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Autore: liberaurora    31/08/2023    1 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]
È da quando è andata in onda la 07x02 che sentivo il bisogno di dare forma a ciò che purtroppo non ci è stato mostrato. Liquidare la scoperta di Ippazio della finta gravidanza di Jessica a un breve dialogo con Imma nel bar della procura, condito per giunta dall’ennesima battuta sulla differenza d’età, è stato davvero svilente per una trama che già poteva essere evitata in partenza. Dato che quindi onscreen è stato sprecato un loro confronto al riguardo, mi sono subito appuntata qualche spunto di quella che sarebbe potuta essere la loro conversazione partendo dalla sera in cui Jessica confessa di aver mentito. Finalmente ho avuto tempo di sviluppare il tutto e inaspettatamente è venuta fuori una ff che necessita di essere suddivisa in capitoli. Il primo parte dalla reazione di Ippazio ed è per lo più di natura introspettiva. Spero di essere riuscita a rimanere fedele alla caratterizzazione dei personaggi. In attesa delle nuove puntate, vi ringrazio se leggerete questa storia. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va!
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il viso di Calogiuri, dopo tante ore di tensione, alla vista di Imma si distese almeno un po': «Dottoressa... Scusate se vi ho disturbato, ma avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Sapete, voi siete l'unica persona amica qui a Matera»
Imma, sorridendo alle sue parole e ansiosa di capire il motivo di questa urgenza, senza tergiversare andò dritta al punto: «Ma che ti è successo?! Non ti ho mai visto così affranto»
Calogiuri: «Si vede tanto eh?!»
Imma: «Scusa la schiettezza, ma sembra che ti sia passato addosso un tir»
Calogiuri: «Beh in effetti mi sento così...»
Imma: «O mamma mia, e io che pensavo di aver usato un'iperbole... insomma di esagerare»
Calogiuri, con uno sguardo mesto, la smentì: «Vi assicuro che non è così»
Imma, guardandolo dritto negli occhi, cercò di ottenere una volta per tutte una tanto agognata risposta, implorandolo di spiegarle finalmente il motivo di questa inquietudine: «Sì, però Calogiuri parlami! Non mi fare preoccupare!»
Calogiuri: «Il fatto è che, nell'ultimo periodo, ho vissuto nella menzogna»
Imma: «Ma come... in che senso?»
Calogiuri: «Prima Jessica mi ha confessato che non è incinta. Mi ha mentito per tutto questo tempo e io mi sono fatto prendere in giro come un cretino»
All'udire queste parole, Tataranni sbiancò, pensando fra sé e sé: "Allora finalmente si è decisa a dirglielo, la siciliana! Mo' però con che faccia voglio provare a consolarlo se anch'io sapevo tutto?! Mannaggia a me, mannaggia!"
Sospirò e provò ad affrontare una cosa alla volta. La priorità era offrire supporto a chi non meritava di soffrire così: «Non so che dire... sono senza parole guarda. Arrivare a fare una cosa del genere è veramente crudele. A te poi, che sei la persona più limpida e genuina che conosca».
 
Fino a quel momento, i due erano rimasti a parlare in piedi, nei pressi dell'ingresso di casa De Ruggeri-Tataranni. Una volta compresa la natura della visita di Calogiuri, Imma ritenne più saggio spostarsi. Ci mancava solo che Pietro si sporgesse e facesse storie. Toccandogli leggermente il braccio, Imma invitò Ippazio ad accomodarsi poco distante, così da appartarsi in un punto cieco della via, fuori dal campo visivo di chi si affaccia dall'abitazione: «Senti, ti va se ci mettiamo più in là? Staremo più tranquilli»
Calogiuri: «Va bene, grazie»
Una volta seduti sui gradini della scalinata presente nelle vicinanze dall'albero maestoso che accoglie chiunque arrivi in piazzetta san Giovanni, ci fu qualche attimo di silenzio fra i due. Imma non sapeva cosa dirgli per farlo stare meglio e Calogiuri non voleva rovesciarle addosso tutti i dettagli di quella serata per non apparire troppo melodrammatico. Fu lei a riprendere da dove erano rimasti: «Comunque è stato bello vedere il tuo entusiasmo all'idea di diventare padre. Ora cosa pensi di fare?»
Calogiuri: «Non lo so proprio. Sicuramente non voglio più vedere quella bugiarda. Appena me l'ha detto sono scappato via da casa sua e ho vagato senza meta per tutti i Sassi. Poi mi siete venuta in mente voi, che avete sempre un occhio di riguardo per me»
Imma: «Non meritavi proprio di soffrire così. E riguardo la Matarazzo, sono certa che chiederà il trasferimento immediato, così non dovrai più incontrarla»
Calogiuri: «Lo spero. Pensate che poi Jessica ha avuto pure il coraggio di scrivermi un messaggio per dirmi che anche lei sta soffrendo. Ma vi sembra?! Io al suo posto andrei a nascondermi, altroché»
Imma: «Eh ma sai, non tutti sono come te. Purtroppo c'è gente che non si rende conto del male che fa agli altri». Dopo una breve pausa, la sostituta procuratrice aggiunse: «Ma hai mangiato qualcosa almeno? Scommetto di no»
Calogiuri: «Scommettete bene»
Imma: «Dai, vado su un attimo a prenderti qualcosa»
Calogiuri: «Ma no, non vi preoccupate»
Imma: «Insisto: ho una parmigiana che ti rimetterà al mondo, vedrai!» Notando un lieve sorriso sul volto del maresciallo, commentò: «Oh finalmente sono riuscita a strapparti un sorriso! Ci voleva la parmigiana, ci voleva»
Calogiuri: «Già... Allora grazie della vostra premura».
 
Imma rientrò a casa, non senza prima aver dato un'occhiata alle finestre. Sembrava tutto buio: "Pietro ormai sarà andato a coricarsi, meglio così", pensò. Aprendo la porta attenta a fare meno rumore possibile, Tataranni sgattaiolò in cucina come una ladra e prese tutto ciò che di più buono poté trovare: oltre al piatto promesso al maresciallo, aggiunse al vassoio in legno una bottiglia di vino rosso, del pane col sesamo tagliato a fette e un po' di frutta a scelta. Fortunatamente, riuscì a evitare di rovinare la sua incursione silenziosa: nel trasportare il vassoio con tanto di calici e posate non inciampò né urtò qualcosa facendosi strada nel corridoio. Per tutto il tempo aveva trattenuto il respiro, ed evidentemente aveva funzionato. Questo, tuttavia, non le aveva impedito di usare la testa come una locomotiva: soprattutto mentre ridiscese le scale per raggiungere nuovamente il maresciallo, Imma si domandò quando e come avrebbe dovuto svelargli che lei era già a conoscenza della bugia che lo aveva distrutto. Nonostante ciò, di una cosa era certa: non avrebbe potuto omettergli la verità. Non voleva e non poteva fargli questo. Già sentiva di aver sbagliato per non essersi immischiata dopo che Diana le aveva rivelato quel segreto. In quel frangente, invece, doveva a Calogiuri e a se stessa quell'onestà che tanto li accomunava da sempre. Le rampe di scale, per quanto percorse con maggiore lentezza del solito dato il peso di ciò che trasportava, furono comunque troppo brevi per consentirle di trovare una risposta.
Alla vista di Imma con in mano il vassoio colmo di cibo, Calogiuri esclamò: «Dottoressa, ma quante cose avete portato?! Con questo ben di Dio sembra che stiamo partendo per un picnic!»
Imma, lasciandosi andare a una breve ma non meno fragorosa risata delle sue: «Beh vedo che hai ripreso a scherzare! Questo è un buon segno»
Calogiuri: «Solo merito vostro. Anzi, grazie ancora. Spero di non avervi creato problemi con vostro marito»
Imma: «Dai, smettila di ringraziarmi! E poi guarda, puoi stare tranquillo: quando sono salita Pietro si era già messo a letto e sono riuscita a procurarmi tutto senza problemi»
Calogiuri: «Ah menomale allora»
Dopo aver assaggiato la parmigiana e versato il vino in entrambi i calici, offrendone poi uno alla sostituta procuratrice, Calogiuri commentò: «Buonissima, complimenti! Già l'altra volta avevo capito che con la vostra cucina non si può rimanere delusi, ma oggi vi siete superata»
Imma: «Eh troppo buono. E poi sai, mia suocera non è esattamente dello stesso avviso»
Calogiuri, sorridendo, replicò: «Posso immaginare... Beh io sono di parte, lo sapete. Però è davvero squisita»
Di fronte a quella risposta Imma si trovò quasi ad arrossire, abbassando lo sguardo: "Sapessi quanto sono di parte io, Calogiuri", rispose fra sé e sé. Illudendosi di aver recuperato il suo equilibrio emotivo, proseguì poi: «Mi dispiace che tu debba mangiare così, seduto su un gradino e col piatto sulle gambe. Fosse per me ti avrei fatto salire a casa».
Calogiuri, imbarazzato e lusingato al tempo stesso, le rispose: «No, ma figuratevi. Io lo capisco perfettamente, non sarebbe stato il caso... Sappiate però che mi avrebbe fatto piacere»
Imma gli sorrise e, versando a entrambi dell'altro vino, concluse: «Anche a me Calogiuri... Ma sarà per un'altra volta, dai!»
Ippazio, allungando la mano per prendere una fetta di pane dal vassoio, continuò: «Come potrete immaginare, non avevo proprio fame e mangiare era l'ultimo dei miei pensieri. Con la vostra parmigiana, invece, mi sono dovuto ricredere: mi è perfino tornato l'appetito, sarà che ho percorso come un matto tutta Matera prima di venire da voi».
Imma, indicando la cesta di frutta sul vassoio: «Mi fa piacere. Ah, comunque, come puoi vedere, ci sono un po' tutti i tipi di frutta. Non conoscendo i tuoi gusti, ho preferito abbondare!»
Calogiuri: «Grazie dottoressa, non c'era bisogno. Devo dire che mi piace tutto, ma se dovessi scegliere, per me niente è più dolce delle pesche, soprattutto quelle bianche. Una volta vi devo far assaggiare la marmellata che fa mia madre con le tabacchiere: è la fine del mondo».
Imma lo ringraziò e una parte della sua mente la teletrasportò a quando con quella confettura avrebbe preparato una crostata per il maresciallo: un modo per ricambiare il favore, ma soprattutto per condividere ancora dei momenti con lui davanti a del buon cibo. Man mano che erano entrati in confidenza, ai due era capitato spesso di trascorrere le pause pranzo assieme, anche solo con un panino e una birretta mentre si spostavano da un posto all'altro per le indagini. Imma – e sicuramente lo stesso valeva per Calogiuri – si era resa conto sempre di più che quelli non erano solo dei momenti fra colleghi, bensì rappresentavano piccoli ritagli di leggerezza, lezioni di conoscenza reciproca, tessere di quel mosaico che stavano assemblando giorno dopo giorno senza mai annoiarsi. Pure quella sera, seduti sui gradini come due ragazzini, sebbene le circostanze fossero cupe, Tataranni stava assaporando un'idea di felicità.
 
In seguito, addentando una pesca noce e lasciando, invece, quella bianca a Ippazio, Imma proseguì questa bizzarra conversazione sulla frutta di stagione: «Eh, le pesche so' tutte assai gustose. Dai, anche se ho già cenato ti faccio compagnia con un po' di frutta. Devo però stare alla larga dalle ciliegie sennò finirei col lasciarti solo i noccioli. E invece ci tengo che tu le assaggi: sono di una vecchia amica di mia madre, gliene ha regalato un cestino proprio ieri quando si sono viste e sono spettacolari»
Calogiuri non se lo fece ripetere due volte: «Davvero buone! Sono una tira l’altra!»
Per alcuni minuti rimasero a consumare tutta la frutta presente sul vassoio. Così, senza proferire parola, ma avvolti nei loro pensieri. Entrambi attraversati da preoccupazioni diverse eppure complementari. Ogni tanto, mentre l'altro non se ne avvedeva, uno dei due volgeva gli occhi a osservare l'altra e viceversa. Quanti discorsi silenziosi si erano rivolti da quando si conoscevano! "Mai abbastanza", pensarono. Tuttavia, una relazione per funzionare deve fondarsi sulla comunicazione. Per quanto amassero le vicendevoli radiografie visive, sapevano tutti e due che senza parlare non sarebbero potuti andare lontano.
Intanto, nel portafrutta era rimasta un'unica superstite: un’albicocca. Una volta accortisi della cosa, i due si guardarono per un istante, finché non fu Calogiuri a parlare per primo: «Prego dottoressa, questa la lascio a voi»
Imma: «Ma non fare complimenti, prendila tu!»
Calogiuri, spartendola in due, sentenziò: «Dividiamocela, così siamo tutt'e due contenti»
Imma, allungando la sua mano verso quella di Ippazio per appropriarsi della metà del frutto che le spettava, gli sorrise e lo ringraziò con una dolcezza che solo lui sapeva far emergere: «Beh, grazie allora. Ce ne fossero di persone gentili come te».
 
La sostituta procuratrice, ora che aveva concluso il suo personale banchetto improvvisato con Calogiuri, pensò che era arrivato il momento di riprendere il discorso e di andare fino in fondo, qualsiasi cosa avrebbe comportato. Era consapevole che questo avrebbe significato spezzare l'incantesimo, rovinare quei momenti così intimi e conviviali, ma non poteva fare altrimenti. Rimpiangere di essere rimasta in silenzio anche in quell'occasione sarebbe stato un rimorso che non poteva permettersi. E poi si sa, la verità viene sempre a galla, prima o poi. "Meglio scoprirlo da me che venirlo a sapere da qualcun altro", concluse rassegnata.
Imma: «Allora, come ti senti adesso?»
Calogiuri: «Beh, vorrei dirvi che sono più tranquillo, più sereno, ma la verità è che mi sento ancora troppo arrabbiato e troppo deluso. E ce l'ho pure con me stesso».
Fece una pausa: non era stato facile aprirsi così tanto con qualcuno, lui che era abituato a tenere tutto dentro. Se ci era riuscito, però, era perché non si sbagliava: la dottoressa era l'unica persona che in quel momento avrebbe potuto ascoltarlo senza giudizio, ma anzi accogliendo pure quelle che a lui talvolta parevano lamentele sterili, addirittura infantili. Ippazio continuava a sentirsi comunque in difetto nei confronti della sostituta procuratrice, perciò volle nuovamente sottolineare quanto avesse apprezzato la cena che Imma gli aveva offerto: «Certo, la vostra parmigiana è stata 'na mano santa, però non riesco a perdonarmi per essere stato così ingenuo».
Imma provò a sdrammatizzare, conscia del fatto che difficilmente sarebbe riuscita nel suo intento: «Forse il vino non è stato sufficiente... vuoi farti un altro goccetto?»
Il maresciallo si sforzò di ridere alla domanda scherzosa della dottoressa, ma in cuor suo continuava a sentire un peso che in quel momento temeva non l'avrebbe più abbandonato. Si sa, quando succede qualcosa di spiacevole, si tende a ingigantire tutto quanto. Figuriamoci quando accade a persone profondamente sensibili come Ippazio Calogiuri. Razionalmente sapeva che il suo rapporto con Jessica era comunque finito, per non dire che non era mai iniziato; tuttavia, si incolpava di non aver avuto abbastanza coraggio per affrontare la situazione prima che precipitasse, per essersi fatto trascinare in una storia non corrisposta e per giunta facendosi ingannare fino alla fine. Sapeva di doversi assumere delle responsabilità per quel bambino, ma aveva agito come tutti si sarebbero aspettati da lui, seguendo un percorso già tracciato da un modello vecchio stampo di famiglia nucleare: padre, madre e figlio. Pazienza poi se l'insieme di questi tre elementi non corrispondeva alla felicità. Forse, se avesse rivelato a Jessica che il loro era sempre stato un rapporto a senso unico, le cose sarebbero andate diversamente. Bugia o non bugia, lui avrebbe potuto fare la cosa giusta – prendersi cura di suo figlio assumendosi tutti i doveri del caso e amandolo incondizionatamente –, ma anche la cosa bella – essere libero di amare senza riserve, aprendo il suo cuore fino in fondo alla donna per la quale realmente prova sentimenti profondi, e non rassegnarsi a rinunciare a Imma perché la "vampira siciliana" lo aveva preso per sfinimento e convinto di qualcosa che non esisteva. Tutti questi pensieri gli davano l'impressione di star procedendo in un labirinto senza pareti[1].
Calogiuri sentì il bisogno impellente di un conforto fisico e, cercando di superare l'imbarazzo, domandò alla donna: «Dottoressa, vi posso chiedere un abbraccio?»
Imma non se lo fece ripetere due volte. Non solo per ciò che provava per lui, ma anche perché le mancavano i loro abbracci e perché pure lei nutriva lo stesso bisogno. Allargando le braccia verso di lui, gli rispose: «Certo Calogiuri, vieni qui».
Non esiste un orologio in grado di calcolare la durata di quell'abbraccio. Le unità di misura che l'essere umano utilizza per registrare il tempo si mostrarono in tutti i loro limiti. Questo fu il pensiero di entrambi, perché un abbraccio così profondo non se l'erano mai scambiato, come dimostrarono i loro occhi chiusi dall'inizio alla fine. Sebbene a un certo punto le loro braccia si allontanarono, quell'abbraccio continuò a tenerli uniti come un filo invisibile che aveva cucito i loro due cuori inesorabilmente. Fu questo a salvarli in quel momento, ma soprattutto poco dopo, quando la conversazione avrebbe preso una piega che Imma temeva, ma che, ancor peggio, Ippazio non si aspettava minimamente.
 
[1] Espressione stupenda presente nella canzone Una chiave di Caparezza.
   
 
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