Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Brume    02/05/2023    3 recensioni
"L’ edificio non assomigliava nemmeno lontanamene ai grossi grattacieli che, in quella zona, fungevano da sede alle maggiori aziende -nonché agli edifici governativi- no; era, piuttosto, una curiosa costruzione, in mattoni rossi, con quattro, cinque appartamenti forse al proprio interno. Nulla in confronto a quei mostri giganteschi.
E questa sarebbe la sede della JSC? Si domandò Kaori, da ben dieci minuti con lo sguardo rivolto verso l’ alto, affascinata da quella costruzione. Mi aspettavo qualcosa di più…imponente ….ma che importa? E’ un bel posto, il quartiere lo conosco bene e…l’importante è che mi trovi bene…."
Kaori, fresca di laurea, viene convocata per un lavoro: qui incontrerà una persona molto cara, che non vedeva da molto tempo. Potrà il destino aiutarla a conquistare l' uomo che ha sempre amato?
Mini long, dai toni leggeri, distanti dai miei vecchi racconti. Buona lettura.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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1.

L’aria fresca - gradevole omaggio lasciato da un improvviso temporale estivo -  le accarezzò delicatamente un lembo di pelle, lasciata inavvertitamente scoperta dalla semplice t-shirt usata per coricarsi, provocandole piccoli brividi; Kaori, una tazza di caffè bollente tra le mani,  si era appena affacciata alla finestra della propria stanza o forse era meglio dire monolocale, viste le dimensioni , ed ora se ne stava placida ad osservare la città nel pieno del suo risveglio. L’ orologio da polso segnava le cinque e tre quarti e già si potevano udire una moltitudine di suoni ben distinti;  le prime vetture  che lasciavano gli stalli a pagamento del parcheggio, il fragore di alcuni autobus, il vociare dei negozianti che si accingevano ad aprire i propri esercizi... Tutto come allora pensò lei - ricordando i tempi in cui ancora soggiornava in quello che chiamare quartiere era davvero riduttivo  - fatto salvo per il fatto che tu non ci sei più, Hideyuki e…e quello che era il tuo migliore amico ora è una persona totalmente diversa….

Una folata di aria le scostò un ciuffo di capelli dal viso.

…smettila di pensarci, Kaori. Lui non è più lo stesso, purtroppo…

La donna rimase per un attimo a rimuginare sul passato.
 Lui…l’aveva  forse riconosciuta? Aveva pensato qualcosa, non appena i loro occhi si erano incrociati oppure, come credeva, tutto era caduto nell’ oblio di un passato senza tempo? Chiusela finestra con un gesto secco, quasi stizzito della mano. Poi, controllò l’ ora, posò la tazza nel lavello del minuscolo angolo cottura alla sua sinistra e attraversò la stanza dirigendosi versol’ armadio, decidendo cosa indossare: una volta preparati i vestiti sul letto, si infilo sotto la doccia. Doveva quanto prima essere pronta per le sei e mezzo, scendere in cucina, controllare che tutto fosse a posto ed aspettare che arrivasse l’ assistente, Nogami, per definire le questioni della giornata.
Quando uscì dalla stanza, in anticipo di una decina di minuti ,  i capelli erano ancora umidi ma poco importava; in perfetto ordine, la cartelletta sotto il braccio e la tracolla di una nota casa francese en pendant con un castigato abito color tabacco appena sopra il ginocchio,  abbinato a delle  ballerine crema, si incamminò per raggiungere  la cucina dove Miss Kawasaki era già al lavoro. Kaori, dopo averla salutata, si accertò che tutto fosse come richiesto, controllando ogni cosa, dalla disposizione del piatto alla cottura delle uova. Quella mattina Saeba sarebbe rimasto in casa, avrebbe fatto colazione intorno sette,  poi sarebbe sceso al piano di sotto per un meeting prima di iniziare un giro di riunioni; questo era tutto ciò che sapeva.

“Servirà lei la colazione?” domandò la cuoca passando alla cottura delle pietanze, senza neppure voltarsi.

“Si, la porterò io a Nogami” rispose Kaori.

“Tra poco sarà pronto” si  sentì rispondere dopo un paio di minuti; una cameriera, che lei non aveva notato, uscì nel medesimo istante dalla  porta di servizio recando con sé una brocca colma di succo d’ arancia, quindi si spostò per non dare intralcio. La  colazione fu pronta in un attimo, puntuale e  Kaori,  afferrando e spingendo un carrellino porta vivande, si portò nei  pressi l’ ufficio di Nogami fermandosi e bussando, come concordato, due volte.
“Buongiorno” disse prontamente  l’ altra donna, aprendo la porta immediatamente. Dietro di essa due uomini e una donna che ancora non aveva conosciuto la salutarono con un inchino.

“E’ tutto pronto?”

“Si, Signorina Nogami. “  rispose Kaori “..è tutto pronto.”
L’ assistente di Saeba uscì  allora dall’ ufficio,  seguita dalle persone che aveva intravisto , una delle quali afferrò il vassoio con la  colazione e, senza aggiungere altro, sparirono alla sua vista. Kaori, sorpresa, si domandò per alcuni minuti come diavolo avesse Nogami ad essere così perfettamente vestita, truccata ed efficiente di buona mattina; infine, raggiunse il proprio ufficio, accese il pc, controllò la posta,fatture, forniture, impegni.



Ore otto e trenta, chiamare il tecnico della caldaia.
Ore undici, concordare le scorte alimentari per la settimana seguente insieme a Miss Kawasaki.
Ore undici e trenta fissare appuntamento per un incontro con il responsabile dell’ ufficio importazioni.
Ore tredici, lavanderia.
Ore quindici, organizzare turni settimanali lavanderia.


E’ solo per i primi tempi, in seguito sarà suo compito gestire il tutto : così le aveva detto Nogami, riferendosi a quell’ elenco infinito di cose da fare. ‘Come se non sapessi come si tira avanti una casa’ si trovò a pensare Kaori in quel momento. In ogni caso, con estrema serietà e dedizione, sua precisa caratteristica, la ragazza si adeguò, immergendosi nel lavoro e uscì dall’ ufficio solo per pranzo, alle dodici esatte, quando raggiunse la cuoca e gli altri in cucina: Kawasaki, Umeda, Kurochiza. Quest’ ultimo, un uomo sui trent’anni, tanto palestrato quanto dotato intellettualmente, era l’ addetto alla sicurezza e stazionava praticamente in casa h24. Di tutti , l’ unico che le ispirasse simpatia.

“Miss Makimura “  a quanto pare Miss era l’ appellativo preferito, in quella casa “ come si trova? E’ il suo primo giorno, corretto?” domandò. Lei, prendendo posto, annuì.
“Molto bene, grazie “ rispose lei posando il tovagliolo sulle gambe. L’ uomo prese dell’ acqua e glie la versò nel bicchiere.
“Ne sono lieto. Vedrà: si troverà bene, qui. Per qualsiasi cosa non esiti a chiedere. Sa, Nogami a volte appare fin troppo dura e fissata su alcune cose. Non si faccia spaventare” disse.
Kaori rispose con un sorriso passando oltre l’ occhiataccia che Kawasaki rifilò a Kurochiza. Non aveva alcuna voglia di iniziare la sua carriera inimicandosi l’ uno o l’ altra, dunque preferì rimanere sul vago.
Il resto del pranzo passò in silenzio, infine ognuno tornò ai propri impegni. Avendo ancora una mezz’ ora libera prima di procedere con i compiti pomeridiani, Kaori ne approfittò per fare un giro della proprietà e, visto che la giornata era bella, si recò sul terrazzo. Tuttavia, non appena aprì la porta, notò che non era
 l’ unica ad aver avuto quella idea; udì, infatti, un lieve parlottio ed il tintinnare di bicchieri. Più per spirito del dovere che per curiosità si guardò in giro, accelerò il passo e …girato l’ angolo, a poca distanza dalla piscina, trovò Nogami e Saeba intenti a pranzare, con una confidenza degna di due vecchi amici. L’ assistente la notò subito.
“Makimura, cosa ci fa qui?” domandò Nogami alquanto scocciata, quasi Kaori avesse disturbato un incontro per così dire intimo.
“Scusate, stavo solo facendo un giro della casa per controllare che tutto fosse a posto” si affrettò a rispondere, accennando ad un lieve inchino. Notò che Saeba la stava osservando, il viso disteso; le sorrise, anche,  quasi per farle capire che non era accaduto nulla di irreparabile… ma l’ altra, Nogami, non sembrava della stessa idea. Si alzò in piedi e, alzando il braccio, indicò la porta.
“Se ne vada. Subito.” disse con un tono che a stento riuscì a celare una forte rabbia. Kaori rimase a guardarla poi, senza dire nulla, girò sui tacchi e tornò al piano di sotto. Ma che diavolo le prende a quella? Stavo solo gironzolando… inoltre, io sarei la governante di questa casa… pensò; innocentemente, non le sfiorò neppure per un momento l’ idea che lei avesse potuto disturbare… un qualcosa.  In ogni caso, non si lasciò prendere più di tanto  e tornò alle sue mansioni; ed il pomeriggio passò, velocemente, tra una commissione e l’ altra. Quando arrivò finalmente sera senza altri particolari avvenimenti, fu un sollievo per lei potersi ritirare nella propria stanza con un vassoio di prelibatezze appena sfornate tre le mani. Non appena chiuse la porta, lanciò che scarpe in un angolo della stanza e, accesa la televisione, iniziò a mangiare la sua cena o almeno ci provò…finchè qualcosa, improvvisamente, le chiuse lo stomaco.

Ryo.

Quel sorriso, quel viso sì invecchiato ma pur sempre dolce…
Rivederlo ancora, e saperlo così…così distante e diverso l’ aveva gettata in una confusione davvero profonda.Perché ti comporti così, Ryo? Sei davvero cambiato molto, rispetto a qualche anno fa. Io ricordavo un uomo allegro, pieno di vita, perennemente alla ricerca di una donna. Ricordo le discussioni con mio fratello, così pacato, invece…e ricordo anche le vostre sbronze. Dopo la morte di Hide… ci siamo persi di vista ed ora che il destino ci ha fatto incontrare…
Kaori allontanò da sé il vassoio i cui piatti posati al di sopra erano in gran parte colmi di cibo e si alzò in piedi, camminando fino alla finestra, che aprì lasciando fluire un po' d’ aria.
Io…ti ricordavo diverso; perché…perché fai quasi finta di non conoscermi? E’ vero, eravamo si e no conoscenti, non posso definirti come qualcuno di diverso…ma…

La donna sospirò.
Come se avesse improvvisamente realizzato di essersi inoltrata in voli pindarici, provò a tornare razionale.
“Ma che diavolo sto dicendo? E’ lavoro, Kaori, lavoro!” esclamò, quasi volesse rafforzare il concetto.
…”Già, ma proprio qui dovevo finire ? Dovevo proprio rivederti?  “ disse; infine, chiusa la finestra, decise che sarebbe andata a dormire; era stata una giornata pesante.  Dopo essersi preparata per la notte, crollò esausta sull’ ampio letto a due piazze.  Circa tre ore più tardi, smossa dalla mancanza di cibo, si svegliò; assonnata, allungò la mano per afferrare il telefono. Le tre e venti. Stanca, non ci pensò nemmeno ad alzarsi; lo fece solo quando il suo stomaco iniziò a dolere.
“Accidenti, perché non mi sono portata qualcosa da sgranocchiare?” disse osservando la cena alla quale aveva rinunciato, ormai fredda, immangiabile; poi, si alzò e si mise a sedere sul letto. La testa china, non del tutto presente, recuperò le pantofole da camera,  si alzò e uscì dalla stanza, dirigendosi al piano di sotto. Man mano che avanzava, le parve che tutto fosse diverso. Vuota, silenziosa… La casa ha tutto un altro aspetto, si trovò a pensare, mentre scendeva le scale: ed era vero, perché ogni cosa sembrava sospesa: senza le persone che di solito la affollavano quell’ open space appariva davvero gigantesco.
 Bella è bella pensò la donna, fermatasi sulle scale, godendo di una visione d’ insieme  …tuttavia è…fredda, senza vita, come fosse appena uscita da una rivista. Perfino le coperte sono  appoggiate sul divano per estetica…che senso ha?

“Kaori, ti serve qualcosa?”

La donna trasalì, non si aspettava di trovare nessuno, vista l’ ora.

Questa voce…

 Si voltò lentamente. Dietro di lei, trovò Saeba.

“La prego di scusarmi, avevo fame e non trovavo nulla nella mia stanza” rispose. Era così strano riferirsi all’ uomo  con tale deferenza…
Sabea sorrise.
Kaori notò che indossava ancora camicia e giacca, era vestito di tutto punto; probabilmente , non era andato nemmeno a dormire.
“Mi dispiace averti spaventata, non volevo. Sentiti libera di fare ciò che ti aggrada; in fondo, sei tu che ti occupi della casa, ora, giusto?” rispose.
Kaori, stranita, chinò il capo.
Ryo le passò accanto scendendo gli ultimi cinque scalini. Li si fermò, ancora.

“ Ti ho riconosciuta, Kaori. Ma, al momento, più di tanto non posso fare. Sappi, comunque, che non ho scordato il passato. Ah, una ultima cosa: porta pazienza con Reika. Abbaia ma non morde” disse, dandole le spalle.

Il mondo si fermò.
Cosa aveva appena detto, Ryo? Sembrava così diverso dalla persona che aveva visto nemmeno un giorno prima…per un istante, sembrò l’ uomo di un tempo. Lei lo fissò, pronta a chiedergli qualcosa: ma dalla propria bocca non uscì nulla, ogni parola le morì in gola.

“Ora devo andare. Perdonami” disse lui: Kaori basita a dir poco, e lo osservò  andare in direzione della porta ed uscire.In preda alla forte emozione, dimentica della fame che l’ aveva fatta arrivare fino a li, risalì allora le scale, tornando da dove era venuta e, una volta chiusa la porta dietro le sue spalle, si appoggiò con la schiena ad essa e si lasciò scivolare fino a terra, le gambe seminude a contatto con il freddo pavimento in marmo.

“Ryo…allora tu…” mormorò,  fissando un punto non ben precisato della stanza “allora tu….”

Kaori sospirò.
Cosa …cosa vuoi dirmi con le tue parole? Cosa non puoi fare? Perchè tutto questo mistero? Cosa devo perdonarti?   si domandò; provò con tutta sé stessa  a cercare una risposta  che avesse senso, ci provò a lungo…ma non riuscì a trovarla. Cosa mi nascondi?  si chiese, ancora.Era capitata in quella casa alla ricerca di un lavoro ed ora non solo aveva rivisto Ryo, ma si trovava ora alle prese con un grosso interrogativo: strana la vita disse, con un filo di voce, accogliendo stanchezza e sonno che la fecero ben presto crollare, li dove si trovava, esausta. Il mattino seguente si alzò a fatica, così anche quello seguente ma, ben presto, riuscì finalmente a metter via ogni pensiero ed adattarsi ad ambiente e lavoro.



Dopo quell’ incontro del tutto fortuito, non ve ne furono altri ed i giorni passarono, l’ uno dopo l’ altro.
Per quanto lei si fosse – appunto -  adattata, calandosi professionalmente in una parte che scoprì calzarle a pennello, il tarlo di una qualcosa lasciato in sospeso talvolta inficiava le proprie prestazioni; certo, non a tal punto da mettere a repentaglio un posto di lavoro…ma si trattava pur sempre di spiacevoli inghippi che, alla lunga, la costrinsero anche ad un incontro con l’ Assistente di Saeba, la signorina Nogami.
Ciò avvenne verso la fine di luglio.
“Kaori…” da un paio di settimane le due, che sembravano aver trovato un equilibrio ed una certa confidenza, erano passate a darsi del  tu “ cosa ti succede? Lasciami subito dire che trovo il tuo lavoro sempre attento e preciso, ma qualitativamente … un filino peggiorato, passami il termine…”
Nogami, seduta alla propria scrivania, indossava un abito blu cobalto che le faceva risaltare l’ incarnato pallido ed i capelli neri; fissava Kaori con sincera preoccupazione ed  interesse, senza alcuna cattiveria apparente.

 “Mi dispiace, Reika; ho avuto qualche problema, ma ti assicuro che si è risolto” rispose, abbassando lo sguardo “ spero, in ogni caso, di non aver causato particolari danni.”

Nogami voltò il capo, osservando la tenda muoversi, mossa da un’ aria calda ed afosa  che iniziava  a dare fastidio.

“No, non è questo…” disse “ solo che… noi, qui, siamo abituati ad essere efficienti. E’ vero che le tue azioni non hanno causato particolare danni, tuttavia…una dimenticanza oggi, una domani… il presidente, Saeba, come hai notato risiede un gran poco qui, di conseguenza, quando si trova a casa sua, vorrebbe che tutto risulti perfetto. Non è un rimprovero, Kaori, ma solo un richiamo. Ad ogni modo, per dimostrarti che il tuo operato è comunque positivo e che sei una parte importante di questa grande squadra che è la JSC… ho preparato un contratto, definitivo. Che dici?”

Kaori, incredula, aspettò che l’ assistente di Ryo riprendesse posto, visto che fino ad allora era rimasta in piedi, le braccia conserte, a poca distanza da lei.

“Grazie della fiducia, Reika. Non so che altro dire se non grazie ” rispose. L’ altra donna tornò a sedersi, aprì uno dei cassetti della scrivania e posò davanti alla sua sottoposta un foglio.

“Leggilo con calma, riportalo firmato domattina, quando partiremo” disse.

Kaori spostò una ciocca di capelli dal viso; aveva iniziato a fare molto caldo ormai. Doveva assolutamente di andare al salone per farsi dare una sistemata ai capelli che da sempre portava corti. Sorpresa dall’ ultima frase, fissò Reika.

Partiremo? “ domandò.
Nogami sorrise.
“Si. Saeba usa trasferirsi in luoghi più freschi, nei mesi estivi; nell’ Hokkaido, per essere più precisi fuori Sapporo. Ma non hai letto le note che ti ho consegnato l’ altro ieri?” domandò.
Kaori fece mente locale.
“Certo…ma non vi era precisato che dovessi unirmi a voi, infatti ho dato disposizione solo per i vostri effetti. Prima di sera saranno pronti e verranno consegnati all’ autista …” rispose.

Reika chiuse i cassetto alla sua sinistra. Il telefono squillò, lei lo lasciò suonare.

“ … di a Yoko di preparare qualcosa anche per te. Dovesse mancare qualcosa, potremo recuperarlo nella casa di Hokkaido…” disse. Poi rimase in attesa che Kaori uscisse, per poter rispondere al telefono. Kaori uscì all’ istante. Como ho fatto a  non ricordarlo?pensò una volta fuori dalla porta; quindi, afferrò la cartelletta e tornò a rileggere le note di due giorni prima: effettivamente, non vi era menzione alcuna alla sua presenza. In ogni caso, non che le dispiacesse trasferirsi altrove per qualche, anzi: da molti mesi non lasciava Tokyo, eccezione fatta per il periodo di formazione scolastica e pre-lavorativa. Come suggeritole da Reika, Kaori prese a vagare per la casa in cerca di Yoko, che trovò al piano di sopra, nello sgabuzzino, intenta a stirare; quindi, comunicato ciò che doveva dirle, tornò nei suoi alloggi, iniziando a pensare a cosa avrebbe portato con sé.

In quel mentre, Ryo era rinchiuso nel seminterrato, alle prese con pistole e altri interessanti giocattoli.

Perché , Kaori, tra le tante…perché proprio te? Ho fatico così tanto a dimenticarti… ti prego, perdonami, avrei voluto tenerti lontana come ho fatto fino ad ora ma non ci sono riuscito….” Mormorò. Dopo di chè, in piedi davanti al bersaglio, scaricò l’ intero caricatore sulla sagoma di cartone.

 
   
 
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