Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Ricorda la storia  |       
Autore: Kagome    07/04/2023    4 recensioni
Chat Noir è molto giù durante una pattuglia. Accortasene, Ladybug decide di tirargli su il morale con... una sessione di pampering solo per loro due.
Buona idea, giusto? Sbagliato!
Marinette non ha valutato bene le conseguenze. PER NIENTE!
Come le era passato per la testa che dare e ricevere un massaggio a Chat Noir potesse pure essere lontanamente una buona idea? E aspetta un attimo: perché nessuno l'aveva mai informata che una maschera per il viso potesse interferire con la magia quantica?
E' UN DISASTRO!
Genere: Comico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prompt n39: Maschere

Uova: Finché piove, Non sono un esperto, Sciacquare, Posate

Confortare un gatto

Scritto da: JuliaFC/Kagome

Fandom: Miraculous - Le storie di Ladybug e Chat Noir

Rating: t

Beta: Genxha

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. «Miraculous - Le storie di Ladybug e Chat Noir» (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

Scritta per il Calendario dell’Avvento Pasquale del gruppo h/c Italia. Se vi piace il genere vi prego di raggiungerci su facebook!

oOoOoOoOo
Cheering up a Cat di undefined

Prima Parte

oOoOoOoOo

Non voleva davvero essere lì in quel momento.

Mentre fissava la sagoma della Dame de Fer brillare alla luce del sole al tramonto, Chat Noir sospirò e iniziò a dondolare le gambe sotto la grondaia del tetto su cui era seduto.

«Ci vediamo giovedì» aveva detto Ladybug dopo l’ultimo attacco akuma. «Solito posto, verso le quattro». Era troppo stanco per ricordare che giorno fosse giovedì.

Il 10 luglio.

Il compleanno di Maman.

Dannazione. Oggi non voleva nient’altro che sedersi in giardino, a gambe incrociate, davanti alla statua della mamma e piangere. Voleva prendere gli album fotografici dalla libreria in camera sua e sfogliare le pagine per ricordare tutti i momenti felici che aveva passato con lei. Ascoltare la musica che ascoltavano insieme. Magari chiamare Marinette e parlarle. O anche giusto averla dall’altra parte del telefono: sapeva che lei l’avrebbe fatto perché era Marinette; era semplicemente fantastica. E l’amava anche per questo. 

Per una volta, la pattuglia era una... una distrazione indesiderata. Sì, ovviamente era felice di vedere Ladybug; le voleva ancora bene, seppur come un’amica, e il tempo che trascorreva con i suoi amici era sempre prezioso.

Ma avrebbe preferito essere con Marinette

Lanciò uno sguardo pieno di nostalgia verso la Pâtisserie di Tom & Sabine, sentendosi molto in colpa quando vide la figura solitaria di Ladybug sfrecciare con il suo yo-yo tra un edificio e l’altro e atterrare sul tetto dietro di lui, per poi sederglisi accanto.

«Ehi, Gattino». La ragazza gli rivolse un sorriso e lo guardò. «Scusa il ritardo».

Il ragazzo si stampò sulle labbra un falso sorriso. «Non è un problema, Milady» disse senza guardarla. Si alzò in piedi sul tetto e afferrò il bastone dalla parte bassa della schiena, preparandosi per la pattuglia. «Iniziamo?» 

Ma non era nemmeno riuscito ad estendere il suo bastone e a propellersi via quando sentì qualcosa che gli tirava la coda e finì di nuovo sul tetto. Si voltò a guardare Ladybug con gli occhi spalancati.

«Non così in fretta» disse la ragazza, impassibile, incrociando le braccia sul petto e lanciandogli uno sguardo preoccupato. «Cosa c’è che non va, Gattino

Lui inarcò le sopracciglia. «Nulla. Va tutto bene».

«No, niente affatto. Non hai fatto battute e non mi hai nemmeno guardata. Sei troppo ansioso di iniziare la pattuglia. Che succede?»

Chat Noir sospirò e abbassò la testa: la sua Lady lo conosceva troppo bene. «Niente, è solo che... volevo togliermi di mezzo la pattuglia, ecco tutto».

«Un’altra cosa insolita per te. Chi sei? Dì agli alieni di ridarmi indietro il mio micetto, per favore».

Il ragazzo sospirò e alzò le mani. Sì, lo conosceva molto bene. Era inutile fingere. «Scusa, LB. Non volevo farti preoccupare; solo... oggi non è un gran bel giorno per me, tutto qui. Riguarda la mia vita personale, la mia famiglia».

Ladybug inarcò un sopracciglio. «Problemi a casa?»

Le sue spalle si incurvarono. «Non sai molte cose su di me, Insettina».

La ragazza si accigliò e distolse lo sguardo. «Va bene...» disse poi, lentamente. «Allora perché non me ne parli?»

Chat Noir si strinse nelle spalle. «Non vorresti davvero che lo faccia. Potrebbe darti indizi sulla mia identità».

Ladybug strinse gli occhi. «E come? La tua famiglia è così famosa che una semplice descrizione del problema, anche vaga, può rivelarmi la tua identità?»

«Forse». Chat sospirò, lo sguardo perso nel fissare le tremolanti luci della città che iniziavano ad illuminarsi nella luce rosata del tramonto imminente. Non poté farne a meno: gli occhi gli si riempirono di lacrime non appena il suo sguardo si posò sulla sagoma della Dame de Fer, che si era appena illuminata e scintillava sotto i toni arancioni del cielo appena nuvoloso. «Oggi è il compleanno di mia madre».

«Gattino» disse Ladybug, costringendolo a guardarla di nuovo. «Come può un dettaglio del genere darmi indizi sulla tua identità? Ti rendi conto che migliaia di donne sono nate il 10 luglio a Parigi?»

Chat Noir abbassò lo sguardo. «Sì, è vero».

«Buon compleanno alla tua Maman, in ogni caso. Stai cercando di affrettare la pattuglia per tornare a casa e passare tempo con lei?»

Chat Noir scosse la testa. «No, LB. Mia madre non c’è più».

Lei soffocò un gemito di sorpresa. «Oddio, mi dispiace tanto, Chat Noir, non sapevo…»

«È scomparsa poco più di un anno fa». Fece un respiro profondo e si asciugò una lacrima dalla guancia. «Mi manca così tanto, Insettina. La penso ogni giorno, ogni notte…»

La mascella di Ladybug si spalancò, ma la ragazza rimase in silenzio. «Non ne avevo idea».

Lui le rivolse un sorriso triste. «Non è colpa tua. Identità e tutto il resto, non ti ho mai parlato della mia famiglia e della mia vita civile. Non potevi saperlo».

«NO, Gattino, davvero. Ho visto che eri giù, e avrei dovuto capire che non fosse una ricorrenza felice. È stato insensibile da parte mia». Mentre parlava, la sua voce si spezzò e Chat Noir forzò un sorriso più genuino sulle sue labbra.

«Non fa niente» cercò di obiettare.

«No invece. Sai, avevo sempre immaginato che tu avessi una vita familiare felice. Forse perché sei così allegro con me, pensavo non avessi preoccupazioni a casa. Immaginavo che avessi molti fratelli e sorelle e che dovessi competere per l’attenzione dei tuoi genitori».

Chat Noir si asciugò alcune lacrime che gli erano scese lungo le guance. «Non potresti essere più lontana dalla verità». Guardò tristemente Ladybug. «Mio padre non ha preso bene la scomparsa di Maman. Lui... uh, non posso essere più preciso, o ti rivelerei la mia identità per davvero, ma... è cambiato. Non è un bello spettacolo». Deglutì amaramente. «Non voglio parlarne. Davvero, voglio solo andare a casa e passare la serata a pensare a lei».

Ladybug mise la mano a coppa sulla sua. «Gattino, una persona importante per me ha una situazione familiare simile. Io... io non posso aiutare lui, perché suo padre non me lo permette, ma...» Sembrava determinata e aggrottò la fronte con decisione. «Posso aiutare te

Chat alzò un sopracciglio. «Uh?»

«Devi lasciarti andare!» esclamò Ladybug. Poi, notò la sorpresa negli occhi di lui e ridacchiò. «Beh, non letteralmente, ovvio! Ma non ti lascerò da solo stasera. Tu non devi fare niente; mi occuperò di tutto io».

«Che vuoi fare?»

Lei gli prese la mano tra le sue e la strinse. «Quando sono giù, la mia Maman organizza una serata spa solo per noi due. Possiamo fare lo stesso. Possiamo fare una sessione privata di pampering con…» Si portò l’indice alle labbra e alzò lo sguardo. «…Con massaggi, e... maschere per il viso. SÌ! Ordineremo cibo da asporto e guarderemo dei film sdolcinati su Netflix con il mio Bugphone

Chat Noir sbatté le palpebre. «Un massaggio? Scusa ma… chi ci farebbe mai un massaggio? Non possiamo mica entrare in una spa, mano nella mano, e chiederne uno. Siamo dei supereroi!»

Ladybug gli rivolse un sorrisetto. «Non ho detto che andremo in una spa. Possiamo farci un massaggio a vicenda!»

«Uh!» ammise lui con riluttanza, mentre le guance gli si infiammavano sotto la maschera nera. «P-possiamo davvero?»

«Sì! La mia Maman mi ha insegnato alcune tecniche; so cosa fare. Penso di poterti fare proprio un bel massaggio». Si mise le mani sui fianchi e sorrise. «Devi solo sdraiarti sul tetto e rilassarti. Coraggio!»

Ma mentre lo diceva, Ladybug sentì qualcosa di umido bagnarle la guancia. Alzò lo sguardo, cercando di capire cosa stesse succedendo, e spostò una mano dal fianco, tenendola con il palmo verso l’alto. Ben presto sentì un paio di gocce bagnare il materiale dei suoi guanti, mentre l’improvviso bagliore di un lampo sfregiava il cielo, ormai molto scuro e nuvoloso.

«Oh!» mormorò, stringendosi le braccia, perché un’improvvisa folata di vento le era turlupinata intorno, quasi schiaffeggiandola con uno dei suoi codini. «Ma quando si è fatto nuvoloso? E fa anche freddo! Siamo a luglio

Chat Noir alzò gli occhi al cielo. «Non ne ho idea. Dobbiamo aver passato più tempo di quanto pensassimo a parlare». Osservò altre gocce di pioggia cadere dal cielo e iniziare a bagnare la superficie del tetto. «Beh, possiamo dimenticarci l’idea di sdraiarci sul tetto per farci un massaggio». Sospirò, notando il broncio di lei. «Grazie per aver cercato di tirarmi su di morale, Insettina. Non fa niente. Guarda, vado a casa e chiamo la mia ragazza. Sicuramente mi permetterà di sfogarmi e non mi sentirò solo. Che ne dici?»

Ladybug fece di nuovo il broncio. «Sei sicuro?»

«Certo! Ma—uh, la mia ragazza è meravigliosa come te, sempre pronta ad ascoltarmi». Raccolse il bastone dalla parte bassa della schiena e le salutò con due dita. «Alla prossima volta, allora». Ma mentre usava il suo bastone per spingersi via, sentì qualcosa afferrarlo ancora una volta per la coda, e fu trascinato di nuovo col sedere sul tetto.

«Non così in fretta, di nuovo» disse Ladybug. «Ho un’idea migliore».

«Eh?» Chat Noir sbatté le palpebre.

«Master Fu mi ha dato le chiavi del suo appartamento prima di andarsene». Sorrise maliziosa. «È vuoto, asciutto e... ci sono i lettini per i massaggi. Sai, lui faceva massaggi e altri trattamenti cinesi».

E fu così che si ritrovarono a saltare di tetto in tetto, cercando di non bagnarsi sotto la pioggia, e atterrarono davanti al cancello di un palazzo che Chat Noir aveva già visto un paio di volte. Ladybug afferrò il suo yo-yo e lo aprì per prendere qualcosa: un mazzo di chiavi, che usò per aprire il cancello, e poi di nuovo per aprire la porta dell’appartamento.

«Wow. Non stavi scherzando».

«Certo che no. Master Fu mi stava insegnando per farmi diventare la nuova Guardiana; vengo qui da molto tempo. Mettiti comodo!»

Chat Noir si guardò intorno; il posto era un po’ polveroso e l’aria era soffocante, con un odore di muffa che solleticava nel modo sbagliato il suo naso sensibile. Ma sì, era molto meglio (nonché più asciutto) che fuori.

«Apriamo la finestra?» chiese, e in base a quanto velocemente Ladybug accettò il suo suggerimento, l’odore di muffa doveva essere fastidioso anche per lei. Quando un fiotto d’aria fresca entrò dalla persiana aperta, e un po’ di luce illuminò la stanza, rendendo più facile guardarsi attorno anche alla ragazza che non aveva occhi dotati di visione notturna come lui, Chat Noir fece un grande respiro e sospirò. «Ora va meglio».

«Vero!» disse Ladybug, impassibile. Trascorse un momento osservando la Dame de Fer in lontananza brillare orgogliosa nel cielo notturno, mentre il suono sommesso della pioggia riempiva il silenzio tra di loro. Quindi si schiarì la gola e lo guardò con un sorrisetto che Chat Noir poteva solo descrivere come... timido? Sì, timido. C’era qualcosa di diverso in lei, nel modo in cui il suo sguardo deviava quando lui cercava di guardarla negli occhi e... era rossore quello che le spolverava le guance?

Si schiarì la gola. «Va bene, allora... non sono un esperto, LB, ma penso che fare un massaggio non implichi stare qui a guardare fuori dalla finestra». Notò che il sorriso della ragazza si era un po’ irrigidito. «Ma se è quello che vuoi fare, per me va benissimo!» Alzò le mani.

«No, hai ragione». Ladybug sbuffò. «Fammi tirare fuori il lettino da massaggio». Detto questo, la ragazza si diresse con destrezza verso un angolo della stanza, aprì uno degli armadietti e tirò fuori un lettino, che posò a terra. «Uno dovrebbe bastare perché siamo solo noi due».

Mentre lo diceva, la pancia di Chat Noir emise uno strano rumore e le guance del ragazzo si imporporarono per una ragione diversa. «Scusa, LB. Ero così preoccupato per il compleanno di mia madre che non ho mangiato niente oggi».

Lei scosse la testa e andò in un’altra stanza: Chat Noir pensò che fosse la cucina perché la ragazza uscì poco dopo con un bicchier d’acqua e un pacchetto di patatine in mano. «Non c’è molto qui, ma queste non erano ancora scadute e l’acqua è del rubinetto». Gliele passò, e al ragazzo non importò che l’acqua fosse a temperatura ambiente o che le patatine avessero un sapore che non gli piaceva (paprica. Non avrebbe mai pensato che a uno come Master Fu piacessero le patatine alla paprica…). Aveva troppa fame. Divorò il cibo e l’acqua in pochi secondi e poi fece per andare nella stanza da cui Ladybug aveva preso il tutto, per sciacquare il bicchiere e buttare via la confezione, ma Ladybug gli prese tutto dalle mani.

«Non preoccuparti, lascia fare a me. Vado a sciacquare il bicchiere e torno. Come ho detto prima, possiamo ordinare qualcosa più tardi, ma dovrai mangiare con le bacchette perché non ci sono posate».

«Non è un problema» disse lui con un sorriso. Dopotutto, aveva imparato il Mandarino e preso lezioni sulla cultura cinese. Magari non era bravo come un cinese a mangiare con le bacchette, ma era in grado di usarle. Poi, vide che Ladybug stava guardando il lettino da massaggio. «Vuoi iniziare tu?»

Lei trattenne il respiro. «Assolutamente no! Sei tu quello che ha bisogno di tirarsi su il morale. Sdraiati, Gattino». Fece per tirarsi su le maniche anche se la sua tuta non aveva maniche da tirar su.

Chat Noir sorrise dolcemente e fece come gli era stato detto, sdraiandosi a pancia in giù sul lettino, mentre la coda gli si muoveva come se avesse una vita propria, con l’estremità che si torceva a destra e a sinistra. «Sei sicura che non ci siano problemi? Voglio dire, io ho la ragazza e tu hai il ragazzo ormai. Sei sicura che non gli darebbe fastidio sapere che fai massaggi a un altro ragazzo?»

Le guance di Ladybug si infiammarono quando la ragazza fece scorrere un dito sulla schiena del suo compagno, facendolo rabbrividire. «Penso di sì». La sua voce suonava un po’ rauca. «Siamo amici, dopo tutto; non c’è niente di male».

«Sei sicura?»

«Certo». La ragazza fece di nuovo il gesto di tirarsi su le maniche. «Fidati di me».

Chat Noir ebbe solo il tempo di sbiascicare un «okay» titubante prima che le mani di Ladybug iniziassero a muoversi sulla sua schiena, e dopo una leggera tensione iniziale, ben presto si rilassò sotto il suo tocco.

Hm, aveva ragione, questo era il Paradiso.

§§§

Ladybug non aveva pensato con chiarezza. No, non l’aveva davvero fatto. Perché le era sembrata una buona idea, dare e ricevere un massaggio al suo migliore amico? Niente potrebbe essere più innocente, giusto? Dopotutto, aveva fatto la stessa cosa molte volte con Alya. E Chat Noir era triste, non poteva lasciarlo tornare a casa, lasciando che si addormentasse magari in lacrime.

Inoltre, il pensiero che lui chiamasse la sua ragazza per farsi consolare piuttosto che lei in qualche modo le faceva vibrare una strana corda nel petto. Una corda a cui Ladybug non voleva pensare, o ammettere che vibrasse. Specialmente non ora che il ragazzo aveva messo in chiaro di non nutrire più sentimenti nei suoi confronti. Senza contare che ora lei stava con Adrien. Non poteva essere gelosa del fatto che Chat Noir veniva confortato dalla sua ragazza, giusto?

GIUSTO?

Sbagliato. 

Ma tirò su il proverbiale tappeto e ci spazzò sotto i suoi sentimenti e le sue paure, facendo del suo meglio per ignorare come il pensiero le desse fastidio, peggio di un pugno nello stomaco.

Poi però, ebbe la grande idea di chiedere a Chat di sdraiarsi sul lettino da massaggio. Lo vide fare come gli era stato detto e, quando la mano le si mosse sopra la schiena di lui, lo sentì tendersi leggermente, per poi rilassarsi subito dopo.

Lei, però, era un fascio di nervi.

Accidenti, non ci aveva pensato.

AFFATTO.

Perché era così difficile concentrarsi mentre sentiva i muscoli della schiena del ragazzo sotto le sue dita?

La schiena di Chat Noir era sempre stata così ampia? Mentre muoveva sapientemente le mani per rilassare la tensione nella schiena del ragazzo, Ladybug si ritrovò ad ammirare il corpo su cui stava lavorando; le venne quasi l’acquolina in bocca quando sentì l’odore della sua acqua di colonia.

Adrien, il profumo - beh, Chat aveva di sicuro gusto. La ragazza dovette mordersi il labbro inferiore per impedirsi di dargli una bella annusata.

Sarebbe sembrato strano.

Sì. Troppo strano.

Perché il cuore le batteva all’impazzata? Anche il respiro le stava diventando irregolare, ma lo attribuì allo sforzo che stava facendo per rilassare i muscoli tesi della schiena del suo partner. 

Perché non potrebbe essere nient’altro, giusto?

GIUSTO?

Aveva chiesto “giusto” due volte di seguito per la seconda volta negli ultimi cinque minuti. Dannazione! Perché Chat Noir doveva essere così ben equipaggiato?

Perché in passato non aveva mai notato il dettaglio?

Beh, no, non era giusto (o vero) dire una cosa del genere: aveva notato il dettaglio in passato, ma era sempre riuscita a ignorarlo senza pensarci due volte. Dopotutto, anche Adrien era ben equipaggiato, no? Era un modello! E Chat Noir aveva la ragazza; non era giusto, per lui o per la ragazza in questione, che Ladybug continuasse a sbavargli addosso.

Perché sbavando stava.

Cavolo…

Marinette, datti una calmata e pensa ad altro, pensò Ladybug. Smetti di pensare al corpo muscoloso di Chat.

Le sue forti braccia avvolte attorno al tuo corpo, il suo...

CANCELLA IL PENSIERO!! Accidenti, che mi prende oggi? piagnucolò Ladybug tra sé e sé.

E piagnucolò anche sonoramente, visto che Chat Noir sussultò. «Tutto bene, LB?» chiese il ragazzo, girandosi a guardarla e irrigidendo la schiena.

«Sì, tutto a posto, rilassati» riuscì a dire lei.

Lui sospirò un leggero “Okay” e appoggiò di nuovo la testa sulle braccia davanti a sé, un sorrisetto gli incurvò le labbra mentre lei si intestardiva su un muscolo particolarmente rigido al centro della sua schiena e lo sentì rilassarsi ancora di più sotto il suo tocco.

«Sei bravissima, inizio davvero a sentirmi meglio».

Buon per te, pensò Ladybug, col cuore che le galoppava in gola. Cercava di non pensare che presto i ruoli si sarebbero invertiti e, beh, la sua libido sarebbe aumentata ancora di più.

Perché aveva proposto l’idea di farsi massaggi a vicenda?

Si sentiva così in colpa in quel momento, come se stesse tradendo la fiducia di Adrien, anche se stava solo facendo un massaggio innocente al suo partner e migliore amico. 

Chat Noir meritava il suo sostegno! Le era stato accanto nei momenti peggiori, dopotutto, e lei non poteva lasciare che i suoi sentimenti traditori prendessero il sopravvento e rovinassero questa serata. Non importava che fosse tesa peggio delle corde di una chitarra anche solo per la sensazione del suo corpo sotto di lei.

MARINETTE, DATTI UN CONTEGNO!

Mentre si rimproverava mentalmente in quel modo, spinse un po’ troppo forte sul trapezio del ragazzo, facendo sì che lui muovesse la testa di lato a guardarla.

«Sei sicura che vada tutto bene, Milady

No, pensò lei, ma invece annuì soltanto. «Penso di aver finito» aggiunse.

Lui gemette in disappunto. «Uh, proprio quando stavo iniziando a rilassarmi». Gli sfuggì dalle labbra un piccolo sospiro. «Hm, è stato incredibile, Insettina; era da tanto che non mi sentivo così bene».

Buon per te, pensò Ladybug. Perché io sto tutt’altro che bene.

E il pensiero che ora fosse il turno di lui a massaggiare lei la stava facendo sentire anche peggio. Faceva caldo o era solo una sua impressione?

Chat Noir si tirò su – di nuovo, era solo una sua impressione o il ragazzo era davvero riluttante a farlo? - Si stiracchiò a sinistra, a destra, su e giù, poi si voltò e la guardò. «Ora è il tuo turno».

Qualcuno poteva ricordarle perché avesse pensato che sarebbe stata una buona idea?

Non poté evitare che il suo sorriso fosse rigido mentre si avvicinava al lettino. Perché si sentiva nervosa? Dopotutto, era solo un massaggio. E probabilmente Chat non era nemmeno così bravo a farlo, il che significava che poteva dirgli di smetterla e dimenticarsene quasi immediatamente.

Aveva detto di non essere un esperto, in fondo, quindi aveva senso... giusto? Doveva aver senso, perché Ladybug iniziava a sentirsi sempre più stordita ad ogni passo che faceva verso il lettino. 

Sì, era stordimento

Non poteva assolutamente essere altro...

«Scusa se mi ripeto, ma va tutto bene, Insettina?» La voce di Chat Noir la fece uscire dalla sua spirale indotta dal panico. Doveva aver notato che era tesa. Cavolo.

«Sì. Stai bene. Voglio dire, sto bene. Tutto bene...»

Chat Noir fece il broncio. «Hai paura che non sia all’altezza di farti un massaggio?» La stava guardando dritto negli occhi, e lei distolse lo sguardo, il cuore che le batteva forte in petto. «Se non vuoi che lo faccia, lo capisco. L’ho detto che non sono un esperto, e non lo sono. Non ho mai fatto un massaggio a nessuno in vita mia». Ma mentre lo diceva, il suo sguardo si annebbiò. «Tranne una volta, alla mia Maman».

Ladybug non poteva credere alla sua fortuna. Chat Noir, solitamente un pochino arrogante e sicuro di sé, sembrava insicuro e le stava dando una via d’uscita. Si rallegrò finché il ragazzo non disse le ultime parole; a quelle parole il mondo le si schiantò addosso – e con fragore.

«Hai fatto un massaggio... alla tua Maman

Lui la guardò e sospirò. «Sì. È davvero un bel ricordo». Mentre parlava, si abbracciò con le braccia, lo sguardo perso fissando l’aria davanti a sé. All’improvviso Ladybug si sentì come se non la vedesse più. «Avevo sette anni ed eravamo al mare a Maiorca. Mio padre era andato a comprare da bere ed eravamo solo Maman ed io. Non vedevo l’ora di andare in mare con lei - era un’ottima nuotatrice - ma lei mi disse che quel giorno avrei dovuto andarci da solo perché le faceva male la schiena. Ci sono rimasto malissimo. Mi ha detto che avrebbe fatto un massaggio nel pomeriggio e che sarebbe tornata a posto il giorno seguente. Così le ho chiesto se potessi farle un massaggio io, e lei accettò». La voce di Chat Noir si incrinò un po’ mentre parlava, e lo vide deglutire per nasconderlo e tirare su col naso, forzando un po’ le labbra.

«Riuscisti a farla nuotare con te quel giorno?» chiese Ladybug, evidentemente spezzando il filo dei suoi pensieri perché lui sobbalzò e la guardò quasi con sorpresa.

«No. Ma disse che le era piaciuto, e mi comprò un gelato enorme».

Mentre Ladybug lo guardava negli occhi e vedeva tutta la nostalgia che questo ricordo gli aveva portato, la ragazza seppe che ora non poteva tirarsi indietro. Non poteva proprio. Dopotutto, erano lì perché lei gli aveva detto che voleva tirarlo su di morale. Perché sua madre non c’era più. Come poteva rifiutarsi dal fare qualcosa che gli ricordava proprio lei? Avrebbe rovinato lo scopo dell’intera serata. Con l’espressione accigliata, fece i pochi passi che la separavano dal lettino e vi si sdraiò sopra. Sentì il dito di lui tracciare il contorno della sua schiena con un tocco leggero come una piuma che le fece venire la pelle d’oca, così girò la testa per guardarlo: sembrava pallido e un po’ teso.

Ora era il suo turno di chiedere: «Tutto bene?»

Lui deglutì di nuovo e strinse le mani a pugno, iniziando un movimento regolare sulla sua schiena, come quello che fanno i gatti quando fanno le fusa. Stava quasi per ricordargli che non era un vero gatto quando il ragazzo mosse la mano per afferrarle la spalla e accidentalmente le graffiò il colletto della tuta con uno dei suoi artigli, che rimase incastrato nel tessuto. Chat Noir impallidì ancora di più e cercò di districare il suo artiglio ma finì per strapparle la tuta; Ladybug inspirò nel sentire una sensazione di bruciore alla nuca.

«Cavolo! Mi dispiace tanto, Milady; non so come sia successo. Non volevo farti male!»

«Non preoccuparti, Gattino», disse lei, ma lui la interruppe.

«No, non va bene. Mi dispiace tanto; avrei dovuto sapere che non potevo farlo con le mani artigliate». Mise un broncio enorme sulle labbra e abbassò le spalle, le orecchie da gatto piatte sulla testa. «Forse è meglio se lasciamo stare», disse poi, e Ladybug gioì per un attimo, pensando che se la sarebbe cavata; ma all’improvviso, gli occhi del ragazzo si spalancarono mentre sorrideva sornione. «A meno che...» 

«A meno che?»

«Chiudi gli occhi, Milady» disse Chat. Istintivamente, Ladybug fece come le era stato detto, ma quando lo sentì dire «Plagg, ritrasformami!» il sangue le defluì dal viso mentre il cuore le sprofondava nel petto.

«Che fai, Chat?» Sentì le sue dita premerle sul collo e le spalle, e il cuore le iniziò a battere all’impazzata.

«In questo modo non ti farò male. Tieni gli occhi chiusi».

Iniziò a muovere i pollici ai lati del suo collo, proprio dove sentiva la sensazione di bruciore causata dai suoi artigli che le strappavano la tuta.

Ladybug voleva morire. Cosa aveva fatto per meritarsi una cosa del genere? 

Adesso non poteva davvero tirarsi indietro, e non solo: doveva anche tenere gli occhi chiusi. Con il cuore che le martellava in petto, spostò la testa per appoggiare la guancia sulla panca e cercò di trovare una posizione comoda mentre Chat Noir iniziava a massaggiarle la parte posteriore del collo che lo strappo nella tuta aveva lasciato scoperta.

«Cerca di rilassarti, LB» disse Chat, un po’ esitante.

Cavolo, rilassarmi? 

COME AVREBBE MAI POTUTO RILASSARSI?

Continua…


Nota dell’Autrice


Ciao a tutti, di nuovo!

Vi direte, che è successo? Due storie una appresso all’altra? Beh, come ho spiegato l’altra storia me l’ero proprio dimenticata, quindi ve ne beccate due perché questa l’ho scritta per il calendario pasquale del gruppo h/c! Buona Pasqua :D 

Vi prego, fatemi sapere che ne pensate! Queste ultime storie non se le sta filando nessuno e a me inizia a scocciare parecchio di tradurre le storie in italiano se non vengono lette! Quindi se volete che continui a scrivere in Italiano, vi prego di farmi sentire la vostra voce e dirmi se la storia vi è piaciuta o meno e perché, se vi ha fatto provare qualcosa, qualunque commento è ben accetto!

Un bacione a tutti! 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Kagome