νέκυια
- Capitolo X-
Il Ragazzo di Londra che parlava ai Serpenti
[Trattato su come conversare con Ofidi ed altre bizzarre creature]
Tra
farfalle nere v'è una ragazza bruna,
insieme
a un bianco serpente di nebbia.
Va
incatenata al tremore di un ritmo che non ha meta,
ha
il cuore fatto d'argento ed un pugnale nella destra.
(Federico Garcia Lorca)
Cairngorns
National Park,
Hogsmeade,
Stamberga Strillante
22
dicembre 2023, ore 10.03
Un
chiarore lattiginoso filtra attraverso i vetri opachi, sudici e
crepati dalle intemperie, incendiando la polvere presente nell'aria
d'un acceso oro eburneo, facendola somigliare ad uno sciame di
lucciole sinuose e pigre, che si agitano attorno al mobilio sfasciato
e sporco come se stessero seguendo i passi duna danza silenziosa;
seduto su una vecchia sedia a dondolo dal legno corroso, un tempo
laccato di bianco, che cigola in modo sinistro ad ogni suo movimento
vi è un ragazzo alto e longilineo, con capelli scuri come
l'inchiostro, scarmigliati e dritti, ed intensi occhi d'un verde
foresta che scrutano pigramente l'ambiente circostante, mentre le
labbra sottili s'incurvano in un sorriso divertito.
“Sai,
quando mi hai proposto di fare colazione assieme speravo in un posto
più, caldo, accogliente. Sarebbe andata bene anche la Testa
di
Porco”
“Aberforth
mi ha detto che non voleva ragazzini problematici fra i piedi. Poi
qui è intimo, possiamo parlare tranquillamente senza che
nessuno
venga ad importunarci. Oltretutto non conosco molti locali in cui
puoi consumare cibo portato dall'esterno, per di più dal
mondo
babbano, senza che la proprietaria si incazzi. E ad Hogwarts tu non
puoi entrare, sarebbe troppo sospetto” replica Lily Luna
scrollando
le spalle con noncuranza, agitando la bacchetta per appellare un
basso tavolino da caffé divorato dalle tarme sulla cui
superficie –
lercia, impolverata – s'intravedono ancora i resti d'una
decorazione floreale, facendolo adagiare dolcemente fra il pouf
stinto su cui s'è seduta e la sedia scricchiolante di Albus.
Questi
poggia i gomiti sui braccioli, congiungendo le mani di fronte al viso
per studiare la sorella con un occhiata profonda, assorta, mentre si
sta prodigando a togliere dal grosso borsone blu in cui lui ha
riposto giacca da soccorritore, divisa di ricambio, lenzuola e
vestiti puliti, le confezioni d'asporto comprate da Starbucks per
disporle ordinatamente di fronte a loro; ha una taglietto sul labbro
ed alcuni fantasmi d'ematomi sul volto pallido, stanco e segnato da
occhiaie violette, inoltre la mano sinistra
– seppur
abbia le dita libere – è
fasciata strettamente da una benda il cui odore ricorda molto le
pozioni lenitive per contusioni e fratture.
Indossa
un paio dei suoi soliti jeans larghi e strappati sulle ginocchia,
tenuti in vita da una cintura a borchie argentate che s'intravede
appena sotto l'ampia felpa con cappuccio degli 'Epica' –
vedendo la stampa l'album dovrebbe essere 'Quantum of Enigma' -,
mentre la giacca pesante è stata gettata sul letto in fondo,
assieme
ad una borsa a tracolla in tela grezza, rigonfia.
Le
parole di Rose gli vorticano nella mente dalla notte precedente, da
quando ha ricevuto la chiamata – preoccupata, folle - durante
il
turno ove lei lo pregava di contattare al più presto Lily
assicurandosi che stesse bene e che non fosse di nuovo uscita con
quel 'poco di buono' che la sta lentamente traviando, trasformandola
in una sorta di teppista ancor più taciturna e solitaria del
normale, sicuramente spingendola a seguire una via sbagliata; sospira
lentamente continuando a studiare la postura della sorella, notando
che una spalla sembra più rigida
dell'altra e,
quando si muove,
cerca di non sforzare troppo il piede sinistro, la cui caviglia
è
probabilmente bloccata da una fasciatura simile a quella che le tiene
fermo il polso.
Ferite
del genere non possono essere state procurate da una caduta
accidentale sul ghiaccio, né da una distrazione; che sia
stata
picchiata è indubbio, ma non vuol credere alle assurde
farneticazioni di Rose su una possibile relazione fra Lily ed un
ragazzo violento, poco raccomandabile, dato che conosce bene la
sorella e sa che è troppo intelligente e misantropa per
innamorarsi
di qualcuno che la utilizzerebbe come sfogo per rabbia o frustrazioni
represse, inoltre sa difendersi bene, quindi non è una preda
né
facile né arrendevole, qualsiasi cosa le sia successa deve
avere a
che fare con il motivo che l'ha spinta a chiamarlo prestissimo,
chiedendogli quell'incontro.
Non
deve far altro che pazientare, Lily Luna non sopporta gli impiccioni
e fare domande insistenti non servirebbe ad avere le risposte che
cerca, la conosce fin troppo bene e sa che presto inizierà a
raccontare ciò che le è accaduto senza alcun
problema.
“Si,
se escludiamo le tarme grosse quanto uno schiopodo questo posto
è
molto intimo. Ma, com'è che conosci il proprietario della
Testa di
Porco?” domanda distrattamente Al, sporgendosi in avanti per
afferrare il suo cappuccino nell'alto bicchiere di cartone di
Starbucks, inarcando un sopracciglio sottile e scuro quando s'accorge
che le pietanze sono state disposte divise per tre; Lily pare aver
colto la sua occhiata dubbiosa ed incurva le labbra in un sorriso
sornione, silenzioso, scuotendo appena il capo per fargli capire che
non è ancora pronta a rispondere a questo quesito, parlando
invece
d'altro.
“Non
lo conosco. Mi è solo capitato d'incontrarlo ieri
sera” replica
tranquillamente congiungendo le mani in grembo, nonostante la fame le
roda lo stomaco con insistenza ed i muffin portati dal fratello,
assieme ad un invitante pezzo di banana bread caldo e profumato,
siano li di fronte pronti per essere addentati; pur sapendo che Severus
non risulterebbe offeso se lei iniziasse a mangiare prima del
suo arrivo ci tiene ad aspettarlo, così da poter iniziare a
sfamarsi
una volta conclusa la parte più difficile, ovvero le
presentazioni.
Al
è un ragazzo intelligente e dalla mentalità
aperta, quindi l'idea
di doverlo rendere edotto su quanto accaduto dalla notte di Halloween
in poi non la spaventa, poiché sa che cercherà di
elaborare la cosa
con razionalità ed imparzialità, senza farsi
prendere dal panico o
da assurdi pregiudizi, il suo unico timore è come potrebbe
reagire
alla vista di Piton, dato che per lungo tempo è stato il suo
'personaggio preferito' dei racconti del padre; inoltre non
è
propriamente sicura di come introdurre l'argomento, convincendosi poi
dopo diversi minuti di silenzio che –
forse – un
preambolo aiuterà il ragazzo a gestire un po' meglio
l'apparizione
dell'ex professore di pozioni, poiché lei sente –
sa –
che quando
questi deciderà a
mostrarsi lo farà nel modo più teatrale possibile.
“Al,
ricordi quando giocavamo nel prato della Tana? Eravamo esploratori,
Auror, impersonavamo papà, zio e zia nelle loro avventure.
Altre
volte invece fingevamo di essere antichi maghi intenti a scoprire
nuovi mondi, nuovi incantesimi, oppure giovani avventurieri babbani
famosi, come Cristoforo Colombo, Marco Polo o Magellano”
domanda
Lily Luna con occhi castani illuminati da un raggio dorato che le
conferisce un'aria attenta e furba, da folletto, ed un aureola di
polvere e pagliuzze iridescenti attorno alla massa di capelli fulvi,
spettinati; Albus inarca un sopracciglio scuro ed incurva la bocca in
sorpresa prima di annuire, capendo che – finalmente
– il
momento delle confessioni è arrivato e questo è
solo il giusto
incipit, sebbene non abbia intuito ove la sorella voglia arrivare
rievocando i ricordi delle loro avventure 'finte' e dei giochi alla
Tana.
E'
sempre stata strana Lils, con una fervida immaginazione e la testa
perennemente persa in qualche mondo immaginario, costruito con tanti
piccoli particolari spiluccati dai numerosi romanzi e fumetti che
leggeva vorace sin da piccola, mentre lui e James erano impegnati in
interminabili sfide alla Playstation che finivano sempre con una
vittoria del primo, abituato ad ottenere ciò che voleva
piangendo o
architettando qualche stupido scherzo per farlo deconcentrare,
così,
quando lei inizia a rievocare l'ambiente da fiaba del 'Grande Prato'
lui non può far altro che mettersi più comodo
sulla sedia
cigolante, ascoltando con un sorriso ed un principio di torpore
indotto dalla notte insonne.
Il
Mondo Magico della loro infanzia era il capanno di nonno Arthur,
ricolmo di oggetti babbani d'ogni sorta, stregati o semplicemente
rotti, inutilizzabili, che lui 'salvava' dalla discarica e dalla poca
clemenza dei suoi colleghi maghi per portarli lì, tentando
di
donargli nuova vita nonostante le continue proteste di nonna Molly,
preoccupata dalla quantità d'immondizia che, ogni anno,
cresceva a
dismisura occupando tutto lo spazio interno ed anche l'esterno ove,
davanti alla basculante, stavano adagiate due carcasse d'auto
decisamente vetuste: una Triumph Spitfire MK IV d'un nero talmente
sbiadito e corroso da essere solo intuibile, con ruote buche e
vistose perdite d'olio affiancata da una Mini Minor1000 senza
portiere né bagagliaio, con il parabrezza sfondato ed i
sedili
invasi da colonie di Gnomi.
Quei
rottami d'auto erano i vascelli o le astronavi dei loro giochi,
nonché il rifugio preferito d'estate per spaparanzarsi a
giocare al
Game Boy o per fare i compiti assegnati dalla scuola babbana, inoltre
erano il luogo in cui Lily si rifugiava per leggere e stare sola
quando non voleva altri bambini –
onnipresenti alla Tana
– attorno;
li e nel capanno,
fra vecchie biciclette e malandati motorini recuperati dal nonno in
giro per Londra, ove l'odore di benzina si mischiava a quello
più
fresco – intenso –
della terra e Rose non entrava mai, troppo rispettosa dei divieti
imposti dal padre e dalla madre per paura che si facesse male o
beccasse il tetano, nonostante vaccini e pozioni, per mostrarsi
ribelle e trasgredire.
Lei
e Lily Luna si alternavano poi nel raccontare storie per tenere a
bada Hugo e gli altri cuginetti, solitamente dopo lunghe partite a
calcio o quidditch sulla collina, quando si ritrovavano a fare
merenda accaldati e stanchi, felici; le più belle erano
sicuramente
le fiabe raccontate dalla giovane Potter, perché risultavano
sempre
avvincenti e ricche d'infiniti particolari che le impreziosivano
rendendole così realistiche da poter - quasi - essere
accadute
davvero, come terribilmente reale gli pare ora questo nuovo racconto
ove la protagonista, una ragazza di sedici anni che frequenta una
scuola di Magia sita in Scozia, durante la notte di Halloween ha
risvegliato dalla morte ben settantotto cadaveri scoprendo
così di
essere una sorta di negromante.
Albus
la ascolta sgranando gli occhi d'un verde intenso, non più
appannati
da quel velo di sonno che gli è scivolato addosso una volta
sedutosi, ma ben vigili ed attenti nel seguire il movimento lento ed
ipnotico con cui le labbra sottili della sorella articolano ogni
lettera, dando forma a quella confessione folle che sa di
realtà più
d'ogni bugia che avrebbe potuto inventare; quando arriva a descrivere
il duello intercorso la notte precedente, spiegando il
perché sia
stata costretta ad abbandonare Rose ai Tre Manici di Scopa saltando
dalla finestra del bagno e svanendo nella tormenta, le ferite che
ancora si distinguono sul corpo esile ed infagottato negli ampi abiti
acquisiscono senso, rafforzato dall'occhiata seria e ferma con cui
lei l'osserva senza quasi battere le palpebre, con una
gravità che
lo fa tremare.
“La
terza persona che stiamo aspettando, è un
cadavere?” domanda
stranamente calmo dopo interi minuti di silenzio, con voce incrinata
dal peso di quella rivelazione che gli preme contro le tempie con
forza causando leggeri capogiri, annullando tutta quella serie di
quesiti molto più pertinenti e logici
– razionali –
che vorrebbe
rivolgerle pur
sapendo d'aver già ottenuto buona parte delle risposte;
chiedere
'come?' e 'perché?' gli pare alquanto inutile,
così si concentra
sull'unico dato oggettivo che può permettergli di chiarire
alcuni
dubbi rimasti in sospeso, perché intuisce che l'ospite
è
invischiato in questa vicenda tanto quanto la sorella e non si tratta
sicuramente del suo ragazzo, come invece ipotizza Rose.
Se
è vero, sta combattendo contro i morti.
Non
può certo uscire con uno di loro.
“Non
proprio. Vedrai. Lui è la conferma che quanto ti ho
raccontato non è
una bugia” la ragazza distende le labbra in un sorriso
sornione
distogliendo lo sguardo dal viso del fratello per posarlo su un
angolo scuro e polveroso della stanza oltre le spalle di lui, ove le
ombre hanno preso ad agitarsi in modo assai anomalo –
sinistro –
increspandosi e scurendosi, inglobando arredi e polvere per
protendersi sul pavimento sgombro e scricchiolante in una specie di
colata che pare un'onda di catrame, producendo un suono secco che fa
voltare il ragazzo allarmato, con il cuore che inizia a battergli a
velocità sostenuta ed il respiro mozzo e pesante,
improvvisamente
bloccato fra palato e trachea.
Gli
occhi verdi s'assottigliano quando la massa buia e pulsante inizia ad
assumere fattezze antropomorfe: un corpo alto e snello fasciato in
scure ed austere vesti ricoperte da un lungo mantello di tenebra che
scivola fino al pavimento, contro i lunghi stivali neri; il viso
è
l'unica macchia di colore, una maschera dai tratti affilati e
spigolosi pallida come la luna, incorniciato da una cortina di
capelli lunghi e dritti, color inchiostro, sulla quale paiono
incastonati due occhi ossidiana dal taglio asciutto ed allungato, con
pupilla ed iride fuse, in cui la luce presente nella camera
fatiscente pare sparire inghiottita, annichilita.
L'uomo
incurva le labbra sottili in un sorriso forzato, studiando
l'espressione attonita apparsa sul volto del giovane mago, la cui
bocca s'è aperta in una 'o' sbigottita, mentre una dolorosa
e
familiare fitta al costato – che lui
scaccia con fastidio
– riporta alla mente l'immagine d'una Lily Evans diciottenne,
paragonandola a quel ragazzo che le somiglia così tanto nel
viso sul
quale brillano gli identici occhi d'un verde smeraldo screziato, a
mandorla, dell'amica d'infanzia; sullo sfondo quella Lily
–
Luna - che di
Lily ha preso ben
poco continua a ghignare divertita, probabilmente intuendo lo
smarrimento di entrambi per quel confronto così intenso e
carico
d'inaspettata fatalità, lasciando scivolare l'attenzione da
uno
all'altro in attesa.
Albus
inghiotte a fatica un bolo di saliva, incapace di distogliere lo
sguardo – sgranato, incredulo
– dal
volto aguzzo di quell'uomo che somiglia terribilmente al ritratto di
Severus Piton appeso nell'ufficio della preside McGranitt, sebbene
presenti alcune differenze indicative, come la mancanza di rughe e
l'aria molto più giovane – eterna -, quasi
anziché scorrere per
lui il tempo si fosse fermato ad una data imprecisata compresa fra i
suoi venticinque e trentotto anni, inoltre ha i capelli un po'
più
lunghi ed un'aria più 'terrena' e meno 'composta'
dell'espressione
con cui l'hanno immortalato, ma la casacca a collo alto,
così come i
pantaloni neri infilati negli stivali – celati parzialmente
dal
lungo mantello appuntato sulla spalla destra – sono uguali
agli
abiti descritti dal padre nei suoi racconti, come fossero il suo
'costume' da super eroe, identificabile ed immutabile; altro
particolare diverso sono gli occhi, perché quelli del quadro
sono si
neri, ma non possiedono la stessa incredibile profondità.
“Al,
ti presento Severus Piton. Si, quel Severus Piton. Ex professore di
Pozioni e preside ad Hogwarts, nonché spia per l'Ordine
della Fenice
e Mangiamorte” quando la sorella parla, la sua voce allegra
risuona
come una fucilata nel silenzio calato sulla stanza polverosa,
frantumando l'immobilità in cui il tempo pare essersi
cristallizzato
per rigettarlo nella mobile realtà, in cui riprende a
respirare
regolarmente senza quasi essersi accorto
d'aver
trattenuto l'aria, per
accorgersi che l'uomo non è un'allucinazione dovuta alla
mancanza di
sonno, bensì una figura tangibile e reale.
Viva.
E'
morto qui dentro, venticinque anni fa.
Non
può essere vivo.
La
conferma alla storia...
Volta rapido il capo facendo ondeggiare la frangia scura fino ad incontrare il volto della sorella, la quale si limita ad annuire lentamente, confermandogli che ciò che sta vivendo non è un allucinazione o un sogno causato dalla stanchezza per la notte in bianco passata a sfrecciare per Londra su un'ambulanza con sirene spiegate, bensì la nuda e cruda realtà, così come è reale tutto ciò che lo circonda: la sedia a dondolo cigolante su cui si è accomodato e la tazza di cartone che stringe fra le dita fredde, d'un deciso color marrone su cui spicca - in verde e bianco- il logo della sirena coronata con due code di Starbucks, vicino al suo nome scritto in uniposca chiaro, così com'è reale la stanza polverosa ricolma di mobilia distrutta e segni d'artigli lasciati da un lupo mannaro morto da decenni.
Adesso
mi sveglierò, ritrovandomi seduto sul seggiolino in plastica
del
treno che da Bond Street porta a Queensway, attorniato da una calca
di persone sconosciute intente a spostarsi per Londra.
Mia
sorella e Severus Piton saranno solo una follia partorita dalla mia
mente sovraccarica, stanca.
E
quando le racconterò del sogno via Whatsapp lei mi
prenderà in
giro.
Uomo
nero, uomo nero.
Sto
sognando o è tutto vero?
“Tu
devi essere Albus Severus Potter” constata monocorde il mago
provocando al ragazzo una sensazione di freddo che si diffonde per il
corpo come acqua di ghiacciaio, congelando il sangue nei capillari,
poiché ha una voce bassa e roca, tremendamente simile a come
l'aveva
immaginata quando il padre gli raccontava delle infinite sgridate e
punizioni alle quali Piton lo sottoponeva, carica d'una punta di
astio velenoso che non gli sfugge nonostante sia solo accennata; ha
calcato bene il secondo nome associandolo al cognome, sputato come
fosse un boccone di cibo infetto e guasto, con uno sdegno beffardo
che spinge il ragazzo a domandarsi il perché di
quell'atteggiamento
assai scortese dato che lui non è certo il padre e non ha
avuto
alcun comportamento offensivo o scortese nei confronti dell'uomo.
Smarrito
lancia un'occhiata alla sorella che, intuendo il pensiero, si limita
a scrollare le spalle e scuotere il capo, facendogli capire che
quello dev'essere il normale tono con il quale l'ex professore si
rivolge ad ogni essere umano – Potter – quando
è in vena di fare
conversazione; ciò non lo rassicura affatto spingendolo a
provare un
certo disagio verso quella figura che –
per una vita –
è
stato idolo ed esempio da
seguire assieme all'altro grande mago di cui porta il nome.
Con
un movimento fluido – teatrale
– Piton
si porta sul lato libero del tavolino fermandosi fra la sua sedia
scricchiolante ed il pouf su cui s'è acciambellata Lily
Luna, osservando la tazza d cartone contenente caffé nero ed
il muffin al
cioccolato con un sopracciglio incurvato, dubbioso, prima di
spostarlo nuovamente su di lui, studiando attentamente il viso chiaro
dai tratti dolci, quasi femminei ed i capelli neri lisci, spettinati,
per poi passare alla giacca in pelle sotto la quale s'intravede il
pile blu notte con logo e nome dell'associazione di soccorso per cui
lavora stampigliati all'altezza del cuore, ai pantaloni in tessuto
tecnico navy con coda di topo laterale argento, zeppi di tasconi
rigonfi, terminando sui pesanti scarponi dalla punta in ferro ornati
da inserti e stringhe giallo fluo.
“Esatto,
piacere di conoscerla professor Piton” risponde Al dopo
diversi
minuti di silenzio passati ad osservare di rimando il volto
impassibile e pallido del mago in un blando tentativo di riacquisire
un po' dell'autocontrollo perduto, imponendosi affinché la
voce non
tremi e paia colloquiale, accavallando le gambe ed inclinandosi in
modo più comodo contro l'alto schienale in legno sbeccato,
producendo così una cacofonia di scricchiolii sinistri.
“Non
sono più professore da ventisei anni. Ma ti ringrazio per la
cortesia. Avevo ormai perso le speranze di poter incontrare una
persona educata all'interno della famiglia Potter” scandisce
Piton
lanciando un'occhiata obliqua e tagliente alla giovane strega che,
meno tesa e più sollevata dall'essere riuscita ad effettuare
le
presentazioni senza alcun intoppo o attacco di panico da parte del
fratello, ha afferrato la sua tazza di caffé ed un muffin al
lampone
affondandovi i denti con gusto; con le guance gonfie e la bocca piena
di dolce la ragazza lo fulmina a sua volta, biascicando di non essere
mai stata né maleducata né irrispettosa nei suoi
confronti, salvo
quando se l'era meritato – ovviamente
-, operazione
che spedisce diversi bocconi masticati a fluttuare in complicate
acrobazie fra la polvere prima di cadere e sparire fra le
intercapedini delle assi che costituiscono il pavimento.
Al
ghigna divertito, la sorella non è mai stata molto fine o
composta e
spesso ha un modo di mangiare –
ingozzarsi – molto
simile a quello mostrato da zio Ron durante le infinite cene-riunioni
di famiglia; Piton invece la osserva visibilmente schifato,
punzecchiandola in modo assai cattivo mentre le ricorda d'essere
– fino a prova contraria – una
sedicenne umana nonché femmina, creatura dalla quale ci si
aspetterebbe una certa grazia, non certo un maiale all'ingozzo che
non tocca cibo da settimane, affermazione alla quale lei risponde
cacciandosi in bocca il resto del dolce per masticarlo con vigorosa
teatralità, alzando innocentemente il medio della mano
sinistra.
Assurdo.
Severus
Piton e Lils Potter che si prendono in giro a vicenda come vecchi
amici.
E
lui non sembra affatto morto.
“Comunque
è caffé nero e giuro che ho chiesto ad Al di non
far aggiungere
zucchero o altri veleni che potrebbero intaccare il suo delicato
organismo...professore” aggiunge la strega dopo aver ingoiato
il
boccone accennando con il mento al bicchiere di cartone posto di
fronte a Piton, accanto al muffin al cioccolato ancora
intatto,aggiungendo l'ultima parola con un finto tono deferente che
trasuda divertimento da ogni sillaba, mentre un lampo di malizia
attraversa le iridi castane animandole d'una sfumatura oscura, ombra
terrea.
“Oh,
non ne dubito signorina Potter. Come ben saprà non
è così facile
uccidermi in questa forma. E so distinguere molto bene l'odore d'un
veleno all'interno di qualsiasi sostanza, sia essa solida o liquida.
So che è solo caffé” replica tetro il
mago squadrandola con le
labbra incurvate in un ghigno cattivo, mostrando i denti come farebbe
una fiera prima d'attaccare alla giugulare la sua preda, ma
c'è uno
sprazzo di luce nella cupa ossidiana e la voce, sebbene grave, ha la
vaga cadenza derisoria d'una presa in giro ben costruita che fa
arcuare un sopracciglio scuro di Al in stupore, poiché si
rende
– davvero – conto che fra la
sorella e l'ex professore di pozioni vi è un rapporto molto
più
stretto della semplice conoscenza 'di fortuna', quel tipo di
relazione che – in poco tempo – si costruisce solo
attraversando
l'inferno o cose inusuali che spingono l'essere umano a fidarsi di
colui o colei che si ritrova impelagato nella stessa situazione, al
suo fianco ad affrontare lo stesso incubo.
Gli
basta osservarli discutere di caffé e dolci per capire che
quanto
raccontato dalla sorella poco prima è reale, reale come
può esserlo
solo un racconto dell'orrore così abilmente intessuto,
poiché
difficile è inventare una scusa – storia
– in cui i vecchi
seguaci dell'Oscuro Signore siano risorti dalla tomba per dare la
caccia a chi li ha evocati solo per giustificare il fatto d'essere
scappata da una – tediosa –
sera al pub con la cugina;
inoltre è sicuro che quell'uomo apparso dalle ombre sia
davvero il
Severus Piton morto nella battaglia di Hogwarts il due maggio 1998 e
non un suo imitatore, o qualche bontempone sotto l'effetto della
polisucco ingaggiato da Lily per fargli uno scherzo, poiché
lei non
è James.
E'
sempre stata troppo seria, troppo affezionata.
Sorseggia
il cappuccino osservando attentamente la sorella, il suo viso tirato
e stanco incorniciato dai capelli ribelli sfuggiti al codino,
soffermandosi poi sugli occhi ove fulgore e buio danzano fusi nel
castano, animando l'iride d'una sfumatura sorprendente che gli
rammenta alcuni particolari – banali
– accaduti
durante il corso della vita di lei e che ora, alla luce di queste
rivelazioni, paiono acquisire improvvisamente senso, perché
ogni
negromante ha affinità con la morte sin dall'infanzia, molto
prima
che il potere si riveli in modo esplosivo – devastante - o
almeno
così vi era scritto nel 'Bestiarus' di Salazar, dedicato
alle
creature oscure d'ogni paese in cui s'era recato in pellegrinaggio
per studiare gli aspetti più oscuri e curiosi della magia.
“Lils,
ricordi la vacanza a Parigi con zio Bill e la sua famiglia?”
domanda poi interrompendo lo scambio di battute fra il mago e la
strega che spostano l'attenzione sul suo viso con espressioni serie e
composte, quasi non avessero passato gli ultimi due minuti a
prendersi in giro in modo sottile e maligno.
“Certo,
era il 2018. L'anno prima che la cattedrale di Notre Dame
bruciasse”
replica lei lanciando un'occhiata a Piton, il quale annuisce
lentamente come a voler confermare d'essere a conoscenza di quanto
accaduto all'antica costruzione il sedici giugno 2019, avendo passato
i primi giorni di 'risveglio' con la testa tuffata in tutti i libri e
quotidiani che è riuscito a reperire sia ad Hogwarts che
nella
Londra babbana, così da recuperare gli anni di buio
– morte –
che l'avevano separato dal mondo, scoprendo della Caduta delle Torri
Gemelle, della guerra in Iraq e della Brexit, poi del Covid e della
guerra in Ucraina, nonché di quanto il mondo stesse andando
lentamente a scatafascio; inoltre da quando era entrato in possesso
dello smartphone reperire informazioni risultava molto pi facile,
permettendogli di scoprire sempre nuovi particolari.
“Ricordi quando
abbiamo
visitato le catacombe? Arrête!
C'est ici l'empire de la mort. (I) Era scritto sulla targhetta che
sovrastava l'arco di accesso ai cunicoli sotto la quale ti sei
fermata di colpo, come se t'avessero fulminata, iniziando a lamentare
capogiri ed un improvvisa mancanza d'aria. Dominique non faceva altro
che canzonarti dicendo che avevi paura. Ma tu non sei mai stata una
codarda ed avevi un'espressione troppo strana. Cme se davvero avessi
visto qualcosa che noi non riuscivamo a scorgere“
L'espressione
allegra e rilassata muore sul viso di Lily Luna mutando
in una maschera seria e funerea, mentre ritorna con la memoria ai
cunicoli d'ossa nei quali riposano oltre sei milioni di cadaveri che
li sono stati portati nel tempo, a seguito di guerre, carestie ed
esumazioni dai cimiteri sopratterra; ricorda Victoire stringersi
nella lunga tunica bianca ornata da nappe orientaleggianti per
combattere il freddo umido, pungente, che dalle pareti si dipanava
come artigli limacciosi, afferrando la pelle nuda degli incauti
visitatori e Dominique sogghignare divertita assieme a James,
esibendosi nella scadente imitazione d'uno zombie da film di
terz'ordine, mentre Al e Louis, in disparte, leggevano incuriositi i
vari tabelloni esplicatori scritti in diverse lingue.
Lei
invece era rimasta ferma sotto l'arco d'ingresso all'impero della
morte come paralizzata, con le braccia ben avvolte attorno allo
stomaco fasciato dall'ampia felpa nera – l'avevano presa in
giro,
chiedendo se d'estate non le paresse eccessiva – incapace di
seguire i genitori e gli zii lungo il corridoio, bloccata da un
brivido freddo – familiare – che poi s'era
trasformato in
un'ondata calda, talmente dirompente da mozzarle il respiro ed
incendiarle il sangue, così simile alla sensazione provata
la prima
volta in cui aveva stretto la sua bacchetta nel negozio di
Olivander ; ricorda le risa di James e Dominique, poi la pacca
amichevole sulla spalla datale da Victoire, che aveva sorriso
benevola esortandola – nel suo inglese
francesizzato –
a non aver
paura, che non v'era
niente di pericoloso lì sotto, ma Lily Luna ricorda d'aver
scosso il
capo mossa da una forza –
presentimento – più
grande e forte della ragione, restando con i piedi ben calcati sul
pavimento in terra battuta, adducendo la scusa della claustrofobia
per non proseguire la visita turistica.
Uomo
nero, uomo nero.
Sto
sognando o è tutto vero?
“
Al,
sono claustrofobica. Lo sai“ replica con un'enfasi talmente
effimera da non convincere nemmeno sé stessa, figurarsi i
due maghi
presenti, entrambi Serpeverde dotati d'un intelligenza ed intuito
superiori alla media che – certo
–
non si accontenteranno d'una bugia così debolmente
cosruita ;
ha passato la vita a nascondersi in capanni stracolmi d'oggetti
vecchi e fra gli armadi di nonna Molly, dormendo accomodata fra pile
di coperte, vestiti e lenzuola pulite nel buio più angusto e
Al lo
sa bene, mentre Severus par aver intuito la bugia, avendola vista
più
volte studiare rannicchiata sotto le coperte, o infilata nello
sgabuzzino delle scope per nascondersi da Barley e Gazza quando
voleva raggiungere la biblioteca fuori orario.
Piton
la osserva attento incrociando le braccia sul petto, capendo ove il
fratello della giovane Potter voglia arrivare introducendo il
discorso della visita alle catacombe di Parigi e ai 'disturbi'
presentati quando s'era trovata a doverne varcare la soglia: vede i
Thestral da quando era molto piccola e a contatto con luoghi di
sepoltura sta male, manifestando sintomi che probabilmente sono assai
simili a quelli lasciati dalla magia d'evocazione quando si risveglia
all'interno del suo corpo.
Se
fossi stata più accorta e meno testa di legno l'avresti
capito prima
d'esser particolare, Potter.
Tuo
fratello sembra assai più sveglio e ferrato sull'argomento
di te.
Sicuramente
grazie ai diari di Salazar.
“Certo,
come no. Non era claustrofobia. Ti sei solo piantata lì, con
le
suole ben adese al pavimento e la faccia terrea di chi ha visto un
fantasma. Inoltre vedi i Thestral da sempre, pur non essendo mai
stata vicina ad una persona moribonda. Sei speciale Lils e ti credo.
Credo al fatto che tu possa essere una negromante perché i
segni ci
sono tutti“ afferma Al in tono pacato, finendo il cappuccino
in una
lunga sorsata.
“Poi
quella non è stata la prima volta in cui ti sei sentita male
nei
pressi d'un cimitero. E' successo anche anni prima, quando siamo
andati al funerale della prozia Bessie. Tu magari non lo ricordi
perché eri piccola, ma continuavi a divincolarti dicendo di
vedere
strani guizzi di fumo sopra la bara ed hai chiesto più volte
a mamma
e papà come mai la zia continuasse a fumare anche da
morta“
“Avevo
forse tre anni, Al. Cosa diavolo vuoi che ricordi. Magari ho
immaginato tutto“ ringhia la strega passando una mano fra i
lunghi
capelli scarmigliati che le ricandono sul viso, pregandolo poi di
smettere di raccontare episodi in cui s'è resa ridicola
davanti alla
famiglia inventando sintomi strani, dicendo di vedere cose che non
esistevano solo per evitare di visitare un luogo o per ricevere
maggiori attenzioni.
“Penso
che tuo fratello abbia dimostrato molto più acume di quanto
ne
possieda tu, Potter. Ha appena evidenziato episodi reali che,
indubbiamente, ti classificano come persona in grado d'interagire con
i morti e che mi spingono a domandarmi come mai tu non ci sia
arrivata prima. O come tu abbia fatto a dubitare d'essere una
negromante dopo il rituale, per diversi giorni“ afferma Piton
senza
distogliere gl'occhi ossidiana –
pesanti, indagatori –
dal viso pallido e stanco della ragazza, che si limita ad incurvare
le labbra in un sorriso forzato e triste, dicendo che sono stati
episodi sporadici della sua vita nei quali non aveva piena coscienza
di quanto stesse accadendo, né che il suo improvviso
sentirsi male
fosse dovuto a quel 'dono di sangue' tramandato all'interno della
famiglia Potter come una maledizione da nascondere; notando la
curiosità di Al sull'argomento Lily Luna racconta di come
abbia
scoperto la loro parentela con i Peverell, tre negromanti scappati
dalla Grecia a seguito della sua annessione all'Impero Ottomano, dopo
la caduta di Costantinopoli del maggio 1453, rifugiatisi in
Inghilterra e divenuti famosi grazie alla favola di Beda.
Gli
racconta di Iolanthe, nipote di Ignotus e
– probabilmente
– negromante
a sua volta, la
quale aveva portato come dote di nozze il Mantello
dell'Invisibilità
creato dalla Morte con un lembo della sua veste e quel dono oscuro,
così temuto dalla società magica inglese che
l'aveva reso illegale
già secoli prima, punendo con la morte sul rogo chiunque
fosse stato
scoperto a praticare una tale magia ed Al, in silenzio, ascolta
attento elaborando ogni informazione con analitico spirito critico,
notando come tutto paia avere senso; i 'Doni della Morte' sono ora in
possesso di Harry Potter, discendente diretto di quel terzo fratello
che è stato l'unico – a
quanto pare – a
lasciare eredi mentre lei, femmina nata nella famiglia in cui scorre
occultato il sangue dei negromanti Peverell, ha invece manifestato il
potere di risvegliare i morti, il secondo dono.
“E
di parlare con la Morte stessa. L'ho vista all'interno della
biblioteca di Hogwarts. E' stata lei ad affibiarmi la missione di
recuperare tutti i settantotto cadaveri richiamati accidentalmente
durante il rito, ad Halloween, oltre a suggerirmi importanti
informazioni che mi hanno permesso di scoprire la storia della
famiglia“ spiega la ragazza afferrando distrattamente il
muffin al
cioccolato per poi addentarlo, colta da i morsi d'una fame fastidiosa
e pugnente ora che non ha più alcuna caccia o spiegazione
spinosa a
bloccarle lo stomaco in una morsa ferrea.
“ Scusa.
Mi sono scordata che questo era tuo“ afferma dopo aver
inghiottito
il primo boccone, lanciando a Piton un'occhiata smarrita e
sufficientemente imbarazzata, alla quale lui risponde con un ghigno,
scuotendo appena il capo ed i capelli scuri.
“Mangia
pure, Potter. Sia mai che ti venga voglia d'addentare il tavolino o
uno di noi in un improvviso raptus di fame alla Weasley“
“Ah,
a proposito...“ Al si china in avanti afferrando il grosso
borsone
blu ornato da bande giallo fluorescente, estraendo dall'interno tre
tupperwere ordinatamente impilati e trattenuti da un nastro elastico
che la ragazza osserva con curiosità continuando a
masticare, finché
lui non glieli porge invitandola ad aprirli ; all'interno di
quello più grande vi è una generosa porzione di
spaghetti di soia
con gamberetti e verdure, accompagnati da tre ravioli di carne al
vapore, mentre gli altri due –
più piccoli –
contengono bocconcini di pollo in salsa agrodolce e dei Bao morbidi,
invitanti.
“In
teoria questa sarebbe dovuta essere la mia cena, ma dato che siamo
stati fuori tutta notte penso di potertela cedere. Sembri una che non
tocca cibo da secoli, anche se immagino che il pranzo di ieri tu non
l'abbia saltato. Ah, i Bao sono ai fagioli rossi, la signora Yen me
ne tiene sempre da parte qualcuno per quando faccio le notti“
spiega il ragazzo con un sorriso, osservando l'espressione estatica
della sorella mentra agguanta le bacchette ed inizia a mangiare con
gusto gli spaghetti senza premurarsi di scaldarli, sotto lo sguardo
attonito ed innordito dell'ex professore di Pozioni.
“Potter,
sono le dieci e mezza del mattino“ sibila con un grugnito,
recuperando la sua tazza di caffé nero dopo averlo scaldato
con un
tocco di bacchetta, sorseggiandolo lentamente per scoprire che
è
decisamente molto più buono di quant'avesse immaginato.
“Non
è mai troppo tardi, o troppo presto, per mangiare cinese. Ne
vuoi
uno ?“ domanda allungandogli la vaschetta ed
accennando con il
mento ai tre grossi ravioli panciuti disposti sul bordo corto, i
quali hanno un aspetto assai sinistro che non ispira alcuna fiducia
al pozionista, così come non pare molto convinto da quella
sorta di
spaghetti sottili come capelli, aggrovigliati in una massa indistinta
dall'odore decisamente insolito.
“No,
grazie. Guardarti ingurgitare cibo placherebbe la fame persino ad un
lupo mannaro idrofobo o ad un soggiornante ad Azkaban tenuto a pane
ed acqua per mesi. Mi chiedo poi come tu possa mangiare quella roba
dopo aver ingerito due muffin, il banana bread ed un
caffé“
“Lo
stomaco non distingue le portate. Non s'interessa se prima viene il
dolce e poi il salato“ sentenzia lei con un tono
terribilmente
simile a quello utilizzato da nonna Weasley per spiegare le sue
ricette, che strappa un sorriso divertito ad Al ed un cipiglio
perplesso a Severus, alzando le bacchette in legno ed agitandole
nell'aria come se si trovasse ad una lezione d'incantesimi.
“Tutto
s'amalgama e si scinde, muta, come se il digerire fosse un processo
alchemico“
“Sebbene
riconosca una certa dose di verità in quanto hai appena
affermato ti
invito a non bestemmiare, Potter. Lascia la nobile arte alchemica
lontata dai tuoi bassi istinti alimentari, così
terribilmente
Weasley“ la redarguisce l'ex insegnante finendo la sua
bevanda per
poi far evanescere il bicchiere, concentrando in seguito l'attenzione
sul ragazzo che ancora sorride, divertito dal loro scambio di
battute, notando con dolorosa insistenza quanto sia simile a Lily nel
modo d'assottigliare lo sguardo e d'incurvare le labbra,
così come
nella spontaneità dimostrata nell'approcciarsi con chi non
conosce ;
è fine ed educato, rispettoso e solare, ben diverso da
quell'animale
allo stato brado – testona e scontrosa
– che
è la sorella, inoltre il fatto che abbia abbandonato il
Mondo Magico
per lavorare sulle ambulanze babbane lo incuriosisce molto,
spingendolo a voler approfondire l'argomento poiché
Aberforth ha
ragione, difficilmente un ragazzo appena diplomatosi ad Hogwarts
lascerebbe il loro mondo per vivere ove la magia è creduta
fantasia.
“Albus
Severus“ lo chiama e stavolta il nome è solo un
nome, senza
quell'inflessione cattiva e venefica data dall'accostamento
– improbabile- di
quell'epiteto scelto da Tobias che lui ha odiato per una vita intera,
a quello del mago più folle e straordinario che la storia
contemporanea ricordi ; Potter – Harry –
è stato leggero ed
idiota nella scelta dei nomi dei figli e lui si rammarica che Ginny
Weasley – fiera e ribelle – non
si sia imposta per ottenere qualcosa di più 'normale' per
loro,
dando il suo consenso a quella follia.
“Tua
sorella ha detto che lavori a Londra e sei paramedico sulle ambulanze
babbane. Scelta insolita per un giovane e promettente mago appena
uscito da Hogwarts“
“Può
chiamarmi Al se lo desidera, professore“ risponde lui con
cortesia,
inclinandosi meglio contro lo schienale cigolante
per raccontare di come se ne sia andato in una mattina di giugno
dalla casa di famiglia Potter-Weasley sita in Vauxhall per recarsi
verso Bayswater, con in spalla uno zaino su cui aveva castato un
incantesimo di estensione irriconoscibile, contenente tutti i suoi
averi compresa la scopa opportunamente rimpicciolita, ed in tasca i
biglietti della metro babbana acquistati giorni addietro.
“Ho
scelto di lavorare lì perché vorrei diventare
medico d'emergenza e
quindi mi serve un po' d'esperienza mentre preparo l'esame di
ammissione all'università. Quando frequentavo il quinto anno
mi è
capitato di leggere i libri di Gino Strada (I), fondatore di
Emergency, nonché altri scritti di medici che prestano
servizio in
territori ove vi è la guerra. Ho poi riflettuto molto sulle
possibilità che vengono date ai giovani maghi nel Regno
Unito,
arrivando alla conclusione che qui non v'è nulla per
me : Non
voglio entrare negli Auror, né finire a fare l'impiegato per
il
Ministero. Lavorare alla Gringott non m'interessa e, dopo essermi
informato sulla specializzazione in Medimago, ho capito che non
è
ciò che voglio fare. Nel nostro mondo tutto ruota attorno al
Ministero della Magia e alla sola società magica inglese,
come se il
resto dl globo ed i babbani non esistessero, io invece vorrei essere
d'aiuto a tutti dove ce n'è davvero bisogno e non solo qui,
in
funzione di quel che decide il Ministro di turno la mattina, quando
si sveglia“ spiega Al in un tono tranquillo ma fermo, carico
d'un
sentimento ed una passione che l'ex professore ha visto raramente in
un ragazzo appena uscito da Hogwarts, poiché i suoi allievi
del
settimo anno solitamente si mostravano molto più titubanti,
indecisi
se il percorso di vita che avrebbero scelto sarebbe stato giusto per
loro e nessuno aveva mai espresso il desiderio d'andare oltre
l'Inghilterra, affrontando l'ignoto; il giovane Potter invece ha
abbandonato la famiglia ed il mondo in cui è cresciuto pur
di
realizzare l'obbiettivo che si è preposto
– impegnativo,
totalizzante – e
sta lavorando
sodo da solo per non dover essere costretto a rinunciare, tornando a
casa ed adattandosi a ciò che Harry Potter ha scelto per lui.
“Così
hai smesso di studiare la magia ?“ domanda l'ex
insegnante in
tono greve, studiando attentamente il viso serio e rilassato del
giovane, il quale scuote lentamente il capo facendo ondeggiare la
frangia lunga e scura.
“Oh
no, sto continuando da solo, come facevo anche ad Hogwarts in
verità.
Spesso mi reco alla biblioteca pubblica magica di Diagon Alley per
prendere in prestito volumi utili alle mie ricerche e le porto avanti
quando Larry, il mio coinquilino
babbano,
non è a casa“
Severus
incurva le labbra in una mezza smorfia – fantasma d'un
sorriso –
di compiacimento, provando un certo orgoglio nel vedere che quel suo
nome maledetto sia portato da un mago di talento, ambizioso ed
intelligente nonché retto ed onesto, che non ha paura di
puntare in
alto e di andare lontano, oltre le stupide barriere intessute di
pregiudizio innalzate dalla società magica inglese per
tenere
ancorati all'isola i suoi figli; Lily Luna gliel'aveva descritto
molto più insicuro e timido, ma quel che scorge in lui
è solo
voglia di crescere ed affermarsi, nonché la
volontà di superare le
proprie paure per diventare una persona 'migliore'.
Per
un'istante lungo quanto un battito di ciglia
– effimero –
il
secondogenito di Potter gli
rammenta con dolorosa insistenza quel frammento di futuro sognato con
Lily e quell'ipotetico – immaginato -
figlio dai capelli scuri e pelle diafana, con occhi di foresta, che
–
forse – avrebbe
desiderato se fosse riuscito a sposare la donna che amava, se le cose
fra loro non fossero precipitate a causa d'una parola di troppo,
d'una scusa negata.
Non
hai mai voluto ascoltarmi, Lily.
Ed
io ho pagato una vita intera per parole nate dall'odio verso il tuo
futuro marito.
Non
verso te.
Ed
ora sono qui con i tuoi nipoti, entrambi molto più saggi di
quanto
lo sia stata tu.
Lily
Luna contuna a mangiare in silenzio, osservando il fratello con occhi
velati dalla tangibile tristezza di chi – improvvisamente
– si
sente inadeguato e sbagliato, alieno nel mondo in cui vive e cammina,
come le accade tutte le volte in cui qualcuno dichiara entusiasta i
propri progetti per il futuro domandandole poi dei suoi, scoprendo
che all'interno di sé non v'è alcuna passione o
propensione,
nessuna vera via da perseguire ma solo un'arido deserto in cui
bracolare alla cieca finchè non s'imbatterà stanca
–
illusa – in
un oasi
qualsiasi ; mastica lentamente un raviolo che sa di sassolini
e
sabbia, elencando a mente tutti i G.U.F.O in cui ha preso il massimo
dei voti, scoprendo che sono davvero tanti
– uno più
della cugina - essendosi
posta
l'obbiettivo di superare tutte le materie affinché
orientarsi per un
lavoro sarebbe così stato meno difficile, senza
però fare i conti
con quella realtà che Al sembra invece aver ben compreso.
Più
s'informa, meno si sente adatta a vivere nel Mondo Magico inglese e
di quello babbano sa troppo poco per decidere di trasferirvisi alla
cieca, quindi rimane lì –
immobile – a
ripetersi che 'c'è ancora tempo', continuando a leggere e
studiare
quante più cose possibili senza trovarne una che l'ispiri
davvero; a
volte l'assurda idea di provare a parlare dei suoi dubbi con Piton la
coglie, prontamente annichilita da quella razionalità che la
spinge
a tenere le labbra ben serrate, ricordandole l'opinione bassa e
sprezzante che lui pare avere della sua persona ogni volta in cui
s'impegna, che potebbe solo peggiorare se lui sapesse quanto si sente
'inadatta' a vivere.
Poi
c'è il problema di quel che ho scoperto di essere.
Di
quello che, da ieri, voglio essere.
“Il
mondo sta andando avanti ma la società inglese pare essere
rimasta
ferma alla fine degli anni novanta. Certo, ora anche i maghi
utilizzano tecnologie babbane, ma il Ministero non s'è mai
riformato
né evoluto, fossilizzandosi in quello stato di grazia giunto
con la
caduta definitiva di Lord Voldemort. Per chi, come me, non ha la
stessa loro visione ristretta è dura adattarsi. E lo
sarà anche per
te, Lils, d'ora in avanti“ Albus Severus sposta lo sguardo
sulla
sorella, la quale persa nei suoi pensieri viene colta alla sprovvist
dal sentirsi chiamata, inghiottendo troppo velocemente e soffocandosi
con un secondo pezzo di raviolo che riesce a mandar giù solo
dopo
diversi colpi di tosse ed una generosa sorsata d'acqua opportunamente
evocata da Piton, il quale la studia a sua volta con un sopracciglio
inarcato e l'espressione rassegnata di chi fatica ad avere a che fare
con creature assai bizzarre e poco aggraziate.
“Eh ?“
domanda cautamente, sperando d'aver capito male.
“Se
davvero sei una negromante e questo particolare diviene di dominio
pubblico, il Ministero non ti permetterà mai di vivere
tranquillamente la tua vita. Sarai costantemente braccata. Se non ti
uccideranno, ti obbligheranno ad utilizzare questo potere per i loro
scopi, promettendo di tenerti fuori da Azkaban a patto che tu li
serva fedelmente“ risponde il giovane mago con un tono di
voce
tagliente e serio, scrutandola con occhi smeraldini in cui il
luccichio divertito è svanito, sostituito da una cupa ombra
scura ;
anche Severus la fissa cupamente, spingendola a chinare il capo sul
tupperwere semi vuoto con l'animo in subbiglio ed un freddo
improvviso ad artigliarle le viscere, comprimendole e rivoltandole
con dolorosa insistenza, rammentando quanto detto da Aberforth giusto
poche ore prima.
“Per
questo stiamo cercando di
mandare a dormire tutti i cadaveri da soli, senza coinvolgere altri
né divulgare quanto è successo. Non dico che sia
facile, ma fin ora
ce la siamo cavata bene“
“
Lils“
la interrompe Al inclinandosi in avanti per poggiare i gomiti sulle
ginocchia e congiungere le mani di fronte al viso in una posa adulta,
seria e stanca che lo fa apparire molto più vecchio e saggio
dei
suoi diciotto anni, come un elfo dalle fattezze d'adolescente e la
mente antica di millenni.
“Ti
conosco fin troppo bene, non mi avresti raccontato niente se la
situazione fosse stata sotto controllo. Dimmi perché mi hai
chiesto
aiuto. Non è solo per reggere il gioco con Rose,
poiché non ti
interessa cosa lei pesi di te, né se va a lamentarsi delle
tue
stranezze con mamma e papà. In caso vorrai sistemare con lei
sono
sicuro che potrai riuscirci da sola, senza di me. Tu domandi solo se
non hai alternative, sei così fin da piccola nonostante ti
abbia
detto più volte che per te ci sono sempre, non
necessariamente per
lo scoppio d'una nuova guerra“ lancia un'occhiata all'ex
professore
di Pozioni, immobile fra di loro ed attento agli sviluppi della
conversazione prima di aggiungere in tono divertito, stemperando la
tensione creatasi dopo quell'ultima affermazione.
“Anche
se in questo frangente non saprei come poterti essere utile,
onestamente. Se nemmeno il professor Piton vi è riuscito non
penso
d'avere molte possibilità di successo“
“Oh!
Smettila di adularlo, Al! Lui non può farcela, come
d'altronde non
posso io poiché l'abilità che ci serve
è estremamente rara e sei
l'unica persona vivente in Inghilterra, tolto papà e qualche
altra
persona a me sconosciuta, a possederla“ sbotta la strega
gonfiando
le guance per poi sbuffare infastidita dal modo affabile in cui Al
cerca sempre d'ingraziarsi il prossimo, in quel cortese ed educato
stile Serpeverde che a lei fa accapponare la pelle e rivoltare lo
stomaco, abituata a tenere quanta più distanza possibile fra
sé ed
il prossimo, nonché poco incline per natura ad essere
accondiscendente con chi non lo merita.
“ Abbiamo
bisogno d'un mago che sappia parlare il perseltongue“ spiega
sbrigativo Severus mentre il ragazzo gli lancia un'occhiata dubbiosa
e preoccupata, temendo una sua possibile reazione negativa al sapere
che è in grado di parlare con serpenti ed altri rettili pur
non
avendo parenti che
abbiano potuto trasmettergli tale dono; ma Piton è
tranquillo e
qualcosa gli suggerisce che questa sua bizzarria –
segreta, ben nascosta – gli
faccia guadagnare qualche briciolo di stima in più.
“A
che vi serve? Volete forse tornare nella Camera dei Segreti?“
“No,
ho bisogno che tu parli con un cadavere. Ed il cadavere in questione
è un serpente“ dice la strega, facendo poi un
cenno all'uomo
affinché mandi una delle sue ombre a chiamare Nagini,
arrotolata in
qualche anfratto nascosto al piano inferiore, mentre un brutto
presentimento s'impadronisce di Al e non gli ci vuole molto per per
capire a chi si stia riferendo, dopo aver scorso mentalmente l'elenco
di persone e creature morte durante la battaglia di Hogwarts.
“No...non
è possibile...“ mormora sbigottito, osservando la
ragazza con
occhi spalancati dallo stupore, occhiata alla quale le risponde con
un muto ed impercettibile accenno che fa danzare ed agglomerare la
polvere attorno al capo come fosse una di quelle preziose aureole
bizantine, donandole l'austera bellezza d'una santa.
“Hai
resuscitato...”
Il
cigolio sinistro prodotto dalla porta d'ingresso alla camera lo
zittisce.
Volta
lentamente il capo inghiottendo un grumo di saliva fredda, pesante,
ed il respiro gli rimane aggrappato ai polmoni – mozzato
-
quando incontra due occhi gialli tondi e profondi, tagliati nel mezzo
da una pupilla verticale dilatata, incastonati ai lati d'una testa
triangolare grosso e squamoso, saldato malamente al vertice d'un
corpo lungo e scuro che scivola sul pavimento polveroso con suadente
agilità, portandosi accanto al pouf su cui è
accomodata giovane
strega per accoccolare il muso sulle sue ginocchia.
“Nagini”
mormora stupito, osservando la lingua biforcuta
– nera –
guizzare nell'aria mentre il grosso rettile socchiude le palpebre in
una sorta di cenno d'assenso, ammaliato dalle gentili carezze che la
ragazza gli riserva sorridendo gentile, particolare che strappa a
Piton un grugnito di dissenso.
“Perché
vuoi che parli con lei?”
“Perché
Pot...tua sorella...è stata talmente tanto idiota da spedire
a
dormire gli ultimi due risvegliati, ovvero Yaxley e Tiger senior,
senza domandare loro se avessero qualcosa da rivelare. Considerato
che parte dei suoi compiti consiste nel costringerli a pronunciare
nuove profezie per capire come sistemare ciò che ha
combinato la
notte del trentun ottobre, questa è stata una grave
mancanza. In più
la creatura in questione sembra avere una missione tutta sua e
finché
non l'avrà terminata resterà qui”
spiega l'ex professore di
pozioni calcando con sdegno ogni parola per rimarcare le debolezze
mostrate dalla ragazza, nonché il fatto che poco sopporti
avere
attorno il pitone reticolato di Lord Voldemort, il quale ricambia
l'astio soffiando, mostrando le lunghe zanne intrise di veleno che
già una volta gli hanno lacerato carni e vita.
“Ti
ricordo che l'ho fatto per salvarti la vita. O 'non-vita', dato che
non puoi morire. Comunque non credo che quei due avessero molto da
riferire: Yaxley era consumato dal desiderio di farci a pezzi
entrambi, mentre Tiger voleva solo riavere con sé il
figlio” Lily
Luna abbassa lo sguardo, colpita dall'eco dei sentimenti provati dal
Mangiamorte grosso e mal rabberciato, domandandosi nuovamente se
tutte quelle creature non siano più di semplici corpi mossi
dalla
follia ma altro, esseri senzienti spaventati e soli, ancora
fortemente ancorati a quelle ultime memorie di vita che li hanno
condotti verso la pazzia una volta scoperto d'appartenere al regno
dei morti; vi è davvero un sottile equilibro fra questi due
piani che non va' in nessun modo alterato e più interagisce
con i
risvegliati – oltre a Piton e Silente
– più
la consapevolezza d'aver compiuto una leggerezza enorme svolgendo
quel rito sconosciuto, senza considerare le possibili conseguenze che
avrebbe portato su sé e sul prossimo, la schiaccia.
Ferma
la mano sul capo di Nagini e ne assapora la consistenza liscia e
morbida mentre trae un lungo sospiro, ripensando a quanto si senta
inadeguata a soddisfare le aspettative di tutti i suoi familiari che
la vorrebbero vedere al Ministero, impegnata in un'importante e
brillante carriera, così come le speranze di Piton e
Silente, i
quali chiedono di poter tornare al loro meritato e giusto riposo, non
appartenendo più a questo mondo, inoltre ora si sono
aggiunti pure i
desideri – rimpianti – dei
morti ai quali da la caccia sentendovisi sempre più legata.
In
tutto ciò la domanda resta, seppur mutata nella forma grazie
alla
consapevolezza che ora una strada per lei esiste, nonostante sia la
più nera e tortuosa –
impensabile – di
tutte.
Cosa
diventerai?
Cosa
sei?
Questo
“Shaya
sheee” la voce di Al è un sibilo basso ed aspirato
che riecheggia
nella stanza grande e malconcia, rimbalzando contro le pareti umide e
sporche per poi perdersi fra le numerose intercapedini, cacofonica;
il grosso serpente alza il muso dalle ginocchia della ragazza e
l'osserva sottecchi, ammaliato da quel suono così familiare
al quale
risponde con una serie di versi poco dissimili, sputacchiando saliva.
“Cercherò
di tradurre in modo quanto più preciso possibile, tenendo
ovviamente
conto delle discrepanze fra il perseltongue e l'inglese, quanto mi
riferirà Nagini. Il suo vero nome è Kai-Mook ed
era una strega
prima di divenire un serpente. Vi saluta entrambi e prega di non
interromperla perché vuole raccontare la sua storia, ora che
la
morte le ha permesso di ricordare cos'è stata nella sua vita
da
'umana'. Memorie che la maledizione aveva sbiadito” gli occhi
verde
intenso del ragazzo, animati da un raggio di tiepido sole dicembrino,
si spostano dal giallo oro alle iridi castane spruzzate di nero buio
della sorella, il cui viso trasmette curiosità ed una
sottile nota
d'incredulità crescente, colpita dalla rivelazione che il
serpente
di Tom Riddle potesse avere una ria così interessante ed
articolata.
“Vuole
che l'ascolti tu, principalmente. Vuole che la ricordi una volta che
se ne sarà andata. Perché ascoltare e tramandare
memorie perdute è
parte del tuo compito”
“Quante
responsabilità, Potter” sogghigna Piton studiando
la creatura con
un vago barlume d'interesse; l'Oscuro Signore sapeva sicuramente
della sua doppia natura, impossibile che la strega non gliel'abbia
sibilata nelle loro interminabili discussioni o quand'ancora era
ombra e brandelli di spirito nel sottobosco della foresta del Pindo,
in Albania, luogo dove devono essersi conosciuti a seguito della sua
prima disfatta, ma a quanto pare non l'ha mai reputata un'
informazione fondamentale o – forse
– era
troppo egoista per curarsi delle pene di quella donna-serpe che pare
uscita da un racconto di Lovecraft, nonostante lei lo abbia sempre
servito fedelmente e tenuto in vita quando era poco più d'un
ricordo
sbiadito; ma l'Oscuro è sempre stato più
opportunista che
riconoscente, pensa piegando le labbra in una smorfia amara, toccando
con dita leggere l'alto colletto della casacca che nasconde la brutta
cicatrice ottenuta per aver servito fedelmente
– tradito
– quel
pazzo.
Lily
Luna osserva la serpe con la bocca improvvisamente amara ed il peso
d'una nuova consapevolezza a gravarle sul cuore: a differenza di Al,
che s'è sempre prodigato molto nell'aiutare chiunque avesse
bisogno
senza avere nulla in cambio, lei ha un carattere più schivo
e
solitario, mostrandosi cinica, misantropa e per nulla interessata
alle disgrazie altrui che considera solo colpa dell'individuo, ma con
i morti è diverso; prova affetto per quella creatura dai
più
ritenuta 'mostruosa' e terrificante, incompresa, desiderando esserle
d'aiuto in qualsiasi cosa le chieda così le domanda come
abbia fatto
a mutare in serpente e se per caso – in vita –
fosse un'animaga.
“Dice
di no. E' nata in Thailandia agli inizi del '900, in un villaggio
vicino ad una foresta chiamata Kamchanod, che nella sua cultura
rappresenta una sorta di confine fra il mondo umano ed infero. Dice
di essere divenuta così a causa d'una maledizione. Ha offeso
a morte
un Phaya Nak (II) locale, uccidendo inavvertitamente uno dei suoi
figli e lui, per punizione, l'ha costretta ad assumere per sempre
questa forma. Credo che il Phaya Nak sia una sorta di
divinità
locale, ma potremmo indagare dopo”
“E'
una maledictus. In genere sono solo donne, colpite da una maledizione
del sangue che muta la loro forma di Animagus da temporanea in
permanente. Quindi non disturbarti, Potter, poiché le
divinità non
hanno alcun ruolo in questa vicenda” s'intromette Piton,
ricordando
d'aver letto di queste 'creature' in un trattato sulle maledizioni
legate al sangue quand'ancora era ragazzo e studiava febbrilmente per
accrescere conoscenze – oscure –
e capacità personali;
rammenta come l'autore - un borioso mago anglotedesco del
XVIII
secolo - sottolineasse quanto queste creature fossero diffuse
a
causa della debolezza della 'donna' in quanto essere fortemente
controllato dagli umori, incapace di seguire la ragione in favore
dell'obbedienza ad un istinto folle, animalesco e primitivo, che la
rende più simile alla forma che poi andrà ad
acquisire che non a
quella in cui è nata, dato che la maledizione serve proprio
a questo
scopo: permettere all'anima di acquisire la sua vera forma.
Gli
occhi ossidiana scivolano dalla grossa testa del rettile ove spiccano
i gialli e tondi occhi dall'iride buia, profonda, verso il viso di
profilo della giovane Potter, semi nascosto da una cortina di capelli
fulvi, ribelli ed un piccolo sorriso sale alle labbra pallide, mosso
dal pensiero – certezza – che
il vecchio mago non abbia
studiato a fondo quelle creature, scrivendo un mucchio di scemenze
basate su un'ignorante ed ottusa percezione della figura femminile,
demonizzata ed umiliata a causa della superiorità in molti
ambiti.
Si
nasce e si muore nel nome della Madre e non è poi
così insolito che
persino la 'negromanzia' intesta come capacità di
resuscitare i
cadaveri sia una capacità più diffusa nelle donne
che negli uomini,
poiché loro sano concedere e togliere quel dono come nessun
maschio
potrebbe mai fare, con una grazie ed una forza impressionanti nate
dal loro ruolo di progenitrici abituate a convivere con il dolore
della perdita, della mancanza, fin dal primo vagito; inspira
lentamente e chiude gli occhi, richiamando l'immagine di quella
ragazza-donna vestita in un lungo sari blu dal corpetto d'ori e
gemme, il cui ampio scollo lasciava intravedere una buona porzione di
pelle chiara e le labbra gonfie, ferite, rilucevano di – sangue
- carminio nella fioca luce prodotta dalle braci morenti facendola
assomigliare ad una di quelle divinità lontane e folli che
ornano i
templi del sud est asiatico; il pensiero dura poco più d'un
istante
prima di essere annichilito dalla razionalità, schiacciato
sotto un
pesante senso di rimorso ed orrore.
Ha
sedici anni ed
è già grande.
Molto più vecchia dell'età anagrafica che
possiede.
Nagini
sibila contrita scuotendo la grossa testa triangolare, frantumando la
vitrea parete di pensieri per riportalo al presente, in quella stanza
distrutta e polverosa che si trova esattamente sopra il soggiorno in
cui è morto fra atroci spasmi ed amare lacrime
– ricordi
– generati
dalla visione degli
occhi di Lily - Harry-.
“Dice
che si sta sbagliando, professore. Traduttore non porta pena e quindi
informo che il tono e gli epiteti utilizzati siano di gran lunga
più
coloriti, ma il senso è questo. Kai-Mook dice di aver visto
il Phaya
Nak che l'ha maledetta ed il supplizio imposto è qualcosa
che nessun
mago potrà mai spezzare. Potrà essere annullato
solo da un altro
Dio. Dice di aver aiutato e seguito Tom perché sperava che
lui
potesse liberarla, perché gliel'aveva promesso, ma poi si
è
rivelato molto meno potente di come s'era descritto. Aggiunge inoltre
che lei signore, per essere il guardiano immortale d'una creatura
semidivina è davvero ottuso” mentre traduce gli
articolati sibili
di Nagini il giovane mago pare alquanto incerto, quasi faticasse a
credere a quanto sta udendo e più d'una volta la interrompe
per
chiarire alcuni punti oscuri del complesso ed assurdo discorso in cui
pare essersi lanciata, punta nel vivo dall'arroganza di quell'uomo
d'ombra che pretende di sapere tutto, pur essendo ignorante e
limitato come tutti i suoi simili, ma i particolari forniti sono
assai scarni e Nagini rimane ben ancorata all'idea
–
senza prove - che
Lily Luna sia
più d'una semplice strega 'umana', poiché non
avrebbe ereditato il
potere di resuscitare i morti se così non fosse stato.
“Nagini,
tutto ciò che ho fatto fin ora è successo per
caso. Non sapevo cosa
fossi, né posso dire di avere pieno controllo del mio
potere. Sto
imparando, ma non avendo nessuno che possa insegnarmi vado per
tentativi, improvviso cercando di migliorare volta per volta. Non
sono una sorta di semidea o altro, solo una strega sedicenne con
grossi problemi a stare al mondo ed un potere terribile, che a volte
mi fa paura” quando parla la voce della giovane è
ferma e
tagliente, amara, una lama che fende sibili e polvere richiamando il
silenzio, carica d'un insicurezza tangibile e opprimente nata dal
fatto di non avere ambizioni, d'essere poco più d'una
manciata di
polvere al vento in confronto al fratello, così determinato
e sicuro
di ciò che vorrà fare 'da grande'.
“Settantotto
cadaveri Potter, e non eri nemmeno pienamente cosciente di cosa
stessi facendo. Indubbiamente sei una testa di legno testarda e
casinista, una bomba lanciata su città innocenti, ma cerca
di non
sminuirti oltre. Stai dimostrando talenti sconosciuti a buona parte
della società magica inglese, nonché una
conoscenza della magia che
molti maghi più anziani e navigati di te non possiedono e
sognano
con bramosia. Sei brava a Quidditch e decente a scuola, inoltre se
non girassi perennemente vestita con abiti così larghi ed
anonimi
risulteresti pure una bella ragazza” Lily Luna e Albus
voltano il
capo verso l'ex professore di pozioni con occhi larghi ed
un'espressione decisamente poco intelligente, attonita, dipinta sui
volti trasmutati in maschere di grottesco stupore, convinti d'aver
capito male e che presto Piton si prodigherà in una delle
sue solite
– scontate – arringhe su
quanto lei sia effettivamente deficiente, arringa che però
non
arriva, in quanto l'uomo ha serrato le labbra pallide e si limita ad
osservarli inarcando un sopracciglio scuro quasi volesse sfidarli a
controbattere ciò che ha appena affermato; il cuore della
giovane ha
un tuffo e quando riprende a battere,, il ritmo è talmente
tanto
irregolare da farle temere un infarto in corso, poiché non
trova
altra spiegazione razionale a quel formicolio caldo che ha preso ad
espandersi nel ventre, inglobando viscere e muscoli per espandersi
poi a polmoni e cassa toracica, donandole una sensazione di
leggerezza assai 'strana'.
Gli
occhi ossidiana dell'uomo si assottigliano appena, immobili ed eterni
come la notte del mondo la studiano occultando ogni emozione e lei
sente le guance bruciare, come bruciano i pensieri quando rammenta
com'è stato toccare –
premersi – contro
la pelle nuda e fredda, contro i muscoli sottili e tonici del suo
corpo e la sensazione – elettrica - che le ha dato percorrere
il
disegno del marchio nero in punta di polpastrello, delicatamente,
chiedendosi cosa sia questa fiammella che scalda e non brucia
– così diversa dalla magia d'evocazione dei morti
-,
animata dal pensiero fisso che lui, prima d'ora, non l'aveva mai
lodata così.
Sarei
una bella ragazza?
Perché
detto da lui non mi imbarazza, né imbestialisce?
“Vedi
di non montarti la testa, Potter. Ti manca ancora molta strada per
essere adulta e responsabile, nonché per sviluppare appieno
le tue
capacità. Somigli ancora troppo all'infantile imitazione
d'uno
scaricatore di porto dei sobborghi di Liverpool sia nell'esprimerti
che nel mangiare, inoltre pecchi d'idiozia e stupido altruismo nei
momenti meno indicati” eccola la mazzata, la cannonata in C5
che
affonda la portaerei e lo scacco al re al quale lei non sa come
controbattere, ancora sconvolta da quella torma di complimenti
–
sinceri – snocciolati con una noncuranza che la ferisce ed
agita,
spingendo l'orgoglio a ribellarsi con una poco fine alzata di dito
medio, seguita da quello che pare un 'fanculo', sibilato
nell'affabile tono utilizzato da Nagini per insultare a sua volta il
professore; Albus – traditore
–
scoppia a ridere divertito, sollevato nel constatare che Severus
Piton rimane l'algido e stoico bastardo dall'umorismo tagliente dei
racconti del padre, suo indiscusso idolo in un mare d'eroi buonisti e
stereotipati.
“Tornando
a noi, perché il serpente del fu Signore Oscuro sta seguendo
una tal
disgrazia sedicenne? Spera forse che lei sia in grado di restituirle
l'aspetto umano, prima di mandarla verso il riposo eterno?”
Al
traduce prontamente il quesito, ricevendo in risposta una serie di
lunghi sibili aspirati, intercalati da quelli che paiono schiocchi
nervosi di mandibola.
“Dice
che dovrà farle da guida lungo la Via Oscura, attraverso i
cunicoli
della terra. Dice che la strada è ancora lunga e la ricerca
dei
manufatti perduti appena iniziata. Dice che dovrà starle
vicino e
proteggerla perché la strega-bambina non sa niente, non
conosce le
regole del gioco di cui è divenuta pedina”
“Quale
gioco?” domanda Lily Luna inquieta, agitandosi sul pouf per
cercare
una posizione più comoda e scacciare quel brivido freddo,
pungente,
che le parole di Albus Severus hanno evocato; al suo fianco Severus
si muove impercettibilmente, scosso quanto lei da ciò che
hanno
appena appreso e dall'aver ricevuto la conferma che aspettava
–
temeva - ai sospetti avuti da Silente: nella biblioteca la Morte ha
rivelato tanto, ma non tutto e sicuramente vi sono altre forze in
movimento sulla scacchiera, forze che loro ancora non conoscono e che
li ostacoleranno, sebbene i motivi di questo gesto siano ancora
oscuri.
Un
tomo antico trattante i Tarocchi.
La
pagina dedicata all'arcano XIII – La Morte, impiastricciata
sul
bordo con nozioni per svolgere un rituale d'evocazione degli spiriti
scritte in greco ed inglese.
La
ragazza – Anderson – che l'ha trovato in
biblioteca, spingendo
Potter a cimentarsi nell'impresa.
Piton stringe le labbra, ascoltando in silenzio la nuova serie di versi emessi da Nagini e la traduzione effettuata da Albus Severus, la quale giunge carica d'un incertezza che gli incrina la voce, riducendola ad un sussurro appena udibile; nel silenzio della Stamberga Strillante, rotto solo dal ciglio delle vecchie e sfasciate assi che ne costituiscono scheletro e copertura, il vaticinio di Nagini assume il tono sinistro d'una condanna.
“Il
Signore dell'Arte della Morte ha voluto la tua iniziazione.
Quelli
mossi fin ora sono solo i tuoi primi passi nel Suo mondo.
Sei
ancora debole, fragile e scostante.
Se
non imparerai in fretta,
se
non deciderai cosa vuoi essere,
Lui
ti prenderà.
Allora
si, sarai perduta.
Allora
si, sarai Eterna...
...bimba
della Terra.
Pilastro
sulla cui pelle è inciso il marchio del Cacciatore”
Uomo
nero, uomo nero,
Sto
sognando o è tutto vero?
Fratello Sole, Sorella Luna
[Post-it incollato sul bordo superiore del precedente Trattato]
Cairngorns
National Park,
Hogsmeade,
Stamberga Strillante
22
dicembre 2023, ore 11:57
L'aria
frizzante e fredda le entra nei polmoni come balsamo, portando alle
narici il dolce odore della neve fresca ed il profumo forte –
intenso - dei
pini lontani, le
cui sagome s'intravedono alte e scure contro il cielo terso d'un
azzurro abbacinante in cui le nuvole sono solo sottili filamenti
scissi e pallidi; Lily Luna inspira con forza, soffiando piano
affinché il vapore esca lento e modulato, in sincronia con
pensieri
caotici e sconnessi mentre il fratello, fermo al suo fianco, serra le
mani a coppa davanti al viso per accendersi una sottile sigaretta
nera dalla bordatura del filtro in oro.
“Sai,
è un po' diverso da come lo descriveva
papà...” esclama Albus
espirando una densa boccata di fumo dal vago odore di vaniglia mentre
osserva assente i profili di Hogsmeade, socchiudendo appena gli occhi
d'un verde abbacinante, infastidito dal riverbero del sole sul
candore aureo della neve fresca; lei sogghigna tirandogli una
spallata giocosa.
“Solo
perché non hai a che fare con lui tutto il giorno. E'
intrattabile,
cinico e non perde occasione per sfoggiare quel suo maledetto
sarcasmo nero”
“Che
a te piace...sei sempre stata attratta dagli uomini in grado di fare
battute di spirito. Nonché dagli adulti che dimostravano una
certa
intelligenza superiore alla media. E lui non è sicuramente
stupido”
Al osserva il viso della sorella, le guance arrossate dal freddo e
gli occhi affusolati da folletto maligno, marroni come terra appena
smossa nella quale sono stati depositati piccoli e neri semini,
schegge di buio e pagliuzze d'oro che ne animano la superficie
rendendoli alteri ed alieni; le labbra sottili di lei s'incurvano in
un abbozzo di sorriso, una smorfia sarcastica seguita da uno sbuffo.
“Di
Silente invece che mi dici?” domanda cambiando discorso,
poiché
l'argomento Severus Piton si sta rivelando più ostico e
spinoso di
quanto sia mai stato nei mesi addietro, probabilmente grazie a quanto
accaduto durante la notte precedente in cui i piani vita e morte
paiono
essersi scontrati con violenza, sovvertendo ordini e ruoli prestabiliti
per creare quel caos in cui ogni cosa è rimasta a
metà,
sospesa in una sorta di stato di grazia in cui non v'è
definizione,
solo ipotesi; Al sogghigna, infilandosi nuovamente la sigaretta fra
le labbra.
“Non
sai quanto piacere mi abbia fatto poter parlare con loro, conoscerli.
Ho passato buona parte della vita a portare i loro nomi come un
fardello, schiacciato sotto il peso e la responsabilità di
onorarne
la memoria che mi hanno portato a dubitare di tutto. Ad avere mille
paure ed ansie. Sapere che sono fieri di me, che stimino il lavoro
fatto con la traduzione dei Diari di Salazar – ah a
proposito,
ricordami le copie la prossima volta – ed l percorso di vita
che ho
scelto di fare mi rincuora”
“Più
di quel che pensa papà?” domanda la ragazza
infilando le mani
nella tasca del giubbotto in pelle, sentendo le dita intirizzirsi a
causa del freddo pungente di Scozia, mentre continua ad espirare
distratte nuvolette biancastre, come un moderno brucaliffo senza
narghilé o fungo su cui assopirsi; Al storce le labbra in
una
smorfia amara, assottigliando quegli occhi verde Evans fino a ridurli
a due lame smeraldine.
“La
verità è che lo reputo un ipocrita. Da ragazzo
lui ha fatto tutto
quel che voleva, mettendo nei casini chiunque gli stesse vicino a
causa della sua assurda mania di credersi in grado d'affrontare gli
eventi. L'ufficio Misteri e la Battaglia di Hogwarts ne sono un
esempio. Insomma, ha sempre fatto di tutto per vivere come gli pareva
ma ora lo vieta a noi, pretendendo che i suoi figli seguano il
cammino che lui ha deciso per loro”
“Ti
vuole bene, Al” mormora la strega.
“Non
lo metto in dubbio. Ma ora non posso fare a meno di chiedermi come
reagirà quando scoprirà del tuo dono se
a fatica tollera i suoi e le scelte che ho fatto io.
Non lo ammetterà mai, ma ci avrebbe voluto entrambi
Grifondoro, più
Potter e meno strambi. Uguali a James” una nota triste gli
incrina
la voce, quel lumicino d'orgoglio ferito che l'ha accompagnato da
quando ha memoria, alimentato da tutte le delusioni provocate nei
genitori quando tentavano di omologarlo, di renderlo un po'
più
simile al fratello maggiore e meno 'Serpeverde', fallendo
miseramente; Lily si appoggia contro al suo fianco e gli afferra il
braccio per poi stringerlo dolcemente, appoggiando la testa contro la
spalla di lui per poi tornare a guardare il cielo.
“Quando
sarà il momento lo affronterò. Non ho paura, non
di lui”
“Tu
non hai paura di niente, bestiolina. Hai sempre avuto più
palle di
me e James messi assieme. Quando io mi cagavo sotto per le ombre sui
muri tu, semplicemente, accendevi la luce. Mentre quando James aveva
il terrore di prendere le medicine o di farsi bucare il braccio per i
prelievi del sangue tu ridevi, dicendo chhe l'avresti fatto al suo
posto. Sei straordinaria, il professor Piton ha ragione”
“Ti
ricordo che mi ha dato del maiale all'ingrasso” sbotta lei
accigliata, punzecchiandogli il fianco.
“Beh,
non puoi negare che quando mangi fai alquanto senso. Sei peggio di un
uomo”
Lily
Luna sogghigna e si stringe ancora di più al fratello,
beandosi del
calore prodotto dal quel corpo magro e snello contro al quale
s'è
addormentata infinite volte, fra le cui braccia ha trovato un rifugio
sicuro ogni qualvolta il mondo la feriva nel modo più
crudele,
lacerandole cuore e mente per poi arle sgorgare dagli occhi lacrime
amare e salate; gli vuole davvero bene, nonostante le infinite
stranezze e quel velo d'insicurezza contro al quale lui lotto
ostinato, ribelle, cercando di costruirsi un mondo utopico in cui
essere libero dalle catene imposte dal cognome 'Potter' e dalle
pressioni del Mondo Magico.
“Prenditi
cura di Nagini, mi raccomando” sussurra la ragazza con una
punta di
tristezza ad incrinarne la voce, stupita da quanto rapidamente si sia
affezionata alla biscia troppo cresciuta di Lord Voldemort e a come
sarà difficile non averla attorno per mesi, aiutandola a far
infuriare Severus; hanno deciso che la creatura starà a
Londra,
nell'appartamento sito in Bayswater che il giovane Potter condivide
con Larry, il suo autista babbano con una forte attrazione per il
fantasy e per tutto ciò che riguarda il lato 'nerd' della
vita, che
ha già manifestato – per messaggio –
zero problemi a tirarsi in
casa un serpente di otto metri, la cui detenzione – per le
autorità
inglesi - è illegale, purché lo possa chiamare
Jormungandr (III),
ciò fino a quando la ragazza non avrà terminato
l'anno scolastico.
“Tranquilla,
con noi starà bene. I cinesi del ristorante di sotto ci
danno sempre
un mucchio di avanzi che poi siamo costretti a buttare, dato che
né
io né Larry abbiamo la capienza d'una betoniera. Quindi per
il cibo
è posto. Inoltre avrò qualcuno con cui fare
conversazione ed
esercitarmi nel perseltongue. Terremo monitorata la città
per te e
se dovesse apparire qualche cadavere ambulante ci organizzeremo per
prenderlo prima che lo trovino gli Auror”
Lily
Luna sbatte le palpebre e si volta,osservando il fratello con
espressione sospettosa e stupita.
“Al,
come puoi-”
“Ho
le mie fonti” taglia corto lui sogghignando, inspirando
l'ultima
acre boccata di fumo prima di spegnere la sigaretta e far evanescere
il mozzicone senza utilizzare la bacchetta, con una lieve pressione
delle dita; è sempre stato un mago dal talento innegabile,
Albus
Severus, tanto da trascinare lei e Scorpius nei più
reconditi
meandri della Camera di Salazar per scovare nuovi testi su cui
studiare e antichi manufatti, insegnando loro le basi delle 'Arti
Oscure' e traducendo in inglese i 'Diari' del fondatore della Casa
Serpeverde, così da poterli rendere accessibili anche a
loro, che
non parlavano né leggevano il perseltongue; ci ha messo due
anni per
ultimare l'opera, copiando persino note a margine e disegni
così da
creare una raccolta unica nel suo genere, che ora riposa
ordinatamente impilata dietro una fila di numeri di
'Berserk'.
Un
Potter che insegna le Arti Oscure ad un Malfoy.
Il
mondo sta davvero andando a scatafascio.
“Ok,
tieniti i tuoi segreti...” sbotta la strega staccandosi dal
suo
braccio per muovere qualche passo verso i resti innevati della
staccionata che delimita il perimetro della Stamberga Strillante,
appoggiandovi un piede fasciato dagli anfibi pesanti, con la suola a
carrarmato.
“...per
Natale, cena dei 'reietti' qui dentro? Alcol, fantasmi e spezzatino
con patate”
“Considerato
che ho turno al mattino, se non mi capita qualche intervento
all'ultimo minuto dovrei essere qui verso l'una. Ti faccio sapere.
Intanto tu vedi di chiarire con Rose e di trovare una scusa decente
per essere scappata dalla finestra in piena tormenta. Una che non
coinvolga gli zombie, né Piton e Silente,
ovviamente” la ammonisce
Al caricandosi il grosso borsone in spalla, pronto a smaterializzarsi
nuovamente a Londra subito dopo aver recuperato Nagini; la giovane
strega sbuffa una nuvoletta biancastra dopo aver gonfiato le guance,
passandosi poi una mano fra i capelli scarmigliati.
“Ultimamente
è di una tale pesantezza...”
“Sì,
ma è nostra cugina. Ed è abbastanza intelligente
e ficcanaso da
renderti la vita un inferno se la porti a supporre che ci sia
qualcosa di sospetto nel tuo modo d'agire, sai anche tu
com'è fatta.
Grifondoro ligia alle regole imposte dagli zii fino al midollo.
Parlale, recupera il rapporto. Fallo prima che una seconda ondata di
morti ti scombussoli l'esistenza”
“Ci
proverò. Grazie del caffè Al. Grazie del
supporto”
“Figurati
bestiolina. Per te ci sarò sempre, lo sai” dice
alzando il mignolo
della destra nell'aria in modo che lei lo veda e sorrida, imitandolo;
quel gesto compiuto da bambini è il loro personalissimo modo
d'intendersi ogni qual volta non possono parlare liberamente, sapendo
di dover mantenere il segreto e mentre Albus Severus si incammina a
passi pesanti verso la porta della casa infestata, sulla quale si
staglia la nera figura di Piton accompagnata dal fantasma di Silente
e da un grosso serpente arrotolato, sibilante, la consapevolezza di
non essere sola le riscalda il petto sciogliendo ogni paura.
Ciò
che dovrà essere diventerà.
Che
il Signore dell'Arte della Morte vada pure affanculo.
Glossario:
-
Catacombe di Parigi: Si tratta di un ossario sotterraneo che si estende per circa 285 km sotto la città di Parigi, nel quale sono custoditi i resti di circa sei milioni di persone, cosa che lo rende la più grande necropoli al mondo. Si può visitare ed è un'attrazione turistica dal 1874. La scritta sulla targhetta di accesso alle catacombe recita: “Fermatevi. Qui è l'mpero della Morte”
-
Phaya Nak: si tratta di creature semidivine dalla forma serpentiforme della tradizione thailandese (in India ed altri stati del sud est Asiatico sono conosciuti come Naga); essendo spiriti protettori della acque abitano bacini idrici o grotte profonde ed umide.
-
Serpente della mitologia norrena.
NDA:
Eccoci
giunti al tredicesimo – decimo – capitolo.
Come
già anticipato nello scorso, appare Albus Severus, questo
curioso e
strano fratello maggior di Lily Luna che ha ereditato dal padre la
capacità di parlare con i serpenti e che l'aiuta a far luce
sulla
presenza di Nagini, la quale si rivela molto più d'un
semplice
serpente: per creare il suo background ho unito quanto viene detto di
lei in 'Animali Fantastici', riesumando poi una teoria elaborata
quando vidi per la prima volta il secondo film, ovvero che fosse una
strega tailandese tramutata in pitone reticolato (anch'essi vivono in
Thailandia) a causa d'un torto fatto ad una divinità locale;
si può
dire che sia una 'maledictus', una 'maledetta' per davvero, sebbene
in modo diverso da com'è presentata nel film.
Il
nome 'Nagini' gliel'ha dato Tom Riddle, forse perché
reputava il suo
troppo esotico, oppure – più probabile –
perché la strega
stessa dopo anni in forma di rettile non lo ricordasse.
Una
nuova rivelazione si aggiunge alle altre, confermando che Sev aveva
ragione quando pensava che il libro con l'incantesimo di Evocazione
fosse stato inviato a Lily Luna da qualcuno.
A Bayswater, nella via in cui ho immaginato trovarsi la casa di Albus Severus e Larry vi è davvero iun ristorante cinese (non so se una delle titolari si chiama Yen, però), mentre il grande prato ed il capanno degli oggetti babbani di nonno arthur sono un omaggio a "Margherita Dolcevita" di Stefano Benni, uno fra i libri che ho più amato di quest'autore.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferite\seguite\ricordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie davvero!
Alla
prossima!
_Morgan