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Autore: Longriffiths    26/08/2023    2 recensioni
Gli angeli sono sempre rilucenti anche se il più rilucente fra loro è caduto; se le più turpi cose assumessero il volto della grazia, la grazia resterebbe sempre grazia;
-William Shakespeare, Macbeth, 1606
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Molto rispetto al loro passato ci è naturalmente sconosciuto, e ci basiamo soltanto sui loro fugaci incontri per fantasticare sul come e sul quando siano effettivamente diventati amici. Ma c'è davvero un momento preciso? E sul loro futuro, sul come e quando si sono innamorati, forse, ne sappiamo ancora meno.
Insomma come ha preso Crowley la fissa per le piante? Perché Azi è così tanto attaccato ai suoi libri?
Tutto andava ricostruito, ed è ciò che noi abbiamo fatto partendo dall'antica Grecia.
-Una storia di Giulia e Arianna.-
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                            Capitolo II, parte seconda.

 

Vox clamantis in deserto

-voce di chi grida nel deserto-

 

Non era mai stato nel luogo di riposo di quel ragazzo. Lo aveva incontrato una volta, dopo il rientro dalla sua spedizione in India. Ammirava il fatto che un uomo, un semplice umano fosse riuscito a espandersi così tanto, a tenere una così grossa autorità sui suoi seguaci e sui popoli che conquistava. Lo aveva visto al matrimonio con la figlia di Statira, e lo aveva seguito durante il suo discorso.. e dal modo in cui si proclamava sovrano attribuendo a se stesso pregi e caratteri che egli stesso definiva al pari di una divinità, da come aveva imposto le abitudini e gli usi Greci a tutte le città invase..
Crowley sorrise malignamente.
Goditi la vita tra gli applausi, Alessandro. All'Inferno non avrai tutta questa adorazione.”

E così fu. 

 

Crowley ascoltò l’angelo appoggiato con le spalle al muro esterno del mausoleo. 

Le sue parole scavarono dentro il suo animo con forza e senza alcuna pietà, ma non seppe definire correttamente ciò che sentiva. Se fosse positivo, se fosse negativo. Si sentiva solo allibito, ed incredulo. Come poteva un angelo ammirare così tanto un soldato, la causa di stragi e di violenze, di repressioni. Poteva la giusta causa che era la propaganda, e l'intento di riappacificare paesi in guerra giustificare la guerra stessa, il sangue? 

Crowley fu spiazzato. 

Persone, umani come quello erano degne dell'amore, angeli come Aziraphale erano degni dell'amore, di ricevere, di sentire, e lui.. non lo era perché assetato di risposte?

 

La testa gli vorticava. Fumo grigiastro come cenere soffiata gli cadeva giù dal naso in una nube che andava dissolvendosi quasi all'istante. Il cuore di Crowley s'indurì. Ma, come al solito -solito? Quando era diventato solito?- quando si trattava di quell'essere trascendentale, il suo umore così come i sentimenti -quei pochi che gli erano rimasti e che aveva ancora la capacità di provare- cambiavano ad ogni sua parola. 

Quella era davvero la considerazione che Aziraphale aveva di sé stesso? Com'era possibile che nessun essere umano, neanche il suo fantomatico Alessandro fosse mai stato in grado di comprenderne la bellezza e la grandezza, e di fargliela presente tanto da convincerlo che avesse una culla di intrighi dentro di sé molto più vasta dell'Universo che aveva tappezzato di stelle. 

Il demone lo trovò sbagliato

 

Abbandonò la tomba di Alessandro poco dopo che Aziraphale gli chiese permesso di stanziare lì per recuperare le forze, e andò via, seduto sul tetto di uno dei palazzi d'Alessandria ad osservare da lontano i resti della Biblioteca incenerita. 

Ne comprendeva ora l'importanza per l'angelo. Non era soltanto la cultura, erano le memorie. La relazione emotiva di una vita -di una parte di essa- in cui era stato felice.

E poi, tutto in cenere.

 

Come era successo a lui. 

Crowley sospirò gravemente, scendendo da quell'edificio per raggiungere gli abitanti della città ai piedi della Biblioteca, camminando tra le macerie con loro, raccogliendo pezzi di tomi e oggetti inceneriti, illeggibili. Per un attimo si sentì.. perso.

 

Aziraphale si diresse lentamente verso la Biblioteca all’incirca un’ora più tardi, vederla incenerita con i propri occhi sarebbe stato un altro duro colpo, ma.. doveva vederla, un’ultima volta prima di lasciare Alessandria.
Le ustioni erano ormai quasi del tutto guarite, tuttavia sentiva ancora le membra doloranti e stanche. Quando arrivò sul posto scorse diverse persone sconcertate che provavano a raccogliere qualcosa, qualsiasi cosa fosse rimasto di quel tragico avvenimento. Ed anche..
«Crowley?» chiamò con tono interrogativo il demone, domandandosi perché mai si trovasse ancora lì. Era affatto una buona mossa per lui, ora. Aveva rischiato tanto quel giorno, e solo in quel momento Aziraphale sembrò rendersene conto.
«Potrebbe essere pericoloso rimanere qui, per te.» il demone gli apparve diverso dalla consuetudine. Sembrava non prestargli neanche troppa attenzione, impelagato com’era nel guarda tra i resti e le rovine.
«Vuoi.. vuoi mangiare qualcosa? Offro io. Adesso sto.. meglio.»
«No, angelo, io.. non ho affatto voglia di mangiare.»
Aziraphale si guardava attorno, ansioso. Ancora non sapeva se vi fossero altri demoni nei paraggi. Timidamente allungò una mano verso la tunica di Crowley, senza spiegarsi il perché, aveva paura che lo portassero via da un momento all’altro.
«Dai Crowley, andiamo via..» gli disse tirando leggermente la stoffa, in quel momento non aveva senso continuare a preoccuparsi della Biblioteca, o stare lì a piangerla. Doveva pensare a sé stesso e al suo.. amico.
Perché era rimasto? Aziraphale non riusciva a spiegarselo, sapeva solo di sentirsi tremendamente agitato. 

 

Il sapore della paura era molto simile all'odore del deserto in cui stavano, perciò non colse subito l'agitazione di Aziraphale. Furono i suoi occhi a dirglielo.

«Si, andiamocene.» Crowley rigirò tra le mani un pezzetto di pergamena raccolto tra i resti, e la ripose con cura in tasca.
Fissò la mano di Aziraphale sulle proprie vesti, e di rimando azzardò a prenderla tra le proprie, passando con attenzione i pollici sulle ferite non ancora del tutto guarite. Il fuoco infernale era gravoso e letale, per uno come lui.

«Ti fanno male?» 

Il demone parve più morbido. Si sentì tremendamente in colpa per il modo barbaro con cui aveva strattonato il suo amico poco fa. 

 

Difficile capire cosa fosse accaduto, perché i pochi neuroni angelici nella testa di Aziraphale sembravano aver smesso di funzionare quando la creatura satanica gli prese la mano in quel modo. Era la prima volta, in secoli di tempo umano, che i due si toccavano per mano.
«Eh? N-no, stanno guarendo..» disse un Aziraphale che non riuscì a guardarlo come si deve negli occhi.
Quella risposta sembrò bastargli, così i due si incamminarono verso un punto ignoto, poiché entrambi avevano bisogno di respirare aria pulita. I due si avviarono lontano da quella desolazione, lontano dai sentimenti negativi che si stavano lasciando alle spalle.
«Andiamo verso il porto, mi piace guardare il mare.» ed era così. Aziraphale spesso si era divertito a svolazzare sugli oceani, a volte si era inzuppato persino le ali finendo con l’avere l’ennesimo richiamo di Gabriele per aver compiuto miracoli inutilmente (come per esempio far apparire asciugamani e molti altri oggetti terreni degni di una vacanza alle Hawaii). Il porto era piuttosto ampio e articolato, ma ricco di panchine su cui sedersi per ammirare l’oceano e le imbarcazioni lontane.
«Ti sei mai bagnato le ali in acqua, per sbaglio..? Sai è una sensazione piacevole.» disse Aziraphale, completamente sconnesso da tutto, forse per mascherare il suo imbarazzo.  

«..Cosa?»

Spontaneamente il demone si aprì in una risata sinceramente divertita. Era genuina, e cozzava tremendamente col suo aspetto e con la sua essenza. 

Crowley camminava senza fretta, con tutta la quiete che portava il mondo nonostante fosse appena accaduto uno degli eventi più disastrosi della storia, culturalmente parlando. 

 

I due sedettero l'uno accanto all'altro, godendosi la pace del momento nonostante fossero consapevoli in un modo o nell'altro di essere potenzialmente sotto assedio. Osservati, spiati.
Ma nulla era importante.
C'era qualcosa che andava sistemato.
Una falla che aveva bisogno di essere colmata. 

 

«Mi dispiace. Per quello che hai perso.»

Non molte volte sentì Crowley ridere, fu piacevole malgrado il contesto. Tuttavia Aziraphale rimase sorpreso dalle parole del demone, sembrava aver compreso.. i suoi sentimenti verso la Biblioteca.
«Siamo sulla Terra da tanti secoli, abbiamo imparato che a volte i disastri semplicemente accadono.. e non possiamo fare niente per fermarli. E’ stato sciocco da parte mia buttarmi tra le fiamme. Grazie Crowley, so che hai rischiato tanto anche tu. E se preferisci..» le parole sembrarono morire nella gola dell’angelo.
«Se preferisci evitarmi per un po’ di tempo, lo capirei.» gli disse Aziraphale con il cuore pesante, sapeva che era forse la cosa migliore, per entrambi, stare lontani. Così quantomeno, nessuno dei due poteva incappare nei rischi corsi quel giorno. Eppure, il pensiero di non rivedere il demone per tanto tempo, chissà quanto, in qualche modo lo rendeva più che mai triste.
«Me la caverò, continuerò a leggere, a guastarmi formaggio e focaccia, e cercherò di rimediare al mio errore.» 

 

Crowley lo guardò accigliato, poi sbuffo dal naso. 

Un senso interiore di equilibrio parve risanare ogni sfregio mentale che si era autoinflitto, e che la vicenda intera gli aveva causato. Il pensiero che Aziraphale morisse, che fosse ucciso gli aveva graffiato profondamente l'anima. Non lo capiva? Forse era meglio. Forse era più giusto lasciargli credere che gli fosse indifferente. Perché doveva esserlo. Non era affatto normale, né tollerabile che il demone avesse piacere nella sua presenza, figurarsi la compagnia.

 

«Dovresti venire a vedere Roma una volta ancora. A te piacciono tutte.. le faccende da espansione, le arti e tutto il resto. Certo ti sconsiglio gli anfiteatri il giovedì sera, ma.» 

 

Il rosso avanzò, quasi timoroso. E poi riprese guardandolo in viso.

Sì, rivedere Roma non era una cattiva idea, dopotutto era una città estremamente vivace ed eclettica.
«Potresti raccontarmelo. Tutto quello che hai letto là dentro. Se lo lasci a me non verrà perso del tutto.» Quando vide Crowley guardarlo in quel modo, fu per  un attimo confuso -e un po’ imbarazzato-, ma rimase interdetto dalla proposta del demone. Voleva stare ad ascoltare un angelo blaterare delle sue letture? Aziraphale non sembrava capire l’intento di Crowley, ma lo trovò molto gentile da parte sua.
«Mi piacerebbe molto.. condividere con te tutto quello che ho appreso, quella biblioteca conteneva testi e opere di autori già defunti da secoli, molte erano prime e uniche copie, purtroppo. Io lavoravo insieme ai filologi e ai filosofi alla correzione e riscrittura di diverse opere, a me erano state affidate le teatrali della Grecia antica, ti ricordi Atene? Mi piaceva tanto il teatro.» iniziò così a raccontare l’angelo; raccontò a Crowley delle sue giornate in biblioteca, gli descrisse come era stata costruita, i ripiani, le sculture, i vari reparti.

Dopo passò a descrivere di quali autori si era occupato e di quali opere teatrali, per poi descrivere anche altre opere sulla storia, la medicina e la filosofia. Gli occhi di Aziraphale brillavano luminosi nel raccontare di quella biblioteca, ogni parte del viso dell’angelo sembrava sorridere, come se stesse parlando del tesoro più prezioso del mondo, e per lui, quella biblioteca, era davvero una delle sette meraviglie terrestri. disse l’angelo improvvisamente, non rendendosi conto del tempo che era trascorso. 

 

Crowley ascoltò attivamente per tutto il giorno. Non era solo un contenitore nella quale riversare un mare di informazioni, era più una pergamena che non aveva mai una fine, un unico foglio nella quale scrivere, e alla fine di ogni frase l'inchiostro fatto di quintessenza veniva assorbito, e una nuova tela era pronta per essere maneggiata e riempita. La voce di Aziraphale era melodiosa, Crowley adorava il modo in cui il suo tono cambiava ogni volta che iniziava un argomento differente. Aggrottava le sopracciglia quando parlava di qualcosa con cui non era concorde, distendeva gli zigomi quando era eccitato, stringeva le spalle quando stava sognando ad occhi aperti. E Crowley annuiva, o rideva, senza mai interrompere, senza fare domande. Non voleva spezzare il filo d'intrecci che la sua mente sovrannaturale stava costruendo. I suoi occhi brillavano nelle luci ed ombre che il sole proiettava su di loro, fino a quando l'azzurro acquamarina non venne macchiato da raggi arancioni. Nessuno di loro ci fece caso, nessun'anima viva era passata di lì.
«Oh cielo.. ho parlato troppo, il sole sta tramontando, mi dispiace.» disse l’angelo improvvisamente, non rendendosi conto del tempo che era trascorso. 

Solo il suono del vento e delle onde che s'infrangevano lungo la costa. Era un usignolo quello? 

«Beh è davvero impressionante. Secoli di.. cose su cose, e tu ricordi tutto quanto.» Il demone spirò tutti in una volta, e rilassò le spalle.

«Ciò che non sei riuscito ad apprendere si può sempre ripescare. Molti di quegli autori sono dai miei, ma molti altri dai tuoi.»

Il demone osservò l'acqua.. chissà com'era davvero bagnarsi le ali. 

 

«Mi ha fatto davvero piacere poterne parlare.. mi sento più in pace ora.» Aziraphale era sincero nelle sue parole, mentre ammirava il tramonto e il gioco di luci che il cielo creava oltre la linea dell’acqua, Dio si era davvero impegnato con la Terra.
«Confido che l’umanità continuerà a creare e produrre, è nella loro natura, per questo mi piace stare qui con loro. Ciò che è stato perso oggi, non è perduto per sempre.» rifletté accennando un sorriso al demone.
«Penso che tornerò a Roma, forse ci rivedremo lì, Crowley. Ah, prima di andare.. aspetta un momento.» Aziraphale prese a trafficare nelle sue tasche con decisamente poca grazia, finché tirò fuori un sacchetto.
«Tieni, questi sono semi della Stella Egiziana, una pianta molto bella, ti ricordi.. ma probabilmente no, ma, ci siamo conosciuti quando hai creato quella Nebula. Ecco i colori dei fiori di questa pianta ricordano un po’ quelli della tua creazione. So che forse è stupido ma non sono bravo con i regali..» un fiume di parole fu per Aziraphale, che non si rese nemmeno conto se avessero un senso, non era solito fare doni, -figuriamoci a Crowley- sperò solo di non aver fatto la figura dell’idiota.   

«Ti piaceva la parte rosa e azzurra. O almeno è quello che hai detto. In realtà ti stavo mettendo a disssagio e volevi che smettessi di mettere in dubbio il tuo capo. Vero?» 

Il demone all'imbarazzo dell'angelo ridacchiò sogghignando, come se avesse vinto un'altra battaglia.

Crowley non aveva ancora realizzato che alla fine malgrado tutte le volte che lo aveva zittito con le sue vittorie, contro di lui, ci avrebbe perso la Guerra. 

Senza dire molto altro accettò i semini, rigirandoli nella mano come se fossero una sorta di benedizione che non scottava.
E gli vennero i brividi.
La pelle ricordava molto più della memoria.
Nessuno gli aveva mai fatto dono di qualcosa di così significativo. Di così.. profondo, così pregno di genuinità da farlo sembrare ancorato ad un legame. 

Lo avevano loro un legame, no?

 

Il demone Crowley allora mise la mano in tasca e allungò un misero pezzo di pergamena bruciata.
Recitava la frase: 'L'essere è la materia e il divenire è la forza, Amore e Odio sono le forze primordiali de….' e poi, il resto era cenere.
«Non ho trovato altro.»
L'espressione di Aziraphale era impareggiabile. Era come se avesse dato un'intera bancarella di dolcetti a un bambino. 

 

Crowley sentì la felicità sulla lingua, ma non sapeva dire se era la sua, o quella di Aziraphale.
Comunque, aveva il sapore più dolce al mondo.



 

                                                                          ꧁                ⚘                 ꧂

                            

 

La sera stessa, le due entità si salutarono.
Crowley miracolò i semi perché non smettessero mai di produrne di nuovi, una volta fioriti. 

Non era mai stato adito al giardinaggio, né a qualsiasi altra cosa implicasse fare crescere qualcosa, da quando si era seppellito nella gola della terra, da quando era stato etichettato come traditore. Si procurò della terra dal giardino del palazzo dell'Imperatore in cui abitava, e bucherellò con la punta delle dita il letto che aveva preparato in un vaso. Ci lasciò cadere i semi, e li ricoprì come se li stesse rimboccando in una calda coperta. Poi innaffiò, e li mise alla luce della luna sul davanzale della sua finestra. 

Non aveva idea di come ci si prendesse cura di quegli esserini senza voce, senza occhi. Chissà se avessero un'anima, dopotutto erano sempre creazioni del Signore. Decise che il modo migliore per scoprirlo era interagire e aspettare una reazione. Quindi, da quel momento in poi, iniziò a chiedere loro di prosperare. Il fatto che il demone non avesse pazienza e ben presto cominciò a minacciarle e che loro gli obbedissero dalla paura era un'altra storia.

 

Quella sera comunque, era ancora gentile.

Ma nel ripercorrere gli eventi il suo corpo fu nuovamente scosso da fremiti di ira. Si posizionò al centro della stanza, e chiuse gli occhi, inspirando fino a sentire i polmoni lacerarsi. Quando li riaprì, la terra sotto i suoi piedi tremò e si spaccò, e il demone precipitò per molti metri nel nero e freddo vuoto. 

Seppe di essere arrivato perché il nauseabondo fetore gli stava rivoltando lo stomaco. Sapeva di morte e di disperazione. L'Inferno gli faceva sudare le membra e la fronte anche senza fiamme. Era così asfissiante, così afoso, si attaccava alla pelle e la consumava pezzo dopo pezzo. 

Crowley era l'unico tra i suoi simili, a non mostrare la propria forma nel luogo di origine. Il suo viso era sempre liscio e pulito e non vi erano segni del fatto che fosse molto di più che un semplice uomo. Eppure adesso aveva bisogno di mostrarsi. Aveva bisogno di fare sul serio. Sulla porta dell'ufficio di Lord Belzebù, gli occhi furono completamente gialli, pagliuzze dorate nuotavano nei bulbi intorno alle pupille aghiformi. La lingua si allungò, le due punte svolazzavano fuori le sottili labbra, il volto ed il corpo cosparso di squame cremisi ed ossido, il naso ridotto a fessure. 

«Crowley. Quale onore. Da quanto non ci degni della tua presenza? Uno, due secoli?»
Il sarcasmo nella sua voce era tutt'altro che occultato, anche se lei non sapeva come chiamare il tono che effettivamente stava usando. 

«Ho bisogno di rissscattare, Lord Belzebù.» Il volto pieno di pustole sulla quale decine di mosche uscivano ed entravano riponendo le loro uova, scrutava il demone della terra con sorpresa con un sopracciglio sollevato.

«Non hai raggiunto il miliardo di anime.»

«Sssi che l'ho fatto.» Crowley era particolarmente nervoso, il suo sibilo era fuori controllo. Non era mai stato tanto arrogante, tanto fermo e deciso dinanzi al proprio superiore. Il signore delle mosche si accigliò, e ripescò gli archivi. Cosa che di lì a poco avrebbe perso d'abitudine fare. Dopo qualche minuto di controllo, sollevò l'attenzione su Crowley, sospirando annoiata.

«E che cosa vorresti?» Il demone si sporse sulla scrivania, fissandola con esasperazione, vittima di un visibile sforzo di trattenersi.

«Vorrei essere avvisato prima che un qualsiasi demone operi, e metta piede sulla Terra. Ogni volta.» Crowley fece una pausa, e poi assottigliò lo sguardo.

«La Terra è la mia giurisdizione.» si sentì in dovere di puntualizzare.

«E chi è che è salito senza permesso?» 

Crowley allora raccontò, stando meticolosamente attento a non menzionare niente di differente o di aggiuntivo all'insubordinazione dei suoi colleghi di rango inferiore. Chiese per buona misura che venissero tormentati e torturati per il prossimo secolo, cosicché la cosa fosse chiara a loro e al resto dei dannati. Avrebbe distrutto chiunque avesse mai tentato di fare del male all'angelo.

 

(Capitolo II parte seconda, epilogo).

 

Palam et clam

-apertamente e in segreto-

 

Roma, 290 d.C

 

Crowley si ristabilì nella città Eterna, ch'era esattamente come l'aveva lasciata. Disse a se stesso che era ragionevole soggiornare per qualche altro tempo, godersi ciò che Roma aveva da offrire prima di viaggiare altrove, e iniziare ad interessarsi a qualcosa di diverso. Anche se a Roma, da ormai due secoli, Crowley aveva costruito gran parte del proprio io umano. Aveva scoperto ciò che gli piaceva e che avrebbe sempre ricercato altrove, in tutte le epoche e in tutte le città in cui avrebbe girato. Cresceva anno dopo anno così come le proprie consapevolezze.. 

E aveva fatto in modo che i nuovi e vecchi letterari e i nuovi e vecchi filosofi e chiunque altro a Roma avesse mai preso in mano una penna che abbia avuto un certo riguardo nella politica o nella propaganda, riscrivessero per filo e per segno tutto quello che Aziraphale gli aveva raccontato quel pomeriggio al porto. 

Aveva influenzato i più grandi esponenti delle arti di quella portanza, colloquiando per giorni interi, spingendoli con l'inganno e con la propria influenza a pubblicare quelle opere, e con il tempo, sarebbero ritornate in auge tra gli esseri umani in tutto il mondo. 

 

Quel pomeriggio, Crowley si diresse in una delle più grandi terme della città, per un festino a regola d'arte, organizzato per i patrizi e principalmente, i signori della zona ricca. In quel periodo, la tradizione stava spopolando. 

Come da tempo era celebre dire.. 

Balnea vina venus corrumpunt corpora nostra sed vitam faciunt, e cioè.. i bagni, il vino e l’amore corrompono i nostri corpi, ma fanno bella la vita; e il demone aveva tutta l'intenzione di farsi bello. 

 

 

Ecco di nuovo Roma, Aziraphale la trovava un po' troppo caotica per il suo gusto, però aveva sempre il suo fascino. Si dilettò a fare delle compere, prese una nuova toga e qualche pergamena per scrivere. 

Ogni volta ammirava l'ingegno dei romani e la loro abilità nelle costruzioni, ma c'era qualcos'altro che saltò all'orecchio dell'angelo.. un luogo dove avrebbero servito pietanze speciali? Nuovi tipi di formaggi, una carne speziata e del vino? "Non posso perdermelo!" pensò tra sé e sé l'angelo, impegnato ad annotarsi mentalmente il nome del luogo. Palazzo Rubrum, non molto lontano dalla colonna traiana, caratterizzato dai tendaggi vermigli e dorati. La giornata passò in fretta e si fece sera, così l'angelo si recò con allegria a questo edificio, vide due giovani all'ingresso decisamente.. pittoreschi e poco vestiti. Forse era un'usanza del posto?

Neanche fece in tempo a presentarsi che lo invitarono dentro, e appena varcata la soglia l'angelo fu inebriato da profumi molto forti: incenso, vino...
Si trovava in un grande salone con un ampio tavolo al centro, tutt'intorno si aprivano altre serie di stanze e piccoli antri. Ma Aziraphale comprese che qualcosa non andava quando una donna e un uomo iniziarono a cercare di svestirlo, e a toccarlo in punti decisamente privati.

«M-ma che fate!» esclamò l'angelo rosso di imbarazzo.
«Vieni con noi, sei qui per questo no?» disse il giovane uomo dai tratti sicuramente troppo peccaminosi. 

L'angelo era sempre più confuso, i comportamenti dei presenti erano oltremodo volgari, rozzi e.. fu allora che Aziraphale capì di aver sbagliato posto.
 

I rumori che sentì all'improvviso ribombare nell’aria colma del vapore acqueo erano chiari, rapporti carnali si consumavano nelle stanze del salone, e gli sembrò di riconoscere un vagito alquanto familiare quando altri individui cercarono di trascinarlo in giro.
«Non toglietemi la toga! Oh cielo, dove sono finito, chiedo perdono..» balbettò l'angelo quando appena fuori da una delle stanze della sala tappezzata di mosaici e arazzi lo vide, Crowley. 

Egli non amava mangiare, quindi.. era lì per motivi precisi, e quella consapevolezza fece sprofondare l'animo dell'angelo.

«C-Crowley! E lasciatemi voialtri! Insomma quel tizio per esempio è decisamente meglio di me, andate a tentare lui!» si dimenò l'angelo indicando un uomo a casaccio nella sala mentre tentava arrancando di raggiungere il demone, Aziraphale era totalmente paonazzo in viso.
Il demone Crowley era uscito da una delle stanze nella quale si era appartato con un uomo e tre donne quando Aziraphale lo vide, i capelli lisci lunghi sino all'orecchio appiccicati alla fronte e alle tempie per il calore del rapporto appena consumato, e per l’aria condensata che emanavano i fumi delle vasche stracolme di gente. Sentì la voce di Aziraphale.. e spalancò la bocca. Non pensò subito al fatto che era completamente nudo a parte un telo intorno alla vita tenuto su da una corda nera, ed estremamente appiccicaticcio.
Aveva un aspetto decisamente differente rispetto al solito, e saperlo in quel luogo avrebbe procurato un probabile attacco di cuore al povero angelo sperduto, una volta uscito da quell'inferno.
«Crowley c'è stato un errore! Non dovrei essere qui in questo antro demoniaco, io.. portami via, non mi fanno uscire!» balbettò l'angelo coprendosi il volto con una mano, non voleva vedere né sentire nulla, anzi forse aveva già visto cose che un angelo non dovrebbe mai vedere. 

 


 

L’inviato Infernale dovette riflettere per reagire, spiazzato dalla presenza della creatura in un posto come quello, e allertato dal timbro intimorito. D'istinto, il demone posò le mani sulle spalle dell'angelo, come per informare i presenti di lasciarlo perdere poiché già impegnato. 

«Oh, come potrei ignorare la sssupplica di un angelo?»
Naturalmente l'intento di Crowley non era sedurre Aziraphale, ma non poteva fermare i tratti del viso disteso dal recente culmine del piacere carnale, che gli davano un'aria maliziosa così come il tono di voce basso e intenso. Infatti, sorrideva, e da parte sua era divertito. Dall'esterno invece, sembrava solo in procinto di divorare viva una preda.
Il demone sfiorò il dorso della mano di Aziraphale, e percorse l'avambraccio con le dita, muovendosi fluidamente come se fosse naturale per non dare troppo nell’occhio, compiendo ciò che chiunque avrebbe fatto lì dentro al posto suo fino a toccargli la metà del braccio, e materializzare un grosso bracciale dorato a fascia.
Segno di schiavitù nell’Antica Roma. 

«Vieni.. mettimi una mano nella cintura e seguimi. Ti lasceranno in pace.»
L’atteggiamento di Crowley era.. Aziraphale non sapeva come descriverlo, imbarazzante. Un brivido che non aveva mai sentito prima attraversò la schiena dell'angelo quando il demone passò la mano su di lui, non aveva mai amato il contatto fisico, ma forse.. con il demone era diverso.
“No, non lo è.”
Quest’ultimo condusse l'amico fuori dallo stabilimento, e non appena l'aria fresca lo avvolse, sibilò soddisfatto. 

Poi, osservò il volto livido e impacciato nella pura soggezione del biondo, e scoppiò in una risata.

«Aziraphale, le feste a Roma non vogliono dire davvero festa.»

L’angelo di certo non aveva fatto finta di nulla, aveva notato il volto di Crowley, la sua pelle, i suoi occhi, sapeva benissimo cosa aveva interrotto, e il pensiero gli faceva provare dei sentimenti contrastanti.
Una volta fuori fece un grande sospiro di sollievo, mentre non riusciva a guardare il demone negli occhi nemmeno per sbaglio. Non si era mai sentito così in soggezione in vita sua.. come poteva essere stato tanto ingenuo?
«Sì, beh, non sono stato molto a Roma. Ora è meglio che vada, ti lascio ai tuoi.. doveri.»
Balbettò l’angelo non sapendo come altro definire ciò che stava facendo là dentro, sapeva ciò che il demone faceva di consueto in giro sulla Terra, o almeno lo aveva sempre immaginato, ma vederlo era ben diverso.
«Doveri?» Questo è piacere, dovresti provarci ogni tanto; avrebbe voluto dire, ma una certa voce in una delle ante chiuse del suo inconscio cominciò a bussare per fargli presente che forse, forse non era la cosa giusta da dire. Il demone aprì leggermente le labbra, ancora gonfie e di un colorito più acceso, più intenso del normale.
Aziraphale si voltò e iniziò ad avviarsi, doveva assolutamente allontanarsi da quel posto e da Crowley, non sapeva dirsi perché, ma oltre ad una profonda sensazione di vergogna si sentiva anche un po’ triste, e infastidito. 

«Ma- dove vai?!» Crowley strabuzzò gli occhi, cercando di persuadere l'angelo a restare. Non era sicuro, malgrado il loro ultimo incontro fosse stato intimo in termini emotivi se Aziraphale fosse a suo agio con se stesso e con lui, se lo avesse trattenuto fisicamente, quindi, avanzò qualche passo veloce.

Era consapevole del fatto che l’angelo fosse scosso. Aveva immaginato che non si trastullasse in troppi vizi, ma.. 

 

..Improvvisamente, un pensiero lascivo lo sfiorò. Fu come il tocco di un velo al vento, che solletica la pelle solo per un secondo. Avrebbe tanto voluto vederlo sotto le vesti. Il fremito che ne derivò accese le risposte nel proprio corpo umano, e fu tale che dovette stringere i denti. 

 

Così come lo pensò, si morse la lingua. Era un angelo, era chiaro che fosse puro come un giglio e distante dai meri richiami della carne. Ma non pensava che quel territorio gli fosse completamente sconosciuto, o che gli pesasse così tanto da essere soffocato anche solo dall'idea di ciò che succedeva intorno a lui malgrado per gli uomini lì presenti, anche solo per il bagno, fosse normale

«Non c'è solo questo. Voglio dire, il vino qui è buono.» 

 

Aziraphale si bloccò, giocherellando nervosamente con la propria toga, perché insisteva, non vedeva che era già abbastanza scosso?

«Non ci torno là dentro, Crowley, a tutto c’è un limite, e non farei mai e poi mai il bagno in mezzo ad altre persone! Berrò in una locanda tranquilla, tu.. divertiti.» rispose l’angelo sforzandosi di fare un sorriso di circostanza, perché non riusciva davvero a guardare il proprio amico in quello stato. Certo doveva ammettere che aveva proprio voglia di farsi un bagno, ma conosceva un centro termale più isolato, chiudeva presto la sera, si sarebbe intrufolato quando non ci sarebbe stato più nessuno così da godersi l’acqua in santa pace.
Aziraphale non lo avrebbe mai ammesso, ma si vergognava a mostrare il proprio corpo ad altre persone, a chiunque in realtà, dopotutto era un angelo, ma non era solo per la sua natura divina, piuttosto anche perché pensava di non essere affatto piacevole da guardare.

Aziraphale, quindi, si incamminò di nuovo verso la locanda più vicina, aveva sicuramente bisogno di bere un po’, per dimenticare tutto.. ma sapeva che non avrebbe mai dimenticato Crowley in quello stato.

 

Lui però non sapeva bene come interpretare il suo stesso stato d'animo. Perché mai sentiva prorompente il bisogno di giustificarsi? Di fare qualcosa per assicurarsi che tra loro fosse tutto.. nella norma? A posto?.. 

Il suo sguardo, il suo tono, il suo distacco. Semplicemente, sentiva di non sopportare l'idea del rancore, malgrado non capisse per quale accidenti di motivo quell'angelo avrebbe dovuto avercela con lui. Smise di arrovellarsi mentalmente, ed emise un verso molto molto irritato, incominciando a camminare dietro di lui fino a che non lo affiancò. 

«Allora andiamo.» 

 

Aziraphale lo guardò di sfuggita un po’ stranito, perché si ostinava a seguirlo.
«Per Di-- potresti rivestirti almeno?» disse alzando gli occhi al Cielo, non era saggio invocare Dio in quel momento. Ormai era calata la notte e un venticello fresco sembrò risollevare l’angelo, ora più calmo rispetto a quando era uscito da quell’antro infernale.
Annuendo senza comprendere perché la questione fosse vitale, il demone miracolò il proprio telo perché divenisse una tunica abbastanza lunga da coprirlo interamente. Portò due lembi su una spalla e lì fissò, mentre il resto della veste gli scendeva morbida sul corpo longilineo, fermata in vita. Il cammino di Crowley era quasi uno strisciare.
«Non sono decisamente adatto a Roma.. è troppo caotica, preferisco Delfi, Atene, però hanno ottimo cibo e gli impianti termali migliori.» commentò l’angelo, desideroso di distrarsi il più possibile.

 

Il demone tolse gli occhiali per un attimo, passandosi le mani nei folti riccioli rossi come rubini, scuotendoli perché potessero aprirsi e corrergli spettinati e liberi solleticandogli le orecchie.

«Più che caotica la definirei dissoluta, angelo.»

 

Aziraphale sbuffò, quando improvvisamente al braccio notò il gioiello.
L'angelo si bloccò un momento, ricordando quando mai lo avesse indossato, e cosa fosse accaduto poco prima..

 

L'angelo fulminò Crowley con lo sguardo, togliendosi il bracciale frettolosamente.

«Tu! Tu infimo..!» blaterò Aziraphale lanciandogli addosso l’oggetto.

«Quello è un bracciale da Schiavo, mi hai fatto passare per il tuo schiavo sess.. oh bontà divina che Dio mi assista! Che orrore, orrore!» l'orgoglio di angelo di Aziraphale decisamente colò a picco, e lo sguardo infuocato che rivolse al suo opposto era annesso al broncio più contrariato che riuscisse a fare, anche se visto esternamente era più buffo che altro.

«E non dire che era necessario, potevi portarmi fuori e basta! Lo hai fatto apposta!» esclamò con voce alta, alcuni passanti pensarono fosse una coppia nel bel mezzo di un litigio.

E forse non avevano torto..

«Beh, caro mio, se avevo anche solo lontanamente.. pensato di farti vedere un bagno speciale qui nei dintorni dato il nostro ultimo incontro ad Alessandria, ho cambiato idea.»
Crowley ascoltò lo sproloquio dell'angelo attonito. Senza parole.
Non perché non ne avesse, ma perché tentava di parlare ed ogni volta l'angelo gli inveiva contro, sempre più ostinato, sempre più.. offeso?
Crowley acchiappò il bracciale al volo, che gli sfuggì dalle mani un paio di volte, e gli occhiali gli scivolarono sul naso rivelando i suoi occhi splendenti nella penombra della sera imminente. 

E la cosa migliore era che non poteva più giocarsi la propria giustificazione. Aziraphale aveva già detto che non era necessario.

Non sapendo perché, pensava di fare un dispetto a Crowley parlando di un ipotetico invito ad un bagno. Ma si sentì stupido, perché quel demone avrebbe voluto vedere un bagno con lui? Probabilmente non gliene sarebbe importato comunque nulla e avrebbe continuato a sollazzarsi in quel luogo, un luogo.. probabilmente più divertente che vedere una stupida pozza d'acqua con un angelo, al chiaro di luna. 

"Idiota, idiota di un angelo" pensò Aziraphale sospirando. 

 

Crowley era a dir poco esterrefatto, immobile come una statua cercando di elaborare tutte le cose che l'angelo gli stava lanciando a raffica, come frecce in una battaglia. 

«Dannaz.. Aziraphale!»

Crowley scattò verso di lui.
Certo non era la persona migliore al mondo. Certo non era buono, e si, era infimo, ma allora perché gli faceva così male sentirlo. Era davvero una coltellata al  petto l'essere accusato di trappola, di inganno.
Di secondo fine. Da lui, comunque.

La cosa peggiore era che per un attimo aveva davvero pensato di poter.. passare un certo momento con lui, lo aveva davvero trovato attraente sotto il punto di vista voluttuoso del termine, ma.. non lo avrebbe mai fatto. Non sapendo che per Aziraphale era un terreno indesiderato. Ma la sola certezza che Aziraphale avesse almeno un minimo di ragione gli disgregava l'anima. Doveva fare qualcosa.

«Non volevo insultarti! D'accordo, hai.. è vero, non era necessario, era solo furbo.» Stava per dire intelligente, ma probabilmente non lo era affatto considerando il soggetto. 

«Avrebbero cercato di adescarti, ti guardavano come un dolce, angelo, chiunque lo farebbe! Era solo la prima cosa che mi è venuta in mente per evitarlo!» 

Aziraphale rimase interdetto per un momento. Lo sembrava davvero? Non aveva mai pensato a sé stesso in quel modo, né come un dolce, né come attraente.. lui era solo Aziraphale, e basta. 

 

Solo un angelo, uno dei tanti. 

 

«Chiunque lo farebbe..? Non credo di..» l'angelo non sapeva cosa dire, ma soprattutto non riusciva a capire se Crowley fosse davvero serio, provò a ripensare al modo in cui fu guardato in quel luogo, agli sguardi che si posarono su di lui.

«Non sono un dolce, erano tutti ubriachi, probabilmente vedevano qualcun'altro.» rispose Aziraphale alzando il volto e guardando distrattamente le stelle.

«Mi hai salvato la vita ad Alessandria, quindi.. per questa volta ti perdono.» disse infine, con un sospiro.
«Per il bagno, forse, un giorno.. vedremo. C'è una bella vista lassù, è un laghetto artificiale da dove si può vedere tutta Roma, tutte le colline. E le stelle.» 

Aziraphale amava guardare le stelle, non sapeva perché, semplicemente si era innamorato delle stelle da molto tempo. 

 

Il demone sentì il bisogno impellente di sospirare con sollievo, ma si trattenne. Essere perdonato.. era possibile? Era reale? Non voleva mostrarsi così vulnerabile dinanzi a lui, ma era veramente lieto che le cose si fossero risolte, per quando concerne la situazione brusca nella quale si erano trovati. Era la prima volta che litigavano. O meglio, che Aziraphale litigava con lui. In cuore suo sperò fosse anche l'ultima, ma ammise che non gli sarebbe dispiaciuto battibeccare fintanto che avessero fatto la pace dopo. 


«Sembra allettant– bellissimo. Quando vorrai portarmici, quel giorno accetterò.»



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Salve a tutti!
L'abbiamo combinata un po' stavolta, ma non è la cosa peggiore a cui assisterete.
'Quando sono in sintonia con chi scrivo, mi scateno'; a voi stabilire se testuali parole sono dell'autrice angelo o dell'autrice demone.
Per il resto, il loro viaggio continua, e Crowley e Aziraphale sono felici di condividerlo con voi!
Grazie a tutti per il supporto che ci mostrate qui, e in privato.
A presto!
   
 
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