7 – So che per qualche motivo, ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te! (I Passi dell'Amore)
Storia dedicata a Simo87 e a The Duck che hanno sopportato il mio sclerare mentre scrivevo questa storia!!!! ♥
Betato by Dighhi
The Legends
§
of Witches
I
Ho
sempre trovato
estremamente rilassante passeggiare sotto la pioggia, il mio rimedio contro la tristezza.
Alquanto strano dovevo
ammetterlo, ma infondo non c’è persona che non mi
definisca tale e dopo un po’
ci si fa l’abitudine.
Vivevo
a Vancouver una
delle tre città generalmente classificate come le prime per
la qualità della
vita. Il suo clima è tra i più miti delle
città Americane e sebbene siano
frequenti le piogge in inverno – cosa a me molto gradita
– in estate raggiunge
anche i 26°. Ho sempre adorato la mia città e
sebbene ci viva da meno di cinque
anni la considero la mia casa.
Anche loro
l’avrebbero di certo adorata, eppure non hanno
avuto la possibilità di ammirarla.
Persa
nei miei pensieri
passeggiavo tranquillamente sul tragitto dal lavoro a casa, che dista
ben
quaranta minuti, ma non mi pesa. D’altronde ci sono abituata
essendo ormai una
routine. D’un tratto avvertii l’assenza di gocce di
pioggia e volsi lo sguardo
al cielo per individuarne la causa, notando con un certo disappunto il
continuo
scrosciare dell’acqua sul marciapiede dinanzi a me. Un enorme
ombrello color
porpora si stagliava sulla mia testa e non mi ci volle molto per
individuare la
presenza al mio fianco. L’avrei riconosciuta tra mille.
Sospirai
affranta per
quell’incontro inaspettato e che per quanto per un certo
verso potesse essere
gradito, dovevo ammettere che il nostro continuo incrociarci andava
contro i miei
progetti. Iniziavo a sospettare mi stesse seguendo.
Si,
certo Lilian, lui non ha di meglio da fare che
seguire proprio te? Sciocca!
Tolsi
svogliatamente le
cuffie dell’i - pod dalle orecchie e salutai il mio
“amico”
“Daniel
..” dissi
atona.
Non
mi sfuggì il suo
sospiro rassegnato “Dovresti smetterla di camminare sotto la
pioggia! Ti
ammalerai …” mi ammonii scrutandomi preoccupato.
Probabilmente dovevo avere
l’aspetto di un pulcino mezzo annegato.
“Non
si saluta?” chiesi
fingendo di non aver udito le sue parole. Non avevo nessuna intenzione
di
rinunciare alle mie rilassanti passeggiate e sperai vivamente non
comunicasse
il mio hobby alla nonna. Non avrebbe affatto gradito.
Sbuffò
contrariato
probabilmente per il mio tono “Ciao Lily”
salutò debolmente
“Sai benissimo
quanto odio quel diminutivo”
esitai. Loro erano soliti chiamarmi
in quel modo “il mio nome è Lilian”
scandii
Sospirò
pesantemente,
ma come al solito non si alterò, non era nel suo stile.
Riusciva a mantenere la
calma in ogni situazione, anche la più snervante.
“Lo vuoi capire che mi
preoccupo per te? Delle volte ti comporti in modo strano”
mormorò amareggiato
“Sono
sempre stata
strana … dovresti conoscermi bene visto che ci frequentiamo
da più o meno
cinque anni!” cinque anni in cui sei diventato il mio tormento avrei
voluto
aggiungere, ma preferii tenere quel dettaglio per me
“Ci
frequentavamo
vorrai dire!” replicò mesto e potei notare la
punta di irritazione nel suo
tono, che come al solito finsi di non cogliere.
Scrollai
le spalle con
finta indifferenza “Sono impegnata con
l’università ed il lavoro .. lo sai
benissimo! In questo periodo non ho il tempo di uscire”
spiegai per l’ennesima
volta. Certo che come scusa potevo inventarne una migliore !
“è
per via di Josh? Da
quando vi siete lasciati hai smesso di uscire con noi!”
constatò alterato.
Alzai
gli occhi al
cielo “Sono stata io a lasciare lui, perché dovrei
crearmi problemi a vederlo?
Siamo ancora amici e ci sentiamo spesso, per non parlare che
frequentiamo gli stessi
corsi”
Josh
era uno dei
ragazzi che usciva nel nostro gruppo, dopo essermi resa conto del mio
amore non
corrisposto per Daniel decisi di ripiegare su di lui le mie attenzioni,
un po’
come fonte di distrazione un po’ perché, per
quanto non provassi amore o
attrazione per lui, lo consideravo una delle persone più
dolci del mondo.
Credevo potesse realmente nascere qualcosa tra noi, ma non fu
così, sfortunatamente
per entrambi, e dopo qualche mese decidemmo di troncare il rapporto,
restando
semplicemente amici. Aveva compreso l’intensità
dei miei sentimenti per Daniel.
Desiderai spesso in quel periodo riuscire ad innamorarmi di Josh, avrei
avuto
molti meno problemi.
Mi
sentii afferrare per
il braccio e mi voltai perplessa verso Daniel che mi scrutava con un
cipiglio
inquisitore, che ben prestò mutò in
un’espressione tutt’altro che allegra “Mi
stai evitando?” domandò inquieto
Mi
lasciai scappare una
risata nervosa. Ci aveva preso in pieno, per la prima volta in vita sua
era
venuta fuori un minimo perspicacia. Certo con quasi un anno di ritardo
…
meglio
tardi che mai
“Secondo
te devo
necessariamente essere arrabbiata con qualcuno?” sbottai
strattonando il
braccio e tentando di cambiare immediatamente argomento, per uscire da
quel
campo minato
Ero
sempre stata
un’ottima attrice, attenta a non far trapelare dal mio volto
nessuna emozione
che non fosse quella da me prontamente scelta. Era un enorme vantaggio
soprattutto considerando che fino a qualche anno fa io e Daniel
vivevamo in
simbiosi. Ero sempre stata perdutamente innamorata di lui …
la mia prima cotta
che man mano si era trasformata in qualcosa di più. Lui, il
ragazzo della porta
affianco, bello, interessante e che mi considerava la sua migliore
amica e
niente oltre questo.
Ah
dimenticavo il suo carattere “leggermente”
incline al libertinaggio!
Sembrava
tanto una di
quelle soap ridicole trasmesse in televisione. Un vero
cliché. E pensare che
avevo sempre odiato quelle storielline frivole e scontate. Il destino
sa essere
beffardo, o più precisamente bastardo.
Si,
decisamente bastardo!
Comunque
a differenza
di quello che si vede in tv, io non consideravo una grande scelta
restare sua
amica, era solo un comportamento autolesionista vederlo girare con
qualche
ragazza, sentirmi narrare le lodi di una o di un’altra, visto
che la sua storia
più lunga non era durata che un mese … ma il
giorno peggiore fu quando decise
di narrarmi i dettagli del suo primo bacio.
Rabbrividii
a quel
pensiero e soprattutto al ricordo relativo a quella giornata atroce.
Dopo la
sua confessione passai l’intera notte a piangere disperata,
mentre l’immagine
di lui e della sua amichetta mi invadevano la mente.
Una
tortura gratuita
che mi aveva portato a ponderare un’opzione meno masochista:
evitarlo,
sciogliere man mano quell’amicizia malsana che si era creata
ed iniziare a
spostare la mia attenzione altrove. Per mia sfortuna ero riuscita a
mettere in
pratica solo la prima parte del piano, la seconda era ancora in via di
elaborazione e speravo ci sarebbe rimasta ancora per poco.
Lui
sbuffò ridestandomi
dalle mie elucubrazioni “Lily io proprio non ti capisco,
eravamo amici fino ad
un anno fa. Praticamente inseparabili, poi senza un motivo da un giorno
all’altro sei scomparsa” mormorò
malinconico. Sapevo che in fin dei conti
teneva alla nostra amicizia, ma per me non era sufficiente. Non
più almeno.
“C’è
ben poco da
capire, sono impegnata!” sbottai furente. Possibile non
comprendesse il vero
motivo? Eppure non mi sembrava essere un gran mistero.
“Stasera
uscirai con
noi? Sei tornata presto da lavoro!” constatò
sorridendomi beffardo, mentre io
maledicevo il fato infame che quel giorno aveva deciso di punirmi.
Ok,
io devo essere stata molto cattiva in una mia
vita passata e adesso il mio karma negativo sta influenzando la mia
esistenza.
Cercai
di mantenere il
controllo prendendo un respiro profondo “Si .. più
tardi chiamo Claire per i
dettagli!” conclusi rivolgendo gli occhi al cielo e percorsi
di corsa gli
ultimi metri che mi separavano da cosa. Entrai sbattendo la porta in
malo modo
e mi diressi nella mia stanza barricandomi dentro.
Il
mio rifugio.
La
mia camera era
abbastanza piccola, le pareti lilla erano quasi totalmente coperte da
quadri e
cornici colme di fotografie della mia infanzia e dei miei amici.
Un’enorme
libreria di fronte la finestra conteneva i miei libri preferiti,
circondati da
ninnoli che avevo collezionato nel tempo, il collezionismo era sempre
stata una
mia passione. Una delle mensole era riservata alla mia vasta collezione
di
pietre: ametista, quarzo, occhio di tigre, acqua marina …
accanto alle quali
faceva bella mostra il piccolo incensiere ad olio.
Una
bella quantità di
candelabri in stile etnico erano distribuiti per la stanza, sorreggendo
candele
colorate e profumate. Ero solita accenderle di rado, soprattutto nei
momenti di
maggiore nervosismo, ma per non intaccare l’immagine
complessiva, conservavo in
un cassetto un bel po’ di candele di riserva.
Forse
in questo potevo definirmi leggermente
maniacale.
Quella
camera
rispecchiava completamente il mio modo di essere e le mie passioni, mi
ci erano
voluti anni per poterla personalizzare al meglio, ma potevo di certo
dirmi
soddisfatta del risultato, seppur cozzasse non poco con il resto della
casa.
Vivendo con mia nonna la modernità non poteva certo essere
padrona dell’arredamento.
Il mobilio dimostrava a pieno la sua età avanzata, mentre
l’immensa quantità di
dipinti che costellavano le pareti non erano che il ricordo della
passione del
nonno per la pittura. Mi ero sempre chiesta come lei potesse vivere
circondata
dai ricordi, io non sarei mai riuscita a camminare per quella casa
senza
scoppiare in un pianto convulso. Lo avevo conosciuto poco e questo mi
aveva
permesso di prendere la notizia in modo meno disperato di quello che la
mia indole
mi imponeva. Di lui avevo solo qualche lettera di auguri e pochi
ricordi di
infanzia, quando i miei genitori decidevano di tornare in America, cosa
alquanto rara, sebbene fosse desiderio di mia madre vivere nella sua
città
natale.
Il
giorno del funerale
dei miei ero stata costretta a questo trasferimento improvviso,
lasciando la
Spagna, per vivere dalla nonna, sebbene la conoscessi ben poco. In
compenso una
donna tanto adorabile non poteva non essere apprezzata e non mi ci
volle molto
per affezionarmi a lei irrimediabilmente. Nonna Ines ha oltre
settant’anni, un
metro e cinquanta di donna tutta rotondetta, i capelli ormai bianchi
conservano
ben poco del loro colore originario, un marrone rossastro, mentre i
suoi occhi
tanto simili ai miei nella loro tonalità, mi ricordano
inevitabilmente mia madre.
Da giovane doveva essere una splendida ragazza, da come confermavano
anche le
foto che di tanto in tanto ero riuscita ad ammirare.
Anche
la mia mamma era bellissima e papà non perdeva
occasione per ribadirlo.
Stanca
e non poco
turbata, decisi di deviare i miei pensieri altrove ed iniziai a pensare
alla
serata che mi attendeva, che oltretutto si prospettava non poco
estenuante. Non
sapevo nemmeno se Daniel aveva qualche nuova fiamma, ma
l’idea di vederlo
amoreggiare con qualcuna mi alterava all’inverosimile.
Possibile non
comprendesse ?
Sospirai
gettandomi a
peso morto sul letto, affondando nell’immensa trapunta
violacea, e
abbandonandomi ai ricordi dei giorni tranquilli ormai trascorsi da
tempo,
seppur non fossero poi così distanti.
Il
mio arrivo a
Vancouver era stato traumatico, essendo un luogo tanto diverso dalla
Spagna, ma
soprattutto per il trauma del lutto e l’inizio della mia vita
con la nonna che
nemmeno conoscevo. E fu in quei primi giorni che conobbi Daniel, era
sempre
stato carino, sebbene cinque anni fa fosse poco più che un
bambino. Aveva
compiuto da poco quattordici anni. Legammo immediatamente seppure i
nostri
caratteri fossero ben diversi, io schiva e solitaria, lui solare e
socievole.
Mi sentii irrimediabilmente attratta da lui, forse proprio per questa
differenza tra noi, lui era ciò che io avrei desiderato
essere. Felice e senza
pensieri …
Arduo,
considerando il pericolo che costantemente
incombeva su di me sin da allora.
Poi
con il tempo quei
sentimenti erano mutati trasformandosi in qualcosa di più
“forte”, dettata
anche da un’attrazione fisica non indifferente.
Effettivamente lui non poteva
che essere definito bello. Alto più o meno un metro e
ottanta, i muscoli sempre
ben in vista sotto le maglie aderenti che adorava, merito degli anni di
palestra, il suo egocentrismo era pari a ben pochi, per non parlare
della sua
fissazione per l’aspetto fisico. Dovevo ammettere che avevo
sempre detestato
questo suo lato frivolo. Eppure quei suoi occhi neri e penetranti
riuscivano
ugualmente ad ammaliarmi, tanto che spesso mi ero persa in fantasie
poco caste
su di lui. Desideravo poter accarezzare quei suoi capelli castani e
ricci
dall’aria ribelle, che gli davano un’aria
decisamente sexy, per non parlare
delle sue labbra …
Ok,
Lilian ora basta o rischi di saltargli addosso
stasera mi
ammonii mentalmente.
Un
nuovo sospiro mi
sfuggì, ero un caso senza speranza. L’idea di
vederlo non mi allettava per
nulla, avevo il terrore di scoprirmi troppo, ma per quella sera avrei
dovuto
fare buon viso a cattivo gioco, avrei dovuto dimostrare a tutti che non
li
evitavo di proposito, ma solo a causa dei miei improrogabili impegni.
Afferrai
il telefono componendo il numero di Claire, ormai evitavo anche lei da
mesi e
questo mi faceva sentire un vero schifo. Ma non volevo ammettere con
nessuno la
mia debolezza, perché non vi era dubbio sul fatto che fossi
una debole
ragazzina innamorata, incapace di affrontare i propri tormenti a testa
alta.
Preferivo scappare.
In
fondo la fuga era ciò che mi riusciva meglio,
eppure se così non fosse stato non sarei sopravvissuta
ancora per molto.
Avrebbero preso anche me quel giorno.
Dopo
pochi squilli una
voce arzilla dall’altro capo del telefono mi
strappò un sorriso “Chi non muore
si rivede”
“L’erba
cattiva non
muore mai” ribattei sghignazzando
La
sentii ridere di
rimando “Abbiamo
deciso di parlare per
proverbi?”
“No,
meglio lasciar
perdere, non ne ho abbastanza per poter incamerare un’intera
conversazione in
questo modo” replicai divertita
“a
cosa devo questa
bella sorpresa?” chiese allegramente. Dalla sua voce potevo
percepire la gioia
di potermi nuovamente sentire, probabilmente aveva compreso che il mio
allontanamento non era immotivato, perché non vi era traccia
di ostilità o
rammarico nel suo tono.
È
questo il motivo per cui l’adoro, sempre
comprensibile …
Sospirai
“Daniel mi ha
detto che stasera vi vedete e mi ha invitata! Spero non ti
dispiaccia!”
fingendomi accorata e sperando invano che mi comunicasse un rinvio
dell’uscita.
Un
urletto di gioia
rischiò di perforarmi un timpano, facendo crollare le mie
speranze di salvezza
“ Ma è meraviglioso!! Non sai quante
novità!” trillò contenta. In quel
momento
la immaginai a saltellare per la stanza e conoscendola era anche
abbastanza
probabile.
“Novità?
Nel nostro
gruppo?” esitai “Una nuova ragazza per il nostro
Daniel?” domandai ridacchiando
fingendo indifferenza, mentre dentro di me logoravo dalla gelosia
“No
no, un amico di
Josh si è unito al nostro gruppo!” mi
spiegò in tono sempre più entusiasta
Corrugai
la fronte
scettica, probabilmente dovevo avere un’espressione molto
buffa, ma ero davvero
sorpresa. Josh non era mai stato un tipo socievole e quei pochi amici
che aveva
li conoscevo, essendo lui l’unico con cui ero rimasta
realmente in contatto.
Probabilmente perché era anche l’unico che sapeva
della mia mostruosa cotta per
Daniel.
Claire
interpretò il
mio silenzio come un invito a continuare a ciarlare riguardo questo
fantomatico
ragazzo, che aveva definito straordinariamente bello. Quando finalmente
la
telefonata ebbe termine conoscevo di quel poveretto “Vita
morte e miracoli”. Mi
preparai in attesa di quella serata, mentre una strana ansia cresceva
in me e
ben presto ne avrei compreso il motivo. Mi concessi un bagno caldo, nel
vano
tentativo di rilassare i nervi e decisi che per quella sera avrei fatto
un
piccolo strappo alla regola, vestendomi in un modo più
consono ad una ragazza
della mia età, non che normalmente mi vestissi come mia
nonna, ma tendevo a
prediligere cose comode, fonte di continue critiche da parte delle mie
amiche.
“Lili
ma quando getterai quell’insulsa tuta?
Lilian
per l’amore del cielo butta quelle scarpe!
Lily
bla bla bla bla”
Ero
costretta a
sentirmi ripetere le stesse frasi di continuo, non che me ne curassi
particolarmente, ma talvolta sapevano essere veramente estenuanti.
Il
corpo è mio e mi vesto come dico io!
Mi
osservai allo
specchio e dovetti ammettere che il risultato non era poi male. I miei
capelli
rossi e mossi ricadevano morbidi sulla schiena, appuntati debolmente
con un
fermaglio in argento, un leggero tocco di ombretto ed un filo di matita
incorniciavano i miei occhi grigi, tratto caratteristico della mia
famiglia,
più precisamente delle donne della mia famiglia. Ed infine
un filo di
lucidalabbra. Per gli abiti avevo scelto dei semplici jeans a bassa
vita con
una magliettina rossa attillata, con qualche strappo dietro la schiena
e una
scollatura generosa. Non rinunciai alle mie immancabili scarpe da
ginnastica,
comode e pratiche.
Al
diavolo i tacchi, sono solo delle trappole
mortali.
Andai
in cucina per
avvisare la nonna della mia serata e rimase stranamente sorpresa dalla
notizia,
probabilmente per il periodo di reclusione che mi ero autoimposta.
Però non
parve interessarsi particolarmente della novità, non
indugiando a chiedere
spiegazione come al solito.
Che
strano
pensai tra me
La
mia amica puntuale
come un orologio svizzero si presentò alla porta di casa
mia, trascinandomi
letteralmente fuori e scaraventandomi in macchina. Questo suo lato
irruente non
mi era affatto mancato, delle volte sembrava esagitata e personalmente
ritenevo
facesse anche un po’ paura. Ridicolo pensando a
ciò che i miei occhi avevano
visto negli anni e alle stranezze che ero stata costretta a subire.
“è
stupendo” mormorò
per l’ennesima volta con lo sguardo sognante “ e
quella barbetta lasciata
leggermente incolta lo rende così sexy”
Alzai
gli occhi al
cielo“Certo … considerando che lo dici di ogni
ragazzo che vedi, immagino ci
sarà da fidarsi” ghignai facendola imbronciare.
Quella ragazza non sapeva
accettare la verità.
In
meno di dieci minuti
giungemmo a destinazione, nient’altro che uno spiazzo che
affacciava sul mare,
dove i miei amici erano soliti riunirsi. Era un bel posto ed il
panorama che si
godeva era uno dei migliori, unica pecca era il problema
“coppiette”, infatti
era il tipico ritrovo degli innamorati.
Proprio
il luogo adatto per il mio umore.
I
miei amici sgranarono
gli occhi notando la mia presenza accanto a Claire, che sorrideva
sorniona. A
quanto pareva non li aveva avvertiti, strano però che non lo
avesse fatto
Daniel che era solito spifferare tutto a tempo record.
“Non
ci credo Lilian è
davvero qui con noi? Oppure è solo un miraggio”
borbottò Mathias fingendosi
sconvolto, mentre con fare teatrale si avvicinava a me.
Salutai
i miei vecchi
amici contenta che in quel momento Daniel non fosse ancora giunto. Non
chiesi
informazioni, avevo la sensazione fosse con una delle sue fiamme e
preferivo
non averne conferma. La serata trascorse tranquilla tra uno scherzo ed
un
altro, mi erano mancati non poco, e mi stavo godendo le chiacchiere.
C’erano
state non poche novità e si stavano premurando di
aggiornarmi su ogni singolo
evento, anche il più insulso. Tutto, ma proprio tutto!
Margaret decise
addirittura di elencarmi tutti i capi nuovi aggiunti nel suo armadio e
se non
fosse stato per Josh che gentilmente era accorso in mio aiuto, sarebbe
passata
anche alle scarpe.
“Josh
ti ho mai detto
che ti adoro e che sei il mio angelo custode?” bisbigliai
attaccandomi
spasmodicamente al suo braccio
Annuì
sghignazzando.
Sentii una mano stringermi l’avambraccio e mi girai curiosa
“Lily guarda sta
arrivando” sibilò Elen con
un’espressione buffa dipinta in viso, un incrocio
tra uno sguardo sognante e il volto di una persona dinanzi alla sua
torta
preferita. Stava praticamente sbavando.
Sogghignando
indirizzai
lo sguardo verso il punto indicatomi dalle mie amiche, non avevano
fatto altro
che tessermi le lodi di quel ragazzo per tutta la sera, elogiandomi i
suoi
occhi neri, i capelli castano chiaro, fisico asciutto. Mi avevano
stordito con
tutte quelle chiacchiere
“Hey
Luke ti ricordi
della nostra amica di cui ti abbiamo parlato? Ci ha raggiunto anche lei
stasera!” esclamò Mathias preso da una strana
euforia.
Spalancai
la bocca
sconvolta da quella visione, ma non per il medesimo motivo di Claire e
le
altre. Dinanzi a me quel maledetto di Lucas mi sorrideva beffardo
mostrando la
sua espressione più innocente. Non era cambiato poi molto e
le descrizioni
delle mie amiche non gli rendevano giustizia. Era decisamente sexy!
Decisamente
più alto dall’ultima volta che ci eravamo
incontrati, doveva aver raggiunto il
metro e novanta, ma ciò che mi sconvolse maggiormente fu il
suo fisico
decisamente più robusto. Non era il tipico ragazzo
bellissimo che si può
ammirare sulla copertina di un giornale, ma il suo fascino era
innegabile.
“Ti
avevo detto che era
bellissimo” sussurrò la mia amica interpretando
male il mio silenzio
Deglutii
rumorosamente
incapace di proferir parola, completamente sconvolta da
quell’incontro
imprevisto
Allungò la mano
verso di me “Io sono Luke, tu
devi essere Lilian, tanto piacere di conoscerti” disse suadente facendomi
l’occhiolino.
Brutto
bastardo …
Ghignava
divertito
dalla situazione quel maledetto, si dilettava come al solito a
prendersi gioco
di me.
“Luke,
piacere” sibilai
a denti stretti, lasciando straniti gli altri. Non era una mia
consuetudine
comportarmi sgarbatamente, ma con lui era sempre stato istintivo, un
odio a
pelle oserei dire. Anche se con molta probabilità era
causato dall’imposizione
di averlo sempre attorno.
“Ti
odio” mormorai
sapendo che mi avrebbe di certo sentita, grazie al suo udito nettamente
più
sviluppato rispetto a qualsiasi altro umano.
“Ora
che sono state
fatte le presentazioni che ne dite di andare al pub a mangiare
qualcosa? Ho una
fame assurda …” borbottò Mathias,
affamato come suo solito. Che fossero le tre
del mattino o le nove di sera non faceva alcuna differenza, a parer suo
ogni
momento era buono per mangiare, e ciò era evidente dal suo
fisico abbastanza
rotondetto.
Scossi
il capo un po’
divertita e un po’ allucinata, cercando di deviare i pensieri
da quella figura
che mi scrutava di sottecchi, entusiasta di essere riuscita a cogliermi
in
fallo.
“mio
caro Luke, metterò in conto anche questa”
pensai adirata
Giungemmo
velocemente
al locale e non dovemmo attendere molto per prendere posto, essendo
quasi
vuoto. Con mio grande disappunto si sedette accanto a me, probabilmente
per
godersi la possibilità di punzecchiarmi per
l’intera serata. Finsi di non
prestargli attenzione, volgendo il mio sguardo a Josh che mi osservava
confuso,
facendo scorrere il suo sguardo da me al suo nuovo amico. La
perspicacia era
una sua dote ed ero quasi convinta avesse intuito che Luke per me non
fosse un
estraneo, peccato che gli mancavano non pochi elementi per poter trarre
le
giuste conclusioni.
Determinati
segreti vanno mantenuti se non si vuole
rendere partecipi gli altri delle proprie disavventure e dei proprio
drammi, e
nel mio caso il sentirmi diversa era un ulteriore motivo per celare
quel
mistero che mi avvolgeva e che speravo non si dissolvesse per alcun
motivo.
Di
certo non volevo essere definita pazza … non
aspiravo al manicomio.
Sussultai
quando sentii
una mano poggiarsi al mio gomito ,con l’intento di attirare
silenziosamente la
mia attenzione “Niña
era da un po’ che non ci vedevamo!”
sussurrò suadente
Un
grugnito decisamente
poco femminile uscii dalle mie labbra “Cosa ci fai
qui?” sibilai sempre
puntando lo sguardo altrove, per celare il nostro scambio. Mancavano
solo i
pettegolezzi per rovinare completamente quella disastrosa serata.
Peggio
di così …
Lo
vidi recuperare il
bicchiere di birra e avvicinarlo mestamente alle labbra per celare il
suo
sorrisetto ironico “Diritta al punto! Come al
solito” bisbigliò
Non
so cosa mi
trattenne dal mettermi ad urlare, stava evidentemente eludendo le mie
domande e
questo non era mai un buon segno quando c’era lui di mezzo.
“Smettila di
scherzare … non sono in vena” sbottai fulminandolo
con lo sguardo, ma notando
la sua esitazione mi alzai e con una scusa mi recai sulla terrazza.
Recuperai
una sigaretta
dalla borsa, non ero un’accanita fumatrice, ma capitava che
in momenti di
particolare stress quel bisogno si facesse sentire. E la comparsa di
Lucas non
poteva non sortire un simile effetto.
“Il
fumo uccide” la sua
voce melodiosa mi arrivò irritante come al solito
“A
quanto pare su di me
incombe di peggio …” sussurrai lasciando la frase
in sospeso, sperando si
decidesse a darmi delucidazioni sulla sua improvvisa ricomparsa.
Era
svanito cinque anni
fa dopo il nostro ennesimo litigio, avevo sempre ritenuto assurdo dover
avere
continuamente una balia a vegliare su di me. Avevo rinnegato la magia,
dopo la
morte dei miei genitori a causa Loro,
mi ero rifiutata di perpetuare quella follia collettiva. Che ci fossero
anche
cento licantropi a proteggermi non sarebbe bastato, loro mi avrebbero
trovata
ed eliminata.
Le
lacrime trattenute
iniziarono a scendere copiose sulle mie gote,erano anni che non
piangevo,
tentando in ogni modo di apparire forte e determinata agli occhi degli
altri.
Odiavo essere oggetto della loro pietà, odiavo essere
compatita … ma con Luke
la mia maschera cadeva e forse questo era uno dei motivi della mia
ostilità
verso di lui.
Mi
tirò a se cercando
di consolarmi “Non ti accadrà nulla!”
mormorò dolcemente
“Allora
perché sei
tornato! Nel nostro patto questo non era previsto … io avrei
rinunciato ai miei
poteri e di conseguenza alla tua protezione, per poter vivere entrambi
una vita
normale! Ti ho dato la libertà e non riesco a comprendere il
motivo del tuo
ritorno” urlai divincolandomi dal suo abbraccio e guardandolo
truce
Si
passò una mano tra i
capelli, era un gesto che usava fare quando era teso “Sai
benissimo che non è
così semplice” mormorò
evitando di
incrociare il mio sguardo. Da quel giorno non avevamo più
parlato, avevamo
posto fine a quella strana amicizia che ci legava. Era
l’unico modo per
ottenere entrambi la libertà da quelle assurde imposizioni.
Una
leggenda, seppur millenaria, non poteva muovere
i fili della mia vita! Non lo avrei permesso
Sbuffai
asciugandomi le
lacrime con le maniche della maglia sporcandole anche di trucco. Quella
non era
certo la mia serata fortunata.
Lo
sentii sospirare
pesantemente “Piccolina, è il mio compito e per
quanto tu possa opporti non
puoi!”
“Io
ho rinunciato ai
miei poteri e di conseguenza anche alla tua protezione”
ribadii per l’ennesima
volta, sebbene sapessi quanto non fosse tutto così semplice.
Mi
guardò truce “Strega
si nasce ed è impossibile rinunciare ai propri poteri! Sono
parte di te e sei
solo una mocciosa se credi di poter andare contro la tua
natura!” sbottò
furente
“Dillo
a mia madre”
bofonchiai con le lacrime agli occhi
“è
appunto per questo
che sono quì! Non puoi restare senza protezione, se loro
arrivassero …”
Lo
bloccai impedendogli
di continuare, sapevo benissimo cosa mi sarebbe accaduto in quel caso e
non
c’era bisogno di ribadirlo “Non mi importa, non uso
la magia quindi non possono
individuarmi!”
Alzò
gli occhi al
cielo, palesemente irritato “Stasera
sei
in vena di dire sciocchezze? Conosci bene le regole e anche i loro
mezzi! Ti
troveranno anche senza l’uso della magia, sarà
più complicato ma non
impossibile!”
Sbuffai
contrariata “e
cosa vorresti fare?” bofonchiai incrociando le braccia al
petto e ponendomi in
posizione di sfida.
“Sarò
la tua ombra”
concluse mentre un sorriso sornione si dipingeva sul suo volto.
Non
promette affatto bene
Mi
accigliai
guardandolo di sbieco “Devo aggiungere anche un letto nella
mia stanza?”
domandai ironica
“No
tesoro, tua nonna
mi ha ceduto la stanza accanto alla tua” ghignò
soddisfatto lasciandomi di
stucco
Strabuzzai
gli occhi
“Co .. come?” balbettai
“
Niña,
sono appena tornato da casa tua dove ho riposto i
bagagli!” continuò imperterrito trattenendo a
stento le risate. Probabilmente
dovevo avere un’espressione veramente buffa, ma in quel
momento non me ne
curai, essendo persa in maledizioni nelle più svariate
lingue.
Rettifico,
c’è sempre di peggio
“Ma
io non ne sapevo
nulla …” piagnucolai portandomi a sedere sul
muretto e gettando la sigaretta
ormai terminata. Non mi aveva tranquillizzata per nulla!
Sorrise
beffardo “Ho
deciso oggi! In realtà ho incontrato tua nonna per strada e,
dopo averle
raccontato tutto, ha deciso di ospitarmi da voi per rendermi
più semplice il
compito”
Boccheggiai
incapace di
proferir parola. Possibile fossero tutti contro di me? Mancava solo il
lupacchiotto a farmi da guardia del corpo per completare il quadro
della
disperazione.
Sospirai
contrariata ma
alla fine decisi di arrendermi, oppormi non sarebbe servito a nulla. La
nonna
si preoccupava per la mia salute e avrebbe fatto ogni cosa onde evitare
che mi
venisse fatto del male.