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Autore: AlsoSprachVelociraptor    16/09/2023    0 recensioni
Il regno di Larnion, situato a nord del continente, è famoso per essere abitato dagli elfi: creature di bellezza ed eleganza, pura magia che scorre nelle loro vene, abilità straordinarie e nobiltà d’animo.
Eppure, non tutti gli elfi sono perfetti.
Il marchese Timothy Burch del Lago Nero si porta dietro una maledizione lunga generazioni, un corpo deforme e debole e una magia occulta, e vive una vita solitaria ma pacifica.
Finchè l’incontro con un bardo dalla schiena ricurva e le iridi pallide e disallineate non sconvolge la sua intera vita- in meglio o in peggio, nemmeno Tim lo sa.
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South Park - Stick of Truth AU + Post Covid. I design saranno ispirati a SoT, ma con la versione adulta PC.
Incentrata sulla coppia Timmy/Jimmy.
Contiene violenza, e le battute che non fanno ridere di Jimmy. Prestare cautela.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dog Poo, Jimmy Vulmer, Kyle Broflovski, Stan Marsh, Timmy
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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L’orchestra suonava a festa mentre i servetti umani scorrazzavano di qua e di là per la grande sala del trono del Castello Reale di Larnion, voci in ogni dialetto elfico del regno che si sovrapponevano melodiose come un coro alla musica che stava suonando.

Era, quel giorno, il centoventicinquesimo compleanno del principe Roland di Larnion, figlio di re Kyle, che ora sedeva fiero al fianco del padre invece che sotto la pedana del trono, dove invece ancora la sorella minore sedeva sulla sua piccola sedia da bambina.

Roland era simile a suo padre Kyle. Capelli rossi e ricci e grandi occhi dorati, segno della più alta nobiltà elfica, ma i suoi boccoli erano più morbidi e lunghi, gli occhi più grandi, il viso cosparso da lentiggini. Ancora doveva maturare quella nobiltà d’animo che, invece, l’uomo al suo fianco sprigionava senza ormai più darvi peso.

Re Kyle era un elfo alto, longilineo ma dal fisico forte e le spalle larghe, i corti riccissimi capelli di un rosso fuoco brillante stretti nella sua solita, pesante corona di rami d’oro intrecciati, una corta barba elegante sul viso affilato e gli occhi brillanti e dorati come una gemma d’eliodoro. Maestoso e quasi divino, stretto nella sua lunga tunica rosso sangue, il principe Roland impallidiva al suo fianco, ma era normale così. Anche Kyle, da giovane, sembrava un bambino sperduto di fianco a suo padre.

Il biondo Donnely, un conte della provincia della capitale che spesso soggiornava al castello, si inchinò di fronte al trono, stringendo tra le mani una grossa gemma. La sua famiglia, i Donnely, erano proprietari di una miniera strappata agli orchi diversi secoli prima.

“Donnely ha donato al principe un minerale, ovviamente.” sgnignazzò Douglas Petuski, un cavaliere elfico dai capelli color cenere e gli occhi ambrati, di un arancione vivace tipico degli elfi selvatici, l’etnia a cui apparteneva. Pur essendo vestito elegantemente, il puzzo di selvaggio gli era rimasto incollato addosso, e mai sarebbe scivolato via dalla sua pelle color fango. 

I quattro elfi se ne stavano nell’angolo più remoto della sala, in una zona in cui avrebbero potuto parlare liberamente senza dar fastidio alla noiosa cerimonia di benvenuto nell’età adulta del giovane erede, schiacciati in un angolo, vicino a una fontana di marmo dalle venature nere come la pece a forma di cornucopia.

“E tu cosa hai portato invece? Una cacca di cane e un paio di bastoncini?” borbottò sottovoce l’elfo altissimo al suo fianco, vestito di viola come il colore dei suoi occhi dall’aspetto sempre un po’ triste, e dai lunghi capelli blu notte a incorniciare il suo viso pallido. La drow e l’elfo dai capelli ramati al suo fianco si lasciarono scappare una lieve risata, sotto lo sguardo contrariato di Petuski.

“Un libro e dei cavalli sono un migliore regalo, forse?” continuò Petuski, ora quasi offeso. “Puoi forse costruire una casa, o accendere un fuoco con quelli?”

La drow, bassa e tozza, lo fulminò con lo sguardo, rosso e malefico. “Questo non è un libro qualsiasi. Magia nera del regno oscuro, qualcosa che tu sicuramente non puoi capire, mezzo animale.”

Petuski fece per sfoderare la spada appesa al suo fianco, e la drow strisciò le dita colore dell’ossidiana sul medaglione magico appeso al suo collo, ma il verso strozzato della bestia al fianco dell’ultimo elfo, che ancora non aveva parlato e che di solito non parlava proprio, zittì entrambi.

La bestia, una coccatrice dagli occhi chiusi e una museruola al becco, raspò una specie di gloglottio e pestò un paio di volte a terra con le sue zampe artigliate e deformate, prima di ritornare dal suo proprietario, infilandosi tra il suo pesante bastone di metallo e le sue gambe. 

L’elfo, dai capelli ramati e corti sulla testa stranamente ampia e poco armoniosa per un elfo e le orecchie lunghissime che puntavano in basso rispetto che verso l’alto, si piegò ad accarezzare le piume rade della sua coccatrice.

“Solo un pazzo come Burch si porterebbe una coccatrice alla corte del re.” rispose Petuski, con un sorriso sulle labbra ora. 

Timothy Burch si rimise dritto in piedi, sovrastando il gruppo di elfi con cui stava aspettando il suo turno, sorridendo alla bestiola deformata tra le sue gambe. “Non lascio mai Gobbles da solo.” borbottò, biascicando le parole tra i denti grossi e appuntiti, qualcos’altro che non condivideva con nessun elfo, neppure con la drow carnivora al suo fianco. 

Un silenzio imbarazzato cadde sui quattro, e quando il re pronunciò il nome di lord Jason White, l’elfo alto e dalla tunica viola prese il fagotto di armi che teneva tra le mani e a lunghe falcate si diresse verso il trono, mostrando al re e all’erede, col suo charme da mercante, le splendide spade di forgia nanica che intendeva donare al principino, i suoi occhi dorati che brillavano con la voglia di impugnare quelle armi e sfidare qualche manichino nel giardino privato del re.

Poi, il turno di mostrare i regali al figlio viziato del re per lord Jason passò, toccava al prossimo nobile deliziare l’erede con regali che non avrebbe mai usato.

"Sir Timothy Burch, marchese del Lago Nero."

La voce di re Kyle era cristallina, e intransigente. Non avrebbe aspettato i capricci di Gobbles, o il suo zoppicare rallentato, e allora Tim si fece forza e si diresse a passo spedito verso il trono, il bastone che ticchettava rumorosamente al suo fianco sbattendo ripetutamente contro i bellissimi marmi che componevano i pavimenti della sala del trono. 

Fece cenno ai suoi servi, che stavano spiando la situazione dalla porta che dava sul giardino esterno del palazzo, di portare dentro il cavallo mentre strattonava Gobbles che zoppicava dietro di lui.

Arrivato di fronte al trono, abbassò la testa e si piegò quanto poté, premendo forte sul bastone e pregando gli Dèi perchè non scivolasse sul pavimento così tirato a lustro e liscissimo. La punta metallica del bastone si mosse, ma si incastrò quasi subito in una fessura tra due mattonelle, e Timothy sentì il proprio cuore saltare un battito.

“Sire. Principe Roland, vi porgo i miei più sentiti auguri.” 

Quando alzò lo sguardo, incrociò gli occhi dorati del principe Roland, spalancati in un’emozione simile alla paura. Il suo viso perfetto era contratto in una smorfia di paura, angoscia, disgusto. Non rispose agli auguri di Timothy, e l’elfo dai capelli ramati sapeva bene il perchè.

Non era la prima volta che veniva trattato in quel modo, e non sarebbe stata sicuramente l’ultima.

Gli elfi erano rinomati per la loro bellezza ed eleganza, esseri perfetti in un mondo così sporco, macchie di intonsa eccellenza- ma Tim non era così.

Un elfo deformato, malato e debole, che osava presentarsi di fronte al re degli esseri considerati superiori rispetto ad ogni altra razza del continente. Testa deformata e orecchie che puntano in giù, gambe lunghe e sformate a cui mancava la forza di tenerlo in piedi, e radi capelli ramati su una pelle malata d’alabastro, Timothy Burch, il marchese del Lago Nero, non era qualcuno visto di buon occhio. I giovani elfi, come Roland e come sua sorella e come gli altri bambini che erano presenti a quella festa scappavano e si nascondevano e volgevano lo sguardo quando lui passava.

Ma i suoi territori, una marca di confine su un lago pieno zeppo di creature indomabili, erano nei bisogni primari del regno di Larnion, e re Kyle lo sapeva bene.

“Ringrazia, Roland. Non osare mancare di rispetto al marchese.” ringhiò Kyle con un tono di voce tagliente come le lame che il principino teneva tra le mani, e forse che faceva ancora più male. Roland annuì, distolse lo sguardo e lo tenne basso. "Mi scusi. La ringrazio, marchese Burch."

Con un filo di rabbia nel suo animo, Timothy pensò che il ragazzino non era davvero così maturo per comportarsi in quella maniera. Si tenne il pensiero per sé tuttavia, perché se c'era una cosa in cui Tim era davvero straordinario era proprio stare zitto.

Con uno schiocco di dita verso i propri servi, Timothy disse invece altro, quella manfrina che si era studiato per l'occasione.

"Per il principe Roland, che sarà sicuramente un re magnifico quanto lo è suo padre, ho pensato al miglior destriero."

Accompagnato da due servi, un fiero e poderoso unicorno marciò dietro Timothy, la sua coccatrice spaventata tra le gambe mentre l'unicorno trottava, così leggero che gli zoccoli non sembravano appoggiare a terra.

Roland si alzò in piedi con una tale furia da quasi far cadere spade e gioielli che teneva in grembo. "Un unicorno, padre!!!" gridò con la voce piena zeppa di emozione come mai prima quella sera, mentre Timothy sentiva gli sguardi carichi d'odio degli altri nobili elfici sulla propria schiena.

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La tavola era imbandita e le pietanze abbondanti, ma non eccessivamente. Re Kyle non era famoso per eccedere, in nulla, ed era rinomato anzi per la sua abilità nell'economia e nel risparmio, aiutato dal suo geniale cugino omonimo, lord Kyle dalle Colline Ventose, che in quel momento gli sedeva vicino. Lord Kyle aveva un taccuino tra le mani, e i boccoli scuri ricadevano sul viso dalle tinte bluastre per quanto era pallido. Timothy non era abbastanza vicino per origliare la conversazione tra i due reali, ma qualche parola raggiungeva comunque le sue lunghe orecchie, tra cui bardo.

Non c'era mai stato nessun bardo a nessuna festa indetta da re Kyle, per quanto ricordasse. Le orecchie di Timothy si mossero da sole, cercando di captare quelle parole a tavoli di distanza, come solo lui poteva fare- la sua condizione non era solo fisica, ma anche magica, e questo era poco risaputo nella comunità elfica. Usare le sue anormali abilità in mezzo alla gente non era una buona idea, ma Timothy lo faceva lo stesso. Di solito era abbastanza abile da saper nascondere cosa stava facendo.

“...e allora io ho risposto che no, non- ehi, ma quello cosa sarebbe?”

Il silenzio calò sulla sala come una cortina di fumo, e Timothy sentì il proprio sangue gelargli nelle vene. 

Stavano guardando lui? Si erano accorti delle sue malformazioni, di Gobbles, di quella coccatrice nata storta, come avevano rimarcato tante volte tutti gli elfi che aveva conosciuto?

Guardandosi attorno no, si accorse che le attenzioni non erano rivolte a lui, ma a qualcun altro.

Trascinandosi dietro le gambe, tozze e pesanti, arrivò claudicante un elfo dai colori peculiari.

“È un drow?” sibilò Jason all’elfa seduta vicino a lui, dai boccoli colore dell’oro che ricadevano sul suo corpo ricoperto da una lunga veste di broccato rosso. L’elfa guerriera, Bebe, rimase a guardare con orrore la figura che si stava lentamente incamminando per la sala, lo stesso sguardo che, del resto, avevano tutti gli elfi.

“No!” si sbrigò a bisbigliare Henrietta, una drow. “Non esistono drow malformati, la perfezione è nella nostra natura! Quella roba non è uno di noi! E se fosse un elfo argentato come voi, invece?” 

Jason nascose una smorfia di disgusto solo perchè si sentì addosso lo sguardo neutrale- ma nemmeno così tanto- di Timothy. 

La pelle grigia dell’elfo che stava ciondolando di fronte al tavolo dei reali non era quella perlacea degli elfi d’argento, né quella baciata del sole degli elfi dorata, né d’ossidiana dei drow. Era grigia, come nuvole in tempesta, e i suoi capelli erano color piombo screziati di bianco- un’onta per gli elfi-, e il suo corpo tarchiato era piegato in un modo difficile da sopportare alla vista, per una creatura che sarebbe dovuta essere sinonimo d’eleganza. La spina dorsale ricurva su sé stessa, la testa incassata tra le larghe spalle e il viso sgraziato, le sue orecchie lunghe e ricurve a loro volta, la punta che si piegava in basso, costellata di diversi tipi di orecchini.

“P-porgo i miei saluti al re di qu-questa splendida terra.” balbettò con una voce troppo sicura di sé quello, mimando un inchino, per quanto le stampelle che lo tenevano sollevato gli permettessero. Nella mano destra, che non reggeva momentaneamente la stampella, teneva un grosso liuto. “Sono il miglior b-b-bardo di Larnion, il mio n-n il mio nome è Jimmy. Oggi è un giorno lieto p-per il regno, non è così? Mi è gi-giunta voce che l’erede ha raggiunto la maturità!”

Re Kyle porse un sorriso di circostanza al bardo suo ospite. “Si, messere James. Vi ho chiamato perchè mio figlio Roland ama le canzoni. Non è così, Roland?” lo spronò il padre, ma il ragazzo invece gli riservò lo stesso sguardo di terrore che, poco prima, aveva rivolto a Timothy.

Disgusto.

Timothy sentì il viso bollirgli dalla rabbia, ma si trattenne. Vivere in mezzo agli altri nobili, così fissati con la genetica perfetta della loro razza, era così snervante. Lui non usciva quasi mai dalle sue marche per quel motivo esatto, e i suoi genitori avevano vissuto una vita di reclusione per quell’esatto motivo.

“C’è qualche c-canzone che vuoi sentire, mio principe?” chiese il bardo. Roland stette zitto. Al suo fianco, la principessina Ethel affondò il viso tra le braccia e scoppiò in un pianto rumoroso, che fece aumentare il borbottio tra i nobili. Gli occhi dorati di re Kyle si sgranarono, mentre passava lo sguardo sui suoi figli, poi sul suo cugino, e infine sul suo fidato elfo di guardia alle sue spalle, ser Stanley delle Terre Paludose, che rimase a bocca aperta per una frazione di secondo prima di agire. “Ehm.. ehm che ne dici di.. di partire con il repertorio classico? Eh, Roland, la vuoi sentire qualche battuta?” lo spronò l’elfo guerriero, forte di corpo e veloce d’intelletto, che spesso e volentieri aiutava il suo amato re nelle occasioni difficili come quelle. 

Roland annuì, abbassando la testa, mentre la principessa veniva scortata fuori dalla sua balia.

“Wow, che gran pubblico!” ridacchiò tra sé e sé il bardo, prima di appoggiarsi con i larghi avambracci alle stampelle e inforcare il liuto come un’arma. “Nessuna vergogna, mio re, succede spesso. I bambini scappano al mio arrivo, e gli adulti ridono. Di s-solito preferisco la seconda, ed è quello che v-vorrei oggi da tutti voi! Un sorriso sulle labbra del mio pubblico è più dolce del vino s-sulla mia lingua. Beh, sicuramente p-più dolce di questo vino che offrite voi. Q-qualcuno ha speso un po’ poco su queste scorte, eh?”

Re Kyle si voltò verso lord Kyle, che era arrossito fino alla punta delle orecchie, mentre il re si mise a ridere di gusto. Anche gli altri lord lo seguirono in una risatina generale. Timothy rimase dritto e teso sulla sedia, senza nessun segno di ilarità sul viso.

L’elfo storpio iniziò a suonare leggere note di accompagnamento sul suo liuto, mentre continuava a scherzare. 

“Wow, che gran pubblico. I n-nobili mi fanno impazzire, li adoro. N-non solo perchè le loro regge sono uno spasso in cui g-gironzolare e farsi ospitare! Tutti i loro segreti e losche relazioni… n-ne sai qualcosa, ser, tu dietro al Re, che gli s-sta scodinzolando come un fedele cagnolino?” si rivolse a Stan delle Paludi, che fece un passo indietro mentre la folla scoppiava a ridere. Alla fine il sorriso arrivò anche sulle sue labbra scurite dalla luce del forte sole di Larnion, mentre re Kyle stringeva le mani tra il viso rosso.

“Ah, nulla è come tornare tra gli elfi.” esultò il bardo, Jimmy, lanciandosi in un assolo di liuto mentre continuava a parlare. “Non immaginate che chaos, Kupa Keep. C-ci sono appena stato. Mi sono dovuto lavare tre volte di fila per tirarmi v-via il puzzo di umano di dosso, e la v-vocetta schifosa del loro Gran Stregone dalle orecchie!”

Un altro forte boato di risate tutto attorno, tanto forte che Gobbles si agitò tra le gambe di Timothy, la sua testa che a malapena riusciva a stare sollevata a cercare la mano di Timothy sotto il tavolo. Tim accarezzò il lungo collo storto, aspettando con trepidazione il momento in cui sarebbe potuto tornare nella camera che gli era stata assegnata all’enorme palazzo del Re.

Il bardo fece finta di annusare l’aria, per poi volgere lo sguardo nella direzione del tavolo di Timothy, i suoi occhi- le iridi quasi bianche, le pupille nere che puntavano in due direzioni opposte- che cercavano altre vittime. “Ah, ecco d-da dove veniva la puzza. L’elfo selvatico che non si lava, che b-brutto stereotipo che stavolta però t-tanto stereotipo n-non è, eh?”

Petuski sputò il vino che stava bevendo, mentre al suo fianco Henrietta scoppiava in una risata isterica.

“Ah, la p-puzza è anche di vino scadente. Gran brutto mix per le narici di un nobile. Solo un drow avrebbe il coraggio di st-starti vicino.” continuò il bardo, avvicinandosi claudicante al tavolo. Anche Petuski alla fine scoppiò a ridere.

Purtroppo, Timothy alzò lo sguardo da Gobbles e sul bardo, solo per ritrovarsi i suoi occhi puntati addosso.

Oh no. Oh no, no no no.

“Non s-sapevo anche gli elfi malformati potessero s-sedersi al tavolo dei nobili.” disse a voce alta, e tutti volsero lo sguardo verso Timothy, il viso sempre più rosso e bollente e i pugni stretti sotto alla tovaglia. Lo ignorò, volgendo lo sguardo altrove.

Sentì il peso dell’elfo grigio sul tavolo, esattamente di fronte a lui. “Oh, ti sei offeso? M-ma no, peldicarota, non v-volevo offenderti. Possiamo essere due storpi amici? Ci p-possiamo scambiare i bastoni e t-tutte quelle robe lì!”

Jason si premette entrambe le mani sulle labbra per non scoppiare a ridere al fianco di Tim, che invece si sentiva la nuca gelida e la fronte bollente dalla rabbia.

Si alzò di scatto e, stringendo il manico d’oro del suo bastone con la mano e il guinzaglio di Gobbles nell’altra, si mosse lontano dal tavolo. “Le mie sentite scuse mio Re, devo andare.” ringhiò a denti stretti Timothy, senza voltarsi.

Il rumore di metallo sul pavimento di marmo, e veloce come non riteneva possibile- o forse erano semplicemente i movimenti di Tim troppo lenti- il bardo si porse davanti a lui, un sorriso storto e malevolo sulle labbra sottili e grigiastre. 

“Permalosetto? Dai, n-non intendevo farti arrabbiare, sei carino, mi p-piaci. Perchè non facciamo un’esibizione insieme, io e te?”

Il bardo, Jimmy, sorrise sinceramente, mentre non lasciava passare Timothy, che voleva disperatamente uscire da quella sala. Si sentiva gli occhi di ogni elfo sulla schiena, a studiarlo- a osservare quelle due bestie solo dall’aspetto vagamente elfico bisticciare, due fenomeni da baraccone, meno di esseri senzienti alla loro mercé.

“Prometto che ti piacerà. Magari un giorno alla g-gente piacerai tanto quanto gli piaccio io. Forse. Magari con un cappellino buffo su quel testone…”

Timothy sentì qualcosa spezzarsi in lui, al suono delle risate dei nobili dietro di lui, e alla vista del sorriso soddisfatto di quel maledetto scherzo della natura di fronte a lui.

Lasciò andare il guinzaglio della coccatrice.

Veloce come mai, forte e pieno d’ira e d’odio, scagliò un pugno in pieno viso al bardo, sentendo il labbro dell’uomo sotto le nocche, i denti rompere la carne e il sangue scoppiare. 

Tutto quello che fece il bardo fu serrare gli occhi, e quasi cadere all’indietro. Timothy lo colpì ancora in viso, su un occhio, sulla tempia, finchè quello non cadde a terra, e a Tim non bastò, e lo prese a calci una, forse due volte.

Quando sentì le risate dissiparsi, e il silenzio tornare sulla sala, la mente di Timothy tornò lucida quanto gli bastava per riafferrare la corda che fungeva da guinzaglio a Gobbles, di fianco all’elfo a terra, e strattonarlo fuori dalla sala, a lunghi passi, e verso la sua stanza. 

L’unico rumore nell’intero castello era il suo respiro affannato e rabbioso.

   
 
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