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Autore: BlackIceCrystal    03/09/2023    1 recensioni
[IwaOi | Omegaverse | Alpha x Alpha | Top!Oikawa | Bottom!Iwaizumi]
Cosa c'è di sbagliato nel volere un alpha al proprio fianco durante il proprio calore? Hajime non vuole un omega, non ha conosciuto nessuno che lo faccia sentire anche solo minimamente così, e sicuramente non vuole neanche un qualcuno di indefinito che potrebbe o non potrebbe conoscere in futuro. Vuole lui, anche se Oikawa è un alpha e Hajime è un alpha. Cosa c'è di sbagliato in questo?
Genere: Hurt/Comfort, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci arrivati alla parte "hurt" della fanfic...

  

  

Capitolo 3 - Tatto - Di primi calori e cuori spezzati

  

Hajime non riesce a sentire assolutamente niente.

Sa che intorno a lui ci sono altre persone, sa che stanno dicendo qualcosa, ne è consapevole perché fino a due secondi prima — prima che la sua vista si annebbiasse e che le sue orecchie iniziassero a fischiare — era tutto chiaro, limpido e cristallino. Ora, l'unica cosa che riesce a sentire sono solo le sue tempie che pulsano dolorosamente, il respiro corto ed il petto che gli fa male lì dove il cuore pompa il sangue come se volesse esplodere da un momento all'altro.

La sua testa è un insieme di pensieri confusi, incoerenti, che quasi non riconosce. Vorticano in una spirale da cui non riesce a risalire, lo portano a fondo e Hajime affoga, nelle stesse acque scure in cui si ritrova da tre giorni.

 

Tre giorni.

 

Esattamente tre giorni fa hanno perso la partita contro il Karasuno, e con essa la possibilità di andare ai nazionali e di sconfiggere Ushijima.

Tre giorni fa hanno perso tutto quello che desideravano ottenere ed ora…

Ora Hajime sta perdendo anche Oikawa.

 

Oikawa che ha appena annunciato alla squadra che alla fine dell'anno, dopo il diploma, se ne andrà in Argentina, dall'altra parte del mondo. Oikawa che non gli ha mai accennato a volersene andare, non almeno a dodici ore di volo di distanza da lì, come se Hajime non contasse nulla, come se fosse un compagno di squadra qualsiasi e tutti gli anni trascorsi insieme non valessero niente per lui.

 

Cos'è Hajime per lui? Un compagno di squadra come ogni altro? Uno tra i tanti schiacciatori a cui alza la palla?

Non è la persona che è stata al suo fianco per gran parte della loro vita? La persona sulla cui spalla Oikawa ha pianto e ha riso? La persona a cui ha sussurrato tutti i suoi segreti le notti in cui dormivano uno a casa dell’altro, e gli ha rivelato sempre tutto – tutto tranne questo –, dalle più stupide paure di quando erano bambini alle più profonde incertezze che ha avuto questi ultimi anni.

Una parte di lui sa che questi pensieri non gli appartengono davvero, sa che Oikawa lo considera davvero una persona importante, sa che c'è una ragione dietro a questa sua decisione… lo sa, dannazione! Lo conosce, lo sa che tipo di persona è. Sa essere ottusamente frivolo la maggior parte delle volte, un po’ egocentrico e arrogante quando si tratta della pallavolo, ma c’è sempre stato quando Hajime ha avuto bisogno di lui.

Eppure…

Eppure adesso non può fare a meno di sentirsi così: Tradito. Abbandonato. Lasciato indietro. Come se Oikawa non avesse più bisogno di lui.

 

E forse davvero non ha più bisogno di lui.

Hanno perso per colpa sua. Non è riuscito a fare il punto che come asso avrebbe dovuto fare.

Come asso avrebbe dovuto portare la squadra alla vittoria, ma non l’ha fatto, non ci è riuscito.

È un alpha completamente inutile. E Oikawa lo sta abbandonando perché non ha bisogno di un alpha debole che non è capace di fare punto quando serve. Perciò andrà in Argentina, a trovare schiacciatori degni del suo livello, a cercare qualcuno che non è Hajime.

Perché Oikawa non ha bisogno di un alpha che affoga, affoga sempre più a fondo.

« Iwaizumi— » qualcuno lo sta chiamando, gli sta dicendo qualcosa, ma Hajime non riesce a capirlo. La voce si confonde insieme a tutte le altre voci in sottofondo, in un ammasso di suoni che si accavallano uno con l’altro. Sembrano urla ma sono soffuse, soffocate. Un ringhio si fa strada tra il vociferare ma non ha idea a chi appartenga. Si trasforma in un latrato, lungo e acuto, come il verso di un animale ferito che sta soffrendo.

Iwaizumi, lo chiamano ancora e ancora, ma Hajime non riesce a raggiungerli.

 

« Hajime! » la voce di Oikawa tuona tra tutte le altre. Hajime potrebbe riconoscerla tra milioni di altri suoni, anche se la sente lontano, come se fosse già a migliaia di chilometri da lì.

Se ne è già andato.

Se ne è già andato e l'ha lasciato indietro.

« Hajime! »

L’odore di fiori di arancio arriva alle sue narici. È leggero, quasi inesistente. Per un attimo si ritrova ad avere sette anni e a rincorrere al parco un Oikawa bambino, un Oikawa che gli dà le spalle, che va troppo veloce per essere raggiunto.

Hajime vuole chiamarlo, ma le parole non escono dalla sua bocca.

Un altro latrato si fa strada tra le voci, Oikawa lo chiama ancora e Hajime vorrebbe rispondergli, ma lo sente sempre più lontano e lui non ha idea di come raggiungerlo.

 

Delle dita si avvolgono attorno al suo polso, le sente tirarlo verso qualcosa. Hajime si lascia guidare, docilmente, senza fare resistenza. Conosce bene quelle dita, talmente tanto che saprebbe riconoscerle ad occhi chiusi: il loro contorno, i calli sui polpastrelli, il modo in cui si muovono, il calore che emanano — sono sempre incredibilmente calde. Le ha viste crescere davanti ai propri occhi, diventare sempre più abili, prendere in mano una palla e maneggiarla come fosse un'estensione del proprio corpo, alzarla, alzargliela, fare un punto dietro l’altro.

Perciò si lascia guidare, fino a quando sente un cuore battere sotto il suo palmo, il petto che si alza e si abbassa alla cadenza regolare dei suoi respiri e Hajime si ritrova a seguire il ritmo quasi inconsciamente — Inspira. Trattieni. Espira. –.

È sempre stato così tra loro.

Oikawa si è sempre vantato di essere un alzatore che sa adeguarsi perfettamente a qualsiasi schiacciatore, ma Hajime è sempre stato in grado di adattarsi a lui come persona, alle sue richieste assurde e alle sue pretese a volte fin troppo presuntuose. Si è adattato a lui quando ha iniziato ad allenarsi ogni giorno alle cinque del mattino e ogni giorno alle cinque del mattino Hajime era con lui. Si è adattato a lui quando ha iniziato a prendere posto nella sua vita e crearsi uno spazio con la sua forma, dove nessun altro potrebbe mai incastrarsi tanto bene. Perciò non gli risulta difficile adattarsi anche a lui questa volta, i suoi respiri che si fanno più lenti e profondi, il cuore che torna a battere lentamente ed in modo naturale.

Apre gli occhi che non si era accorto aver tenuto chiusi per tutto questo tempo, solo per ritrovarsi davanti ad un paio spalancati dalla sorpresa e un'espressione preoccupata a deformarne il viso.

La luce della palestra gli trafigge le iridi. Chiude le palpebre. Le riapre. Oikawa è sempre davanti a lui. Lo vede tirare un respiro di sollievo ed il resto del suo campo visivo diventa a poco a poco più chiaro.

Attorno a loro ci sono anche il coach, il professore, il resto della squadra.

Che è successo?  vorrebbe chiedere, ma la gola gli brucia come se avesse urlato per ore. Oikawa, ovviamente, sembra accorgersene immediatamente « Bevi questa » lo incita, mentre gli porge la sua borraccia.

« Che è successo? » chiede davvero stavolta, dopo aver tracannato l'acqua come se avesse trascorso giorni nel deserto, ogni parola sembra comunque raschiare le sue corde vocali come se le avesse sforzate fino a perdere la voce.

« Sei in calore » gli risponde l'infermiere della scuola alle sue spalle, Hajime non si era minimamente accorto di lui. Da quando è lì? Perché è lì? Che vuol dire che è in calore? Non può essere andato in calore! Non sente alcun irrefrenabile impulso sessuale, nessuno strano desiderio di ingravidare qualcuno – fortunatamente, aggiungerebbe, Ha solo diciassette anni! Perché a diciassette anni un alpha dovrebbe voler ingravidare qualcuno?  –, niente di diverso dal solito. A parte un mal di testa atroce, la gola che gli brucia e un dolore diffuso in tutti i muscoli del corpo come se avesse giocato tre partite consecutive da cinque set. O anche quattro, o cinque.

Insomma, troppe anche per lui.

« Non sempre i cambiamenti ormonali durante un calore determinano una pulsione sessuale » inizia a spiegargli l’infermiere che sembra comprendere la sua confusione « per ora ti ho somministrato un soppressante che dovrebbe aver mitigato momentaneamente tutti i sintomi, ma fra un paio di ore gli effetti svaniranno. Il primo calore varia molto da persona a persona, ma potrebbe essere molto intenso considerata la tua reazione di poco fa… Sarebbe meglio che torni subito a casa e ti prepari. Abbiamo provato a chiamare i tuoi genitori ma non ha risposta nessuno. Hai un altro modo per contattarli? O c'è qualcuno che possiamo chiamare per venirti a prendere? »

Quale reazione? Vorrebbe chiedergli. E no, non c'è nessuno a casa in questo momento, rispondergli, non c'è nessuno che può chiamare.

« I suoi genitori lavorano fino a stasera ma posso accompagnarlo io » lo anticipa Oikawa, e Hajime gliene è infinitamente grato, perché in questo momento non ha idea di come far funzionare la sua bocca, ha un nodo alla gola che gli impedisce di articolare qualsiasi parola. Non ha idea del perché. È a causa del suo calore?

L'infermiere sembra esaminarli dall'alto verso il basso, come se stesse cercando di far loro una radiografia solo con gli occhi, aggrotta la fronte, storce le labbra come se quell’idea lo disgustasse « Non è raccomandabile… siete due– »

« Non è un problema » lo interrompe nuovamente Oikawa, con il tono che ci si aspetterebbe da un capitano affidabile, da un alpha affidabile. Saranno i suoi ormoni in subbuglio ma Hajime non può far altro che pensare che Oikawa è dannatamente eccitante in questo momento. Se fosse stato un Omega, è sicuro che avrebbe avuto i pantaloni bagnati. E, ok, forse in quel caso l’istinto di essere ingravidato potrebbe passargli per la testa ma… no. Assolutamente no. Hanno diciassette anni.

L'infermiere continua a scrutarli come a volerli far cedere — Hajime non ha idea di quale sia il suo genere secondario, ma dal suo atteggiamento sembra essere decisamente un alpha anche lui, un alpha che sta cercando di affermare la sua superiorità —, si gira verso il coach e il professore in cerca di un sostegno, ma li vede solo annuire. Fa un grosso sospiro rassegnato « Va bene, allora. Riaccompagnalo immediatamente a casa, non fate deviazioni. E… non state troppo insieme. Anche se adesso pensate di poterlo gestire, non è raccomandato che un alpha stia accanto ad un altro durante il suo calore, soprattutto il primo »

Hajime non ha neanche il tempo di annuire o comprendere a pieno qualsiasi cosa gli sia stata detta negli ultimi minuti, vede solo Oikawa annuire appena, rivolgere un saluto ai presenti e trascinarlo via per il polso con più forza del normale. Se Hajime fosse nel pieno delle sue facoltà mentali, lo strattonerebbe via e gli urlerebbe contro che è un idiota e che gli sta facendo male, ma non è per niente nel pieno delle sue facoltà mentali, perciò rimane in silenzio e si fa trascinare via.

 

Solitamente riesce a capire bene i pensieri che passano per la mente di Oikawa, non è difficile: la maggior parte delle volte è qualcosa di inerente alla pallavolo, ad un servizio che non gli riesce come vorrebbe, ad un’alzata che vorrebbe migliorare, ad una nuova tattica da provare. In questo momento però il suo corpo non lascia trapelare nulla, nulla, e Hajime non riesce a leggerlo, come se per la prima volta Oikawa parlasse una lingua che non riesce a comprendere.

Da una parte l’alpha che è in lui vorrebbe fargli presente che non è così debole da non riuscire a camminare, vorrebbe mostrarsi forte e affidabile, come un alpha dovrebbe essere. Dall’altra, anela a quei pochi centimetri di contatto tra loro come fosse un’ancora di salvezza a cui aggrapparsi per non essere lasciato ad affogare, il calore del corpo di Oikawa premuto contro il proprio l’unica fonte di conforto in questa giornata che non avrebbe mai immaginato diventare così strana e complicata.

 

Arrivano a destinazione troppo presto per i suoi gusti.

 

Oikawa si allontana da lui e Hajime sente già la sua mancanza addosso, trattiene a denti serrati qualsiasi verso voglia farsi largo nella sua gola. Trema, non per la temperatura ma per il freddo che sente dentro di sé, e Oikawa — stupido Oikawa che capisce sempre tutto ma mai abbastanza — si sfila la propria felpa e gliela mette attorno alle spalle « non che sia molto utile adesso… ma… » inizia, incerto.

Non sono mai stati così loro due. Non sono mai stati così goffi nell'approcciarsi uno con l'altro, come se stessero camminando sopra un pavimento ricoperto di gioielli di cristallo e dovessero stare attenti a non calpestarli. Sono sempre stati chiari e diretti tra di loro, Oikawa ha sempre detto cosa gli passasse per la mente e Hajime gli ha sempre risposto di conseguenza, non c’è mai stato spazio per fraintendimenti.

« Insomma... siamo arrivati… » gli fa cenno con la testa verso casa, come se non si fosse accorto di dove sono.

Hajime rimane fermo, immobile. La gola è un nodo che non riesce a districare. La voce non esce, come se il suo corpo non volesse più rispondere ai suoi comandi.

Rimani.

Oikawa riesce sempre a capirlo senza bisogno di parlare, Hajime spera con tutto se stesso che lo capisca anche questa volta.

Rimani.

« Ti conviene entrare… » per un attimo il suo sguardo sembra attraversato dal dubbio, apre la bocca e Hajime spera che abbia capito anche questa volta, un Rimani rimane bloccato sulla punta della lingua che non vuole accennare ad emettere alcun suono. Lo vede scuotere la testa, « Hai sentito cosa ha detto l’infermiere a scuola, no? È meglio che due alpha non stiano insieme in questi momenti… »

Non ha capito? O non vuole capire? O… è un modo gentile di rifiutarlo?

 « Immagino che ci vedremo fra qualche giorno? » Non voglio vederti tra qualche giorno. Ti voglio adesso.

Adesso.

Non sa quanto durerà il suo calore, ma sa che durerà almeno un paio di giorni, se non una settimana. Meno tempo a disposizione per giocare insieme, come se ne avessero già abbastanza. Oikawa partirà per l’altra parte del mondo, non possono perdere il loro prezioso tempo insieme così.

« Cosa si dice in questi momenti? Rimettiti? » Non sa cosa rispondergli. In questo momento non pensa che potrà mai rimettersi da questo groviglio che sente al petto. Il suo cuore non sembra più essere al suo posto. È a terra, frantumato in tanti piccoli pezzi, e Oikawa lo sta calpestando con ogni sua parola.

È a causa del calore o è perché…

« Be’, in ogni caso… io vado »

Hajime rimane lì a guardarlo con gli occhi umidi. Girati. Girati e torna indietro, ma Oikawa non si volta indietro. Il suo profilo scompare dietro l'angolo di un muro.

Rifiutato.

Ecco come si sente mentre rientra dentro casa e sale le scale che portano alla camera.

Rifiutato come asso perché Oikawa ha deciso che cercherò un’altra squadra.

Rifiutato come alpha perché non ha saputo dargli ciò che volevano entrambi.

Rifiutato come compagno perché Oikawa non ha accettato il suo invito — e Hajime lo sa, lo sa, che l’ha letto nel suo sguardo che voleva che rimanesse, non è possibile che non abbia capito.

 

Rifiutato, in ogni modo possibile.

 

Un dolore si fa strada tra le sue gambe appena varca la soglia della sua stanza, la stessa stanza che odora di lui e Oikawa insieme, odora di sandalo e fiori di arancio fusi insieme in una perfetta armonia.

Peccato che lui non ci sia e che l’armonia anche se così perfetta si sia frantumata.

 

Si stringe addosso la felpa che gli circonda le spalle, cercando di farsi più piccolo possibile, come se così facendo potesse essere inglobato da essa e far finta che è Oikawa quello che lo sta abbracciando. Si butta sul letto e soffoca un gemito di frustrazione sul cuscino. Si gira la felpa tra le mani e inspira a fondo sul tessuto, lì dove c’è il numero uno stampato sul retro. Infila una mano tra i pantaloni guidato dal bisogno urgente, urgentissimo, di darsi un minimo di sollievo.

La frizione non è minimamente sufficiente, è tutto sbagliato, sbagliato. Non sono le sue mani quelle che desidera addosso a sé in questo momento.

Inala ancora di più il profumo rimasto sulla felpa, cercando di sentire ancora una volta sulla propria pelle il calore e la presenza del braccio di Oikawa che gli circondava la vita.

Hajime, l'ha chiamato oggi, Hajime e non Iwaizumi, né Iwa-chan, né nessun altro dei suoi assurdi soprannomi.

Toru, lo chiama Hajime mentre sprofonda il volto sul colletto della felpa.

Aumenta il ritmo delle proprie mani, Toru, continua a chiamarlo, come se potesse rispondergli. Magari, ovunque sia in questo momento, può sentirlo. Magari, deciderà di tornare sui propri passi, salire le scale ed entrare in camera sua.

Magari…

Toru, lo chiama ancora, le lacrime che gli scivolano sulle guance.

Viene poco dopo, urlando ancora una volta il suo nome, senza un minimo di soddisfazione ma solo un senso di vuoto ad opprimergli il petto.

È meglio che due alpha non stiano insieme in questi momenti, gli ha detto. Cosa c'è di sbagliato nel volere un alpha al proprio fianco durante il proprio calore? Hajime non vuole un omega, non ha conosciuto nessuno che lo faccia sentire anche solo minimamente così, e sicuramente non vuole neanche un qualcuno di indefinito che potrebbe o non potrebbe conoscere in futuro. Vuole lui, anche se Oikawa è un alpha, ma cosa c'è di sbagliato in questo?

Quando Oikawa andrà in calore, vorrà un omega al suo fianco? Cercherà la presenza di qualcuno che non è lui? Verrà chiamando il nome di qualcun altro?

Un altro brivido di piacere lo coglie alla sprovvista mentre lo immagina fare quello che sta facendo in questo momento lui. Lo immagina dare piacere a se stesso, lo immagina chiamare il suo nome. Immagina se stesso lì, a rispondere alla sua chiamata. Una mano si avvolge ancora una volta attorno al suo membro, il calore si fa sempre più intenso, accompagnato da immagini che Hajime è sicuro non potranno mai diventare realtà. La risposta di Oikawa oggi è stata chiara. Non importa che abbia capito o meno, non lo vuole, non almeno come lo desidera Hajime, questo è chiaro.

Quanto può far schifo essere in calore? Lui è lì a compiangersi addosso dopo aver appena scoperto che è attratto dal suo migliore amico ma il suo corpo ha altri desideri che vogliono essere soddisfatti, come se fossero due entità separate ed ognuna di loro avesse obiettivi distinti. La sua mano si muove, più per necessità che per altro, e lui viene poco dopo, digrignando i denti e con le guance rigate dalle lacrime, l’altra mano stretta attorno ad una felpa che non gli appartiene, circondato da un odore che a poco a poco svanirà dalla felpa così come dalla sua vita.

 

Il suo primo calore fa schifo. È straziante ed atroce, dura solo quattro giorni, ma sembrano comunque un’eternità.

Con il suo primo calore Hajime scopre cosa vuol dire essere innamorati — cazzo! È innamorato di Oikawa? Da quando? Perché non se ne è accorto prima? — ma non ricambiati.

Con il suo primo calore scopre per la prima volta nella sua vita cosa vuol dire avere il cuore spezzato.

 

 

 

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Il prossimo capitolo sarà dedicato al senso del gusto e sarà intitolato "Di lacrime salate e foto incriminate".
Dopo l'hurt... c'è il comfort!

  
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