Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sia_    18/09/2023    1 recensioni
Raccolta di drabble, flashfic e Os su crack paring estratte a sorte.
1. Irma Black/Nobby Leach – Questioni di sangue
2. Fred Weasley/Hermione Granger – Il colore delle tende
3. Caradoc Dearborn e Dedalus Lux – Il tempo di un tic e di un tac
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Pollux Black, Vari personaggi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il tempo di un tic e di un tac


“Days ache and nights are long

Two years and still you're not gone

Guess I'm still holding on” – Forget me (Lewis Capaldi)

 

I. 

Le lancette dell’orologio da taschino fanno un rumore assordante. Dedalus prende un respiro, che scappa subito dalle labbra sotto forma di sbuffo. Appoggia il capo al vetro della finestra, specchia gli occhi nell’immensità del cielo scuro. 

Tic. Tac. 

Scandisce un tempo infinito. Fa passare avanti giorni strazianti e rende perpetue le notti. 

Tic. Tac. 

Lì fuori è pieno di stelle. Nemmeno una è cadente – è troppo tardi, o troppo presto. Comunque non è periodo. L’unica volta che le stelle sono venute giù quando non dovevano, era perchè il Signore Oscuro era stato sconfitto. 

Dedalus aveva scosso la notte per ritrovare un po’ di Caradog. 

Tic. Tac. 

Tira su con il naso. Sono passati due anni da quando Dog l’ha salutato, sulla soglia del Quartiere Generale. Due anni da quando ha sentito la sua voce, due anni da quando le lancette di quel maledetto e enorme orologio non la smettono di fare un rumore assordante. 

Tic. Tac.  

Non riesce a liberarsene. Dedalus sorride: se chiude gli occhi può vedere Caradog che lo tira fuori dalla tasca del panciotto, che ci lancia un occhio per non arrivare in ritardo a casa. 

Come potrebbe disfarsene? 

Tic. Tac.  

È solo che ogni minuto che passa è un minuto in più che Dedalus ha vissuto senza Caradog. Sono passati più di un milione di minuti. Milioni di tic e milioni di tac. 

Tic. Tac. 


Alcune storie finiscono,

È vero,

Ma ti accompagnano ancora

Per un tempo infinito

 

II.

Nel giro di un paio di settimane la vita di Remus si è spezzata – non è rimasto nessuno dei suoi più cari amici. James è morto, Sirius è diventato pazzo, Peter è esploso. 

A Remus restano cicatrici di notti passate nella Foresta Proibita. E poi le cicatrici di quella guerra disperata che tutti credono di aver vinto – guardiamoci intorno, siamo rimasti a malapena in sette. Che vittoria è, una vittoria così? 

 

“Pensavo si fosse perso con lui.” Remus tiene in mano l’orologio da taschino di Caradog, passa il pollice sull’incisione delle sue iniziali. 

Dedalus scrolla il capo. “Me l’ha lasciato la sera prima di andare in missione.” Così adesso ce l’ho per sempre. E fa tic tac per sempre. Fa tic tac senza di lui già da un milione di minuti. 

Remus sorride. “Sei fortunato, vorrei che gli altri mi avessero lasciato qualcosa.” 

 

Chissà chi dei due sta messo peggio. Chissà se sia meglio avere un orologio o non averlo. Forse Dedalus senza quel segnatempo impazzirebbe, forse Remus se avesse qualcosa di materiale finirebbe per chiuderlo da qualche parte per il dolore. 

 

“Ma te l’hanno lasciato.” 

Remus è lui e tutti gli altri. Remus è il ricordo di notti fuori dal dormitorio. Remus è una risata e altre tre risate. Remus è James, Sirius e Peter – hanno vissuto così tante storie, che non ha modo di essere solo. 

Lupin annuisce, sorride. Poi si inclina in avanti per restituire l’orologio. “Ti sei fatto saggio, Lux.” 

“Vero?”


“Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro e si chiamano ricordi. Altre ci portano in avanti e si chiamano sogni.”

 

III. 

Dedalus picchietta sull’orologio, le unghie provocano un rumore sordo contro il vetro. Chiude gli occhi, l’aria fresca di quella mattina londinese gli riempie i polmoni. 

Le case intorno a lui sono tutte uguali a quelle del Quartier Generale. 

 

“Sono stato a casa questo fine settimana, papà mi ha regalato un orologio da taschino che fa un rumore del cazzo. Non posso portarlo con me o salta tutta la copertura.”

 

Dedalus è fuori Privet Drive 4 da tutta la notte, spera sempre di poter intravedere Harry Potter e assicurarsi così che stia bene. Per i prossimi cinque minuti invece sarà nella cucina del Quartier Generale: lì si vede più piccolo, Caradog è ancora vivo. 

 

“Lascialo qui, lo riprendi quanto torni.” 

“Tienimelo tu, preferisco.” 

 

Caradog ha le mani piene di tagli. Lux prende un respiro pesante: ha avuto paura che Dog non tornasse. Hanno bisogno di proteggersi a vicenda.

“Ti restituisco l’orologio, come promesso.”

L’altro sorride, la stanchezza di quella prima missione in solitaria gli scivola via. “Grazie.”

Poi si abbracciano forte.

 

Una porta sbatte a qualche metro da Dedalus, così lui è costretto ad aprire gli occhi. Ha la gola secca. Si è accorto in fretta che era solo un sogno, per un secondo ha desiderato ardentemente di non svegliarsi mai più. 


"Ma se ho paura di tutto. Di tutto. Io ho paura di quello che sono, di quello che vedo, di quello che faccio, e... e... e soprattutto ho paura che se me ne andrò da questa stanza non riuscirò mai più a provare quello che provo adesso. Adesso che sono qui con te". (Dirty Dancing)

 

IV.

Le notti al Quartier Generale sono infinite – infinito il tempo che passa, infiniti gli sguardi che si lanciano uno con l’altro, infinito il fastidio di dover respirare il fumo della sigaretta di Sirius, che ha impregnato le pareti. 

Dedulus ha il capo appoggiato alla tovaglia di lino verde scuro, che rende il tavolo di legno molto meno scomodo di quanto non sia senza niente a coprirlo. Dog sbadiglia, mentre fa ruotare la bottiglia sul posto. 

Remus e James sono andati in salotto a chiudere gli occhi sulle poltrone, non c’è più nessuno con loro nella stanza – le ore piccole sono quelle più sole. 

Dedalus sta contando i suoi incantesimi, dal primo che ha imparato all’ultimo che gli è riuscito a scuola. Caradog continua a giocare con la sua bottiglia di vetro. 

“Io, sai, ho paura.” È la prima volta che Dog lo dice ad alta voce, da quando sono lì. Dev’essere che quella birra è molto più alcolica di quanto credesse. “Ho paura di quello che la guerra mi sta facendo diventare, ho paura di quello che vedo ogni volta che sono in mezzo agli scontri, ho paura che non torni più nessuno.” Non dice che ha paura di morire.  

Dedalus si gira a guardarlo, si lecca le labbra. “Anche io.” 

 

Figo. 

Vero? 

Caradog è grosso due volte Lux, quindi a rigor di logica deve avere due volte più paura dell’altro. “Davvero?” 

Dedalus inspira, si tira dritto contro la sedia di pino. “Le uniche volte in cui non ho paura, è perché stiamo insieme. Tipo adesso.” 

Dog annuisce, frena il movimento della sua birra. La pensa esattamente allo stesso modo: con gli anni, Dedalus gli si è aggiustato intorno a creare una barriera protettiva. Con gli anni, Dedalus è diventato casa. 

“Ho paura che quando mi alzerò di qui e uscirò da questa stanza, avrò di nuovo paura.” Ho paura di perderti, Dog. 

“Allora stiamo qui sempre.” Che per me vale uguale. “Non usciamo mai più.” 

 

“Questo è Edgar Bones… il fratello di Amelia Bones, hanno preso lui e la sua famiglia, era un gran mago… Sturgis Podmore, accidenti, com’era giovane… Caradoc Dearborn, scomparso sei mesi dopo, non abbiamo mai ritrovato il corpo.”

 


 

Questa storia ha partecipato alla challenge "Due ore, quattro prompt" del Forum Ferisce più la penna.

I protagonisti di questa storia sono Dedalus Lux e Caradoc Dearborn, già trattati in "Un labirinto di storie cadenti". Pensavo che loro avessero finito di stare con me, pensavo che io avessi finito di disturbarli, ma a distanza di più di un anno sentivo che mi mancavano troppo. 
Come sempre, vi ringrazio per la lettura. 

Sia 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sia_