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Autore: Brume    24/05/2022    4 recensioni
Avviene tutto una sera: Girodelle, a causa di un incidente, colpisce con la preziosa e crinita testolina il legno della carrozza. Nonostante in un paio di settimane le sue condizioni migliorino fin quasi a tornare alla normalità, c'è qualcosa di strano in lui...e tutto questo non sarà senza conseguenza, anzi!
NOTA: Breve - 3, 4 capitoli al massimo - esperimento letterario, senza pretese, improvvisato. Critiche e considerazioni gradite, soprattutto se possono aiutare a migliorarmi! B.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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1.


Accadde che una notte – anche se ad onor del vero il cielo si stava già tingendo di un oro rossastro -  il Visconte De Girodelle, di ritorno da una Prima all’ Opera di Parigi, ebbe un incidente.
(Lo vidi con i miei stessi occhi. Non chiedetemi perché e nemmeno come, quando; so solo che stavo organizzando un viaggio a Parigi per il mese di settembre e…puff! Mi sono trovata, al buio e con indosso un abito nero a pois, nei pressi dell’ Opera).
Dicevo:…la carrozza di famiglia, un qualcosa di talmente arzigogolato, colorato e pesante da far impallidire uno scultore barocco particolarmente ispirato, andò a cozzare contro il mezzo di un qualche altro blasonato Marchese de bla bla,  perdendo in un colpo solo ruota,  lacchè,  cocchiere e pure una porticina; ed avvenne che, in seguito a questo disdicevole contrattempo, il bel conte  dal viso imberbe e liscio come il didietro un neonato picchiò una capocciata, ma una capocciata  tale da non ricordarsi per venti minuti buoni il nome di sua madre. Ciò non ebbe particolari ripercussioni, al momento: in primo luogo, notai che  poco gli importava di non ricordare  affatto il nome di colei che una volta scodellato l’ importante erede – cioè, lui – si era data al giardinaggio ed al circolo di lettura senza nemmeno pettinarlo una volta; in secondo luogo perché, per fortuna,   il giovane venne prontamente soccorso da Fersen che lo portò presso la magione Girodelle dove il secondo di Oscar  fu affidato alle cure del medico di famiglia e curato con dovizia dalla di lui sorella e dalla governante.
 Per una settimana – durante la quale mi capitava di fare avanti/indietro tra i miei scritti e la umida, calda esistenza della Pianura Padana –  visse praticamente allettato, visitato di tanto in tanto dal medico; dopo un’ altra settimana, sopresa, invece lo trovai in piedi, stranamente ciarliero e molto affamato. Tuttavia notai che qualcosa era cambiato e  ciò stava iniziando a preoccupare anche il vecchio padre , personcina tutto sommato affabile ,  che lo osservava dal suo studio bofonchiando frasi comprensibili solo a sé stesso. Forse, dico forse,  fu lo strano abbigliamento o l’ atteggiamento tenuto dal piccolo Victor ad inquietarlo: l’ erede, vestito solo di un rettangolo di preziosa stoffa drappeggiato intorno al corpo, aveva preso inftti  il vizio di vagare per l’ enorme giardino della tenuta osservando con nuovo sguardo tutto ciò che incrociasse i suoi occhi; di tanto in tanto chiamava Laurent - il proprio attendente - e quello, tra un frusciar di seta violacea arrivava, pronto , porgendogli una sorta di scrittoio portatile, trattenendo tra le mani la boccetta con il prezioso ferrogallico*. Anche Oscar lo vide, un pomeriggio, durante una visita di cortesia tra vicini di casa: la vidi sconvolta, tanto sconvolta che per un momento pensai volesse lasciare i suoi impegni da eroina per darsi ad un manga magari un filino più sobrio , completamente diverso.  Fu per questo motivo che la seguii, recandomi con il pensiero e tutto il resto del corpo a casa Jarjayes….
(… lo ammetto…fu anche per vedere André. E farmi fare la ricetta dei biscotti da Nanny).
Dopo alcune ore ed aver osservato per bene gli appunti della cara Marron Glacé, mi ritrovai dunque ad ascoltare questa conversazione.  
(Si,nel frattempo  mi ero infilata in camera di Oscar. Ecco, l’ ho detto.)


“…Non credevo avessi a cuore quell’ uomo…”.

André stava in piedi davanti a lei, un vassoio d’ argento tra le mani, in tutta la sua altezza : che strana sensazioni, vederli, entrambi, a pochi passi l’ uno dall’ altra. Lei, una volta tolta la giacca,  si era girata stupita.

“:..Scusami, cosa intendi, André?” gli aveva chiesto.

Lui, con passo felpato, aveva raggiunto il tavolino e posato il vassoio con tutto il suo contenuto e poi l’ aveva raggiunta.
Non mi aveva degnata di mezza occhiata – e andava bene così , io, in fondo, sono solo una infiltrata – e si era rivolto ad Oscar con tono calmo, quasi serafico.

“Intendo dire che non ti ha mai preoccupato così tanto, a livello personale…anzi, lo hai sempre costretto dentro i propri ranghi…. Tutto qui.”  lo sentii rispondere.
Oscar lo fissò,incredula di quelle parole; ma non reagì.
Aveva capito  benissimo cosa intendesse dire André.
“E’ un mio sottoposto, un amico di famiglia…cosa c’è di male? In ogni caso… più che altro sono curiosa di capire cosa la sua mente stia producendo… scrive, scrive in continuazione. Non viene più al lavoro, ormai, ha mandato a dire di non essere più disposo ad impugnare un’ arma. Mi sto occupando io dei suoi soldati…e tutto ciò mi rende nervosa. Guarda i miei capelli!” rispose mostrandone una ciocca ad  Andrè  “ guarda come sono conciati!”
Andrè  - quale occasione migliore? - si avvicinò alla donna, osservò i capelli e poi li scostò, quasi volesse sussurrarle qualcosa ad un orecchio. Lei lasciò fare.

Non riuscii a sentire cosa si dicessero ma notai lo sguardo di lui cercarmi.
(Forse…lui poteva vedermi?)
Dopo alcuni istanti, notai gli occhi di Oscar spalancarsi, increduli.
“…e chi sarebbe questa persona?” domandò cercando qualcosa… qualcuno..me? per la stanza.
“Una nuova conoscenza” rispose lui “ ma che sicuramente ci potrà dare una mano”.

(Si. Credo proprio voglia in mezzo. Rintanata nel mio angolino, cercavo di farmi più piccola.)

“Va bene, André. Lascio fare a te: cerca qualche informazione… te ne sarò sempre grata” sentìi dire da Oscar.
 Lui, allora, le regalò un sorriso; poi  si voltò,  mi diede una occhiata , un cenno. Poi uscì dalla stanza.
Dovevo seguirlo.
In  tutto questo, Oscar non si accorse di nulla; era già tornata sul terrazzo , osservando l’ immenso giardino e, all’ orizzonte, la Reggia.

“Che fate? Non venite?” mi sentii chiedere, dal corridoio.
Pochi passi e lo raggiunsi.
“Potete vedermi?” domandai, una volta uscita. André se ne stava appoggiato al muro, braccia conserte, sguardo rivolto al suolo.
“Certo” disse con una certa ovvietà “…Non so chi voi possiate essere ma ormai sono abituato a questo continuo via vai di persone ed a tutti i cambiamenti di copione. Essere il protagonista di un manga e di  anime ha i suoi pro ed i suoi contro. In ogni caso… penso di potermi fidare di voi. Anche se il vostro abbigliamento lasica parecchio a desiderare…”

La sua riposta mi spiazzò.
 All’ istante avrei voluto rispondergli  a tono con un senti da che pulpito: cosa dovrei dire io,  del fatto che tu vada in giro con delle specie di leggins bicolore che non ho ancora inteso se possano essere mutandoni o brache? Tuttavia, forte del mio sangue freddo e del sapermi adattare alle situazioni più disparate, reagii all’ istante. Pronta!

“Cosa dovrei fare?” domandai  inginocchiandomi per allacciare la stringa ad una scarpa.
Per la prima volta sentiì gli occhi di quell’ uomo addosso; rialzai il capo e tutto il resto del corpo , rischiando di cadere a terra se non fosse stata per la presa, forte, di una mano che mi aveva afferrato il braccio.
“…sempre che voi riusciate a restare in piedi, vorrei approfittare del vostro… ruolo e mandarvi in avanscoperta. Dovete capire cosa sta macchinando il visconte” rispose , l’ uomo. Dopo di chè, mollò la presa…del resto, ero già in piedi da un bel pezzo.
 ( Io annuii:in ballo ero in ballo, senza nemmeno capire il perché mi trovavo li quindi…perché non approfittarne? Certo, la situazione era molto strana ma.. come perdere una occasione simile?)

Così, che dire: mi bastò il pensiero e , senza nemmeno aver salutato come avrei dovuto (e voluto)  Monsieiur Grandier
- sarebbe bastata una stretta di mano, nulla di chè -  mi ritrovai presso la Maison Girodelle capitando direttamente negli appartamenti privati del Visconte nell’ esatto momento in cui Sua Signoria si trovava immerso fin oltre l’ ombelico  in una tinozza, corona d’ alloro tra i capelli raccolti in una coda , piuma d’ oca in una mano e pergamena nell’ altra.

 
   
 
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