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Autore: lady lina 77    09/09/2023    1 recensioni
Una AU con protagonisti i personaggi di Poldark creati dal meraviglioso W. Graham.
Siamo in Germania, negli anni neri del nazismo, nell'affascinante Annaberg-Buchholz, in Sassonia, fra boschi, miniere, case a graticcio e antiche tradizioni. Ross Poldark è un giovane tenebroso, volenteroso, proprietario di alcune miniere lasciate in eredità dal padre. Non è ricco ma ha tanta voglia di fare, da lavoro a molte persone che lo aiutano e rispettano ma questo non può bastare: è ebreo, anche se non praticante. E nella Germania di quegli anni questo potrebbe non essergli perdonato.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Dwight Enys, Elizabeth Chynoweth, George Warleggan, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Annaberg-Buchholz, 3 agosto 1934

Era una mattina stranamente soleggiata e calda per la Sassonia e a Ross sembrava quasi una beffa quel cielo sereno che sembrava promettere meraviglia mentre invece ogni cosa pareva precipitare.
Da oggi devi stare attento Ross. Come ti ho detto settimane fa dopo l’assasinio di Rohm, ancor più devi tenere un profilo basso adesso. Con la morte di Von Hindenburg e l’ascesa al potere come cancelliere di Hitler col partito nazista, nessuno potrà stare tranquillo e si dovrà imparare a misurare parole e pensieri. Soprattutto tu, soprattutto gli ebrei. Hitler sarà a capo di TUTTO, anche delle nostre vite e ogni tentativo politico di opposizione sarà osteggiato ed eliminato nel sangue”.
Ross guardò con amarezza l’amico. Dwight era un giovane medico talentuoso, leale, gentile, una delle persone più amate ad Annaberg-Buchholz per la sua gentilezza, le eccellenti conoscenze mediche, per le cure che prodigava a tutti, casa per casa, accontentandosi di poche monete. Era un ragazzo tanto talentuoso quanto modesto e senza pretese, affascinante senza capire di esserlo, suo grande amico fin dagli anni di servizio nella legione straniera dove aveva fatto praticantato come medico. Fidanzato con la giovane e biondissima ereditiera Caroline Penvenen che sperava presto di sposare, era uno di quei tedeschi di ‘razza pura’, come amava definirli Hitler, che più sembravano inorriditi dalla piega politica presa dal loro paese. Uno dei pochi, assieme alla sua civettuola fidanzata… Pur consapevoli che l’amicizia con un ebreo non era ben vista, non si erano allontanati da lui ma gli erano rimasti a fianco cercando di consigliarlo e dandogli supporto. “Come può essere che la Germania sia arrivata a questo punto, Dwight? Sono tedesco e ne sono orgoglioso, la mia famiglia lo è da secoli e da generazioni lavora per questo paese. Sono ebreo ma non praticante, potrei andare in Chiesa così come in Sinagoga senza alcun problema, non credo in nulla se non negli uomini… Alcuni uomini… Cosa sta succedendo a questo nostro nobile popolo che sembra pendere dalle labbra di un folle forcaiolo che vuole abolire ogni diritto civile di chi non sopporta?”.
Dwight sospirò. “Prendi un folle, lasciagli dire cose che la gente ama sentirsi dire, lascia che lo faccia in modo convincente e questo è il risultato. Non tutti amano quanto sta succedendo ma la maggior parte ha paura a dirlo, china la testa e sta zitto. Altri adorano le sue parole, sentirsi definire ‘razza superiore’ gli appare estremamente gratificante”.
Ross strinse i pugni. “Ho ancora le mie miniere, no? Danno lavoro a tanta gente e so che non sarò tradito dai miei uomini. In fondo… per ora… non va così male”.
Dwight scosse la testa. “Guardati le spalle comunque”. Era triste dirlo ad alta voce ma anche estremamente sciocco nascondere la testa sotto la sabbia. Sia lui che Ross erano consapevoli che le cose avrebbero potuto solo peggiorare e che quanto successo fosse solo l’inizio di una discesa all’inferno.
Già, anche Ross lo sapeva e temeva che quella finta calma prima della tempesta sarebbe durata poco. Hitler era salito al potere, un potere assoluto, solo da un giorno e già tutto il mondo aveva capito che il vento era cambiato e che la Germania non sarebbe più stata la stessa. Come si sarebbe comportato il nuovo cancelliere? Si sarebbe limitato a una politica aggressiva e discriminatoria all’interno dei confini della nazione o l’avrebbe estesa al resto d’Europa e del mondo? Se lo chiedeva lui e se le chiedevano probabilmente i capi di Stato di tutta Europa e oltre, che stavano fermi ad osservare in attesa di vedere le sue mosse.
Dwight gli poggiò amichevolmente la mano sul gomito. “Facciamo colazione da qualche parte?”.
Ross sorrise. “L’ho già fatta, Demelza prepara sempre ottime torte salate per la mattina”. La ragazza era alle sue dipendenze ormai da due anni, era cresciuta e si era trasformata in una sedicenne decisamente meno selvaggia di quando l’aveva conosciuta. E inoltre si stava dimostrando un’ottima cuoca.
Sì, Caroline me lo dice sempre!” – rispose Dwight, a volte incredulo che la sua fidanzata apparentemente capricciosa e frivola potesse aver stretto una così forte amicizia con una domestica apparentemente diversa come il giorno dalla notte da lei. Caroline aveva diciotto anni, due più di Demelza, discendeva da una famiglia tedesca antica e nobile che, si favoleggiava, fosse persino imparentata con il nobile casato degli Hesse, amava i pettegolezzi, i gioielli, i bei vestiti e la moda. Eppure dietro all’apparenza distaccata e frivola, si nascondeva una giovane sensibile che adorava divertirsi ma che era anche intelligente e sensibile al mondo sempre più difficile che la circondava e forse era stato questo ad avvicinarla a Demelza e al suo di mondo, fatto di semplicità, dapprima per curiosità e infine per stima. Si erano trovate caratterialmente e quando con Dwight veniva in visita a Nampara, le due ragazze si mettevano a chiacchierare dopo che Demelza aveva servito tè e biscotti, unite anche dalla passione comune per il cinema. Caroline adorava Clark Gable ed era certa che prima o poi avrebbe girato un film memorabile che i posteri avrebbero adorato per sempre, Demelza invece era affascinata da Charlie Chaplin che considerava un genio. Era anche capitato che nelle sere libere lei e Caroline fossero andate insieme al cinematografo del paese a vedere qualche nuovo film ma sia Dwight che Ross temevano che presto avrebbero dovuto abbandonare questa loro passione. Con Hitler al potere, probabilmente avrebbero iniziato a trasmettere solo film di propaganda. Anche se – e Ross ne era divertito – Demelza sosteneva che Chaplin fosse anche una passione del Furher perché convinto che portasse i baffetti in suo onore e che per questo i suoi film non sarebbero mai stati censurati. Ne avevano parlato giusto la sera prima, davanti al fuoco…
Senti Dwight, sono quasi le 11, il tempo della colazione è passato. Ora possiamo goderci il tempo di una buona birra però. Se andiamo al chiosco di Hans, per poche monete ci da anche delle ottime salsicce di Norimberga”.
Dwight scoppiò a ridere. “L’alcol ti ucciderà Ross”.
Lui alzò le spalle. “Beh, come morte la preferisco a una per mano di Hitler”.
Dwight ammirò il modo di fare di Ross, il suo cercare di non farsi prendere dallo sconforto e dall’ansia. Il suo amico non era stupido ed era consapevole di quanto rischiava eppure non aveva perso la voglia di esserci, di lottare, di far valere i suoi diritti e far sentire la sua voce. “Come medico…”.
Ahhh”. Ross lo zittì con un cenno della mano ed entrambi scoppiarono a ridere talmente forte che alcuni passanti si voltarono per vedere cosa avessero da sghignazzare tanto.
Fu la voce antipatica dietro a quelle persone a spezzare quel momento leggero.
Ross Poldark… Ancora in zona? Ancora non hai trovato la prima nave che ti faccia fuggire in America?”.
Quella voce sgradevole… Da bambino era gracchiante, ora era semplicemente odiosa. Ross sospirò, non lo aveva mai sopportato e ora più che mai lo avrebbe preso a schiaffi. Elizabeth era accanto a lui, a braccetto, altera e irraggiungibile come sempre. E sembrava trovarsi a suo agio accanto a quell’imbecille… Mille promesse ed ora eccola lì, assieme all’essere peggiore a cui la Sassonia avesse dato i natali. George Warleggan – la serpe – ed Elizabeth, il suo antico sogno e primo amore…
La ragazza lo guardò sostenendo il suo sguardo con la stessa leggerezza con cui avrebbe osservato uno sconosciuto. Ovviamente nessuno sapeva del loro innocente amore giovanile – tanto meno George – e lei sembrava averlo rimosso da se stessa e dalle sue esperienze ma lui no, a lui faceva ancora male quel voltafaccia e come lei lo avesse lasciato dietro di se senza alcun rimorso. “Ross Poldark, vi trovo bene” – disse, con cortesia.
George ridacchiò. “Gli ebrei stan sempre bene, campano sulle spalle altrui, che cosa potrebbe scalfirli, mia cara?”.
Accanto a lui, Dwight parve irrigidirsi e con un gesto gli prese la stoffa della manica della camicia per non far esplodere il carattere burrascoso dell’amico. Ross era ebreo e da quel giorno in poi una qualsiasi disputa con un tedesco di ‘razza pura’ poteva costargli caro.
Ross prese un lungo respiro, sapeva anche lui di non potersi più permettere liti e zuffe con quel bell’imbusto e con quelli come lui. “In realtà ho una attività e delle miniere, non mi appoggio su nessuno se non sull’onesto lavoro”.
Sull’onestà c’è sempre da dubitare, se si parla di ebrei” – insinuò malignamente George.
Un pugno, uno solo, solo uno ben assestato. Sarebbe stato infinitamente grandioso farlo, al pari di un orgasmo dopo una notte di passione con una bella donna. Peccato solo per la galera che ne sarebbe conseguita, per la chiusura delle sue miniere e per i suoi minatori in mezzo a una strada… Peccato, dannato Hitler! Un giorno avrebbe pagato pure questo, ne era certo. “Ci penserà l’ufficio delle tasse a controllare ma ti ringrazio per il gentile pensiero” – si limitò a rispondere ironicamente.
Ci penserà il nuovo Furher a rimetterti a posto! Sistemerà il marcio che c’è in Germania”.
La voce di George era sibillina e anche se fingeva di conoscerlo solo marginalmente, Elizabeth sapeva come potevano essere le reazioni di Ross. Ammirava il suo inaspettato auto-controllo ma non voleva rischiare scenate in strada ed eventuali scandali. Cosa avrebbe detto di lei la gente se l’avesse vista coinvolta in una zuffa fra un ebreo e un tedesco? Come aveva fatto Dwight, anche lei prese la stoffa della camicia pomposa di George, prendendolo poi sotto braccio. “Mio caro, ci aspettano dai baroni Von Tripp, non facciamoli aspettare”.
Ross la osservò sprezzante, da quanto sapeva essere così glaciale e controllata? “Il nuovo cancelliere, il nuovo partito…” – mormorò.
Sì?” – disse George, sperando dicesse qualcosa contro il governo che lo condannasse per sempre.
Ma Ross lo deluse. “Stanno distribuendo le tessere. Scommetto che la tua sarà la numero 2, dopo quella del nostro benemerito nuovo cancelliere”.
Sarebbe un onore ma mi accontento anche della numero 875”.
Ross ridacchiò. “Oh, quindi da bravo tedeschino sei già corso a giurare fedeltà ai nuovi capi. Ma in fondo me lo aspettavo, l’acconsiscendenza è nel tuo stile…”.
Come ogni buon tedesco sono fedele alla nazione” – rispose George, piccato.
Ross annuì, sprezzante. “Come ogni buon tedesco, già…”.
Dwight lo trascinò via. “Ross, andiamo!”.
Anche Elizabeth fece altrettanto. “George, non ne vale la pena. Fra l’altro dovresti evitare. Parlare con un ebreo non è ben visto per un tedesco. Lascialo stare, non farti provocare”.
George guardò la fidanzata. Elizabeth non gli aveva detto nulla ma voci di paese erano giunte tempo addietro alle sue orecchie e sapeva che lei era stata il sogno di quel dannato ebreo spiantato. Conquistarla, col suo fascino e col potere dei soldi della sua famiglia, era stata la sua vittoria più grande. E ora a spingere Poldark nel fango, definitivamente, ci avrebbe pensato il nuovo governo. “Nessuna provocazione mia cara. Tremava come un agnellino, mi ha assecondato senza attaccare per paura di una denuncia. E’ ebreo, sono per natura dei codardi”.
Elizabeth si morse il labbro, decisa a cambiare argomento per non esporsi troppo. “Devo dirlo anche a mio padre. Deve fare quanto prima la tessera del partito anche lui”.
Assolutamente. Ognuno deve dare il proprio contributo e la Germania tornerà grande!”.


Avrei voluto spaccargli i denti uno ad uno” – borbottò Ross mentre a grandi falcate si dirigeva verso una via laterale alla piazza.
Lo capisco e lo avrei fatto anche io ma sai che non si può!”.
Ross si fermò, fronteggiando Dwight. “Sarà sempre così? Dovrò farmi insultare senza battere ciglio? Non potrò difendermi? Santo cielo, cos’è diventata questa nazione?”.
Dwight scosse la testa, non aveva risposte certe da dargli. “Ross, non sarà sempre così e presto torneranno a regnare pace, sicurezza e rispetto verso tutti. Ma per ora devi cercare di tenerti lontano dai guai e avere un profilo basso. Non farti provocare, ne avresti solo la peggio e lo sai”.
Lo so” – disse Ross, stringendo i pugni e sentendosi impotente. Il viso di Elizabeth continuava a danzargli nella mente, lei, tanto bella, lei, con la sua leggerezza, lei, col suo modo di fare controllato. Lei, a braccetto con LUI. “Tu, Dwight? Farai anche tu la tessera del partito?” – chiese, a testa bassa.
Dwight sospirò, sentendosi impotente. “No, finché potrò evitarlo. Ma quando vi sarò costretto, dovrò chinare il capo come dovrai imparare a fare anche tu. Se voglio continuare a curare la gente di questo posto e svolgere il mio lavoro di medico senza grattacapi, temo che quel giorno sarà inevitabile. Ross, non siamo eroi, siamo persone normali gettate in qualcosa più grande di noi che al momento non possiamo combattere. Dobbiamo sopravvivere giorno per giorno anche ingoiando bocconi amari in attesa di trovare la strada per uscirne. Promettimi che farai altrettanto e che non giocherai a fare l’eroe!”.
Prometto… che tenterò di tenere i guai alla larga” – rispose Ross. Dwight come sempre era la voce razionale della sua vita e della sua coscienza. Avrebbe voluto spaccare il mondo ma questo non avrebbe risolto alcun problema.
Andiamo da Hans?” – chiese Dwight per cambiare argomento.
Cosa?”.
La birra, le salsicce di Norimberga”.
Ross scosse la testa, dopo quell’incontro aveva ben altri appetiti e il suo umore non era dei migliori nemmeno per gustare una birra. “Non ho più fame, ci si vede domani” – disse, liquidandolo ed allontanandosi sulla strada acciotolata.
Dove vai?” – urlò Dwight.
Ross non si voltò nemmeno. “Da Margareth Vospel”. Era la donna che soddisfava i bisogni fisici di uomini disperati come lui. Non amava quel genere di oblio che non corrispondeva alla sua idea di amore ma in quel momento lei era esattamente ciò di cui aveva bisogno. Ammaliante, che non faceva domande e che non chiedeva tessere di partito, almeno per ora. Sarebbero bastate poche monete, abbassarsi i pantaloni e prenderla senza troppi giri di parole. Come piaceva a lei, come avrebbe fatto volentieri con Elizabeth se l’avesse avuta fra le mani. Piacere e oblio, non chiedeva altro.


  
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