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Autore: Severa Crouch    21/01/2023    2 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge di scrittura “Torneo Tremaghi, Harry Potter edition” indetto dal gruppo Facebook “L’angolo di Madama Rosmerta”.
In un universo in cui Roland Lestrange e i suoi fratelli, Roddie e Rabastan, sono cresciuti in Francia con i cugini Philomène e Cyrille e hanno frequentato l'Académie de Magie de Beauxbâtons, l’arrivo del Torneo Tremaghi offre loro la possibilità di andare in Inghilterra e conoscere Hogwarts, la scuola di magia frequentata dai loro genitori. Come sarà il ritorno in Inghilterra dopo la caduta di Lord Voldemort?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Nuova generazione di streghe e maghi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 3 - Persino i corvi trovano un compagno



 

Non lo hanno squalificato, ma è andato vicino, molto vicino. 

Beauxbatons è arrivata ultima alla prima prova, perché non hanno perdonato l’utilizzo di pratiche magiche proibite e Roddie ha ricevuto appena 13 punti, di cui 7 li ha dati Madame Maxime arrampicandosi sugli specchi per non pregiudicare la sua scuola. 

Dopo giorni trascorsi a trascinarsi per la carrozza, a impegnarsi nelle lezioni sotto lo sguardo contrariato dei compagni di scuola, Roddie inizia a meditare di tornare a casa e lasciare l’Inghilterra una volta per tutte.

“I Prescelti non si possono tirare indietro,” gli rammenta la Preside, per nulla felice di quella richiesta. “Vuoi forse causare la sconfitta a tavolino della nostra Accademia?”

Roddie scuote la testa: “No, Madame. Mi domandavo se, considerato che le altre prove le sosterranno gli altri campioni, potessi tornare prima in Francia.”

“Purtroppo non è possibile. Farei anch’io a meno di tutta questa pubblicità.” 

La Gazzetta del Profeta ha un inserto dedicato al Torneo dove lo apostrofa con cadenza regolare come il Mangiamorte. 

Madame Maxime sospira paziente: “Spero che il ballo di Natale possa distrarti, Lestrange. Non maledire nessuno, però.”

“Grazie, Madame, sarò impeccabile.” 

Sfila via dalla stanza che la preside ha adibito ad ufficio ed esce dalla carrozza per respirare l’aria dei giardini. Gli studenti di Hogwarts sono andati nel villaggio vicino la scuola e Roland, Philomène, Rabastan e Cyrille si sono uniti a quel diversivo. Forse, può raggiungerli e curiosare tra i negozietti, magari riesce a mettere piede a Mielandia. Sua madre gli ha parlato tanto bene di quel posto al punto da esserne incuriosito. Roddie si stringe nella mantella di lana celeste e copre gran parte della faccia con una spessa sciarpa di lana blu, uguale al berretto che gli copre i ricci scuri.

Al cancello della scuola lo informano che ci sono delle carrozze che portano gli studenti al villaggio, lo invitano a salire e lentamente si fa condurre fino a destinazione. Non si è mai sentito tanto solo e fuori posto.

Il paesino di Hogsmeade è una via affollata di negozietti e di studenti che vagano in preda all’entusiasmo. Ci sono luci natalizie e addobbi di ghirlande di abete, agrifoglio e vischio intorno alle porte, mentre candele fluttuanti illuminano le vetrine. Roddie intercetta subito Mielandia e quando apre la porta finisce contro una sagoma scura. 

“Mi scusi, sono desolato,” esclama, terrorizzato al pensiero dell’ennesimo scontro. Gli ultimi giorni non sono stati semplici nemmeno con gli studenti delle altre scuole, con quelli di Hogwarts in modo particolare. 

“Roddie!” la voce allegra di Alexandra Yaxley gli fa spuntare il primo sorriso dopo giorni. “Allora stai bene! Credevo che fossi malato!” confessa. “Ti avevo persino preso un pensiero da Mielandia.” 

Roddie è fermo sulla porta, a disagio, sotto gli sguardi severi delle amiche di Alexandra, così domanda esitante: “Volete accompagnarmi?” 

Le amiche alzano gli occhi al cielo e Alexandra si congeda da loro: “Ci vediamo più tardi ai Tre Manici di Scopa.” Il suo sorriso è contagioso mentre lo conduce all’interno del negozio. “Preparati a vedere il più grande negozio di dolci magici di Inghilterra!”

Spesso ha provato a immaginare i luoghi che sua madre gli ha descritto, riempiendo i dettagli mancanti con la sua fantasia. Nei suoi sogni, Mielandia ricorda le pasticcerie di Parigi, dai colori pastello e file geometriche di macaron ordinati cromaticamente. Così, non appena mette piede in quella bottega dalle pareti di legno, Roddie rimane colpito dalla quantità e dalla varietà di dolci che sono stipati lungo i corridoi storti e tortuosi del negozio. Ci sono fontane di cioccolato, Piperille, Cioccocalderoni, Api Frizzole e Lumache gelatinose. Persino gli Scarafaggi a grappoli sembrano invitanti. Le descrizioni dei suoi genitori, sempre molto accurate, non rendono l’idea di quanto in realtà sia effettivamente pieno di dolci. È un caleidoscopio di colori, profumi, stimoli che stordiscono la mente degli avventori.

Decide di investire qualche Galeone per fare dei regali: le bacchette di liquirizia che ama Cyrille, le Api Frizzole per Philomène, i Cioccocalderoni per Roland e gli Zuccotti di Zucca per Rabastan. Manderà delle scatole in Francia, affinché anche la mamma senta di essere pensata. Alexandra non lo lascia per un istante, gli spiega pazientemente ogni dolce e gli sta accanto anche mentre fa la coda per pagare i suoi acquisti.

Roddie si accorge che gli piace ascoltare le spiegazioni di Alexandra, che la risata di lei è composta, con la mano davanti alla bocca, e sincera, che i suoi occhi marroni diventano luminosi quando ride. Sono quasi arrivati ai Tre Manici di Scopa che Alexandra si ferma e lo osserva con le guance rosse. “Immagino che avrai la fila di ragazze che vorrebbero venire al Ballo del Ceppo con te…”

Roddie scuote la testa, continua a dimenticare del ballo, sebbene intorno a lui non facciano che parlarne. “Non direi proprio. I miei compagni di accademia mi rivolgono la parola a stento, mentre gli altri, beh, mi guardano come se fossi un mostro. Credo che rimarrò in carrozza. Non voglio imbarazzare nessuno con la mia presenza.”

Alexandra sbatte le ciglia sorpresa ed esclama: “Ma non puoi! Sei stato grandioso! E sei anche un Campione Tremaghi, non devi permettere a nessuno di farti passare la voglia di partecipare al Ballo. Non ti hanno squalificato e questo deve pur contare qualcosa, no? La tua maledizione è stata impeccabile e, se permetti, a casa erano increduli ed entusiasti del fatto che un Lestrange non si fosse smentito! Sai, c’erano molte voci su come sarebbero stati i figli di Rodolphus Lestrange. Papà temeva che l’esperienza con Bellatrix avrebbe potuto portarlo a scegliere strade diverse.” Parla velocemente, gesticola un po’, segno che è coinvolta nei discorsi, che il timore che i Lestrange volessero chiudere con il passato, è qualcosa di cui ha discusso. Parlano ancora di loro? Perché?

“Se avesse voluto percorrere strade diverse, saremmo tornati in Inghilterra e avremmo accettato il nuovo Ministero,” risponde piccato.

“Sai cosa diceva sempre mio papà quando qualcuno diceva che i figli di Rodolphus sarebbero stati diversi… più accomodanti?” 

Roddie alza un sopracciglio e scuote la testa incuriosito. Il sorriso di Alexandra si allarga, si guarda intorno con aria complice e sussurra: “Che siete anche i figli di Alexandra Turner e lei non avrebbe mai cresciuto i suoi figli al di fuori della tradizione.”

“Proprio così,” annuisce Roddie sentendo affiorare un altro sorriso sul volto. È così riposante non doversi giustificare continuamente e sentirsi compreso senza bisogno di dilungarsi in spiegazioni. Benché non sia solito agire di istinto, decide di assecondare l’intuizione che gli balza nella mente. Raddrizza la postura e sorride verso Alexandra prima di domandarle: “Signorina Yaxley, mi farebbe l’onore di venire al ballo del Ceppo con me?”

“Sarebbe un vero piacere!” 

“Ho proprio bisogno di una figura amica che mi renda tollerabile l’evento e tu sei molto brava a sollevarmi l’umore.”

“Stai insinuando che sono ridicola?”

“Non mi piacciono le persone ridicole. I miei fratelli dicono che non ho il senso dell’umorismo.”

“E cosa cerchi in una dama?”

“Grazia, eleganza e… comprensione. Credo che tu sia la prima persona che mi comprende spontaneamente.”

“In tal caso, sarà un vero onore accompagnarla, signor Lestrange.”

Roddie sente di poter osare, le porge il braccio mentre si dirigono verso i Tre Manici di Scopa.

 

***

 

“Non ci posso credere.”

Il sorriso di Rabastan porta tutti loro a voltarsi nella direzione verso cui puntano i suoi occhi. Roland rimane di sasso, proprio come il fratello, quando vede Roddie entrare nel pub con una ragazza sottobraccio.

“Roddie è stato il primo a rimorchiare un’inglese?” domanda Cyrille quasi oltraggiato. Philomène non perde occasione per sfoderare il suo sorrisetto perfido, quello che riserva principalmente ai battibecchi con il fratello. “L’ho sempre detto che voi lo sottovalutate e che, di tutti voi, è quello che ci sa fare di più con le ragazze.”

“Tu scherzi, lo dici solo perché è il tuo cugino preferito. È impossibile che sia così.”

“Oh, no… nessuno di voi mi ha mai chiesto quali voci girino nell’ala femminile dell’Accademia. Il segreto di Roddie è che è totalmente indifferente alle voci sul suo conto. Potete dire che è un damerino fissato con l’etichetta, che è perennemente attaccato alla mamma, ma poi esegue una Imperius perfetta su una Manticora e trova una dama prima di tutti voi, che vi atteggiate a grandi seduttori. La verità è che Roddie sa quello che vuole.”

La verità di Philomène è uno schiaffo in faccia. Roland incassa le spalle e deve ammettere di aver sottovalutato il fratello. Lo sguardo si posa, inevitabilmente, in un angolo della sala, dove tra un gruppo di ragazze con la sciarpa verde argento, ve n’è una dai lunghi capelli biondi che continua ad attirare la sua attenzione. 

Lucile Dolohov è sempre stata gentile con lui, specie negli incontri in biblioteca. Roland ha impiegato un po’ per cercare di scoprire i suoi orari e farsi trovare da solo. Solo da qualche giorno la loro routine si è assestata, dal parlare dell’organizzazione della biblioteca sono passati ai convenevoli e a qualche chiacchiera informale. È troppo presto per invitarla al ballo ché Lucile non è mica come Alexandra Yaxley che, in preda a un misterioso interesse per Roddie, si è fatta avanti stordendolo di chiacchiere. A dirla tutta, non è da escludere che sia stata lei a prenderlo a braccetto per entrare ai Tre Manici di Scopa con un campione Tremaghi. Lo sguardo di Roddie, il modo in cui le scosta la sedia per farla accomodare, rivelano altro, e Roland sa decifrare troppo bene il comportamento di suo fratello per non notarlo.

Sulla via del ritorno, Roland si trova accanto Lance Rosier. Davanti a sé, Philomène chiacchiera con Nadine ed Eric Lagrand. 

“Hai già una dama per il ballo?”

“Non ti chiederò di accompagnarmi, Lestrange.” 

“Ti ho già detto che non sei il mio tipo, Rosier,” ribatte ricambiando il sorriso sghembo di quello che può definire quasi un amico, un fragile legame con l’Inghilterra. 

“Non lo so, potrei anche andare da solo.” Rosier è misterioso, ma gli occhi azzurri saettano alla ricerca di un altro paio di occhi chiari e Roland comprende chi sia la sua dama. 

“Chi dei due si vergogna?” Lance alza un sopracciglio e Roland continua: “Lei di avere come cavaliere il discendente di una famiglia di Mangiamorte, o il Purosangue di avere una dama… con un’eredità pesante.” Usa un eufemismo ché nelle lettere sua madre gli ha raccontato chi sia Dominique Weasley, figlia dell’ex campionessa di Beauxbatons Fleur Delacour e Bill Weasley, una delle tante vittime di quel mostro di Greyback.

“Sai che sei uno stronzo, Lestrange?” Lance si irrigidisce, segno che Roland ha colpito un nervo scoperto, qualcosa con cui Rosier non ha fatto o non vuole fare i conti. “Solo perché ricordo le regole del nostro mondo?” Osa perché non riesce a credere che l’erede dei Rosier si esponga a simili pericoli. Sì, suo padre (e zio Rabastan) gli hanno detto che ci si può divertire in vari modi, ma esporsi in società è un altro discorso. Cosa accade in Inghilterra? Possibile che il nuovo Ministero abbia cancellato secoli di cultura Purosangue?

“Stiamo parlando di una festa scolastica, non di un matrimonio o di un ricevimento formale.”

“Una festa scolastica con la Gazzetta del Profeta che fa il reportage? Pensa che bello scoop per la tua famiglia, Rosier…”

“Hai pensato che questo è proprio il motivo per cui potrei voler andare da solo? Per essere libero? Ma poi, a te, cosa cambia?”

Roland alza le mani in segno di resa. Non è della purezza dei Rosier che deve occuparsi, ma di quella dei Lestrange. Dopo tutto, i suoi genitori hanno fatto bene a rimanere in Francia. Lascia che Rosier si allontani con tutto il suo nervosismo e rallenta il passo, si volta alla ricerca di un fratello o un cugino a cui aggregarsi. Tra la neve vede spuntare il berretto verde e due ciocche bionde che incorniciano il viso arrossato di Lucile. Avanza tra la neve con un’enorme busta di carta. 

“Hai bisogno di una mano?” le domanda.

“Grazie, è il mio vestito del ballo. Non capisco perché mia madre non l’abbia fatto recapitare direttamente in dormitorio. Ho dovuto ritirarlo all’ufficio postale!”

Roland scrolla le spalle, ma l’occasione gli è propizia per sondare il terreno: “Hai un cavaliere per la serata?”

“Più o meno,” abbozza. “Ho accettato di accompagnare un mio compagno di Casa che non riusciva a trovare una dama, ma… insomma… giusto per non andare da sola.”

“Certo… io… beh… sarò lì con i cugini e se… beh, se dovesse andarti di concedermi un ballo, ne sarei lusingato.”

“Sì, volentieri!” 

Sono quasi arrivati alla carrozza e Roland vuole solo fuggire nella sua stanza e seppellirsi per l’imbarazzo quando Lucile lo richiama. Si volta nella sua direzione e lei gli dice: “Se me l’avessi chiesto prima, sarei venuta al ballo con te, lo sai?”

Roland sorride grato e si maledice per quella timidezza che gli impedisce di fare ciò che per altri è naturale, persino per Roddie, a quanto pare. 

 

***

 

Lo specchio restituisce a Philomène l’immagine di una giovane strega nel fiore degli anni. Si osserva con indosso l’abito da cerimonia di rosa cipria, così impalpabile da renderle le spalle apparentemente nude. Gli strati di tulle rendono la gonna vaporosa e i capelli raccolti in uno chignon morbido le lasciano il collo scoperto. Apre il cofanetto porta gioie e indossa gli orecchini di diamanti che suo padre ha regalato alla mamma per il fidanzamento, il portafortuna che le ha mandato sua madre quando ha saputo della sua partecipazione al Torneo Tremaghi.

All’ingresso della carrozza, con gli altri cavalieri, Eric Lagrand l’attende nella sua veste da cerimonia azzurro polvere e lo sguardo emozionato. Si intravedono le lentiggini sul volto quando le sorride e una ciocca bionda sfugge sulla fronte, segno del nervosismo che anche lui prova.

“Sei un incanto,” le sussurra e la voce è impastata dall’emozione in un modo che Philomène trova tenero. 

“Alla fine lo abbiamo fatto sul serio.” Al primo anno di Accademia, scherzavano sul fatto che da grandi avrebbero partecipato a un ballo insieme. Eric le porge il bouquet e l’aiuta a fissarlo al polso: è composto da non ti scordar di me e viole blu - amore vero e fedeltà - che illuminano lo sguardo di Philomène. Eric è appassionato di Erbologia e conosce troppo bene il linguaggio dei fiori perché quella scelta sia casuale. In quel momento è rosso come la divisa di uno studente di Durmstrang e le confessa a fatica: “Forse, prima della fine della serata, riuscirò a dirlo anche con le parole.”

“Lo hai già detto con i fiori, ed è stato bellissimo.” Philomène recupera la bacchetta dalla tasca del suo abito e crea una piccola composizione con gli stessi fiori, la fissa alla giacca di Eric. “Adesso sai che lo penso anch’io.” 

Rimangono fermi a guardarsi per qualche istante, durante il quale il cuore di Philomène batte fortissimo e lei assapora quello che è un dono insperato. È innamorata di Eric dal primo anno, spesso sono andati vicini al compiere quel passo e, ogni volta, si fermavano, spaventati dall’idea di rovinare la loro amicizia. 

È stato l’annuncio di Roddie, di andare al ballo con Alexandra Yaxley, a far cambiare tutto e poi c’è stata Nadine, la sua migliore amica e compagna di stanza in Accademia, senza la quale tutto ciò non sarebbe mai accaduto. È stata lei a prendere da parte Eric e ordinargli di invitarla al ballo, Nadine ha persino distratto Cyrille con l’aiuto di Roland e Roddie.

Philomène alza lo sguardo verso gli occhi azzurri di Eric e afferra il braccio che le porge per poi dirigersi verso il castello. Intravedono Nadine e Roland che li attendono chiacchierando e Cyrille e Rabastan che arrivano con le lacrime agli occhi. 

“Che avete combinato, voi due?” 

“Abbiamo spiato Roddie, dovete vedere come procede tutto pomposo verso i sotterranei.”

“Lasciatelo in pace.” 

Roland rivolge ai due il suo sguardo serio, quello che sfoggia poche volte, sempre in modo azzeccato e quasi sembra zio Rodolphus. L’atmosfera si è appena calmata e stanno riprendendo il percorso verso la Sala Grande, tra fila di studenti che si accalcano nell’atrio. Dalle scale che conducono ai sotterranei scorgono Roddie con la Yaxley al braccio che procede sereno nella loro direzione. I due si fermano a salutarli e quasi sembra di vedere zia Alex nel modo in cui Roddie è finalmente felice. 

Eric le posa una mano su quella con cui Philomène gli stringe il braccio per attirare la sua attenzione. “Andiamo anche noi? Dobbiamo inaugurare le danze,” le ricorda. 

C’è stato un istante in cui ha dimenticato di essere una Campionessa Tremaghi e si è sentita solo Philomène, speranzosa che suo cugino possa superare il risentimento per un passato che non ha mai conosciuto, che quel ballo sia l’occasione perché si apra al futuro, glielo augura con tutto il cuore. 

Oltre la porta di quercia, lo spettacolo della Sala Grande lascia chiunque varchi la soglia senza parole. È difficile fare un paragone con le feste all’Accademia, altrettanto incantevoli, ciò che la colpisce è il pensiero di ritrovarsi insieme ad altri studenti, in un paese diverso, con quel tocco di eccentricità che rende l’atmosfera ancora più magica. 

Inoltre, Yule è da sempre la sua festa preferita e in Francia la trascorre in casa con la famiglia.

Poco oltre la porta vi sono dei rametti di vischio legati a fiocchi d’oro che pendono dal soffitto, Eric la conduce proprio lì sotto e Philomène domanda divertita: “Non aspetti nemmeno la mezzanotte?” 

“Non voglio aspettare nemmeno un istante di più. Non voglio correre il rischio che i tuoi cugini, o tuo fratello ci separino,” le sussurra mentre la distanza tra loro si riduce sempre di più. Philomène chiude gli occhi e schiude le labbra come ha letto nei romanzi. Dentro di sé c’è un caos di sentimenti, le mani che tremano, l’attesa di quel bacio, la voglia di aprire gli occhi perché non ha voglia di smettere di guardare Eric, nemmeno per un istante. Lo avverte, poi, lo sfiorare delle labbra, la pressione che, prima lieve ed esitante, poi più decisa aumenta la superficie del contatto, il momento in cui le sue labbra ricambiano. 

Non sa cosa stia facendo la sua bocca, ma a quanto pare sta baciando Eric.

“Spostati Lestrange.”

Philomène ed Eric vengono spinti di lato mentre i campioni di Hogwarts entrano in sala. Rivolge un’occhiata infastidita a Rosier, Molly Weasley ed Etienne Delacour che afferma divertito: “Esibizionisti, questi francesi!”

“Ti senti a casa, Delacour?” domanda Lance. 

Philomène sta per rispondere ma Eric le stringe un braccio e le sussurra: “Non lasciare che rovinino il nostro momento.” Il suo volto si avvicina e le lascia un bacio sulla guancia per poi condurla verso gli altri campioni di Beauxbatons, appena in tempo, prima che la preside di Hogwarts dia il via alle danze.

L’inizio dei balli è impeccabile. 

Eric la conduce con grazia sulla pista da ballo e i loro movimenti risultano perfettamente in sincrono. Non smettono di sorridere e seguire la musica mentre volteggiano sulla pista da ballo. Lentamente, gli altri studenti si uniscono e i nove Campioni Tremaghi non sono più sotto i riflettori. Philomène nota il modo in cui Nadine si congeda da Roland per andare a ballare con Jean Luc, mentre suo cugino inizia a danzare con una biondina di Serpeverde. 

Cyrille è intento a versare qualcosa nel succo di zucca e lei ed Eric si avvicinano. “Questa festa ha bisogno di un po’ di brio,” ghigna perfidamente suo fratello. “Volete un po’ di Firewhisky per correggere il succo di zucca?”

“Volentieri,” acconsente Eric mentre prende la boccetta dalle mani di Cyrille. Philomène è sorpresa della gentilezza del fratello e gli sorride grata. È solo quando i suoi occhi si posano sul grande albero di Natale che una punta di malinconia le stringe il cuore.

“Cosa c’è?” 

“È il primo Natale che trascorro lontano da casa. Suppongo che significhi questo, crescere.”

“Beh, sì, credo che crescendo possa capitare di trascorrere qualche Natale lontano da casa, ma non credo che sia necessario quando si diventa grandi. So quanto sei legata alla tua famiglia e io sono imbattibile in Difesa contro le Arti Oscure.” Philomène alza un sopracciglio sorpresa ed Eric scoppia a ridere: “Beh, tuo padre cercherà di maledirmi, no? E se non è tuo padre, sarà Cyrille. Sono sorpreso che non abbia avvelenato il succo di zucca…”

“Sta facendo progressi,” ridacchia Philomène mentre si lascia cullare dall’abbraccio di Eric. Sono seduti in disparte, in attesa di tirare il fiato prima di tornare a danzare con gli altri per tutto il resto della serata. Eric le cinge le spalle con un abbraccio e osserva: “Forse si è reso conto che persino i corvi trovano un compagno.”

Sulle labbra di Philomène affiora un sorriso al pensiero dell’animale simbolo della sua famiglia: generalmente solitario, diffidente, è uno dei pochi animali rigidamente monogami che, quando trova un compagno, tende a tenerlo per tutta la vita e c’è qualcosa di confortante nell’immaginare di crescere e invecchiare con Eric. In questo Torneo, intriso di ombre del passato, è il futuro che la chiama con più forza.

 
   
 
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