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Autore: Severa Crouch    15/01/2023    7 recensioni
Prima della guerra, erano solo studenti della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una seconda casa per tutti loro.
L’inizio dell’anno scolastico 1974-1975 si apre con una minaccia: strani e pericolosi incidenti capitano agli studenti che si avventurano per i corridoi da soli. La preoccupazione inizia a crescere fino ad alimentare le voci su una possibile chiusura della scuola.
I fratelli Black, Sirius e Regulus, Robert Turner e i loro amici inizieranno a indagare su questo mistero, dimostrando che le Case di Hogwarts, a dispetto delle diverse vedute, possono unirsi quando c’è in gioco la sopravvivenza della scuola. Nel mezzo, l’amicizia, gli amori, le lezioni e il Quidditch.
Questa storia partecipa alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da me sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna” - aggiornamenti ogni 15 del mese.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 1 - Partenza per Hogwarts


Casa Turner, Diagon Alley, 1 settembre 1974


“La padrona chiede al signorino Robert di raggiungerla nello studio.” 

La voce delicata di Tocky, l’elfa domestica dei Turner, costrinse Robert a sollevare lo sguardo dal baule. Tutto era pronto per tornare a Hogwarts. Diede un ultimo sguardo alla stanza: lo stendardo di Corvonero, fissato alla bacheca sopra la scrivania, gli fece spuntare un sorriso, accanto erano esposte le foto con gli amici che presto avrebbe rivisto, Xeno, Giles, Sirius e il suo gruppetto di Grifondoro pestiferi. 

“Arrivo. Il baule è chiuso, puoi portarlo all’ingresso. Alex è pronta?”

“La signorina Alexandra sta ultimando i preparativi, padrone.”

“Speriamo non ci voglia molto. Non voglio arrivare tardi al binario.” 

Nello specchio del corridoio diede un’occhiata al suo aspetto. Indossava già l’uniforme di scuola. Sistemò la cravatta blu e bronzo, passò una mano tra i capelli biondi e trasse un profondo respiro. Quando la mamma lo convocava nel suo studio c’era sempre un motivo importante, non era certo per dirgli che gli sarebbe mancato. Sua mamma non era come la mamma di James o quella di Xeno, quelle che riempiono i figli di baci al binario. No, sua mamma era più come la mamma di Sirius, una strega austera e severa che dimostrava il suo affetto con lievi cenni di approvazione e che pretendeva la massima disciplina dentro e fuori casa.

Bussò alla porta dello studio e attese il permesso di poter entrare. “Mi hai chiamato, mamma?” 

Darlene Rowle in Turner sollevò il capo dai fascicoli del San Mungo che si era portata a casa, qualche caso difficile da analizzare con calma. “Sì, siediti, Robert.” Il figlio obbedì prendendo posto sulla poltroncina davanti la scrivania. “Quest’anno Alex inizierà Hogwarts.”

“Sì, ti scriverò del suo Smistamento non appena terminato, mamma,” la rassicurò ripetendo le istruzioni che gli aveva impartito la sera prima, a dimostrazione di aver colto il messaggio.

“Bene, ma quello che voglio dire è che Hogwarts è un posto grande, pieno di giovani maghi e streghe di ogni provenienza.” Gli occhi di sua madre si fecero più gelidi che mai. Robert sospirò: “Alex sa benissimo come comportarsi, tu e Walburga l’avete istruita a dovere.”

“Tua sorella ha la presunzione di sapere sempre quale sia la cosa giusta da fare e, cosa ancora più grave, è disposta a violare le regole per le persone a cui vuole bene. È tremendamente ingenua e potrebbe mettersi nei guai o, peggio ancora, compromettersi.”

“Mamma, Alex ha solo undici anni!” obiettò. Quei discorsi gli mettevano i brividi. Un conto era dire a sua sorella di non dare confidenza ai Nati Babbani, ma pensare che una bambina di undici anni potesse pensare ai ragazzi, beh, ce ne voleva!

“Sono le amicizie che nascono i primi anni che possono diventare gli amori di un domani. Non perdere d’occhio tua sorella, sei il maggiore ed è tua responsabilità badare a lei. Se dovesse mettersi nei guai, ti riterrò personalmente responsabile, Robert.” 

Robert annuì stancamente e abbozzò un sorriso che gli morì sulle labbra vedendo che sua madre non lo ricambiava. Perché non poteva avere un fratello maschio come Sirius? Perché gli era toccata in sorte una piattola inutile come sorella?

Fuori dallo studio incontrò Alexandra con il completino babbano che indossava quando i genitori la portavano in giro per Londra. Indossava una gonna a pieghe di lana grigia, un maglioncino blu con una camicetta bianca e un montgomery blu. I lunghi capelli castani erano stati raccolti in una treccia che le scendeva da un lato della spalla. Era così entusiasta di andare a Hogwarts e stringeva in una mano la sua nuova bacchetta di sicomoro e nell’altra la mano del papà.

“Sei pronto, Robert?” gli domandò suo padre, Edward Turner. I suoi genitori erano una coppia di Medimagi, erano sempre impegnati al San Mungo ma ogni anno, il primo settembre, cercavano di essere presenti entrambi sul binario 9 e tre quarti. Quando tornavano a casa per le vacanze, invece, non era infrequente che mandassero la loro elfa Tocky, oppure che chiedessero a Orion e Walburga di ospitarli a Grimmauld Place finché non finivano il turno di lavoro, che poteva voler dire anche trascorrere la notte con Sirius e Regulus.

Se Robert era identico alla mamma, con gli stessi capelli biondi e gli occhi azzurri, Alexandra era identica al papà, le mancavano solo i baffi. 

“Dammi il braccio, Robert,” gli ordinò la mamma. Obbedì, sentì l’ombelico venire arpionato per la Smaterializzazione e si ritrovò al binario nove e tre quarti un istante dopo. “Mi raccomando, ti affido tua sorella,” gli disse la mamma. “Oh, guarda, ci sono i Black!” esclamò allegra. 

Robert riconobbe il sorriso sghembo di Sirius Black e andò incontro all’amico. 

“Ehi!”

“Ehi!”

Era il loro saluto fin da bambini. “Come va?” gli domandò Sirius cercando di non farsi sentire. “Non vedo l’ora di salire su quel treno.”

“Ma’, io aiuto Sirius con il baule.”

“Non sei il suo elfo domestico, Robert, lascia fare a Kreacher!” lo fermò Walburga. Robert sentì lo sguardo glaciale delle due mamme che, quando erano insieme, erano ancora più terrificanti. “Andiamo da Regulus e Alex,” disse Sirius.

“Ecco, bravo, Sirius, tu sì che sei un bravo fratello maggiore,” disse Darlene. Robert notò la risposta di Walburga: “Adesso non esageriamo, Darlene, altrimenti penserà chissà cosa. Abbiamo appena finito di discutere sull’esempio che deve essere per Regulus.” 

Sirius, dietro la madre, aveva l’aria annoiata e muoveva una mano a indicare quanto stesse blaterando. Robert gli fece segno di raggiungere Regulus e Alexandra. 

“Tua madre è nervosa perché Alex parte, vero?” 

“Sì, mi ha fatto dei discorsi assurdi.”

“Ci sono passato,” sospirò con uno scrollo di spalle. Robert non era sicuro che Walburga avesse fatto lo stesso genere di discorsi su Regulus, ma non volle puntualizzare. Sirius aveva il suo ghigno pestifero e ridacchiava tra sé e sé, segno che stava per uscirsene con una delle sue perle di saggezza. “Sai qual è la dote più importante di un leader?” gli domandò sornione.

“La saggezza?” Robert tentò con una risposta seria. Era più forte di lui. 

“Ecco il Corvonero che parla!” esclamò Sirius. “No, Rob, è la delega! Un vero leader sa come valorizzare le risorse a disposizione.” Si avvicinarono agli amici Grifondoro di Sirius, questi allungò il braccio intorno alla spalla di Peter Pettigrew e continuò dicendo: “Ad esempio, abbiamo scoperto che Peter è bravissimo a sgattaiolare in cucina e usare i suoi occhioni celesti, le guanciotte paffute e l’aria spaurita per far tenerezza agli elfi domestici.” Robert cercò di capire in che modo tutto ciò avesse a che fare con Alex. “Allora, ha ricevuto la delega di fornirci i dolcetti per la sera. Vedi la Evans? Lei è bravissima in Pozioni e Remus è in grado di guardare i suoi appunti, copiarli e passarli a noi.”

“Anche questa è una delega, suppongo,” disse Robert che aveva afferrato il concetto, ma sentiva che gli mancava un pezzo. “Chiaro, ma non capisco in che modo tutto ciò abbia a che fare con Alex.”

“Chi è che ha un talento per stare attaccato ad Alex?” domandò Sirius con un sorriso sornione. Lo sguardo di Sirius puntava proprio dove Alex stava mostrando la bacchetta a Regulus, il sorriso di Robert si allargò sul volto. “Ora ho capito, ma certo, la delega! Sei un genio, Sirius!”

“Un genio, Black? Turner, ti hanno corretto il succo di zucca o si è capovolto il mondo?” La domanda ironica di James Potter li fece scoppiare a ridere. “Ho appena insegnato a Robert il potere della delega,” spiegò Sirius, le braccia incrociate e un sorriso verso il suo migliore amico.

“Turner, sei passato a Grifondoro o ci raggiungi?” Xenophilius Lovegood irruppe in compagnia di Giles Ollivander, ancora più impaziente. “Allora? Muoviamoci o tutti i vagoni andranno presi.” 

“Sì, recupero mia sorella e arrivo,” mormorò Robert. “Prendete posto anche per me,” implorò ai suoi compagni di dormitorio. Alexandra, però, non sembrava dell’avviso di viaggiare con Robert e di essere controllata a vista. Alzò i suoi occhioni marroni verso il fratello e gli domandò: “Ma non posso viaggiare con Regulus?”

Questa era la prima lezione che Alexandra avrebbe dovuto imparare. La mamma poteva fare ogni genere di raccomandazioni, ma Robert sapeva che per vivere sereni a Hogwarts era necessario un certo livello di complicità tra fratelli. Funzionava così da sempre: Sirius e Regulus, Giles e Amanda, tutti i fratelli avevano il tacito patto di coprirsi a vicenda con i genitori e non interferire finché le cose non diventavano gravi. “Senti, la mamma mi ha chiesto di non perderti di vista. Sali sul treno con me e quando il treno parte potrai raggiungere Regulus, che ne dici?”

Alexandra ci pensò su per un istante e annuì. Lungo il tragitto raccolsero anche il suo amichetto della scuola primaria, Bartemius, che proprio come lei avrebbe iniziato Hogwarts. Robert scuoteva la testa, mai si sarebbe immaginato a fare da babysitter a due ragazzini di undici anni. Salì sul treno e raggiunse i suoi amici. Xeno sollevò lo sguardo dalla rivista che stava leggendo e domandò: “Hai moltiplicato i fratelli?”

Scoppiarono a ridere e Alexandra esclamò seriamente: “No, lui è Barty ed è mio amico!”

“Ecco, ora sedetevi e fate i bravi,” sospirò Robert mentre si lasciava cadere sul sedile. Dentro di sé sperava che sua sorella non finisse a Corvonero, altrimenti non avrebbe più avuto pace con le richieste di sua madre. Alexandra era una brava bambina, in fondo, ma i suoi genitori erano così preoccupati da pretendere che lui divenisse la sua ombra e lui, beh, aveva di meglio da fare. Ad esempio, seguire Giles e Xeno nella Foresta Proibita per incontrare i Centauri e scoprire i loro segreti. Era la missione che si erano dati per questo quarto anno. Da quando Sirius gli aveva raccontato che insieme ai i suoi amici Grifondoro stava esplorando la scuola e cercando di conoscere i segreti del castello, anche Robert aveva avuto voglia di avventura. I Centauri erano creature che potevano portarli a una conoscenza superiore.

 

***

 

Lo scompartimento dei Grifondoro era immerso nel caos. 

Sirius non aveva idea come fosse possibile, ma bastava veramente poco perché sembrava che fosse esplosa una bomba di disordine, come sua madre definiva la sua stanza. In quel momento, vicino al finestrino c’erano Peter e Remus che si scambiavano i fumetti babbani che avevano comprato nel corso dell’estate. 

James era in mutande e aveva rovesciato metà del contenuto del suo baule alla ricerca della divisa. Il povero McLaggen che aveva avuto la sfortuna di sedersi nello scompartimento sbagliato si chiudeva gli occhi. Sirius uscì nel corridoio a far da palo e impedire che qualcuno entrasse mentre James si cambiava.

“C’è un posto dentro?” 

La voce di Lily Evans attirò la sua attenzione. “Oh, sì, Lily, c’è un posto ma dubito che tu voglia entrare,” disse Sirius. 

“Lascia decidere a me.” Sirius provò a fermarla, emise anche un debole: “No!” ma Mocciosus lo ostacolò con il suo solito ghigno arrogante e, subito dopo, si sentì la voce di Lily che esclamava: “Potter, ma che diamine!” seguita da quella di James che lo rimproverava, “Sirius, un compito avevi!”, e una serie di scuse a seguire, “ti prego, Lily, è un idiota!” e la porta dello scompartimento che si chiudeva di scatto. 

Sirius non riuscì a fare a meno di trovare tutto ciò divertente. Scoppiò a ridere nell’osservare le guance rosse di Lily e la sua aria indignata mentre si allontanava dallo scompartimento seguita da Mocciosus. 

“Ti avevo avvisata, Evans! La prossima volta dammi retta!”

Poco dopo, James aprì la porta dello scompartimento esclamando: “Dillo che vuoi sabotare i miei tentativi di farmi apprezzare da Lily.”

“Beh, parte delle ragazze della scuola farebbero i salti mortali per vedere il Cercatore di Grifondoro in mutande,” cercò di sdrammatizzare. “Il lato positivo è che ora sa cosa c’è sotto… l’uniforme.”

“Sei un cretino!” ribatté Remus colpendolo con una copia di The Amazing Spider-man arrotolata. McLaggen si diede alla fuga esclamando: “Ho capito, cerco un posto migliore, voi siete matti!”

“Ci vediamo in dormitorio, McLaggen,” lo salutò Sirius ridacchiando. “E dire che dopo quattro anni dovrebbe essere abituato a noi.”

“Beh, ma in dormitorio può silenziare le tende del baldacchino, qui deve sopportarci a tutto volume,” disse James. “Lo sai che lui preferisce stare con i più grandi.”

“Sì, quelli influenti…” esclamò Peter in una perfetta imitazione di Tiberius McLaggen. 

“Mi domando perché non sia finito in Serpeverde, sembra di sentir parlare Lucius Malfoy, o Desmond Avery…”

“...o Mocciosus,” continuò James. 

“Con la differenza che quelli influenti non vogliono Mocciosus,” ridacchiò Sirius.  “Salvo quando devono fare bella figura con Lumacorno,” aggiunse Remus interrompendo la lettura di Spider-Man. 

Si cambiarono a turno mentre James rimaneva fuori dallo scompartimento a fare da palo e continuava a chiedere a Peter di avvisarlo quando Sirius si sarebbe cambiato, in modo da restituirgli il favore. Peter, per fortuna, non lo tradì e lasciarono James fuori dallo scompartimento finché Remus non uscì ad avvisare che avevano finito.

“Avrebbe potuto fare tutto il viaggio in piedi,” sospirò Sirius. 

“Sei un idiota, Black, la prossima volta che vuoi andare in giro per la scuola, dovrai implorarmi! Voglio Peter e Remus come testimoni.” 

“A proposito di andare in giro per la scuola, Peter, penserai tu ai dolcetti per la festa di inizio anno in sala comune?”

Peter sospirò. “Vorrai dire in dormitorio… Finché uno di voi tre non si mette sotto per diventare Prefetto, dubito che avremo il potere di organizzare una festa in sala comune.” Sirius sollevò le sopracciglia mentre immaginava che essere Prefetto di Grifondoro era l’ultima cosa che voleva, quasi poteva sentire sua madre raccontare alle amiche che un Black si distingue sempre e che persino la casa di Grifondoro si è accorta di quanto siano superiori. Avrebbe continuato il suo discorso dicendo che un Purosangue si sarebbe sempre distinto dai Mezzosangue e dai Nati Babbani, o come li chiamava lei e le sue amiche i Sanguemarcio. Sapeva quali sarebbero state le implicazioni e le pressioni su Regulus per diventare altrettanto nella casa di Serpeverde. Così, scrollò le spalle e sospirò: “No, grazie, io passo. Non ho nessuna intenzione di essere il custode dell’ordine e la spia di Gazza. Ho una reputazione da difendere, io!”

“Io di certo non ho i voti per ambire alla spilla di Prefetto,” mise in chiaro Peter mentre scendeva dalla carrozza.

“Io sono fin troppo occupato con il Quidditch, anche se mi domando se Lily mi troverebbe affascinante con la spilla di Prefetto… Vorrebbe dire che sono affidabile e non sono un’idiota, come dice lei.”

“E questo è il motivo per cui tu non avrai la spilla,” concluse Sirius. “Sarebbe bellissimo averti Prefetto, potremmo andare in giro di notte, accompagnarti durante le ronde sotto il mantello che ti ha dato tuo padre!” Sirius già immaginava tutte le avventure che avrebbero potuto vivere. 

“Sai che la Evans potrebbe essere una candidata perfetta come Prefetto? Farebbero le ronde insieme!” esclamò Remus con un sorriso obliquo. Sirius boccheggiò davanti a quella prospettiva, inorridì al solo pensiero di Lily prefetto. Mormorò: Sarebbe…”

“Magnifico!” s’intromise James anticipandolo. 

“Un incubo! La Evans sarebbe inflessibile,” lo corresse Sirius. 

“Ma io potrei distrarla…”

“I tuoi tentativi di distrarre Lily finiscono sempre con tutti noi in punizione,” sospirò Peter. 

“Io non credo di poter ambire alla spilla,” mormorò Remus, “insomma, nella mia condizione, sarebbe pericoloso…” Sirius notò il modo in cui il tono di voce di Remus si incrinò leggermente nel momento in cui fece cenno a quello che avevano ribattezzato il suo piccolo problema peloso. Eppure, le ronde da Prefetto sarebbero state la scusa perfetta per giustificare le sue assenze e il pallore nei giorni successivi alla luna piena. Silente lo avrebbe considerato e, forse, mentre Remus distraeva la Evans, lui, James e Peter avrebbero potuto continuare ad esplorare la scuola. La mappa era quasi terminata, mancavano solo pochi passaggi segreti e alcune torri isolate da visitare. 

L’arrivo nella Sala Grande strappò un sorriso a tutti loro. “È come tornare a casa, no?” esclamò James rivolgendogli uno sguardo di intesa. “Molto meglio di casa,” esclamò Sirius, “almeno qua non sono costretto ad ascoltare le farneticazioni della mia famiglia.” Spostò lo sguardo verso il tavolo dei Corvonero dove Robert stava prendendo posto con Giles e Xeno, passò a salutarlo e dirgli: “Ricorda, Rob, la delega!”

“Speriamo solo che non sia Corvonero!”

“Speriamo sia Serpeverde!” lo corresse Sirius, “Così, le due piattole saranno sistemate e neutralizzate, i nostri genitori sereni, ma soprattutto, noi liberi!”

“Dai, non può essere così male,” esclamò Giles Ollivander, figlio maggiore del famoso fabbricante di bacchette magiche, Garrick Ollivander. “Mia sorella Amanda è in Tassorosso e fa la sua vita.”

“Esatto, Giles, questo è il punto, ma sua madre, che è folle tanto quanto la mia, vorrebbe che Robert facesse da babysitter ad Alex per tutto il tempo! Speriamo che siano in Case diverse!”

“Eh, sì, non abbiamo il tempo di badare a una primina!” esclamò Xeno. “Abbiamo un fitto programma di studio e di ricerche.” Lovegood era un tipo strano con la testa sempre assorta in qualche strana ricerca. Era compagno di dormitorio di Robert e con il tempo lui e Giles erano diventati come James e Remus per Sirius. “Cosa dovete ricercare?” 

“È top secret, non possiamo rivelarlo,” esclamò Xeno coprendosi la bocca per non farsi sentire troppo. Dal fondo della Sala Grande, la professoressa McGranitt invitò gli studenti a prendere posto: le barche dei primini avevano appena attraccato al molo e presto sarebbero giunti per lo Smistamento.

 

***

 

Regulus aveva preso posto al tavolo di Serpeverde, pronto a seguire lo Smistamento della sua migliore amica che, finalmente, avrebbe iniziato Hogwarts. Nel corso dell’estate avevano provato a ricreare l’amuleto della buona sorte che Alexandra aveva regalato a Regulus l’anno in cui era stato Smistato in Serpeverde. Sollevò lo sguardo verso gli stendardi della sua Casa e formulò una preghiera al fondatore: “Lo so che è degna di essere una tua discepola, Salazar, spero che tu l’accolga nella nostra Casa.”

Al suo fianco, Mulciber iniziava a parlare di Quidditch, di allenamenti e di tattiche per battere James Potter e vincere la Coppa del Quidditch. Il capitano della squadra, Gustav Travers, del settimo anno, lo fermò sul nascere: “Le tue tecniche non funzionano mai, Mulciber, goditi il banchetto di inizio anno. Ho chiesto a Lumacorno il permesso per organizzare una festa in sala comune.”

“E i prefetti sono d’accordo?” domandò Severus Piton pallido e magro come nonno Arcturus prima di morire. “Ovvio,” rispose Travers con una scrollata di spalle. “Se va bene al Direttore, nessuno mette becco!”

“Eccola!” esclamò Regulus non appena vide Alexandra. Camminava in mezzo agli altri primini, guardandosi attorno con aria spaurita e l’uniforme nera che ancora non aveva i colori della sua Casa di appartenenza. Al suo fianco, con l’espressione altrettanto spaurita, Bartemius Crouch jr., il figlio del famoso cacciatore di maghi oscuri.

“Di sicuro il figlio di Crouch finisce in Grifondoro,” commentò Avery. 

“Aspetta a dirlo, Crouch era un Serpeverde,” precisò Mulciber, “Me l’ha raccontato mio padre.”

“Inutile fare pronostici, fra poco lo scopriremo,” commentò Piton che, tuttavia, non riusciva a distogliere lo sguardo dal tavolo dei Grifondoro. 

Regulus gli domandò: “È difficile avere una migliore amica in un’altra Casa?”

Severus scrollò le spalle: “Non saprei, ma avrei preferito che Lily finisse in Serpeverde con noi.”

“Beh ma Evans non è un cognome degno di Salazar,” obiettò Mulciber.

“Nemmeno Piton, se è per questo, eppure io sono qui. Lily è in gamba tanto quanto me, la sua magia è forte e avremmo un sacco di punti se fosse nella nostra Casa.”

“Ti prego, tu sei il figlio di Eileen Prince. Per quanto ti sembri assurdo, c’è un abisso tra te e lei, non dovresti nemmeno paragonarti.”

“Fate silenzio!” Regulus mise fine a quel battibeccare. La professoressa McGranitt aveva appena chiamato il nome di Crouch, Bartemius junior. Il Cappello Parlante esclamò deciso: “Serpeverde!”

“Lo sapevo! Avery, devi stare zitto! Porti sfiga! Adesso abbiamo il figlio dell’Auror tra le palle, ti rendi conto?” Travers sbottò, seguito da Rookwood. Mulciber annuì dicendo: “Hanno ragione, te l’avevo detto che il padre era Serpeverde… Tu e i tuoi pronostici. La professoressa Gaiamens non ti ha detto a sufficienza che Divinazione non fa per te?”

Desmond alzò i suoi occhi azzurri al cielo e rivolse uno sguardo di odio a Barty che sedeva spaurito all’inizio del tavolo. Venne raggiunto da Lucien Dolohov, Elizabeth Nott, Ezra Travers.

“Turner, Alexandra!” 

Regulus spostò lo sguardo verso la sua amica. La vide ferma e terrorizzata. Una bambina, alle sue spalle, le toccò la spalla e la invitò ad andare avanti. Regulus osservò Alex sedersi sullo sgabello, mentre tormentava con le mani la treccia che le scendeva di lato. Regulus incrociò le dita e, quando il Cappello Parlante esclamò: “Serpeverde!”, si lasciò andare a un sorriso e andò ad accogliere la sua amica nella Casa migliore di Hogwarts. Non gli sfuggì il sorriso che Robert e Sirius, dai rispettivi tavoli, si scambiarono. Era certo che dietro ci fosse una delle teorie strampalate di Sirius per dimostrare che lui e Alex erano delle piattole, come li aveva sempre definiti. 

Lasciò il posto accanto a Mulciber, ignorò i compagni del terzo anno e andò a prendere posto proprio accanto alla sua amica. “Sono felice che tu sia in Serpeverde! Ti piacerà tantissimo, anche perché è la Casa migliore di Hogwarts! Stasera ci sarà una festa segreta!”

“Posso venire anch’io?” domandò Barty. 

“Ma certo! Tutti i Serpeverde sono invitati! È nella nostra sala comune!” 

Il preside interruppe il brusio e riportò l’attenzione degli studenti verso il tavolo dei docenti. “Molto bene,” esclamò non appena il silenzio scese nella Sala Grande. “Benvenuti ai nuovi arrivati e bentornati agli studenti più grandi. Ci sono alcune indicazioni che vi devo dare prima di procedere con il banchetto. Come ogni anno, vi ricordo che è vietato l’accesso agli studenti nella Foresta Proibita e vi ricordo di stare attenti al Salice Schiaffeggiante. Lo scorso anno Madama Chips ha dovuto medicare più studenti incauti di quanti ne avessimo immaginati. Inoltre, il signor Gazza vi ricorda che vi è un elenco di scherzi proibiti esposto in bacheca e che chi verrà sorpreso a imbrattare i corridoi con le creazioni di Zonko, o di altri fabbricanti, si vedrà decurtato i punti e confiscato tutto il bottino. E ora, diamoci dentro con il banchetto!”

I piatti argentei del tavolo si riempirono con ogni genere di pietanze. Alexandra servì perfettamente del succo di zucca nel calice di Barty e si domandò: “Chi mai vorrebbe avvicinarsi a un Salice Schiaffeggiante?”

“Beh, lo scorso anno, Avery aveva messo in palio ben dieci Galeoni per colui che sarebbe riuscito ad arrivare al salice, raccogliere un ramo e tornare indietro illeso. Inutile dire che nessuno ha vinto la sfida.”

“Nemmeno usando una scopa?” domandò Barty.

Regulus scosse la testa. “No, il Battitore di Tassorosso ci ha provato, ma è finito in infermeria con una brutta frattura. Il capitano della squadra era su tutte le furie e la partita dopo abbiamo vinto perché il sostituto era una schiappa.” Abbassò la voce e aggiunse: “Vorrei poter dire che era solo un caso che il turno del battitore di Tassorosso fosse stato fissato il giorno prima della partita Serpeverde-Tassorosso.”

“Perfido!” esclamò Barty con un sorriso obliquo. Regulus ridacchiò: “Il Quidditch è un gioco spietato e per noi di Serpeverde il fine giustifica i mezzi.”

Dopo che finirono di mangiare il dessert, Robert si avvicinò al tavolo per salutare la sorella. “Sei contenta di essere finita in Serpeverde?” 

“Sì, come papà e come Regulus! Volevo proprio andare in Serpeverde, ero così preoccupata di finire in un’altra Casa.”

Gli occhi azzurri di Robert scintillarono e un sorriso perfido gli affiorò sul volto: “Te l’ho detto che sei una piattola proprio come Regulus.”

“Ehi!” Regulus protestò. Lui non era un moccioso e nemmeno una piattola, come continuavano a definirlo. Anzi, era uno degli studenti più brillanti del suo anno e adesso che iniziava il terzo anno, poteva persino andare a Hogsmeade. 

“D’accordo Reg, ti affido Alex, mi raccomando!” Voltò le spalle e tornò dai suoi amici Corvonero, lasciando Alexandra imbronciata. “Ma che antipatico,” esclamò Barty. 

“Tu non lo hai conosciuto perché era già a Hogwarts quando abbiamo iniziato a studiare insieme,” gli spiegò Alexandra. “È decisamente inappropriato. Lo dirò alla mamma.”

“Lascia perdere, Alex, non mettere in mezzo le mamme, altrimenti continueranno a trattarti da piccola e penseranno che tu debba essere controllata,” le spiegò Regulus. “Lascia perdere Robert, tanto lo sai che è come Sirius, ogni scusa è buona per piantarci in asso. Non preoccuparti, ci sono io.”

“Ed io!” esclamò Barty.

“Grazie, amici.” 

Regulus osservò il sorriso riaffiorare sulle labbra della sua amica e si sentì contagiato. “Venite, abbiamo una festa!” 

Alexandra e Barty vennero chiamati dal Prefetto Flint e Regulus ritornò dai suoi compagni di corso. Bulstrode e Carrow stavano discutendo di una partita a Gobbiglie rimasta in sospeso dall’ultimo anno, mentre Selwyn annunciava trionfante di aver portato il gioco dello Sparaschiocco. 

Davanti a sé, Eloise Rosier e Margareth McNair ridacchiavano con le loro vocine acute. Eloise sospirava e squittiva ogni volta che Jago Mulciber si voltava a parlare con Desmond Avery. Regulus si avvicinò: “Se vuoi te lo presento…”

“No, Black! Non osare! Io non voglio mettermi in imbarazzo!”

“Ma siamo compagni di Casa, lui ti conosce.”

“Non è vero!” Eloise era diventata rossa come un peperone e Regulus ridacchiò. “Per caso hai una cotta per Mulciber? Guarda che è un idiota!”

Eloise distolse lo sguardo, oltraggiata, e disse sottovoce: “Sei tu l’idiota!”

Fu proprio mentre stavano per entrare nella sala comune che si sentirono dei colpi.

TUM! TUM! 

“Lo hai sentito?” Eloise era spaventata. Regulus annuì. 

TUM!

“Un altro colpo!” 

“Presto, entriamo in sala comune!” Il Caposcuola Rowle con la sua mole imponente guidava gli studenti verso l’ingresso, esclamò: “Oxyuranus,” per far aprire il passaggio nascosto dalla parete di pietra. Sotto le volte rassicuranti della sala comune, Regulus cercò con lo sguardo Alexandra in mezzo ai primini che si agitavano intorno al Prefetto Flint. 

“Hai sentito, Reg? È la Piovra Gigante?” 

“No, veniva dall’interno della scuola, non dal Lago Nero. Non abbiamo mai sentito un simile rumore.”

“Sarà uno scherzo di Pix,” sospirò Desmond Avery, “niente da temere.”

“Salazar, vuoi stare zitto, Avery?” urlò Travers. “Come minimo adesso sospendono il Quidditch.” 

Fu difficile mantenersi seri, la paura scivolò via man mano che il silenzio tornava nella sala comune e nel corridoio dei sotterranei. Lentamente, tornarono a riprendere i preparativi per la festa di inizio anno.

 
   
 
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