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Autore: EleWar    09/08/2023    4 recensioni
Nella vita di Ryo e Kaori ci sono tanti, troppi segreti, e omissioni, e la verità, prima o poi, viene a galla. Come reagiranno i nostri eroi alle prese con questa nuova avventura?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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… e a tempo di record, arrivò anche il capitolo n.3 :D
E’ che ce l’avevo bello che pronto, è decisamente corto, e allora mi sono detta “perché aspettare?”
Flash per voi!
Intanto GRAZIE per esserci sempre
vi Lovvo
Eleonora

 
 
 
 
Cap. 3 Per il tuo bene
 
“Lo abbiamo fatto per il tuo bene!”
 
“Pfuuuu” sbottò esasperata “Per il mio bene, dici?” e gli piantò gli occhi addosso “E quale sarebbe il mio bene? Di essere cresciuta, e vissuta nella beata ignoranza? Di essermi risparmiata un trauma infantile dovuto all’abbandono, al rapimento, al fatto che mio padre fosse un criminale e che nelle mie stesse vene scorre il gene del male?”
 
“Kaori…” l’ammonì Ryo.
 
Gli sembrava che stesse esagerando, però ripensandoci non aveva tutti i torti; perché le avevano taciuto quelle cose, perché lui non gliele aveva mai dette?
 
“Però almeno di Sayuri potevate, potevi dirmelo!!” sbottò Kaori con una nota di rabbia ad incrinarle la voce.
 
Ryo era stato preso in contropiede; se aver ritardato nel rivelarle la confessione fattagli da Hideyuki, e cioè cosa rappresentasse veramente quell’anello per Kaori, era dovuto al fatto che subito dopo l’uccisione del suo migliore amico, non gli era sembrato quello il momento, perché la ragazza aveva già dovuto affrontare un trauma notevole – e col passare del tempo aveva perso l’occasione – per quanto riguardava Sayuri era tutto diverso.
E Ryo aveva taciuto di proposito.
Poteva ancora continuare a mentirle, ad ostinarsi nel non dirle la verità?
A cosa valeva nascondersi dietro un dito?
 
“Hai ragione” rispose sorprendentemente Ryo, e quasi si stupì lui stesso della facilità con cui aveva capitolato, e della sicurezza che stava provando in quel momento.
Era deciso a parlare, una volta per tutte, e poi finalmente Kaori avrebbe deciso come la donna adulta che era.
“Kaori… hai perfettamente ragione, avrei dovuto parlarti di Sayuri, e di quello che sapevo del tuo passato, ho deciso per te, una volta di troppo, e ti chiedo di perdonarmi… sono stato un egoista.”
 
“Un egoista?” l’interruppe “E cosa c’entri tu?” gli chiese incredula, e al colmo dello stupore “Di quel periodo ricordo solo che, al solito, avevi le fregole per lei, e che avresti voluto portartela a letto, come tutte le belle donne che invariabilmente conosci! Avrebbe forse fatto differenza, per te, se io avessi saputo la vera identità di quella finta cliente? Tu ci hai provato lo stesso, nonostante sapessi benissimo chi fosse! Non ti sei astenuto dal farlo, nemmeno per rispetto nei miei confronti.”
 
L’atmosfera era cambiata di colpo, e dalla leggera tensione che aleggiava fra i due, dovuta all’argomento spinoso che stavano affrontando, si era passati alla strisciante ostilità, da parte di Kaori, per Ryo.
A riprova di ciò, la donna aveva preso a scaldarsi ed agitarsi sulla sedia; sembrava pronta a schizzare via in da un momento all’altro.
Le cose stavano prendendo una brutta piega, e a Ryo parve che la situazione gli stesse rapidamente sfuggendo di mano; s’innervosì ma non lo diede a vedere.
 
Ma, ad un tratto, Kaori balzò in piedi, sbattendo i palmi delle mani sul tavolo; era furiosa, addolorata, sembrava essere giunta improvvisamente ad una conclusione, come se avesse avuto un’illuminazione improvvisa che, a quanto pareva, non prometteva nulla di buono.
Puntandogli il dito contro iniziò dicendo:
 
“Tu… tu… lurido bastardo, porco, maniaco. Tu, tu sei andato a letto con Sayuri! Te la sei scopata, non è vero?”
 
Ryo sobbalzò sulla sedia.
Tutto si sarebbe aspettato dalla dolce Kaori, ma non questo.
 
“Ma che… che stai dicendo?”
 
“Cosa sto dicendo? Non fare il finto tonto con come, tu hai capito benissimo cosa ti ho appena detto.”
 
E nel dirlo si era già spostata di lato al tavolo, con l’intenzione di andarsene da lì, ma prima fece il giro del mobile, e gli si parò davanti: la rabbia e la disperazione la rendevano bellissima, malgrado la notte insonne.
Le prime luci dell’alba, che rosseggiavano fuori dalle finestre, stavano illuminando la stanza e annullavano la fredda luce del neon.
Ora Kaori era in controluce, e lo fronteggiava, e i suoi capelli sembravano in fiamme.
Era l’immagine di una divinità, la dea della vendetta.
 
“Kaori… è assurdo!”
 
“Ah, è assurdo? Perché pensi che sia un’idea così strampalata, quella che tu e lei siete andati a letto insieme? Del resto non hai mai fatto mistero che Sayuri ti piacesse, e magari hai finito per sedurla, ricorrendo a tutte le tue doti segreti di gran amatore.” E gli rivolse un sorriso sprezzante e derisorio.
 
Ma Ryo si alzò in piedi a sua volta, e la sovrastò con la sua mole; era serissimo, e per una piccolissima frazione di secondo, Kaori ebbe paura, tuttavia si fece forza, convinta ad andare fino in fondo.
Non aveva più nulla da perdere, e nel caos dei suoi sentimenti, non riusciva neanche più a distinguere la verità dalla menzogna.
 
“Non è come credi…” sibilò duro l’uomo.
 
“Eppure… in fondo… perché dovrei stupirmi?” mormorò rassegnata e affranta la ragazza, più a sé stessa che a lui “tu corri dietro a tutte, tranne a me, che ti ripugno, lei era libera, disponibile; era venuta per cercare una sorella e ha trovato un amante. Un’avventura che è durata poco, però, giusto?” e tornò a sfidarlo con lo sguardo “Perché tu non ami i legami… tu, lo stallone di Shinjuku. Immagino che avete voluto tacere entrambi nei miei confronti, per il mio bene! Anche se… delusione più, delusione meno… Spero almeno lei non abbia sofferto, che tu non le abbai spezzato il cuore…”
 
“Ripeto, non è come credi!” rincarò Ryo “Stai fraintendendo tutto…”
 
“Comunque non ha più importanza…”
Kaori sembrava essere giunta ormai al dunque, e Ryo, nuovamente, si agitò: il pensiero che lei potesse andarsene e lasciarlo per sempre gli stritolò il cuore, e gli mancò il respiro.
 
La sweeper riprese:
 
“E’ vero, non eravate tenuti a rivelarmi i dettagli della vostra tresca, ma tu… tu avresti dovuto dirmi che era mia sorella!”
 
“Fra me e tua sorella non c’è stato niente, lo vuoi capire oppure no?” sbottò esasperato Ryo “Lei mi odia, sì mi odia, perché ti ho costretto a questa vita, mettendoti continuamente a repentaglio, te l’ho detto. E mi odia perché… perché ti faccio soffrire, perché non corrispondo i tuoi sentimenti, ecco qual è la verità!”
 
Kaori fece un passo indietro di scatto, come colpita da uno schiaffo.
Ryo non perse tempo e proseguì:
 
“Quando è arrivata a Tokyo era decisa a portati via con sé, per poter vivere insieme e recuperare tutto il tempo perduto, ma io mi sono sentito morire! Se tu te ne fossi andata… se tu l’avessi seguita… io ti avrei perso!”
 
Ecco, Ryo gliel’aveva detto, incredibilmente si era aperto a Kaori, e la sicurezza che stava provando in quel momento, lo spingeva a confessarle tutto, a dirle finalmente la verità.
 
“Ho sempre temuto che prima o poi te ne saresti andata, nonostante ti ripetessi che ti meritavi una vita diversa, migliore, normale. Finché non hai conosciuto il mio passato, finché non è arrivata Mary, stavo abbastanza tranquillo, perché non sapevi fino in fondo che tipaccio fossi, che razza di assassino fossi, e ti andavo bene così. Caparbiamente hai scelto di restare con me, e anche se non lo davo a vedere, ero l’uomo più felice di questo mondo. Eravamo una famiglia, tu ed io, eravamo perfetti insieme, anche se… Ma poi è sbucata dal nulla questa Sayuri, dicendo che era tua sorella, e ne aveva tutte le prove! E mi sono sentito sconfitto, annientato: tu e lei avevate un legame di sangue, era il tuo parente più prossimo, vero, non come i Makimura… Lei poteva offrirti veramente quella vita normale che sognavo per te, ma io… io sarei rimasto indietro, da solo. Non sapevo come fare! Se ti avessi detto subito chi era, ti avrei consegnato direttamente nelle sue braccia, e mi avresti piantato in asso, ecco perché dico che sono stato egoista. Non ho fatto nulla per favorirvi, ma nemmeno vi ho ostacolato. Al solito, ho lasciato che fosse qualcun altro a decidere per me, non volevo prendere una decisione.”
 
A quel punto Ryo le prese entrambe le mani e guardandola intensamente proseguì:
 
“Lo so, ho sbagliato, ma finché eravamo insieme tu ed io, eravamo due orfani che formavano una famiglia, poi però è spuntata tua sorella, e mi sono sentito escluso. Di più, ho avuto paura di perderti! Poi non so bene cosa sia successo fra di voi, Sayuri mi ha detto che non si è rivelata a te, perché ti ha visto felice, e non voleva rovinarti la vita insistendo per portarti in America con lei. Voi avete comunque stabilito un legame e alla fine tu hai deciso di restare… Anche se lei continua ad odiarmi” e quasi ridacchiò, amaramente.
 
Kaori, che sentiva il calore delle mani del socio irradiarsi per tutta la sua persona, per un attimo si crogiolò in quel contatto, in quel gesto intimo e potente, tuttavia, in un moto di ribellione, ritrasse velocemente le sue mani dalla presa dell’altro, e duramente gli disse:
 
“Sei il solito idiota! Io avevo già capito che Sayuri era mia sorella, ma non sarei mai potuta andare via con lei, lasciando il Giappone, il mio lavoro e … te! Sì tu! Sono restata perché speravo ancora che, prima o poi, ti saresti deciso, che avresti finito per amarmi come io amo te, che saremmo potuti essere felici insieme. Ho soprasseduto anche a questa ennesima omissione, ma ora… ora penso che avresti dovuto dirmi tutto. Me lo meritavo. Se io non avessi notato il particolare dell’anello, sulla foto che Sayuri mi ha mandato, non staremmo qui a parlarne. Quando avevi intenzione di dirmelo?”
 
Il ragionamento di Kaori non faceva una piega e Ryo si sentì spiazzato.
Tutte le bugie e le mezze verità che avevano puntellato la loro relazione, stavano miseramente crollando, e tutto sembrava perduto.
La ragazza si allontanò da lui, e Ryo fu percorso da un brivido gelido; ecco, stava succedendo davvero, Kaori lo stava lasciando.
 
“Ka-Kaori aspetta…” si ritrovò ad implorarla, non sapendo però cosa inventarsi per tenerla lì ancora con sé: l’aveva delusa, profondamente, e nemmeno la più potente delle martellate avrebbe potuto punirlo, ristabilendo lo status quo.
 
“Se avevi paura di perdermi, avresti dovuto dirmelo, così come che Sayuri era mia sorella. Io sarei rimasta ugualmente con te, anzi! Mi avresti fatto felice, perché mi avresti fatto capire che tieni a me, che mi vuoi bene. Avresti dovuto dirmi anche dell’anello, avresti dovuto dirmi tante cose… ma ora è tardi.”
 
“Che-che stai dicendo?” balbettò.
 
“Sto dicendo che ho bisogno di restare sola, che devo andarmene da qui, da te.. Devo farlo, per me stessa.” e già lo stava sorpassando per dirigersi verso le scale.
 
“Non dirai sul serio, dai? Sugar, stai scherzando vero?”
 
“Per il mio bene… lasciami andare.”
 
   
 
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