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Autore: Glance    10/09/2009    4 recensioni
Gli eventi entrano nella nostra vita prepotenti cambiandola alle volte in maniera sconvolgente. La guerra è uno di questi, dove la dimensione della realtà viene distorta dando a tutto una veste irreale come se si guardasse attraverso una lente. Si perde di vista il senso di tutto,si riesce a fare a meno di quello che prima era necessario con una sorta di fatalismo che da al tempo un ritmo nuovo inaspettatamente sconosciuto. Nessuno conosce il proprio futuro. Il destino, avidamente cela i suoi disegni e nel suo gioco di numeri interseca rette. A noi è concessa l’aspettativa di grandi cose migliori certamente di quelle che abbiamo. Alcuni dicono che nulla è scritto e siamo noi a determinare il futuro con le nostre azioni. Il tempo che passa non sa lenire le ferite che continuano a sanguinare anche se pudicamente si tenta di tenerle nascoste. Occhi attenti sanno scrutare il dolore che l’anima cerca di celare. Succede però che anche nel buio più profondo si accenda all’improvviso una luce e una mano si tenda in aiuto. Allora, che le parole sgorgano spontanee bagnandosi di lacrime che si credeva perdute per sempre nell’indurimento di un cuore a cui si era rinunciato perché il dolore era troppo grande da sopportare. Siamo l’ineluttabilità del tempo che passa e lascia dietro di se una scia di momenti , istanti che non sempre riusciamo a fotografare , ma che sono la parte più preziosa la dimensione che quasi mai assaporiamo perché il resto ci travolge con l’enormità dei suoi avvenimenti. Eppure gli attimi che fuggono non ci abbandonano mai salutandoci da lontano, passano tra un battito di ciglia e del nostro cuore. Giorno dopo giorno nella somma di istanti che fanno la vita. Un mondo minuscolo che da senso alla nostra esistenza. Fatto di piccole cose che condividiamo con chi incontriamo sul nostro cammino e a cui chiediamo aiuto per ricordare. In questa storia i personaggi sono tutti umani pur mantenendo i loro caratteri ad eccezioni dei loro poteri e sono presi in prestito dalla superlativa Stephenie Meyer a cui va ogni esclusiva e diritto. Siamo nel 1918 mentre in Europa imperversa la Prima Guerra Mondiale. Bella è invitata al fidanzamento della sua migliore amica non che vicina di casa e compagna di scuola: Alice Masen. Ci saranno tutti i personaggi Edward in primo piano ed anche quelli solo accennati nei libri o marginali che comunque ricopriranno dei ruoli diversi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Eccomi nuovamente qui. Questa assenza così lunga non era prevista. Spero non vi siate dimenticate di me. Avrei voluto poter aggiornare prima, ma non avevo portato con me il portatile. Comunque adesso sono qua e spero che vi faccia piacere continuare a leggere come prosegue questa storia.
Continuo a ringraziare tutti quelli che hanno recensito il penultimo capitolo, i vostri commenti sono preziosi ed è una felicità sempre leggerli e sapere così cosa pensate di quello che scrivo.
Ancora grazie anche a chi segue e preferisce o a chi passa solo a dare una sbirciatina. Ciao e buona lettura.







Sentii il suo braccio circondarmi la vita per impedire che cadessi, intanto che con l’altra mano teneva le briglie e con fare sicuro guidava il purosangue che ubbidiva al suo tocco.
Con il viso poggiato tra i miei capelli, continuava a ripetermi che mi amava.
Era con me e quella pena che mi aveva attanagliato il cuore sembrava lontana.
Lo accarezzavo e sulla mia pelle avvertivo il suo respiro caldo.
- Se potessi inventerei una parola nuova che possa farti capire cosa sento per te, “amore”, è troppo poco, non riesce a contenere tutto ciò che provo quando ti sono accanto.- Respirò profondamente.- Adoro il tuo profumo è qualcosa che mi entra dentro fino a stordirmi.- Sorrisi tra le lacrime. Era tornato, lo avevo ritrovato.
- Pensavo di averti perduto.- Dissi piano. Sorrise tornando a sfiorare il mio collo e rabbrividii nuovamente a quel tocco.
- Non succederà mai, io ti starò accanto per sempre Bella. Qualunque cosa accadrà l’unica certezza sarà questa: il mio amore per te non finirà, non finirà mai, lui resterà qui accanto a te e ti cullerà , ti terrà stretta nel suo abbraccio e tu lo sentirai. Non ti lascerà mai da sola.- La sua voce mi accarezzava come una ninna nanna.
- Edward…io…- Sentii la stretta del suo braccio aumentare. - Lo so… non devi avere paura, ti lascio il mio cuore come pegno e farò di tutto per tornare a riprenderlo. Te lo giuro, farò… l’impossibile per ritornare da te.- Non parlammo più. Non ce n’è fu bisogno. Intrecciai le mie dita alle sue e mi affidai a lui, tutta la mia vita era nelle sue mani. Tutto ciò che mi riguardava ormai iniziava e finiva con lui.
Quando arrivammo ebbe l’accortezza di passare dal retro della casa e si diresse verso le scuderie.
- Aspettami qui, avverto Emmett che siamo tornati e chiedo a Rosalie di venire a darti una mano. Sembri un pulcino spaurito e io non sono più presentabile di te. Sarà meglio non dover dare spiegazioni. Adesso non riuscirei a non tirare in ballo “lei” e non ho proprio voglia di affrontare una discussione in cui cercherà di negare e non voglio costringere la mia famiglia ad un chiarimento con la sua.- Si avvicinò sorridendomi e posò una carezza leggera sul mio viso.- Farò in modo tu non la debba incontrare.- Mi sorrise e fece per andare via.
- Edward…- Si voltò a guardarmi.- Sarebbe mio desiderio che tu non…le rivolgessi la parola.- Dissi abbassando gli occhi, non mi piaceva essere così, avere quel tipo di richieste, ma Jessica mi faceva paura.
- Non temere tesoro, non la guarderò nemmeno. Incaricherò Emmett di tenerla lontana da noi. Te lo giuro. Ti prometto che non dovrai più preoccuparti di lei.- Si fece nuovamente vicino e lentamente posò una mano sotto il mio mento e mi costrinse a guardarlo negli occhi.- Non devi temere, non voglio che tu abbia paura di lei o ti senta minacciata in qualunque modo. Per me lei non esiste Bella.- Mi guardò intensamente.- Mi credi vero?- Annuii ricambiando il suo sguardo.
- Desidero che tu faccia una cosa per me. So che non ho il diritto di chiedertelo, ma vorrei che tu dimenticassi ciò che hai visto, mi sentirei morire se intuissi il ricordo di quello che è successo nei tuoi occhi.- Si fece più vicino e mi sentii sovrastare da lui. La testa mi girò mentre il suo sguardo si faceva intenso e penetrante. Altre volte era stato tanto vicino a me, ma questa volta sentivo che qualcosa era cambiato il suo respiro era accelerato e il suo cuore batteva così forte da poterlo sentire. Poggiò le mani sulle assi di legno della parete e la fronte sulla mia.
- Non posso pensare che a causa sua ho rischiato di perderti….- Le sue labbra si fecero vicine e il suo bacio fu qualcosa che mi tolse il respiro. Edward non mi aveva mai baciata così.
- Ho bisogno di sapere che potrai dimenticare quanto sono stato pazzo e incosciente: non ho mai sentito di appartenere a nessuno come appartengo a te. Mi sei entrata nell’anima Bella, sei ovunque in me. Ti sento così tanto che alle volte faccio fatica a pensare che c’è stato un tempo in cui non eri al mio fianco o a trovare la mia immagine allo specchio perché la tua mi si sovrappone. Sei il primo pensiero del mattino e l’ultimo quando mi addormento. Mi sorprendo a pronunciare il tuo nome quando non ci sei.- Parlava continuando a tenere le sue labbra sulle mie,avvolgendomi nel suo abbraccio.- Non vedo l’ora che tu sia mia moglie, Bella…io…ti desidero così tanto…- Si scostò da me e mi sfiorò la fronte con le labbra, indugiando come non riuscendo a lasciarmi.- Adesso… vado, non vorrei pensassero che… abbiamo anticipato i tempi con una fuga.- Sorrise. Per me Edward era quello, quel sorriso così particolare.
Lo osservai mentre andava via, adoravo tutto di lui e ogni volta che mi lasciava sola era come se si portasse via qualcosa di me.
Aspettai lì come mi aveva detto, l’arrivo di Rosalie, mentre pensavo come tutto un mondo e i suoi sogni potevano essere spazzati via in un attimo, come la volontà di una sola persona poteva precludere per sempre la nostra felicità e quella di chi ci ama. Immersa nei miei pensieri avvertii la stanchezza che tutte quelle emozioni avevano provocato in me.
- Bella… cara sono Rosalie. Dove sei?- La sua voce mi ridestò da quella spossatezza.
- Sono qui Rose.- Risposi andandole incontro.
-Come stai? Emmett mi ha detto. Non riesco a credere a quello che quella vipera di Jessica è riuscita a combinare… non pensarci più adesso, vieni con me e cerchiamo di ridare al tuo viso l’aspetto radioso di sempre. Ho visto Edward, era disperato e furente mentre raccontava cosa è stata capace di fare. Vieni andiamo nella loro stanza , ti aiuterò a rimetterti in ordine.- Mi prese per mano sorridendomi.
- Grazie Rose, sei un tesoro.- Mi guardò con tenerezza. - Non dirlo nemmeno Bella. A cosa servono le sorelle se non ad aiutarsi nei momenti di bisogno?- Il suo sorriso sincero servì a riconciliarmi con il prossimo. Per fortuna non tutte le persone erano ciniche come Jessica, c’era anche chi ti voleva bene ed apprezzava senza bisogno di dover dimostrare nulla, senza aspettarsi ricompense in cambio della loro gentilezza. La seguii felice e rincuorata. Sapevo che quello che mi aspettava sarebbe stato il periodo più duro di tutta la mia vita , ma al mio fianco avrei avuto la mia famiglia: mio padre, mia madre e tutti loro e mi sentii più forte.- Edward…dove è?-Domandai.
- Nella camera di Jasper con Emmett, stai tranquilla Bella, non le si avvicinerà te lo garantisco a costo di prenderla a schiaffi io stessa.- Sorrisi, non avevo mai sentito Rosalie Hale parlare in quel modo.
- Alice…?- Mi guardò sospirando.
- Sa tutto anche lei e abbiamo dovuto trattenerla, avrebbe voluto affrontarla e allontanarla, ma Jasper è riuscito a convincerla che non valeva la pena rovinare la loro festa per lei.- La guardai in ansia.
- Sono d’accordo, non merita tante attenzioni. La cosa peggiore per lei sicuramente è l’essere ignorata.- Annuì. - Hai ragione quelle come Jessica vivono per stare al centro dell’attenzione, anche Emmett è convinto che il comportamento avuto con Edward sia stato dovuto solo al fatto che tu avessi focalizzato su di te tutto il suo interesse e il suo amore. Il fatto che lui si fosse innamorato di te a prima vista e tu eri riuscita lì dove lei ha tentato per anni, che lui ti amasse in maniera così totale da subito fino a chiederti di diventare sua moglie l’ha resa furibonda. Tu Bella, possiedi quello che lei sa per certo non potrà avere mai. Lei ha bisogno di fare la sciocca per essere notata, a te non serve fare nulla.- Sorrisi a quelle parole. Era vero, Rosalie e Alice mi consideravano veramente come una sorella e per me anche loro lo erano.
Quando ebbe terminato di aiutarmi, lo specchio rimandò la mia immagine e mi sembrò come se non fosse mai accaduto nulla.
Sentimmo bussare alla porta e dopo poco comparvero Emmett e Edward. -Come stai Bella, Tutto bene?- Mi domandò Emmett e per la prima volta potei vedere che quell’aria scanzonata aveva lasciato il posto ad un’espressione seria e severa. Sembrava anche più grande in quel momento.- Mi dispiace, che tu abbia dovuto affrontare questo ennesimo attacco da parte di Jessica e che mio fratello sia stato così…ingenuo, ma come sai alle sue motivazioni possiamo trovare delle giustificazioni. Ora però Bella, tu devi farmi un favore, devi promettermi che non ti farai intimorire da lei e che qualsiasi cosa ti dica o faccia in futuro tu verrai da me a dirmelo. Me la vedrò io con la signorina in questione, non è mai corso buon sangue tra noi. Lei mi sopporta mal volentieri e io non le ho mai nascosto la mia irritazione a certi suoi comportamenti. Non può permettersi di minacciare la felicità dei miei fratelli e passarla liscia.- A quelle parole mi emozionai arrossendo.
- Non devi sentirti imbarazzata Bella, tu fai parte di questa famiglia e ogni affronto fatto a te è come venisse fatto ad uno qualsiasi di noi. Tu ami mio fratello e lui…direi che…quello che prova per te lo vedrebbe anche un cieco. Quindi Bella resta ben chiaro quello che ti ho detto, se dovesse importunarti corri da me e penserò io a mettere al proprio posto Jessica.- Prese per mano Rosalie e andò via, mentre sulla porta comparvero Alice e Jasper.
- Eccovi qui finalmente, mi avete fatta stare in pena .- Esordì Alice.- Vedo che c’è anche il figliol prodigo... Bella tesoro, come stai? Ho saputo di quella strega e di quello sconsiderato di mio fratello e non potevo crederci. L’avrei strozzata io stessa.- Poi rivolta ad Edward:- Edward Anthony Masen meno male che sei rinsavito, ti perdono perché ho compreso il tuo attimo di smarrimento, ma questa volta mi hai proprio fatta arrabbiare mio caro. Sono stata in pena, fino all’ultimo ho temuto il peggio, che mi volessi privare di avere Bella come sorella. Questo non te lo avrei mai perdonato e puoi credere che dico sul serio.- La vidi correre da lui ad abbracciarlo.
Alice non era capace di restare adirata con nessuno tanto meno con Edward.
-Sono felice che tu stia bene adesso e che abbia fatto chiarezza nel tuo cuore. Come hai potuto pensare di poter cancellare quello che ormai c’era tra di voi? Tu e Bella, siete una cosa sola Edward. Se qualcuno vi incontrasse separatamente sarebbe poi in grado di riconoscere l’altro dall’immagine riflessa nei vostri occhi. Puoi non credermi ma quando ti guardo vedo Bella adagiata in fondo al tuo sguardo.- Edward sorrise alla sorella sfiorandole la guancia con una carezza.
- Non saresti stata la sola a non riuscire a perdonarmi neanche io mi sarei mai potuto perdonare se l’avessi persa.- Portò il suo sguardo verso di me e porgendomi la mano mi invitò a seguirlo.- Andiamo tesoro, riprendiamo il nostro posto alla festa.-
Ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi, tutto ciò che mi circondava sembrava scomparire e avevo come la sensazione di trovarmi nell’occhio di un ciclone. Tutto prendeva a vorticare intorno a me, ma stranamente nel centro esatto di quella tempesta avvertivo una calma quasi irreale. Presi la sua mano e lo seguii imitata dal resto della sua famiglia.
Il matrimonio di Alice era avvenuto la mattina, ma i festeggiamenti sarebbero proseguiti la sera, per cui gli invitati erano stati alloggiati nelle stanze per gli ospiti, io mi ritrovai a dividere la mia con Rose dal momento che la stanza che dividevo con Alice era stata adibita a loro camera da letto.
Ero amica di Alice quanto di Rosalie, ma era la prima volta che condividevamo da sole lo stesso spazio. Mi fece piacere notare che era come se ci conoscessimo da sempre e che la nostra amicizia non era solo data dal fatto che entrambe eravamo legate ad un membro di casa Masen. Rose nutriva un sincero affetto per me e io la ricambiavo.
- Vieni Bella.- Mi disse invitandomi ad entrare.- Scegliamo il vestito da indossare per questa sera. Come futura signora Masen devi lasciarli senza fiato.- La guardai. Rose aveva dovuto rinunciare alle sue nozze per fare posto a noi, ma questo non sembrava averla rattristata anzi si mostrava davvero felice di averlo fatto.
- Mi dispiace Rose…dovrà costarti parecchio…- Mi guardò interrogativa.
- A cosa ti riferisci Bella?- Mi chiese con il suo solito dolce sorriso.
- Al fatto che tu ed Emmett avete dovuto rimandare il vostro matrimonio.- Mi guardò continuando a sorridere. - Ammetto che un po’ mi costa non diventare la moglie di Emmett, ma proprio per questo ho fatto una promessa.- La guardai cercando di capire.- Ho promesso che aspetterò che sia Jasper che Edward siano ritornati a casa e solo allora io ed Emmett ci sposeremo.- Fece una pausa.- lui è d’accordo con me e mi ha confessato che non sarebbe riuscito a gioire appieno di un momento così importante senza la presenza di suo fratello.- Sentii gli occhi velarsi di lacrime e prontamente Rose mi venne vicino e mi abbracciò.
- No Bella, non farlo. Niente lacrime. Sarà una festa stupenda e loro saranno qui con noi, per gioire della nostra felicità come è giusto che sia.- La guardai e cercai di rimandare indietro il pianto.
- Perché non vi sposate insieme a noi dopodomani, Edward ne sarebbe felice ne sono sicura e anche io, così…- Non riuscii a terminare la frase che prontamente aggiunse:- Non sarebbe giusto è il vostro momento, del resto io ed Emmett siamo stati già tanto fortunati a poter rimanere insieme. Alle volte ringrazio il cielo per l’incidente che ha avuto altrimenti a quest’ora sarebbe anche lui in partenza per il fronte. Tu ed Edward siete costretti ad una prova durissima come Alice e Jasper del resto, ma i ricordi di Alice con mio fratello sono maggiori di quelli che avete tu ed Edward. La loro condivisione delle piccole cose da innamorati le terrà compagnia e l’aiuterà nei momenti difficili. Tu avrai molto poco a disposizione sicuramente altrettanto forte, ma non posso pensare a quanto vi sarà negato, quindi se posso donare questo sacrificio per chiedere di farvi riunire lo faccio volentieri sia io che Emmett. Non sembra, ma dietro quell’aria scanzonata cerca solo di nascondere la pena per questa separazione. E’ legatissimo ad Edward e potendolo fare so che avrebbe volentieri preso il suo posto.- Mentre parlava le tenevo strette le mani tra le mie.- E’ il nostro modo per far si che il legame che li unisce e che unisce tutti noi non si spezzi e come un filo invisibile possa indicare loro la strada del ritorno sani e salvi.
Ci abbracciammo nuovamente senza riuscire a parlare sopraffatte dall’emozione.
A fatica riuscimmo a trattenere le lacrime, ma spostammo la nostra attenzione sui preparativi per la sera. Scelsi il mio vestito con cura aiutata da Rose e con nostra sorpresa fummo raggiunte da Alice che pur essendo diventata la signore Hale non aveva voluto mancare. - Non potevo lasciare che vi preparaste senza di me. Mio marito è un vero tesoro, ha capito immediatamente la mia preoccupazione ed ha insistito perché fossi con voi. Ha pronunciato queste parole : vai da loro tesoro e fai in modo che la nostra Bella sia strabiliante. Fa che qualcuna abbia un attacco di bile e che il nostro Edward possa portare della sua futura moglie un ricordo intenso e bellissimo come quello che io porterò di te e di questo giorno. Più momenti magici potremo avere di voi nei nostri cuori e più sarà facile affrontare ciò che ci aspetta.- La voce di Alice rotta dalla commozione servì a rafforzare in tutte noi la determinazione a non piangere a non versare lacrime quasi a volere proteggere quei nostri affetti dalla minaccia che incombeva su di loro, come a non voler bagnare del nostro dolore quel loro cammino così incerto. Quando scesi nel salone fu come ritornare indietro al giorno del suo compleanno. Lo vidi avanzare e raggiungermi senza staccare gli occhi da me.
- Sei bellissima.- Era sinceramente colpito lo vedevo.
Attribuii il merito al mio abito di organza e pizzo e all’acconciatura che era stata curata nei minimi dettagli. Rosalie e Alice mi avevano promesso un effetto ancora più stupefacente per il giorno del mio matrimonio.
- Solo adesso mi rendo conto che abbiamo ballato insieme solo una volta e l’altra dopo sei scappata via sul più bello.- Mi guardò ammiccando e i ricordi tornarono portando con se il sapore di quei momenti intensi e dolcissimi fatti di attesa e paura. L’amore della mia vita mi porse il braccio e tenendo la sua mano sulla mia mi accompagnò al centro del salone e cingendomi la vita si avvicinò al mio viso.
- Sei pronta per il nostro secondo ballo?- Feci un cenno impercettibile con il capo.- Allora respira profondamente e lascia che io ti guidi. Lo guardai incerta.
- Non sono molto brava come ballerina.- Sorrise in quella maniera adorabile.
- Lasciati guidare da me e non temere. Mi guardò.- Pronta?- Strinsi la mia mano alla sua.- Respira Bella…-
Mi ritrovai circondata dalla musica a volteggiare tra le sue braccia e quello che era sempre stato un traguardo difficile da raggiungere sembrò qualcosa che mi era sempre venuto naturale stando accanto a lui. Ballavo facendomi trasportare dalle note e sembrava che nella mia vita non avessi fatto che quello: danzare. I nostri movimenti erano talmente coordinati che sembravamo fonderci l’uno nell’altra. Non ci furono incertezze, ne attimi d’imbarazzo causati dalla mia goffaggine. Mi resi conto che con lui non ero più io; la Bella che conoscevo era scomparsa e al suo posto c’era questa nuova me che sembrava essere il prolungamento di Edward come se insieme fossimo una cosa sola. In quel preciso istante ebbi la percezione dell’immobilità del tempo, tra di noi non c’era più peso fu come se avessi la certezza che quel momento magico lo avrei vissuto all’infinito, non sarebbe scomparso, sarebbe rimasto lì immobile tra le mura di quel salone avvolto da quelle note e chiunque fosse passato da lì dopo di noi lo avrebbe avvertito chiaramente. Perché tutto quell’amore non avrebbe avuto modo di poter essere contenuto ne cancellato. Sorrisi e chiusi gli occhi affidandomi alla sua guida. Era perfetto come ballerino, come in tutto del resto e alle volte pensavo che non poteva essere veramente reale. Forse mi sarei svegliata prima o poi scoprendo di aver solo sognato, un fantastico stupendo sogno, ma solo quello e come tutti i sogni destinato a finire con un risveglio. Quasi mi avesse letto nel pensiero rallentando l’andatura mi strinse più a se sussurrandomi: - Alle volte penso di stare sognando e allora la paura mi assale. Non riuscirei a sopportare di svegliarmi e rendermi conto che tutto questo non sia reale. Se forse adesso ti baciassi potrei tranquillizzarmi avendo la certezza che esisti.- Mi sospinse verso la veranda che era stata testimone dell’inizio del nostro amore e lì sciogliendomi dal suo abbraccio mi condusse verso una delle bianche colonne.
- Ricordi?- Disse. – Fu proprio qui che misi il mio cuore nelle tue mani e tu per tutta risposta fuggisti via. Rimasi senza poter respirare per un istante infinito in bilico su un precipizio. L’idea che tu non potessi ricambiare il mio sentimento mi gettò nello sconforto. Non credevo che l’amore fosse questo, non avevo idea di poter provare per una donna quello che provo per te. Sei in debito per quel primo bacio negato.- Assunse la medesima posa di quella sera. Nella mia mente il ricordo era chiaro. Ogni gesto, ogni parola era impressa a fuoco. - Mancano lo spettacolo dei fuochi d’artificio, ma per il resto è tutto perfetto come l’altra volta.- Sussurrò avvicinandosi a me. Mi sfiorò la guancia con le labbra e poi prese a delineare il contorno del viso. Quando mi baciò tremava. Sentii il suo viso scottare come in preda alla febbre. - Stai bene? - Dissi preoccupata. Lo vidi sorridere e al chiarore della luna ebbi l’impressione che arrossisse. - Sto bene, non ti preoccupare.- Scansò dal mio viso una ciocca di capelli e prendendomi per mano mi condusse lungo il sentiero. Camminavamo l’uno accanto all’altra.
- Sono passato a casa nostra…- Disse ad un tratto.- Nei giorni in cui cercavo di allontanarti da me. E’ piccola, ma accogliente e graziosa. Ti piacerà sicuramente.- Fece una pausa.- Nonostante tutto, malgrado volessi con tutto me stesso fare in modo di staccarti da me per non permetterti di soffrire a causa mia se…non potevo non portare con me l’immagine di quella che sarebbe stata la nostra casa. Ti ho immaginata in ogni suo angolo intenta nelle tue mansioni di padrona di casa come signora Masen. Sono stato un folle solo a credere possibile di staccarmi da te e ora mi rimprovero di aver perso giorni preziosi.- Lo accarezzai. - Non posso credere che avremo una casa tutta nostra.- Riuscii a distrarlo.
- Sarà solo finché non sarò tornato allora poi avremo qualcosa di più grande ed elegante.- Era bello starlo a sentire mentre faceva progetti per il futuro, purtroppo non gli capitava spesso.
- A me va bene anche se dovessimo rimanere lì per sempre, purché insieme.- Sorrise amaro.
- Per adesso dovrai accontentarti di qualche giorno appena, è tutto quello che ci è concesso.- Rabbrividii e mi strinsi nelle spalle. Lo vidi sfilarsi la giacca della sua uniforme e la adagiò su di me.
- Preferisci rientrare? Forse è un po’ umido questa sera credo che pioverà.- Aggiunse facendo finta di non capire la causa di quel freddo improvviso.
- Edward…- Mi guardò. – Ti prego non smettere mai.- Dissi con un filo di voce.
- Di fare cosa.- Rispose.
- Di fare progetti per il futuro come hai fatto poco fa.- Sorrise.
- Sto cercando di non farlo, di non smettere di immaginare la mia vita con te a dispetto di tutte le avversità e della mia stessa idea di lasciarti per evitarti questo tormento. Sono così oppresso dal pensiero di essere la causa di un tuo dolore da arrivare a sperare di poter avere ancora una possibilità al mio ritorno se fossi così fortunato da ritornare, voglio poter progettare il mio futuro come se niente fosse, sto cercando con tutto me stesso di non lasciarmi sopraffare e ti prometto che continuerò a pensare a noi e a fare progetti sulla nostra vita insieme comunque e sempre e non solo adesso che sono qui con te, ma anche dopo quando sarò lontano. Tu sei la mia forza, la mia vita, il mio futuro e il mio destino e io ti amo in maniera totale e incondizionata e questo sarà per sempre. Perché adesso che ho te so che non potrei essere più quello che ero. Tu mi hai cambiato profondamente entrando in me in maniera così dirompente da farmi stare male ogni volta che ti allontani. Ogni volta che i mie occhi non riescono a scorgere il tuo viso, la tua figura. Mi accorgo che quando sei lontana da me smetto di respirare e torno a farlo solo quando tu riappari al mio fianco.- Rimasi in silenzio a fissarlo.
- Desidererei…- Aggiunse. – Che tu facessi altrettanto durante la mia assenza. Vorrei che tu organizzassi la tua vita come se io fossi semplicemente fuori per un lungo periodo di lavoro e continuassi a fare tutto quello che qualunque altra giovane sposa fa . Pensare alla felicità dei giorni che l’aspettano e non vivere nell’angoscia dell’incertezza. Fai acquisti, dedicati a contraccambiare le visite di cortesia. Accetta inviti se questi ci saranno. Tu ed Alice dovrete fare come se dovessimo tornare di li a poco. Non voglio saperti triste e sola, chiusa nel tuo dolore. Non voglio che trasformi la nostra casa in un tempio del nostro amore. Promettilo Bella, te ne prego.-
Lo abbracciai e lo promisi anche se in cuor mio sapevo che avevo già cominciato a conservare dentro di me ogni particolare di ogni gesto, o frase detti o fatti in modo da potervi trovare rifugio appena fossi rimasta sola sopraffatta dalla disperazione e dalla paura che mi venisse strappato.
  
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