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Autore: Terreno    26/09/2023    0 recensioni
La dea del volo si ritrova a giudicare Anthony, dopo che la vita dell'uomo è finita.
 
Costei ripercorre allora gli eventi salienti del passato di colui che deve giudicare. La divinità però è in grado di capire il contesto dove l'uomo è vissuto, a differenza dell'altro, così come notare cose che gli sono sfuggite.
 
 
La storia altro non è che un cossover dei racconti (L'intelligenza artificiale sta rendendo obsoleta quella umana, con gioia della stupidità) e (Non rinunciare alle tue ali).
Genere: Drammatico, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, sono la dea del volo.
Forse alcuni di voi avranno già sentito parlare di me, riguardo al fatto che diedi, agli abitanti di un mondo, la possibilità di farsi spuntare le ali, grazie al proprio impegno.
Oggi sono a svolgere un compito diverso da quelli abituali. Di solito sono altre divinità ad occuparsi di giudicare le anime dei morti, la mia specializzazione è diversa: ovvero il volo. Certo, il consiglio divino avrà le sue ragioni, ma sono comunque perplessa.
Mi metto al lavoro. Dunque, dunque, dunque. Va bene, questo è il pianeta da cui vengono. Ne ho sentito parlare.
 


Ho giudicato alcune persone, tutte loro hanno avuto una vita breve e abitavano in zone sperdute. Non ho ben capito quale sia stata la situazione del loro mondo.
Adesso arriva la prossima persona. Si tratta di un uomo un po’ avanti con l’età. Si chiama “Anthony” ed è nato in una regione nota come “Italia” dagli abitanti del luogo.
Subito inizia a dire quanto il mondo e la società siano stati crudeli con lui. Non capisco se il suo è uno sfogo o se stia cercando di avere un giudizio favorevole.
“Stai calmo, adesso vediamo tutto.”
Con pazienza, dopo un po’, riesco a farlo stare zitto.
Quindi inizio a fare l’incantesimo per vedere come sia andata la sua vita. Penso di padroneggiarlo abbastanza bene, anche se altre divinità saranno sicuramente più allenate di me. Certo, ho detto “padroneggiare”. Pensate che i nostri poteri siano dei privilegi? No, anche le divinità devono imparare. Vi dirò di più: siamo così potenti proprio perché siamo disposti ad apprendere a crescere interiormente.
Dopo un po’ appare una bolla tra le mie mani e inizio a guardare gli avvenimenti.
 

Della prima infanzia non c’è molto di interessante. Devo aspettare che arrivi alle elementari, per trovare spazio utile per giudicarlo.
Il primo episodio è una lezione scolastica. La maestra sta chiedendo agli alunni cosa vogliono fare da grandi. Anthony sembra essere il classico studente svogliato e forse non molto sveglio. Magari, però, maturerà in seguito.
I suoi compagni iniziano a parlare dei propri sogni. Cose molto belle, ma che richiedono impegno e dedizione per essere realizzate.
Quando arriva il turno di Anthony, lui afferma di voler diventare una star di internet. Credo che si chiamo così, la rete informatica del pianeta.
Il motivo? Perché, secondo lui, è facile e lo renderà famoso. Crede che basti avere un computer e una connessione alla rete e avrà notorietà e soldi.
La maestra allora gli fa un discorso su cui mi voglio soffermare.
 
Gli spiega che, se vuole che i contenuti che pubblica in rete siano apprezzati, questi devono avere qualcosa di più degli altri.
Pubblicare qualcosa perché si ha un computer e una connessione è qualcosa che tutti possono fare e quasi tutti faranno. Tuttavia il fatto che questo contenuto sia in rete, non vuol dire che sarà guardato.
Fa notare la maestra che ogni utente di internet ha un tempo limitato e non può guardare tutto quello che viene pubblicato. Quindi opererà delle scelte. Se Anthony pubblica qualcosa, perché un utente dovrebbe porre attenzione a quello che pubblica lui, anziché il contenuto di chiunque altro? Per far sì che ciò che inserisce riceva attenzioni, dovrà essere speciale rispetto ai lavori degli altri.
Di contenuti facili da produrre, quelli per i quali basta una connessione e un computer, ce ne sono ben oltre la capacità degli utenti di guardarli. Per questo emergeranno quelli difficili da produrre. Quelli che richiedono o soldi o competenze per essere realizzati. Di certo io preferisco i secondi, dato che tutti possono imparare a farli, purché accettino di impegnarsi e di acquisire una competenza.
 
Anthony però non sembra aver preso molto seriamente la cosa, tanto che non ha nemmeno pensato a cosa trattare per diventare una star del Web. La maestra prova a fagli un discorso, ma lui non vuole capire.
 

Vado avanti. Il bambino prova quindi a diventare una star o, come dice lui, un influencer. Convinto che avrà successo subito, si scontra con la realtà. Crede forse che per avere buoni risultati basti sedersi per dieci minuti? Alla prima difficoltà molla tutto.
Di questo passo, lascerà presto perdere l’idea di diventare un influencer.
 
Scopre che ci sono delle intelligenze artificiali che sono in grado di produrre dei contenuti che ordini loro di fare. Una tecnologia ancora agli albori. Scrive una riga di testo, quello che potrebbe essere un titolo di un lavoro e l’intelligenza artificiale produce l’immagine.
Vedendo che il risultato è migliore dei pochi disegni che ha provato a fare, lo pubblica su un sito.
 
Noto l’ipocrisia di Anthony, che si adira perché un compagno di classe ha copiato quell’immagine, quando lui invece non si è mai fatto problemi a copiare contenuti degli altri. La scusa e che “tanto quelle che copia lui le hanno fatte i ricche” è quella che avanza.
 
Mi colpisce l’osservazione di una sua compagna di classe, di nome Antonella. Gli spiega che “quell’immagine non è sua” ed effettivamente è così. Lui si crede furbo e afferma che ha scritto il titolo.
Secondo vuoi, per fare un paragone, se un bambino chiede alla mamma di fargli i compiti, i compiti chi li ha fatti, la mamma o il bambino? Cos’è, che siccome “se non avesse mai chiesto alla mamma di farli” la mamma non li avrebbe fatti e quindi è merito suo? Non siamo ridicoli, dai?
I compiti li ha fatto l’intelligenza che ha svolto il lavoro, in questo caso quella della mamma.
Come dice il nome l’intelligenza artificiale è un’intelligenza e se è stata lei a generare l’immagine, il merito sarà solo suo. Sarà l’intelligenza l’autrice, colei che dovrà essere lodata, non certo chi ha delegato a lei il lavoro.
Provate a pensarla in un altro modo. Andate a chiedere a un artista un dipinto. Chi lo ha fatto, l’artista o il committente? Qualcuno di voi afferma che è il committente, perché “se non lo avesse commissionato l’artista non lo avrebbe fatto”, forse? No, ovviamente. Lo stesso con un’intelligenza artificiale. Semplicemente si è delegato il lavoro a un’altra intelligenza.
Anthony, però, sembra non capirlo.
   
 
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