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Autore: tbhhczerwony    01/02/2023    1 recensioni
[OC & Mirton centric | accenni a qualche ship (ajnashipping, juxtapozshipping) | demenziale, angst, a tratti violento | ambientato durante BW2]
«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»
«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»
Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

La vita di Jenna si alterna tra piacere e dovere, unendo anche il sogno di diventare Superquattro come suo zio, Mirton. Il percorso è tutt'altro che facile, ma la ragazza non vuole perdersi d'animo e credere di più in sé stessa.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Artemisio, Camilla, Catlina, Mirton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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Oggi niente icon a caso del primo personaggio che appare, perché questa è la fine di un'era durata tre anni, ma che finalmente posso dire di aver concluso. Come ho già detto questa long è una dei tanti prequel di quello che è il mio effettivo AU di Pokémon, scrivo i prequel prima del rewrite dell'AU (con annessi Pokémon Opal e Pokémon Garnet che penso vedranno la luce del sole solo in forma di riassunti purtroppo) perché così ho più eventi in testa, queste sono tutte note che quando ho qualche idea mi viene da scrivere in sotto forma di long-fics. Ho dedicato molte di queste a Jenna e Mirton solamente perché... Gen 5 best Gen, no, ma a parte questo perché sono legatissimo ad Unima ed i suoi personaggi. Niente icon anche perché ho finalmente fatto una cover art che sì, sarà solo qui! Perché non so se ho voglia di metterla in tutti i capitoli. Vi voglio ringraziare tutti, sia chi è passato a recensirmi e sia chi ha letto la fanfic in silenzio fino ad adesso. Suonerò cheesy ma per me significa tantissimo, anche perché Jenna/Gem è una di quegli OC di cui non aspettavo affezionarmici così tanto come ora, visto che era nata nel 2013 come personaggio di supporto che appariva una volta su cinque, e ora è a tutti gli effetti protagonista delle Bizzarre Avventure di Mirton(TM). Grazie, e buona lettura! <3
 
 







E alla fine arriva papà



 

Il mercoledì seguente, Jenna prese la decisione di voler andare a scuola nonostante le raccomandazioni di Mirton. Il Superquattro non poteva dirle di no, anche perché era stato Blanchard stesso a raccomandargli di non farle fare troppe assenze, e che comunque la ragazza se la sarebbe cavata in un modo o nell’altro. Dunque, con la benda all’occhio nuova—sicuramente meglio di un copri occhi strappato—e la sicurezza che sarebbe andato tutto bene, uscì dall’auto dello zio per dirigersi verso il cancello della scuola.

«Aspetta un attimo!»

Sentendosi richiamata da Mirton, si voltò verso di lui.

«Ho dimenticato qualcosa?» domandò lei già a pochi metri dall’auto.

«No, solo… fai attenzione.»

Jenna accennò una risata, roteando gli occhi, «Lo stai dicendo un po’ troppo spesso ultimamente. A dopo!»

Mirton ricambiò l’ultimo saluto e partì, mentre la ragazza raggiunse la sua amica Diana vicino al portone, per entrare successivamente insieme. Anthony le aspettò sul ciglio della porta dell’aula in cui sarebbero dovuti entrare, e si misero ai loro posti insieme per seguire la lezione. La professoressa andò avanti con l’argomento precedente, sulla storia degli Ideali e della Verità, sul “Drago Originale” che tanto si vedeva nominare su tanti libri della storia di Unima. 

A Jenna infastidiva il fatto che non ci fosse un po’ più di varietà, era come se nelle scuole di Unima si parlasse solo di quello che era il continente di Alleos invece che esplorare anche altre nazioni altrettanto interessanti. Si parlava solamente delle conquiste e delle vittorie, mai di come le cose andassero veramente. Conclusa la lezione di storia dopo due ore, i tre si diressero in palestra dove li aspettava il professore, fortunatamente era solamente un’ora e dopo il riscaldamento la classe tirò a sorte per scegliere quale sport giocare per il resto dell’ora.

«Ho sentito quello che ti è accaduto con l’allenatore Healey» il docente si avvicinò a Jenna e Diana, le due ragazze si voltarono verso di lui, «Mi dispiace molto. Ma la collega Davis mi ha riferito che hanno fatto in modo che non potesse più approfittarsi della sua squadra in quel modo»

«Purtroppo non parteciperò più agli allenamenti…» rispose la ragazza, «Ma sono contenta di sapere che si sia risolto tutto per il meglio, soprattutto per le mie ex compagne di squadra»

Il professore le sorrise, «Ah, a proposito…» l’uomo fece una pausa per tirare una busta di carta fuori dalla tasca per porgerla a Jenna, «Questa è da parte dell’allenatrice Davis, mi ha detto di consegnarla a te»

«Oh, grazie» 

La ragazza prese la busta in mano, si tolse la benda dall’occhio per leggere meglio che cosa ci fosse scritto sopra. “Da Linda Davis per Jenna, per qualunque risposta contattami all’indirizzo lind4vis@klinkmail.com”.

«Se voleva che rispondessi tramite e-mail, perché te l’ha mandata su carta?» chiese Diana, sporgendosi a guardare.

Jenna ridacchiò, «Forse le piaceva di più così, a volte gli adulti possono essere molto nostalgici»

«Sarà, in effetti inviare lettere così ha un certo fascino, come se stessimo facendo un tuffo nel passato» commentò l’amica.

Sentendo l’Interpoké squillare, Jenna appoggiò la lettera sulla sua borsa per tenerla vicina e controllò lo schermo. Non appena vide il nome del padre, aprì subito la chiamata.

«Ciao, papà!»

«Ehi, Jenna!» Blanchard sorrise dall’altra parte dello schermo, «So che a quest’ora sarai a scuola, ma mi ricordavo che intorno a quest’ora hai la pausa pranzo, quindi volevo vedere se ho indovinato gli orari da qui. A giudicare da come hai preso subito la chiamata, suppongo che ci sia andato almeno vicino»

Jenna rise, «In effetti è vero! Come stai, dove sei ora?»

«Vuoi provare ad indovinare anche tu?» Blanchard non si spostò di tanto dal posto in cui stava, ma il modo in cui si mosse la telecamera per un momento, alla ragazza si accese una lampadina.

«Stai tornando a casa?!» esclamò.

L’uomo annuì, accennando una risatina divertita al vedere la figlia felice, «Esattamente. In questo momento mi trovo all’aeroporto di Leudapoli, in effetti non è stato difficile raggiungerlo dato che nell’ultimo periodo ho dovuto sbrigare degli affari nella stessa città» spiegò, «Domani vi racconterò tutto, non vedo l’ora di riabbracciarvi»

«Anche io! Hai già chiamato lo zio prima di me?»

«No, devo ancora chiamarlo… al contrario di te, lui non ha una pausa pranzo precisa, quindi dovrò sperare in un colpo di fortuna» Blanchard si grattò la nuca dall’imbarazzo, «Io ci provo. A domani!»

«A domani, papà!»

Non appena si concluse la chiamata, suonò la campanella della pausa pranzo. Jenna e Diana uscirono dalla palestra, senza aspettare Anthony che si era fermato nello spogliatoio maschile per cambiarsi. La pausa pranzo non fu tanto proficua, non c’era tanta scelta sul cibo come i giorni precedenti, quasi conveniva portarsi il pranzo al sacco. Subito dopo, le ragazze si diressero all’aula di biologia per le due ore seguenti. La giornata scolastica filò liscia come quasi ogni altro giorno, e alla fine della lezione lei e Diana uscirono dall’edificio.

Ma c’era qualcosa che non quadrava.

«Ehi» un ragazzo le salutò da lontano, alzando un braccio per farsi vedere. Alto, capelli rasati da un lato, con i risvoltini ai pantaloni e le scarpe di tela piegate con i talloni.

Vedendolo avvicinarsi a Jenna, Diana alternò lo sguardo tra i due, confusa.

«Chi è, lo conosci? È un tuo amico?»

Prima che Jenna potesse rispondere, il ragazzo fece per lei, scuotendo leggermente la testa con un sorriso, «Sono il suo ragazzo, mi chiamo Blair»

Jenna non riuscì a proferir parola dallo shock. Diana sgranò gli occhi dalla sorpresa, per poi scrutarlo con le mani sui fianchi, «Ah, sì? Non sembri il suo tipo»

Proprio in quel momento, Mirton arrivò davanti a scuola con la sua auto. Appena frenò per guardare dove fosse la nipote, spalancò gli occhi alla vista di Blair insieme a Jenna e Diana. Voleva fare qualcosa, la sua mano sinistra fremeva dall’aprire la portiera per uscire subito dalla macchina, ma voleva anche vedere perché era uscito allo scoperto davanti a lei provando addirittura a parlarle.

«Che ne dici se ti accompagno a casa io per oggi?»

Blair fece per prendere la mano di Jenna sulla sua, la ragazza corrucciò le sopracciglia e d’istinto la respinse. Prima che lui potesse prenderle l’altra mano, lei la alzò velocemente per tirargli uno schiaffo sulla guancia sinistra, facendolo quasi girare dall’impatto. Tutto questo davanti agli occhi ingenui e sorpresi di Diana, e quelli di Mirton che non poteva fare a meno di esprimere la sua gioia con un pugno vittorioso ed un sorriso.

«Ma che ti prende?!» esclamò lui, massaggiandosi la guancia dolorante.

«Cosa prende a me? Cosa prende a te!» Jenna alternò lo sguardo tra Blair e Diana, indicandolo con tono accusatorio, «Lui non è il mio ragazzo, è uno scemo che mi viene appresso per arrivare a mio zio!»

«Eh?!» l’amica si mise una mano davanti alle labbra.

«Che parole pesanti… proprio come le tue mani.» commentò lui, togliendosi infine la mano dalla guancia.

«Lo farei un’altra volta se è necessario. Ho sentito parlare di te, sai? Se non te ne vai chiamo subito l’Agente Jenny!»

Blair non si fece scomporre dalla minaccia di Jenna. Al contrario, tirò fuori una delle sue Poké Ball dalla tasca e la fece rimbalzare sulla sua mano in silenzio.

«E se ti sfidassi, qui e ora?»

Jenna alzò le sopracciglia, «Davanti alla scuola? No, qui passa troppa gente. Se vuoi davvero sfidarmi, andremo al campo sul retro.»

Blair sfoggiò un altro sorrisetto, «Va bene, allora»

«Seguimi»

Jenna cominciò ad andare per guidarlo, Diana la raggiunse correndo per non rimanere indietro. Il loro muoversi da un’altra parte insospettì il Superquattro che era ancora dentro la sua auto, dunque decise di uscire per seguirli senza farsi vedere—nonostante, comunque, fosse in bella vista. Conoscendo Jenna, sembrava talmente accecata dalla rabbia di ciò che aveva dovuto ascoltare il pomeriggio precedente, che non poteva accorgersi se altre persone li stessero guardando. Così, Mirton andò a sedersi sulla panchina al lato del campo, a fianco a Diana che fu sorpresa di vederlo.

«Mirton! Non pensavo che fossi già qui» commentò stupita.

«Ho visto tutto, però ho preferito non intervenire» il Superquattro assottigliò gli occhi, «Voglio vedere come se la cava»

Nel frattempo, Jenna e Blair andarono a posizionarsi agli estremi del campo. 

«Quali sarebbero le condizioni della tua sfida?» domandò la ragazza, «Oppure è solamente un tappabuchi perché non hai potuto sfidare mio zio?»

«Ti sbagli, piccola, delle condizioni ci sono. Come ogni sfida che si rispetti, dopotutto» le rispose Blair, «Poco fa mi hai ricattato dicendo che avresti chiamato la polizia»

«Non era un semplice ricatto.» Jenna aggrottò la fronte, «Lo farebbe chiunque con uno stalker»

«Addirittura?» Blair lasciò scappare una risatina e si mise un dito in fronte, per poi usarlo per indicare lei, «Se vinco io, mi permetterai di allenarmi con te per sfidare nuovamente la Lega Pokémon. Se vinci tu, sei libera di decidere quello che vuoi. Non sono così stupido da obbligare una ragazza a fare qualcosa per me indipendentemente dal risultato»

«Oh, ma che bravo, quasi mi commuovi» rispose lei con ironia, «Ci sto. Allora, iniziamo? Sarà una sfida due contro due. Ho solamente due Pokémon con me, quindi non sarebbe leale farla in altro modo»

«Certamente, è comprensibile. Allora io scelgo te, Toxapex!»

Toxapex uscì dalla Scuro Ball lanciata da Blair. Jenna rimase a fissarlo per qualche secondo, allenando prevalentemente tipi Erba, contro i Pokémon di tipo Veleno non avrebbe avuto la meglio, ma era anche vero che in quel momento possedeva solamente Lilligant e Mightyena. Ricordandosi che Toxapex era anche di tipo Acqua, forse sarebbe stato meglio mandare subito Lily per essere sicura al prossimo turno con Mightyena.

«Lily, sboccia per me!» esclamò, lanciando la Cura Ball per far uscire fuori la sua Lilligant.

«Sei proprio sicura di voler utilizzare un tipo Erba? Non farti ingannare dal tipo Acqua di Toxapex» la avvisò Blair con un sorrisetto soddisfatto.

«Sono sicurissima di quello che faccio. Un Allenatore deve anche sapersi arrangiare con ciò che ha» rispose prontamente lei.

«Davvero? Allora lascio a te il primo turno»

«Con piacere! Lily, usa Fascino!»

«Astuto, ma è un peccato. Toxapex, usa Velenoshock!»

Difatti, utilizzando Fascino, Lily fece in modo di diminuire l’Attacco di Toxapex di due gradi. Però, Jenna non riuscì a calcolare che Velenoshock era una Mossa Speciale, e dunque non sarebbe stata affetta da Fascino. Il Pokémon Fiorfronzolo subì seri danni dalla mossa precedente, ma non volendo arrendersi, si alzò lentamente da terra davanti agli occhi del Pokémon Stellatroce.

Diana rimase con una mano davanti alle labbra, aveva già paura di sapere l’esito della lotta. Mirton, invece, continuò a guardare estremamente concentrato. 

«Non potrà andare avanti così a lungo» commentò.

«Che intendi dire?» domandò Diana, voltandosi verso di lui.

«Fascino diminuisce l’Attacco delle Mosse Fisiche di un Pokémon. Conoscendo questo fatto, Blair continuerà ad usare Mosse Speciali per assicurarsi la vittoria»

Non appena Lily si rialzò, Jenna pensò alla prossima mossa, «Usa Energipalla!»

Lilligant fece come richiesto e lanciò la sfera carica di potere proveniente dalla natura contro Toxapex, che sorprendentemente si ritrovò anche con la Difesa Speciale leggermente abbassata.

Diana sussultò leggermente dallo stupore, «Energipalla? Non aveva quella mossa prima!»

«Ieri sera ne abbiamo discusso un po’» spiegò Mirton, «Sono stato io a suggerirle di sostituire Petalodanza con Energipalla.»

«Ma… se non ricordo male Energipalla è meno potente rispetto a Petalodanza, no?»

«È vero, ma Petalodanza dura per almeno due o tre turni. È anche vero che di solito la usava per ultima per questo motivo, ma in casi come questo non sarebbe stata utile, anzi, le avrebbe impedito di trovare una strategia migliore»

A quel punto erano quasi pari, sebbene Lily fosse ancora un po’ scossa dal primo attacco.

«Toxapex, ora Velenpuntura!»

Jenna sapeva che quella mossa sarebbe stata fatale, «Lily, schivalo e usa Verdebufera!»

Toxapex cercò di inseguire Lilligant con il suo tentacolo carico di Velenpuntura, mentre il Pokémon Fiorfronzolo fece del suo meglio per evitare l’attacco e lanciare Verdebufera. Nell’esecuzione, però, venne avvelenata, mentre Toxapex cadde a terra esausto dopo poco.

«Com’è possibile?!» Blair riprese in mano la Scuro Ball del Pokémon Stellatroce, facendolo rientrare.

Jenna sorrise soddisfatta, avvicinandosi successivamente a Lilligant per farla cadere sulle sue braccia, «Hai combattuto alla grande,» la rassicurò, «Ora riposati» le disse poi, facendola rientrare dentro la Cura Ball.

Blair assottigliò lo sguardo, dopo essere stato sconfitto un paio di volte da Mirton non sopportava l’idea che anche una ragazzina potesse riuscirci. Ma una gran parte di sé era comunque convinta di vincere.

«Tutta fortuna. Ma non riuscirai a battermi così facilmente! Scolipede, vai!»

«Io non credo proprio… Mightyena, è il tuo turno!»

Dalla seconda Scuro Ball di Blair uscì Scolipede, mentre Jenna lanciò la sua ultima Poké Ball da cui uscì Mightyena. Diana strinse lo zaino tra le sue braccia, ormai presa nella lotta.

«Cavolo… Jenna è comunque in svantaggio, visto che Scolipede non solo è di tipo Veleno, ma anche di tipo Coleottero, e Mightyena è un tipo Buio… di conseguenza non sarà affatto facile» si voltò a guardare Mirton, «Tu come pensi che se la caverà?» domandò, realizzando solo dopo che il Superquattro non era più a fianco a lei, «Eh? Ma dove sei?!» Lo cercò velocemente con lo sguardo, per poi vederlo dietro ai cespugli nel retro della panchina.

«Non lo voglio vedere, dimmi tu che cosa succede.»

«Ah!» Diana sussultò sorpresa, per poi alzarsi per guardarlo indignata, «Ma insomma, non è nemmeno così tanto vicino a noi! E poi anche tu possiedi un Drapion!»

«È diverso! È completamente diverso! Sono due specie diverse!» Mirton incrociò le braccia, ma si dovette togliere delle foglie di dosso, «E me lo sento ripetere sempre.» Ma allo stesso momento, un Joltik scese dai rametti dei cespugli per atterrare sulla sua spalla, facendolo dimenare in panico. Diana si limitò a sospirare rassegnata.

Anche Jenna stessa si ritrovò a pensare che era puntualmente di nuovo in svantaggio, ma in fondo Blair aveva sei Pokémon con sé, mentre lei ne aveva solamente due. Non poteva di certo farsi apparire un altro Pokémon a portata di mano come per magia. Ma le mosse giocavano comunque a suo favore.

«Se non ti dispiace, comincio io. Scolipede, Coleomorso!»

«Mightyena, usa Fossa!»

Proprio mentre Scolipede si stava avventando su Mightyena per attaccarlo con Coleomorso, Mightyena scavò velocemente per andare sottoterra. 

«Non mi farò ingannare facilmente da questa mossa… Fielepunte!»

A questo punto il Pokémon Megapede si apprestò a lanciare delle punte velenose sul terreno che avvelenarono Mightyena non appena quest’ultimo colpì Scolipede da dietro. Il Pokémon Morso ritornò nella sua posizione, ormai avvelenato.

«È combattuta…» commentò Diana, «Mightyena è in vantaggio, ma se venisse colpito di nuovo da Coleomorso o da un’altra mossa dello stesso tipo…»

«Non ci sarebbe comunque pericolo, perché l’incontro finirebbe in un pareggio» le rispose Mirton, «Se dovesse succedere, faremo in modo di interromperli in tempo per far sì che non venga loro in mente di lottare una seconda volta»

Nonostante ciò, il Superquattro aveva difficoltà a credere che Jenna lasciasse finire il loro scontro in un pareggio. Scolipede aveva meno energie di Mightyena, ma il Pokémon Morso era stato avvelenato da Fielepunte, di conseguenza avrebbe comunque preso danno.

«Mightyena, vai con Provocazione!»

Mightyena sorrise all’ordine dell’Allenatrice, facendo come richiesto. Lo Scolipede di Blair assottigliò gli occhi, per poi guardarlo con rabbia accennando un ringhio.

«Accidenti! Scolipede, usa Missilspillo!»

Jenna strinse un pugno dallo stupore, per poi stringere anche l’altro, «Mightyena, tu non mollare! Cerca di schivare più che puoi e usa Rogodenti!»

Mightyena scattò velocemente in avanti mentre Scolipede continuava con Missilspillo. Non riuscì ad evitare tutte le punte che il Pokémon Megapede tirava verso di lui, ma una volta arrivato al bersaglio, aprì la bocca che si circondò di fiamme calde intorno alle gengive, per attaccarlo con Rogodenti. Scolipede non poté più fare nulla, e cadde per terra privo di sensi.

«Non posso crederci…!»

Mirton uscì dal cespuglio non appena Blair fece tornare Scolipede dentro la sua Scuro Ball, «Poteva evitare di utilizzare Provocazione verso la fine… ma ero sicuro che sarebbe andata così»

Diana lo squadrò con le sopracciglia abbassate, vedendo le foglie che si erano andate a impigliare sui suoi vestiti, «Davvero?»

A quel punto anche Jenna fece tornare Mightyena dentro la sua Poké Ball, mentre Blair si avvicinò battendo lentamente le mani per simulare un applauso.

«I miei complimenti, hai combattuto bene»

Jenna si alzò da terra, in modo tale da essere faccia a faccia con lui, «Non c’è bisogno che ti sforzi di complimentarti solo per cortesia.»

«Ti sbagli, sono sincero. Non mi aspettavo davvero che tu vincessi» le disse Blair, «Beh, hai vinto tu, ciò significa che non devi allenarti con me»

«Mi sarei rifiutata anche se avessi perso» la ragazza mise una mano su un fianco, «Accettare di allenarmi con te sarebbe stato stare dalla parte dell’oppressore… non potrei mai fare un torto del genere a mio zio.»

Blair rimase in silenzio per qualche secondo, voltandosi altrove. Fu a quel punto che notò che Diana non era sola, ma che Mirton era a fianco a lei a guardarli.

«Allora è così.» rispose semplicemente, «Certo che avete un legame strano… sembrate più fratelli che non zio e nipote» accennò una risatina, per poi tornare a guardarla per salutarla con un cenno di due dita sopra la testa, «Io farò comunque a modo mio»

«Hai detto che come condizione di vittoria sarei stata libera di decidere quello che volevo, no?» Jenna aggrottò nuovamente la fronte, «Smettila di seguirci, non lo dico solamente per noi, ma anche per te. Tu non mi sembri veramente il tipo da fare certe cattiverie, e se fosse così… perché vuoi sprecare la tua vita in questo modo? Hai ancora delle persone che ti vogliono bene!»

Blair si limitò a ridacchiare, «Si vede che sei una ragazzina del liceo, con tante speranze e sogni. Hai ancora tanto da imparare» e fece qualche passo avanti per uscire dal campo, fermandosi solamente davanti alle siepi, «Ah, già.» si voltò a guardare Mirton, «Tornerò la prossima settimana. Fatevi trovare pronti tutti e cinque, d’accordo?» disse un’ultima volta, prima di avviarsi definitivamente per andare via.

Jenna prese lo zaino da terra per avvicinarsi all’amica e lo zio, guardando principalmente quest’ultimo, «E tu da dove salti fuori?»

Mirton abbassò lo sguardo verso Diana, «Visto? Era talmente accecata dalla rabbia che non si era minimamente accorta della mia presenza» ripeté ciò che aveva detto in precedenza come conferma.

La ragazza ridacchiò, «Eh, sì… ho notato»

Jenna si mise le mani sui fianchi, alternando lo sguardo tra di loro, «Allora, mi dite che cosa sta succedendo qui?»

«Calmati, calmati!» Mirton mise le mani avanti, «Ora ti spiegheremo tutto, Diana, tu verrai con noi. Ti accompagniamo a casa»

«Eh?» Non aspettandosi una proposta simile, Diana sussultò appena dallo stupore, «Va… va bene!»

 

Durante il viaggio in auto, Mirton e Diana raccontarono a Jenna che erano rimasti lì a guardare la lotta tra lei e Blair. Si fermarono a Boreduopoli per accompagnare Diana a casa sua, per poi procedere verso il Percorso 11 per dirigersi a Spiraria nella loro villa.

«Papà tornerà domani!» esclamò la ragazza appena entrata a casa, «Ha chiamato anche a te alla fine?»

«Sì, mi ha chiamato prima che venissi a prenderti» le disse il Superquattro, appendendo la borsa nell’appendiabiti, «Ha detto che tornerà domani mattina»

«Che bello! Però… questo significa anche che dovrò fare le valigie» 

Mirton ridacchiò, scrollando le spalle, «Suppongo proprio di sì. Ma alla fine non ti porti mai via tutto, la camera di tuo padre ormai è praticamente diventata tua con tutti quei poster, i fumetti, i libri…»

«Tutte queste cose ce le ho anche a casa, devo fare un po’ di spazio certe volte!» ammise Jenna con imbarazzo, «Non sono così disordinata.»

«Meno di Artemisio di sicuro, devo ancora capire come riordinare decentemente il garage dopo che mi ha dato tutta la sua roba» il Superquattro si diresse in cucina per aprire il frigo.

«Senza contare i vestiti di Camelia nel mio armadio… ogni mattina cerco di non cedere alla tentazione di provarne uno. Sarà più facile tornare a casa e non vederli!»

Mirton si voltò nuovamente verso di lei con una lattina in mano e una finta espressione offesa, «Cosa stai cercando di dirmi? Che non ti mancherò?»

«Ma no, cosa dici?» Jenna si mise a ridere, «Anche se, beh, è un po’ difficile sentire la tua mancanza dato che anche quando sono con papà ci sentiamo praticamente sempre ed ogni tanto veniamo a trovarti»

«Stavo facendo il drammatico, ma se la metti su questo piano ha senso» A quel punto si misero a ridere insieme.

Jenna prese una delle merendine dal frigo e andò a sedersi sul divano, «Secondo te Blair smetterà davvero di seguirci? O di dare fastidio a voi alla Lega?»

«Io non credo» Mirton andò a sedersi a fianco a lei, sorseggiando la birra dalla lattina, «Però deve averlo sorpreso sentirti dire quelle cose. Forse non si aspettava che glielo dicessi, probabilmente sapeva anche che ti riferivi a Velia»

«Era così ovvio?» domandò lei un po’ delusa.

«Tesoro, Velia è l’unica della Lega Pokémon che lo conosce più di tutti noi e non solo come sfidante» rispose il Superquattro, accendendo la TV, «È ovvio che anche lui lo sappia»

«Forse hai ragione… giochiamo un po’ a Drampa Ball prima di andare a dormire? Devo finire una quest ma sembra impossibile»

«Sì, anche io sto avendo un po’ di difficoltà»

«Allora vado ad accendere la mia Switch» la ragazza si alzò con ancora la merendina in mano, per poi guardare per un secondo il vuoto, ricordandosi qualcosa, «Ah, già!»

«Mh?»

Jenna andò a rovistare nel suo zaino poggiato sul tavolo, per tirare fuori la lettera che le era stata consegnata la stessa mattina, «Il prof mi ha dato una lettera dell’allenatrice Davis stamattina! Mi stavo quasi per dimenticare, devo leggerla e devo risponderle per e-mail»

Mirton accennò un sorriso ricordandosi della docente, «Allora aspetterò, nel frattempo farò qualcos’altro» le disse, accendendo la console davanti alla TV, per tornare a sedersi sul divano con il controller in mano. Quando Jenna tornò a sedersi sul divano con il suo portatile tra le mani, il Superquattro invece prese gli occhiali che di solito utilizzava per stare davanti agli schermi illuminati, in questo caso per giocare. Quasi si lasciò scivolare il controller dalle mani quando Jenna si mise ad urlare mentre leggeva la lettera, fortunatamente lo riprese al volo in tempo.

«Ma sei impazzita? Che ti prende?» le chiese, tirandosi su gli occhiali sul volto.

«L’allenatrice Davis ha detto che posso entrare nella sua squadra! Non importa se mi mancano cinque centimetri all’altezza prestabilita… ha detto che per lei basta che io giochi come piace a me, quindi entrerò nella squadra di basket con Mightyena!» spiegò con gioia la ragazza, stringendo la lettera tra le mani, «Sono così elettrizzata, non vedo l’ora di cominciare!»

Mirton ridacchiò intenerito, «Beh, sono contento per te, alla fine ha fatto la scelta migliore. In effetti mi aveva detto che stava considerando l’idea di prenderti comunque»

Jenna si voltò verso di lui, incuriosita, «Davvero? Intendi quando eri con lei quel pomeriggio in cui sono andata a fare pallavolo?»

«Già» il Superquattro annuì e fece una pausa per premere start nella schermata iniziale, «E poi non disperare per l’altezza, hai solo quattordici anni e sei già più alta della media adolescenziale femminile. Non ci metterai molto a raggiungere il tuo zietto, con certe scarpe mi superi anche» Si fece scappare un’altra risatina, «Onestamente non mi stupirei se finissi anche per raggiungere Artemisio e Camelia, considerando l’altezza di tuo padre»

«Così si rasenta l’esagerazione! Magari arriverò solo al metro e ottanta come te, o forse un metro e ottantadue… ma se devo essere sincera, sto anche bene così, essere alti ha i suoi pregi come i suoi difetti» 

«Uno di quei pregi è stato dare uno schiaffo a Blair appena l’hai visto, giusto?» le domandò, iniziando a muovere il personaggio da una parte all’altra nel gioco.

«Cosa? Ma quindi c’eri dall’inizio, hai visto proprio tutto!» esclamò Jenna, per poi gonfiare una guancia, «Un po’ te ne sei approfittato sapendo che non potevi farlo tu per via della reputazione alla Lega, eh…?»

«Mmh, forse sì, forse no… chissà» Mirton indicò la lettera tra le mani della nipote, «Sbrigati a rispondere, altrimenti gioco senza di te e si fa ora di andare a letto»

«Ah, già! Devo farlo subito»

 

***

 

Blanchard bussò alla porta della villa di famiglia la mattina dopo, proprio come aveva detto il giorno precedente. Erano circa le sei, quindi l’unica sveglia in casa era Jenna che, nonostante avesse preso la melatonina prescritta per la notte, non era riuscita a dormire per via dell’emozione che si era andata a creare tra l’incontrare il padre dopo quasi un anno di assenza e la più recente notizia dell’essere stata finalmente presa come membro della squadra di basket della scuola. Sapendo per certo che fosse lui, la ragazza andò subito ad aprire la porta e si buttò tra le braccia del padre con felicità, Blanchard fece lo stesso stringendola a sé con una risata.

«Piano, piano! Così mi butterai per terra!» l’uomo si lasciò scappare un’altra risata nel loro abbraccio, notando che anche Mightyena si era unito nella commozione saltellando da una parte all’altra, rispecchiando le emozioni della sua Allenatrice.

«Oh, papà, devo dirti un sacco di cose! Anche tu devi raccontarmi tutto!» disse la ragazza tutta d’un fiato.

«Certo che ti sei svegliata proprio bene, hai dormito almeno?» le chiese.

«Un po’… mi sono svegliata tante volte durante la notte perché ero troppo agitata! Sono successe tante cose, sai?»

Uno sbadiglio proveniente dal corridoio a pochi passi da loro interruppe la loro conversazione, si voltarono a guardare quello che era Mirton appena uscito dalla sua stanza ancora assonnato.

«Sei arrivato in anticipo…» mormorò ancora assopito, sbadigliando un’altra volta, «Pensavo arrivassi in tarda mattinata…»

Blanchard ridacchiò, «Un bentornato così da te me lo aspettavo, non sei mai stato mattiniero» alternò successivamente lo sguardo tra la figlia e il fratello minore, «Beh, prima che ve ne andiate a scuola e a lavoro abbiamo un po’ di tempo, e stasera a cena mi racconterete di più. Jenna, se vuoi ti accompagno io a scuola, così Mirton non dovrà fare due viaggi già da oggi»

«Ne sei sicuro? Sei appena arrivato, non preferisci riposarti un po’?» gli domandò Jenna, un po’ preoccupata.

«Stai tranquilla, e poi almeno così mi dirai un po’ che hai fatto in questi giorni» le rispose, accarezzandole il livido ancora visibile sull’occhio, dal vivo era ancora più sconvolgente da vedere.

La ragazza gli sorrise, «Va bene, allora! Vado a prepararmi»

Mirton fece qualche passo avanti seguendo Jenna con lo sguardo, che si diresse in camera sua. Il Superquattro si avvicinò a suo fratello, i loro sguardi si incrociarono con un’immediata intesa.

«Posso solo dire che la metà dei problemi è stata risolta» disse il più giovane, «Una di queste cose, tra l’altro, l’ha risolta da sola»

Blanchard sgranò gli occhi dallo stupore, «Stai dicendo sul serio?»

Mirton annuì, «Anche se non può sembrare, sta maturando lentamente. Ieri pomeriggio ha lottato come non l’ho mai vista prima. Non posso nascondere che sono rimasto sorpreso»

Il fratello maggiore sorrise a sentirlo, «Questo però è anche merito tuo, te ne rendi conto?» il minore rimase in silenzio e così continuò, «Sei tu che stai costruendo questa ragazza. Mi duole ammettere che… nonostante tu condanni tanto Lulu per essersene andata, non sono così diverso da lei. Sono un padre assente, a mio modo, per via del lavoro che mi porta via tempo da trascorrere con Jenna che è mia figlia… e con te che, beh, sei pur sempre il mio fratellino anche se ormai sei diventato adulto, e voglio aiutarti come posso» fece una pausa di qualche secondo per poi continuare, «Jenna ti vede come un modello, spera di essere come te in futuro. Io non posso che esserne contento, la mia bambina sta diventando grande…»

Mirton non proferì parola per tutta la durata del discorso di Blanchard. Voleva dirgli che Lulu, la sua ex moglie, era diversa da lui. Lulu li aveva abbandonati, non voleva più saperne di loro. Blanchard invece stava mantenendo non solo la figlia, ma anche Mirton stesso che dopo aver superato i vent’anni avrebbe dovuto essere autosufficiente. Non poteva fare a meno che provare un senso di colpa. Per scacciare via questi pensieri lasciò scappare una risatina maliziosa, una delle sue solite.

«Di’ un po’… ma ieri sera hai bevuto con i tuoi colleghi prima di tornare a casa?»

Blanchard corrucciò le sopracciglia, gli si arrossarono le guance dall’imbarazzo, «Ma questo che cosa c’entra con tutto quello che ti ho detto?! Almeno una soddisfazione potresti darmela invece di prendermi in giro!»

«Oh, beh, chi tace acconsente. Alla fine non hai detto di no» Mirton voltò lo sguardo altrove, ridacchiando.

«Io non—» Blanchard tirò un sospiro rassegnato e sorrise, «Sei davvero incredibile, lo sai?»

Rimasero in silenzio per qualche secondo, per poi incrociare nuovamente lo sguardo e scoppiare a ridere insieme. Jenna uscì dalla sua stanza con in mano i vestiti che avrebbe dovuto mettere quella giornata, e li guardò confusa.

«Ma che gli prende a quei due ora?»



Pollyanna — FIN.

 
   
 
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