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Autore: Wolfgirl93    15/10/2022    0 recensioni
La vita di Rei cambia dopo un avvenimento che sconvolge la sua famiglia, da quel momento le si para davanti un bivio e lei deve trovare il coraggio per percorrerlo e per scoprire la persona che vuole essere veramente, riuscirà a farcela e sarà disposta a perdere qualcosa lungo il suo viaggio?
Fatti, persone e avvenimenti sono totalmente inventati
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 3




In questo capitolo ci saranno dei riferimenti a oggetti che ho ricercato su internet, alla fine del capitolo troverete le reference che ho usato. Buona lettura 

 

Rei lo guardò mordendosi le labbra, prese un respiro profondo e provò a calcolare i pro e i contro e quando arrivò ad una decisione schiuse le labbra pronta a parlare.
“Non posso decidere adesso, ma soprattutto perché io?!” Chiese incerta, cosa aveva di tanto speciale, perché non aveva scelto Yuki che era decisamente più bella e in gamba di lei?

“Perchè sei una bellezza grezza, non sei ancora sbocciata e sembra che tu stia prendendo adesso le redini della tua vita per farlo; sei un bocciolo adesso, non sai ancora che tipo di fiore vorrai diventare ma oltre alla bellezza stai facendo crescere anche le spine e quando diventerai la persona che vuoi essere sboccerai veramente.” Alexei non la stava lodando, le sue non erano parole per convincerla, erano solo la visione che lui aveva di lei, di quella ragazza che stava scoprendo la vita vera dopo anni passati sotto una campana di vetro.

 

La mora era incerta, se avesse accettato avrebbe avuto i soldi per l’operazione e per aiutare suo padre, in più con i soldi extra avrebbe persino potuto permettersi un appartamento per non disturbare Yuki, dall’altra parte però quella clausola sulla verginità la spaventava, cosa voleva veramente Ivanov da lei?

“Non sono un tipo paziente, Rei. Non mi piace aspettare e non mi piace quando le persone sono così stupide da rifiutare offerte del genere!” Il suo tono si fece più aspro e Rei lo guardò scioccata, le aveva appena dato della stupida? Una parte di lei sarebbe voluta andare da lui e colpirlo di nuovo, l’ennesimo schiaffo l’avrebbe fatta sentire bene ma dopo quello sarebbe stata nella merda con tutto, con la sua operazione, con suo padre e con la ricerca di una casa.

“Facciamo così, ti renderò la scelta più facile, scegli: o accetti la mia proposta oppure sarai licenziata.” Gli occhi dorati dietro le lenti tonde degli occhiali erano fin troppo affilati e Rei trattenne il respiro.
Stronzo.
Adesso capiva tutto, Yuki l’aveva messa in guardia su Ivanov, le aveva detto di stare attenta perché ogni sua decisione aveva un doppio fine e anche in quel momento la mora sentiva quella sensazione.

“Quindi l’unica clausola è quella? Basta che io non perda la verginità e venga con te a queste cene? Basterà solo questo?” Chiese cauta mentre lo guardava negli occhi, lo sguardo affilato di Ivanov si addolcì appena e subito annuì.

“Nient’altro, sono un uomo di parola, potrai continuare la tua vita come meglio credi stando solo attenta a queste piccolezze, non dovrai prendere impegni le sere in cui ci saranno degli eventi ma per il resto la tua vita è nelle tue mani come è sempre stata, o forse no.” Una lieve risata sfuggi dalle labbra di Alexei e Rei lo guardò furiosa, quell’uomo sapeva cosa di lei che nessun altro sembrava sapere e la cosa la faceva arrabbiare e rabbrividire, eppure la voglia di salvare suo padre da sola – perché ormai sua madre era l’ultima persona cui voleva chiedere aiuto – la stava spingendo a passare oltre a queste brutte sensazioni.

“Va bene, accetto.”

Ivanov le sorrise e allungò una mano verso di lei “E’ bello fare affari con te Rei.” Disse mellifluo, sembrava quasi che fosse diventato un’altra persona, da duro e acido era diventato dolce e la cosa ricordò a Rei un predatore che si fingeva gentile prima di azzannare la preda alla gola.

La mora strinse la mano di Alexei e annuì, sperava davvero che non si sarebbe pentita di quella scelta.

“Puoi andare, ormai è l’ora di chiudere quindi tu e Yuki avete il permesso di tornare a casa, ci penseranno le altre a finire le ultime cose.”

 

Rei tornò al piano di sotto e avvisò Yuki di quel cambio di programma, salutò tutti e quando notò Keisuke che ancora sembrava aspettarla andò da lui.

“Hey.”

“Oh ciao! Pensavo fosse successo qualcosa e ho aspettato per assicurarmi che tu stessi bene, beh noto che va un po’ meglio.” Disse dolcemente prima di spostarle qualche ciuffo di capelli dietro le orecchie.

“Sì, va un po’ meglio… Ti andrebbe di scambiarci i numeri di telefono? Sarebbe bello vedersi anche fuori da qui…” Rei sentiva come se gli occhi di Alexei la potessero osservare in ogni luogo e quindi incontrare Keisuke fuori dal locale sarebbe stato sicuramente più tranquillo e sicuro.

“Certo.” Si scambiarono i numeri di telefono prima di darsi un ultimo bacio.

“Buonanotte Keisuke…”

“Buonanotte Rei.”

 

“Allora cosa devo pensare tra te e Keisuke? Finalmente hai capito che continuare a stare con quello stronzo del tuo ragazzo è una perdita di tempo?” Chiese Yuki divertita mentre entrava in casa con l’amica.

“Sì e no, forse sono stata impulsiva però alla fine diciamo che mi sta piacendo infrangere le regole.” Era vero, stava vivendo finalmente dopo essere stata rinchiusa dentro una gabbia dorata e ora voleva solo fare le cose come voleva lei senza ascoltare le voci dei suoi genitori o del suo fidanzato, se così poteva ancora chiamare Masaki. “Comunque vorrei che tra me e Masaki rimanesse una buona amicizia, alla fine è quasi sei anni che stiamo insieme, ero una bambina ai tempi e siamo cresciuti assieme, quindi perdere questo rapporto un po’ mi dispiacerebbe.” Rivelò la mora sorprendendo Yuki.

 

Fu infatti dopo quella chiacchierata e dopo quella notte piena di sorprese che Rei andò nuovamente al campus dove studiava Masaki, sapeva che dopo quello che era successo non poteva pretendere che l’altro la volesse ancora incontrare ma fu sorpresa quando vide il biondo avvicinarsi a lei.

“Ho letto il tuo messaggio, di cosa volevi parlare?”

Masaki era sempre bello, gli occhiali gli incorniciavano il viso e il suo tono non era quasi mai arrabbiato, anche in quel momento sembrava che tutto quello che li avevi portati ad allontanarsi non fosse mai esistito.

 

Rei si confidò con lui su sua madre e successivamente su l’operazione che voleva fare.

“Alla fine sono riuscita a trovare il modo di avere dei soldi in più e voglio solo pensare a me adesso… Tu cosa ne pensi?” Chiese Rei speranzosa, Masaki non aveva detto nulla, l’aveva lasciata parlare e ora la stava guardando con uno sguardo indecifrabile.

“Perchè? Perchè vuoi fare questa cosa? Alla fine tu sarai sempre Rei per me e saperti diversa, saperti un uomo sarebbe come vedere la ragazza che am… La ragazza a cui voglio bene morire di fronte ai miei occhi… Io non sono d’accordo su questa cosa, forse dovresti pensarci bene, non si torna indietro dopo quello che vuoi fare e sicuramente ti pentirai. In più non sono gay dovresti saperlo, mi piacciono le ragazze non i ragazzi!” Lo sguardo di Masaki era cambiato, la stava guardando come se fosse un’altra persona, una sconosciuta e quella sensazione le ricordò lo sguardo con cui sua madre l’aveva guardata qualche sera prima.

“La vita è mia Masaki, so che tu non potrai accettare la cosa ma non voglio continuare a vivere per gli altri e dimenticare di vivere per me stessa, l’ho fatto per diciotto anni e ora sono stanca, speravo che tu avresti capito e comunque non è un’etichetta che farà cambiare l’immagine che tutti hanno di te!” Forse stava chiedendo troppo agli altri, eppure Yuki aveva capito e lei la conosceva da qualche mese, Masaki invece sembrava pensare solo al modo in cui tutti l’avrebbero visto, se fosse stato visto con un uomo tutti avrebbero parlato e per lui e la sua famiglia sarebbe stata una tragedia.
 

“Perchè io devo capire quanto tu non riesci a capire cosa voglio io?! Ti ho chiesto mille volte di compiacermi e tu invece campavi scuse ogni volta, ti ho chiesto di capirmi e tu hai detto che avevi bisogno di tempo, ora invece dovrei capirti io?!” Chiese alzando la voce mentre la guardava scuotendo il capo.

Rei rimase senza parole, guardò quel ragazzo che pensava di conoscere e capì che aveva solo visto la parte dolce, quella che mostrava a tutti per mostrarsi bravo e buono. “Sono due cose diverse, il sesso non è alla base di un rapporto! L’amore lo è! E io non ho mai smesso un attimo di amarti… Ma forse è meglio smettere di fare i fidanzatini felici e lasciarci…” Faceva male, l’ombra del tradimento aleggiava sopra le teste di entrambi eppure Masaki sembrava l’unico che voleva mantenere quel rapporto.

“Me ne vado prima di dire o fare cose di cui potrei pentirmi, torna da tua madre e scusati e quando sarai rinsavita daremo una svolta al nostro rapporto!” Sibilò prima di voltarsi.
“Aspetta! Io voglio finirla qui!” Rei era furiosa e voleva smetterla con quella farsa dei fidanzatini perfetti, forse all’inizio c’era stato davvero l’amore ma ora? Restavano solo le briciole.
“Questa storia finirà solo quando lo dirò io!” Masaki le urlò contro prima di voltarsi per l’ennesima volta e andarsene lasciando Rei ferma a guardarlo.

La ragazza rimase ferma per qualche secondo prima di capire, se si fossero lasciati la notizia sarebbe trapelata e le voci sarebbero state una lama a doppio taglio, sicuramente alcuni avrebbero detto al verità ovvero che si erano lasciati di comune accordo ma altri avrebbero solo ricamato sopra quella notizia dicendo cose come, Masaki è stato lasciato per qualche motivo, altri, Rei è stata lasciata per aver tradito Masaki e cose del genere.

Rei sospirò e tornò verso casa di Yuki, voleva solo godersi quelle ore di relax prima del lavoro e voleva non pensare al suo ormai ex ragazzo e quelle parole.

 

Le labbra di Keisuke furono subito sulle sue una volta che furono soli, la stanza era in penombra come sempre ma se la prima volta Rei l’aveva sentita fredda in quel momento, con le labbra del moro e le sue braccia che la stringevano, sentiva solo il calore del corpo dell’altro e la voglia di lasciarsi andare dimenticando tutto.

“Sei bellissima.” Sussurrò per l’ennesima volta Keisuke facendola arrossire, appoggiò il capo contro il suo torace e sospirò.

Bellissima, quel complimento al femminile la faceva rabbrividire ma non sapeva se era per la felicità o altro.

“Posso dirti una cosa?”

“Certo!” Il moro le alzò il viso per poterla guardare e subito le sorrise, era impacciato a volte visto che non aveva una relazione con qualcuno da tanto tempo ma alla fine sperava che Rei non decidesse di piantarlo in asso di punto in bianco come aveva fatto la sua ex.

“Se ti dicessi che voglio cambiare sesso cosa penseresti?” Era un sussurro ma in quella stanza insonorizzata ogni rumore proveniente da fuori era ovattato e il suo sussurro arrivò forte e chiaro alle orecchie di Keisuke.

“Penso che sei molto coraggiosa o meglio, coraggioso a farlo.” Keisuke non aveva mai avuto problemi a capire che non gli interessava il genere delle persone per farsele piacere, succedeva e non era la prima volta che provava qualcosa per un ragazzo. “Aspetta, oddio devo darti del maschile? Come vuoi che ti chiami? Scusami se ti ho dato sempre del femminile io…”

Quelle parole sconnesse vennero fermate dalle labbra di Rei sulle sue e la ragazza ridacchiò mentre lo guardava. “Sei carino quando sei imbarazzato, comunque non preoccuparti, alla fine non ho ancora fatto coming out con molte persone quindi non potevi saperlo.” Alla fine neppure lei aveva mai chiesto apertamente di farsi dare del maschile, aveva sempre avuto paura che le persone faticassero a farlo ma Yuki le dava spesso del maschile e Michael glielo aveva dato quasi dal primo giorno. “Comunque se non ti da noia mi piacerebbe se mi dessi del maschile…” Mormorò imbarazzata prima di che fosse il turno di Keisuke di baciarla per togliere quell’imbarazzo.

“Certo, tutto quello che vuoi.” L’ennesimo bacio arrivò sulle labbra di Rei. “Sei bellissimo e grazie per avermelo detto.”
 

Una piccola frase aveva cambiato il suo mondo, una piccola frase aveva fatto traboccare il cuore di Rei; continuò il suo turno ma una volta a casa non perse il sorriso anzi, si sentiva felice e finalmente stava iniziando a diventare la persona che voleva essere.

“Quindi tra te e Masaki?”

Gli occhi di Yuki e Michael la scrutarono mentre lei rideva per le loro espressioni curiose.
“Diciamo che è finita anche se lui vuole continuare a fare il sostenuto, avete presenti quei maschi Alpha che sentono la loro mascolinità minacciata quando è la loro controparte a proporre qualcosa? Ecco lui mi ha urlato contro che quella storia sarebbe finita solo quando lo avesse deciso lui, illuso.” Scherzò Rei ridacchiando.
“Dio che cretino! Sono contenta che tu lo abbia lasciato andare, ti faceva male avere un fidanzato così tossico al tuo fianco e poi Keisuke è decisamente meglio e molto più carino di quel quattrocchi!” Borbottò Yuki ricevendo poi un pizzicotto sul fianco.
“Hey non prendere in giro le persone con gli occhiali, io porto le lenti ma quando sono a casa ho spesso gli occhiali quindi potrei offendermi.” Michael stava ridendo ma il broncio che aveva era così buffo da far ridere i due amici.

“Comunque ora vado, il grande capo mi vuole nel suo ufficio, di nuovo. Probabilmente si è preso una cotta per me.” Scherzò Rei anche se una parte di lei era inorridita a quel pensiero.
Yuki la guardò preoccupata, sapeva dell’accordo che c’era stato tra lui e Ivanov e aveva paura che Rei finisse per essere ferito o peggio.

 

Rei entrò nell’ufficio di Ivanov prima di bussare, il suo capo era seduto dietro la scrivania e stava digitando qualcosa al PC, alzò lo sguardo sul ragazzo solo quando sentì la porta chiudersi.
“Siediti.” Era un ordine e Rei decise di eseguirlo mettendosi seduto su una delle poltrone di fronte alla scrivania in ciliegio.
“La cena sarà tra una settimana, domani per l’ora di pranzo verrà un’auto a prenderti a casa di Yuki, mi troverai li dentro e andremo in un negozio per scegliere il tuo vestito e poi a scegliere gli accessori, qualcosa da ridire?” Era ovvio che Ivanov non volesse sentire nessuna lamentela e il suo sguardo si alzò guardando Rei in maniera seria.
“No signore…” cos’altro avrebbe potuto dire? Che non amava gli abiti o che non portava accessori? Alla fine veniva pagata per la sua bella presenza quindi avrebbe dovuto ingoiare il rospo e andare avanti.

“Bene, sarai pagato già domani, a fine giornata quando i nostri acquisti saranno finiti ti darò i soldi pattuiti, solo preparati perché durante quella serata dovrò trattarti come un ragazza, quindi ogni frase ti sarà rivolta al femminile, spero che tu riesca a sopportarlo.”

Rei lo guardò scettica, perché di punto in bianco gli sembrava importare di lei? Voleva che mantenesse una salute mentale ottimale per proseguire con quelle cene o ci teneva davvero a lui? Scosse il capo escludendo a priori la seconda opzione.
“Va bene signore, ora posso andare?” Chiese e quando notò quel cenno del capo si alzò pronta ad uscire, si sentiva mancare l’aria lì dentro e sperava davvero che domani su quell’auto l’aria non fosse così pesante come in quell’ufficio.

 

L’auto arrivò poco prima delle 12 ma il problema era che non fosse un’auto normale ma una di quelle lussuose che davano fin troppo nell’occhio, Rei salì velocemente e si mise seduta lontano da Alexei.
“Andremo in diversi posti.” Gli spiegò l’uomo mentre teneva il finestrino leggermente aperto per far uscire il fumo della sigaretta, persino quella sembrava costosa rispetto alle normali sigarette.

 

Il primo posto che visitarono fu una sartoria, non era un negozio per gente comune, sembrava costava anche solo dall’esterno del negozio e l’interno era quasi il paradiso per chi amava i vestiti; c’erano file e file di abiti da sera e di completi eleganti da uomo, in più avevano anche accessori come borse e cappelli e anche una sala che sembrava piena di abiti da sposa.

“Buongiorno signor Ivanov, come possiamo aiutarla oggi.” Una donna sulla sessantina si avvicinò a Alexei e gli sorrise mentre gli dava una lieve pacca sulla spalla, non era la prima volta che l’uomo veniva lì.

“Vorrei commissionarti un abito da sera Seraphine, per lei.” Alexei le rivolse uno sguardo che sembrava di scuse ma Rei lo ignorò mentre si faceva avanti e veniva guardata dalla signora.

“Guarda qui che bella ragazza, proporzioni giuste e capelli lunghi, un gioiellino se avesse un abbigliamento che la valorizzi ma non preoccuparti tesoro ci penso io a te.” Seraphine prese Rei per il braccio e lo accompagnò verso quella che sembrava la sala prove.

“Ora dovresti spogliarti, puoi rimanere in intimo mentre prendo le misure.” Spiegò la signora voltandosi per dare a Rei quel poco di privacy che le serviva; si spogliò timidamente poi la signora le sorrise iniziando a prenderle le misure con un metro alquanto consunto.

“Potresti fare la modella con questo corpo, sei magra, non troppo alta e con dei fianchi non troppo pronunciati, una vera bellezza.” Le parole di Seraphine erano sincere mentre le prendeva le misure delicatamente, le sue mani segnate dal tempo erano comunque morbide mentre muovevano il metro sul corpo di Rei e i suoi occhi offuscati dall’età erano dolci e attenti.

 

Dopo quasi dieci minuti Rei si rivestì e Seraphine lo precedette uscendo fuori per prima. “Che colore dovrà essere l’abito? E lasciamelo dire Alexei quella ragazza è molto bella.”

“Lo vorrei nero con dettagli oro e… Seraphine mi servirebbe entro la prossima settimana.”

La donna rise e dal rumore sembrò anche dargli una pacca sulla spalla. “Come sempre sei fin troppo esigente, ma va bene, sarà pronto anche qualche giorno prima per la prova generale.”

Quei due sembravano conoscersi fin troppo bene e la formalità che c’era stata all’inizio era piano piano sparita.

 

Rei uscì dallo spogliatoio e subito fu esortata ad uscire, salutò Seraphine, che la salutò con la mano sorridendole e poi una volta fuori dal negozio salì nuovamente in auto per partire verso la volta di un altro negozio.

Il tratto di strada fu silenzioso come sempre, Alexei stava controllando il suo cellulare in quel momento e quando l’auto si fermò lo fece in un posto che quasi mai aveva visitato e soprattutto in un negozio di scarpe che era troppo costoso per lei.
“Sai usare i tacchi?” Chiese Ivanov senza troppi giri di parole e Rei annuì mentre lo guardava confuso, avrebbero comprato lì le scarpe? Non poteva permettersi neppure un paio di calzini di quel posto – ovviamente se li avesse venduti -.

 

Quell’atelier era enorme e le scarpe che c’erano esposte erano dei modelli bellissimi ma ovviamente altamente sopra ogni budget.

“Buongiorno signore, come la posso aiutare?” Un uomo vestito con un completo nero si avvicinò a lui e Ivanov e fece un lieve cenno del capo in segno di rispetto.

“Ho bisogno di un paio di tacchi, il colore deve essere nero con qualche dettaglio in oro ma nel caso mi potrei accontentare anche di solo scarpe nere.” Spiegò Ivanov prima di indicare Rei, non ci sarebbe stato nessun problema se le scarpe fossero state per lui ma beh ovviamente non lo erano.

Il commesso del negozio, se così si poteva chiamare quel posto, sorrise a Rei e le chiese di seguirlo, andarono in una piccola stanza dove le misurarono il piede e poi il ragazzo sparì lasciando i due da soli.

“Potevamo andare in qualche altro negozio…” Osò dire beccandosi uno sguardo alquanto contrariato dal suo capo.

“Non puoi partecipare ad una di quelle cene con delle scarpe prese ad un negozio low cost, la qualità si vede.” Concluse facendo tornare nuovamente quel silenzio imbarazzante.

 

Il commesso tornò poco dopo con diverse scatole e fece indossare ogni paio a Rei, le fece fare qualche passo e poi guardò verso Alexei per avere la sua approvazione, solo l’ultimo paio diede la reazione desiderata e persino Rei si innamorò di quelle scarpe.

Erano dei tacchi1 con plateau, aveva il tacco largo e dorato mentre l’intera scarpa era nera compreso il cinturino che si allacciava alla sua caviglia.

“Questo modello è molto bello ma il suo prezzo è a volte fin troppo eccessivo visto che il tacco è placcato oro 18 carati.”

Rei spalancò gli occhi a quelle parole e si mise subito seduta pronto a togliere quelle scarpe ma la reazione di Alexei fu inaspettata.

“Perfetto, esigo il meglio. Le prendo.” Disse pacato scioccando Rei ma non il commesso che si limitò ad annuire mentre sfilava la scarpa dal piede del ragazzo e rimetteva il tutto nelle loro buste e successivamente nella scatola. “Bene signore, lasciò le vostre scarpe in cassa, buona giornata.”

 

“Come è possibile che ci siano delle scarpe in oro!”

“Erano placcate.” Rispose annoiato Alexei mentre guardava nuovamente il cellulare.

“Ma comunque sono costose! Come fai ad avere tutti questi soldi?!” Forse Rei si era lasciato un po’ andare, forse aveva preso troppo alla leggera quell’uscita ma quello rimaneva il suo capo e lei avrebbe dovuto mostrargli rispetto.

Ivanov sospirò e abbassò il cellulare per guardarla. “Non sono affari tuoi, il nostro accordo era semplicemente di comprarti ciò che ritengo più giusto e quando accettato l’accordo sapevi che avrei potuto prendere qualsiasi cosa, quindi ora stai buono e zitto, il prossimo sarà l’ultimo negozio poi sarai libero.” Il tono divenne scocciato mentre tornava a guardare il cellulare ignorando nuovamente Rei.

 

“Salve, cosa desidera?”
“Salve, vorrei una parure con collana e orecchini in oro bianco, diamanti e diamanti neri.”

Rei ascoltò quella conversazione confusa, esistevano i diamanti neri? Aveva sempre visto delle collane così ma alla fine costavano fin poco ai mercatini dell’usato e quindi perché dopo aver preso quelle scarpe in oro aveva deciso di prenderle qualcosa di così economico?

“Signore vedo che ha le idee chiare ma penso che saprà che il costo dei diamanti neri è molto alto, la loro lavorazione è difficile e sono molto ra…”

“Può fare ciò che ho chiesto oppure devo andare in un altro negozio?” Ivanov non era paziente, voleva tutto e subito e tutti lo guardavano con gli occhi bassi acconsentendo sempre a tutto.

“Certo, le faccio un preventivo per tutto e le mostro come potrebbero venire, ha un’idea sul numero dei diamanti da voler mettere?” Chiese il gioielliere.

Rei si perse in quei numeri, non sapeva davvero cosa aspettarsi da quel negozio, quando poi ebbe l’immagine sullo schermo degli orecchini2 e della collana3 rimase sorpresa, quella roba sembrava costosa e quando sentì il prezzo rimase di sasso.

“Sono 180.500 yen per la collana e 230.000 yen per gli orecchini.”

Alexei si limitò a porgere la carta al gioielliere che prese l’acconto di quella commissione e diede appuntamento ai due fra cinque giorni per il risultato finito, augurò loro buona giornata e poi Rei e Ivanov uscirono.

Rei avrebbe voluto dire qualcosa, quella parure di gioielli costava più del riscatto di suo padre ma alla fine sapeva che se avesse provato a ribattere Ivanov si sarebbe arrabbiato quindi decise di rimanere in silenzio fino a quando non fu nuovamente a casa di Yuki.

“Tra cinque giorni verrò a prenderti nuovamente per le ultime prove di abito e gioielli, porta le scarpe con te. Usa le scarpe solo in casa se devi allenarti ad usarle o se vuoi mostrarle ma se vedrò il minimo graffio o ammaccatura detrarrò il costo direttamente dal tuo stipendio.” Detto quello porse una busta a Rei e le fece un cenno del capo. “Buona giornata.” Detto quello l’auto partì e il ragazzo rimase fermo a guardarla allontanarsi, quando controllò nella busta trovò 100.000 yen come il suo capo aveva promesso.

 

 

Ivanov lo passò a prendere come da accordi qualche giorno prima della cena per portarlo a provare i vari abiti e Rei, armato delle sue scarpe salì in macchina pronto per andare a ritirare l’abito e i gioielli; passarono prima dalla gioielleria dove fu Ivanov a scendere e uscì qualche minuti dopo con un sacchettino contenente una scatola di ottima fattura tutta ricoperta di velluto nero, poi andarono nell’atelier di Seraphine per provare abito e gioielli.
La donna li accolse con un sorriso cordiale mentre li guardava e dopo aver preso il sacchettino con i gioielli e le scarpe accompagnò Rei verso i camerini. “Tu aspetta qui, lasciami fare il mio lavoro.”
Disse con tono di rimprovero nonostante stesse sorridendo.

 

Seraphine la accompagnò in una sala ampia dove al centro c’era il suo abito, Rei rimase senza fiato nel vederlo era l'abito4 più bello che avesse mai visto e anche solo indosso al manichino sembrava stupendo.

“Ti piace mia cara?” Chiese la donna sorridendo, le accarezzò i capelli e senza avvertirla glieli legò in una coda alta facendo tutto delicatamente per non farle male. “Per adesso teniamoli legati così non avrò problemi a vestirti e a farti mettere i vari gioielli.” Spiegò mentre le dava una tenera carezza sulla guancia.

Tenne gli occhi chiusi per tutto il tempo, fu Seraphine a dirgli di farlo e una volta che ebbe l’ok per riaprirli rimase senza fiato.

L’abito le scendeva morbido sulle forme, i dettagli oro gli facevano risaltare gli occhi e quelle scarpe, che si intravedevano quando camminava, erano il tocco di classe, i gioielli poi erano perfetti.
“Lascerei i capelli così, ti incorniciano il viso in maniera splendida.” Spiegò Seraphine mentre le apriva la porta per farlo uscire.

 

Rei era nervoso, varcò la soglia della stanza e incontrò gli occhi di Ivanov subito dopo, per la prima volta notò uno sguardo diverso da quello sempre distaccato che l’altro aveva.

“Allora?” Seraphine gli diede una pacca sulla spalla e Ivanov tornò con la solita espressione stoica.

“Hai fatto un ottimo lavoro come sempre, hai per caso una delle tue tiare per caso?” Chiese continuando a guardare Rei.

“Vado a controllare.” La donna superò Rei e andò nella stanza sul retro lasciando i due da soli.

“Sei bellissimo.” Fu l’unica cosa che disse Alexei mentre lo guardava, era decisamente un complimento inaspettato ma Rei gli sorrise sentendo le guance leggermente calde.

Quando Seraphine tornò con la tiara ecco che Rei sentì che quell’abito era ormai perfetto.

 

“Verrò a prenderti verso le 19:30, ti cambierai nella villa della cena e poi avrai qualcuno che ti truccherà e ti acconcerà i capelli. Nel mentre ti sei guadagnato questi più un piccolo extra.” Ivanov gli porse la solita busta con i soldi e con essa anche una piccola scatola bianca.

Rei lo guardò sorpreso e quando l’aprì notò un binder, sotto ad esso vi erano tutte le varie regole da seguire per il corretto utilizzo e a giudicare dalla fattura quel binder costava davvero fin troppo. “Grazie ma…”
“Il nostro accordo prevedeva che io pagassi per il tuo intervento e per ogni cosa che ti avrebbe aiutato prima o dopo, questa fa parte del nostro accordo.” Spiegò fin troppo velocemente mentre l'autista gli apriva la portiera per farlo scendere. “Non dimenticarti di tenerti pronto per la cena, non ammetto ritardi.”
Rei gli sorrise e annuì mentre scendeva dall’auto.

 

Quei giorni passarono veloci, fin troppo per i gusti di Rei e arrivò il giorno prima della cena dove Yuki lo buttò letteralmente giù dal letto mentre lei e Michael lo guardavano con un’espressione pericolosa.
“Andiamo a fare shopping.” Dissero assieme mentre Rei si rassegnava a uscire dal calduccio del suo letto per affrontare quella giornata.

 

Fu portato in diversi negozi e anche se l’inizio era stato traumatico ora era felice di essere lì, provò diversi vestiti da uomo e rifece buona parte del suo armadio con pantaloni, maglie e anche qualche paio di boxer, la fantasia leopardata e tigrata era ormai la sua ossessione e infatti due paia di boxer su sei erano con quella stampa.

 

Quando quella giornata di shopping finì guidò con calma verso casa di Michael e Ken.
“Comunque hai già un binder?” Chiese il biondo mentre lo guardava.
“Sì, ieri Ivanov mi ha regalato questo.” Aveva ancora il cartellino con le varie regola in borsa e lo passò a Michael, non aveva ancora usato quel binder, lo aveva solo provato la sera prima.
“COSA?! Ti ha regalato il modello appena uscito?! Questa ditta è super famosa quanto costosa! Sono i migliori binder professionali in circolazione ma mai avrei pensato che qualcuno potesse permetterseli!” Pigolò scioccato, lui aveva avuto dei binder molto economici, non erano scomodi ma ovviamente li aveva dovuti cambiare almeno uno al mese quindi vedere quello era come vedere la versione 5.0 di quelli che aveva avuto.

“Beh complimenti, hai praticamente uno sugar daddy.” Scherzò il biondo facendo alzare gli occhi al cielo e Rei e Yuki.

“No caro quello sei tu.” Scherzò Yuki facendo la linguaccia all’amico.

“Antipatica!”

Arrivarono di fronte alla casa di Michael e si salutarono mentre il biondino scendeva dall’auto e si diresse dentro casa come un furia, Rei doveva ancora capire come lui e Ken potessero stare assieme visto che erano così diversi.

 

 

 

La sera della cena arrivò, Ivanov fu di parola e mandò un’auto a prenderlo all’ora stabilita, Rei portò via l’abito, le scarpe e i vari accessori, ancora non sapeva cosa lo aspettava ma voleva provare a fidarsi.

La casa o per meglio dire, la villa che si palesò davanti agli occhi di Rei era enorme, sembrava una di quelle residenze di campagna che le persone ricche usavano come rifugio dai paparazzi o per sfuggire allo stress.

Il giardino era enorme e la villa lo era anche di più, l’auto si fermò di fronte all’entrata e alcune persone – che sembravano cameriere – accolsero Rei con un sorriso mentre gli indicavano dove andare.
“Il signor Ivanov vi aspetta al piano superiore nella prima stanza.” Disse una donna mentre le indicava il piano superiore.
Rei salì le scale, gli oggetti che aveva in mano erano stati presi da un ragazzo e portati già al piano di sopra, la sera della famosa cena era arrivata e lui era un fascio di nervi.

Quando varcò la porta della stanza che gli avevano indicato notò Alexei in piedi in mezzo alla stanza e alcune persone attorno a lui, sembrava che lo stessero finendo di sistemare.
“Ben arrivato, la cena inizierà tra poco. Pensate a lui, io sono pronto.” Disse allontanando le persone attorno a lui con un movimento della mano.
“Aspetterò qui fuori, non fatemi aspettare troppo.” Ivanov non sembrava un campione di pazienza ma le persone che erano lì annuirono sorridendo mentre – una volta che la porta si chiuse lasciando fuori l’uomo – si misero subito al lavoro con Rei.

Lo vestirono e poi passarono a trucco e parrucco: osarono con un trucco5 molto d’impatto, fecero uno smokey eyes nero verso l’esterno dell’occhio e poi andarono di glitter dorati per la parte della palpebra mobile, con quelli il suo sguardo sembrava quasi brillare, per i capelli invece optarono per uno chignon6  spettinato, i capelli erano stati arricciati e le onde che creavano erano morbide, alcuni capelli che incorniciavano il viso rendendo il tutto più giovanile e sbarazzino.

Quando uno dei ragazzi chiamò Ivanov per fargli vedere il risultato ecco che l’uomo guardò Rei quasi incantato. “Uscite.” Disse con un tono che non ammetteva repliche.
Quando furono soli si avvicinò a Rei e gli sorrise, era un sorriso che sembrava quasi vero, quasi dolce.
“Una bellezza grezza che sta piano piano prendendo forma, il nero e l’oro sono i tuoi colori. Nero come i tuoi capelli e oro come quello che meriteresti di avere in ogni dove, eppure nonostante sembri così innocente c’è qualcosa nel tuo sguardo che mi ricorda una bestia feroce, una tigre.” Sussurrò poggiandogli la mano sulla guancia. “Una tigre fiera che potrebbe staccarmi la mano da un momento all’altro.”

Rei sembrava quasi ipnotizzata da quelle parole, quel tono di voce era così suadente e solo in quel momento, con quella vicinanza, si accorse di quanto Ivanov fosse bello.
Forse aveva circa trentacinque anni, era un uomo eppure nei suoi occhi – nascosti dagli occhiali tondi – c’era una scintilla giovanile, quasi come la scintilla che si vedeva negli occhi dei bambini.
Punizione giaceva ancora contro la sua guancia e lui si perse per un attimo in quegli occhi, gli sembrò quasi che il tempo si fosse fermato e qualcosa dentro di lui lo fece sorridere.
“Non lo sa che è sempre meglio non giocare con le tigri? Sanno essere docili ma anche selvagge quando vogliono.” Non sapeva da dove fosse uscito quel coraggio ma Alexei le sorrise quasi intrigato da quelle parole e fece scivolare via la mano tatuata.
“Oh lo so bene, sono stato graffiato dagli artigli di una tigre qualche settimana fa, la stessa tigre che ho adesso davanti agli occhi.” Ricordava ancora quello schiaffo, il suo orgoglio ancora fremeva dalla voglia di prendersi una rivincita, ma in fondo quel gesto lo aveva anche intrigato facendogli provare ancora più curiosità per quel ragazzo.
“Signore alcuni degli ospiti sono arrivati.”

Bastarono quelle parole per far terminare quel contatto visivo che sembrava aver preso entrambi, Alexei si ricompose e si voltò senza dire nulla, aprì la porta e prima di richiuderla disse solo un ‘Ti aspetto di sotto’ prima di lasciare Rei da solo.

 

Fece il suo ingresso nella sala dopo dieci minuti, Alexei si voltò nell’accoglierlo e sorrise prima di presentarlo ai suoi colleghi.
“La piccola tigre che sarà con noi questa sera, lasciate che vi presenti la mia Rei.” L’uomo fece qualche passo verso di lei prendendole la mano mentre l’accompagnava verso quelli che sembravano uomini d’affari.

“Mio dio Alexei, che gioiello splendido che hai, incantato di conoscerti tesoro.” Un uomo sulla cinquantina le sorrise fin troppo viscidamente prima che un altro gli desse una spinta.
“Lascialo stare Rei, questo vecchio vorrebbe una nuova fidanzatina con cui divertirsi ma deve capire che non si prendono i gioielli degli altri, è come rubare.” Fu l’uomo che aveva spinto l’altro a parlare e le sorrise a sua volta prima di fargli un baciamano.

L’ultimo uomo che era presente nella sala la stava osservando curioso, Rei gli sorrise e quest’ultimo arrossì facendole un inchino. “Sono molto interessato alla serata di questa sera Alexei, se anche Rei fa parte degli accordi potrei decidere di comprar…”
“Non è qui come un oggetto in vendita!” Tuonò Alexei mettendo a tacere anche gli altri due uomini che stavano facendo apprezzamenti su di lui. “Rei è qui per la gioia dei miei e dei vostri occhi ma come ogni opera d’arte bisogna guardarla senza toccare.” La sua voce era leggermente più calma ma sempre decisa, nessuno sembrava voler andare contro Ivanov Alexei e Rei capì bene che quell’uomo era più potente di quando sembrasse.

 

Quando si misero a tavola Rei si mise accanto a Alexei, non era abituata a mangiare come i nobili dei film ma quando le portate arrivarono notò che non era necessario, quegli uomini erano abbastanza burberi nel mangiare e Rei si sentì meno fuori luogo nel mangiare il suo piatto di pasta italiana senza sembrare un nobile pomposo.
La cucina era divina e lui non aveva mai mangiato cibo italiano se non la pizza quindi era anche qualcosa di nuovo.

“Bene signori, direi che possiamo iniziare a parlare di affari, penso sappiate che non sono un tipo troppo paziente, quindi penso che siano arrivate anche a voi le voci che i piani alti stiano facendo casini, non voglio giudicare nessuno ma non mi piace stare sotto a qualcuno che non sa come comandare e non sa usare ciò che ha.” Alexei prese qualche sorso del vino rosso mentre guardava gli uomini di fronte a lui.
“Quindi cosa vorresti fare? Arrivare tu al comando?” Chiese l’uomo più anziano, quello che si chiamava Takeshi, lo stesso che era arrossito poco prima quando Rei gli aveva sorriso.
“Takeshi, non lo vedi? Il nostro Alexei è giovane rispetto a noi e vuole avere tutti ai suoi piedi, il potere piace a tutti ma a lui sembra piacere molto di più!” Scherzò Tanaka, l’uomo che aveva sembrava viscido.

“Il potere muove il mondo, non credete? Con il potere si può fare qualsiasi cosa.” Sussurrò Alexei spostando lo sguardo sui suoi ospiti e poi sui Rei. “Il potere può essere però un’arma a doppio taglio in mano a chi non sa usarlo e credo che il capo lassù abbia abusato del suo e ora ne sia soggiogato.”
Hiiro gli sorrise e alzò il calice al cielo prima di bere tutto il suo vino rosso. “Sono d’accordo con te, nessuno vorrebbe un capo che non sa comandare, tu invece hai le palle di metterti in gioco, quindi ti appoggerò, i fondi della mia azienda saranno tuoi!” Concluse prima di poggiare – con un po’ troppa forza – i calice sul tavolo.
A Hiiro si unirono anche gli altri uomini che accettarono l’idea del socio e decisero di lasciare i fondi delle loro aziende a Alexei.

 

Rei non capiva molto di economia o di affari, ma una cosa la riusciva a capire, Alexei non era un semplice uomo d’affari che gestiva un locale, Alexei sembrava sapere molto più e sembrava anche avere molto più potere.
Fu quando si mosse per versare dell’altro vino ad uno dei suoi ospiti che il ragazzo notò qualcosa, una chiazza rossa sulla pelle dell’uomo, aguzzò meglio la vista e lo vide bene: Ivanov aveva un tatuaggio sul pettorale sinistro e sicuramente dalla forma che aveva sembrava essere un tatuaggio wabori* uno di quelli che venivano fatti speculari su entrambi i pettorali e proseguivano poi in altre parti del corpo.

Rei non sapeva molto su quei tatuaggi, ma una cosa che sembrava impaurire tutti era che quei tatuaggi specifici fossero molto usati nei membri della Yakuza o di altre gang mafiose, Alexei non era un uomo da sottovalutare, era pericoloso e quando gli occhi dell’uomo si posarono sui suoi sentì un brivido di paura lungo la schiena.

 

Quando fu riportato a casa era ormai notte fonda, si era tolto l’abito e aveva nuovamente indossato i suoi vestiti comodi, teneva le varie borse sul sedile quasi come se fossero una barriera e guardò fuori dal finestrino sperando di non dover parlare.

“Sei stato bravo questa sera, i miei soci hanno apprezzato la tua presenza, hai parlato solo se interpellato e non hai avuto sguardi troppo curiosi.” Alexei gli sorrise e arricciò tra le dita un ciuffo che gli scendeva attorno al viso. “Direi che te li sei meritati.” Lasciò il ciuffo di Rei per prendere una busta bianca, Rei gli sorrise ma quando non aprì la busta l’uomo rise.
“Che c’è non controlli?” Lo incalzò lui mentre lo guardava.

Rei lo guardò confuso per poi decidere di aprire la busta e quello che vi trovò dentro lo lasciò senza fiato. “Ma aveva detto che sarebbero stati 100.000 yen… Ma questi sono 200.000 yen!” Pigolò sorpreso mentre contava nuovamente i soldi.

“Hai fatto un ottimo lavoro e io premio sempre chi esegue un ottimo lavoro.” Spiegò con calma l’uomo. “Ci vediamo domani Rei, dormi bene questa notte.”

Il ragazzo non si era neppure accorto che l’auto si fosse fermata e si voltò quando notò l’autista aprigli la portiera, era a casa.
Prese le proprie borse e fece un lieve inchino. “Buonanotte signore e grazie...”

 

 

Dopo quella sera Yuki e Rei uscirono per una passeggiata sulla spiaggia, il weekend era sempre fantastico per passeggiare in tranquillità e la spiaggia era uno dei posti preferiti di Rei.
“Comunque quel binder ti sta molto bene, sembra un guanto per quanto sembra perfetto. Mi duole ammetterlo ma il grande capo fa anche cose utili a volte.” Scherzò ridacchiando mentre teneva l’amico per mano.

“Direi di sì, non mi sembra nemmeno di averlo addosso, però noto quanto funzioni quindi è davvero qualcosa di innovativo e poi hai visto al reazione di Michael? Stava urlando quando lo ha visto.” Rise nel ricordarsi l’espressione dell’amico. “In più posso tenere l’abito di ieri sera e i gioielli, non ho mai avuto dei diamanti neri neppure Masa…” Le parole gli morirono in gola quando notò da lontano due volti famigliari.

“Rei?” Yuki seguì lo sguardo dell’amico e le strinse maggiormente la mano.

Masaki e Emma erano seduti sulla spiaggia, stavano sorridendo e poi dopo un attimo di esitazione si baciarono.

Rei scosse il capo ridendo appena. “Baciare un’altra ragazza va bene ma lasciarsi no, vero? La reputazione è tutto immagino.” Sputò acida mentre si girava dalla parte opposta.

“Lascialo perdere, è uno stronzo e tu ora hai di meglio a cui pensare e se proprio devo essere sincera, quella tipa non mi piace, tu sei nettamente meglio!” L’abbraccio di Yuki la fece sorridere e dopo quel pomeriggio e una cena a base di pizza il loro turnò iniziò.

 

 

Keisuke le sorrise anche se sentiva l’ansia avvolgerlo, non voleva sembrare cattivo quella sera ma i pensieri era troppo prepotenti per lasciarsi andare con Rei, per fortuna qualcuno lo chiamò per essere servito e il moro le sorrise mentre le dice che sarebbe andato a parlare con un suo vecchio amico.

Aspettò che Rei se ne andasse per andare alla ricerca della persona che gli serviva.
“Ken…” Il buttafuori lo guardò prima di fargli un cenno di saluto.

“Come stai? E’ da un po’ che non ti vedevo.” Disse l’uomo tatuato mentre guardava l’amico, quei due erano cresciuti insieme e solo durante le scuole superiori si erano persi di vista per poi ritrovarsi qualche anno fa.

“Di merda, mio padre è morto e prima che tu lo dica non sono dispiaciuto, quello stronzo è morto lasciando a me e mia madre un sacco di debiti, qualche giorno fa a lavoro ho perso la pazienza e ho aggredito un ragazzo e ora sono qui disperato e senza lavoro…” Keisuke era un tipo irascibile, ormai era risaputo ma quando quel tipo lo aveva punzecchiato per tutta la sera ecco che alla fine aveva perso la pazienza. “So che tu lavori per un pezzo grosso, so che non dovrei chiedertelo ma sono disperato…”

Ken sospirò, poteva capire bene cosa provasse, lui aveva avuto una storia simile: i suoi genitori lo avevano abbandonato in un bordello e lui aveva dovuto crescere da solo con le proprie forze, aveva conosciuto Alexei quando era in un brutto giro di droga e ora grazie a lui ne era uscito e stava facendo una vita degna di tale nome. “Vieni con me.” Ken mandò un messaggio a Alexei dicendo che gli doveva parlare di un amico e quando arrivarono nel suo ufficio il capo del Valhalla era già pronto ad accogliere i due.
“Keisuke immagino.” Disse Ivanov una volta che i due varcarono la soglia del suo ufficio.

“sì signore, la ringrazio per avermi ricevuto.” Keisuke stava provando ad essere più educato possibile.

“So che sei un amico di Ken, se mai facessi qualcosa di sbagliato sappi che me la prenderò con te ma anche con il tuo amico.”
Keisuke spalancò gli occhi, che stronzo, annuì a quelle parole e capì che non poteva fare passi falsi sia per lui che per Ken.

“Non la deluderò signore.” Keisuke non era il tipo calmo che tutti si aspettavano eppure sapeva essere fedele e responsabile quando qualcosa lo interessava e in quel momento era disperato.

“Lo spero.” Ivanov gli parlò di ciò che sarebbe successo se avesse disobbedito o se avesse fatto qualche passo falso e dopo quello gli fece firmare una specie di contratto.

Keisuke lo firmò con le mani che gli tremavano, sapeva che era come firmare un patto con il diavolo da quello che gli aveva detto Ken, ma era disperato e bisognoso di soldi per salvare sua madre dallo sfratto quindi avrebbe accettato qualsiasi cosa.

“Perfetto Keisuke.” Ivanov si alzò e allungò la mano verso di lui con un sorriso. “Benvenuto nella Yakuza.”








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*Tatuaggio Wabori è un tipo di tatuaggio in stile giapponese con orgini antiche, di solito sono tatuaggi che ha la Yakuza (le informazioni sono vaghe ma di solito in Giappone avere un tatuaggio in qualche parte del corpo esposta equivale a voler mostrare agli altri che quella data persona ha del potere)

   
 
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