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Autore: niny95    08/08/2022    4 recensioni
[Zutara]
[Amnesia AU]
[Minilong]
Zuko e Katara si sono lasciati da tre anni, ma quando lui ha un incidente dimentica tre anni della propria vita. Katara così si ritrova a dover fingere che il tempo non sia mai passato. Cosa succederà? I due riusciranno a ricucire il proprio rapporto o è ormai troppo tardi?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jet, Katara, Suyin Beifong, Zuko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2.
 
Il giorno successivo, Zuko dopo averci riflettuto abbastanza era riuscito a calmarsi,  tutta quella situazione era abbastanza frustante: perdere la memoria, non potersi muovere come si deve, essere confinato tra quelle quattro mura … ma prendersela con Katara non era stato giusto.
Certo, non riusciva ancora a capire perché la ragazza si rifiutava di baciarlo ma, doveva avere i suoi buoni motivi, giusto? Proprio in quel momento la ragazza fece capolino alla porta, un sorriso di scuse dipinto sul volto «Ti sei un po’ calmato?» chiese «Ti ho portato qualcosa.» aggiunse poi avvicinandosi e porgendogli una scatola, che Zuko si rese conto aprendola, era piena di macarons — i suoi preferiti! — a quel gesto, il suo cuore traboccò d'amore e dovette mettercela tutta per evitare di baciarla «Mi vizierai!» esclamò poi.
«Magari è quello che voglio!» rispose lei scoccandogli un bacio nella guancia, bastò quel piccolo contatto per far arrossire il ragazzo come un adolescente alle prese con la prima cotta, Katara gli faceva sempre quell'effetto.
Mentre lui era perso in quei pensieri lei gli si era seduta accanto «Senti, mi dispiace di essere stata così … distante. » iniziò «Vorrei poterti dire tutto, davvero. E non pensare che questo non pesi anche a me. » aveva gli occhi lucidi, come se fosse in procinto di piangere e Zuko voleva soltanto stringerla a sé.
«No, dispiace a me. Ho esagerato, tutta questa situazione mi sta …  —» fece un gesto eloquente con la mano «— … facendo impazzire!»
Katara annuì «Certo, lo capisco. Ma sono certa che possiamo far funzionare le cose!»
Zuko sorrise grato alla sicurezza della ragazza.
 
Quel giorno Zuko sarebbe uscito dall'ospedale.  La dottoressa Beifong si era detta molto speranzosa: credeva, infatti, che poter vivere fuori dall'ospedale potesse aiutare Zuko a recuperare la memoria. Questo aveva rallegrato la giovane che si era offerta di ospitarlo a casa propria, in questo modo avrebbe potuto starle accanto: okay, una piccolissima parte di sé — non così piccola — l'aveva fatto nella speranza che Zuko non si disinnamorasse di lei una volta recuperata la memoria. Quando Jet l'aveva saputo non ne era stato proprio felice, Katara avrebbe voluto biasimarlo ma si rendeva conto che non poteva. Tecnicamente lei e Jet avevano una relazione, era normale che si infastidisse se il suo ex ragazzo — ex ragazzo che non le era per niente indifferente — venisse a vivere a casa sua.
Sospirò; Dio doveva assolutamente parlare con Jet, ma prima aveva bisogno che Zuko si riprendesse.
Annuì soddisfatta del suo piano e si incamminò per l'ultima volta verso la stanza di Zuko.
Quando arrivò lo trovò seduto sulla sedia a rotelle, quasi in attesa «Pronto a lasciare questo ospedale Zu'?!» domandò la ragazza sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso «Oh, non sono mai stato così pronto!» disse.
Katara scosse la testa, ridacchiò: in quel momento con i capelli scomposti, le braccia conserte e quel piccolo broncio Zuko era proprio adorabile!
«Allora andiamo signor Sozin, la sua personale autista l'attende!» esclamò.
Zuko a quella battuta rise. Era bello risentire la risata allegra e spensierata del ragazzo, sperava che quella fosse solo una delle tante.
 
Erano passate due settimane da quando Zuko era stato dimesso, il giorno prima aveva pure avuto la consueta visita di controllo. La dottoressa Beifong si era detta entusiasta, la sua guarigione stava andando bene tanto da permettergli di usare le stampelle invece di quella sedia a rotelle della malora. E Zuko era davvero felice dei progressi, quello che proprio non gli andava giù era la lentezza che la sua memoria ci stava mettendo. Per fortuna aveva Katara al proprio fianco, la ragazza era l'unica nota positiva in quella situazione disastrosa e vivere a casa insieme era estremamente gratificante.
Stava proprio instaurando le stampelle quando sentì la voce di Katara, si avvicinò con curiosità: la ragazza stava piegando alcuni vestiti, con la spalla teneva fermo il cellulare «Lo so, Jet. Sì, sì lo so la situazione non piace tanto neanche a me. Ma lui ha bisogno di me, cerca di capire.» bastarono quelle poche parole a far sparire ogni traccia di buon umore. Perse la presa di una stampella che cadde a terra con un rumore sordo, questo fece destare Katara che lasciò perdere il cellulare, volgendo l'attenzione al ragazzo «Zuko!» esclamò andandole incontro. Lui si scostò di colpo «Da quanto?» disse «Da quanto tempo hai un altro?»
Katara parve per un attimo perplessa, poi sospirò «Non vuoi prenderti neppure il disturbo di capire se stai correndo alle conclusioni sbagliate?» chiese.
Zuko fece una risata beffarda «Penso di aver sentito abbastanza. Lui ha bisogno di me. È per questo che stai con me?»
Lei scosse la testa, quasi come a  non volerci credere davvero che stesse succedendo davvero «Se fosse così farei questo?!» disse prima di alzargli il mento e baciarlo. Bastò sentire il sapore di quelle labbra morbide perché ogni preoccupazione di ipotetici Jet o chiunque altro sparisse. Per la seconda volta quel giorno perse la presa della stampella, mentre il suo braccio si stringeva attorno alla spalla di Katara.
 
Devo parlare con Jet erano queste le parole che aveva pensato Katara non appena aveva baciato Zuko. L'intenzione era quello di zittire le sue conclusioni, ma quel bacio aveva portato alla luce quello che per troppo tempo aveva finto di nascondere. E doveva a Jet una spiegazione, anche se non uscivano insieme da tantissimo, meritava comunque accanto una ragazza che fosse al cento per cento con lui. Era con questa premessa che aveva chiesto di vederlo, Zuko aveva una visita di controllo e lei aveva colto l'occasione per parlare con Jet.
E adesso era lì, nel parco in cui si davano spesso appuntamento, aspettando il ragazzo.
Dopo qualche minuto lui fece capolino, le mani dentro le tasche dei jeans, una canotta bianca e il suo solito sorriso «Pensavo non mi avresti più chiesto di vedermi!» esordì, sedendosi accanto.
Katara sospirò «Sì, scusami. Non ti ho prestato molto attenzione, mi dispiace.»
Lui scosse la testa «Non preoccuparti. So che eri impegnata, anzi non avrei dovuto pressarti tanto.»
La ragazza sospirò, Jet era un bravo ragazzo, avrebbe capito, vero? Infondo era proprio per il suo bene che doveva troncare ogni cosa, no? «Dobbiamo parlare.» disse infine.
Jet scosse la testa sorridendo «Ogni volta che una donna dice dobbiamo parlare non presagisce mai nulla di buono.» ma vedendo lo sguardo dell'altra ragazza il suo umore mutò «È così dunque? Vuoi lasciarmi?» Katara stava per obbiettare ma lui la fermò «Non sono un idiota: è da quanto è iniziato questo casino con Zuko che sei diversa. Dimmi solo una cosa: ne sei innamorata?»
La ragazza annuì, non sapeva se la sua voce potesse essere abbastanza forte per sostenere quella conversazione.
«E dimmi una cosa: quando tutto questo sarà finito, quando Zuko avrà recuperato la memoria cosa farai se lui non vorrà più stare con te?»
«Non ho tempo per i se.» rispose Katara. Jet annuì, si alzò tenendo lo sguardo basso «Jet aspetta!» lo richiamò la ragazza «Mi dispiace di essere stata una pessima fidanzata.» disse quando l'altro ragazzo si fu girato.
Lui scosse la testa, un sorriso amaro «Non è quello il problema.»
 
Jet non sapeva cosa pensare, sapeva che le cose con Katara non sarebbero durate, dentro di sé lo sentiva. Ma non gli andava giù che fosse stato scaricato per un tipo che a breve avrebbe potuto scaricarla a sua volta. Conoscendo Katara sapeva che non sarebbe certo corsa da lui se fosse successo, era una ragazza corretta, non avrebbe mai usato Jet come ruota di scorta eppure …  Non sapeva nemmeno lui il perché la cosa lo faceva così infuriare.  
Stava camminando al solito parco, le mani in tasca, la mente che vagava. Quando li vide, erano seduti a una panchina mentre mangiavano un gelato. Zuko stava spostando una ciocca randagia dietro l’orecchio di Katara.  
Jet non seppe spiegarsi il perché ma a quella vista il sangue gli ribollì e senza neanche rendersene conto si ritrovò a manifestare la sua presenza. Guardò Zuko dritto negli occhi e disse: «Ehi. Vuoi capirlo che vi siete lasciati da tre anni?!»  
A quelle parole lo sguardo di Katara si scurì mentre Zuko lo guardò con confusione «Scusa, ci conosciamo?» ma non ebbe la possibilità di rispondere perché una mano di Katara si era stretta attorno al suo braccio e lo stava trascinando lontano.  
«Capisco che sei arrabbiato per come sono andate le cose, ti ho trattato male senza neanche rendermene conto e me ne dispiace. Se ci fosse un modo per rimediare lo farei.» disse Katara non appena furono abbastanza lontani «Ma Jet non avevi il diritto di parlare così a Zuko. Non è giusto che paghi per le mie colpe.»  
Jet abbassò lo sguardo colpevole «Hai ragione, non so che mi è preso. Vi ho visto insieme, sembravate così innamorati e mi sono ingelosito.»  
Katara sospirò «Vorrei che le cose fossero andate diversamente.» disse colpevole.  
Lui per tutta risposta si limitò ad abbracciare la ragazza.  
 
 
Zuko aveva quasi del tutto abolito le stampelle, quel giorno stava aiutando Katara a fare i biscotti. Era stata un’idea della ragazza coinvolgere anche lui, aveva detto che sarebbe stato divertente, e in effetti, Zuko dovette confermare che lo era davvero. 
La ragazza fece un sorriso impertinente seguito subito dopo da un occhiolino, immerse un dito nella glassa dei biscotti e sporcò il naso di Zuko. 
A quel gesto come un fuoco d’artificio un ricordo spuntò dietro gli occhi del ragazzo.  
  Era una domenica come tante, pioveva così Katara aveva proposto di fare i biscotti. Zuko aveva annuito d'accordo «Sarò il tuo assaggiatore ufficiale!» ma la ragazza aveva scosso la testa «Neanche per idea! Tu mi aiuterai a prepararli.» gli aveva puntato un dito contro quasi minacciandolo. 
Il ragazzo aveva alzato entrambe le mani in alto prima di mettersi al lavoro. 
Circa mezz'ora dopo, erano entrambi in cucina in maniche di camicia, Katara indossava uno dei classici grembiuli da cucina. Le mani sporche di farina. Katara fece un sorriso sciocco, uno di quello che faceva sciogliere il cuore di Zuko ogni singola volta, immerse un dito nella glassa con cui avrebbe dovuto riempire i biscotti e sporcò il naso di Zuko.  
Zuko fece un buffo broncio che fece ridere Katara di gusto.  
Zuko strabuzzò gli occhi, annullò le distanze e baciò la ragazza come se ne andasse della sua stessa vita.  
«Non che me ne lamenti, ma a cosa devo questo bacio?» domandò Katara sorridendo.  
«Ricordo.» si limitò a dire. Non sapeva nemmeno se lei avesse un ragazzo, ma quello che provava era talmente prorompente che tutto quello che riusciva a pensare era il sapore delle sue labbra.  
«Quindi ricordi anche …?» la voce di Katara era incerta.  
Lui annuì, per un attimo si chiese se era stata una buona idea baciarla «Che ci siamo lasciati. Anzi, immagino che non avrei dovuto baciarti. Immagino che quel ragazzo nel parco …»  
Katara scosse la testa «Oh sì, Jet. Le cose tra noi non sono andate bene. Soprattutto perché ho capito di amare ancora te.»  
A quelle parole un sorriso sincero decorò le labbra di Zuko «Questo mi rallegra.» disse ma poi per un attimo l’incertezza lo colse alla sprovvista «Questo vuol dire che vuoi stare insieme a me?»  
Lei ridacchiò «Solo se lo vuoi anche tu!» disse prima di incontrarlo in un nuovo dolce bacio.  
Zuko non ricordava ancora tutto, quello non era che il primo capitolo della loro vita, ma si sarebbe assicurato di goderselo quanto più possibile.  
  
  Note: Ed eccoci al secondo e ultimo capitolo. Spero che questa minilong vi sia piaciuta, più di quando abbia incasinato me ahah. 
A presto (Ho tanti altri progetti su questo fandom u.u) 
Niny 

 
   
 
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