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Autore: Gatto1967    18/02/2023    2 recensioni
Il periodo che Candy passa a Casa Legan non è proprio il più felice nella vita della nostra eroina. Nonostante riesca a farsi benvolere dalla servitù e dai ragazzi Andrew, Neal e Iriza spalleggiati dalla loro degna madre, sono una bella palla al piede per la povera orfana della Casa di Pony.
Il signor Legan poi, per quanto sembri addirittura prenderla in simpatia, è molto assente da casa, e non contribuisce certo al benessere di Candy.
E se... il signor Legan fosse intervenuto?
Se avesse messo in riga moglie e figli?
Sarebbe stato un bene per Candy?
Andiamolo a scoprire...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno successivo Terence non trovò di meglio da fare che sedersi sotto un albero su un rialzamento del terreno dietro Casa Legan, e Candy lo trovò intento a leggere un libro.

-Signor Grandchester.-

-Oh, salve Candy!- disse lui

-Mi scusi se la disturbo signore, ma volevo avvisarla che fra un’ora serviremo il pranzo.-

-Ti ringrazio, ma ti giuro che preferirei morire di fame piuttosto che sedermi a tavola con quell’arpia della signora Legan.-

Candy non poté trattenere una risata limpida e cristallina.

-Vedo che anche tu la pensi come me.-

-La prego, non dica alla signora che ho riso di lei. Quell’arpia sarebbe capace di licenziarmi!- disse lei continuando a ridere.

-Posso chiederle cosa sta leggendo?-

Lui le porse il libro e lei ne lesse il titolo sulla copertina 

-Romeo e Giulietta… l’ho letto anch’io sa?-

-Davvero? E cosa ne pensi? Ti piace Shakespeare?-

-Beh, di Shakespeare ho letto solo Romeo e Giulietta, ma chi non sogna una storia d’amore così?-

-Veramente loro due muoiono suicidi, ma questo è un dettaglio in fondo.-

Di nuovo lei rise, e quella risata lo mandò in visibilio.

-Mi piace questo posto sa? Mi ricorda la mia amata collina di Pony.-

-La… collina di Pony?-

-La Casa di Pony è l’orfanotrofio dove sono cresciuta, e la collina di Pony vi sorge accanto. Posti meravigliosi… dove sono felice ogni volta che vi torno.-

-Ma… se ti trovavi bene alla… Casa di Pony, perché sei venuta dai Legan?-

-Quando sono venuta qui credevo che sarei stata adottata, e invece…-

Terence sentì una profonda empatia con quella ragazza, non doveva essere piacevole lavorare per quello sbruffone di Neal Legan.

All’improvviso Candy scoppiò a piangere.

-Mi scusi signore… mi scusi…-

Lui si alzò e la sorresse per le spalle.

-Coraggio Candy. Non è niente. Siediti qui e parliamo. Vuoi?-

Forse per la prima volta in tanti anni lei decise di aprirsi e si sedette sotto l’albero insieme a quel giovane uomo.

 

-Quando arrivai qui fui accolta da una secchiata d’acqua in testa, “simpaticissimo” scherzo dei due “signorini”, e quella sera stessa finii col picchiarli tutti e due.-

Terence sorrise all’idea di quel debosciato di Neal che veniva picchiato da una bambina più piccola di lui.

-Ovviamente la madre prese le loro difese e mi costrinse a chiedere scusa ai suoi preziosi figli, altrimenti avrebbe cacciato via Dorothy, una giovane cameriera che aveva testimoniato in mio favore.

Per la cronaca: Dorothy fu mandata via lo stesso qualche mese dopo in una proprietà che i Legan hanno in Messico.-

Terence ascoltava indignato il racconto di quella ragazza.

-Per mia fortuna il signor Legan prese le mie difese e ingiunse a moglie e figli di trattarmi con rispetto.-

E meno male che la rispettavano! Il modo con cui la Legan si rivolgeva a Candy era simile a quello con cui si sarebbe rivolta a un cane!

-Perché non sei tornata alla Casa di Pony?-

-Non potevo! Lì ero una delle bambine più grandi e i soldi che quelle due donne hanno a disposizione non bastano mai! Non potevo pesare ancora su di loro…-

-Potresti trovarti un altro lavoro…-

-E cosa potrei fare? lo stesso lavoro che faccio qui, magari per persone che sono anche peggio dei Legan!-

-Potresti essere un’ottima infermiera.-

Lei non rispose

-Ma in fondo io non posso davvero dare lezioni a nessuno.- riprese lui -Sono qui dall’altra parte dell’oceano a fare un “lavoro” che odio, ma so già che non potrò fare altro nella vita se non sguazzare nel mondo degli “affari”.-

-Perché no? Lei sicuramente ha le possibilità per inseguire le sue aspirazioni, quali che esse siano.-

Stavolta fu lui a non rispondere.

-Mi scusi.- disse lei alzandosi -Sono stata invadente. Adesso devo andare. Fra poco serviamo il pranzo.-

La vide scendere quel pendio e avviarsi a lenti passi verso Casa Legan.

 

La mattina seguente Candy scese in città insieme all’autista dei Legan, doveva fare spesa per la cucina. Nel weekend sarebbero arrivati i preziosi figli della signora e quelli avevano un nido di vermi solitari nello stomaco, soprattutto il “signor” Neal.

Finito di fare la spesa Candy decise di rimanere in città. La signora Legan le aveva concesso la giornata libera, a patto di rientrare per la cena.

-Non darti pena per me Alfred.- disse rivolta all’autista -Da qui a Casa Legan la distanza non è poi molta e già altre volte l’ho fatta a piedi.-

-Va bene Candy, divertiti.-

-A più tardi!-

 

Salutato l’autista, Candy si avviò per le strade di Lakewood cercando qualche vetrina da guardare. Giusto da guardare, perché pensare di comprarsi qualcosa con i soldi del suo magro stipendio era davvero un sogno, altro che Romeo e Giulietta!

Mentre camminava Candy cominciò a sentire i morsi della fame, e si guardò intorno in cerca di un posto dove mangiare a poco prezzo. 

-Ma… quella è la macchina del signor Grandchester! Chissà dov’è lui, forse in quell’osteria?-

Proprio dall’osteria sentì provenire dei rumori, come di una rissa, e improvvisamente qualcuno uscì rovinosamente dalla porta stile “Saloon” di quel locale, come se ne fosse stato buttato fuori.

-Ma quello è… il signor Grandchester!-

L’uomo si rialzò con grandissima fatica.

-Ma è completamente ubriaco! Devo fare qualcosa.-

Poi l’uomo cominciò a declamare dei versi

-Sorgi vivido sole, e uccidi l’invidiosa luna…-

-Questa poi… ma è ubriaco o non lo è?-

Poi Terence Grandchester cadde rovinosamente sulle ginocchia e cominciò a vomitare copiosamente sull’asfalto.

-Questo fuga ogni dubbio: è ubriaco!-

 

Avvicinatasi al giovane uomo Candy si chinò su di lui.

-Venga con me signor Grandchester.-

-E… e tu chi sei…-

Con un’occhiata di disappunto Candy cercò qualcuno intorno a lei disposto a darle retta, e vide che dall’osteria uscì qualcuno, un uomo di mezza età con tutta l’aria di esserne il gestore.

-Signore, per favore!-

-Lei conosce quest’ubriacone signorina?-

-Sì lo conosco. Per favore mi porti un secchio d’acqua.-

-Come dice?-

-Un secchio d’acqua per favore! È l’unico modo di fargli smaltire la sbornia e portarlo via di qui!-

L’uomo esaudì la richiesta della ragazza, e lei preso il secchio ne rovesciò il contenuto in testa all’ospite di Casa Legan.

-Ma… ma cosa…-

-Si alzi signor Grandchester, e venga con me.-

-Ma ti sei impazzita Candy?-

-Non faccia tante storie: siamo in estate e non si ammalerà per una sana secchiata d’acqua in testa. Forza, si rialzi prima che qualcuno chiami la Polizia e la faccia arrestare.-

Terence realizzò che l’efficiente cameriera di Casa Legan non aveva tutti i torti, e docilmente la seguì.

 

Poco dopo i due ragazzi sedevano ad una panchina in un parco pubblico di Lakewood.

-Le capita spesso di ubriacarsi?-

Terence resistette all’impulso di darle una rispostaccia del tipo “E a te che te ne frega?” E rispose invece:

-Diciamo… abbastanza.-

-Non sono affari miei lo so, ma non posso fare a meno di chiedermi il perché.-

-Perché… cosa?-

-Perché una persona che ha tutto dalla vita perda tempo a ubriacarsi!-

Terence ebbe un sorriso ironico

-Te la stai prendendo a cuore bella lentigginosa? Per caso ti stai innamorando di me?-

A quelle parole la ragazza sentì una rabbia incontrollabile montarle dentro e si alzò in piedi.

-COME TI PERMETTI LURIDO SBRUFFONE! PENSI CHE IO SIA UNA DI QUELLE SCIACQUETTE CHE TI SCALDANO IL LETTO?-

-Non mi permetterei mai tuttalentiggini! Tu sei una ragazza per bene, ma se volessi…-

Fu un attimo e lei gli appioppò un sonoro schiaffone.

-La cena verrà servita alle 8.00 in punto “signor Grandchester”!- gli disse rabbiosamente prima di voltargli le spalle e andarsene.

 

Rimasto solo Terence cadde preda dei suoi ricordi, quei dolorosi ricordi che lo inducevano a ubriacarsi…

 

-Tuo figlio è intollerabile! Esigo che tu lo allontani immediatamente da questa casa-

E lui, il duca di Grandchester non batteva ciglio davanti all’isteria di quella donna che aveva sposato unicamente per il suo titolo.

E poco dopo Terence si era ritrovato alla Royal Saint Paul School…

 

-Terence devi tornare da tuo padre, tu sei un Grandchester! Nessuno deve sapere che sei mio figlio, il futuro duca di Grandchester non può essere il figlio di un’attrice americana… non può-

Poi quel lungo viaggio attraverso l’Oceano… la tentazione di farla finita… la sensazione che… mancasse qualcosa, ma cosa?

 

-Terence ti prego perdonami! Io sono tua madre!-

-Adesso dici di essere mia madre, ma cos’hai fatto quest’inverno quando sono venuto da te?-

-Ho capito il mio errore… ti prego non mandarmi via…-

Ma lui era stato irremovibile. E poi di nuovo quella sensazione, come se mancasse qualcosa… o qualcuno.

 

Terence guardava il lago sotto di lui, e come in un sogno sfumato si vide ballare al suono di una musica che nessuno sentiva… ma con chi ballava? Perché non ne vedeva il volto?

 

Terence si rialzò. Sentì di aver toccato il fondo, ed era ora di risalire, di riempire quel senso di vuoto che lo angosciava.

 

-Signorina White.-

Lei si voltò.

-Cosa vuole ancora da me signor Grandchester?-

-Volevo chiederle scusa per oggi e… ringraziarla per avermi soccorso.-

Lei lo guardò con aria imperscrutabile.

-Dovere signore.- rispose poi prima di girargli le spalle.

Nascosta dietro una colonna dell’enorme salone di Casa Legan, la padrona di casa aveva ascoltato la breve conversazione fra Candy e quel Grandchester. Che accidenti era successo?

 

Terence passò sotto il cancello delle rose e si diresse verso la sontuosa villa degli Andrew. Il giardiniere lo riconobbe e lo salutò.

-Buongiorno signor Grandchester. Il signor Cornwell e la sua fidanzata sono in casa.-

-La sua fidanzata? Ma allora Patty…-

-Terence!- la voce femminile che lo chiamava lo fece voltare.

-Patty!- lei gli corse incontro e lo abbracciò.

-Ehi vacci piano! Vogliamo far ingelosire il tuo fidanzato?-

-Non dire sciocchezze! Non ho mai dimenticato quando mi hai salvata dalle grinfie di Neal Legan e dei suoi compari.-

-Qualche giorno fa ho rivisto anche Annie, è la solita ragazzetta insipida. Non so che ci trovi quel damerino di tuo fratello, Stear.-

-La vuoi smettere?!!!- disse Patty accigliandosi. -Annie è mia amica! Piuttosto tu, quando ti deciderai a mettere la testa a posto?-

-Forse qualcosa bolle in pentola…- disse maliziosamente Stear

-Senti, senti…-

-Ma cosa dici Stear? E con chi “bollirei in pentola”?-

-Con una certa cameriera bionda…-

-Ma… con la signora Beadle?- Patty parlava di una matura e corpulenta governante di Casa Andrew.

Stear proruppe in una sonora risata

-No certo che no, parlavo di una giovane cameriera che lavora in Casa Legan.-

-Oh poverina, lavora per Neal e Iriza?-

-Già, poverina…- confermò Terence -…e comunque non c’è niente con quell’uragano biondo. Figuratevi che ieri mi ha dato uno schiaffo.-

-Oh oh!- disse Patty -Allora è una cosa seria!-

 

Candy entrò nel salottino privato della signora Legan.

-Mi ha fatto chiamare signora?-

-Sì Candy, vorrei chiederti una cosa e vorrei una risposta sincera, siamo intesi?-

Candy era interdetta: da una parte non aveva mai sentito la signora rivolgerle la parola con un tono di voce così disteso, dall’altra era curiosa di sapere che cosa volesse da lei quell’arpia.

-Mi dica signora, ma mi riservo il diritto di non risponderle.-

Anche la Legan era interdetta: non aveva mai visto quella ragazza tenerle testa in quel modo se non i primissimi giorni in cui era arrivata a Casa Legan.

-Cosa è successo ieri fra te e il signor Grandchester? Ti ha forse infastidita?-

Questa poi Candy non se l’aspettava. La Legan si preoccupava per lei o soltanto per un eventuale scandalo?

-Non capisco a cosa si riferisca signora. Cosa dovrebbe essere successo fra me e il signor Grandchester?-

-Ieri sera ho sentito per sbaglio la vostra conversazione nel salone grande. Lui ti faceva le sue scuse e ti ringraziava per averlo soccorso. A cosa si riferiva?-

-Signora Legan, io lavoro per lei è vero, ma questa non la autorizza a spiarmi!-

-Non usare parole grosse ragazza! Io devo sapere chi ospito sotto il mio tetto. Se quell’uomo ti ha infastidita io devo saperlo: ne va dell’onorabilità della mia casa, lo capisci?-

Dunque era così: quello che interessava alla Legan non era la sua incolumità, ma l’onorabilità della dannatissima Casa Legan.

Fu quasi per levarsi l’uniforme e sbattergliela in faccia, quando una voce risuonò alle sue spalle.

-Candy mi ha soccorso in città. Avevo bevuto un po’ troppo e non riuscivo a tornare a casa. Inoltre mentre ero ancora un po’ alticcio credo di averle detto cose irripetibili.-

-Oh Santo Cielo! E qualcuno vi ha visto?-

-No signora. Ero già uscito dal locale e comunque non avevo bevuto poi così tanto, ma proprio perché non sono abituato mi ha dato fastidio.-

Mentitore spudorato! Pensò la ragazza che pure gli doveva riconoscere di averla tratta d’impiccio.

-Beh, quand’è così penso proprio di doverti ringraziare ragazza! Puoi ritirarti adesso.-

Candy non poté nascondere la sua irritazione mentre pronunciava la sua espressione canonica: -Dovere signora!-

   
 
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