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Autore: Severa Crouch    15/02/2023    4 recensioni
Prima della guerra, erano solo studenti della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una seconda casa per tutti loro.
L’inizio dell’anno scolastico 1974-1975 si apre con una minaccia: strani e pericolosi incidenti capitano agli studenti che si avventurano per i corridoi da soli. La preoccupazione inizia a crescere fino ad alimentare le voci su una possibile chiusura della scuola.
I fratelli Black, Sirius e Regulus, Robert Turner e i loro amici inizieranno a indagare su questo mistero, dimostrando che le Case di Hogwarts, a dispetto delle diverse vedute, possono unirsi quando c’è in gioco la sopravvivenza della scuola. Nel mezzo, l’amicizia, gli amori, le lezioni e il Quidditch.
Questa storia partecipa alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da me sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna” - aggiornamenti ogni 15 del mese.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 2 - Esplorazioni notturne

 
 

Sala comune di Corvonero, 5 settembre 1974

 

Xeno puntava la bacchetta sulla mappa che avevano disegnato in quei primi giorni di scuola e che raffigurava i dintorni di Hogwarts. Avere un’idea precisa della scuola, disegnare una mappa della scuola che fosse del tutto attendibile era semplicemente impossibile. 

Robert scrutava la mappa che avevano abbozzato: erano partiti da quanto veniva fornito agli studenti del primo anno per trovare le aule perché nel percorso verso le serre e il luogo di Cura delle Creature Magiche si intravedeva l’inizio della Foresta Proibita. A partire da quel punto, erano stati in grado di ricavare la posizione di Hogsmeade, del Lago Nero e di tutti i punti conosciuti che delimitavano la Foresta. Avevano aggiunto un rotolo di pergamena su cui avevano appuntato ciò che sapevano della Foresta Proibita. In quell’istante, Xeno aveva appena segnato con la sua piuma d’aquila il territorio dei Centauri. 

“Sappiamo che i Centauri si trovano in questa zona della Foresta Proibita.” 

“Come fai ad esserne così sicuro?”

Xeno si guardò intorno per accertarsi che nessuno stesse origliando la loro conversazione. La sala comune di Corvonero era immersa nel silenzio. Solo vicino alla finestra c’erano Aurora Sinistra e Sibilla Cooman che stavano osservando le stelle con il telescopio, entrambe intente a parlottare sottovoce e appuntare le posizioni delle stelle su un taccuino. Erano troppo assorte per badare a loro che erano seduti sul tappeto vicino al caminetto. Il resto degli studenti era già a letto.  Non appena Xeno si rese conto che erano rimasti da soli, si lasciò andare a un sorriso rilassato e portò i lunghi capelli biondi dietro la schiena fissandone una ciocca dietro l’orecchio. “Hai presente che Hagrid è sempre nei paraggi durante le lezioni di Cura delle Creature Magiche?”

“Sì, aiuta il professor Kettleburn quando… beh… non può usare uno dei suoi arti magici.”

“Esatto. Mentre Kettleburn interrogava Black e Potter sui Maridi, ne ho approfittato per scambiare due parole con Hagrid. Pare che conosca molto bene il territorio della Foresta Proibita e non è particolarmente difficile estorcergli delle informazioni.”

Di fronte a loro, Giles stava continuando a sfogliare il libro di Incatesimi e Robert non poté fare a meno di domandarsi se stesse ascoltando le notizie di Xeno.

“Possiamo fidarci di Hagrid?”

“Non lo so, ma direi che è un indizio da cui possiamo partire. Guarda, se noi andiamo verso la sua capanna e poi prendiamo il sentiero, possiamo addentrarci per qualche minuto e poi andare verso il Salice Schiaffeggiante, lì dovremmo incontrarli. Non è un territorio presidiato ed è anche lontano dalle serre, quindi la professoressa Sprout non ci vedrà.”

Robert annuì. Dopo tutto, aveva una sua logica ed era un indizio di cui potevano tenere conto. Hagrid non aveva nessuna ragione per mentire, ammesso che fosse capace di mentire, sembrava una persona onesta, anche se girava voce che da ragazzo fosse stato espulso da Hogwarts. Sua madre gli aveva sempre detto di non fidarsi di nessuno che non fosse autorizzato dal Ministero a compiere magie. Certo, Silente lo aveva accolto a scuola e gli aveva offerto un lavoro e Robert, più che di sua madre, si fidava del suo preside. “Abbiamo un’ultima questione da affrontare prima di partire per la spedizione,” disse infine. Gli occhi azzurri di Xeno gli restituirono uno sguardo di impazienza e Robert sapeva quanto il suo amico stesse fremendo all’idea di cominciare le loro missioni segrete. “Come arriviamo al confine con la Foresta Proibita senza farci scoprire e finire in punizione?”

Giles alzò lo sguardo dal libro di Incantesimi e puntò il dito su una pagina: “Incantesimo di Disillusione, ovviamente.”

“Allora ci stavi ascoltando!” esclamò Xeno.

Giles si sistemò gli occhiali sul naso e gli restituì un sorriso sarcastico: “Sono in grado di fare due cose contemporaneamente, Lovegood. Stavo proprio cercando un incantesimo per poter arrivare alla Foresta Proibita e la domanda di Turner è arrivata con un tempismo perfetto.”

“Sempre telepatici, noi due, Ollivander.”

“Allora partiamo domani?”

“Direi di sì, ci sarà la luna nuova e il cielo sarà buio. Sarà più semplice nascondersi con l’incantesimo e non dare fastidio ai quadri e magari non essere visti da Gazza e dai Prefetti.”


 

Biblioteca di Hogwarts, 6 settembre 1974

 

Sirius si lasciò andare a un sospiro di sconfitta. Nella borsa c’erano i rotoli di pergamena dei temi che si era sbrigato a svolgere. Prima che la biblioteca chiudesse aveva bisogno di trovare un libro, così si aggirava con la stessa aria mesta della Dama Grigia nella sezione di Incantesimi.

“Dovrò pensare che vuoi diventare Prefetto,” gli disse Remus che l’aveva sorpreso mentre cercava di arrampicarsi su uno scaffale in alto.

“Non essere ridicolo, sto cercando di venire a capo di un incantesimo per la mappa.” Gli occhi di Remus si illuminarono di curiosità e Sirius comprese di avere l’attenzione del suo amico. Nella corsia seguente, aveva riconosciuto la chioma unta di Mocciosus, sicuramente intento ad origliare. 

Fece cenno a Remus di uscire dalla biblioteca. Recuperò il mantello e annodò la sciarpa intorno al collo per poi avvicinarsi a Madama Pince, l’arcigna bibliotecaria, e dirle sottovoce: “Lo so che è poco carino, ma due corsie più avanti, c’è uno studente che con le sue mani unte sta pasticciando dei libri di Aritmanzia. Può fare qualcosa?”

Madama Pince gli rivolse uno sguardo diffidente: “Black, non sarà uno dei tuoi scherzi?”

“Assolutamente no, le sembra che Severus Piton sia pulito? Con quei capelli unti e l’olezzo di calderone? Non vorrei dire sciocchezze, ma mi è sembrato che abbia tritato per tutta la mattina radici di luparia e sa benissimo che le macchie di luparia sono indelebili. Io lo dico per lei, noi stiamo andando via.” Sfoderò il suo sorriso più convincente ma Madama Pince continuava a scrutarlo con diffidenza.

“Arrivederci, Madama Pince,” aggiunse Remus trascinandosi via Sirius. Erano sulla porta quando sentirono la voce della bibliotecaria esclamare: “Signor Piton, tolga le sue manacce sporche dai libri della scuola!” Soffocarono una risata allontanandosi velocemente dall’ingresso della biblioteca, ma non così lontani da non potersi gustare la scena di Mocciosus sbattuto fuori con la sciarpa che gli penzolava storta e le pergamene che gli svolazzavano dalla borsa.

“Così impara a mettere il suo lungo naso in affari che non lo riguardano,” commentò Sirius per giustificarsi dallo sguardo di rimprovero di Remus. “Un giorno ti accorgerai, Lupin, che le mie azioni contro Mocciosus hanno tutte una finalità educativa.”

“La stessa che usa tua madre?” domandò Remus con un ghigno.

Sirius sbuffò. Detestava quando qualcuno tirava in ballo i suoi genitori. “Ad ogni modo, ti ho fatto venire fuori perché stavo pensando che la mappa che stiamo disegnando è totalmente inutile.” Le sopracciglia di Remus schizzarono in alto per la sorpresa. “Sì, insomma, noi sappiamo dove sono le cose che vogliamo vedere, che senso ha una mappa della scuola? C’è già quella che i professori danno agli studenti.”

“Ma su quella mappa non ci sono i passaggi segreti. Insomma, quello dietro la strega orba è stato una bella scoperta. Specie per Peter e le sue scorte di dolcetti!”

“D’accordo, ma pensa quanto sarebbe comodo se ci dicesse che nel corridoio accanto c’è Mocciosus che ci spia o che Gazza sta venendo nella nostra direzione! Potremmo usarla anche senza il mantello di James!”

“Quindi serve un incantesimo…”

“Esattamente!”

“Non potete credere cosa ho appena visto!” James li aveva raggiunti con la sua uniforme di Quidditch sporca di fango. 

“Se ti vede Gazza, ti mette in punizione,” gli disse Remus. 

“Non credo proprio, è troppo impegnato con Mocciosus! Lo ha beccato a imprecare contro Madama Pince mentre Lily cercava di calmarlo!”

Sirius scoppiò a ridere. “Questo va oltre ogni previsione. Sono un genio!” Gli occhi nocciola di James si allargarono tra lo stupore e lo scetticismo e Remus spiegò: “Ha spifferato a Madama Pince che Piton aveva le dita sporche di luparia e stava impiastricciando i libri di Aritmanzia.”

“Uh… tutti quei numeri scritti piccoli… saranno illeggibili…" ridacchiò James sarcasticamente. “Cosa stavate combinando?” 

Sirius spiegò, ancora una volta, il suo dubbio sulla mappa e si sentì sollevato nel notare che James concordasse con lui. 

“Ci penserò sotto la doccia,” concluse facendo cenno di tornare verso la sala comune di Grifondoro.

Fu difficile scoprire se James fosse venuto a capo di qualcosa, perché in sala comune c’erano troppe orecchie indiscrete. Altrettanto difficile lo fu durante la cena e Sirius fu costretto ad attendere il momento in cui gli altri studenti iniziarono a ritirarsi nei dormitori e la sala comune si svuotò del tutto. Rimasero solo loro quattro, davanti al camino, durante il primo venerdì sera del loro quarto anno scolastico. 

“Ora che siamo soli,” annunciò James, “posso dirvi cosa ho pensato sotto la doccia.”

Sirius si sistemò meglio sul cuscino su cui era seduto e si tese in avanti verso James. Remus, proprio come Sirius, era tutto orecchi, mentre Peter, che aveva passato il pomeriggio in punizione con Avery, non era stato ancora messo al corrente del loro piano.

James si passò una mano tra i capelli e disse: “Pensavo all’incantesimo Homunculus, quello incorporato negli Spioscopi, dovremmo essere in grado di far comparire sulla mappa i nomi delle persone e la loro posizione in tempo reale.”

Sirius estrasse la mappa e la posizionò sul tappeto in mezzo a loro quattro. James sistemò gli occhiali e puntò la bacchetta nel centro della pergamena esclamando: “Homunculus!” 

Dalla bacchetta di James fuoriuscì una luce di un giallo così caldo da virare verso l’arancione, il fascio di luce sembrava avere una consistenza quasi solida, si diramò su tutta la pergamena come se fosse caduto un calice di succo di zucca. L’intera mappa ne venne ricoperta e poi sembrò sprofondare dentro la pergamena, come se fosse stato assorbito dalla mappa che tornò allo stato precedente. Forse erano gli incantesimi antimacchia con cui avevano protetto la loro opera.

Peter sospirò deluso: “Non è successo niente…” 

Trascorsero alcuni secondi in cui loro quattro rimasero ad osservare la mappa in silenzio assaporando il fallimento di quell’esperimento. Poi, lentamente, qualcosa iniziò a cambiare: nella torre di Grifondoro comparvero, uno dopo l’altro, i loro nomi. 

“James Potter, Sirius Black, Remus J. Lupin, Peter Minus,” lesse Sirius.

“Guarda, c’è Tiberius McLaggen in dormitorio,” esclamò Peter.

Remus si grattò la testa e domandò: “Cosa ci fanno Desmond Avery, Jago Mulciber e Severus Piton davanti le cucine?” 

Sirius ridacchiò: “Non lo so, ma presto Gazza lo scoprirà, guarda!” Notò altri nomi e puntò il dito. “Xenophilius Lovegood, Robert Turner e Giles Ollivander. A quanto pare la scuola è molto popolata di notte.”

“Stanno andando incontro al prefetto Flint,” disse James. Osservarono i nomi dei loro amici muoversi sulla mappa e continuare a scendere lungo le scale. Il nome di Flint si avvicinava sempre di più a quello dei Corvonero. Accade qualcosa di imprevisto: il Prefetto Flint superò i Corvonero senza nemmeno fermarsi.

“Che strano,” mormorò Remus, “è come se non li avesse visti affatto.”

“Non che Flint sia particolarmente sveglio, ma tre studenti di Corvonero che vanno in giro di notte dovrebbero essere visibili,” disse Peter. “Credete che anche loro abbiano…”

“Non credo,” disse Sirius, “Robert me l’avrebbe detto!”

James fece comparire il suo mantello e rivolse loro uno sguardo complice: “Beh, andiamo a scoprirlo!”


 

Sala comune di Serpeverde, 6 settembre 1974

 

Regulus era intento a giocare a Scacchi Magici contro Alexandra mentre Barty cercava di suggerirle le mosse per aiutarla a vincere. “Devi muovere l’alfiere, non il pedone, altrimenti lasci campo libero per mangiarti il cavallo!”

Alexandra lanciò uno sguardo infastidito a Barty e domandò: “Mi fai perdere a modo mio? Se muovo l’alfiere, poi Reg mi mangia la regina!” 

“Barty, se vuoi, dopo batto anche te,” concesse Regulus scoccando un’occhiata divertita al suo nuovo amico. Da quando Barty aveva scoperto che Regulus era nella squadra di Quidditich di Serpeverde non lo lasciava un attimo, cercava di convincerlo a mettere una buona parola con il capitano affinché lo facessero entrare in squadra. La regola per cui uno studente del primo anno non potesse giocare a Quidditch, secondo Crouch, era un dettaglio irrilevante.

La porta della sala comune si spalancò attirando gli sguardi dei pochi Serpeverde che si erano attardati: Desmond Avery, Jago Mulciber e Severus Piton furono spinti dentro malamente da Gazza, mentre la gatta Mrs. Purr soffiava inviperita.

“Qualcuno è già finito in punizione?” domandò Regulus con un sorrisetto divertito sulle labbra. Desmond si lasciò scivolare sul divano dietro la sedia di Alexandra. “Quello stupido Magonò, vergogna del mondo magico, deve imparare una lezione!”

“Io non voglio la terza punizione in un giorno,” sospirò Severus. “Questa è l’ultima volta che vi seguo. Se permettete, vado a dormire.”

“La terza?” domandò Barty incuriosito. “Cosa hai combinato per esserti beccato due punizioni?”

“Oggi pomeriggio Madama Pince mi ha accusato di imbrattare i libri di Aritmanzia…” 

Regulus aggrottò le sopracciglia perplesso, mentre Severus si mise sulla difensiva. “Non lo faccio, Black, ti sembro uno che imbratta i libri? Mi ha detto che avevo le mani sporche di luparia, ma era rimasta solo un po’ di polvere sotto le unghie, mi ero lavato le mani dopo Pozioni! Ma ragionare con quella zotica è semplicemente impossibile! Adesso ci si è messo anche Gazza!”

Alexandra domandò: “Cosa stavate cercando di fare?”

“Avery ha visto un Grifondoro davanti un quadro con le pere, ha fatto qualcosa e si sono aperte le cucine! Solo che non abbiamo capito cosa ha fatto. Eravamo intenti a studiare il quadro quando ci ha visto Gazza.” Severus sbuffò e si alzò in direzione del dormitorio, Avery lo seguì a ruota, mentre Mulciber si stava versando una tazza di tè. “Andate, vi raggiungo più tardi.”

TUM! 

TUM TUM!

I rumori tornarono, come le notti precedenti. 

Regulus osservò Barty che aveva portato l’orecchio verso la parete. “Vengono dall’interno,” mormorò sottovoce. Alexandra seguì l’amico e Regulus e Jago li imitarono. “C’è qualcosa che si muove,” mormorò Mulciber. “Sta lasciando la sala comune.” Regulus aprì la porta e diede uno sguardo nel corridoio. 

“Via libera,” disse sottovoce. Si divisero lungo le due pareti del corridoio: da un lato Barty e Jago, dall’altro Alexandra e Regulus. Avevano compiuto qualche passo nel corridoio quando Regulus si rese conto che non doveva essere saggio portarsi dietro due studenti del primo anno. Osservò prima Barty, poi Alexandra e disse loro: “Forse dovreste rimanere in sala comune.”

“Dimenticatelo,” gli rispose la sua amica, “voglio sapere cosa sono questi rumori.”

“Potrebbe essere pericoloso.”

“Allora faremo bene ad essere in gruppo.”

Barty diede un colpetto contro la parete del corridoio, subito seguito da un altro TUM! 

“Mi ha risposto!”

“Abbassa la voce, Crouch, o finiremo da Lumacorno,” disse Mulciber, “non voglio rivedere Gazza.” 

Lentamente, iniziarono a muoversi in modo silenzioso lungo le pareti, strisciarono nell’oscurità come il serpente simbolo della loro casa. Barty si era tirato il cappuccio del mantello sul capo, a coprire i capelli biondi per non essere riconosciuto dai ritratti. Regulus pensò che fosse una buona idea imitarlo. Se Gazza li avesse visti da lontano, non sarebbe stato in grado di riconoscerli con i cappucci sul volto.

“AAAAAHHH!”

L’urlo spaventato di Alexandra fece vacillare la sicurezza di farla franca. Regulus corse verso la sua amica che indietreggiava fino a sbattere contro di lui che l’afferrò per le spalle per non farla cadere. Oltre Alexandra, il corpo privo di sensi di Jason Preece, un Tassorosso del terzo anno, proprio come Regulus. Il corpo giaceva riverso con l’uniforme imbrattata di sangue.

“Dobbiamo chiamare aiuto,” disse Barty.

“Così finiremo in punizione,” mormorò Jago sconfortato. Regulus rivolse un’occhiataccia a Mulciber. “Se vuoi tornare in dormitorio fallo, ma non possiamo lasciarlo così per terra. Dobbiamo avvisare qualcuno!”

“STUDENTI FUORI I DORMITORI!” 

La voce di Pix si sovrappose a quella di Regulus e divenne sempre più squillante. “Ti prego, Pix,” provò a blandirlo.

“Oh, ma abbiamo JAGO MULCIBER! Gazza sarà felicissimo di appenderlo per i pollici!” Il Poltergeist iniziò a volteggiare in aria dilettandosi in piroette e sberleffi.

“Alex! Cosa ci fai fuori dal dormitorio?”

Regulus alzò gli occhi al cielo. Come se non fosse bastato Preece riverso per terra, adesso ci si metteva anche Robert Turner che era letteralmente spuntato fuori dal nulla. 

“Potrei farti la stessa domanda!” fu la risposta di Alexandra. Prese la mano del fratello e lo condusse verso Preece. “Guarda, Rob, lo abbiamo trovato per terra! Stavamo seguendo i rumori!”

“È qui la festa?” la voce di James Potter, fu seguita da quella di Sirius che esclamò “Reg, cosa fai fuori dal dormitorio a quest’ora?” 

Sirius lanciò un’occhiata a Jago e scoppiò a ridere: “Mulciber, mi meraviglio di te, cosa ci fai in giro con gli studenti più piccoli?”

“Stavamo seguendo la fonte di quei rumori nelle pareti quando ci siamo imbattuti in lui. Dobbiamo portarlo in infermeria.”

Robert Turner e Xenophilius Lovegood esclamarono quasi in sincrono: “Levicorpus” e il corpo privo di sensi di Jason iniziò a fluttuare nell’aria. 

Regulus si scambiò uno sguardo con i suoi compagni di casa, volevano tornare in sala comune, ma Robert li bloccò. “Adesso accompagnamo lui in infermeria, poi ci darete delle spiegazioni.”

“Vediamoci domani mattina dopo colazione,” propose Barty, “almeno non finiamo tutti in punizione.” 

Robert annuì, disse agli altri Corvonero: “Torniamo alla torre.” Nessuno mancò di notare il disappunto sul volto di Lovegood, ma prima che Regulus potesse domandargli dove intendesse andare, si trovò il dito di Robert Turner puntato davanti. “Ascoltami bene, Reg, ti ho affidato Alex, mi aspetto che non andiate in giro di notte! Il castello è un posto pericoloso di notte!”

Regulus colse gli occhi al cielo di Alexandra prima che Robert iniziasse una ramanzina, la prima di una lunga serie, sul fatto che gli avesse affidato sua sorella. Come se non bastasse, Sirius si unì a Robert rincarando la dose, parlando di pericoli immensi che giacevano nella scuola e che non erano adatti a dei ragazzini finché Mulciber non assunse il ruolo di studente maggiore e li ricondusse tutti quanti in sala comune garantendo sulla loro incolumità.

 
   
 
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