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Autore: Nem_exist    21/09/2023    0 recensioni
Jin è una ragazza solare e dolce, si ritrova finalmente a vivere il suo sogno. "Conoscere il gruppo KPOP che segue". Ma cosa accadrà quando si ritroverà nella realtà e non nella sua fantasia? Le vicende inizieranno con lei, ma ci sarà tanto altro, di lei e su loro...
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo

La sveglia iniziò a suonare. La sua canzone preferita animò il silenzio della camera e Jin si destò dal letto con un balzo che la fece cadere in terra. Si guardò intorno ricordando improvvisamente che quel giorno, era "il giorno x", il giorno che aspettava da mesi.

Con la schiena dolorante per il tonfo e ancora mezza addormentata, si alzò e corse in bagno a lavare frettolosamente il viso e a vestirsi.

Avrebbe dovuto essere fuori casa in cinque minuti, avrebbe dovuto correre per due isolati per arrivare alla metro che l'avrebbe portata in centro. Aveva calcolato tutto, e se le cose fossero andate come pensava, sarebbe stata fra le prime in fila davanti l'agenzia.

Come previsto, dieci minuti dopo si sedette su uno dei sedili della metro praticamente vuota a quell'ora. Non era neppure l'alba, ma la giornata che le si presentava davanti sarebbe stata complicata e impegnativa, avrebbe dovuto seguire la tabella di marcia, pensò. Solo così avrebbe potuto finalmente raggiungere il suo scopo. Era un anno che progettava e aspettava quell'occasione.

L'agenzia del gruppo che adorava, Gli “XOXO”, finalmente aveva dato il via alle selezioni del "fan meeting" annuo. Ogni anno era un delirio e non era mai riuscita a parteciparvi, ma stavolta era sicura di potercela fare.

Il famoso fan meeting consisteva in una vacanza da sogno. Quindici fantastici giorni a stretto contatto con i ragazzi del gruppo, sull'isola Jeju, in una villa, una vera e propria vacanza, dove avrebbe potuto conoscerli, parlare con loro, ascoltare la loro musica dal vivo e magari essere faccia a faccia con la persona che seguiva dall’inizio. Immaginò come sarebbe stata. La immaginò come una gita scolastica fra ragazzi. Divertimento, giochi in mare, in piscina, conoscenza vera con tutti i presenti. Lontano dai riflettori, lontano dalla fama, finalmente avrebbe potuto conoscerli dal vivo, parlarci, ridere, scherzare. Non si sarebbe lasciata sfuggire l'unica occasione che aveva.

Appena mise piede fuori dalla stazione iniziò a correre come una matta e quando finalmente arrivò davanti al palazzo di vetro, la sede dell’agenzia, la fila che le si presentò davanti le fece perdere quel poco di fiato che le era rimasto dopo la corsa. Sbarrò gli occhi e si avvicinò alle ragazze che aspettavano probabilmente da più tempo di lei. Sospirò sconsolata e si sedette sul marciapiede.

<> Pensò guardandosi attorno. La fila era lunga e le ragazze che la precedevano sicuramente avevano passato la notte lì ad aspettare. Guardò il cellulare notando che la batteria era quasi scarica e si tolse lo zainetto dalle spalle per appoggiarlo fra le gambe. Prese il caricatore portatile collegandolo al telefono e ripose tutto nella borsa. L'attesa sarebbe stata lunga, meglio leggere qualcosa, si disse. Prese il suo libro preferito, una raccolta di poesie d'amore che le aveva regalato sua nonna prima di partire per la città. L’unico parente ancora in vita che le era rimasto e che vedeva poco, ma era l’unica famiglia che aveva e le mancava da morire. Quel libro era un piccolo tesoro e le faceva compagnia quando si sentiva sola. Incrociò le gambe e si tuffò nella lettura.

Qualche minuto dopo, si sentì osservata e alzò il viso per incontrare gli occhi grandi e vispi di una ragazza che le sedeva di lato. Lei le sorrise e allungando una mano, si presentò.

<< Ciao, io sono Min Min! >> Stringendole la mano, sorrise anche lei. <> << Cosa stai leggendo?>> Le chiese interessata. Jin chiuse il libro mostrandole la copertina. << Poesie. Stavo cercando di passare il tempo. >> Tornò a guardare la fila e scosse il capo. << Penso che riuscirò a leggerlo tutto per l'ennesima volta.>> Scherzò. Min Min scoppiò a ridere. <> Jin la guardò perplessa. Una foto? Pensò che forse avrebbero scelto le ragazze più carine e si diede della stupida mentalmente. Era ovvio che lo facessero, il gruppo non avrebbe voluto passare una vacanza con ragazze scialbe.

Guardò Min Min, l'accurato trucco, i capelli lunghi e quanto fosse bella e poi abbassò gli occhi su se stessa. Non aveva pensato minimante ai vestiti, o a pettinarsi per far presto quella mattina, avrebbe dovuto rimediare. Guardò la ragazza, prendendo dal suo zainetto il necessario per potersi dare una sistemata e sorridendo timidamente, le mostrò ciò che aveva in mano. << Ti spiace aiutarmi, non ho avuto molto tempo.>> La ragazza si illuminò e annuì. << Lascia fare a me!>> le disse. In poco tempo le mani magiche della sua nuova amica l'aiutarono nel restyling e si sentì subito meglio, avrebbe potuto competere con le altre. E in quel poco tempo scoprì molte altre cose di lei. Scoprì che le piaceva chiaccherare molto, che avevano gli stessi interessi, scoprì che erano matte allo stesso modo e che avevano iniziato a seguire il gruppo nello stesso periodo.

Quando finalmente le porte della grande sala dentro il palazzo di vetro si aprirono per lei, fece un grande respiro ed entrò convinta.

I selezionatori erano un uomo e una donna e poi era presente un fotografo che la fece mettere in posa per fotografarla. La donna le sorrise e le chiese quale fosse il suo nome. La guardò negli occhi e sorrise. << Mi chiamo Jin... Jin Lee. Ho 23 anni e la prego, dica loro...>> Si fermò a pensare per un secondo e poi fece una pazzia. "Avrebbero dovuto scegliere lei, a tutti i costi".

Intonò una loro canzone. Con voce convinta e sguardo fiero. Tutti gli anni di conservatorio le servirono per darsi la carica giusta. Cantò la strofa di una delle canzoni più famose del gruppo, quella che i membri avevano scritto per le loro fan, parole cariche di sentimento, parole che fece sue e che sorpresero persino le ragazze dietro di lei. Cantò col cuore, pensando alle emozioni che nutriva per loro, che uno di loro in particolare le faceva provare da sempre e alla fine si mise una mano sul cuore, sorrise e si inchinò.

Appena terminò, la donna stupefatta ricambiò il sorriso e un coro di applausi si levò fra le presenti. Imbarazzata, ma con la convinzione di aver lasciato il segno, fece un altro inchinò e ringraziando uscì.

Forse questa volta il suo sogno sarebbe divenuto realtà, si disse pregando.

Chiedeva poco alla vita e forse per altre persone quel desiderio sarebbe stato assurdo, di poco conto, ma per lei era qualcosa per cui valeva la pena sfidare se stessa.

 

CAPITOLO 1

I giorni successivi alle selezioni passarono e più il suo telefono non squillava, più Jin diventava intrattabile, nervosa. Si aspettava che non sarebbe stato facile, ma quel giorno, davanti a quella signora, era davvero convinta di avercela fatta, che quella sarebbe stata davvero la coronazione del suo sogno. Per un attimo ripensò a quegli attimi e un filo di autocommiserazione si fece largo dentro sé. «Forse mi sono solo resa ridicola, sarà meglio rassegnarsi all’evidenza...», pensò, guardandosi allo specchio. Il suo riflesso le rimandò l’immagine di una ragazza di bell’aspetto, sì, ma come spesso notava guardandosi in giro, non esattamente conforme a quello che erano le sue coetanee. Capelli neri e morbidi lunghi fino alle spalle, occhi grandi e marrone chiaro; era magra, ma il suo seno troppo grande la metteva spesso in imbarazzo.

Il fatto poi era che, da quando si era trasferita in città, aveva trovato difficile, se non impossibile, socializzare. Trovare un lavoro, uno vero, neanche a parlarne; ed era in momenti come quelli che il pensiero di tornare a casa, da sua nonna, da quella che era sempre stata la sua vita, tornava a bussare.

L’unico modo in cui riusciva a non sentirsi così sola e patetica era ascoltare quei ragazzi, gli XOXO. Non si era mai interessata alla musica, tantomeno a seguire dei gruppi, andare a concerti e cose simili. Aveva sempre visto le sue amiche, al paese, inseguire sogni impossibili, spendere quei pochi soldi che venivano loro concessi, per album, foto, gadget. Lei aveva sempre avuto un unico pensiero: lo studio. Inoltre reputava uno spreco buttare la paghetta di sua nonna - quel poco che riusciva a darle - in cose di quel genere. Aveva risparmiato ogni centesimo di quel denaro, e in parte la cosa l’aveva aiutata dopo il trasferimento a Seoul.

Ma quando arrivò in città improvvisamente le cose cambiarono. L’unico impiego che riuscì a trovare fu come commessa in un minimarket notturno e fu proprio durante uno di quei turni che loro entrarono nella sua vita.

Ricordava ancora il momento esatto in cui li vide la prima volta e se ne innamorò all’istante.

Nel supermarket teneva sempre acceso un piccolo televisore, che durante le lunghe ore di silenzio notturno le faceva compagnia. Il canale, ormai sempre lo stesso, trasmetteva video musicali in loop, e quella notte rimase incantata da una canzone, da quella canzone che, poi scoprì, era stata scritta dagli XOXO in segno di affetto e gratitudine verso le loro fan.

La stessa che aveva cantato alle selezioni per il fan meeting ma che probabilmente - anzi, sicuramente - non le era servita a passare e vincere il suo sogno.

Fissa ancora come una stupida davanti allo specchio, persa in pensieri ormai inutili, venne riportata alla realtà dalla vibrazione del telefono. Lo prese dalla tasca e vide il numero di Min. Dal giorno delle selezioni erano diventate amiche, si vedevano spesso ed era l’unico aspetto positivo di tutta la faccenda. Forse non avrebbe realizzato il suo sogno di andare in vacanza con i ragazzi, ma di certo aveva guadagnato una compagna di avventure, qualcuno con cui condividere la sua passione.

[Dimmi che ti hanno chiamata!] Nel suo messaggio lesse la propria stessa frustrazione. Rispose subito, confermandole che, no, non aveva avuto notizie. Qualche istante dopo le arrivò un altro messaggio. [Ho saputo che qualche ragazza è stata contattata, sono sicura che ora chiameranno anche noi.] Jin si chiese come diavolo Min riuscisse sempre a sapere tutto, ma sapeva che era nel giro da più tempo di lei, per cui doveva sicuramente essere vero. Il cuore prese a batterle nel petto come un cavallo al galoppo. Da brava stupida quale era, stava ricominciando a sperarci. Sua nonna le diceva sempre “Non è finita finché non è finita” e almeno per quella volta, si decise a tenere duro ancora un po’. Inviò qualche emoticon a caso all’amica e mise da parte il cellulare.

La giornata libera che le si prospettava davanti le pesò sul cuore immediatamente, dopo essersi accorta che forse avrebbe potuto ancora essere scelta, quindi per non perdersi in elucubrazioni, decise di andare a fare una passeggiata. Il tempo era bello, non faceva troppo caldo, né troppo freddo. Infilò le sue pod alle orecchie, iniziando a camminare lentamente verso il fiume Han. Adorava quel posto, era la tappa giusta per perdersi un po’ in sé stessi, staccare la spina. Tanta gente ci andava per fare un po’ di jogging; tante coppie invece se ne stavano sedute sulle panchine, all’ombra di un albero, a godersi del tempo insieme.

Camminò così tanto, persa nelle voci di quei ragazzi che amava tanto - uno su tutti - che senza accorgersene finì in una zona che conosceva poco. Sedette per qualche momento a riprendere fiato, guardando il movimento lento delle acque scure del fiume, per poi chiudere gli occhi e finalmente concedersi il lusso di pensare a quel fan meeting. Quindici giorni, quindici lunghi giorni con tutti loro, con lui. Per un attimo si domandò se davvero fosse così importante vincere. Lei avrebbe avuto la forza di stare davanti a lui? Sarebbe riuscita a rilassarsi tanto da essere in grado di parlargli come una persona normale?

Mentre ancora viaggiava con la mente a quei giorni che probabilmente non sarebbero mai arrivati, il cellulare vibrò, facendola sobbalzare. Sospirò, sicura che fosse ancora Min. Lo lasciò vibrare qualche secondo in più, poi lo prese ma il numero non era quello della sua amica. Improvvisamente scattò in piedi come una molla, con le mani tremanti rispose alla chiamata e una voce di donna chiamò il suo nome. «Sì, sono io», rispose con voce quasi sussurrata. Dall’altro lato, la donna, scandendo le parole e parlando in modo molto pacato, pronunciò le parole che Jin aspettava da nemmeno lei sapeva quanto:

[Sono l'assistente Kim Sa-ra, chiamo dalla Sm Enterprise. Le annuncio ufficialmente che lei è una delle partecipanti scelte per il fan meeting che si terrà sull'isola Jeju. Tra qualche giorno verrà contattata per firmare un contratto e per i dettagli, le auguro buona giornata signorina Lee!]

Jin rilasciò un lungo respiro, restando a bocca aperta, con il telefono in mano a mezz’aria. Non sapeva nemmeno se avrebbe dovuto dire qualcosa, fare domande. Non era nemmeno certa di aver ascoltato tutto. Si era persa qualcosa di importante? Si era fermata con il cervello a “...è una delle partecipanti per il fan meeting...” Poi il nulla.

La comunicazione si chiuse senza che lei fosse riuscita a muovere un muscolo.

Era stata scelta. Era stata scelta? Era stata scelta!

Un’estrema felicità improvvisamente proruppe da lei che, senza averlo deciso razionalmente, prese a saltare e gridare come una pazza, lì in mezzo alla passeggiata piena di gente, lasciandoli a fissarla come fosse qualcuno scappato da un centro di igiene mentale.

Per la prima volta nemmeno i giudizi degli altri le importarono, era solo completamente persa nel pensiero che almeno per una volta nella vita il suo sogno si sarebbe realizzato.

Iniziò a correre come una pazza, più veloce che le gambe riuscirono a fare. Non conosceva la zona eppure, come se avesse integrato un gps nella testa, raggiunse la sala da té dove la sua amica lavorava. La vide subito in mezzo ai tavoli, con in mano un vassoio, diretta sicuramente a consegnare un ordine. Le si avvicinò cercando di non dare troppo nell’occhio, anche se tenersi quella gioia incontenibile per sé le fu davvero difficile. La ragazza le chiese di aspettare fuori per qualche minuto e lei lo fece, anche se stare zitta stava diventando davvero un’impresa impossibile. Camminò per un tempo indefinito avanti e indietro davanti alla vetrina della sala, con Min che sembrava non voler arrivare mai. Quando poi finalmente la vide spuntare dalla porta, la vide con l’espressione di chi non se la passava bene e il telefono stretto nella mano. Aveva ricevuto la telefonata, ma non era stata scelta.

Di colpo Jin si sentì la sorellastra cattiva. Il pensiero che lei era stata scelta e la sua amica no, la face sentire in colpa. Quella sera comunque festeggiarono ugualmente. Min fu meravigliosa e nonostante la tristezza di non poter coronare il suo sogno, fu felice per l’amica, con l’unica richiesta verso Jin di portarle foto e autografi da parte dei ragazzi.

***

I giorni successivi, a differenza di quelli passati ad aspettare una risposta, passarono in un lampo. Non le era mai successo di svegliarsi felice, pimpante, piena di voglia di fare, mentre da quella telefonata, ogni mattina il mondo sembrava sorriderle.

Quando arrivò il giorno della firma del contratto, si presentò in agenzia con il cuore così leggero da non crederci. Talmente carica che nemmeno lesse il contratto. Prese la penna e lo firmò, quasi a occhi chiusi. Non aveva bisogno di leggere... sarebbe stata una vacanza, e non una qualsiasi. Sarebbe stata con i ragazzi per quindici giorni, non avrebbero avuto scagnozzi, guardie o telecamere in giro. Lei e loro... e altre nove ragazze, purtroppo, smarriti per due settimane in un luogo in cui nessuno li avrebbe disturbati.

Non avrebbero potuto fare fotografie o video, anzi i cellulari sarebbero stati proprio banditi, tutto ciò che sarebbe successo all’interno sarebbe rimasto in quella casa e, anche se il discorso foto un po’ le dispiaceva, più che altro perché non avrebbe potuto mantenere la promessa fatta a Min, si rese conto che per dei personaggi del loro calibro il patto di segretezza era più che giustificato.

Dopo la firma le venne consegnato un biglietto aereo. Le fu detto che avrebbe viaggiato con le altre ragazze scelte. Appena arrivate sull’isola, un van le avrebbe prese e portate alla villa. Jin ricevette una valanga di informazioni, ma in realtà non sentì nulla. L’unica cosa che le girava per la testa era il pensiero persistente che a breve sarebbe partita per una vacanza con i suoi idol, con uno specialmente. Sapeva bene che sarebbe stata lontana da casa, con gente totalmente estranea a lei, nonostante quello era carica a mille, come non si sentiva da troppo tempo.

***

L'aereo atterrò sull'isola in perfetto orario e, quando furono all’esterno, un’assistente le accolse per poi portarle sul luogo della vacanza. Le altre nove ragazze erano belle, pensò, molto più belle di lei. Non parlarono molto, anzi, quasi per nulla, né sull’aereo, né sul van. Non che fosse lì per trovare amiche, ma sperò che una volta iniziata la vacanza, avrebbero potuto legare un po’. In fondo, tutte insieme stavano per realizzare forse uno dei loro sogni più grandi.

Durante il tragitto costeggiarono il mare; il panorama era da mozzare il fiato. Le spiagge bianche, l’acqua cristallina, le famiglie intente a giocare sulla sabbia. Fu tutto così affascinante che per un attimo, uno solo, scordò persino il motivo che l’aveva portata fin lì.

Poi di colpo su quella spiaggia immaginò i suoi ragazzi, quelli che stava per raggiungere, quelli che avevano ormai da lungo tempo occupato le sue giornate, le sue notti e tutti i suoi pensieri. Il cuore prese a batterle di nuovo così forte che quasi le mancò il fiato.

Cosa avrebbe dovuto dire una volta davanti a loro? Come si sarebbe presentata? Come sarebbero stati?

La sua mente non si fermò un attimo al pensiero di quel fatidico momento. Si guardò intorno, scrutando le altre ragazze, anche loro in silenzio. Le sembrarono meno nervose di lei, meno preoccupate, o forse era davvero solo lei che si sentiva come sulla graticola. Agitata e ansiosa come non era mai stata. L’unica cosa certa era che la fortuna per una volta l’aveva assistita e non avrebbe lasciato che tutto andasse perso a causa del suo carattere. Si sarebbe goduta ogni momento, ogni sguardo, ogni parola, fino all’ultimo.

Il van camminò a lungo costeggiando l’oceano. La destinazione finale sembrò non arrivare mai, ma quando alla fine fu davanti la villa, Jin restò a bocca aperta. Era immersa nella natura, così lontana dal mondo da sembrare presa direttamente da un libro. Attraversarono un enorme cancello, poi l’auto proseguì lungo un viale alberato che le sembrò infinito. Il cuore non aveva ancora rallentato la sua corsa. Jin si guardò attorno e l’unica cosa che riuscì a capire, era che si trovavano su un’altura. Intravide una spiaggia deserta, degli scogli e niente più. Niente case, niente locali. Nulla di nulla. Si trovavano nel mondo, ma fuori dal mondo.

Sbirciò da uno dei finestrini, una volta che il van si fu fermato, e vide un giardino enorme circondare un’elegante - e sicuramente molto costosa - villa moderna. L’autista disse praticamente l’unica frase del viaggio, avvisando dell’arrivo.

Tutte le ragazze scesero una dopo l’altra; erano già state avvisate che i bagagli sarebbero arrivati con un altro van e che li avrebbero trovati direttamente nelle camere, più tardi.

Diede loro il benvenuto un signora di mezza età, dall’aria simpatica, dei folti capelli neri racchiusi in un’elegante crocchia e il sorriso gioviale. Si presentò come la Signora Kim e le fece accomodare all’interno, facendo fare loro un tour del luogo e mostrando poi le camere già assegnate.

Jin ne ebbe una singola, con un bagno tutto per sé, posizionata vicino alle scale. Era grande come il suo appartamento, praticamente. Sorrise al pensiero, sospirò e si lasciò andare a peso morto sul letto, constatando quanto fosse comodo, quanto le piacesse quel posto e... pensando che avrebbe dormito davvero sotto lo stesso tetto dei ragazzi.

Si alzò di scatto, arrossendo, ridacchiando tra sé, immaginando che li avrebbe visti a dorso nudo probabilmente, che avrebbe mangiato con loro, che... «Ma certo, stupida! È ovvio, ci pensi adesso?», la vacanza non era ancora iniziata e già parlava da sola.

Camminò verso la portafinestra, cercando di prendere una boccata di aria fresca e allontanare i pensieri strani. Si appoggiò alla balaustra, respirando l’aria di mare a pieni polmoni. Le valigie arrivarono poco dopo e subito il pensiero di una doccia le sembrò perfetto.

Più tardi, dopo essersi sistemata, scese. Non trovò nessuno in casa, o almeno così le sembrò. Uscì dalla porta posteriore e ciò che vide le tolse il respiro. Il cuore riprese a battere come un pazzo. Davanti a lei c’erano i ragazzi, c’erano loro. Li guardò in silenzio, in disparte. Esaminò uno per uno coloro che a tutti gli effetti erano sempre stati il suo sogno. I loro sorrisi, il modo in cui si prendevano in giro e giocavano. Improvvisamente catapultata nella realtà che avrebbe vissuto per quei quindici giorni, si rese conto che tutto era così perfetto da superare ogni suo desiderio più bello.

E poi c’era lui, quel lui, che più di tutti era riuscito sin dalla prima volta a rubare ogni suo battito, ogni suo sorriso, ogni suo sospiro. Finalmente lo aveva davanti. Finalmente era lì e se ne innamorò per la milionesima volta.

 

   
 
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