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Autore: G_Monti_E_97    15/02/2023    1 recensioni
Lord Voldemort è rinato dopo la fine del Torneo Tremaghi, molti Mangiamorte si muovono nell'ombra e Silente riforma l'Ordine della Fenice. Per sconfiggere il Signore Oscuro chiederà aiuto a un ex agente del ministero, un ragazzo che è stato torturato da Voldemort per servirlo, diventando uno dei suoi più fedeli servitori.
Rinchiuso per anni a Nurmengard, ora ha la possibilità di aiutare Silente e il ragazzo che è sopravvissuto.
Il suo nome è Byron White.
(Storia di mia invenzione presente anche su Wattpad)
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Il giorno seguente ci furono da sopportare le provocazioni di Serpeverde, per non parlare della rabbia dei compagni di Grifondoro, che erano profondamente arrabbiati per il fatto che il loro Capitano si era fatto buttar fuori dall'incontro finale della stagione. Sabato mattina, qualsiasi cosa avesse potuto dire Hermione, Harry sarebbe stato felice di scambiare tutta la Felix Felicis del mondo per entrare nel campo Quidditch con Ron, Ginny, e gli altri. Fu quasi insopportabile staccarsi dal fiume di studenti che camminavano fuori al sole, tutti con coccarde, cappelli e sciarpe e striscioni, per scendere i gradini di pietra nelle segrete e camminare finché il suono distante della folla non fu come cancellato, con la consapevolezza che non sarebbe riuscito a sentire una sola parola del commento o un applauso, o un urlo di disappunto degli spettatori.
«Ah, Potter» disse Piton, quando Harry bussò alla porta e entrò nell'ufficio, guardandosi intorno alla ricerca del noioso lavoro che avrebbe dovuto fare. Inaspettatamente non c'erano ingredienti disgustosi da pulire, ne scatole coperte da ragnatele accatastate sul tavolo dove Harry si era seduto nelle precedenti punizioni.

«Siediti» ordinò Piton indicando la sedia dall'altra parte della scrivania.

Si sedé lentamente fissando gli occhi scuri del professore senza dire una parola.

«Immagino che tu ti sia reso conto di ciò che hai fatto»

Harry annuì debolmente.

«Se non fossi arrivato in tempo il signor Malfoy sarebbe morto dissanguato, mentre tu te ne stavi impalato a guardare» continuò con la voce bassa.

Harry annuì nuovamente «Non sapevo cosa sarebbe successo con quell'incantesimo, non volevo... non volevo fare del male a Malfoy, non così»

«Non provare mai un incantesimo se non sai che effetti avrà» disse seccamente ricordandogli vagamente Hermione «Soprattutto da libri non approvati come dei testi di pozioni con appunti discutibili.»

Harry alzò lo sguardo di scatto.

«Si Potter lo so che hai un libro di pozioni pieno di appunti»

Harry abbassò velocemente gli occhi sconsolato. Piton aveva davvero vagato fra i ricordi vedendo il libro del principe. Osservò svogliatamente le pergamene ordinatamente compilate davanti al professore, le parole inclinate verso destra erano ben riconoscibili a confronto con quelle che riempivano i compiti di vari alunni. Tutto cominciò ad avere un senso, la scrittura familiare, le parole di Byron:

«Veniva a scuola con me, quindi anche con tua madre, e lo conosci anche tu»

La verità lo travolse violentemente, tanto che incrociò gli occhi di Piton senza riuscire a impedire che la sua bocca si spalancasse.

«Che c'è?» chiese il professore alzando un sopracciglio

«Ti ha colpito una paresi fulminante»

«È lei» riuscì solo a sussurrare con la bocca secca.

«Prego?»

«È lei il Principe Mezzosangue» comprese

Il volto di Piton si immobilizzò per diversi secondi prima di sospirare abbassando lo sguardo «Interessante come il fato porti sempre a te le cose più pericolose» sussurrò

«Lei ha inventato tutti quegli incantesimi, è un genio» disse con eccessivo entusiasmo.

Piton al contrario tornò a guardarlo torvo «E tu sei un'imbecille» si sporse in avanti sulla sedia «Un conto è seguire indicazioni diverse per preparare una pozione, un altro è usare incantesimi privi di spiegazione»

«Mi dispiace» disse Harry picchiettando con le dita la base della sedia «Davvero, non volevo, non lo userò mai più. Posso ridarle il libro»

Per un momento immaginò che Piton si mettesse a urlare, insultandolo ancora, certo che lo avrebbe rivoluto indietro, era il suo e Harry oltre a aver ferito Malfoy si era preso il merito del lavoro del professore.

«Non me ne farei nulla» disse inaspettatamente. «Tutto quello che ho scritto in quel libro è ciò che ho provato a insegnare in questi anni a classi di teste di legno come te.» Un sospiro stanco uscì dalle labbra sottili «Tienilo ma voglio la tua parola, che non proverai mai più nessuno degli incantesimi scritti li sopra.»

Harry lo fissò negli occhi, aveva uno sguardo talmente minaccioso che non pensò nemmeno per un momento di mentire «Ha la mia parola signore.»

Un pesante silenzio calò fra di loro, si chiese per un momento cosa stese succedendo li fuori, dove la partita doveva essere appena cominciata. . . Ginny giocava come Cercatore contro Cho.
Harry guardò il grande orologio che ticchettava sul muro. Sembrava che le lancette
si muovessero più lente del normale.

«Malfoy come sta?» chiese fissando un vaso pieno di un denso liquido verde scuro alle spalle del professore.

«Si riprenderà, questa sera resterà in infermeria per sicurezza, poi potrà uscire»

«Bene» annuì Harry prima di tornare a guardarlo «Ma sta bene a parte la maledizione?»

«In che senso?» chiese confuso Piton

«Non lo so mi sembra... diverso» si limitò a dire incerto

le labbra di Piton si arricciarono leggermente. «È un periodo teso per tutti, il padre di Malfoy è in prigione.»

«Se solo non avesse provato a uccidere un gruppo di ragazzini al ministero» sussurrò Harry

«Di certo non una delle imprese migliori» concordò Piton.

Harry voltò nuovamente la testa verso l'orologio, possibile che fossero passati solo due minuti? Senza riflettere aprì la bocca «Perché si è unito ai Mangiamorte?»

Vide Piton raddrizzare la schiena di colpo ma non disse nulla, si voltò a guardarlo serio.

«Non la sto giudicando, vorrei solo capire» aggiunse

«C'è poco da capire» disse Piton inaspettatamente «Il potere attira»

«Ma perché lei?» Insistette «Non aveva bisogno di Vold… del Signore Oscuro, per essere...»

«Cosa? Rispettato? La mia massima aspirazione non era di certo insegnare pozioni» una punta di irritazione colorò la sua voce. «Non è una giustificazione, ma di certo avere attorno amici con idee molto... potremmo dire rigide, non ha aiutato.»

Harry annuì abbassando lo sguardo sulle dita dell'uomo appoggiate mollemente sui braccioli della sedia. «Perché si è pentito allora? Silente ha detto che è passato dalla parte dell'ordine prima che il Signore Oscuro cadesse»

Sentì la voce di Piton farsi alta e ordinargli di farsi gli affari suoi, invece quando parlò aveva un tono inaspettatamente rilassato «Il Signore Oscuro non si fa remore morali, i fini giustificano ogni mezzo per raggiungere gli scopi, arrivato a un certo punto non ho potuto fingere di essere d'accordo, anche se è stato comunque troppo tardi.» spiegò.

«È stato quando ha rapito e torturato Byron?»

Piton si passò un dito sulle labbra lentamente «Poco dopo»

Harry lo osservò con attenzione, sembrava diverso dal solito, non ricordava di aver mai parlato con lui in quel modo. Per alcuni istanti si dimenticò il vero motivo per cui era li, avrebbe dovuto essere una punizione, eppure Piton gli stava semplicemente parlando.

«Ha mai ucciso?»

Piton abbassò la mano sulla scrivania lentamente «Vuoi che ti racconti le grandi imprese da Mangiamorte?» domandò scocciato.

Harry scosse la testa. «È solo che... dovrò uccidere il Signore Oscuro prima o poi, o almeno provarci, sa la profezia» spiegò guardandosi le mani «E non so se potrei farlo»

Piton non disse nulla per diversi secondi, tanto che Harry alzò lo sguardo per assicurarsi che fosse ancora lì.

«Credi di non riuscire a uccidere una persona che ti vuole morto da quando sei nato e che ha ucciso tua madre?» chiese con uno strano tono, come se stesse cercando di tenere la voce ferma.

Harry si limitò ad annuire.

«Potter tu hai già ucciso» scandì raddrizzandosi sulla sedia «Raptor al primo anno»

Il ricordo riempì la mante di Harry con violenza, il volto dei Raptor coperto di vesciche e ustioni, le sue grida.

«Ti senti in colpa per lui?»

«Io... non proprio» ammise confuso.

«C'è differenza fra uccidere qualcuno a sangue freddo o per autodifesa»

Osservò gli occhi scuri di Piton in silenzio.

«Ma bisogna volerlo, come per la Cruciatus» ricordò a bassa voce.

«E tu non lo vuoi?» La testa del professore si inclinò lentamente, non c'era scherno nella sua voce, solo genuina curiosità.

«Non lo so» ammise «Tom Riddle era... se le cose fossero andate diversamente, se avesse avuto qualcuno forse non sarebbe come è oggi»

«Ma lo è» scandì Piton

«Ma non è tutta colpa sua»

Piton sembrò scattare di poco all'indietro, come se si fosse scottato. «Stai giustificando il Signore Oscuro?»

«No» si affrettò a dire Harry «Solo...» abbassò nuovamente gli occhi sulle proprie dita «Non lo so»

Sentì chiaramente Piton inspirare «Siamo il risultato delle nostre scelte, oltre che delle nostre esperienze.»

«Io non voglio essere come lui» non seppe perché si sentì in bisogno di dirlo con tanta forza.

«Potter tu sei una delle persone più diverse dal Signore Oscuro che io abbia mai incontrato, credo che ti sentiresti in colpa pure a schiacciare una formica» disse annoiato.

Harry lo guardò con attenzione, alcune ciocche scure gli ricadevano quasi sull'occhio destro «Mia madre era così?»

Gli occhi di Piton si abbassarono sulla scrivania, lo vide serrare le labbra per alcuni secondi «Lei odiava le formiche» disse infine serio.

Harry non riuscì a trattenere la lunga risata che gli uscì con forza dalle labbra «Quindi le schiacciava apposta?» chiese cercando di smettere di ridere.

Piton mosse la testa da una parte all'altra come un pendolo «Più che altro scappava urlando.»

«Avrebbe potuto salvarla in modo eroico» propose tornando a respirare in modo normale.

«Ho dato fuoco a tre formiche nel cortile interno, ma non ha apprezzato molto.» ricordò osservando un punto sulla spalla del ragazzo.

«Ha dato fuoco a delle formiche?» chiese sconvolto.

«Come dicevo, empatizzi pure con le formiche.»

«No è che… avrebbe potuto appiccare un incendio.»

Piton sbuffò «Siamo in una scuola di magia, mai sentito parlare dell'incantesimo Aguamenti?»

«Ok ma... dare fuoco alle formiche mi sembra un po' eccessivo.» continuò alzando le spalle.

«Neanche tu apprezzi il mio slancio eroico» comprese il pozionista.

«Ne apprezzo più altri» si affrettò a rispondere «Come avermi fatto da scudo davanti a un lupo mannaro il terzo anno, o aver cercato di non farmi cadere dalla scopa alla mia prima partita di Quidditch»

«Se solo tu non fossi una calamita per i problemi» sibilò

«Ah adesso è colpa mia?» chiese offeso.

«È sempre colpa tua, stai sempre in mezzo»

«Vengo tirato in mezzo» rettificò puntandosi un dito al petto con forza «Qui sono io la vittima»

«Certo» si portò due dita alla tempia destra «E io devo correre a salvarti, puoi evitare, per favore di cadere in botole maledette, sfidare draghi o cercare di ammazzare qualcuno nei bagni d'ora in poi?»

«Ci posso provare» annuì serio.

«Bene, ora mettiti a tagliare queste zampe di rana, hai fino alle undici» disse e con un movimento della bacchetta fece apparire due casse piene di rane morte, tagliate malamente a metà.

Harry osservò l'orologio appeso alla parete spalancando gli occhi ma mancano solo trenta minuti alle undici.»

«Allora sbrigati.»

«Ma non poteva dirmelo prima?»

«Mi ha fatto delle domande» si difese il professore

«Ma non lo sapevo»

«Ora lo sai, lavora, quelle che rimarranno dovrai finirle la prossima volta.»

 

*  *  *

L’infermeria era buia e fredda, le ridicole coperte bianche non riscaldavano per nulla il giovane ragazzo biondo steso sul terzo letto sulla sinistra.

Draco si rigirò su un fianco con un gemito sommesso. Dannato Potter, e pensare che si era quasi sentito in colpa per aver avvelenato quel pezzente di Weasley.

Aveva sentito delle voci confuse mentre Piton lo portava in infermeria, era tornato dopo una decina di minuti dopo averlo lasciato alle cure di Madama Chips

«Come è potuto succedere?» aveva chiesto la McGranitt con la voce tremante

«Potter ha scagliato un incantesimo di cui non conosceva l’effetto» rispose Piton asciuttamente

«come gli è venuto in mente? Dove può aver letto una maledizione del genere?»

«Non ne ho idea.»

«Silente deve essere informato»

«Ci penso io.»

Doveva aver dormito per qualche ora, ricordava di aver sentito dei mormorii lontani, il suono della campanella, il passaggio degli studenti nel corridoio oltre la porta.

«Sta ancora dormendo» annunciò la medimaga con un sospiro

«Ma si riprenderà?»

«Si signorina Granger»

Granger? No, impossibile. Cercò di aprire gli occhi ma fu stranamente faticoso, intravide solo la sagoma della ragazza vicino alla porta.

Possibile che fosse davvero preoccupata per lui? No, forse voleva solo assicurarsi che soffrisse abbastanza, che si riprendesse lentamente. Probabilmente aveva sperato che Potter lo avesse ucciso.

«Ha solo bisogno di riposare, dobbiamo solo aspettare»

«Non gli dica che… non gli dica che sono passata.»

«Va bene.»

*  *  *

Silente congiunse le punte delle dita appoggiando i gomiti sulla larga scrivania dello studio, osservò Piton davanti a se con attenzione prima di parlare.

«Credo che dopo che mi avrai ucciso Byron ti seguirà»

«No, deve restare con Potter, deve proteggerlo, era questa l'idea» disse Piton agitato

«Era» annuì silente «Ma le cose sono cambiate, il legame fra Voldemort e Byron è troppo forte, a differenza di Harry Byron può essere facilmente posseduto»

«Ha delle difese mentali forti»

«Sì, ma non abbastanza, la missione che ho affidato a Harry si fonda sulla segretezza, Voldemort non dovrà mai sapere, se Byron andasse con lui basterebbe la più piccola distrazione per rivelare il piano a Voldemort e rendere vani tutti i nostri sforzi»

Piton sembrò paralizzato «Non puoi dire sul serio, lo hai tenuto rinchiuso e poi lo hai liberato solo per... solo per farlo tornare in quell'inferno?»

Il volto di Silente si incupì «Vorrei che ci fosse un altro modo»

«Possiamo nasconderlo»

«Non c'è posto in cui...»

«Sotto Incanto Fidelius»

«Voldemort sapre...»

«Non renderemo lui stesso il custode segreto ma...»

«Voldemort potrebbe comunque trovarlo tramite il loro legame»

«No» Piton scosse la testa con forza. «Mi avevi assicurato che non sarebbe dovuto tornare che...»

«Mi dispiace Severus»

«Tanto valeva lasciarlo imprigionato allora! Perché farlo venire qui? Perché fargli conoscere Potter? È solo un'altra tortura»

«No, il legame che ha stretto con Harry sarà fondamentale»

«Credi che lo fermerà dal tornare a essere il mostro di una volta?»

«Non all'inizio forse, ma conterà»

«Perché sono... collegati?» Chiese lentamente «Potter, Byron, il Signore Oscuro, che senso ha?»

«Questo è ciò che Harry dovrà sapere, ma solo quando sarà necessario. Verrà il momento, dopo la mia morte... non discutere, non interrompermi! Verrà il momento in cui Lord Voldemort temerà per la vita del suo serpente.»

«Nagini?» Piton era esterrefatto.

«Precisamente. Se Lord Voldemort cesserà di mandare Nagini a eseguire i suoi ordini, ma la terrà al sicuro accanto a sé, sotto protezione magica, allora credo che sarà bene dirlo a Harry.»

«Dirgli cosa?» Silente trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi. «Dirgli che la notte che Lord Voldemort cercò di ucciderlo e Lily interpose la propria vita tra di loro come uno scudo, l'Anatema che Uccide gli rimbalzò addosso: un frammento dell'anima di Voldemort fu violentemente separato e si agganciò alla sola anima intatta rimasta nella casa che crollava. Parte di Lord Voldemort vive dentro Harry, ed è questa che gli dà il potere di parlare con i serpenti e un legame con la mente di Voldemort che non ha mai compreso. E finché quel frammento di anima, di cui Voldemort non sente la mancanza, resta aggrappato a Harry e da lui protetto, Lord Voldemort non può morire.»

«Cosa c'entra Byron in questo?» Chiese Piton confuso.

«Byron è... come Nagini immagino, quando è stato rapito, dopo le lunghe torture ha detto di essere stato posseduto più volte da Voldemort, nell'esatto modo in cui ha provato a possedere Harry.»

Piton fissò lo sguardo sull'alta scrivania. «È come Potter?»

«Più stabile, intenzionale e molto più pericoloso, perché per quanto ci provi non può combattere la presenza di Voldemort»

«Quindi loro due devono... devono morire?« chiese Piton, impassibile.

«Sì, e deve essere Voldemort in persona, a farlo. Questo è fondamentale.»

Un altro lungo silenzio, poi Piton riprese. «Lo hai tenuto in vita, lo hai imprigionato e ora lo vuoi... e Potter...» sussurrò in modo sconclusionato. «Credevo... in tutti questi anni... che lo proteggessimo per lei. Per Lily.»

«L'abbiamo protetto perché era essenziale dargli un'istruzione, crescerlo, fargli mettere alla prova le proprie forze» spiegò Silente, sempre a occhi chiusi. «Nel frattempo il legame tra i due diventa sempre più forte, una crescita parassitica: a volte ho pensato che lui stesso lo sospetti. Se lo conosco, avrà fatto di tutto perché, quando deciderà di andare incontro alla morte, questa sia davvero la fine di Voldemort.» Silente aprì gli occhi. Piton era sconvolto. «Li hai tenuti in vita perché possano morire al momento opportuno?»
«Non esserne stupito, Severus. Quanti uomini e donne hai visto morire?»

«Di recente, solo quelli che non sono riuscito a salvare» rispose Piton alzandosi. «Tu mi hai usato.»

«Sarebbe a dire?»

«Ho fatto la spia per te, ho mentito per te, ho corso rischi mortali per te. Credevo che servisse a proteggere il figlio di Lily e che pensassi di poter salvare Byron, di poterli salvare entrambi e adesso mi dici che li hai allevati come bestie da macello»

Silente lo osservò serio «Se ci fosse un altro modo lo eviterei, credimi.»

«Il signore oscuro non ucciderà mai Byron, se sa... se lo ha creato come Nagini non lo ucciderà» rifletté

«No, non intenzionalmente» annuì Silente «Per questo il legame che Byron e Harry hanno stretto è essenziale

«Credi che White si sacrificherà per proteggere il ragazzo?»

«Lo farà»

«Ma il Signore Oscuro potrebbe comunque non ucciderlo se…»

«Byron si batterà fino alla fine per lui» disse con convinzione il preside.

«È solo una speranza»

«La speranza è tutto ciò che abbiamo ora.»

«Potter è troppo giovane, possiamo... rimandare, aspettare»

«Non possiamo Severus»

«Qualche anno…» soffiò Piton con aria distante

«Lasceresti che Voldemort salga al potere, condannando migliaia di persone a sofferenze indicibili solo per far si che Harry viva qualche anno in più?»

Piton non rispose, rimase con la bocca dischiusa e gli occhi persi nel vuoto. Dopo diversi istanti annuì di poco, quasi tremando.

«Ma è commovente, Severus.» osservò Silente, serio. «Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?»

Piton estrasse la bacchetta e sussurrò. «Expecto Patronum» Dalla punta affiorò una cerva d'argento: atterrò sul pavimento dell'ufficio, fece un balzo e si tuffò fuori dalla finestra. Silente la guardò volar via e quando il suo bagliore argenteo svanì si rivolse a Piton, con gli occhi pieni di lacrime.

Piton scese le scale protette dal gargoyle con la mente piena di informazioni, un nodo gli si stringeva in gola dolorosamente. Le sue peggiori paure si stavano realizzando. Camminò lungo i corridoi, diretto ai sotterranei con lentezza, quasi sperando di non arrivare mai. Rivedere White nella stanza, parlargli, quando sapeva ciò che sarebbe successo...

Aprì la porta sperando che fosse già a dormire, o che fosse steso sul pavimento assente, avrebbe potuto ignorarlo, andare a dormire senza dovergli parlare. Ma la fortuna quella notte non era dalla sua parte.

«Ehi, com'è andata da Silente? Che faccia triste» la voce allegra di White lo colpì come uno schiaffo. Si voltò a guardarlo, si era alzato dal divano velocemente.

«Che hai?» gli chiese osservandolo con attenzione.

Era sempre stato troppo attento.

«Niente, sono stanco» camminò verso la sua stanza velocemente

«Sev parlami.» disse Byron con il tono decisamente più serio e basso.

Si fermò a metà strada dandogli le spalle. Non avrebbe dovuto dirgli niente, avrebbe semplicemente lasciato che l'Oscuro Signore lo prendesse, che lo torturasse senza fare niente e poi alla fine, l'unico sollievo sarebbe stato lasciarlo morire. Strinse i pugni. Provò a inspirare senza che le spalle si alzassero eccessivamente, ma l'aria gli si fermò a metà quando sentì due braccia attorno al torace.

Il corpo di Byron dietro di lui stretto in un abbraccio alle spalle. Odiava la sua esuberanza, odiava che lo toccasse, odiava che non lo avesse mai lasciato stare, impuntandosi a cercare di farlo stare lontano dalle arti oscure. Se solo lo avesse lasciato, se come Lily si fosse allontanato definitivamente forse non sarebbe stato catturato. Probabilmente sarebbe morto, ma almeno non avrebbe dovuto sopportare tutta quella assurda situazione.

Chiuse gli occhi contraendo il volto nello sforzo di restare impassibile, avrebbe solo voluto urlare.

«Posso aiutarti?» chiese Byron in un sussurro vicino al suo orecchio.

Ancora si impuntava ad aiutarlo, era lui ad aver bisogno di aiuto, ma non lo sapeva, non avrebbe potuto aiutarlo in nessun modo.

«No» rispose con ancora gli occhi chiusi.

Sentì Byron stringere leggermente la presa, Piton alzò le mani fino a toccare le braccia dell'altro, avrebbe voluto scacciarlo, allontanarlo di colpo, invece rimase semplicemente fermo con le dita sulla camicia leggera.

*  *  *

La mattina seguente Madama Chips lo visitò con attenzione, le ferite erano completamente guarite, erano rimaste solo delle pallide cicatrici sul torace.

Applica questo unguento per le prossime due settimane, dovrebbero assottigliare ancora un po’ i segni

Draco annuì fissando la sottile fialetta scura, era praticamente congelata.

Dimesso dall’infermeria camminò sovrappensiero verso le scale che portavano ai sotterranei, il vociare in fondo al corridoio lo riscosse di colpo. Non aveva voglia di parlare con Theo o Blaise e di certo non era dell’umore per sentire le moine di Pansy. Si voltò di scatto salendo velocemente le scale di marmo fino all’ultimo piano.

Risalì la stretta scalinata a chiocciola che portava alla torre di astronomia con il fiato corto.

I bastioni erano deserti, dei deboli raggi solari illuminavano il grosso globo rotante al centro della torre. Si avvicinò al parapetto lentamente. Riusciva a vedere chiaramente il Lago Nero e le colline scozzesi in lontananza, a mo di barriera fra il castello e la campagna.

Se solo avesse potuto scappare, sparire nel nulla, ma era impossibile, il Signore Oscuro lo avrebbe trovato obbligandolo a vedere sua madre morire.

Ancora non riusciva a capire come Bellatrix potesse essere d'accordo con la minaccia alla sua stessa sorella. Ma d'altronde da quello che aveva sentito era intenzionata addirittura a uccidere la sua sorella più giovane, Andromeda, visto che era una traditrice del sangue. Nemmeno a lui andava a genio, soprattutto sapendo con chi si era sposata, un sudicio insignificante Sanguemarcio. Eppure da quando era stata diseredata non si era più parlato di lei, era come sparita, oltre che dall’albero genealogico anche nella memoria di sua madre. Forse sarebbe stato più facile, essere un traditore del proprio sangue. Se solo avesse davvero invitato la Granger per il ballo del Ceppo come lo aveva sfidato a fare Theo due anni prima. Solo l’idea era disgustosa, eppure con il senno di poi forse sarebbe stata un’ottima via di fuga. Guardò per alcuni istanti di sotto, oltre il parapetto della torre, il vento pungente gli colpì il viso. Sarebbe stato meglio anche per sua madre se fosse sparito, in fondo era solo una delusione.

Così debole, così insignificante.

*  *  *

Hermione si lasciò cadere sul posto centrale del divano, fra lui e Ron con uno spiacevole sguardo risoluto in viso.

«Voglio parlarti, Harry.»
«Di cosa?» chiese sospettoso.
«Del cosiddetto Principe Mezzosangue.»
«Oh, non di nuovo.» gemette. «Per favore, vuoi lasciar perdere?»
Non aveva osato raccontare a lei e a Ron la vera identità del Principe, anche se Piton glielo aveva confermato era certo che non volesse che lo raccontasse in giro.
«Non la pianterò» disse Hermione fermamente. «Finché non mi avrai ascoltato. Ho provato a indagare un po' su chi avrebbe potuto avere l'hobby di inventare incantesimi Oscuri…»
«Lui non ne ha fatto un hobby»
«Lui, lui… chi dice fosse un lui?»
«Lo diciamo a causa di questo,' disse Harry di cattivo umore. «Principe Hermione, Principe!»
«Esatto!« disse Hermione, macchie rosse fiammeggiarono sulle sue guance appena tirò fuori dalla tasca un vecchissimo pezzo di carta da giornale e lo sbatté sul tavolo davanti a Harry.
«Guarda quello! Guarda la figura!»
Harry raccolse il fragile pezzo di carta e fissò la foto in movimento, ingiallita dall'età; anche Ron si piegò a dare un'occhiata. La figura mostrava una magra ragazza di circa quindici anni. Non era bella; sembrava allo stesso tempo di malumore e scontrosa cupa, con
sopracciglia pesanti e un viso lungo e pallido. Sotto alla foto c'era la didascalia: Eileen Prince, Capitano della squadra di Gobbiglie di Hogwarts.
«Quindi?« disse Harry esaminando il breve articolo a cui la foto apparteneva; era una storia piuttosto noiosa sulle competizioni scolastiche.
«Il suo nome era Eileen Prince. Principe, Harry.»
Si guardarono l'un l'altro e Harry capì quello che Hermione stava cercando di dire. Scoppiò a ridere.

«Neanche per idea!»
«Cosa?»
«Tu pensi che lei fosse il... Mezzosangue? Oh, andiamo.»
«Beh, perché no? Harry, non ci sono veri principi nel mondo dei maghi! È un soprannome, un titolo fatto in casa che qualcuno si è auto assegnato, o potrebbe essere il loro vero nome, no? No, ascolta! Se, mettiamo, suo padre era un mago il cui cognome era Prince, e sua madre era Babbana, ecco che quello l'avrebbe resa un Principe Mezzosangue
«Sì, molto ingegnoso, Hermione...»
«Ma potrebbe! Magari era fiera di essere un mezzo Principe!»
«Ascolta, Hermione, ti assicuro che non è una ragazza.»
«La verità è che tu pensi che una ragazza non avrebbe potuto essere abbastanza intelligente,' disse Hermione arrabbiata.
«Come posso aver ciondolato in giro con te per cinque anni e non pensare che le ragazze siano intelligenti?» disse Harry, infastidito. «È il modo in cui scrive. So solo che il Principe era un ragazzo, ne sono certo.» insisté

«Questa ragazza non ha avuto niente a che fare con lui. Dove l'hai preso, comunque?»
«In Biblioteca» disse Hermione prevedibilmente. «C'è una collezione completa di vecchi Profeta laggiù. Bene, andrò a scovare altro su Eileen Prince, se posso.»
«Divertiti» disse Harry irritato.
«Lo farò» disse Hermione. «E il primo posto dove guarderò» gli disse frettolosa come raggiunse il buco del ritratto. «È il registro dei vecchi riconoscimenti in Pozioni!»
Harry la guardò storto per un momento, poi continuò la sua contemplazione del cielo che diventava buio.

«Semplicemente non butta giù che tu la superi in Pozioni» disse Ron, ritornando alla sua copia di Mille erbe magiche e funghi. «Era un genio, il Principe. Ad ogni modo... senza il suo suggerimento del bezoar...' si passò il dito esplicitamente attraverso la sua stessa gola, 'non sarei qui per parlarne, no? Voglio dire, non sto dicendo che l'incantesimo che hai usato su Malfoy fosse grandioso...»
«Neanch'io» disse rapidamente Harry.
«Ma è guarito del tutto, no? Si è rimesso subito in piedi.»
«Sì» disse Harry; questo era perfettamente vero, sebbene la sua coscienza ancora rimordesse un po'. 'Grazie a Piton...»
«Sei ancora in punizione con Piton questo sabato?» continuò Ron.
«Sì, e il Sabato dopo quello, e il Sabato dopo ancora» rispose, mentre la foto di Eileen Prince gli vagava nella mente.

*  *  *

Quando si trovò nuovamente a bussare alla porta dell'ufficio nei sotterranei era insolitamente allegro.

Il professore gli fece cenno di sedersi alla scrivania e continuare a tagliare le zampe di rana, lanciò i primi pezzi velocemente, le cosce scivolose schioccarono quando le ammassò.

Vide la testa di Piton scattare un paio di volte. «Hai la grazia di un elefante Potter»

«Tanto sono morte» rispose lanciando un'altra zampa nel secchio

«Ma servono intere»

«Tagliate, vuole dire»

Piton lasciò cadere la lunga piuma dentro al calamaio con un sospiro «Sei...»

«Insopportabile? Petulante? Irritante?» lo interruppe prima di afferrare un'altra zampa.

«Tutte e tre» annuì

Ignorandolo lanciò un altro pezzo premurandosi di fare più rumore possibile «Conosce qualcuno di nome Eileen Prince?» chiese in tono casuale

Alzando lo sguardo vide gli occhi di Piton assottigliarsi

«Perché?»

«Il libro del Principe... il manuale di pozioni, apparteneva a una ragazza con quel nome»

«Era mia madre»

Harry dischiuse le labbra

«Ti sconvolgi con poco» commentò Piton appoggiando i gomiti ai braccioli della sedia «Anche io ho una madre»

«Lo so certo è che... non ci avevo pensato»

«Non è una novità»

«Quindi è un mezzosangue» comprese

Piton scosse la testa con forza, gli sembrò quasi di sentire il principio di una bassa risata «Principe Mezzosangue... e tu mi chiedi se sono Mezzosangue, davvero?«

«No lo so» Harry sbuffò. «È che, sua madre era una strega e suo padre quindi era un babbano»

«Immagino che i geni di tua madre si siano persi nel tragitto»

«Come?»

«Lascia stare» mormorò Piton

«Non pensavo che Piton fosse un cognome babbano» si giustificò

«Non è molto comune« concesse con una smorfia «Ma la famiglia Prince è purosangue da secoli» aggiunse con una nota di orgoglio

Harry lo osservò in silenzio, la foto che gli aveva mostrato Hermione si sovrappose al volto dell'uomo davanti a lui «Le somiglia... un po'»

«Tu che ne sai?» Piton aggrottò di colpo le sopracciglia scure

«Ho visto una foto in biblioteca» omise che fosse stata Hemrione in realtà a trovarla «Fra gli annuari era segnata come capitano della squadra di Gobbiglie di Hogwarts»

Il volto del professore si rilassò leggermente «Che ficcanaso»

«Ero solo curioso» si difese.

«Modo gentile per dire ficcanaso»

Harry appoggiò il coltello sulla scrivania e si passò una mano fra i capelli arruffati «Ora dov'è?»

«È morta anni fa» rispose Piton senza emozione

«Mi dispiace» disse abbassando la voce, impugnò nuovamente il coltello e afferrò con attenzione una scivolosa zampa di rana

«Mettila giù, puoi continuare la prossima volta»

«Ma non ho finito.»

«Per questo ho detto che puoi continuare la prossima volta»

«Vuole mandarmi via?» chiese inclinando la testa

«Averti ore intere nel mio ufficio non è così divertente» rispose appoggiando una mano sulla scrivania

«Se io non fossi qui cosa farebbe?»

«Sarei più felice» rispose picchiettando con le dita su una pergamena

«Sono serio, nel tempo libero che fa?»

Le sopracciglia di Piton si aggrottarono nuovamente

«Non ti riguarda»

«Lo so, ma sono curioso e per liberarsi di me deve assecondare la mia curiosità»

«Evidentemente non sta funzionando» notò con una smorfia.

«Se non mi vuole attorno non avrebbe dovuto punirmi» disse sorridendo.

«Ti sto punendo perché hai quasi ucciso il signor Malfoy» ricordò con gravità.

«Lo so» sussurrò.

«Allora smettila di ridere»

«Non rido per quello che ho fatto» si sporse in avanti.

«Allora smettila»

«Voglio solo… parlare con lei»

«No, tu vuoi immischiarti, farmi domande inopportune su cose che non ti riguardano.» fermò il tamburellare delle lunghe dita di colpo «Sono un tuo professore»

«E allora?»

«E allora non ti deve riguardare cosa faccio nel tempo libero. Hai mai chiesto queste cose alla professoressa McGranitt?»

«No» ammise rimettendo a posto la zampa di rana «Ma è diverso»

«Già, tormenti solo me»

«Perché mi interessa»

«Perché?» chiese con un lungo sospiro

Harry ci pensò su, effettivamente non gli era mai importato molto di Piton ma da quando aveva conosciuto Byron che aveva iniziato a raccontargli degli anni di scuola di sua madre e del pozionista gli era sembrato di vedere un'altra persona. Nonostante tutto Piton era stato amico di sua madre e lo era ancora di Byron.

«Perché è interessante, è il professore più giovane che abbiamo, conosceva mia madre e… io non so niente di lei ma vorrei» disse confuso

«Perché?» ripeté serio

Harry prese un lungo respiro «Perché l'ho detestata per tanti anni e non se lo meritava... bhe in realtà un po' se l'è meritato, ma è intelligente, divertente e ho perso anni a pensare semplicemente che mi odiasse e non valesse la pena conoscerla, ma mi sbagliavo» spiegò contraendo la mandibola.

Vide una strana luce attraversare gli occhi del professore.

«Leggo» disse dopo diversi istanti

«Come?» domandò Harry confuso

«Nel tempo libero» aggiunse Piton «Oltre a preparare pozioni, tenere d'occhio White e assicurarmi che tu non muoia in modi idioti»

Harry vagò per alcuni secondi con lo sguardo sulla stanza, due grosse libreria piene venivano illuminate dalla luce che filtrava dal lago nero «Dalla quantità di libri avrei dovuto intuirlo»

«L'intuito non è il tuo forte»

«Nemmeno la gentilezza il suo» rispose seccamente

«A ognuno le proprie pene»

«E le proprie zampe di rana flaccide e mollicce» disse Harry prendendone una e facendola ondeggiare fra le dita. Piton lo osservò impassibile.

«Nemmeno un sogghigno?» chiese deluso

«Sei patetico» commentò

Harry rilanciò la zampa con un sonoro schiocco e tornò ad appoggiarsi allo schienale della sedia «Ah questo punto credo che potrebbe dirmi di tutto e non mi offenderei»

«Perché ha un ego smisurato» disse Piton facendo sparire con un colpo di bacchetta i contenitori con le rane morte e le loro zampe.

«No, perché so che lo fa solo per allontanarmi»

«Penso davvero che tu sia patetico Potter» insisté

«Non mi conosce abbastanza per dirlo» replicò inclinando la testa.

«E non ci tengo a conoscerti»

«Perché?»

Piton vagò con lo sguardo su un punto sopra la testa di Harry. «La tua mente è troppo esposta, se non fossimo a Hogwarts dovrei cercare di ucciderti o portarti dal Signore Oscuro.» disse con una tranquillità spaventosa.

«Prendere il tè insieme darebbe qualche sospetto.»

Harry osservò il volto dell'uomo con attenzione, gli occhi neri sembravano meno freddi del solito. «Se la mia mente non fosse vulnerabile prenderebbe il tè con me?» chiese con un leggero sorriso.

«Certamente» Piton tornò a guardarlo «Sei talmente ingenuo che sarebbe facile avvelenarti e potrei finalmente levarmi la tua irritante presenza dai piedi e tornare a leggere i miei libri»

Il sorriso di Harry si allargò e il volto del professore si contrasse irritato. «Il Signore Oscuro dovrebbe apprezzare il fatto che un suo servitore provi ad avvicinarsi a me» disse tornando serio «Il fascino è molto più utile dell'intimidazione»

Piton lo osservò in silenzio.

«Con Ginny, quando era sotto forma di ricordo nel diario non è certo andato a insultarla tutto il tempo, l'ha ascoltata, confortata, per questo lei si è fidata.» iniziò a spiegare «Ora potrà anche torturare per ore i suoi servitori, ma dubito che i primi Mangiamorte venissero trattati così, almeno all'inizio li avrà sedotti con promesse di potere e un trattamento più clemente»

Le labbra di Piton si dischiusero lentamente «Questa è la trappola» mormorò.

«Se lei mi avesse trattato bene fin dal primo giorno probabilmente ci sarei cascato» ammise.

«Lo so» disse raddrizzandosi sulla sedia «Non sei molto sveglio»

«A undici anni chi è sveglio?» chiese aggrottando le sopracciglia «A parte lei che probabilmente si è studiato tutti i libri di scuola» aggiunse vedendolo aprire la bocca

«Avresti potuto farlo anche tu»

«Ho sfogliato i libri» rivelò «Ma non ci ho capito quasi nulla, e pensavo che a scuola foste pagati per insegnarmi, non certo che vi aspettaste che sapessi già tutto»

Piton assottigliò gli occhi scuri «Qual è la differenza fra Aconito e Luparia?» chiese calcando le parole.

Harry imitò la sua espressione «Nessuna, sono la stessa pianta»

Le labbra del pozionista si aprirono leggermente in un ghigno «Almeno hai un po' di memoria»

«Ho avuto un insegnate interessante» annuì «Piuttosto scorbutico e antipatico, ma era bravo con le pozioni»

«L'adulazione non è il tuo forte» commentò Piton sporgendosi in avanti

«Non voglio adularla, è la verità» sapeva che a breve lo avrebbe cacciato, ma cercò disperatamente altri spunti di conversazione per restare, si guardò attorno velocemente, prima di tornare a incontrare gli occhi neri. «Cosa sta leggendo adesso?»

«Un trattato del 1856 sui veleni» rispose con la voce strascicata.

«Trovato qualcosa di interessante per il mio tè?»

«Un paio» annuì «ma hanno un effetto troppo rapido, non avrei il tempo di gustarmi la scena»

«Un vero peccato» concordò Harry «So che probabilmente è un'idea stupida, ma qualcuno ha mai provato ad avvelenare il Signore Oscuro?» Chiese osservando la pergamena sulla scrivania.

«Non che io sappia, ma non ho mai visto mangiare ne bere il Signore Oscuro»

«Ma mangerà ogni tanto» insisté Harry alzando lo sguardo.

«Immagino di sì»

«Fra le altre cose» aggiunse Harry pensieroso.

«Quali altre cose?» domandò confuso.

Harry sorrise appena. «È il più pericoloso mago oscuro vivente, ma è pur sempre umano»

Piton chiuse gli occhi di colpo, come se cercasse di fermare un'immagine «Per Salazar non finire la frase.»

«La frase era già finita.»

«Meglio.» sollevò le palpebre lentamente.

«Lei a che pensava?» Indagò con un ghigno.

Il volto di Piton al contrario si contrasse in una smorfia.

«Finirai la prossima volta con le zampe di rana.»

Harry si alzò strisciando la sedia sul pavimento di pietra

«Viene con me?»

Piton inarcò un sopracciglio «Dove?»

«Alla partita, è l'ultima del campionato Grifondoro contro Corvonero è ancora presto, non credo sia già finita»

Le spalle di Piton si alzarono lentamente «Non mi importa di vedere Grifondoro giocare»

«Ma a lei piace il Quidditch»

«Solo perché posso fare il tifo per Sepreverde»

«Oltre a salvarmi da una scopa maledetta» disse Harry passandosi una mano fra i capelli. «Può fare il tifo contro Grifondoro» propose.

Piton si alzò, la sua sedia non produsse alcun rumore spostandosi «Hai paura di perderti lungo la strada?»

«Di certo se mi accompagnasse lei sarei più sicuro»

Il professore girò intorno alla scrivania e camminò verso la porta dell'ufficio con il viso freddo «Ti muovi o devo trascinarti con un levicorpus?»

Harry scattò alle sue spalle sorpreso, lo avrebbe davvero accompagnato alla partita?

Salirono le scale di pietra in silenzio, i passi rimbombarono nei corridoi più stretti e Harry tese le orecchie per sentire i suoni attutiti della partita, una voce femminile stava facendo la telecronaca, ma riuscì solo a distinguere qualche parola sconnessa. «Pluffa... porta... schiva...»

Affrettò il passo per riuscire a stare dietro a Piton, la sua schiena si stagliava sul cortile come una macchia nera. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma sentiva il fiato corto e si mise quasi a correre.

Quando finalmente arrivarono allo stadio sentirono un lungo fischio, fecero appena in tempo a entrare nelle tribune, prima di vedere una folla scarlatta scendere dalle scope e correre verso il centro del campo.

«Oh che bello, ha vinto Grifondoro» disse la voce di Luna magicamente amplificata.

Ginny al centro della folla teneva alta la grossa coppa.

«Tardi» sentì mormorare Piton al suo fianco

«Non importa» disse Harry alzando le spalle «Almeno abbiamo vinto»

«Avete» replicò il pozionista girandosi

«Se ne va a leggere?»

«Sì Potter, devo ancora trovare il veleno giusto da mettere nel tuo succo di zucca»

«Incoraggiante» commentò girandosi a sua volta verso l'uscita dello stadio.

«Non vai a festeggiare?» Chiese Piton guardandolo

«C'è tempo, tanto andranno tutti alla torre»

«Quindi vuoi seguirmi»

«Perspicace» ghignò Harry cominciando a camminare sul prato alto, sentì i passi di Piton dietro di se.

«Sei impudente»

«Chi sa da chi ho preso» sussurrò Harry vedendo la scia del mantello nero alla sua destra

«Se sei così impaziente di avere altre punizioni posso prepararti dei fegati da bollire» minacciò.

«È così impaziente di avermi attorno per altre ore?» Chiese sorridendo

Piton roteò gli occhi verso il cielo azzurro. Il rumore della folla che stava uscendo dallo stadio li seguì fino a quando non oltrepassarono la capanna di Hagrid. Dalla foresta proibita uscì Albus Silente, con un lungo abito argento. Quando lo videro entrambi si fermarono.

«Passeggiata pomeridiana?» domandò il preside avvicinandosi con un largo sorriso.

«Qualcosa del genere» rispose Harry guardando alternativamente l'uomo e la foresta.

«Problemi?» Chiese Piton serio.

«Oh no, tutto in ordine» rispose evasivo tornado a guardare Harry «Ti è possibile venire questa sera nel mio ufficio?»

«Io... certo professore.»

«Ottimo» esultò Silente raddrizzandosi. «Vi lascio alla vostra passeggiata allora»

Piton sbuffò sonoramente «Stiamo solo camminando»

«Ciò che i comuni mortali definiscono come passeggiata» replicò Harry guadagnandosi un'occhiataccia dal pozionista.

Silente li sorpassò ridendo.

*  *  *

Piton entrò nelle stanze dei sotterranei chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo. Byron alzò gli occhi dalla scacchiera scombinata che aveva davanti

«Dov'eri?»

«Avevo la punizione con Potter» rispose togliendosi il lungo mantello e appoggiandolo su una poltrona

«Non eri in ufficio» disse Byron lentamente «Volevo chiederti se sapevi qualcosa della partita»

«Ha vinto Grifondoro» la voce di Piton venne smossa da un mezzo colpo di tosse

«Come fai a sape... sei andato a vederla senza di me?»

«Non l'ho vista, quando sono arrivato era già finita» spiegò sedendosi davanti a lui. Osservò i pezzi della scacchiera con attenzione

«Come sta Harry?»

Piton alzò gli occhi di colpo. «Non ti riguarda»

«Oh ma andiamo, non gli parlo da giorni, voglio solo sapere come sta»

«Lo vedi a lezione»

«Sì e gli parlo il meno possibile, tu almeno gli parli no?»

Piton scosse la testa lentamente è vivo, in salute e irritante come al solito elencò

Byron si lasciò cadere all'indietro verso lo schienale della poltrona «Sai che non gli farei del male»

«Non lo so»

«Mi conosci Sev.»

«Ti conoscevo prima» rispose seccamente

«E mi conosci anche adesso, non sono più sotto l'influenza del Signore Oscuro»

«Ma questo non significa che i tuoi pensieri non siano influenzati.»

«Non ho fatto niente»

«Opinabile» la voce si fece più dura.

Byron contrasse visibilmente la mandibola. «Mi guardi come se fossi un mostro»

Piton lo fissò in silenzio.

«Lo so che ho fatto… delle cose orribili» disse abbassando la voce «Ma non l'ho scelto, non mi sono unito al Signore Oscuro, mi ha rapito, torturato per mesi prima di possedermi»

«Lo so» mormorò Piton

«E allora?» Chiese con rabbia «Non sono come Bellatrix o Rockwood»

«Il mio compito è tenerti d'occhio»

«Sì e mi sta bene, ma che tu mi giudichi e mi tratti come se fossi… non voglio fare del male a Harry»

«Disse quello che è andato con il Signore Oscuro la sera di Halloween per ucciderlo quando aveva solo un anno» ricordò Piton accavallando le gambe.

Il volto di Byron si contrasse di colpo «Sei l'ultimo che può parlare, nemmeno a te importava niente di lui, hai chiesto di risparmiare solo Lily… eppure ora lo stai proteggendo, no? Perché non può valere anche per me?» disse abbassando lo sguardo.

«Può valere, ma proteggerlo adesso non cancella quello che abbiamo fatto» disse con gravità

«Lo so» annuì incrociando il suo sguardo, gli occhi neri erano bassi. «Non voglio cancellarlo, voglio solo che Harry stia bene.»

«La sicurezza di Potter supera la fedeltà al Signore Oscuro?» Chiese Piton senza guardarlo

«La mia fedeltà verso di lui…»

«Non è solo frutto delle torture» lo interruppe Piton tornando a guardarlo. Byron rimase in silenzio. «Non eri sempre posseduto, ti piaceva»

«Non ci provare...» sussurrò

«A dire la verità?»

«A buttarmi addosso queste stronzate, dei due sei tu quello che si è unito ai Mangiamorte volontariamente, fregandotene di tutto quello che ti dicevano i tuoi amici, i tuoi veri amici.» calcò «Io ti sono stato vicino, dannazione!» Colpì con un pugno il morbido bracciolo della poltrona scura. «Ho pure cercato di lasciare da parte il fatto che fossi marchiato, ti ho protetto durante le indagini e ora sono io lo stronzo?»

Le labbra di Piton si chiusero di colpo .

«Questo non te lo permetto» riprese Byron con una smorfia «Si mi piaceva avere un po' di sollievo dopo mesi di tortura, mi piaceva poter avere il controllo» confessò.

«Ma la mia fedeltà verso il Signore Oscuro non è nutrita dalla follia di Bellatrix»

«Mi hai detto che lo capisci» ricordò Piton come se fosse un'accusa

Annuì. «È umano, dopotutto, viene spinto dalla paura. Harry è una minaccia, come lo è Silente»

«I babbani non sono una minaccia»

«Tu più di me dovresti saperlo» disse Byron con gravità

«Quanti figli di babbani crescono in famiglie che non conoscono nulla del mondo magico? Quanti bambini devono soffrire perché qualche antico parente ha deciso di cancellare un ramo della famiglia relegandoli al mondo babbano? Tom stesso è dovuto crescere in uno squallido orfanotrofio» ricordò con una punta di rabbia

«Gli esaltati purosangue possono anche pensare che sia per odio, che tutti i babbani siano feccia da spazzare via, ma il Signore Oscuro non è Grindelwald.»

«Disse il fan» mormorò Severus.

Un triste sorriso inarcò le labbra di Byron «La mia ammirazione per Grindelwald è una delle poche ragioni per cui sono sopravvissuto insieme a Avery e Mulciber»

«Oltre al tuo sangue»

«Il sangue è l'unica parte pura che mi è rimasta.»

I loro occhi finalmente tornarono a incrociarsi.

Si osservarono in silenzio ispirando quasi all'unisono.

*  *  *

Scesa la sera Harry si affrettò fuori dal buco del ritratto, verso la sala d'ingresso. Trovò Silente ad aspettarlo a lato dei portoni di quercia.

Si girò appena Harry arrivò in scivolata sul gradino di pietra più in alto, ansimando, con una forte fitta al fianco.

«Molto bene. Andiamo.»

Lo guidò verso gli scalini di pietra, col mantello da viaggio appena mosso nell'immobile aria estiva. Scesero giù per la strada nel soffice alone di luce del tramonto. L'aria era piena degli odori di erba tiepida, acqua di lago e fumo di legna proveniente dalla capanna di Hagrid. Era difficile credere che si stavano dirigendo verso qualcosa di pericoloso o spaventoso. Uscirono dai cancelli nel poco illuminato e deserto sentiero per Hogsmeade. L'oscurità scendeva velocemente mentre camminavano e nel tempo che raggiunsero la High Street
la notte era scesa sul serio. Le luci brillavano dalle finestre sopra ai negozi e come si avvicinarono ai Tre Manici di Scopa sentirono grida rauche. «... e resta fuori!« Gridò Madam Rosmerta, cacciando vigorosamente un mago dall'aria sporca.

«Professore» disse Harry calmo, appena i cancelli in fondo alla strada furono visibili. «Ci Materializzeremo?»
«Sì» disse Silente. «Sai Materializzarti ora, credo.»
«Sì» disse Harry. «ma non ho la licenza.»
Si sentiva meglio ad essere onesto; che sarebbe successo se avesse rovinato tutto
facendosi ritrovare a 150 chilometri da dove era tenuto ad andare?
«Non ti preoccupare.» disse Silente «Ti aiuto io.» sorrise.
«Metti la mano sul mio braccio.»
Improvvisamente, ci fu quell'orribile sensazione che lo faceva sentire strizzato in uno stretto tubo di gomma; non riusciva neppure respirare, ogni parte del suo corpo fu compressa per tutta la durata e poi, proprio quando pensò che sarebbe soffocato, la fascia invisibile sembrò aprirsi all'improvviso e si ritrovò in piedi nella fredda oscurità, respirando a pieni polmoni fresca aria salmastra.
Sentì l'odore di salsedine e lo sciabordio delle onde. La brezza fredda increspò i suoi capelli mentre guardava sul mare la luna riflessa con varie stelle. Era in piedi su un alto affioramento di roccia scura, il mare spumeggiante sbatteva sotto di lui. Gettò uno sguardo sopra la sua spalla. Una scogliera si stagliava dietro, un'insenatura più in basso
«La nostra destinazione si trova un po' più in alto. Andiamo.»
Silente fece un cenno ad Harry verso il bordo dello scoglio dove c'erano una serie di frastagliate e dentellate nicchie che formavano degli appigli dove mettere i piedi che conducevano giù ai massi che erano per metà in acqua e più vicino alla scogliera. Era una discesa perfida per Silente, impedito un po' dalla sua mano senza forza, si spostava lentamente. Le rocce più in basse erano sdrucciolevoli bagnate dall'acqua di mare. Harry si sentì colpire in faccia dagli spruzzi di sale. «Lumos» disse Silente, dopo aver raggiunto il masso più vicino alla faccia della scogliera.

Quando Harry raggiunse lo stesso posto trovò una gradinata che conduceva in un grande caverna. Si arrampicarono su di essa, dell'acqua gocciolava daisuoi vestiti impregnati ed emerse, con un incontrollabile brivido, in una calma e gelida aria.
Silente si stava alzando in piedi nel mezzo della caverna, tenendo la sua bacchetta verso l'alto mentre si guardava in torno, esaminando le pareti ed il soffitto.
«Sì, questo è il posto» disse Silente. «Dobbiamo entrare dentro... Ora dovremmo superare gli ostacoli messi da Lord Voldemort non più quelli fatti dalla natura…»
Silente si avvicinò alla parete della caverna e lo accarezzò con le punte delle dita annerite, sussurrò delle parole in una lingua sconosciuta che Harry non capì. Silente camminò verso destra intorno alla caverna, toccando altrettante rocce che poteva, occasionalmente faceva una pausa, facendo passare le sue dita indietro e in avanti sopra un punto particolare, finalmente si è arrestato, la sua mano era premuta pienamente
contro la parete. «Qui» Silente fece un passo indietro dalla parete della caverna ed indicò con la sua bacchetta verso la roccia. Per un momento, apparve il profilo di un arcata, bianco ardente come se ci fosse una luce potente dietro la crepa.

«C'è l'ha fatta!» disse Harry con una voce gelata, ma prima che le parole avessero lasciatole sue labbra il profilo era scomparso, lasciando la roccia nudo e e solida quanto mai. Silente si guardò intorno. «Siamo tenuti ad effettuare il pagamento per passare.» disse mettendo la sua mano indenne all'interno dei suoi abiti ed estraendo fuori una lama d'argento corta che Harry aveva usato per tagliare gli ingredienti a pezzi nelle lezioni di Pozioni
«Pagamento?» disse Harry. «Devo dare qualcosa alla porta?»
«Sì» disse Silente. «Sangue, se non mi sbaglio.»
«Sangue?»
Silente si limitò ad annuire, prima di sollevare la manica del suo abito ed esponendo l'avambraccio anteriore della sua mano danneggiata. «Professore!» protestò Harry, affrettandosi in avanti come Silente alzò la sua lama. «lo farò, io sono...» Non sapeva che cosa stava per dire... più giovane, idoneo? Ma Silente sorrise. Ci fu un flash d'argento e zampilli scarlatti; la faccia della roccia era stata macchiata con gocce scure e splendenti.
«Sei molto gentile, Harry» disse Silente, passando la punta della sua bacchetta sopra il taglio profondo che aveva fatto in suo proprio braccio, di modo che guarì immediatamente, come fece Piton guarendo la ferita di Malfoy, «ma il tuo sangue vale più del mio. Ah, sembra aver funzionato?» Il profilo d'argento ardente di un arco era comparsa sulla parete e questa volta non scomparve: La roccia macchiata di sangue sparì semplicemente, lasciando un'apertura. Silente attraversò l'arcata con Harry che lo seguiva, illuminando il sentiero con la bacchetta.
«Professore?« disse finalmente. «Pensa che un Horcrux sia qui?»
«Oh sì» disse Silente. «sì, sono sicuro che c'è. La domanda è, come possiamo prenderlo?»

Si guardò attorno come alla ricerca di qualcosa «Oh!» disse felicemente Silente, secondi dopo. La sua mano si era chiusa a mezz'aria su qualcosa che Harry non poteva vedere. Silente mosse più vicino all'acqua; Harry lo guardò nervosamente mentre le punte arricciate delle scarpe di di Silente erano sull'orlo delle rocce.
Mantenendo la sua mano serrata a mezz'aria, Silente alzò la sua bacchetta e colpì leggermente con la punta il suo pugno.
Immediatamente una spessa catena verde rame comparse nell'aria sottile, estendendosi dalle profondità dell'acqua sino la mano serrata di Silente. Silente colpì la catena leggermente, e cominciò a farla scorrere nel suo pugno come un serpente, arrotolandosi in terra con un suono metallico che echeggiava rumorosamente fuori dalle pareti rocciose, tirando qualcosa dalle profondità dell'acqua nera. Harry restò senza fiato mentre la prua di una nave fantasma molto piccola si avvicinava, emettendo una luce verde quanto la catena.
«Come sapeva che era là?» chiese Harry con stupore.
«La magia lascia sempre le tracce» disse Silente, come la barca colpi la riva con un urto
delicato, «tracce a volte molto distintive. Ho insegnato a Tom Riddle. Conosco il suo stile.»
«Questa... questa è una barca sicura?»
«Oh sì, penso di si. Voldemort ha dovuto generare vari mezzi per attraversare il lago senza attrarre l'ira di quelle creature che aveva disposto all'interno, nel caso desiderasse mai visitare o rimuovere il suo Horcrux.»
«Così le cose nell'acqua non faranno nulla a noi l'attraverseremo con la barca di Voldemort?»
«Penso che dobbiamo rassegnarsi al fatto che, ad un certo punto, realizzeranno che non siamo Lord Voldemort. Finora, tuttavia, abbiamo fatto bene. Ci hanno dato il permesso di issare la barca.»
Salirono a turno, Harry ondeggiò pericolosamente, riuscì a specchiarsi sulla superficie scura del lago.
Silente fece un passo dentro, arrotolando la catena sul pavimento. Non c'era più spazio nella barca; Harry non poté sedersi confortevolmente, ma era rannicchiato, le sue ginocchia sporgevano sopra il bordo della barca, che incominciò a muoversi immediatamente. Non c'era suono tranne il fruscio di seta del prua della barca che fendeva l'acqua; si mosse senza loro aiuto, come se una corda invisibile stesse tirandoli in avanti verso la luce nel centro. Presto non si videro le pareti della caverna; erano in mare salvo che non c'erano onde.
Harry osservando giù vide il l'oro riflesso e quello della sua bacchetta che scintillava e che brillava sull'acqua nera mentre passavano. La barca stava lasciando una profonda scia sulla superficie vetrosa, scanalature nello specchio scuro...
Ed allora Harry vide, una mano bianca, galleggiare lentamente sotto la superficie.
«Professore!» disse con un sobbalzo, la voce echeggiava fortemente sopra l'acqua silenziosa.
«Harry?»
«Penso di aver visto una mano nell'acqua... una mano umana!»
«Sì, ne sono sicuro» disse tranquillamente Silente.
Harry fissò giù nell'acqua, cercando la mano sparita e gli venne un senso di nausea in
gola.
«In che modo è saltata fuori dall'acqua...?» Ma Harry ebbe la sua risposta prima che Silente dicesse altro; fece luce con la bacchetta in una zona del lago, questo volta, un cadavere giaceva a faccia in su alcuni centimetri sotto la superficie, i suoi occhi aperti annebbiati come se ci fossero delle ragnatele, i suoi capelli ed i suoi abiti turbinavano intorno lui come fumo. «ci sono dei corpi dentro!» disse Harry con una voce molto più alta del normale.
«Si» disse tranquillamente Silente «ma non devi preoccuparti di loro adesso.»
«Adesso?» ripeté Harry , distogliendo il suo sguardo fisso dall'acqua per guardare Silente. «Non mentre stiamo andando alla deriva pacificamente sopra di loro» disse Silente. «Non c'è nulla da temere da un corpo, Harry, e nemmeno nulla da temere nell'oscurità. Lord
Voldemort, che naturalmente teme segretamente entrambi, non è d'accordo. Ma ancora una volta rivela la sua propria mancanza di saggezza.»
Harry non disse nulla; non desiderava discutere, ma trovava l'idea che ci fossero corpi che galleggiavano intorno e sotto di loro orribile e, la cosa che lo preoccupava di più era che non credeva che quei corpi non fossero pericolosi.
La barca si fermò, urtando delicatamente su qualcosa che Harry non poteva vedere inizialmente, ma quando alzò la sua bacchetta illuminata vide che avevano raggiunto una piccola isola di roccia liscia nel centro del lago. «Attento a non toccare l'acqua» disse ancora Silente mentre Harry scendeva dalla barca.
L'isola era non più grande dell'ufficio del Silente, una distesa piana di pietra scura su cui non c'era nulla tranne la fonte di quella luce verdastra, che osservata da più vicino era molto più luminosa. Harry la guardò di traverso; inizialmente, pensava che fosse una
lampada di un certo genere, ma adesso vide che la luce proveniva da un bacile di pietra simile ad un Pensatoio, che era stato posizionato in cima ad un basamento. Silente si avvicinò al catino ed Harry lo seguì. Insieme guardarono all'interno. Il bacile era pieno di un liquido verde smeraldo che emetteva una luce fluorescente.
«Che cos'è?» chiese tranquillamente Harry.
«Non ne sono sicuro» disse Silente. «qualcosa di più preoccupante del sangue e dei corpi, tuttavia.» Silente si rimboccò una manica dell'abito dal lato della mano annerita e tese le punta delle dita verso la superficie della pozione.
«Signore, no, non tocchi...!»
«Non posso toccarlo» disse Silente, sorridendo debolmente. «Vedi? Non posso affatto avvicinarmi più vicino di così. Prova.»
Fissandolo, Harry mise la sua mano nel bacile tentando di toccare la pozione. Venne a contatto con una barriera invisibile che lo allontano di pochi centimetri dalla superficie. «Allontanati, per favore, Harry» disse Silente. Alzò la bacchetta e fece dei movimenti complicati sopra la superficie della pozione, mormorando silenziosamente. Non accadde nulla, tranne che per caso la pozione emise una debole luce. Harry rimase silenzioso
mentre Silente lavorava, ma dopo un indietreggiamento di un istante della bacchetta di Silente e Harry ritenne che poteva ricominciare a parlare.
«L'Horcrux è lì dentro,?»
«Sì.» mormorò Silente scrutando molto attentamente l'interno del bacile. Harry vide la sua faccia riflessa, capovolta, nella superficie regolare della pozione verde.
«Deve essere bevuta.» disse Silente passandoci una mano sopra.
«Che cosa?» disse Harry. «No»
«Sì, penso così: Soltanto bevendolo si può svuotare il catino e vedere che cosa si trova sul fondo.»
«Ma... se la uccide»
«Oh, dubito che accadrà» disse con aria serena Silente.
Harry cercò di parlare ancora, ma questo volta Silente sollevò la sua mano per chiedere silenzio, guardò il liquido verde smeraldo aggrottando le ciglia, evidentemente stava riflettendo. «Indubbiamente» disse, per concludere, «questo pozione deve comportarsi in
maniera da evitare che chiunque la beva non prenda l'Horcrux. Potrebbe paralizzarmi, indurmi a dimenticarmi il motivo per cui sono qui, causarmi tanto dolore da implorare sollievo. Il tuo compito Harry, sarà assicurarti che io continui a bere, anche se dovessi costringermi. Chiaro?»
Si scambiarono uno sguardo da sopra il bacile, le loro facce pallide furono illuminate da quella sconosciuta, luce verde. Harry non parlò. Era per questo che era stato portato lì... in modo che potesse aiutare Silente a bere forzatamente una pozione che poteva causargli un enorme ed insopportabile dolore ?
“Ti ricordi…” disse Silente “le condizioni che ti ho detto per venire con me?” Harry esitò, esaminando gli occhi blu che avevano adesso sfumature di verde a causa della luce riflessa del bacile.
«Ma se...?»
«Hai giurato, non puoi rifiutarti.»
«Sì, ma...»
«Ti ho avvertito, o no, che ci potrebbero essere dei pericoli?»
«Si» disse Harry «Ma...»
«Bene, quindi» disse Silente, agitando indietro le sue maniche una volta di più ed alzando il calice vuoto, «Hai i miei ordini.»
«Perché non posso bere io la pozione?» chiese disperatamente Harry.
«Poiché sono molto più vecchio, molto più intelligente e molto meno importante» disse Silente.
«Una volta per tutte, Harry, ho la tua parola che ci metterai tutto il tuo potere per farmi
bere questa pozione?»
«Non potrebbe...?»
«Me la dai?»
«Ma…»
«La tua parola, Harry.»
«Io...va bene, ma…»
Prima che Harry potesse fare una nuova protesta, Silente abbassò il calice di cristallo nella pozione. Per un secondo, Harry sperò che non potesse toccare la pozione con il calice, ma affondò nella superficie come niente fosse; quando il vetro fu pieno sino al
bordo, Silente lo portò alla bocca. «Alla tua salute, Harry.»





 
  
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