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Autore: Lady Warleggan    18/08/2022    2 recensioni
Fanfiction ambientata dopo la fine della 4° stagione (allerta spoiler!)
Isla ha ventisette anni quando accetta un impiego come istitutrice in Cornovaglia presso la tenuta di Trenwith. George invece, ormai sulla soglia dei quaranta, si è letteralmente catapultato nel lavoro e nella politica per mettere al tacere il dolore che lo tormenta dalla morte di Elizabeth.
Isla rappresenta per lui la più fresca delle novità: è intraprendente, dolce e amorevole col piccolo Valentine, di cui è diventata la sua migliore istitutrice. Tra i due c’è un semplice rapporto di educazione e rispetto, ma il destino ha in serbo per entrambi qualcosa di completamente diverso, e forse per George riserva ancora l’opportunità di amare di nuovo.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, George Warleggan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Undici.
 
Quando un venerdì mattina George bussò a Killewarren, Dwight Enys si trovava all'interno del proprio ufficio a godersi distrattamente il tepore del suo camino e la compagnia di Horace, senza avere grandi piani per quella giornata. Solitamente sua moglie non si allontanava mai dal suo carlino, ma quella mattina il cane si era mostrato ancora più pigro e svogliato del solito, e Caroline, seppur a fatica, aveva alla fine smesso di insistere a cercare di schiodarlo dalla poltrona ed era andata a porgere le sue congratulazioni a una vicina di casa che recentemente aveva partorito.
Dwight era invece rimasto in ufficio adducendo la scusa di dover studiare il caso clinico di un suo paziente (in realtà, come già detto, quella mattina si stava godendo solo un po' di dolce far niente), ma sua moglie lo conosceva troppo bene e sapeva che aveva già fatto le sue congratulazioni a tempo debito quando aveva aiutato la loro vicina a partorire, e che presentarsi a eventi in cui dovesse sforzarsi di sorridere e conversare, era una cosa che non troppo gli andasse a genio.
Aveva finto di crederci e si era preparata di tutto punto, a lei quelle occasioni piacevano e Dwight sapeva che se la cavava piuttosto bene anche senza di lui: e poi, da quando avevano perso la loro piccina, Caroline finalmente riusciva ad avvicinarsi ai bambini senza usare scuse taglienti o nascondendosi dietro un velo di ironia... non ne avevano più parlato e quando si lasciavano andare sotto le lenzuola, Dwight era sempre molto cauto e attento, pure perché era certo che sua moglie avesse paura di rivivere l'inferno patito dopo la morte di Sarah. Anche lui sapeva che non sarebbe stato capace di sopravvivere nuovamente a quello strazio, benché desiderasse ardentemente provare ad avere un altro figlio.
Ma fino a che Caroline non sarebbe mai stata pronta ad aprire nuovamente il suo cuore, Dwight si era promesso di aspettare. Erano ancora giovani e belli, e sia lui, che sua moglie, scoppiavano di salute. Ci sarebbero stati tempo e modo di parlare di quell'argomento e sapeva che forse nessuno dei due sarebbe riuscito a farlo tanto presto.
Una domestica accolse George Warleggan all'ingresso di Killewarren e sempre lei stessa, accompagnò poi l'inatteso ospite nello studio di Dwight. Il dottor Enys, quando se lo ritrovò davanti, non era ancora riuscito a contenere la perplessità e lo stupore di ritrovarselo faccia a faccia: escludendo la febbre di Valentine di alcuni mesi fa, George non richiedeva i suoi servigi più o meno dai tempi in cui si era ripreso dalla morte di Elizabeth.
Dal suo quarantesimo compleanno era appena passata una settimana, ma in quell'occasione, Dwight aveva soltanto avuto modo di confermare che il banchiere più influente di tutta la Cornovaglia ormai si fosse ripreso alla grande e che il dolore che lo aveva travolto mesi prima, minando la sua salute mentale, si fosse finalmente tramutato in ricordo.
"George" disse, facendo il giro della sua scrivania per raggiungerlo e stringergli educatamente una mano. "Gradite un the o un brandy? Un bicchierino di porto?"
Dwight gli fece cenno di accomodarsi su una delle poltrone accanto al caminetto, quella su cui non si era spaparanzato Horace, che nel frattempo si godeva uno dei suoi tanti sonnellini della giornata.
George si sedette.
"Un po' di porto lo gradisco, grazie."
Dwight annuì, ancora incredulo per quella visita. Solitamente se c'era George Warleggan nei paraggi non ci si poteva mai aspettare nulla di buono, soprattutto perché, in quanto migliore amico di Ross, ormai aveva compreso da anni quanto potesse essere spietato il banchiere. Tuttavia, quel giorno, aveva la strana e inquietante sensazione che non ci fosse nulla per cui preoccuparsi.
Servì al suo ospite un bicchierino di porto e poi andò a mettersi di fronte a lui, portandosi Horace sulle gambe che, dopo un grugnito infastidito, era tornato ad appisolarsi pigramente. Ormai era invecchiato, e Caroline approfittava di ogni occasione per viziarlo e coccolarlo sempre di più.
"Cosa posso fare per voi?"
George gli sembrò incerto, come se effettivamente stesse soppesando il motivo di quella visita. Anche ad un'occhiata da lontano, era evidente che pure un cieco si sarebbe accorto che il signor Warleggan non avesse alcun tipo di problema fisico e che di certo nessun altro membro della sua famiglia corresse dei rischi, con lui che se ne stava così calmo a sorseggiare porto accanto al camino acceso di Killewarren.
"Ho bisogno del vostro parere... di medico."
Dwight annuì appena, ancora confuso.
"Ditemi... qualcuno sta male?"
"No." George scosse il capo. "Voi... siete a conoscenza di quella che era la mia situazione alla morte di Elizabeth."
Il dottor Enys annuì. "Certo."
"Non sono qui a chiedervi riservatezza o altro, so bene che il vostro mestiere lo richiede per principio e dopo tutto questo tempo non avrebbe senso" continuò il banchiere. "Ho bisogno di un vostro consiglio."
Dwight gli fece cenno di proseguire.
"Ho provato molto dolore alla morte di Elizabeth, e non vorrei mai rivivere una cosa del genere" iniziò a spiegare. "Ma credo di provare di nuovo qualcosa per un'altra donna, forse persino più forte di quello che sentivo per mia moglie e questo me ne fa vergognare."
Il dottor Enys aveva ancora un quadro molto confuso: non riusciva a capire se George volesse davvero un suo parere di medico o se, in realtà, cercasse soltanto il conforto di una parola amica. George aveva tanti clienti, alleati, ma forse nessun amico.
"Continuate."
"Dottor Enys, vi sto chiedendo se dopo quel dolore provato alla morte di mia moglie, io possa essere in grado di superare di nuovo qualcosa di simile. Avete visto in che condizioni ero, no?" spiegò ancora, gli occhi fissi sulle mani che torturavano il bordo della sua giacca. "Perché credo che se dovesse capitare ancora, provare di nuovo qualcosa del genere mi ucciderebbe."
Dwight Enys si passò una mano sotto al mento, fissando incuriosito il suo ospite. Il suo ballo con Isla Wood di certo non era passato inosservato soltanto a lui, ma neanche a sua moglie che sembrava saperne molto di più, e al folto gruppo di invitati che avevano preso parte alla festa di compleanno di George. Possibile che il banchiere provasse qualcosa di serio per la giovane amica di sua moglie e che ora avesse paura di lasciarsi andare?
Francamente, in principio, non avrebbe mai consigliato un uomo come George Warleggan alla dolce Isla: tuttavia, aveva modo di credere che gli eventi vissuti dopo la morte di Elizabeth e l'arrivo di quella ragazza scozzese, avessero cambiato profondamente, a modo suo, l'uomo che aveva davanti.
"George, non credo di potervi dare una risposta concreta come medico, ma più come un amico" rivelò Dwight, soppesando le sue parole e stupendo persino se stesso di averle pronunciate. "Non è possibile prevedere il futuro e quel che ci accadrà, ma... privarsi di qualcosa soltanto per paura di soffrire di nuovo, non può che nuocerci. Provare a non aprire nuovamente il vostro cuore per paura di stare male è comprensibile, ma anche triste: potreste privarvi non solo dell'occasione di essere di nuovo felice, ma anche di rendere felice la persona che vorreste al vostro fianco."
George rimase ancora zitto.
"La amate?"
"Cosa?" Il banchiere sembrò stupito.
"Scusatemi se sono stato così diretto" ammise Dwight. "Ve lo chiedo perché sono sicuro che dall'altra parte c'è la stessa intenzione di voler essere felice."
"Come fate a..." George si rese conto che qualunque cosa avrebbe detto in sua difesa sarebbe stata stupida: Isla era amica di Dwight e Caroline e la coppia aveva imparato a conoscerla forse ancora meglio di lui.
"I vostri occhi parlavano abbastanza chiaro alla festa."
George annuì. Non aveva senso negare.
"Capisco."
Rimasero per qualche attimo in silenzio. Dwight ne approfittò per spostare lo sguardo verso il camino, accarezzando distrattamente la testolina di Horace. Aveva pronunciato quelle parole rivolgendosi a George, ma in realtà sapeva che valevano anche per sé stesso: lui e Caroline avevano evitato tutto il tempo l'argomento "figli" per paura di rivivere ciò che avevano vissuto con Sarah, ma entrambi desideravano ancora formare una famiglia.
"Vi ringrazio, dottor Enys" disse infine il suo ospite, alzandosi di scatto dalla sedia.
Dwight si alzò per fare lo stesso, ma George gli fece cenno di non scomodarsi. La stessa cameriera che lo aveva condotto al suo ufficio, lo accompagnò anche all'esterno di Killewarren.
Dwight continuò a grattare pigramente la testolina del suo carlino. Era certo che di lì a qualche mese, probabilmente, la Cornovaglia sarebbe impazzita a sapere che George Warleggan stava per sposarsi di nuovo.
* * *
A Trenwith, nel frattempo, era una giornata come tante altre. Isla si era svegliata di buon mattino e a colazione, George aveva già lasciato la casa. La cosa non la stupì troppo: il padrone di Trenwith usciva spesso presto per affari e si ritirava nel pomeriggio o più tardi, e dalla fine della famosa festa in giardino, non riusciva a staccarsi dalla faccia un sorriso da ebete.
In quella settimana, lontani dagli occhi degli altri, George l'aveva abbracciata e baciata di nascosto, in ogni angolo buio della casa che erano riusciti a trovare. L’ufficio, forse complice il fatto di essere stato anche il posto in cui si erano baciati per la prima volta, era diventato il loro preferito.
Isla aveva l'impressione di essere tornata ad avere sedici anni. Con la sola differenza che ora si sentiva più matura e che quel nuovo sentimento per George era ben diverso da quello che aveva nutrito per Alec tempo prima: non solo perché il signor Warleggan era molto più grande di lei, ma anche perché aveva la sensazione di aver finalmente trovato il suo posto accanto a qualcuno.
Quella mattina, Mary le chiese se potesse unirsi alla sua lezione con Valentine in giardino. Vestita in un abito arancione, sua sorella era il ritratto della serenità e della salute.
Isla non ebbe niente da obiettare, anche perché sua sorella non fiatò per tutto il tempo: si limitava ad osservare lei e il piccolo Warleggan con aria dolce e incuriosita. Ormai si era ripresa perfettamente, anche se Dwight le faceva visita spesso e alla fine di quelle loro sedute, sua sorella sembrava svuotata: tuttavia, quella terapia sembrava fare effetto, perché Mary aveva ripreso colorito e gioia di vivere.
Quando quel mattino Isla le chiese che fine avesse fatto Alec, sua sorella liquidò la questione dicendo che si era chiuso in camera a sbrigare alcune faccende di lavoro arretrate e che non voleva essere disturbato. Isla si chiese se non fosse il caso di parlargli e di avere quel chiarimento che non avevano mai avuto, tra persone adulte e civili, ma non era ancora certa di volerlo fare tanto presto. E soprattutto non lo rivelò ancora a Mary.
Pranzarono assieme a Valentine, e anche in quel frangente, il suo ex fidanzato non si degnò di uscire dalla propria camera. Una domestica tentò di portargli un vassoio in camera, ma Alec lo rimandò indietro quasi completamente intatto.
Nel pomeriggio, Valentine si appisolò sul divano del salotto adiacente alla sala da pranzo, in grembo ad Isla. Aveva il volto disteso e un sorriso appena accennato ad aprirgli il visetto: sembrava in pace e anche se nelle prime ore pomeridiane tendevano a studiare un altro po', Isla non aveva avuto il coraggio di svegliarlo da quel suo sonno così tranquillo.
"Valentine è molto affezionato a te" osò osservare sua sorella minore. Mary, seduta su una delle sue poltrone a leggiucchiare un libro di poesie, la studiava sorridente. "Sembri più una madre per lui, che un'istitutrice."
Isla ci aveva riflettuto, qualche volta. La notte in cui Valentine si era svegliato in preda alla febbre, lei era stata al suo fianco e lo aveva vegliato come solo una madre avrebbe potuto fare. E si era accorta, da troppo tempo, che si era affezionata a lui più di qualsiasi altro bambino a cui avesse insegnato: all'inizio aveva pensato che fosse perché le faceva pena e perché nonostante fosse così piccolo, aveva vissuto e perso già troppe cose, ma poi si era resa conto che non era solo quello.
E se il destino avesse voluto che tra lei e George le cose ruotassero per il verso giusto... lei avrebbe fatto di tutto per non fargli mancare niente.
"È un bambino così piccolo, e ha già perso sua madre" rispose a sua sorella, accarezzando dolcemente i riccioli di Valentine. "Ed è sempre molto solo. Se io in un qualche modo posso sopperire alla sua solitudine, allora ne sono felice."
Mary annuì, richiudendo il suo libro di poesie.
"Io e Alec stiamo pensando di ritornare in Scozia."
Isla la fissò sgranando gli occhi.
"Cosa? Di già? Ma è passato soltanto un mese da quando siete qui!" protestò.
Mary però sembrava tranquilla. "È una decisione che abbiamo preso di comune accordo. Il dottor Enys mi dice sempre che in una coppia le cose importanti si scelgono assieme, che non deve essere solo il marito a farlo: e pensare che tu è da tutta una vita che mi dici di pensare con la mia testa."
"Ma Mary... la Cornovaglia sembra farti bene. Se ritorni adesso in Scozia, potresti di nuovo..." Isla non riuscì a terminare la frase.
"Lo so. È una paura che ho anche io. Ma il dottore mi ha dato fra le mani tutti gli strumenti giusti per cavarmela anche a casa" spiegò sua sorella. "Io e Alec desideriamo avere una famiglia. E se non possiamo avere figli nostri, abbiamo pensato che lì fuori ci sono tanti bambini che vorrebbero due genitori e non li hanno. Ne adotteremo uno e gli daremo la migliore vita possibile."
Isla di certo non si aspettava quella novità: a giudicare dallo sguardo di Mary, sembrava una decisione ben ponderata.
"E comunque, per la cronaca, spero che sir George abbia compreso la donna meravigliosa che sei."
Isla non poté fare a meno di arrossire. Sua sorella si era sicuramente accorta che il suo rapporto con George andava ben oltre la stima reciproca: Alec aveva avuto già i suoi sospetti all'epoca, ma ora quei sospetti si erano davvero tramutati in qualcosa di reale.
Il cuore di Isla prese a battere veloce.
"Non ti ho mai vista così felice come lo sei qui in Cornovaglia" continuò Mary. "Lo ami?"
Isla scrollò le spalle, tentando di evitare lo sguardo della sorella. Ma poi non poté distogliere i suoi occhi troppo a lungo: la fissò, e con sua somma sorpresa anche per se stessa, annuì.
"Credo di sì."
"Davvero?"
"E... ho ragione di credere di essere anche ricambiata."
Mary si portò le mani alla bocca e si precipitò nel posto affianco al suo sul divano, cercando di non dar fastidio al piccolo Valentine che sonnecchiava serenamente.
"Oh sorella mia! Che notizia meravigliosa!"
Isla le fece cenno di abbassare la voce, ma era emozionata anche lei.
"Ti prego, non lo sa nessuno a parte te" disse stringendole una mano. "E mi fa ancora paura ammetterlo ad alta voce."
Mary annuì, accentuando la presa delle dita attorno alle sue. Si era intristita di colpo: le lacrime commosse che le riempivano gli occhi, ora sembravano colme di dispiacere.
"Non ti ho mai chiesto scusa, per quello che ti ho fatto" sospirò. "Non pretendo che tu mi perdoni, ma se solo potessimo ricominciare da qualche parte..."
"Mary" la interruppe solerte. "Ti prego, smettila di biasimarti. Come puoi vedere, ora ho motivo di essere estremamente felice."
* * *
George rientrò nel tardo pomeriggio. Si ritirò in ufficio, e quando mandò a chiamare Isla, poco prima che la cena fosse servita, la ragazza non se ne stupì.
Isla portò con sé anche qualcosa che, presa dalla frenesia del compleanno di George, non aveva pensato più di dargli: il suo regalo. Quando aprì la porta dell'ufficio, fu la prima cosa che saltò all'occhio del banchiere.
"Isla" pronunciò il suo nome col suo sorriso lieve e si avvicinò per prenderle il volto fra le mani.
La baciò con la stessa dolcezza di una settimana prima.
"George" mormorò lei sulle sue labbra. "Giornata proficua?"
Lui annuì, ma non si pronunciò più di quello. Ci sarebbero stati tempo e modo per raccontarle del suo passato, trovare un giorno il coraggio per farlo. Spiegarle cosa aveva passato alla morte di Elizabeth e di come lei, anche a sua insaputa, avesse contribuito a risanare il suo cuore spezzato.
"Ti ho portato una cosa" gli disse, mostrandogli la scatola del regalo. "Non sono riuscita a dartelo al tuo compleanno."
George sorrise sorpreso. "Ah no?"
"No" ridacchiò lei. "Ero un attimo occupata a parlare col padrone di casa."
"Parlare. Capisco" incalzò George, divertito, seguitando a scartare l'involucro di carta blu che aveva davanti.
Qualche istante dopo, aprì la scatola che si trovò davanti. A prima vista sembrava un binocolo un po' troppo lungo, ma ad un'occhiata più attenta si accorse che non poteva esserlo.
"Un cannocchiale" spiegò Isla. "Per vedere le stelle."
George fissò quell'oggetto fra le mani senza sapere esattamente come reagire. Aveva ricevuto tanti doni al ricevimento di due giorni prima, anche cose completamente inutili che avrebbero fatto la polvere di lì a breve, ma niente di così particolare come il regalo di Isla.
"Non sapevo cosa regalarti perché non so ancora cosa ti piace. Ho pensato che potessimo partire da una cosa che piace a me, per condividerla insieme, se ti va" continuò la ragazza. "Quando ero in Scozia guardavo spesso le stelle. Soprattutto quando mi sentivo sola... una mia vecchia zia mi regalò un cannocchiale che purtroppo ho lasciato nella mia casa di Thurso. E mi consolavo così."
George si sentì sopraffatto. Lui ed Elizabeth non avevano mai avuto un rapporto del genere: si conoscevano da tempi immemori, e poche volte avevano provato a condividere le proprie passioni, se non cose inerenti alla smania di potere e ascesa sociale, o alla predilezione per le cose costose e di lusso. Ma quello che Isla gli stava offrendo era del tutto nuovo e aveva ragione di credere che lo stesso sentimento che gli ardeva in petto avesse natura completamente differente da quello provato per la sua defunta moglie.
George non aveva mai condiviso niente con Elizabeth perché non aveva motivi per farlo: a lei stava bene così. Lui aveva i suoi affari, lei gestiva i "propri". Però ora non riusciva a fare a meno di pensare che con Isla le cose non potevano che essere più diverse.
"Se non ti piace, non devi accettarlo per forza" mormorò lei, imbarazzata, notando che non si accingeva a dire niente.
George accennò uno di quei sorrisi che aveva imparato a conoscere: miti, quasi impercettibili, eppure sinceri. Intrecciò la mano alla sua e si avvicinò nuovamente al suo volto per lasciarle un bacio.
"Grazie."
Isla sfiorò la punta del suo naso. "Di nulla."
"Stasera manderò Valentine e la servitù a letto presto" sussurrò, lieve come un respiro. Con le dita le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Vieni qui e guardiamo le stelle insieme."
Isla annuì.
Sua sorella Mary aveva ragione: non era mai stata più felice di così.
 
 
 
Angolo dell’autrice
Eccomi di ritorno! Mi spiace avervi fatto aspettare, in realtà il capitolo era già pronto da tempo, ma ho voluto sistemare un po’ di cose prima di pubblicarlo. Spero vi piaccia.
Come potete notare, nella prima parte ho voluto riprendere la questione della malattia di George: anche se ho deciso di ambientare la mia ff alla fine della S4, volevo comunque affrontare questo aspetto perché credo fosse una delle dinamiche più interessanti dell’ultima stagione di Poldark. E anche perché Isla, a modo suo, ha contribuito a risanare il cuore a pezzi di George.
Come avete potuto intuire, il capitolo è più corto rispetto ai soliti perché è di “passaggio”. Una sorta di parentesi idillica per i due innamorati, in quanto dovranno succedere molte altre cose ancora. George e Isla sono infatti solo agli inizi del loro amore e incontreranno degli ostacoli sul loro cammino.
Attendo i vostri pareri.
Un saluto affettuoso,
   
 
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