferma.
 
- So qual è il tuo timore, ma L ti tiene in alta considerazione. Non affiderebbe questo caso a nessun altro al mondo e so che in fondo al tuo cuore ne sei consapevole anche tu. -
 
La semplicità con cui Linda sembra comprenderlo,  è capace di stordirlo ogni volta. Così Near alza di nuovo lo sguardo e si ritrova a fissarla, senza indugiare.
 
- Tu… hai da fare. Andrò da solo. -
 
- No. – Difficilmente Linda si mostra irremovibile con Near, ma in quel caso la ragazza scuote il capo, facendo oscillare la sua bionda coda un po’ scomposta, rispetto ai suoi standard. – Tu hai bisogno che io ci sia. Inoltre non dimenticarti che anche io sono in apprensione. -
 
- E sia. Andiamo. – conclude lui, con lo sguardo di nuovo al pavimento e un impercettibile sorriso sul viso pallido.
 
13 Dicembre 2005
 
La lezione di chimica sembrava infinita. Ái, chinata sul banco, teneva la guancia incollata al quaderno e una mano sulla tempia dolorante; nonostante si fosse premurata di prendersi un antidolorifico, a colazione, sembrava che l’effetto fosse già svanito. E poi quel calcetto arrivatole da dietro, di certo non alleviò il suo mal di testa. Dalla sua bocca, tornita e rossa in rappresentanza dell’assenza di ore di sonno, scivolò un gorgoglio di parole infastidite: - Il fatto che sia il tuo compleanno non ti da il permesso di tormentarmi. –
 
Mello, sorriso sghembo e soddisfatto – il sonno che aveva perso lui sembrava non avere alcun peso sul fisico-, ridacchiò di gusto; non mancò, per altro, di allungare un altro calcio per far tremare la sedia della compagna, prima di aggiungere che invece quello era il suo giorno e che tutto gli era concesso.
Se da un lato quelle parole infastidirono Ái, che mai accettava di buon grado l’essere così schifosamente egoriferito da parte di Mello, dall’altro non poteva negare a se stessa che qualcosa in quelle parole, pronunciate in quel modo e associate alla cornice di capelli biondi, le aveva provocato un lieve capogiro; così i postumi della sbronza lasciarono lo spazio a qualcos’altro, qualcosa di molto sfrontato e che scalciava nel bassoventre di lei. Uno sbuffo divertito si fece spazio fra i suoi denti, così Ái alzò appena la testa dal banco e torse il busto per poter fissare il festeggiato: - Ah davvero? Tutto ti è concesso? Ma pensa un po’. – Fu volontario, per lei, piegare il tono per renderlo più lascivo, a mal celare una sensualità che a Mello arrivò in pieno petto: - E cosa vorresti che ti fosse concesso? Di fare i compitini tutto solo con Esse? Magari mentre L sta lì a guardarvi? –
 
- Tu sei malata. – Rispose Mello, senza però smettere di sorridere e senza, inoltre, sganciare lo sguardo glaciale da quello più languido di Ái. A Matt non restò che assistere a quello scambio tanto ambiguo, che sapeva nascondere un maremoto di visioni oscure a tutto il resto del mondo. Mello sta giocando con il fuoco, pensò nonostante fosse terribilmente attratto dall’idea di un avvicinamento fra quelle sue due persone; la notte precedente si erano spinti laddove mai avevano osato prima e in quell’istante Matt era consapevole che una parte del biondo desiderasse ottenere la stessa cosa da Ái.
 
- Mello! Ái! Silenzio laggiù! -
 
- Silenzio laggiù!- tornò a trillare la voce dopo che i due non avevano accennato a smetterla di parlottare, al punto che essere cacciati dall’aula fu inevitabile; così uscirono, con lo sguardo di Matt incollato a loro.
 
- Sei proprio deficiente, mi cacciano sempre per colpa tua… ahia, la mia testa!-
 
I loro passi li condussero fino alla terrazza e appena ebbero chiuso la porta, Ái poggiò la schiena al muro, continuando a trattenere il capo con le mani; il cielo era stranamente terso e l’aria gelida schiaffeggiò i loro volti, imporporando le gote.
 
- Sei così stupida e manipolabile quindi? Pensavo che volessi cacciarti nei guai. Come va lì dentro?-
 
Avvolto nel suo cappotto nero, il ragazzo mosse un passo verso di lei; allungò l’indice per sfiorarle la fronte, con un velo d’apprensione a cui Ái non era di certo abituata.
 
- Stanno ballando la rumba qui… però almeno l’aria fresca mi fa bene. Possibile che tu stia bene?! Non vi sopporto a voi due… - Disse, alludendo anche a Matt, - Vi scolate il mondo, dormite un niente e state in ottima forma. -
 
Non hai idea del perché stiamo così bene, pensò Mello, incastrando un sorriso sul viso; Ái non poteva sapere per quale motivo l’amico stesse sorridendo e ingenuamente arrivò alla conclusione che dovesse essere lei a farlo sorridere così. Di nuovo sentì quel tormento frenetico che scuoteva il suo intimo; con Mello era così, per Ái. Aveva compreso che il ragazzo aveva la capacità di tirare fuori quella parte di lei più primitiva e istintiva.
Quindi, forse scontatamente, quando Mello fece per ritrarre la propria mano, Ái la afferrò per fare in modo che ciò non accadesse; non aveva riflettuto su cosa sarebbe potuto accadere se, come in quel caso, Mello le fosse rimasto ad una distanza così ravvicinata per più di qualche secondo, ma non aveva intenzione di porsi il problema. Gli strinse la mano, poi lo tirò a sé, fino a lanciare le braccia intorno al suo collo.
 
Mello, sorpreso, rimase per qualche istante ad esitare; l’aveva provocata? Certo che sì, provocare era il suo mestiere e, forse colpa degli ormoni ancora in circolo, quella mattina aveva trovato particolarmente appagante lanciare allusioni ad Ái. Questo non vuol dire che si sarebbe aspettato una reazione del genere.
Faceva freddo, ma stretto al corpo di lei, Mello sentiva la pelle bruciare sotto i vestiti; lento, come un predatore in caccia, chiuse le braccia intorno al busto esile di Ái e poi si perse nel suo sguardo, che rifletteva il cielo limpido alle sue spalle.
 
Non avrebbe più aspettato, Ái. Qualcosa in lei le stava urlando di darsi una mossa, perché quell’occasione non si sarebbe più presentata tanto facilmente. E poi incredibile ma vero, Mello non la stava scacciando con malagrazia, il che era un evento di importanza storica.
Non era poi così tanto più alto di lei, o almeno non quanto lo era Matt, ma chissà perché, Ái si sentiva molto più minacciata dalla sua persona che da quella del primo; Mello odorava di cioccolato e pericolo e questo la mandava su di giri.
Forse se ne sarebbe pentita.
Ma non le importava affatto.
 
Chi fra Mello e Ái si spinse per primo verso l’altro, non sapevano dirlo; una cosa invece fu immediatamente chiara ad entrambi: quel bacio lo aspettavano da sempre. Le loro erano bocche fameliche, che con il loro incontro esplosero in una ricerca frenetica dell’umore altrui.
Mello non trattenne l’irruenza, con Ái non ne era assolutamente in grado; sentiva come l’esigenza di chiuderla sotto di sé, al punto tale di assorbirne ogni molecola. Voleva, desiderava che lei gli appartenesse.
Ogni volta che si scostavano per riprendere fiato, ne approfittavano per agganciare lo sguardo nell’altro, Ái con il timore della perdita, Mello con l’assoluta volontà di non lasciarla scappare.
Il corpo di lei, sotto i molteplici strati che lo rivestivano, era così differente da quello appena scoperto di Matt e al contempo follemente simile nelle loro spigolosità. Ma il profumo di Ái, il suo odore, riempiva i polmoni di Mello al punto di frastornarne i sensi.
 
Avrebbero continuato a scambiarsi infiniti baci, a ricercarsi sotto il tessuto. Mello l’avrebbe toccata fino a farla esplodere di piacere e poi se glielo avesse concesso –ma certo che lo avrebbe fatto-, l’avrebbe fatta sua.
Se la sarebbe scopata in ogni angolo di quella fottuta, gelida terrazza e sarebbe stato perfetto.
 
Ma la campanella che decretava la fine della lezione risuonò sulle loro teste, riportandoli, a malincuore, alla realtà.
Visi arrossati e occhi lucidi, Mello allungò una mano per stringere quella di Ái e insieme lasciarono quel luogo non sapendo, però, che mai più vi avrebbero fatto ritorno insieme.  
 
Dicembre 2008
 
A vederlo da fuori, Near non sembra agitato. In realtà è praticamente impossibile capire, se non lo si conosce davvero bene, quali che siano i turbamenti emotivi che attraversano l’animo del ragazzo.
E Linda è una dei pochi eletti che sa cosa stia provando in quel momento. Lo capisce dal suo modo di tormentare i propri capelli, che varia a seconda della situazione in cui si trova. Lo comprende dal suo odore e dal modo in cui i suoi occhi saltano, seppur impercettibilmente, da un lato all’altro.
In quel momento, seduto su quel divano in attesa dell’arrivo di L, Near è molto agitato. Per questo Linda allunga una mano che, con tocco gentile e confortevole, va a posarsi sul suo ginocchio. Non glielo dirà, ma Near di quel muto supporto ne è infinitamente grato.
Finalmente la porta davanti a loro si schiude e L fa il proprio ingresso nello studio in cui i due giovani sono stati fatti accomodare; salta qualsiasi tipo di convenevole e Near non solo non ne è affatto stupito, ma non ci fa nemmeno caso, perché in questo lui e il suo mentore sono identici.
 
- Necessito di rintracciare Mello e con lui, Matt e Ái. -
 
L trattiene le mani nelle tasche dei suoi pantaloni scoloriti e punta i lacunosi occhi scuri in quelli di Near: - Abbiamo motivo di credere che la situazione si sia notevolmente complicata per loro. Non possiamo permetterci di compromettere le loro vite più di quanto non stiano già facendo. –
 
Near deglutisce e torna ad attorcigliare i capelli con nervosismo; Linda, al suo fianco, fa rimbalzare lo sguardo da Near al detective. Vorrebbe chiedere maggiori informazioni sulla sua amica, ma non ne trova il coraggio, così si limita ad ascoltare le richieste di L, sperando di ricevere anche la più piccola informazione su Ái.
 
- L’ultima volta che ho comunicato con Matt è stato molto tempo fa. – La voce di Near si mantiene costante su un unico tono – In quell’occasione mi ha chiesto di aiutarlo a rintracciare il suo amico; purtroppo… - Near prende una pausa, perché ammettere il fallimento è per lui doloroso: - … Non sono riuscito a venire a capo della posizione di Mello. Quando poi sono stato capace di individuarne le tracce, era troppo tardi. -
 
- Sappiamo che ha passato del tempo in compagnia della mafia russa. – Interviene L, che si trascina verso una poltroncina sulla quale si accovaccia: - Ma deve aver disertato, deve essere fuggito, perché ora lo cercano. Per quanto riguarda la ragazza, abbiamo motivo di credere che c’entri qualcosa con l’allontanamento di Mello dall’organizzazione mafiosa. -
 
Nel sentire quelle parole Linda si irrigidisce; no, proprio non riesce a tacere e la sua voce scivola dalla bocca con urgenza: - Quindi pensate sia viva?-
 
A questo punto L sposta la sua attenzione su Linda e rimane a fissarla per qualche secondo, prima di annuire: - La probabilità che sia ancora in vita è pari al novantasette percento, di cui il restante tre percento prevede che abbia perso la vita nell’arco delle ultime quarantotto ore. –
 
- Non capisco perché sono stato chiamato qui, se siete già in possesso delle informazioni che vi sono utili per rintracciare Mello. -
 
Le mani a stringere le ginocchia, il detective torna nuovamente ad osservare Near: - Oh, ma non abbiamo la certezza di dove si trovi, per questo ci servi tu. –
 
Senza preavviso, in quel momento fa il suo ingresso nello studio Soho. La giovane criminologa, diversamente dal solito, saluta i ragazzi a mezza bocca. Near crede di leggere preoccupazione nel suo sguardo pallido, probabilmente nei confronti di Mello, con la quale Soho ha sempre mostrato di avere uno sorta di rapporto fraterno. Near è ferrato in molte cose, ma la percezione delle sfumature dei sentimenti umani non rientra fra le sue conoscenze più profonde.
Soho si siede sul bracciolo sinistro della poltrona occupata dal suo compagno, così prende a parlare al posto suo: - Tu sai come ragiona, Near. Mello è imprevedibile, ma  sono certa che saresti in grado di individuarne la posizione. Siete più simili di quanto entrambi ammettereste mai. –
 
Soho espira, come a voler scacciare da sé tutto il male di quel mondo. – Trova Mello e sono certa che a quel punto rintracciare Ái e Matt sarà una passeggiata. –
 
- Lui… - Lo sguardo di Near fluttua nuovamente sul pavimento - …non sono stato capace di trovarlo una volta, non credo ci riuscirò adesso. -
Lo sguardo di Soho si fa torbido e stanco, infine risponde con una durezza che raramente Near ha percepito uscire dalla sua bocca: - Questa volta avrai più urgenza di trovarlo. Rischia di morire, lo sai. –
 
Linda è fra le poche persone in grado di interpretare lo stato d’animo di Near.
Lo capisce dal suo modo di tormentare i propri capelli, che varia a seconda della situazione in cui si trova. Lo comprende dal suo odore e dal modo in cui i suoi occhi saltano, seppur impercettibilmente, da un lato all’altro.
In quel momento, Linda percepisce il terrore attraversare il corpo del giovane verso il quale si dedica con abnegazione.
Lo sa bene, che il sol pensiero della morte di Mello lo fa tremare, per questo accetterà di spendere tutte le sue energie, pur di trovarlo vivo.
 
13 Dicembre 2005
 
Era raro, per Mello, provare quella che comunemente viene definita gioia. Fin da quando ne aveva memoria, ben prima di essere identificato con il nome Mello, il sentimento che più lo aveva percorso era certamente la rabbia. La rabbia per la miseria in cui aveva vissuto, la rabbia per essere stato abbandonato e quella per essere finito in un istituto, senza la sua famiglia. Solo.
La gioia, improvvisa quanto effimera, lo aveva sempre e solo sfiorato e se proprio doveva ricondurla a qualcosa, Mello era certo che quella fosse insorta prima con la conoscenza di Soho, poi con quella di Matt, infine con l’arrivo di Ái. In un modo o nell’altro Mello era stato in grado di ricostruirsi una famiglia, grazie a quelle persone speciali che, chissà con quale super potere, avevano riconosciuto in lui qualcosa di singolare e unico, qualcosa di bello. E di questo, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, Mello ne era infinitamente grato.
Era vero, forse avrebbe dovuto continuare a lottare per dividersi il primo posto con Near, ma a pensarci bene chi aveva la sua fortuna?
L, il grandioso L, aveva scelto lui. Ok, lui e quello sgorbio che mal sopportava, ma cosa importava?
Mello, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, sentiva di avere tutto ciò che gli riempiva il cuore di gioia e si sentiva sazio e appagato.  
Durante la cena aveva persino riso con Matt e Ái e aveva permesso loro di fargli servire una torta, ovviamente al cioccolato, con tanto di candelina da spegnere.
 
- Mi raccomando, il desiderio! – Gli aveva ricordato Ái, su di giri come se a festeggiare fosse lei, ma a Mello non venne in mente nulla da desiderare. Si sentì disgustosamente romantico nel ritrovarsi a pensare che fosse a posto così e che il suo livello di felicità non poteva aumentare e anche quel pensiero lo tenne per sé.
 
Non fosse stato per L, probabilmente la sua vita avrebbe proseguito per il giusto binario.
 
Quando Roger si era presentato in refettorio, a Mello non sfuggì la sfumatura di tristezza di cui erano tinti gli occhi dell’uomo. Roger era stato telegrafico e gli aveva detto che L voleva parlargli così, ingoiato l’ultimo boccone di torta, aveva salutato i due amici dicendo loro che li avrebbe raggiunti più tardi.
Era la prima volta che Mello si trovava da solo con L, il quale era in piedi, accanto alla finestra e teneva, al solito, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni. Mello si sarebbe aspettato di vedere Near, o almeno Soho, invece non erano che lui e il suo mentore.
 
- Volevi parlarmi? – Gli disse, le dita a trattenere con soggezione le maniche della maglia nera.
 
- Smetterò di seguirti. – Quella frase uscì dalla bocca del detective gelida e laconica.
 
- Di… seguirmi? Non capisco. – Ed era vero, che Mello non stesse capendo. L cominciò ad attraversare lo studio con passi misurati, mantenendo quella sua assurda postura ricurva che lo rendeva visibilmente vulnerabile.
 
- Ho passato un quantitativo sufficiente di tempo ad osservare te e Near, nel tentativo di comprendere se valesse la pena impiegare il mio tempo con la vostra formazione. – A quel punto L si fermò, così tornò ad incastrare gli occhi scuri, in quelli glaciali del più giovane: - E sono giunto alla conclusione che sarebbe rischioso continuare a seguirti. -
 
Era come se un macigno si fosse posizionato alla bocca del suo stomaco. Era impossibile da credere, eppure ad L erano bastate pochissime parole per distruggere il suo sogno più grande. Mello tentò di trattenersi, sebbene le mani serrarono ancor più i lembi delle maniche e lo sguardo si fece sottile.
 
- Non capisco, non sono abbastanza intelligente? -
 
L scosse la testa con aria sorniona, come se quello che stava per dire non fosse che un’ovvietà: - Non è questione di intelligenza. Il problema non è quanto tu sia brillante o capace; è, invero, la tua emotività instabile che mi preoccupa. –
 
- la mia emotività. – Ripetette Mello in un sussurro incredulo.
 
- Temo che certe cose non possano cambiare. Possiamo studiare, approfondire ogni tipo di conoscenza che riteniamo rilevante per la nostra crescita professionale. Possiamo apprendere molte lingue, o imparare a guidare un elicottero. Possiamo migliorare la nostra mira, imparare a suonare qualsiasi strumento. Ma possiamo cambiare la parte più intima di noi stessi? -
 
- Io… se l’emotività è il problema, io sono certo di poterci lavorare, di poterla tenere a bada. Posso riuscirci. – Mello rispose con grande fatica, perché quel macigno che occupava la bocca del suo stomaco stava conquistando uno spazio sempre maggiore.
 
- Non metto in dubbio che tu possa riuscirci, ma chi mi assicura che sotto stress tu non commetta qualche sciocchezza per colpa della tua irrazionalità? Vi è una percentuale di… -
 
- Quindi mi stai dicendo che da adesso in poi seguirai solo Near?- Lo interruppe bruscamente Mello. L lo fissò. La sua bocca una linea sottile, infine annuì. – Per il momento si. Se vorrai, potrai smentirmi. Dimostrami che sono caduto in errore, decidendo di non occuparmi direttamente della tua formazione. -
 
Quel che accadde dopo, si perse nella mente confusa di Mello. Lasciò lo studio di L in stato di shock, così si trascinò fino alla porta della camera di Near, nella quale entrò senza nemmeno bussare. Il più piccolo dormiva già e Mello poteva intravederne solo i capelli pallidi come la luce lunare.
Rimase a fissare la sagoma nascosta dalle coperte, che sciabordavano grazie al respiro regolare di Near. Si sentiva dannatamente infelice e cosa ancor peggiore, percepiva la rabbia montare, quel livello di rabbia che non provava ormai da moltissimo tempo.
Quando Matt e Ái gli chiesero cosa volesse da lui L, Mello aveva soprasseduto e aveva fatto in modo di cambiare argomento. Poi avevano trascorso qualche ora insieme e infine Matt e Ái si erano addormentati, ubriachi, nella stanza della ragazza. Il trovarsi lì giocò a favore di Mello, che li abbandonò senza fare rumore, per poi riaffacciarsi solo per lanciare loro un ultimo sguardo.
Nel borsone che tratteneva nella sinistra, Mello aveva messo solo le cose a lui più care: qualche vestito, i suoi dischi preferiti, i libri che lo avevano formato e i regali di compleanno fatti da Matt e Ái, accumulati nel corso degli anni.
Scegliere di abbandonare la Wammy’s House senza dare a nessuno alcun tipo di spiegazione, non era stata una scelta, per Mihael Keehl.
Si era sentito secondo per tutta la vita e proprio quando sentiva di star recuperando terreno, il suo mentore aveva deciso di tagliargli la strada, non curante di quanto il suo fragile stato d’animo avrebbe preso il sopravvento, accecando ogni barlume di razionalità.
Non lo poteva sopportare.
Era impensabile credere che per colpa della sua vivace sfera emotiva, L lo aveva liquidato, ammettendo di aver commesso un errore nel puntare su di lui.
Non era stata una scelta, quella di arraffare i suoi effetti personali e andare via mentre il sole ancora dormiva, senza dare la possibilità alle persone a cui teneva di più al mondo di fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di trattenerlo.
Non era stata una scelta. Semplicemente, l’emozione aveva sconfitto il suo raziocinio.
Avrebbe desiderato sentirsi dire che non importava, che L si sbagliava e che lui valeva tanto quanto Near, se non di più. Ma temeva che le parole che avrebbero potuto dirgli, sarebbero state pronunciate per compassione e Mello poteva sopportare tutto, persino di essere secondo a Near, ma mai avrebbe tollerato che qualcuno provasse compassione per lui.
 
Così Mello abbandonò la Wammy’s House, ma fino all’ultimo sperò di sentire la voce di Matt chiamarlo con forza.
O di Ái, di cui era certo di sentire ancora il sapore sulle labbra. Dolce e magnifico, come la vita stessa.
 

 
 
Non so più cosa dire riguardo i miei vergognosi ritardi. La verità, lettori cari, è che avevo perso la voglia di scrivere questa storia; i fattori sono molti, in primis il fatto che sono sempre più convinta che dovrei eliminarla e riscriverla da capo, ma so anche che così facendo, con ogni probabilità non la porterei mai a termine. Quindi ho deciso prima di finirla e solo una volta conclusa, revisionarla con tutta calma.
Comunque bando alle ciance (e alle scuse che non smetterò di propinarvi da qui a per sempre), finalmente sappiamo come mai Mello è scappato. Io, che ormai avrete capito amo questo personaggio, l’ho sempre percepito come estremamente fragile e vulnerabile; credo che se L gli avesse detto una cosa del genere, non avrebbe che reagito così. Codardo? Forse una parte di lui lo è. Diciamo che L voleva metterlo alla prova e sperava di essere smentito, invece col cavolo. Per altro per chi di voi al tempo lesse “Come arance nel deserto”: avete notato una certa affinità della scena con l’episodio che coinvolse Soho?
 
Comunque ho due notizie (spero belle) per voi: la prima è che dovrebbero mancare due capitoli più l’epilogo alla fine di questa storia (olè!); spero di non pubblicarli con gli stessi ritmi altrimenti la finisco nell’anno del mai.
La seconda coinvolge gli amanti delle storie interattive; già, mi è venuta la malsana idea di iniziare un’interattiva in questo fandom e spero di pubblicare in tempi brevi anche il prologo di questa storia Teen drama vestita da thriller.
Detto questo spero non passi un altro secolo prima di tornare a pubblicare. Intanto vi mando un abbraccio forte –è sempre bello tornare da queste parti- e vi lascio dicendovi che, per chi volesse fare due chiacchiere o magari tenere d’occhio i miei aggiornamenti, potete trovarmi su instagram con il profilo bri_efp.
   
 
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