Parte 2
Andare al matrimonio della cotta del proprio ragazzo non era mai stata una spunta sulla lista “cose da fare assolutamente prima di morire” di Natsu. Eppure eccolo lì, sopra un aereo per la Russia, insieme al padre del suo ragazzo che aveva indossato le cuffie e stava ignorando tutto e tutti da prima ancora che uscissero di casa, insieme all’altro padre del suo ragazzo che aveva già litigato con due persone perché “questi non sono i vostri posti, sono i nostri”, scoprendo troppo tardi che parlavano solo russo, e insieme al suo ragazzo, che aveva messo su il broncio una settimana prima ed era diventato ormai parte del suo viso.
A Natsu mancava tanto la sua mamma.
 
Era stato in bagno più di quanto aveva programmato, ma in quella villa da favola parlavano quasi tutti solo russo e Natsu si era perso più volte prima di trovare la stanza in questione, fare i suoi bisogni e riuscire a tornare indietro, nella sala principale dove si stava svolgendo il banchetto.
Vagò tra i vari invitati cercando Kea con lo sguardo, ma questo sembrava scomparso. In compenso però trovò Kenma di fronte al tavolo del buffet dei dolci e li stava analizzando come se dovesse capire con il solo sguardo quale sarebbe stato migliore da mangiare.
-Ha visto Kea?- domandò Natsu raggiungendolo.
-Ho smesso di tenere d’occhio mio figlio da quando hanno pronunciato le loro promesse all’altare ed ero finalmente certo che non avrebbe distrutto il matrimonio.
Natsu si rese conto che per tutta la cerimonia non era stato l’unico teso con la paura che quello appena descritto sarebbe realmente accaduto.
Rise leggermente in imbarazzo -Io avevo già una mano sul suo polso per impedirgli di farlo.
Kenma rispose al sorriso mantenendo comunque lo sguardo fisso sulle torte davanti a lui -Io e Tetsuro avevano tutto un piano su come placcarlo.
La risata di Natsu si fece più isterica. Poteva vederli benissimo.
Kenma aveva finalmente optato per una crostata con della marmellata gialla, ma non si spostò dal tavolo, quindi forse voleva riempire il suo piatto con anche altro.
-Comunque… se cerchi Kea ti basta trovare Isak e controllare tra gli occhi che ha puntati addosso.
Beh, Kenma aveva ragione.
Trovò Kea seduto in disparte su una sedia, aveva il volto poggiato sulla sua mano e guardava imbronciato le persone che ballavano in mezzo alla sala. Natsu non ebbe bisogno di seguire il suo sguardo per capire quale coppia aveva tutta la sua attenzione.
-Andiamo- gli disse raggiungendolo e prendendolo per la mano libera, in modo da farlo alzare.
Kea lo guardò sorpreso e confuso, preso alla sprovvista si alzò seguendo la sua mano ma non poté fare a meno di chiedere -Dove?
-A ballare.
Natsu fece qualche passo avanti per unirsi agli altri ma si bloccò quando sentì resistenza da parte dell’altro.
-Non voglio ballare- rispose in un mezzo sbuffo annoiato.
Ma Natsu aveva smesso di stare dietro i suoi capricci, quindi non modificò la sua espressione seria e annunciò -Non era una domanda.
Quella presa di posizione lasciò Kea talmente spiazzato che si fece trasportare in mezzo alla sala, poi iniziarono a ballare sulle note di “Perfect” di Ed Sheraan.
Kea sapeva ballare bene, non perché gli interessasse più di tanto quella disciplina, ma perché Diane aveva insegnato sia a lui che ad Haru quando erano piccoli e tra i due ragazzini era nata una sorta di rivalità su chi avrebbe fatto meglio. Aveva vinto Haru ma almeno adesso Kea poteva ballare a cerimonie del genere senza pestare i piedi a nessuno.
Volteggiarono in mezzo a tutte le altre coppie e, per la prima volta da giorni, sul volto di Kea nacque un principio di sorriso. Natsu si sentì orgoglioso di quella conquista e lo strinse meglio tra le sue braccia.
Anche Natsu sapeva ballare, glielo aveva insegnato sua madre dopo che questo era rimasto affascinato nel vedere i suoi genitori danzare nel soggiorno della loro casa con una canzone che passavano in radio.
Fu grazie a questa sua capacità che riuscì a far fare al suo partner un perfetto casqué.
Gli occhi dorati di Kea, resi ancora più grandi dal sottile trucco nero, lo stavano guardando come se lo vedessero per la prima volta in quella giornata. Natsu si rese conto che probabilmente era davvero così.
Con un tono basso e graffiante gli disse -Devo stare solo io al centro dei tuoi pensieri.
Il cambiamento fu repentino in Kea: le sue guance si spolverarono di rosa, i suoi occhi si fecero lucidi, le sue labbra si socchiusero e ingoiò a vuoto. Infine balbettò -S…sì.
-Bene- Natsu sorrise felice e lo fece rimettere dritto, continuando a ballare come se nulla fosse.
Kea doveva ancora capire se lo stesse prendendo in giro o non si era davvero accorto di come l’aveva appena ridotto con una semplice frase e uno sguardo. Ma cazzo se lo amava.