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Autore: AlysSilver    08/01/2023    0 recensioni
Raccolta di one-shot che vanno a raccontare alcuni avvenimenti importanti a partire dall'ultimo anno alla Raimon di Mark, Jude e Axel fino alla storia di Inazuma Eleven New Dream*, la quale parla dei figli della prima generazione e che trovate qui su Wattpad. Lo scopo della raccolta è di narrare alcuni eventi simpatici e significativi che altrimenti non verrebbero mai trattati nella storia principale
*Disponibile qui su Efp: Inazuma Eleven New Dream [6,85K di visualizzazioni su Wattpad]
Genere: Comico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Axel/Shuuya, Caleb/Akio, Celia/Haruna, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Shuu
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pov. Sirius

-Sei sicuro di aver preso tutto?

-Si mamma, anche se sono ancora dell'idea di annullare il viaggio.

-Sirius lo sai che i tuoi nonni ci tengono che tu vada a trovarli in America ogni tanto. Ti vogliono molto bene e tu non li vedi mai.

-Ti rendi conto che vuoi spedirmi nella terra dei selvaggi, dove la gente va ancora in giro a cavallo molto spesso e ci sono le fattorie e i cowboy?

-Farò finta di non prendermela per un momento. Sei consapevole di essere per metà texano, sì? Proprio per commenti come questo tuo nonno vuole che passi più tempo con loro. So che sei cresciuto qui e ti senti giapponese al cento per cento, ma a livello pratico, o teorico se preferisci, non lo sei. È il mio paese e la mia cultura, per me è importante che tu impari a conoscerli. Per favore fai il bravo.- Sbuffai non avevo molta scelta.

-D'accordo, però non ti prometto nulla.

-È già un passo avanti. E comunque solo nelle piccole città si monta per andare in giro.

-Per fortuna avete risolto, siamo appena arrivati all'aeroporto internazionale.- Mi ero quasi dimenticato che fossimo in macchina e mio padre stesse guidando, aveva lasciato a me e la mamma tutta la conversazione. Arrivati all'ingresso della zona partenze salutai entrambi, sorridendo a mia madre, mentre l'altro con un gesto. Lo osservai un istante. Una parte di me avrebbe voluto pregarlo a quel punto di non farmi salire su quell'aereo, però non mi sarei mai abbassato a tanto.

-Ci rivediamo tra un mese.

-Fai attenzione e ascolta i miei genitori.

-Sì!

*Superato uno scalo a Dallas e quasi quindici ore di volo arrivai finalmente al Lubbock Preston Smith International Airport. Essere lì non era il mio piano ideale di vacanze ad essere sincero, ma avrei fatto del mio meglio per non perdere immediatamente la pazienza. Naturalmente il fato aveva idee completamente diverse. Ritrovai i nonni ad aspettarmi con un cartello tutto decorato con scritto il mio nome in caratteri latini, l'alfabeto Romaji era meno comune per noi dei Kanji. Avrei dovuto farmi entrare in testa che lì si scriveva diversamente. Il problema, però, arrivò non appena mi avvicinai, la nonna, Evelyn, mi abbracciò.

-Tesoro sono così felice che tu sia qui.

-Sono contento anch'io di vedervi.- Perché mi stava toccando. Attesi qualche istante, nella speranza che si staccasse. Ovviamente questo non accadde. -Potresti lasciarmi per favore? Non sono molto abituato a queste cose.

-Certo scusami, non ho pensato al fatto che in Giappone siete meno espansivi di noi.

-Tranquilla, è solo una cosa culturale che non potevi sapere.- Il nonno parve cogliere il mio commento al balzo per incominciare la sua solita crociata personale.

-Solo che tu sei anche americano. Proprio per questo motivo dovresti venire qui più spesso, non conosci le tue stesse tradizioni.- Stavo per ribattere, quando la donna si mise in mezzo.

-Daniel ne abbiamo già parlato, non voglio che l'unica volta in cui nostro nipote viene a trovarci sia tutto un litigio. Ora andiamo a cena e poi a casa, Sirius sarà stanco morto e domani bisogna alzarsi presto.

-Perché?

-Dobbiamo svolgere le attività mattutine al ranch prima della messa. È domenica, con il fuso orario è normale tu abbia perso la cognizione dei giorni.-

-In realtà non sono mai andato in chiesa, sono shintoista come mio padre.- Speravo di non averle fatto venire un infarto, pensavo lo sapesse. Dovevo inventarmi qualcosa. -Ma se ti fa piacere vi accompagno volentieri, sono pur sempre in America per fare nuove esperienze.

-Sei proprio un tesoro, grazie.- Si decise a riprendere il discorso una volta sul Pick-Up. -Sai sono tutti entusiasti di conoscerti, gli abbiamo parlato così tanto di te.

-Tutti chi?- Perché avevo l'impressione che la situazione non potesse che peggiorare?

-La nostra comunità, i nostri vicini, gli amici ecc... nella nostra zona siamo tutti una grande famiglia.

-Sir sei in prima media oramai, vero?- S'intromise l'uomo al suo fianco.

-No, sono in sesta elementare. Da noi si fa un anno in più di scuola primaria, però facciamo solo tre anni di liceo rispetto ai vostri quattro.

-Che cosa strana. Sei contento di dover iniziare l'ultimo anno tra poco?

-L'ho già fatto in realtà. Incominciamo le lezioni ad aprile e le finiamo a marzo.

-Perché non seguite il sistema del resto del pianeta.- Sospirò. -Hai già deciso che medie frequentare? Andrai da tuo padre alla Loyal Academy?

-Royal Academy. Comunque, no. Frequenterò la Raimon Junior High insieme ai miei amici.

-E perché?

-Papà ha completato lì il suo percorso scolastico e dice che è uno dei posti che lo hanno reso la persona che è adesso. Senza contare poi che ci sarebbe una vecchia promessa fatta con i suoi amici di mandare tutti i loro figli in quell'istituto; inoltre mio cugino Derek studia già lì e mia zia ci insegna. Volendo potremmo poi aggiungere che zio Mark allena la squadra di calcio.

-Mi sembrano ottime ragioni. Per quanto credo che una scuola militare possa essere utile, non mi dispiace che ti distacchi un po' da Jude. Quell’Evans poi è uno dei pochi conoscenti di tuo padre che ricordo con piacere.

-Già, proprio un ragazzo gentile. Dimmi, come sta sua figlia?

-Bene. Ella è pazzesca, con lei in porta non si deve temere nessuna squadra. Non solo però, è anche intelligente, gentile, coraggiosa, bella ... scusate sono partito in quarta.

-Tranquillo, anzi è meraviglioso sentirti parlare così di una persona. Lei deve essere davvero speciale per te.

-Sì, infatti è la mia migliore amica insieme naturalmente all'indimenticabile Ethan, il quale se venisse a sapere che non l'ho nominato potrebbe attentare alla mia vita.

-Lui è il figlio di Blaze, giusto? Quello che lavora nella federazione.- Domandò il nonno.

-Esatto, oltre ad essere il capocannoniere della nostra nazionale.

-Sì, ora che me lo dici lo ricordo perfettamente.- Il tono non era molto allegro e ciò mi fece improvvisamente ricordare che gli Stati Uniti erano stati eliminati proprio da noi all'ultimo mondiale grazie ad una tripletta di zio Axel. A quanto pareva lì a qualcuno non era ancora scesa.

-Oltre a giocare a pallone, come passi il resto del tempo?- Chiese gentilmente la donna. Erano davvero gli antipodi quei due, non che i miei lo fossero di meno in effetti.

-Studio, sono il primo del mio corso, faccio delle riprese in giro con la mia videocamera e se ho tempo vedo uno o più film la sera, dipende tutto da quanto ho da fare con la scuola e le attività sportive che sono una priorità necessaria. A volte vado anche a casa di Eth o di Gabriella, Nelly spesso si prende la briga di venirci a prendere dopo gli allenamenti. Poverina, un po' mi dispiace che debba disturbarsi anche con noi, ma ad essere sincero preferisco lei alla tata.

-I tuoi genitori devono essere sempre molto impegnati per il loro lavoro. Non ti pesa non vederli spesso?

-No, alla fine sono abituato.- Un velo di tristezza o forse di rassegnazione contagiò la mia voce, ma speravo che non si fosse notato. La pietà non era un sentimento che mi piaceva o volevo intorno, c'erano persone che avevano problemi molto più grandi dei miei e io non avevo alcun diritto di lamentarmi.

Arrivammo a destinazione una ventina di minuti più tardi. Non ero sicuro di come fossi riuscito a superare quello strano interrogatorio, misto alle costanti frecciatine del nonno. Speravo non avesse intenzione di continuare su quella strada per tutta la mia permanenza, ero consapevole delle mie origini, ma ero anche fiero del modo in cui mi avevano cresciuto. Non avrei scambiato ciò che ero per nulla al mondo. Sbadigliai, in volo avevo dormito pochissimo e le quindici ore di fuso non aiutavano per nulla. Lì erano appena le sei** del pomeriggio, ma a casa erano le nove del mattino del giorno successivo. Scesi dal nostro veicolo velocemente, ricuperando il mio bagaglio dal cassone. Mi guardai un attimo intorno, facilitato dal sole ancora alto. Per un istante mi domandai se non fossi finito in un vecchio film western, circondato da praterie e campi, davanti ad una casa che avrebbe potuto rappresentare il più stereotipato dei ranch americani. Dubitavo che sarei sopravvissuto a lungo in quell'ambiente, dovevo svignarmela al più presto.

-Allora ti piace? So che tu sei abituato a vivere in una villa gigantesca piena di comodità, però personalmente non scambierei questo gioiellino per nulla al mondo.

-È carina, molto carina.- Nonna dovevi perdonarmi per la bugia, ma dovevi sapere che l'avevo fatto per non ferirti.

-Speravo ti sarebbe piaciuta.- Accennai il sorriso finto più convincente che potessi fare.

-Non vorrei sembrare maleducato, però potreste indicarmi la mia stanza? Sono molto stanco per il viaggio e vorrei andare a riposare.

-Certo vieni.- Li seguii a passo svelto, perdendomi però per la stanchezza un dettaglio essenziale, le luci all'intero erano accese e quando lo realizzai era troppo tardi per scappare.

-Perché ...

-BENVENUTO!- Una marea di gente sconosciuta spuntò all'improvviso non appena varcammo la soglia d'ingresso. Il salone era addobbato a festa e loro sembravano straripanti di gioia. Avrei dovuto essere felice, ma in quel momento avrei solo voluto tornare il più velocemente possibile in Giappone. Qualcuno doveva venirmi a salvare!

 

To be continued... se a voi interessa
 

*Da questo momento in poi, nonostante il testo rimanga in italiano per noi, i dialoghi e in parte i pensieri di Sirius diventano in inglese. Questo spiega la sua incertezza a volte o il dubbio su certi termini

**In Giappone e negli USA si cena molto presto, nel primo dalle sei in poi, anche se i ragazzi per via degli allenamenti nel tempo presente lo fanno più tardi, mentre negli Stati Uniti dalle cinque in poi

   
 
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