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Autore: Shinalia    08/09/2009    3 recensioni
VII classificata al contest: ~ Dal Film alla Storia (indetto da: DarkRose86)
Dedicata a Simo87 e a The Duck che hanno sopportato il mio sclerare mentre scrivevo questa storia!!!! ♥
Estratto capitolo:
“Credi abbia funzionato?” domandò titubante, dischiudendo anche lui gli occhi.
“Si sì… ho avvertito una strana sensazione di calore .. ma ..” mi voltai verso la nonna che ci osservava con un’espressione compiaciuta “è riuscito? C’è un modo per scoprirlo prima di ritrovarci una palla di pelo imbestialita per casa?” ironizzai per sciogliere la tensione.
Lei annuì mesta indicando le nostre mani “è apparso il simbolo” ci annunciò.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Storia scritta per il contest: ~ Dal Film alla Storia

7 – So che per qualche motivo, ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te! (I Passi dell'Amore)

Storia dedicata a Simo87 e a The Duck che hanno sopportato il mio sclerare mentre scrivevo questa storia!!!! ♥

Betato by Dighhi

The Legends

§

of Witches

I

Ho sempre trovato estremamente rilassante passeggiare sotto la pioggia, il mio rimedio contro la tristezza. Alquanto strano dovevo ammetterlo, ma infondo non c’è persona che non mi definisca tale e dopo un po’ ci si fa l’abitudine.

Vivevo a Vancouver una delle tre città generalmente classificate come le prime per la qualità della vita. Il suo clima è tra i più miti delle città Americane e sebbene siano frequenti le piogge in inverno – cosa a me molto gradita – in estate raggiunge anche i 26°. Ho sempre adorato la mia città e sebbene ci viva da meno di cinque anni la considero la mia casa.

Anche loro l’avrebbero di certo adorata, eppure non hanno avuto la possibilità di ammirarla.

Persa nei miei pensieri passeggiavo tranquillamente sul tragitto dal lavoro a casa, che dista ben quaranta minuti, ma non mi pesa. D’altronde ci sono abituata essendo ormai una routine. D’un tratto avvertii l’assenza di gocce di pioggia e volsi lo sguardo al cielo per individuarne la causa, notando con un certo disappunto il continuo scrosciare dell’acqua sul marciapiede dinanzi a me. Un enorme ombrello color porpora si stagliava sulla mia testa e non mi ci volle molto per individuare la presenza al mio fianco. L’avrei riconosciuta tra mille.

Sospirai affranta per quell’incontro inaspettato e che per quanto per un certo verso potesse essere gradito, dovevo ammettere che il nostro continuo incrociarci andava contro i miei progetti. Iniziavo a sospettare mi stesse seguendo.

Si, certo Lilian, lui non ha di meglio da fare che seguire proprio te? Sciocca!

Tolsi svogliatamente le cuffie dell’i - pod dalle orecchie e salutai il mio “amico”

“Daniel ..” dissi atona.

Non mi sfuggì il suo sospiro rassegnato “Dovresti smetterla di camminare sotto la pioggia! Ti ammalerai …” mi ammonii scrutandomi preoccupato. Probabilmente dovevo avere l’aspetto di un pulcino mezzo annegato.

“Non si saluta?” chiesi fingendo di non aver udito le sue parole. Non avevo nessuna intenzione di rinunciare alle mie rilassanti passeggiate e sperai vivamente non comunicasse il mio hobby alla nonna. Non avrebbe affatto gradito.

Sbuffò contrariato probabilmente per il mio tono “Ciao Lily” salutò debolmente

“Sai benissimo quanto odio quel diminutivo” esitai. Loro erano soliti chiamarmi in quel modo “il mio nome è Lilian” scandii

Sospirò pesantemente, ma come al solito non si alterò, non era nel suo stile. Riusciva a mantenere la calma in ogni situazione, anche la più snervante. “Lo vuoi capire che mi preoccupo per te? Delle volte ti comporti in modo strano” mormorò amareggiato

“Sono sempre stata strana … dovresti conoscermi bene visto che ci frequentiamo da più o meno cinque anni!” cinque anni in cui sei diventato il mio tormento avrei voluto aggiungere, ma preferii tenere quel dettaglio per me

“Ci frequentavamo vorrai dire!” replicò mesto e potei notare la punta di irritazione nel suo tono, che come al solito finsi di non cogliere.

Scrollai le spalle con finta indifferenza “Sono impegnata con l’università ed il lavoro .. lo sai benissimo! In questo periodo non ho il tempo di uscire” spiegai per l’ennesima volta. Certo che come scusa potevo inventarne una migliore !

“è per via di Josh? Da quando vi siete lasciati hai smesso di uscire con noi!” constatò alterato.

Alzai gli occhi al cielo “Sono stata io a lasciare lui, perché dovrei crearmi problemi a vederlo? Siamo ancora amici e ci sentiamo spesso, per non parlare che frequentiamo gli stessi corsi”

Josh era uno dei ragazzi che usciva nel nostro gruppo, dopo essermi resa conto del mio amore non corrisposto per Daniel decisi di ripiegare su di lui le mie attenzioni, un po’ come fonte di distrazione un po’ perché, per quanto non provassi amore o attrazione per lui, lo consideravo una delle persone più dolci del mondo. Credevo potesse realmente nascere qualcosa tra noi, ma non fu così, sfortunatamente per entrambi, e dopo qualche mese decidemmo di troncare il rapporto, restando semplicemente amici. Aveva compreso l’intensità dei miei sentimenti per Daniel. Desiderai spesso in quel periodo riuscire ad innamorarmi di Josh, avrei avuto molti meno problemi.

Mi sentii afferrare per il braccio e mi voltai perplessa verso Daniel che mi scrutava con un cipiglio inquisitore, che ben prestò mutò in un’espressione tutt’altro che allegra “Mi stai evitando?” domandò inquieto

Mi lasciai scappare una risata nervosa. Ci aveva preso in pieno, per la prima volta in vita sua era venuta fuori un minimo perspicacia. Certo con quasi un anno di ritardo …

meglio tardi che mai

“Secondo te devo necessariamente essere arrabbiata con qualcuno?” sbottai strattonando il braccio e tentando di cambiare immediatamente argomento, per uscire da quel campo minato

Ero sempre stata un’ottima attrice, attenta a non far trapelare dal mio volto nessuna emozione che non fosse quella da me prontamente scelta. Era un enorme vantaggio soprattutto considerando che fino a qualche anno fa io e Daniel vivevamo in simbiosi. Ero sempre stata perdutamente innamorata di lui … la mia prima cotta che man mano si era trasformata in qualcosa di più. Lui, il ragazzo della porta affianco, bello, interessante e che mi considerava la sua migliore amica e niente oltre questo.

Ah dimenticavo il suo carattere “leggermente” incline al libertinaggio!

Sembrava tanto una di quelle soap ridicole trasmesse in televisione. Un vero cliché. E pensare che avevo sempre odiato quelle storielline frivole e scontate. Il destino sa essere beffardo, o più precisamente bastardo.

Si, decisamente bastardo!

Comunque a differenza di quello che si vede in tv, io non consideravo una grande scelta restare sua amica, era solo un comportamento autolesionista vederlo girare con qualche ragazza, sentirmi narrare le lodi di una o di un’altra, visto che la sua storia più lunga non era durata che un mese … ma il giorno peggiore fu quando decise di narrarmi i dettagli del suo primo bacio.

Rabbrividii a quel pensiero e soprattutto al ricordo relativo a quella giornata atroce. Dopo la sua confessione passai l’intera notte a piangere disperata, mentre l’immagine di lui e della sua amichetta mi invadevano la mente.

Una tortura gratuita che mi aveva portato a ponderare un’opzione meno masochista: evitarlo, sciogliere man mano quell’amicizia malsana che si era creata ed iniziare a spostare la mia attenzione altrove. Per mia sfortuna ero riuscita a mettere in pratica solo la prima parte del piano, la seconda era ancora in via di elaborazione e speravo ci sarebbe rimasta ancora per poco.

Lui sbuffò ridestandomi dalle mie elucubrazioni “Lily io proprio non ti capisco, eravamo amici fino ad un anno fa. Praticamente inseparabili, poi senza un motivo da un giorno all’altro sei scomparsa” mormorò malinconico. Sapevo che in fin dei conti teneva alla nostra amicizia, ma per me non era sufficiente. Non più almeno.

“C’è ben poco da capire, sono impegnata!” sbottai furente. Possibile non comprendesse il vero motivo? Eppure non mi sembrava essere un gran mistero.

“Stasera uscirai con noi? Sei tornata presto da lavoro!” constatò sorridendomi beffardo, mentre io maledicevo il fato infame che quel giorno aveva deciso di punirmi.

Ok, io devo essere stata molto cattiva in una mia vita passata e adesso il mio karma negativo sta influenzando la mia esistenza.

Cercai di mantenere il controllo prendendo un respiro profondo “Si .. più tardi chiamo Claire per i dettagli!” conclusi rivolgendo gli occhi al cielo e percorsi di corsa gli ultimi metri che mi separavano da cosa. Entrai sbattendo la porta in malo modo e mi diressi nella mia stanza barricandomi dentro.

Il mio rifugio.

La mia camera era abbastanza piccola, le pareti lilla erano quasi totalmente coperte da quadri e cornici colme di fotografie della mia infanzia e dei miei amici. Un’enorme libreria di fronte la finestra conteneva i miei libri preferiti, circondati da ninnoli che avevo collezionato nel tempo, il collezionismo era sempre stata una mia passione. Una delle mensole era riservata alla mia vasta collezione di pietre: ametista, quarzo, occhio di tigre, acqua marina … accanto alle quali faceva bella mostra il piccolo incensiere ad olio.

Una bella quantità di candelabri in stile etnico erano distribuiti per la stanza, sorreggendo candele colorate e profumate. Ero solita accenderle di rado, soprattutto nei momenti di maggiore nervosismo, ma per non intaccare l’immagine complessiva, conservavo in un cassetto un bel po’ di candele di riserva.

Forse in questo potevo definirmi leggermente maniacale.

Quella camera rispecchiava completamente il mio modo di essere e le mie passioni, mi ci erano voluti anni per poterla personalizzare al meglio, ma potevo di certo dirmi soddisfatta del risultato, seppur cozzasse non poco con il resto della casa. Vivendo con mia nonna la modernità non poteva certo essere padrona dell’arredamento. Il mobilio dimostrava a pieno la sua età avanzata, mentre l’immensa quantità di dipinti che costellavano le pareti non erano che il ricordo della passione del nonno per la pittura. Mi ero sempre chiesta come lei potesse vivere circondata dai ricordi, io non sarei mai riuscita a camminare per quella casa senza scoppiare in un pianto convulso. Lo avevo conosciuto poco e questo mi aveva permesso di prendere la notizia in modo meno disperato di quello che la mia indole mi imponeva. Di lui avevo solo qualche lettera di auguri e pochi ricordi di infanzia, quando i miei genitori decidevano di tornare in America, cosa alquanto rara, sebbene fosse desiderio di mia madre vivere nella sua città natale.

Il giorno del funerale dei miei ero stata costretta a questo trasferimento improvviso, lasciando la Spagna, per vivere dalla nonna, sebbene la conoscessi ben poco. In compenso una donna tanto adorabile non poteva non essere apprezzata e non mi ci volle molto per affezionarmi a lei irrimediabilmente. Nonna Ines ha oltre settant’anni, un metro e cinquanta di donna tutta rotondetta, i capelli ormai bianchi conservano ben poco del loro colore originario, un marrone rossastro, mentre i suoi occhi tanto simili ai miei nella loro tonalità, mi ricordano inevitabilmente mia madre. Da giovane doveva essere una splendida ragazza, da come confermavano anche le foto che di tanto in tanto ero riuscita ad ammirare.

Anche la mia mamma era bellissima e papà non perdeva occasione per ribadirlo.

Stanca e non poco turbata, decisi di deviare i miei pensieri altrove ed iniziai a pensare alla serata che mi attendeva, che oltretutto si prospettava non poco estenuante. Non sapevo nemmeno se Daniel aveva qualche nuova fiamma, ma l’idea di vederlo amoreggiare con qualcuna mi alterava all’inverosimile. Possibile non comprendesse ?

Sospirai gettandomi a peso morto sul letto, affondando nell’immensa trapunta violacea, e abbandonandomi ai ricordi dei giorni tranquilli ormai trascorsi da tempo, seppur non fossero poi così distanti.

Il mio arrivo a Vancouver era stato traumatico, essendo un luogo tanto diverso dalla Spagna, ma soprattutto per il trauma del lutto e l’inizio della mia vita con la nonna che nemmeno conoscevo. E fu in quei primi giorni che conobbi Daniel, era sempre stato carino, sebbene cinque anni fa fosse poco più che un bambino. Aveva compiuto da poco quattordici anni. Legammo immediatamente seppure i nostri caratteri fossero ben diversi, io schiva e solitaria, lui solare e socievole. Mi sentii irrimediabilmente attratta da lui, forse proprio per questa differenza tra noi, lui era ciò che io avrei desiderato essere. Felice e senza pensieri …

Arduo, considerando il pericolo che costantemente incombeva su di me sin da allora.

Poi con il tempo quei sentimenti erano mutati trasformandosi in qualcosa di più “forte”, dettata anche da un’attrazione fisica non indifferente. Effettivamente lui non poteva che essere definito bello. Alto più o meno un metro e ottanta, i muscoli sempre ben in vista sotto le maglie aderenti che adorava, merito degli anni di palestra, il suo egocentrismo era pari a ben pochi, per non parlare della sua fissazione per l’aspetto fisico. Dovevo ammettere che avevo sempre detestato questo suo lato frivolo. Eppure quei suoi occhi neri e penetranti riuscivano ugualmente ad ammaliarmi, tanto che spesso mi ero persa in fantasie poco caste su di lui. Desideravo poter accarezzare quei suoi capelli castani e ricci dall’aria ribelle, che gli davano un’aria decisamente sexy, per non parlare delle sue labbra …

Ok, Lilian ora basta o rischi di saltargli addosso stasera mi ammonii mentalmente.

Un nuovo sospiro mi sfuggì, ero un caso senza speranza. L’idea di vederlo non mi allettava per nulla, avevo il terrore di scoprirmi troppo, ma per quella sera avrei dovuto fare buon viso a cattivo gioco, avrei dovuto dimostrare a tutti che non li evitavo di proposito, ma solo a causa dei miei improrogabili impegni. Afferrai il telefono componendo il numero di Claire, ormai evitavo anche lei da mesi e questo mi faceva sentire un vero schifo. Ma non volevo ammettere con nessuno la mia debolezza, perché non vi era dubbio sul fatto che fossi una debole ragazzina innamorata, incapace di affrontare i propri tormenti a testa alta. Preferivo scappare.

In fondo la fuga era ciò che mi riusciva meglio, eppure se così non fosse stato non sarei sopravvissuta ancora per molto. Avrebbero preso anche me quel giorno.

Dopo pochi squilli una voce arzilla dall’altro capo del telefono mi strappò un sorriso “Chi non muore si rivede”

“L’erba cattiva non muore mai” ribattei sghignazzando

La sentii ridere di rimando “Abbiamo deciso di parlare per proverbi?”

“No, meglio lasciar perdere, non ne ho abbastanza per poter incamerare un’intera conversazione in questo modo” replicai divertita

“a cosa devo questa bella sorpresa?” chiese allegramente. Dalla sua voce potevo percepire la gioia di potermi nuovamente sentire, probabilmente aveva compreso che il mio allontanamento non era immotivato, perché non vi era traccia di ostilità o rammarico nel suo tono.

È questo il motivo per cui l’adoro, sempre comprensibile …

Sospirai “Daniel mi ha detto che stasera vi vedete e mi ha invitata! Spero non ti dispiaccia!” fingendomi accorata e sperando invano che mi comunicasse un rinvio dell’uscita.

Un urletto di gioia rischiò di perforarmi un timpano, facendo crollare le mie speranze di salvezza “ Ma è meraviglioso!! Non sai quante novità!” trillò contenta. In quel momento la immaginai a saltellare per la stanza e conoscendola era anche abbastanza probabile.

“Novità? Nel nostro gruppo?” esitai “Una nuova ragazza per il nostro Daniel?” domandai ridacchiando fingendo indifferenza, mentre dentro di me logoravo dalla gelosia

“No no, un amico di Josh si è unito al nostro gruppo!” mi spiegò in tono sempre più entusiasta

Corrugai la fronte scettica, probabilmente dovevo avere un’espressione molto buffa, ma ero davvero sorpresa. Josh non era mai stato un tipo socievole e quei pochi amici che aveva li conoscevo, essendo lui l’unico con cui ero rimasta realmente in contatto. Probabilmente perché era anche l’unico che sapeva della mia mostruosa cotta per Daniel.

Claire interpretò il mio silenzio come un invito a continuare a ciarlare riguardo questo fantomatico ragazzo, che aveva definito straordinariamente bello. Quando finalmente la telefonata ebbe termine conoscevo di quel poveretto “Vita morte e miracoli”. Mi preparai in attesa di quella serata, mentre una strana ansia cresceva in me e ben presto ne avrei compreso il motivo. Mi concessi un bagno caldo, nel vano tentativo di rilassare i nervi e decisi che per quella sera avrei fatto un piccolo strappo alla regola, vestendomi in un modo più consono ad una ragazza della mia età, non che normalmente mi vestissi come mia nonna, ma tendevo a prediligere cose comode, fonte di continue critiche da parte delle mie amiche.

“Lili ma quando getterai quell’insulsa tuta?

Lilian per l’amore del cielo butta quelle scarpe!

Lily bla bla bla bla”

Ero costretta a sentirmi ripetere le stesse frasi di continuo, non che me ne curassi particolarmente, ma talvolta sapevano essere veramente estenuanti.

Il corpo è mio e mi vesto come dico io!

Mi osservai allo specchio e dovetti ammettere che il risultato non era poi male. I miei capelli rossi e mossi ricadevano morbidi sulla schiena, appuntati debolmente con un fermaglio in argento, un leggero tocco di ombretto ed un filo di matita incorniciavano i miei occhi grigi, tratto caratteristico della mia famiglia, più precisamente delle donne della mia famiglia. Ed infine un filo di lucidalabbra. Per gli abiti avevo scelto dei semplici jeans a bassa vita con una magliettina rossa attillata, con qualche strappo dietro la schiena e una scollatura generosa. Non rinunciai alle mie immancabili scarpe da ginnastica, comode e pratiche.

Al diavolo i tacchi, sono solo delle trappole mortali.

Andai in cucina per avvisare la nonna della mia serata e rimase stranamente sorpresa dalla notizia, probabilmente per il periodo di reclusione che mi ero autoimposta. Però non parve interessarsi particolarmente della novità, non indugiando a chiedere spiegazione come al solito.

Che strano pensai tra me

La mia amica puntuale come un orologio svizzero si presentò alla porta di casa mia, trascinandomi letteralmente fuori e scaraventandomi in macchina. Questo suo lato irruente non mi era affatto mancato, delle volte sembrava esagitata e personalmente ritenevo facesse anche un po’ paura. Ridicolo pensando a ciò che i miei occhi avevano visto negli anni e alle stranezze che ero stata costretta a subire.

“è stupendo” mormorò per l’ennesima volta con lo sguardo sognante “ e quella barbetta lasciata leggermente incolta lo rende così sexy”

Alzai gli occhi al cielo“Certo … considerando che lo dici di ogni ragazzo che vedi, immagino ci sarà da fidarsi” ghignai facendola imbronciare. Quella ragazza non sapeva accettare la verità.

In meno di dieci minuti giungemmo a destinazione, nient’altro che uno spiazzo che affacciava sul mare, dove i miei amici erano soliti riunirsi. Era un bel posto ed il panorama che si godeva era uno dei migliori, unica pecca era il problema “coppiette”, infatti era il tipico ritrovo degli innamorati.

Proprio il luogo adatto per il mio umore.

I miei amici sgranarono gli occhi notando la mia presenza accanto a Claire, che sorrideva sorniona. A quanto pareva non li aveva avvertiti, strano però che non lo avesse fatto Daniel che era solito spifferare tutto a tempo record.

“Non ci credo Lilian è davvero qui con noi? Oppure è solo un miraggio” borbottò Mathias fingendosi sconvolto, mentre con fare teatrale si avvicinava a me.

Salutai i miei vecchi amici contenta che in quel momento Daniel non fosse ancora giunto. Non chiesi informazioni, avevo la sensazione fosse con una delle sue fiamme e preferivo non averne conferma. La serata trascorse tranquilla tra uno scherzo ed un altro, mi erano mancati non poco, e mi stavo godendo le chiacchiere. C’erano state non poche novità e si stavano premurando di aggiornarmi su ogni singolo evento, anche il più insulso. Tutto, ma proprio tutto! Margaret decise addirittura di elencarmi tutti i capi nuovi aggiunti nel suo armadio e se non fosse stato per Josh che gentilmente era accorso in mio aiuto, sarebbe passata anche alle scarpe.

“Josh ti ho mai detto che ti adoro e che sei il mio angelo custode?” bisbigliai attaccandomi spasmodicamente al suo braccio

Annuì sghignazzando. Sentii una mano stringermi l’avambraccio e mi girai curiosa “Lily guarda sta arrivando” sibilò Elen con un’espressione buffa dipinta in viso, un incrocio tra uno sguardo sognante e il volto di una persona dinanzi alla sua torta preferita. Stava praticamente sbavando.

Sogghignando indirizzai lo sguardo verso il punto indicatomi dalle mie amiche, non avevano fatto altro che tessermi le lodi di quel ragazzo per tutta la sera, elogiandomi i suoi occhi neri, i capelli castano chiaro, fisico asciutto. Mi avevano stordito con tutte quelle chiacchiere

“Hey Luke ti ricordi della nostra amica di cui ti abbiamo parlato? Ci ha raggiunto anche lei stasera!” esclamò Mathias preso da una strana euforia.

Spalancai la bocca sconvolta da quella visione, ma non per il medesimo motivo di Claire e le altre. Dinanzi a me quel maledetto di Lucas mi sorrideva beffardo mostrando la sua espressione più innocente. Non era cambiato poi molto e le descrizioni delle mie amiche non gli rendevano giustizia. Era decisamente sexy! Decisamente più alto dall’ultima volta che ci eravamo incontrati, doveva aver raggiunto il metro e novanta, ma ciò che mi sconvolse maggiormente fu il suo fisico decisamente più robusto. Non era il tipico ragazzo bellissimo che si può ammirare sulla copertina di un giornale, ma il suo fascino era innegabile.

“Ti avevo detto che era bellissimo” sussurrò la mia amica interpretando male il mio silenzio

Deglutii rumorosamente incapace di proferir parola, completamente sconvolta da quell’incontro imprevisto

Allungò la mano verso di me “Io sono Luke, tu devi essere Lilian, tanto piacere di conoscerti” disse suadente facendomi l’occhiolino.

Brutto bastardo …

Ghignava divertito dalla situazione quel maledetto, si dilettava come al solito a prendersi gioco di me.

“Luke, piacere” sibilai a denti stretti, lasciando straniti gli altri. Non era una mia consuetudine comportarmi sgarbatamente, ma con lui era sempre stato istintivo, un odio a pelle oserei dire. Anche se con molta probabilità era causato dall’imposizione di averlo sempre attorno.

“Ti odio” mormorai sapendo che mi avrebbe di certo sentita, grazie al suo udito nettamente più sviluppato rispetto a qualsiasi altro umano.

“Ora che sono state fatte le presentazioni che ne dite di andare al pub a mangiare qualcosa? Ho una fame assurda …” borbottò Mathias, affamato come suo solito. Che fossero le tre del mattino o le nove di sera non faceva alcuna differenza, a parer suo ogni momento era buono per mangiare, e ciò era evidente dal suo fisico abbastanza rotondetto.

Scossi il capo un po’ divertita e un po’ allucinata, cercando di deviare i pensieri da quella figura che mi scrutava di sottecchi, entusiasta di essere riuscita a cogliermi in fallo.

“mio caro Luke, metterò in conto anche questa” pensai adirata

Giungemmo velocemente al locale e non dovemmo attendere molto per prendere posto, essendo quasi vuoto. Con mio grande disappunto si sedette accanto a me, probabilmente per godersi la possibilità di punzecchiarmi per l’intera serata. Finsi di non prestargli attenzione, volgendo il mio sguardo a Josh che mi osservava confuso, facendo scorrere il suo sguardo da me al suo nuovo amico. La perspicacia era una sua dote ed ero quasi convinta avesse intuito che Luke per me non fosse un estraneo, peccato che gli mancavano non pochi elementi per poter trarre le giuste conclusioni.

Determinati segreti vanno mantenuti se non si vuole rendere partecipi gli altri delle proprie disavventure e dei proprio drammi, e nel mio caso il sentirmi diversa era un ulteriore motivo per celare quel mistero che mi avvolgeva e che speravo non si dissolvesse per alcun motivo.

Di certo non volevo essere definita pazza … non aspiravo al manicomio.

Sussultai quando sentii una mano poggiarsi al mio gomito ,con l’intento di attirare silenziosamente la mia attenzione “Niña era da un po’ che non ci vedevamo!” sussurrò suadente

Un grugnito decisamente poco femminile uscii dalle mie labbra “Cosa ci fai qui?” sibilai sempre puntando lo sguardo altrove, per celare il nostro scambio. Mancavano solo i pettegolezzi per rovinare completamente quella disastrosa serata.

Peggio di così …

Lo vidi recuperare il bicchiere di birra e avvicinarlo mestamente alle labbra per celare il suo sorrisetto ironico “Diritta al punto! Come al solito” bisbigliò

Non so cosa mi trattenne dal mettermi ad urlare, stava evidentemente eludendo le mie domande e questo non era mai un buon segno quando c’era lui di mezzo. “Smettila di scherzare … non sono in vena” sbottai fulminandolo con lo sguardo, ma notando la sua esitazione mi alzai e con una scusa mi recai sulla terrazza.

Recuperai una sigaretta dalla borsa, non ero un’accanita fumatrice, ma capitava che in momenti di particolare stress quel bisogno si facesse sentire. E la comparsa di Lucas non poteva non sortire un simile effetto.

“Il fumo uccide” la sua voce melodiosa mi arrivò irritante come al solito

“A quanto pare su di me incombe di peggio …” sussurrai lasciando la frase in sospeso, sperando si decidesse a darmi delucidazioni sulla sua improvvisa ricomparsa.

Era svanito cinque anni fa dopo il nostro ennesimo litigio, avevo sempre ritenuto assurdo dover avere continuamente una balia a vegliare su di me. Avevo rinnegato la magia, dopo la morte dei miei genitori a causa Loro, mi ero rifiutata di perpetuare quella follia collettiva. Che ci fossero anche cento licantropi a proteggermi non sarebbe bastato, loro mi avrebbero trovata ed eliminata.

Le lacrime trattenute iniziarono a scendere copiose sulle mie gote,erano anni che non piangevo, tentando in ogni modo di apparire forte e determinata agli occhi degli altri. Odiavo essere oggetto della loro pietà, odiavo essere compatita … ma con Luke la mia maschera cadeva e forse questo era uno dei motivi della mia ostilità verso di lui.

Mi tirò a se cercando di consolarmi “Non ti accadrà nulla!” mormorò dolcemente

“Allora perché sei tornato! Nel nostro patto questo non era previsto … io avrei rinunciato ai miei poteri e di conseguenza alla tua protezione, per poter vivere entrambi una vita normale! Ti ho dato la libertà e non riesco a comprendere il motivo del tuo ritorno” urlai divincolandomi dal suo abbraccio e guardandolo truce

Si passò una mano tra i capelli, era un gesto che usava fare quando era teso “Sai benissimo che non è così semplice” mormorò evitando di incrociare il mio sguardo. Da quel giorno non avevamo più parlato, avevamo posto fine a quella strana amicizia che ci legava. Era l’unico modo per ottenere entrambi la libertà da quelle assurde imposizioni.

Una leggenda, seppur millenaria, non poteva muovere i fili della mia vita! Non lo avrei permesso

Sbuffai asciugandomi le lacrime con le maniche della maglia sporcandole anche di trucco. Quella non era certo la mia serata fortunata.

Lo sentii sospirare pesantemente “Piccolina, è il mio compito e per quanto tu possa opporti non puoi!”

“Io ho rinunciato ai miei poteri e di conseguenza anche alla tua protezione” ribadii per l’ennesima volta, sebbene sapessi quanto non fosse tutto così semplice.

Mi guardò truce “Strega si nasce ed è impossibile rinunciare ai propri poteri! Sono parte di te e sei solo una mocciosa se credi di poter andare contro la tua natura!” sbottò furente

“Dillo a mia madre” bofonchiai con le lacrime agli occhi

“è appunto per questo che sono quì! Non puoi restare senza protezione, se loro arrivassero …”

Lo bloccai impedendogli di continuare, sapevo benissimo cosa mi sarebbe accaduto in quel caso e non c’era bisogno di ribadirlo “Non mi importa, non uso la magia quindi non possono individuarmi!”

Alzò gli occhi al cielo, palesemente irritato “Stasera sei in vena di dire sciocchezze? Conosci bene le regole e anche i loro mezzi! Ti troveranno anche senza l’uso della magia, sarà più complicato ma non impossibile!”

Sbuffai contrariata “e cosa vorresti fare?” bofonchiai incrociando le braccia al petto e ponendomi in posizione di sfida.

“Sarò la tua ombra” concluse mentre un sorriso sornione si dipingeva sul suo volto.

Non promette affatto bene

Mi accigliai guardandolo di sbieco “Devo aggiungere anche un letto nella mia stanza?” domandai ironica

“No tesoro, tua nonna mi ha ceduto la stanza accanto alla tua” ghignò soddisfatto lasciandomi di stucco

Strabuzzai gli occhi “Co .. come?” balbettai

Niña, sono appena tornato da casa tua dove ho riposto i bagagli!” continuò imperterrito trattenendo a stento le risate. Probabilmente dovevo avere un’espressione veramente buffa, ma in quel momento non me ne curai, essendo persa in maledizioni nelle più svariate lingue.

Rettifico, c’è sempre di peggio

“Ma io non ne sapevo nulla …” piagnucolai portandomi a sedere sul muretto e gettando la sigaretta ormai terminata. Non mi aveva tranquillizzata per nulla!

Sorrise beffardo “Ho deciso oggi! In realtà ho incontrato tua nonna per strada e, dopo averle raccontato tutto, ha deciso di ospitarmi da voi per rendermi più semplice il compito”

Boccheggiai incapace di proferir parola. Possibile fossero tutti contro di me? Mancava solo il lupacchiotto a farmi da guardia del corpo per completare il quadro della disperazione.

Sospirai contrariata ma alla fine decisi di arrendermi, oppormi non sarebbe servito a nulla. La nonna si preoccupava per la mia salute e avrebbe fatto ogni cosa onde evitare che mi venisse fatto del male.

   
 
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