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Autore: RedMarauder    22/02/2023    2 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 34

Caccia al Tesoro

 

 

Nella Sala Comune dei Grifondoro regnava il caos. Gli studenti del primo anno chiacchieravano eccitati: il Professor Weasley aveva mostrato loro un cucciolo di Acromantula. Al primo anno. Primo. Anno. Alcuni allievi del secondo anno tentavano di esercitarsi con gli incantesimi che Vitious aveva insegnato loro nelle ultime lezioni. Il risultato era pessimo. Le ragazze del terzo anno stavano incitando i loro compagni impegnati in un torneo di Scacchi Magici. Quelli del quarto erano ancora rinchiusi nelle aule di Trasfigurazione: pare che la McGranitt li stesse punendo per una scherzosa battaglia fra banchi volanti che vedeva coinvolti i Grifondoro, i Tassorosso e alcuni Corvonero. Il quinto anno era chino sui libri. Il sesto anno era scarsamente rappresentato. Il settimo anno malediva i M.A.G.O.

Hermione fissava il fuoco. Non avrebbe mai finito i compiti. Non sarebbe sopravvissuta alla mole di studio per gli esami. Non doveva tornare a Hogwarts. Non doveva scegliere di diplomarsi. Era stata una pessima mossa, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a Fred. Mai. Nemmeno sotto tortura. Doveva soffrire in silenzio. Sospirando, Hermione si voltò a guardare Ginny. Testa fra le mani, sguardo perso nel vuoto, Ginny mormorava a labbra strette, mentre il libro di Incantesimi scivolava lentamente sulle sue gambe. Hermione si allungò verso di lei e lo prese prima che crollasse a terra. Ginny sobbalzò.

- Scusa, ma ti avrebbe risvegliata la sua caduta – disse Hermione, sventolando il libro.

- Non dovevamo tornare- borbottò Ginny, lo sguardo folle.

- Tu non avevi scelta -

- Non dovevamo comunque..-

Sorridendo, Hermione richiuse il libro e lo lanciò sulla borsa aperta dell'amica. - Propongo una pausa -

- Io propongo di tornare a casa -

- Ginny!-

Sbuffando, la ragazza si afflosciò sulla poltrona. - Non potrei sopportare lo sguardo gongolante di Ron -

Hermione sospirò. - Ron è l'ultimo dei miei pensieri -

Ridendo, Ginny si alzò e andò a sedersi sul divano accanto a Hermione. Bastarono un paio di battute di dubbio gusto di Ginny riguardo a Ron e al suo addestramento come Auror a distrarre completamente entrambe dalla stanchezza. Per quanto il settimo fosse un anno maledettamente difficile, nessuna delle due era intenzionata a mollare o ad ammettere di essere stata tentata di mollare. Era una questione di principio, e sopportare le conseguenze di una decisione tanto drastica sarebbe stato decisamene peggio.

Fuori dalla finestra, la neve scendeva lentamente. Dicembre aveva portato con sé nevicate sempre più lunghe e intense. Il castello iniziava a trasformarsi, mentre l'atmosfera natalizia prendeva il sopravvento. Presto sarebbero arrivate le vacanze di Natale. Hermione sorrise. Ancora una settimana e sarebbe tornata a casa. La sua casa.

- A cosa pensi? - chiese Ginny.

- Alle vacanze di Natale-

Ginny sorrise. - Pensi che in nostra assenza abbiano distrutto le nostre case? -

Hermione scosse la testa. - Chi può dirlo -

Il commento di Ginny venne interrotto da un gufo, che beccò con forza il vetro della finestra. Hermione si alzò e andò ad aprirla, permettendo al volatile di trovare il destinatario della sua lettera. Non impiegò molto. Con un volo aggrazziato fece il giro della stanza e tornò da lei, posandosi con leggerezza sulla sua spalla.

- Cercavi me? - gli chiese, incuriosita.

Il gufo fece scattare il becco e la fissò con occhi da predatore così intensi che Hermione quasi represse un brivido. Con gesto rapido sciolse il rotolo di pergamena dalla zampa del gufo, che strinse piano gli artigli sulla sua spalla e spiccò il volo dalla finestra ancora aperta. Hermione srotolò la pergamena. Il brivido che le percorse la schiena non aveva niente a che fare con il vento freddo. Fiocchi di neve iniziarono a ricoprire il pavimento, ma Hermione non se ne accorse, rilesse quella lettera altre cinque, sei, dieci volte, indecisa su quali sentimenti provare. Ginny, con un cipiglio perplesso, la raggiunse davanti alla finestra e la scosse per una spalla.

- Ehi, vogliamo congelare la Sala Comune?- scherzò.

Hermione non alzò lo sguardo dalla pergamena. Sbuffando, Ginny richiuse la finestra e, accostandosi all'amica, spiò oltre la sua spalla. Dopo aver letto la lettera, Ginny scoppiò a ridere, facendo sobbalzare Hermione.

- Oh Santo Merlino!- esclamò Ginny.

- Cosa c'è da ridere?- sbottò Hermione.

Ginny scrollò le spalle. - Credo che la tua pausa dallo studio sarà più lunga di quanto pensassi -

Hermione alzò gli occhi al cielo e si passò una mano sul viso. - Che cosa devo fare?-

- Suggerisco di fare esattamente quello che c'è scritto lì! - rispose Ginny, indicando la pergamena.

- Ginny, sii seria! -

- Sono serissima. Io scendo a cenare, ci vediamo dopo- poi sollevò lo sopracciglia. - O forse no!-

Hermione fu tentata di sfoderare la bacchetta e trasformarla in un Vermicolo, ma Ginny fu così rapida a scappare via che Hermione fu quasi disposta a credere che si fosse Smaterializzata. Sospirando, rilesse la lettera.

 

Ciao Granger!

So che lo studio è importante, so che sarai molto impegnata, e so che probabilmente verrò torturato e appeso per i piedi dalla Torre di Astronomia, ma hai bisogno di rilassarti. Voci di corridoio mi dicono che voi serissimi allievi del settimo anno siete sotto pressione. Non voglio che lo studio ti riduca il cervello a un ammasso di sanguisughe spappolate; e se ti dimenticassi del tuo brillante, divertente, furbo e scapestrato marito? Non potrei sopportarlo!

Per cui: facciamo un gioco?

Sono a Hogwarts! Non chiedermi come sono entrato: meno sai, meglio è! Ma devi trovarmi. Se ci riesci vinci una meravigliosa notte insieme a me. Se non ci riesci..non dubito delle tue capacità, ma nel caso remoto in cui accadesse, sarò io a trovarti. E passerai comunque una splendida notte in mia compagnia.

Pronta? Che inizi la sfida

 

Fred

 

Hermione sospirò. Era uno scherzo. Insomma, era impossibile, no? Fred non poteva essere nel castello. Come era entrato? Sospirando di nuovo, Hermione fissò la pergamena senza vederla veramente. Il suo brillante e acuto cervello aveva cominciato a lavorare febbrilmente. Perché per quanto quella lettera fosse un fulmine a ciel sereno, la prospettiva di una sfida la stava attirando fra le sue grinfie. Una sfida con Fred. Ma come poteva trovarlo? Non aveva lasciato indizi, non un singolo accenno. Da dove doveva cominciare?

Avanti Hermione, se hai trovato gli Horcrux puoi trovare anche lui!

Raddrizzando le spalle, Hermione piegò la lettera, se la mise in tasca e uscì a passo di marcia dalla Sala Comune. I corridoi erano gelidi. Senza sapere quale sarebbe stata la sua prossima mossa, Hermione cominciò a scendere una scala, e quando raggiunse il pianerottolo prese una direzione a caso. Mentre percorreva i corridoi bui, Hermione lasciò andare i pensieri. Solo una mente sadica e perversa come quella di Fred Weasley poteva concepire una caccia al tesoro umana a Hogwarts. Luogo dove, tra l'altro, lui nemmeno doveva essere. Violare le regole, arginarle, era sempre stato uno dei suoi più grandi talenti. Quando Hermione vide la porta della Biblioteca si bloccò. Come era arrivata lì?

Spostò lo sguardo lungo il corridoio, poi dietro di sé, come se la roccia delle pareti e del pavimento potesse suggerirle il perché di quel percorso. Sorridendo, Hermione aprì la porta. Lei era Hermione Granger! Quando un dubbio la assillava, quando era in cerca di risposte, quando voleva risolvere un mistero, Hermione Granger andava in Biblioteca. Era forse il luogo meno frequentato dai gemelli Weasley, ma il sesto senso le disse che forse quello poteva essere un punto di inizio per la sua ricerca. Quasi tutti gli studenti erano a cena, in pochi erano seduti ai tavoli con la testa china sui libri. Hermione vide una ragazza del sesto anno arrampicata su una scaletta, mentre sceglieva dei grossi volumi da una scaffalatura in alto. Sorridendo, Hermione rivide se stessa aggrappata a uno scaffale molto simile, in equilibrio su una vecchia sedia. Stava cercando un libro per Trasfigurazione, ma poi era caduta e Fred l'aveva afferrata.

Hermione si bloccò a metà di un passo.

Un momento..

Sorridendo, tornò indietro, svoltò un angolo e corse verso l'ala della Biblioteca dedicata alla Trasfigurazione. A passo svelto superò diverse scaffalture ricolme di libri, lanciando fugaci occhiate alle targhette che dividevano i volumi per argomento. Sperò che Madama Pince non avesse deciso di modificare l'ordine dei suoi preziosi tomi. Si fermò davanti alla targhetta giusta, sorridendo. Tutto era esattamente dove doveva essere. Sollevò la bacchetta e nei suoi pensieri pronunciò l'incantesimo. Non si mosse nulla. Aggrottando le sopracciglia, Hermione si alzò sulle punte dei piedi, una mano appoggiata allo scaffale. Riuscì ad aguzzare la vista quel tanto che bastava a individuare un libro decisamente fuori dalla sua portata fisica. Il libro era marroncino, un po' spellato ma ancora in buono stato. Era troppo in alto per lei, forse nemmeno con una sedia sarebbe riuscita ad arrivarci. Eppure era il libro giusto: Incantesimi Evanescenti.

Sbuffando Hermione riprovò con l'incantesimo di Appello. Niente. Da quando Madama Pince proteggeva i volumi con un incantesimo Anti-Appello. Per pura curiosità, tentò di Appellare un altro volume. E questo finì tranquillamente fra le sue mani.

Dannazione Fred!

Imprecando, Hermione tornò alla fine del corridoio, prese una sedia da uno dei tavoli per lo studio, e la trascinò fino alla scaffalatura. Maledicendo quella sciagura umana dai capelli rossi, si arrampicò sulla sedia, afferrando saldamente i ripiani di legno e pregando di non rompersi l'osso del collo. Raggiunse il libro, lo afferrò e scese lentamente dal suo instabile appiglio. Osservò il libro alla luce soffusa della Biblioteca. Lo aprì e, senza bisogno di cercare nell'indice, voltò le pagine fino al capitolo 21: Come evanescere oggetti di grandi volumi.

Hermione chiuse gli occhi e nella sua mente rivide se stessa puntare la bacchetta contro una poltrona. La poltrona sbagliata. La smorfia di dolore sul volto di Ron. Il ghigno malefico di Fred. Ridendo riaprì gli occhi e voltò un'altra pagina: incastrato fra le pieghe dei fogli c'era un biglietto. E una margherita dai petali rossi. Fred le aveva confessato di aver conservato la sua margherita proprio nel suo libro di Trasfigurazione, nel capitolo sugli Incantesimi Evanescenti. Se questo era il suo gioco, Hermione desiderò con tutta se stessa scoprire il prossimo passo, sicura che, in ognuno, si nascondesse un dettaglio della loro storia.

Con mani quasi tremanti aprì il biglietto.

 

Complimenti Granger, ottima memoria!

Questa era facile, quindi non gongolare troppo. La strada verso il tuo premio è ancora lunga, ma sono sicuro che la troverai divertente. Vediamo se la tua memoria è davvero così invincibile: la prima sfida che ho perso contro di te.

 

Hermione richiuse il biglietto, prese la margherita e li ripose entrambi nella tasca del mantello. Sfiorò il libro con la bacchetta, rimuovendo l'incantesimo bloccante, e con un gesto rapido lo fece volare al suo posto sullo scaffale. Sorridendo, corse fuori dalla Biblioteca e, ignorando completamente gli studenti che scendevano a cena, si diresse a passo spedito verso il portone. La neve vorticava nell'aria, uno spesso strato ricopriva già il prato, ma Hermione ignorò il freddo e i vestiti che iniziavano a bagnarsi. Raggiunse la foresta di pini di Hagrid. Quasi tutti erano stati raccolti per essere trasportati nella Sala Grande e decorati. Ma alcuni erano rimasti. Hermione ghignò al ricordo dell'espressione esasperata della McGranitt quando un imbarazzato e balbettante Hagrid aveva spiegato alla Preside di aver accidentalmente moltiplicato la sua piantagione con l'incantesimo sbagliato. Hermione vagò fra i pini, in cerca di un segno. Poco dopo intravide una scintilla che vorticava accanto a un grosso tronco. Era un Fuoco Forsennato. Hermione lo riconobbe subito: lo aveva visto scintillare attorno ai lineamenti di Fred, mentre lui e George se lo passavano schioccando le dita, nella Stanza delle Necessità. Hermione si avvicinò, schioccò le dita e il Fuoco Forsennato si ingrandì, per poi svanire con un piccolo sbuffo: un pezzo di carta roteò nel vento e Hermione lo afferrò.

 

Per la cronaca, hai barato! Il tuo è stato un attacco sleale, nemmeno un essere viscido come McLaggen avrebbe pensato a una mossa tanto infida.

Credo di essermi vendicato nel modo giusto. Ricordi come?

 

Alzando gli occhi al cielo, Hermione ripose anche quel biglietto nella tasca. Tornò al castello, si asciugò i vestiti, e riprese le scale verso i piani superiori. Lungo un corridoio, incontrò Ernie.

- Hermione! - la salutò lui allegro.

- Ciao Ernie – ricambiò lei cauta, iniziando già a elaborare una scusa per svignarsela rapidamente.

- Sei già scesa a cena?-

- Sì, avevo poca fame -

- Ti capisco, lo studio mi sta togliendo persino la voglia di vivere – sbuffò lui, ma poi gonfiò il petto con aria pomposa – Anche se devo ritenermi pienamente soddisfatto: per noi membri dell'ES la lezione sui Patronus è stata una vera passeggiata -

Hermione sorrise. - Sì, lo penso anche io -

- Ti va di ripassare con me Pozioni in Biblioteca? -

- Oh, scusa Ernie – mormorò lei, con un'espressione sofferente e dispiaciuta degna di Cho Chang – Ma ho promesso a Ginny di finire con lei il tema di Trafigurazione -

- Ma che coincidenza, anche io devo finirlo! - esclamò lui, con un sorriso ampio – Potremmo vederci in Biblioteca e scriverlo insieme -

Dannazione Ernie!

Hermione digrignò silenziosamente i denti e, già odiandosi per quello che stava per fare, abbassò lo sguardo sul pavimento, rilassando le spalle. - Sai Ernie, in realtà..stavo mentendo – mormorò.

Ernie sfoderò un cipiglio apprensivo. - Che intendi? -

- Ecco, non avevo il coraggio di dirti che io e Ginny pensavamo di prenderci un pausa e..- finse di sospirare affranta – Volevamo sgattaiolare di nascosto nel bagno dei Prefetti questa notte, per starcene un po' in pace. -

- Hermione è una grandissima idea – rispose Ernie, allargando pericolosamente il suo sorriso.

- Dici? - chiese lei, marcando il più possibile il senso di colpa nella sua voce.

- Credo che una pausa sia d'obbligo, stiamo sgobbando come Elfi Domestici! Ehi! Ho un'idea, e se io e Hanna vi raggiungessimo?-

D'accordo, tempo scaduto.

Sbuffando, Hermione mormorò. - Scusa Ernie -

Puntò la bacchetta nascosta nella manica del suo mantello contro l'amico e sussurrò – Confundus -

L'espressione allegra e propositiva di Ernie svanì, i suoi occhi si annebbiarono e le sue guance si afflosciarono. Ernie barcollò leggermente, come un sottile ramoscello al vento, e i suoi lineamenti si rilassarono, facendolo sembrare un po' tonto. Sospirando Hermione gli accarezzò un braccio e corse via. Qualcuno lo avrebbe trovato. Forse. Una leggera morsa le attanagliò lo stomaco. E se si fosse fatto male? Hermone si piantò nel mezzo del corridoio. In quel momento, un ragazzino del primo anno di Tassorosso imboccò il corridoio, diretto proprio verso Ernie. Hermione sorrise.

- Scusami – esclamò e il ragazzino sobbalzò così violentemente che Hermione pensò quasi di vederlo Levitare.

- S-sì ? - rispose lui tremando.

- Non vorrei scaricarti addosso questa responsabilità – disse lei con la voce dolce e una mano sul cuore. - Ma vado di fretta. Ernie McMillan, il tuo Caposcuola, non si sente molto bene e ha bisogno di andare in Infermeria da Madama Chips. Potresti accompagnarlo? È fermo lì, proprio dietro quell'angolo -

Il ragazzino fissò il corridoio nella direzione indicata da Hermione e annuì.

- Sei molto gentile – mormorò Hermione.

Per tutta risposta, lui arrossì come un pomodoro e corse via.

Sospirando di sollievo, Hermione riprese a correre e in un tempo decisamente inferiore alle sue aspettative raggiunse la nicchia. La statua del Mago e lo Gnomo era tornata al suo posto, perfettamente restaurata. Ron stesso l'aveva ricostruita. Sorridendo, Hermione si infilò nella nicchia. Sul pavimento, un uccellino di carta sbatteva lento le ali, mantenendosi a pochi centimetri dalla pietra. Hermione si inginocchiò e lo prese fra le mani. Lentamente, le ali dell'uccellino si dispiegarono. Piega dopo piega, un foglio di carta prese vita fra le sue mani. Hermione lo afferrò e lesse.

 

Ammettilo, è stato in quel momento che hai capito che non potevi resistermi!

Anche se, per convincerti ad ammetterlo, ci è voluto tempo. Tanto tempo. Ma è stato divertente.

Tornando a noi: non ti condurrò nella stanza al sesto piano, troppo scontato. C'è un posto altrettanto speciale.

 

Fine. Non una parola di più. Hermione girò perplessa il biglietto. Vuoto. Sbuffò sonoramente. E come diamine riusciva a trovarlo senza un indizio. Si lasciò cadere sul pavimento gelido e si prese le guance fra le mani. Fissò il biglietto, ma da parte sua non giungevano indizi. Chiuse gli occhi e un vortice di immagini cominciò a danzare nella sua mente. Ricordi. Momenti vissuti con Fred in quel castello, dagli istanti fugaci in un cui si erano scambiati uno sguardo alle ore infinite che avevano passato nudi e abbracciati. Ogni ricordo era lì, impresso nella sua mente, indelebile. Dov'era il prossimo indizio?

La Stanza delle Necessità. Ma non esisteva più, era stata distrutta dall'Ardemonio. Forse però..Hermione scattò in piedi e corse al quinto piano. La parete era intatta. Immobile. Hermione spese qualche minuto del suo tempo a contemplarla. Quanta storia di Hogwarts era svanita in un solo istante? Tutto ciò che la Stanza aveva rappresentato nei secoli. Tutto ciò che era stato per l'ES. Tutti gli oggetti nascosti. La foresta di Fred. Non era rimasto nulla. Hermione sfiorò la parete fredda, appoggiò la fronte e chiuse gli occhi. Lei non avrebbe mai dimenticato. Nessuno lo avrebbe fatto. Riaprì gli occhi e il suo sguardo cadde sul pavimento. Con le sopracciglia aggrottate, si inginocchiò. Prima che potesse controllarsi, una lacrima affiorò nei suoi occhi e scese lungo le guance.

Raccolse delicatamente il giglio bianco. Quando incontrò le sue dita, il petali del fiore si richiusero, poi scomparve in una nuvola di polvere bianca. Al suo posto comparve un nastro nero. Sembrava fatto di fumo, ma era solido. Ridendo, Hermione asciugò le lacrime e lo strinse fra le dita. Stavolta non corse. Infondo, non aveva davvero fretta. Camminò lentamente, superando corridoi e salendo scale, rigirando fra le dita il nastro. Quando arrivò alla Guferia, un vento freddo scostò i lembi del suo mantello. Stringendoli a sé, Hermione raggiunse la scala nascosta e salì nella stanza segreta. I suoi occhi caddero sulla statua del gufo.

E smise di respirare.

Oh no...

Appoggiato alla statua, l'apparenza innocua e al tempo stesso sinistra, c'era un manico di scopa. Hermione chiuse gli occhi sospirando. Divertente. Davvero divertente. Con le mani che tremavano, sciolse il nastro che legava una pergamena al manico.

 

"Sono più coraggiosa di te, più intelligente di te, più furba di te e anche più ribelle."

Non ho mai dubitato delle tue capacità. Puoi farcela.

 

Sospirando, Hermione afferrò il manico della scopa. Il suo cuore cominciò a martellare. Non poteva farlo. No, non poteva. Doveva arrendersi. Lei odiava volare. Sapeva farlo, quel tanto che bastava per non schiantarsi al suolo. Ma lo odiava. E se cadeva? E se perdeva il controllo della scopa? E si scontrava con un Thestral?

No. Coraggio. Sta calma. Mordendosi un labbro, Hermione si avvicinò alla finestra. Guardò in basso. Fu un clamoroso errore. Mormorando disperata, Hermione serrò gli occhi e obbligò il suo cuore a rallentare.

Non posso, non posso.

Sì, devi!

- Ti detesto! - sbottò all'improvviso a voce alta.

Con le gambe che tremavano, salì a cavallo della scopa. Doveva solo saltare fuori dalla finestra. Sarebbe andato tutto bene. Infondo erano poche centinaia di metri. Qualche secondo, massimo un minuto, e sarebbe arrivata al campo da Quidditch. Perché doveva andare lì, lo sapeva. Hermione prese un lungo respiro, beandosi dell'aria fredda, consapevole che di lì a pochi istanti le avrebbe straziato la pelle. Ora o mai più.

Quasi a occhi chiusi spiccò un salto. Scese in picchiata per pochi secondi, e con una virata secca rallentò la discesa. Voleva urlare, ma aveva la bocca secca. Ondeggiò leggermente, ma riuscì a non farsi prendere dal panico.

Io odio volare.

Io odio volare.

Odio le scope.

Odio il Quidditch.

E odio Fred Weasley.

I suoi piedi toccarono terra. Fu così improvviso che perse l'equilibrio e rischiò di crollare a terra. Il manico sfuggì dalle sue mani e rotolò ai suoi piedi. Hermione lo scavalcò senza tante cerimonie e, tremando come una foglia, si diresse a passo di marcia verso lo stadio silenzioso e immerso nel buio. Sarebbe morta di freddo. O si sarebbe ammalata. Raggiunse i corridoi sotto gli spalti, dove il freddo penetrava ma il vento non poteva sfogarsi. Con le gambe ancora instabili, raggiunse gli spogliatoi dei Grifondoro. Senza riuscire a resistere sorrise. Una sciarpa oro scarlatta aleggiava a mezz'aria. Hermione la prese e la avvolse attorno al suo collo, coprendosi le guance. Inspirò a fondo l'odore della stoffa: profumava di cannella.

Era la sua.

Un brivido le percorse la schiena. Non aveva nulla a che fare con il vento, o con il freddo, o con la paura di volare. Era il brivido che solo il suo profumo poteva scatenarle. Il brivido del ricordo. Quando quel profumo era su di lei, allora lui era lì. A stringerla fra le sue braccia. A baciarla. A toccarla. Ora le sue gambe tremavano per una ragione completamente diversa. Si guardò intorno frenetica, ma non c'era biglietti. Né indizi. Solo la sciarpa. Perplessa, Hermione uscì dallo spogliatoio e varcò l'accesso al campo. Il prato era silenzioso, le colonne e gli anelli sembravano quasi inquietanti alla luce della luna. Hermione perlustrò il campo con lo sguardo, ma non vide nulla. All'improvviso, avvertì un fruscio. Non come passi sull'erba. Non come un mantello che vorticava nel vento. Qualcosa di più sinistro. Di più pericoloso. Uno schiocco e il fruscio aumentò. Qualcosa correva veloce. No, non correva..volava.

Hermione sfoderò la bacchetta e con un incantesimo colpì il Bolide che stava per raggiungerla. I casi erano due: o Fred aveva davvero molta fiducia nelle sue capacità, oppure stava tentando di ammazzarla.

Suo malgrado ridendo, Hermione raggiunse i frammenti del Bolide. Appena si avvicinò, i cocci si riunirono e riformarono la scura e minacciosa palla, che però non si mosse da terra. Hermione si inginocchiò e sulla rigida superficie del Bolide cominciò a formarsi una scritta:

 

Giuro solennemente di non aver buone intenzioni

 

- Buon per te, Weasley – mormorò Hermione.

Questa volta, Hermione affrettò il passo. Non si soffermò a chiedersi se fosse per il freddo e il bisogno di ritrovare il calore del castello, o se fosse per il desiderio crescente di trovare Fred e Schiantarlo. Forse prima lo avrebbe spogliato. Poi lo avrebbe Schiantato. Era ancora indecisa sulla sequenza delle sue future azioni, ma aveva ancora tempo per rifletterci. Rapidamente, salì le scale e raggiunse il passaggio segreto che conduceva al retro di Mielandia. Per un anno intero Hermione aveva utilizzato quel passaggio per scappare dal castello e raggiungere Fred a Hogsmade. Si infilò nella statua e accese la punta della bacchetta con uno scatto.

All'altezza dei suoi occhi, volteggiava..la Mappa del Malandrino!

Hermione la prese fra le mani e la aprì. Era già rivelata. Migliaia di cartigli percorrevano le linee del castello. Hermione sorrise al pensiero di tutti gli usi che avevano fatto di quella Mappa. Innocenti. E meno innocenti. A pensarci bene, nessuno di quegli usi era stato davvero innocente.

Aggrottò le sopracciglia e aprì la Mappa, pregando che la prossima istruzione di Fred non fosse letteralmente: trovami. Il suo sospetto fu smentito da un cartiglio che scivolò da una delle pieghe della Mappa. Hermione lo raccolse e lo lesse.

 

No, non devi cercarmi sulla Mappa: rischieremmo di vederci la settimana prossima! Sei proprio sicura che sia quella autentica?

 

Hermione sgranò gli occhi. Certo che lo era! Era perfetta. I nomi dei quattro Malandrini svettavano sulla prima pagina. Il disegno era vero. Persino i cartigli erano giusti. Hermione intravide il cartiglio Ernie McMillan in infermeria, accanto a quello di Madama Chips. Era la Mappa.

Oppure..

Prese la bacchetta e mormorò - Fatto il Misfatto! -

Le linee scomparverso. I cartigli svanirono. La Mappa si trasformò in una pergamena vuota. Nuova. Troppo nuova per essere quella vera. Hermione sorrise. Fred aveva replicato la Mappa. Non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto Veritaserum, ma quella era magia davvero straordinaria. Stava quasi per chiedersi da quanto tempo ci lavorasse, ma qualcosa distolse l'attenzione da quell'argomento. Sulla Mappa, cominciò a formarsi un disegno. Inizialmente Hermione non capì che cos'era, ma quando le linee divennero più chiare, un sorriso le spuntò sulle labbra.

E tutto divenne limpido. La caccia al tesoro, il gioco di Fred, tutto prese vita e significato nella sua mente. Non era solo un gioco. Non era solo una sfida. Era la storia di Hermione Granger, raccontata nel modo più semplice. Raccontata da qualcuno che la amava con tutto se stesso. Hermione ricacciò indietro le lacrime. Non si alzò subito. Rimase dentro il passaggio segreto, con la Mappa di Fred fra le mani, e gli occhi puntati su quel disegno. Dopo minuti che le sembrarono solo pochi secondi, si alzò in piedi e tenendo la Mappa stretta fra le dita, uscì dal passaggio e percorse i corridoi al contrario. Hogwarts era deserta. Il coprifuoco della sera era cominciato. C'era silenzio. C'era pace.

Hermione scese la scala principale. Il portone dell'ingresso era chiuso, solido e massiccio. Rivide se stessa varcarlo. Il volto severo della sua professoressa preferita che li fissava, mentre dava istruzioni. Lentamente, scese gli ultimi gradini e si voltò. Rimase immobile a guardare la porta della Sala Grande. Appoggiò una mano sulla maniglia e chiuse gli occhi.

Aveva 11 anni.

Spinse con delicatezza la maniglia e le porte della Sala si spalancarono, lentamente. Hermione entrò e alzò lo sguardo verso il soffitto, proprio come la prima volta che aveva varcato quella porta.

Sembra un cielo stellato, ma è una magia.

Sorrise, guardando le stelle. Un passo lento dopo l'altro, percorse il lungo corridoio fra i tavoli. Nel suo sguardo brillavano i ricordi del suo primo ingresso in Sala Grande, insieme ai ricordi di tutti i momenti vissuti in quel luogo. Nella sua mente presero vita tutti insieme, divennero così reali ai suoi occhi da farle credere di essere in un Pensatoio. Si guardò attorno. I camini erano tutti spenti. Tranne uno. Proprio accanto alla scalinata che conduceva al tavolo dei professori, le fiamme ardevano nel grande camino di pietra. Il loro riflesso danzava sulla pietra grigia, e si univano ai riflessi rossi dei capelli di Fred. Lui se ne stava steso tranquillo su uno strato spesso di coperte blu, le mani dietro la nuca, appoggiate a un cuscino. Guardava il cielo stellato, ma sorrideva perché aveva sentito i suoi passi.

- Tutto questo mistero, e poi scopro che sei entrato dalla porta principale?- chiese Hermione, fingendosi delusa.

- Chi ti dice che io sia entrato dalla porta principale?- ghignò lui, facendole l'occhiolino.

Sorridendo, Hermione si avvicinò e si stese accanto a lui, nella stessa posizione.

- Quindi il tuo romantico piano era guardare le stelle in Sala Grande?- chiese, senza riuscire a nascondere la dolce emozione che aveva avvolto la sua voce e il suo cuore.

Sorridendo al soffitto, Fred rispose – Sì e no -

Hermione attese, già consapevole che avrebbe dovuto chiedere, se non implorare, per avere qualche dettaglio in più. Si arrese velocemente e disse – Divertente, come caccia al tesoro -

- Sono geniale, lo so -

- La scopa però potevi risparmiartela – sbottò lei.

Ridendo, Fred si girò a guardarla. - Non eri obbligata a cavalcarla -

- Sono tremendamente orgogliosa: sapevi che lo avrei fatto comunque!- lo corresse lei, con il suo solito cipiglio saccente.

Fred scosse le spalle. - Non posso negarlo -

- Hai ricreato il mio nastro nero – mormorò lei, con un sorriso.

- E anche il giglio -

- E l'Unicorno – sussurrò Hermione, quasi tremando.

Fred si voltò, e le sorrise. Quel sorriso. Non si sarebbe mai stancata di guardarlo. Era il suo, solo per lei. Fred spostò una mano da sotto la testa e le accarezzò la guancia. Hermione prese la Mappa dalla coperta e la guardò di nuovo. Animato dalla magia, un Unicorno si muoveva sulla pergamena. Era un disegno stilizzato, semplice, privo di dettagli. Era il suo Unicorno. La chiave che le aveva aperto le porte del suo vero mondo. Il suo primo passo nella Magia.

- Volevo farlo rosa, ma qualcosa è andato storto con l'incantesimo – mormorò Fred, quasi più per spezzare il silenzio.

Hermione sorrise. - Io odio il rosa in realtà -

- Lo so – rispose lui, sempre sorridendo.

- Perché la Sala Grande?- chiese lei, di getto, appoggiando la Mappa con l'Unicorno sulla coperta accanto a sé.

Fred aggrottò la fronte. - Lo sai il perché -

Hermione raddrizzò la schiena e si mise a sedere, appoggiò una mano sulla spessa coperta e lo guardò, un lampo di sfida nei suoi occhi. - Oh sì, io lo so -

Perplesso e confuso, Fred sollevò la schiena, piegò una gamba e appoggiò il gomito al ginocchio. - E allora?-

- Voglio sentirlo da te – rispose lei.

Una risata, leggera, vispa e tenera, lasciò le sue labbra. - Dovevo immaginarlo, Granger -

Per tutta risposta, Hermione scosse le spalle con finta indifferenza. - Sempre che tu sia convinto di avere una spiegazione valida. Per quanto ne so, potresti aver tirato a caso nella speranza di colpirmi -

- Non oserei mai fare un passo tanto falso!-

- A volte dimentico che sei intelligente..-

Per tutta risposta, Fred le lanciò il cuscino. Ridendo Hermione lo stuzzicò con lo sguardo. - Sto aspettando Weasley -

Sbuffanto con palesemente finta esasperazione, Fred si avvicinò e le prese le mani fra le sue. Il suo sguardo divenne più serio. I suoi occhi sembrarono allargarsi, le iridi così profonde da sembrare infinite. Il suo sorriso divenne caldo. Hermione sentì il cuore mancare un battito. Conosceva quello sguardo. Sapeva cosa portasse con sé quel sorriso.

- Pensavo a un luogo che per te fosse importante. Volevo un posto in cui ero certo che tu eri stata felice. Ricordi la stanza al sesto piano? - chiese ironico.

Sorridendo, Hermione annuì, ma non aprì bocca. Sapeva che la sua voce avrebbe tremato. Fred ricambiò il sorriso, una nota vispa nel suo sguardo. - Non scherzavo quando dicevo che sarebbe stato scontato. In realtà, ogni posto in questo castello lo era. Noi siamo stati felici qui, abbiamo scoperto di amarci e questo castello ne è stato testimone. Diverse volte- ammiccò, sollevando un sopracciglio. Hermione alzò gli occhi al cielo, e arrossì. Non quanto avrebbe fatto anni prima. Ma arrossì comunque. - In ogni caso, ogni luogo che in un qualche modo era connesso a noi, era scontato. Volevo un posto che ti ricordasse qualcosa di veramente felice. E..- esitò, alzò gli occhi al soffitto stellato e poi tornò a incatenarli a quelli di Hermione. - l'ho trovato! Ricordo quando mi hai raccontato del tuo arrivo a Hogwarts. La consapevolezza di aver trovato chi tu fossi davvero. Il cielo stellato, una delle prime grandi magie di questo castello che hai visto. Il Cappello che ti ha assegnata a Grifondoro, la tua prima vera famiglia magica. Ho pensato a quanto dovesse essere incredibile quello che stavi vivendo. Eri così minuscola e impaurita – aggiunse divertito. - E ora sei la donna che ha sconfitto il Mago Oscuro più forte di tutti i tempi. Hai dato un pugno a Malfoy. Hai realizzato una Pozione Polisucco a 12 anni in un bagno. Hai creato il C.R.E.P.A., l' ES, hai dato vita a una ribellione, hai salvato delle vite. E hai baciato me. -

Rimasero in silenzio a guardarsi. Prima che Hermione potesse fermarle, lacrime silenziose scivolarono sulle sue guance. Fred le accarezzò la pelle con un dito, asciugandone una. Come se non si fosse mai interrotto, riprese a parlare. - Mi sono chiesto quale fosse il luogo in cui eri stata davvero felice e più pensavo alla Sala Grande, più mi rendevo conto che pensavo anche a me stesso. Qui, sotto questo cielo stellato, immerso nella magia, io ti ho stretto la mano e ti ho chiesto di non diventare una zuccona con la spilla da Prefetto -

Hermione scoppiò a ridere, mentre le ultime lacrime lasciavano i suoi occhi. - Non ti ho ascoltato – sussurrò con voce roca.

Sorridendo, Fred si chinò verso di lei e le sfiorò le labbra con le sue. - Non lo fai mai!-

- Però mi ami – mormorò lei.

- Non immagini quanto – rispose lui, gli occhi lucidi – Ed è per questo che ho scelto la Sala Grande. Perché è il posto in cui le stelle brillano in cielo anche se è un soffitto. E dove la tua nuova vita è cominciata. Quella nuova vita che ti ha portata da me. E non esisterà mai – proseguì, la voce ferma, mentre le sue mani le avvolgevano il viso. - Non esisterà mai una magia più potente di questa -

Hermione non riuscì a capire se fossero state le sue parole o il suo sguardo, ma le parve di sentire il cuore fermarsi per lunghi secondi. Quando il suo battito riprese, si rese conto che rallentarlo sarebbe stato impossibile. Con uno slancio si avvicinò a lui, afferrò i suoi capelli fra le mani e lo baciò. Aveva bisogno di quel bacio, aveva bisogno di quelle carezze, aveva bisogno di tutti quei gesti per trasmettergli cosa provava, emozioni troppo complicate da esprimere con le parole. Erano tutte lì, in quelle carezze lente ma decise, insieme a quei pensieri, a quel mare di ricordi, che la travolgevano. Voleva dirgli cosa provava, ma non trovava la forza di separarsi da lui. Così scelse la via più semplice, quella che aveva intrapreso fin da quel bacio davanti al camino della Sala Comune. Scelse i gesti, per aprire il suo cuore e la sua mente. Era sua. Lo sarebbe sempre stata. Una volta si era chiesta se lei riuscisse ad amarlo come lui amava lei. Ma era una domanda inutile, un dubbio insipido. Perché si amavano allo stesso modo. Era impossibile negarlo. Quel torrente impetuoso di amore, passione, felicità e magia li aveva travolti insieme. E non li avrebbe mai lasciati. Da un sorriso, dal brivido di una provocazione, era nato tutto da lì. Era nato tutto da Fred, che era mille passi avanti a lei, e per quanto spaventato aveva capito che c'era qualcosa tra loro che sfidava le leggi delle probabilità. Eppure, per quanto fosse assurdo, per quanto ancora fosse incredibile, non esisteva niente di più certo al mondo di quell'amore.

Erano come quel cielo stellato. Infinito. Profondo. Ma soprattutto..magico.

 

 

- Spiegami una cosa – mormorò Hermione, guardando le stelle. Una nuvola silenziosa, trasportata da un vento irreale, veleggiava nel soffitto incantato. Fred aveva la testa appoggiata sul suo seno, le accarezzava i fianchi, scendendo lentamente lungo la gamba, e ritornado su sfiorandola con la punta delle dita. Hermione giocava con i suoi capelli e rabbrividiva ogni volta che lui respirava o parlava, perché quel soffio le solleticava la pelle. Erano ancora nudi, le gambe intrecciate. Le coperte spesse erano comode come materasso improvvisato. Non si erano coperti, il calore del camino era talmente forte da scacciare qualunque spiffero o rivolo di freddo.

- Dove ho preso le coperte?- chiese lui.

Hermione sbuffò. - Sono le coperte e i cuscini che Silente ci ha dato al terzo anno -

Fred sollevò la testa, con espressione sorpresa. - Le hai riconosciute?-

- Weasley, seriamente, come fai a dubitare ancora del mio cervello?-

- Ricordi che ti ho fatta ridere?- sviò lui, con un ghigno.

Suo malgrado, Hermione scoppiò a ridere. - Violando le regole, come sempre -

- Ti concentri sempre sui dettagli sbagliati, Granger! -

- Non direi..- mormorò lei, con un mezzo sorriso. Fred sollevò un sopracciglio e lei aggiunse. - Avevo notato il tuo talento con gli incantesimi e la spavalda sicurezza con cui li eseguivi -

Ridendo, Fred riappoggiò la guancia sulla sua pelle. - Questo complimento suona falso tanto quanto una Mirtilla Malcontenta serena e felice -

- Non tentare di distrarmi con chiacchiere inutili, comunque -

- Se volessi distrarti, sceglierei modi migliori – sussurrò Fred, riprendendo la carezza lenta dai suoi fianchi alla gamba, con più deciso. Molto più deciso.

Schiarendosi la voce, Hermione continuò. - Spiegami come sei entrato -

- Dalla porta principale – ammise lui, la voce seria.

- Fred..-

- Guarda che è vero! - esclamò, alzando di nuovo la testa – Sono entrato dal portone -

Hermione sgranò gli occhi. - Nessuno ti ha fermato?-

- Granger, non siamo più in uno stato di allerta. Nessun Mago Oscuro tenta di ammazzarci -

- Quindi chiunque può gironzolare per il castello? Non esiste più nessuna misura di sicurezza?- sbottò lei sblalordita.

- Non ho detto questo! - rispose lui, in tono pratico – Ovviamente ci sono delle misure di sicurezza, e ovviamente non tutti possono gironzolare per il castello. Io posso -

- Perché ?- chiese lei sospettosa.

Fred scrollò le spalle. - Permesso speciale della nuova Preside -

Hermione spalancò la bocca. - Lo hai chiesto alla McGranitt?-

Fred annuì. - Esatto – ammise con un sorriso.

- E quale scusa hai inventato?- chiese lei ironica.

- Scusa? Nessuna scusa – rispose serio, alzò l'indice e lo ruotò verso il soffitto – Le ho detto che volevo venire a Hogwarts per prepararti una caccia al tesoro e fare l'amore con te in Sala Gran..ahia!- esclamò ridendo, quando Hermione lo colpì con un pugno sul braccio. - Vacci piano Granger! Sto scherzando, è ovvio -

- Odio ripetermi, ma non c'è niente di ovvio con te..- borbottò lei, arrossendo.

Il sorriso scaltro e malizioso di Fred le fece tremare le mani. - E questo non ti dispiace – mormorò.

Hermione sapeva che per arrivare a ottenere una risposta si sarebbe dovuta rimboccare le maniche e, o , attendere pazientemente che lui fosse pronto a risponderle, ma negli anni una cosa l'aveva imparata: giocare con Fred Weasley era tremendamente intrigante e appagante. Lentamente, strisciò con la gamba lungo il suo corpo, stringendo la presa attorno alla sua vita e avvicinando i loro corpi. Con la mano gli accarezzò la schiena e con l'altra scese lungo i suoi addominali. Lo sentì rabbrividere, il sorriso ben saldo sulle labbra, ma gli occhi più attenti e lucidi.

- Ha i suoi vantaggi – ammisse, con un sorriso malizioso.

Fred si avvicinò a lei, quasi sfiorandole le labbra, ma non le toccò. - Questo perché sono un mago pieno di risorse -

- Hai diversi talenti, Fred Weasley, lo ammetto.. - sussurrò.

La mano di Fred sul suo fianco si fermò. Aggrottò lo sguardo perplesso. - Granger, che gioco stai giocando?-

Hermione si finse perplessa. - Gioco? Sembrerò tediosa, ma odio ripetere che odio ripetermi: i giochi non fanno per me Weasley, quello è il tuo forte -

- Lo includi nei miei talenti?- la prese in giro lui, tornando a sorridere.

Hermione sorrise. - Forse il migliore -

- Sono lusingato, Granger. Tanto per la cronaca, a quali altri talenti ti riferisci? -

- Sei bravo con gli incantesimi – rispose lei, mentre le sue mani continuavano a toccarlo.

- Impossibile negarlo- mormorò lui, chiudendo gli occhi.

- Sei ribelle -

- Mi rende incredibilmente attraente, lo so -

- Sei bravo nel Quidditch -

- Ho avuto i miei anni d'oro -

Hermione piegò la testa e con le labbra accarezzò il suo collo. - C'è altro che vuoi sapere? - sussurrò.

Il corpo di Fred si tese sotto le sue mani e Hermione sorrise.

- Temo per le conseguenze che ne deriveranno, ma sì – ammisse, con un mormorio..eccitato.

Mentre una nube dello stesso bruciante piacere cominciava a scaldarle le vene, Hermione lasciò scivolare la mano fra i loro corpi. Le sue dita lo accarezzarono lentamente. Il brivido che percorse il corpo di Fred si unì a quello che percorse il suo. Con la lingua accarezzò il suo collo e poi morse delicatamente la sua pelle.

- Baci dannatamente bene – sussurrò Hermione.

Sentì Fred ridere piano, mentre con una mano le alzava il mento e la rapiva in un bacio lento, languido e passionale, una tacita conferma alle sue parole. Forse voleva dimostrarle che aveva ragione. Hermione si separò dalle sue labbra. Senza distogliere gli occhi dai suoi, strinse le dita più forte attorno alla sua erezione, e la carezza delicata e lenta divenne tutt'altro. Gemendo sulle sue labbra, Fred chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alla sua, le spalle scosse dal piacere. Avvicinò il corpo a quello di Hermione, sfiorandola intensamente e lei si lasciò sfuggire un gemito.

- Ricordi – mormorò Hermione, sorpresa dalla sua stessa voce che appariva così roca – quando mi hai detto che dovevo stare attenta a giocare con il fuoco? -

Fred sorrise. - Ti ho detto – mormorò fra i sospiri – che ti sarebbe piaciuto scottarti -

- Me lo hai insegnato tu, infondo – sussurrò lei, poi gli morse un labbro.

- Forse ho esagerato – mormorò lui, gli occhi aperti, lucidi, straziati dal piacere e dalla voglia di avere di più.

Cogliendo al volo l'opportunità che Fred le aveva appena servito, e sorridendo vittoriosa, Hermione sciolse la presa della sua mano su di lui, gli avvolse più stretta la vita con la gamba, e con un colpo secco lo spostò di lato. Lui la afferrò, preso alla sprovvista, tirandola verso di sé, ma lei staccò il bacino dal suo. Gli afferrò i polsi e li portò sulle coperte sopra la sua testa. Scese rapida sulle sue labbra, e gli restituì lo stesso languido, passionale bacio che lui aveva dato a lei poco prima. Stordito dalle sue azioni, Fred si lasciò trasportare dal bacio, spinse il bacino verso di lei, ma Hermione fu rapida ad allontanarlo. Ridendo, gli morse di nuovo il labbro e sollevò la testa per guardarlo. Le mani tenevano stretti i suoi polsi e li schiacciavano sulla coperta. Sapeva che Fred era forte, che poteva ribaltare quella situazione quando voleva. Ma era in balia di lei. Completamente.

- Come sei entrato, Weasley? - mormorò lei, gli occhi divertiti, ma il sorriso malizioso.

Fred sospirò. - Prima di rispondere, vorrei dedicare qualche secondo ad ammirarti. Mi costa molto ammetterlo, ma mi hai decisamente superato -

Hermione finse di avvicinare il suo corpo a quello di Fred, ma appena lui si mosse lei si allontanò. Per tutta risposta, Fred sbuffò ridendo. - D'accordo Granger, hai vinto -

- Puoi ripetere? -

- Hai vinto – sussurrò lui. - Hai vinto tu secoli fa, ti ho solo fatto credere di essere in vantaggio -

- L'avevo già capito, Weasley – mormorò lei. Stavolta, si avvicinò per davvero. Strisciò su di lui, i corpi di nuovo a contatto, la pelle che si incendiava e fremeva. - L'ho capito secoli fa -

Fred cercò le sue labbra e lei gli concesse quel bacio. Si arrese a lui. Come sempre. Non poteva negarsi, non per molto ancora, perché quel desiderio travolgente che stava scuotendo Fred, scuoteva anche lei, come un uragano destinato a non estinguersi mai.

- Non hai risposto, Weasley – mormorò lei, sulle sue labbra.

- Lascerò questa difficile e oscura decisione a te – scherzò lui, liberando i polsi dalla presa di Hermione. Le afferrò la vita e con un gesto così rapido, inaspettato e devastante, entrò in lei. Hermione non trattenne il gemito che le uscì dalle labbra, ma sorrise subito dopo. Fred le prese il viso fra le mani e con forza sollevò la schiena. Hermione si aggrappò alle sue spalle, una mano afferrò i suoi capelli. Gli occhi di Fred erano infuocati, bruciavano tanto quanto la sua pelle. Hermione sospirò e chiese – Quale sarebbe questa difficile e oscura decisione? -

Con il sorriso più vispo e malizioso del suo repertorio, Fred accennò un lieve, quasi invisibile movimento del bacino, che la fece comunque sussultare. - Posso fermarmi qui – sussurrò, mentre le sue mani si stringevano fra i suoi ricci. Le sue labbra cominciarono a baciarle il collo. - E raccontarti questa storia – di nuovo un piccolo, impercettibile movimento – Oppure possiamo parlarne dopo -

Con una risata leggera, Hermione spinse con forza sulle sue spalle, facendogli perdere l'equilibrio, e si ritrovarono di nuovo stesi fra le coperte. Hermione spinse il suo corpo verso il basso, e stavolta fu Fred a perdere un gemito sulle sue labbra.

- Odio ripetermi, ma..- mormorò lei.

- Devo chiudere la bocca?- sugggerì lui, muovendosi in lei, senza più tanta leggerezza.

Sospirando, Hermione chiuse gli occhi e lo baciò. Infondo, qualcosina, l'aveva imparata anche lui..

 

 

- Quindi sei davvero entrato dal portone come se niente fosse?- ripeté Hermione, il tono ancora carico di ironica perplessità.

- Granger a volte sei davvero dura come la corazza di uno Schiopodo, sì! Sono entrato così – confermò lui, schioccando le dita. - Ho detto alla McGranitt che ero nei paraggi, che volevo farti una sorpresa -

Hermione sollevò la testa. - E lei?- chiese, un lieve tremolio nella voce. Nonostante avessero combattuto fianco a fianco in una Guerra Magica, Hermione non avrebbe mai smesso di provare quel reverenziale timore nei confronti della sua Preside.

Fred scrollò le spalle. - Mi ha risposto che ti avrebbe fatto bene vedermi. Non posso darle torto – aggiunse con un ghigno.

Sbuffando Hermione appoggiò di nuovo la testa sul suo petto. Fred riprese ad accarezzarle i capelli. Il cielo stellato sopra di loro si era fatto più scuro, il tappeto di stelle brillava ancora, ma sembrava quasi più opaco, mentre la notte premeva sulla sua ora più buia, in attesa dei primi raggi di luce.

- Puoi confessarlo, Granger, non ti prenderò in giro – mormorò Fred, la voce più dolce che scherzosa.

Sospirando, Hermione vuotò il sacco. - Odio i M.A.G.O-

Fred rise piano. - Non posso darti torto, ma andrà tutto bene: li farai secchi come Asticelli -

Hermione sollevò di nuovo la testa. - Mancano mesi agli esami e io sono esausta -

- Ho una proposta..- azzardò lui.

- No Fred, niente caccia al tesoro mensile -

Per tutta risposta, lui aggrottò la fronte. - Stavo per proportela settimanale -

Hermione rise e lui la seguì subito dopo, accarezzandole una guancia. - Ce la farai – aggiunse.

- Farò del mio meglio -

- Che è comunque più di quanto chiunque in questa scuola potrebbe fare! -

- Ci sono altri studenti al mio livello – commentò lei.

- Non me ne viene in mente nessuno -

- Ernie è molto intelligente -

- Sì, ma non è decisamente te – borbottò Fred, con un ghigno.

Hermione alzò gli occhi al cielo. - Stavamo parlando di talento accademico -

- Resto della mia opnione! -

Hermione sorrise poi si rabbuiò. - Oh..Ernie – mormorò -

Fred la fissò preoccupato. - Cosa? -

- Domani dovrò verificare il suo stato di salute -

- Perché? -

Con un'espressione mortificata e un po' anche divertita, Hermione rispose – L'ho Confuso?-

Fred sgranò gli occhi. - Perché?-

- Beh..ecco..ci siamo incrociati nel corridoio, ha cominciato a parlare degli esami, delle lezioni, a propormi ripassi insieme, pause nel bagno dei Prefetti..-

- Come prego?- sbottò Fred, quasi troppo serio.

Hermione scacciò l'aria con la mano. - E' una storia lunga, il punto è che avevo fretta di trovarti e non riuscivo a liberarmi di lui. Così l'ho confuso e ho incaricato un ragazzino del primo anno di portarlo in Infermeria -

Fred spalancò la bocca e si passò una mano sul viso. - Santo Merlino non vedo l'ora di raccontarlo a George -

Ridendo, Hermione si separò dal corpo di Fred e raggiunse la sua camicia con le mani. - Ometti i dettagli peggiori -

- Ad esempio che pur di trovarmi hai cavalcato una scopa?-

- Intendevo il nostro incontro privato in Sala Grande – mormorò lei, la voce più ferma e scherzosa di quanto si aspettasse.

Ridendo, Fred la imitò e ricominciò a rivestirsi. - Tu sai che lui sa og..-

Hermione si girò rapida e gli tappò la bocca con la mano. - Weasley non voglio sapere -

- Ma – protestò lui contro le sue dita.

- No! - sbottò lei. - Non voglio sapere. Mi basta tua sorella -

Fred impallidì leggermente – Cosa sa?-

Hermione lo fissò con un sopracciglio alzato. - Azzerderei a rispondere: quello che sa George – sbottò.

Dopo qualche secondo di immobile riflessione, Fred scrollò le spalle. - Finché Ronald viene tenuto all'oscuro dei dettagli mi sta bene -

- Fred pensi davvero che uno dei due glieli racconterebbe?- chiese lei, con palese ironia.

- Stai scherzando? Rabbrividirei al solo pensiero – mormorò.

- Hai paura di lui?- chiese Hermione perplessa.

Fred la fissò come se avesse appena ammesso che rimpiangeva la Umbridge come Preside. - Granger hai bevuto Burrobirra scaduta? Non ho paura di Ronald. Non voglio che conosca dettagli delle mie abilità – esclamò indicandosi – e che si renda ridicolo nel disperato tentativo di replicarle. Sarebbe una degradante caduta per se stesso, e per me!-

Ridendo, Hermione si alzò in piedi e finì di vestirsi. A pensarci bene, erano riusciti a riposizionare ogni vestito al posto giusto senza interruzioni, né ostacoli. Era sicuramente un Unicorno Rosa eclatante.

Con un colpo di bacchetta Fred fece scomparire cuscini e coperte e spense il fuoco nel grande camino. L'assenza delle fiamme provocò un improvviso freddo nella Sala Grande. La luce dell'alba cominciava a irradiare dal cielo magico e dalle grandi finistre. Senza il camino acceso, la Sala era scura e ombrosa, ma Hermione l'avrebbe sempre trovata rassicurante. In quel luogo magico non c'era posto per la paura, nemmeno il buio e le ombre potevano renderla inquietante. Mano nella mano, si avviarono verso il portone di ingresso. Scesero le scale e raggiunsero i grandi cancelli, mentre i primi raggi di sole si riflettevano sul lago piatto e silenzioso. I giardini erano deserti. Dal comignolo della Capanna di Hagrid si alzava un fumo leggero. Hermione teneva alta la bacchetta davanti a sé, tracciando un percorso nella neve con la magia. Chiacchierando tranquilli raggiunseero i cancelli. I grossi cinghiali alati svettavano nel cielo azzurro, privo di nuvole. Sarebbe stata una giornata soleggiata, ma ghiacciata.

Involontariamente, Hermione strinse forte la mano di Fred, fissando assorta i cancelli. Lui strattonò delicatamente la sua mano, obbligandola a voltarsi.

- Ci vedremo presto – le disse, con un sorriso rassicurante, senza riuscire però a nascondere quel velo di tristezza che annebbiava anche i suoi occhi.

Hermione sorrise. - Non stavo pensando a questo, in realtà -

Fred aggrottò la fronte. - Pensavi ancora al povero Ernie?-

Scuotendo la testa divertita, Hermione confessò i suoi penieri. - Pensavo a quanto sarebbe triste e noiosa la mia vita senza di te -

La reazione di Fred fu un'altalena fra lo stupore e la sua tipica e spavalda fierezza. - Probabilmente ora saresti sposata con Ron – scherzò - O con Percy -

Hermione alzò gli occhi al cielo. - O forse con Krum, deve essere interessante vivere in Bulgaria -

- Puoi sempre lasciarmi per andare a scoprirlo -

Hermione sollevò un sopracciglio. - Vorrei, ma credo che tu non possa vivere senza di me – lo prese in giro.

Scuotendo la testa, Fred le prese il viso fra le mani. - Credo che ti sia confusa con te stessa -

Senza prendersi la briga di rispondere, Hermione lo baciò. Si lasciò cullare dal calore delle sue labbra, dal lento movimento della sua lingua e dalle carezze delle sue mani sulle guance. Lentamente si separarono. Fred le baciò la fronte e indietreggiò.

- Ci vediamo a Natale, Granger – la salutò, aprendo il cancello.

Hermione lo richiuse e lo guardò attraverso le sbarre. - Grazie – mormorò.

Lui le rivolse il suo sorriso vispo – Per..? -

Rimase qualche secondo in silenzio senza rispondere, guardandolo negli occhi. Un fruscio di ali e un stridio li distrasse. Alzarono la testa e videro Fierobecco volare lentamente sopra di loro, diretto verso il suo recinto dietro la casa di Hagrid. Il grosso animale sbatté forte le ali e scese rapido verso il manto di neve che ricopriva il giardino attorno alla capanna. Hermione sorrise e guardò Fred un'ultima volta. Si girò senza rispondere, salutandolo con la mano. Fred ricambiò il sorriso. Dopo pochi passi, Hermione sentì la sua voce.

- Non c'è di che! - le urlò dal cancello.

Ridendo, Hermione si voltò, nell'esatto istante in cui lui scomparve con un sonoro crac.

Lentamente, Hermione ripercorse la scia tracciata nella neve e tornò al castello. Strinse forte il mantello attorno al suo corpo infreddolito. Quando raggiunse il portone, incontrò Hagrid.

- Ciao Hermione!- la salutò lui allegro, poi il suo volto si fece corrucciato. - Dove vai a quest'ora e con un freddo così?-

- Dovevo salutare una persona – rispose lei, tenendosi sul vago - Tu perché sei già sveglio? -

Hagrid gonfiò fieramente il petto. - La McGranitt vuole che io la aiuti a organizzare i rientri degli studenti per le vacanze di Natale. Ecco, è un po' presto, lei forse dorme, ma nel frattempo pensavo di iniziare a lavorare in un'aula vuota, così ci faccio trovare una parte del lavoro pronto -

Hermione sorrise dolcemente. - Buona idea -

- Come sta Fred?- le chiese, mentre insieme risalivano la scalinata.

Trattenendo un ghigno rispose - Se la cava anche senza di me, a quanto pare -

- E Harry e Ron? -

- Loro meno – scherzò Hermione – ma fanno del loro meglio -

Hagrid scoppiò in una potente e fragorosa risata. - Ricordo come se fosse ieri voi tre piccoli mostriciattoli che vi impicciavate della Pietra Filosofale -

Ridendo, Hermione si voltò a guardarlo. - Siamo cresciuti bene -

- Ma siete rimasti comunque degli impiccioni – borbottò lui, ma le rivolse un caloroso occhiolino.

Quando si trovarono davanti alla grande scalinata, Hagrid si bloccò. - Cosa ci fa McMillan seduto lì?-

Quasi tremando, Hermione si girò e vide Ernie, seduto su un gradino, in pigiama, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, che fissava il vuoto con aria sognante. Sospirando, Hermione si avvicinò e lo scosse per una spalla.

- Ernie?- lo chiamò piano.

Lui le rivolse un sorriso un po' tonto. - Sono fuggito dall'Infermeria – mormorò, con aria complice e si portò un dito alle labbra.

- Che si è rimbambito?- chiese Hagrid perplesso e un tantino preoccupato.

- No, Hagrid è tutto a posto – rispose Hermione, sconsolata ma anche divertita. - Ci penso io a lui. Andiamo Ernie – mormorò con voce gentile – Torniamo da Madame Chips -

Salutò Hagrid e guidando delicatamente Ernie per un braccio risalì scale e corridoi, diretta all'Infermeria. Lungo il tragitto incontrò Ginny.

- Ti stavo cercando – gridò lei, e sfoderò il sorriso più malizioso e folle del suo repertorio. - Non hai dormito nel tuo letto -

- Come te ne sei accorta?- scherzò lei, fingendosi sorpresa.

Ginny alzò gli occhi al cielo. - Hai le guance rosse, sei uscita per una passeggiata notturna nella neve?-

- In effetti sì – rispose Hermione, mentre Ginny si affiancava a lei e la seguiva lungo il corridoio. - Ho anche cavalcato una scopa – aggiunse fiera.

Ginny la fissò con sincera perplessità. - Hai cavalcato una scopa?-

Hermione annuì. - E ho girato quasi mezzo Castello -

- Dove hai dormito?- la interruppe Ginny, sfoderando nuovamente la sua folle curiosità.

- In Sala Grande -

Ginny si bloccò e Hermione dovette fermarsi. Ernie scattò in automatico in avanti, ma Hermione lo trattenne per il braccio, mentre lui riprendeva a guardarsi intorno con aria sognante.

- Come scusa?- chiese Ginny allibita.

Hermione scosse le spalle e riprese a camminare. Dopo qualche secondo sentì i passi pesanti di Ginny che la raggiungeva.

- In Sala Grande! - esclamò – Seriamente..in Sala Grande!-

- Ginny, di preciso, cosa ti sconvolge tanto?- chiese Hermione.

- Oh niente! - rispose lei, la voce carica di sarcasmo. - Hermione Granger, Caposcuola, ex Prefetto, devota alle regole e alla legge, che manda all'aria tutto per passare la notte nuda in un posto dove chiunque sarebbe potuto entrare e vederla! -

Hermione si concesse il lusso di arrossire. - Tanto per cominciare – sbottò, sfoderando il suo tono saccente – ho violato talmente tante regole per colpa di tuo fratello che dovrebbero togliermi entrambi i distintivi.Secondo, dubito che la Sala Grande sia così frequentata di notte..-

- Ti stupiresti se sapessi quanta gente si intrufola lì di notte – borbottò Ginny.

- Per di più – proseguì Hermione ignorandola – Non ho mai detto che ero nuda -

L'espressione di Ginny fece vacillare la sua sicurezza. Sollevò le sopracciglia e sussurrò. - Certo, vi siete visti per una parita di scacchi..-

- Guarda che ti ho sentita – borbottò Hermione, trascinando Ernie in un altro corridoio. Nel voltare l'angolo, il poveretto era inciampato. Hermione lo sorresse con difficoltà.

- Avrei delle domande – chiese Ginny, voltandosi a guardarla con un sorriso maniacale.

- No – sbottò Hermione.

- No cosa? - chiese Ginny perplessa.

- No, non risponderò alle tue ridicole domande e alla tua sete di dettagli. Dovrai accontentarti del quadro generale -

Sbuffando, Ginny si voltò camminando al contrario e puntandole un dito contro. - Me li racconterai, è solo questione di tempo. Ma prima mi preme più sapere altro: dove stiamo andando? E per quale razza di motivo ci stiamo portando McMillan con noi? -

Hermione aprì la bocca per rispondere, ma Ernie si voltò verso Ginny con un sorriso tutto denti. - McMillan? Sono io McMillan!- esclamò entusiasta.

Ginny lo fissò come avrebbe fatto davanti a una Coman in pieno delirio. - Sì, molto bravo – rispose, poi abbassò la voce – Che miseriaccia gli succede?-

Hermione arrossì, e si fermò. Indecisa se tappare le orecchie di Ernie, si chinò versò Ginny. - L'ho confuso – confessò.

Ginny spalancò la bocca. - Perché? -

- Perché non riuscivo a liberarmi di lui – mormorò Hermione imbarazzata.

Ginny scoppiò a ridere. - Oh Santa Minerva! -

- Ginny piantala!- sbottò Hermione, riprendendo a camminare.

Ancora ridendo, Ginny la seguì. - Ora sì che non mi farò sfuggire nemmeno un dettaglio. Hai appena firmato la tua condanna!-

Suo malgrado, Hermione sorrise. Infondo, tanto valeva concederle questa vittoria. Prima o poi glieli avrebbe raccontati comunque. Raggiunsero la porta dell'Infermeria. Hermione la aprì e si girò verso Ginny.

- Sistemo questo piccolo inconveniente – le disse.

- E poi..? - mormorò Ginny, lo sguardo folle.

Hermione alzò gli occhi al cielo. - Poi parleremo – mormorò divertita. - Da dove vuoi che cominci?- scherzò.

Ginny incrociò le braccia con aria pensierosa. - La storia della scopa mi incuriosisce -

Sorridendo, Hermione spinse Ernie dentro, varcò la porta e si voltò verso Ginny. - Sicura? Magari preferisci che io inizi dalla coperta davanti al camino?-

Si ritirò rapidamente e ridendo chiuse la porta in faccia all'espressione esterrefatta di Ginny.

 

 

 

 

 

 

 

Dice l'Autrice:

Eccoci arrivati al penultimo capitolo! Lo so, avevo detto che ne mancava uno solo, ma mentre scrivevo ho capito che non potevo riversare tutte le idee che avevo in un singolo capitolo, per cui l'ho diviso. Il prossimo sarà breve, ma sarà il (gran) finale!

Ci tengo a ringraziare con tutto il cuore chi ancora segue questa storia, legge e commenta e crede ancora in me! Ve ne sono immensamente grata, dico sul serio!

Questo capitolo era necessario, volevo riportare un po' di leggerezza nella storia, dato che i capitoli sulla guerra l'avevano un pochino "appesantita", passatemi il termine. Qui e là ci sono riferimenti ai vecchi capitoli! Spero che vi piaccia, mi sono divertita molto a scriverlo e spero che vi soddisfi quanto ha soddisfatto me.

Detto questo, grazie ancora di cuore!

A presto, con l'ultimo capitolo e qualche annuncio:)

Amy

 

  
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