Fumetti/Cartoni americani > South Park
Segui la storia  |       
Autore: AlsoSprachVelociraptor    16/09/2023    0 recensioni
Il regno di Larnion, situato a nord del continente, è famoso per essere abitato dagli elfi: creature di bellezza ed eleganza, pura magia che scorre nelle loro vene, abilità straordinarie e nobiltà d’animo.
Eppure, non tutti gli elfi sono perfetti.
Il marchese Timothy Burch del Lago Nero si porta dietro una maledizione lunga generazioni, un corpo deforme e debole e una magia occulta, e vive una vita solitaria ma pacifica.
Finchè l’incontro con un bardo dalla schiena ricurva e le iridi pallide e disallineate non sconvolge la sua intera vita- in meglio o in peggio, nemmeno Tim lo sa.
.
South Park - Stick of Truth AU + Post Covid. I design saranno ispirati a SoT, ma con la versione adulta PC.
Incentrata sulla coppia Timmy/Jimmy.
Contiene violenza, e le battute che non fanno ridere di Jimmy. Prestare cautela.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dog Poo, Jimmy Vulmer, Kyle Broflovski, Stan Marsh, Timmy
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

All’alba, puntuale come le campane della capitale, il gorgogliare acuto di Gobbles la coccatrice segnò che il nuovo giorno era sorto, ed era il momento di svegliarsi, come ogni alba per gli ultimi secoli del resto. Insolito, invece, era il peso scattoso che si abbatté sul suo corpo tutto ad un tratto.

“Merda! C-che cazzo!? Che paura! Cazzo!”

Tim aprì gli occhi, il sorriso svanito dal suo viso.

Già.

Jimmy.

Aprì gli occhi per ritrovarsi il bardo seduto al fianco, un’espressione spaventata sul viso grigio, e decisamente meno gonfio e viola della serata precedente. Gobbles stava continuando a cantare all’alba, e solo i soliti pigri e stanchi grattini dietro i suoi occhi sporgenti fermarono le sue grida rivolte al giorno nascente.

“Bu-bu-buongiorno, mio lord.” fece mieloso il bardo una volta ripresosi dallo spavento, appoggiato di peso a un braccio mentre il sole sorgeva dietro di lui, i capelli color piombo, non blu e non grigi, né neri né viola colorati di una morbida aureola dorata che si sprigionava dalla finestra alle sue spalle. In quella luce, nella penombra, con quel sorriso gentile e le spalle larghe e i capelli soffici e scompigliati, a Timothy quasi pareva qualcuno cui sarebbe piaciuto svegliarsi accanto ogni mattina.

Purtroppo, Jimmy aveva anche il dono della parola.

“Ho dormito daaavvero bene su ch-questo letto, mio lord, ma quella gallina russa. T-tu non russi. Ma sei un po’ immobile e freddino. N-non importa, ti ho tenuto caldo io, pelle e os-ossa come sei. Ah, sono cooosì stanco, ho spe-speso un sacco di energie per guarirti… magari po-potresti farmi dormire un altro po’ qui, eh?” blaterò lui, riappoggiandosi pigramente sul letto, sullo stesso cuscino su cui Timothy era ancora coricato. Non aveva capito metà delle parole che il bardo aveva sparato troppo velocemente. Non gli importava davvero.

Il bardo si spostò e appoggiò la testa proprio sulla lunga orecchia di Timmy, tirandogli la punta zeppa di orecchini. Timothy dovette ritrarsi perchè Jimmy non sembrava intenzionato a muoversi, il suo viso davvero troppo vicino a quello di Tim, il suo respiro caldo sul viso lentigginoso e arrossato del marchese.

Timothy si alzò a sedere, stanco di quella vicinanza, e stanco in generale. “È ora per me di prepararmi, devo partire per il mio castello. Il viaggio è lungo.”

Vide la lingua rosa pallida del bardo sporgere tra le sue labbra grigiastre. "Puoi sp-spogliarti davanti a me, se vuoi. Fai pure. A me v-va bene… più che bene!"

Piccolo arrogante bastardo grigio.

Jimmy si stiracchiò, tirando le grosse braccia dietro la testa e inarcando la schiena in una via di mezzo tra un morbido pigro gatto e una posa disgustosamente oscena. Tim rimase comunque ad osservarlo, controvoglia e ammaliato.

"V-vuoi che mi spogli io per primo, c-cosí magari ti senti meno in imbarazzo…?"

"No!"

Il bardo sospirò sul letto, mettendosi a fatica a sedere, rompendo quello strano incantesimo in cui Tim era caduto, che finalmente poté volgere lo sguardo, via da quel corpo deformato, eppure, eppure

"Ora me ne vado, t-tranquillo. Ma prima voglio qualcosa."

Timothy afferrò il bastone appoggiato al lato del letto e lo strinse tra le dita, pronto a cacciarlo via violentemente se avesse osato ricattarlo, o chiedergli dei soldi. Non avrebbe accettato nessun compromesso. Cosa voleva quel bardo da lui? Perchè sembrava così ossessionato, cosa mai la sua mente- non particolarmente brillante o capace di sotterfugi e piani complessi, pensò malignamente Timothy- aveva trovato di interessante nel marchese deformato di una regione lontana e non particolarmente ricca o famosa?

Eppure il bardo sorrise sornione, le gambe tozze e storte a penzoloni giù dal materasso troppo alto per lui. "Un bacio?"

Timothy sgranò gli occhi, che tutto ad un tratto divennero bagnati e pieni di spilli. Un bacio?

Un bacio?

Il marchese scattò in piedi, svegliando Gobbles, che però pigramente arruffò le piume e, con una lentezza e calma non degna della situazione di tensione e imbarazzo che era calata sulla stanza, saltò giù dal materasso e zoppicò verso un angolo, sopra i vestiti caduti a terra la nottata precedente, a continuare il suo riposino mattutino.

Tim non vi diede troppo peso, perchè la sua attenzione era tutta sul bardo e sulla sua proposta.

"N-non lo dirò a nessuno, giurin giurello. Voglio solo rubarti un piccolo bacio, che ne dici? D-dopo mi dileguerò, promesso." continuò Jimmy, le cui parole erano sicuramente rassicuranti, ma il suo sorrisetto e il vago rossore sulle guance grigie dicevano altro.

Tim rimase fermo a ponderare la situazione. 

Il contatto fisico non era visto di buon occhio nella società elfica, l’intimità era qualcosa di superfluo per creature che vivevano quasi un millennio, e riservato al garantire un futuro alla propria genia. La fisicità era qualcosa riservato a creature inferiori, dalle menti e dalle anime confinate al piano esistenziale più infimo.

Però… Però Tim voleva baciare Jimmy, e schiacciarlo sul materasso, e sentire il suo calore addosso di nuovo, ma con più forza e più livore…

Ah, che senso aveva stare alle norme sociali, se Timothy non rispettava nemmeno i requisiti fisici di quella razza?

“Perchè?”

Jimmy, braccia tese dietro il suo corpo e iridi bianche a osservare il pavimento e il soffitto allo stesso tempo, alzò le spalle inarcate con disinteresse. “P-perchè no? Sei carino. M-mi piacciono i rossi. …e poi noi due siamo diversi da tutti gli altri elfi, no? S-solo io e te in questo intero castello. Forse persino nell’intero regno. N-non ho mai baciato nessuno come te... come me.

Timothy abbassò lo sguardo, fissando con la testa altrove il sacco che Jimmy aveva portato la sera precedente, all’interno l’intero carico della sua lunga vita di elfo di mezz’età, condensato in una sacca di medie dimensioni, lurida e consunta.

Sembrava sincero. Non aveva motivo di mentire, Se Jimmy avesse voluto trovare conforto in qualcuno, quello era probabilmente Tim. Avrebbe potuto Tim trovare conforto in Jimmy, a sua volta?
“Va bene.” rispose semplicemente, forse non completamente lucido, da poco sveglio dopo una nottata agitata, con ancora addosso il ricordo delle nocche e delle gomitate di quell’elfo che lo stava aspettando a braccia aperte sul suo stesso letto.

Il marchese si diresse al letto, e vi appoggiò un ginocchio sul materasso, al fianco di Jimmy, che lo stava guardando come un cane randagio che aspettava un pasto caldo, fervente ed emozionato, gli occhi strabici spalancati e la lingua rosa e bagnata ad inumidire le sue labbra ancora ferite.

“Dopo te ne andrai?”
“Farò tutto quello che vuoi, mio lord.” sussurrò Jimmy, in un tono totalmente diverso da qualsiasi altro avesse sentito la sera prima e quella mattina stessa.

La sua coscia sfiorò quella del bardo, e Tim si appoggiò con le mani sulle sue spalle larghe e solide- era la prima volta che lo toccava senza l’interesse di volerlo ferire, e sotto i polpastrelli di Timothy la calzamaglia gialla- che colore da pagliaccio senza dignità e senza serietà!- sembrava più sottile di quanto non credesse. Poteva sentire il calore della sua pelle sotto di essa, il muscolo teso di chi si stava tenendo sollevato solo con la forza delle sue braccia, tese dietro il suo corpo.

Va bene, era ora. Non era la prima volta che Timothy baciava qualcuno, ovviamente, ma… quanti secoli erano passati, da quando si era rifiutato di prendere moglie e di continuare la sua famiglia, tentando di spezzare quella maledizione che tormentava il suo albero genealogico da chissà quante generazioni, tante da averne perso il conto dei millenni di storia elfica?

Timothy si piegò sull’altro elfo, più basso di lui di parecchio, che non sembrava muoversi in attesa. Non sapeva dire se lo stesse guardando, per colpa dei suoi occhi che puntavano in ogni direzione tranne che verso Tim stesso, ma dal suo sorriso non sembrava davvero aspettare altro. Gli si avvicinò finchè sentì la vicinanza della punta del suo naso a quello di Jimmy, e ancora quello non si mosse. Il suo respiro caldo sulle labbra di Timothy, l’istinto di tirarsi indietro tanto forte quanto quello di saltargli addosso e ficcargli la lingua fino in gola.

“Fallo, c-che aspetti?” sussurrò Jimmy, sentendo le labbra muoversi così vicine alle proprie, e Timothy rimase a sentirlo, incapace di reagire ora. “Lo so che lo vuoi. Lo v-vuoi più di me. Ipocrita.”

Quanto avrebbe voluto colpirlo ancora-

Con uno scatto rabbioso impattò con le labbra alle sue, a bocca chiusa e senza pensarci più, spinse in avanti con così tanta furia da ribaltarlo sul materasso, Timmy sopra di lui.

Strinse gli occhi, sentì la lingua bollente di Jimmy contro le proprie labbra, e i suoi denti contro la lingua, e il suo respiro come vapore sul suo viso. 

Un grosso braccio del bardo attorno alle sue spalle, l'altro attorno alla vita e le sue cosce serrate attorno ai fianchi di Tim, avvinghiato a lui come se ne valesse della sua stessa vita in quell'istante. 

Quel bacio era poc'altro che tanta saliva e denti ovunque, sporco e frettoloso, più doloroso che piacevole, i denti di Jim spesso e volentieri a serrarsi involontariamente- o forse era tutto apposta?- sulla lingua e le labbra di Timothy, che non vi dava peso, e continuava a spingere, leccare, aggrapparsi a quel corpo sotto di lui, morbido e duro allo stesso tempo e caldo, caldissimo.

Timothy tornò alla realtà solo quando Jimmy sotto di lui si dimenò per staccarsi da quel bacio che stava durando decisamente troppo, ribaltando la testa all'indietro e prendendo un respiro rumoroso a pieni polmoni. Allora anche Tim si ricordò di respirare, il viso bollente e le labbra doloranti. 

Jimmy stava ridacchiando, ma sembrava sinceramente felice, un risolino di ilarità a mente leggera, il viso ora più rosa che grigio e i capelli scuri e argentati appiccicati alla fronte madida di sudore, le labbra rosse e gonfie.

Senza pensarci, dimenticandosi delle regole morali e dell'astio che provava per quel bastardo approfittatore, Tim allungò la mano e scostò i capelli bagnati dal suo viso, Jimmy che rispose con un sorrisone quasi innocente.

Ah, maledizione, era adorabile…

"S-se-secondo giro?" sussurrò, il suo viso ancora vicino a quello di Tim, troppo vicino per dire di no. E allora non disse niente, chiuse gli occhi e appoggiò di nuovo le labbra alle sue, stavolta lentamente e senza fretta, a godersi le sue labbra morbide e il suo respiro caldo.

La tensione sembrava essersi completamente dissipata, mentre le mani di Tim si spostavano dalle spalle ora decisamente meno contratte di Jimmy al suo corpo, giù per il suo petto ampio. Al tocco leggero di Timothy sui suoi grossi pettorali, il bardo rispose con un risolino contro le sue labbra, scuotendosi appena sotto di lui. 

Le mani grosse ma gentili di Jimmy accarezzavano la schiena del marchese, delicate sul corpo spigoloso e ossuto dell'elfo più alto. 

La punta dei loro nasi si scontrò un paio di volte cercando di trovare l’angolo giusto, e Jimmy rispose con un risolino sussurrato, e Tim con un sorriso.

Gobbles si mise a cantare.

E pochi istanti dopo, toc toc.

La maniglia della porta della camera venne scossa rumorosamente un paio di volte, i cardini allentati dall’usura e dalla vecchiaia della serratura, un fracasso metallico e fastidioso.

"Marchese Burch?" fece la voce di uno dei servi di Timothy, un eco distante e dissonante che proveniva da fuori la porta. "La porta è chiusa a chiave- Marchese? Marchese!"

Tim si alzò sui gomiti con un rantolo rabbioso, ma Jimmy era di tutt'altra idea, continuando ad aggrapparsi a lui, le mani artigliate alla sua schiena mentre lo tirava in basso, verso di sé.

"Che cosa vuoi?" ringhiò Timothy verso il suo servo.

"Marchese, è quasi ora di andare, non l'ho vista tra gli altri nobili a colazione nel…”

Timothy lo stava a malapena ascoltando, a dire il vero. Jimmy stava continuando a baciarlo, lasciandogli bacetti all'angolo della bocca, lungo la linea della mandibola, fino all'orecchio, un giochetto pericoloso che però Tim non stava evitando in nessun modo. Anzi. Sapeva di adolescenziale, un gioco da ragazzini a cui però Timothy, nella sua gioventù solitaria, non aveva mai partecipato.

"Sì, arrivo. Dammi-"

Tim si morse il labbro inferiore per evitare di lasciarsi scappare un qualsiasi verso, l'istante in cui quel maledetto bardo decise di premere la lingua dietro l'orecchio di Tim, per poi sghignazzare a bassa voce, lasciando una macchia fredda di saliva tra l'attaccatura dei capelli e l'orecchio del marchese.

Piccolo bastardo arrogante.

"Marchese, sta bene? La sua voce è strana…"

"Sto benissimo!" Si affrettò Timothy, guardando in cagnesco il bardo sotto di lui, gongolante come un ragazzino.

Voleva giocare? Avrebbero giocato.

"Adesso mi preparo, mi sono solo svegliato tardi."  disse in tono sicuro Tim, una sua mano premuta sul petto del bardo, sotto il suo sguardo storto e pallido, e ora molto curioso.

Tastò la calzamaglia con i polpastrelli, accarezzando il suo petto e appena sfiorando i capezzoli del bardo, e sentì metallo sotto le dita. Il bastardo portava un anello al capezzolo, ma non era una sorpresa- se lo aspettava, da lui. Senza preavviso strinse l’anello tra indice e pollice e lo strattonò attraverso il tessuto, e Jimmy sibilò con un tono di voce fin troppo alto dal dolore- e probabilmente altro-, a denti stretti.

"C'è qualcuno con lei?!" la voce del servo era fin troppo sorpresa al pensiero di Timothy con qualcuno, e questo lo innervosì abbastanza.

Era forse così straordinario il pensiero di Timothy in intimità con qualcuno? Del resto chi avrebbe mai giaciuto con un essere storto e deforme, una creatura maledetta, se non obbligato da un vincolo matrimoniale che Timothy aveva volontariamente deciso di non contrarre? Questo pensava, questo pensavano tutti, anche i suoi stessi servi?

Aveva smesso di pensare al mondo tremendo in cui era costretto a vivere e le regole a cui era costretto a mantenersi solo per mezza mattinata, ma quella società sembrava assillarlo e seguirlo senza sosta, con ancora più ardore di quel bardo.

"No. È solo Gobbles." mentì il marchese, lasciando stare il bardo sotto di lui, una sua mano che andò subito a lenire il dolore al suo petto.

"E ora vattene, che ci fai ancora qui?" finì Tim, e i passi del servo indicarono che se n'era effettivamente andato.

E ora?

Quelle parole Timothy avrebbe dovuto gridarle al bardo che si era infilato in camera sua la sera precedente e aveva osato colpirlo, e invece quello era sul suo letto, le sue dita callose sul sul viso, e, poco dopo che i passi del servo furono così lontani da essere ormai indistinguibili, troppo poco, le labbra di nuovo sulle sue.

Ormai, dopo così tanti baci e morsi, il labbro inferiore di Tim doleva, la spiacevole sensazione di sentirlo gonfio e caldo e fin troppo delicato al tocco. 

Devi andare.” furono le parole di Tim, poco convinte ormai, rivolte davvero a nessuno. A Jimmy, a se stesso?

Jimmy annuì, gli occhi socchiusi e le palpebre pesanti e violacee, una più gonfia e scura dell’altra ma decisamente meno della notte precedente. Allungò una mano lungo il labbro inferiore martoriato di Tim, pulendo la pelle arrossata da una striscia di saliva, probabilmente appartenente ad entrambi, con delicatezza, quasi con dolcezza. “Lo so.” rispose, con una semplicità disarmante a cui Tim non riuscì a rispondere.

Stava provando troppi sentimenti, tutti in contemporanea, e Timothy ne era intimorito, e confuso.

Timothy scivolò di lato, sopra le coperte fresche di una mattina fredda nell’inverno del nord del regno, abbandonandosi mollemente al freddo del materasso, in contrasto al caldo corpo di Jimmy, che si stava faticosamente mettendo a sedere.

Le sue stampelle erano riverse a terra, poco lontano dal letto, abbastanza vicine perchè Jimmy riuscisse ad afferrarne una, e con l’ausilio di questa si potesse portare l’altra vicina.

Facendo pressione sui grossi avambracci, il bardo si mise in piedi, infilandosi le stampelle di legno e metallo sotto le ascelle, a tenere sollevato il suo pesante e massiccio- e caldo e  attraente e decisamente comodo- corpo. 

Il marchese era stanco, riverso sul letto ad osservare quel nemico, sconosciuto, amante, infilarsi il pesante e vecchio mantello verde che aveva nascosto nella sacca, coprendosi per bene il corpo, ferito ed accaldato. Sacca in spalla e intento a scassinare la porta, le sue grosse goffe dita che combattevano contro la serratura. E Timothy semplicemente non riusciva a muoversi, questa volta non per i dolori delle sue deboli articolazioni.

Jimmy si voltò un’ultima volta, un ampio, storto sorriso sul viso mezzo tumefatto, mezzo arrossato. “C-ci vediamo, mio signore.”

Senza eleganza, l’elfo ciondolò lentamente oltre l’uscio, fuori dalla porta, oltre il campo visivo di Timothy, che ancora non sapeva se provare sollievo o amarezza nel sapere quell’elfo fuori dalla sua vita, una volta per tutte.

Gobbles si risvegliò, dal giaciglio in un angolo della camera dove si era raggomitolato per tutto quel tempo, e tentò di salire sul letto, fallendo la prima volta. Le sue zampette storte si aggrapparono alle coperte inutilmente, e la coccatrice cadde di schiena sul tappeto con un tonfo quasi comico. Timothy sospirò, rotolando sul letto giusto per afferrare Gobbles tra il piumaggio e sollevarlo, aiutandolo in quello sforzo. La coccatrice saltò goffamente sul letto sbattendo le inutili e storte alette da basilisco, e si lasciò cadere proprio dove Jimmy era disteso poco prima, approfittando del calore lasciato dall’elfo sulle coperte.

Altri passi e ancora il suo servo, che questa volta trovò la porta socchiusa. La spalancò, trovando il suo signorotto disteso sul letto con lo sguardo perso nel vuoto, ancora vestito con gli abiti della sera prima tutti stropicciati.

“Marchese…” chiese di nuovo, e Timothy alzò la testa per fissarlo con odio e rabbia, le iridi ora verdi, ora azzurre, intrise di magia pura, cangianti e mai dello stesso colore. 

“Lo so, per gli Dèi! Va bene! Il mio bagno è pronto?!” sbraitò Timothy, più nervoso del solito, sollevandosi in piedi con movimenti scattosi. 

“Beh, era pronto quasi un’ora fa…” mugugnò il servetto, mentre il suo signore recuperava il proprio bastone da passeggio. La presa sul bastone era forte e rabbiosa, le nocche che spuntavano dalla pelle color avorio. 

“...ma ora l’acqua sarà fredda!” si lamentò il servo, mentre Timothy gli passava vicino, incurante. 

Meglio.” ringhiò Tim, aggiustandosi la dolorosa erezione nei suoi pantaloni fortunatamente larghi abbastanza da nasconderla, rimasta intoccata fino a quel momento, sperando che un bagno gelido gli avrebbe tolto di dosso quella sensazione di pesante senso di colpa nel suo petto, e di frustrazione dal suo inguine.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > South Park / Vai alla pagina dell'autore: AlsoSprachVelociraptor