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Autore: Justice Gundam    27/09/2023    2 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Una strana ombra incombe nei cieli sopra Riddleport, la malfamata Città dei Glifi, e molti cosiddetti profeti la considerano un presagio di sventura. Nel frattempo, un signore del crimine della città cerca di recuperare le glorie perdute, e cerca gente che possa essergli utile nel suo intento...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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LIBRO 3 – SECONDA OSCURITA'

Capitolo 2 – Inganna il Diavolo e Prendi il suo Oro

 

Qael restò a guardare con attenzione mentre Saul Vancaskerkin, il direttore di quella casa da gioco, si muoveva avanti e indietro sul palco, girando e rigirando la chiave che aveva al posto della mano sinistra. Il chierico mezzelfo restò fermo al suo posto, cercando di non perdersi neanche una parola di quello che Saul stava dicendo, in modo da cogliere tutti gli indizi possibili.

"Sono lieto di vedere che siete arrivati numerosi! Bene, bene, sembra proprio che il Goblin Dorato si sia ricostruito la sua buona fama!" esclamò il tarchiato malvivente, facendo scorrere i suoi piccoli occhi avidi lungo tutto l'uditorio. Alcuni si misero ad applaudire, altri fischiavano... ma Saul sembrava comunque soddisfatto di entrambe le cose. "Ora... vi spiegherò come funziona questo torneo! Questa sera, nella sala da gioco chiamata il Goblin Dorato, avrete la possibilità, come dice il nome stesso di questa competizione, di ingannare il diavolo e non soltanto riguadagnarvi la vostra anima, ma anche prendervi tutto il suo oro e il suo argento!" Passò una mano sul grosso forziere che gli stava accanto. "Ovviamente, spero che vi sia piaciuto abbastanza il comitato di benvenuto che le adorabili tentatrici del diavolo hanno voluto cortesemente offrirvi!"

"Le tentatrici del diavolo?" si chiese Qael con una breve risata divertita, parlando tra sè e sè. "Come no... chiunque abbia almeno un minimo d'infarinatura in affari explanari, dovrebbe sapere che le succubi non sono diavoli ma demoni... ma non importa. Sentiamo cos'ha in mente questo tipo."

Con un gesto della mano, Saul portò l'attenzione della folla su una gabbietta per uccelli dorata che era stata appesa al soffitto, vicino a lui. Qael alzò la testa per vedere di cosa si trattasse, e notò con sua grande sorpresa che all'interno della gabbietta era seduta una piccola creatura umanoide alta meno di mezzo metro con un paio di ali membranose che gli uscivano dalla schiena, la pelle grigio piombo punteggiata di spuntoni acuminati, una lunga coda terminante in un pungiglione affilato, e un paio di lunghe e sottili corna giallastre che dovevano essere lunghe almeno la metà dell'altezza effettiva del mostriciattolo. Qael corrugò la fronte preoccupato. Ecco un esempio di quello che i suoi superiori temevano... quella creaturina che sedeva nella gabbietta dorata era senza ombra di dubbio un imp, un diavolo di basso rango usato come spia e sabotatore nell'Inferno A Nove Cerchi...

"Approfitterei di questo momento per ringraziare il nostro cortese ospite, Vecchio Graffio in persona, per aver voluto presenziare a questo evento!" Saul proseguì la presentazione della sua gara. "Non solo ha voluto gentilmente prestarci questi amabili angeli oscuri..." Fece un gesto in direzione delle succubi, che si misero in posa provocatoria e ricevettero in cambio un coro di fischi e sguardi ammiccanti. "Ma ha anche avuto la premura di intaccare le casse dell'Inferno per procurarci l'oro necessario a giocare questo torneo!"

L'imp nella gabbia, che fino a quel momento era rimasto chiuso in un cupo silenzio carico di bile, esplose in uno scatto d'ira e cominciò a ululare, sputare, prendere a pugni le sbarre della gabbia e gridare epiteti in lingua Infernale. La sua collera impotente fu accolta con una serie di risatine e sghignazzi, e anche con un po' di applausi, che durarono per diversi secondi prima che Saul riprendesse la parola.

"Ovviamente ha intenzione di rimpiazzare quello che perde in oro con le anime di chi di voi perderà." continuò. Fissò attentamente la folla, per assicurarsi di avere tutta la loro attenzione, e riprese la spiegazione. "Le regole della competizione? Oooh, sono molto semplici! Vincendo al gioco, vi guadagnerete delle chip con le quali potrete uscire dal cerchio dell'Inferno in cui siete intrappolati, e giungere sempre più in profondità fino a raggiungere la tesoreria di Vecchio Graffio. Al momento, siete suoi prigionieri nel primo cerchio dell'Inferno, Avernus."

"Beh, se non altro... almeno qualcosa dell'Inferno la sa." Qael commentò tra sè, per poi controllare quanti soldi aveva con sè. Non tantissimi, ma con un po' di fortuna, poteva anche farcela.

"Come ho detto, se volete raggiungere Nessus, il nono ed ultimo cerchio, dovrete vincere al gioco." proseguì Saul, giocherellando con la chiave montata sulla sua protesi. "Ogni volta che vincete una competizione, riceverete un occhio dorato. Se arrivate secondi, vincete un dente d'argento... e per chi arriva terzo, c'è un cuore di rame. Questo è quello che i diavoli usano come denaro, ed è con questi che dovrete pagare per farvi ammettere agli altri cerchi dell'Inferno. Il primo giocatore che raggiunge Nessus e vince un'altra partita... non soltanto può tenere ciò che ha vinto, ma si riprende la sua anima e vince i diecimila pezzi d'argento che Vecchio Graffio ha messo in palio per questa gara! Ah, e prima che me ne dimentichi... ovviamente, c'è anche l'opzione di competere in una squadra! Questo potrebbe facilitarvi le cose per quanto riguarda accumulare la somma che vi serve per passare da un cerchio all'altro. Resta comunque il fatto che sarete tenuti a dividere le eventuali vincite in parti uguali! Niente scherzi, eh? Questa è una sala da gioco rispettabile!" 

Saul sorrise astutamente e passeggiò su e giù per il palco, mentre il pubblico cominciava a mormorare, eccitato per la prospettiva di vincere tutti quei soldi. Ma il proprietario della bisca non aveva ancora finito. Mentre l'imp ingabbiato borbottava qualcosa a denti stretti, Saul si schiarì la voce e proseguì. "Ovviamente, potete anche decidere in qualsiasi momento di ritirarvi, incassare tutte le vostre vincite e andarvene... ma se lo fate, o se perdete tutti i vostri soldi... beh, questo significa che Vecchio Graffio vi ha preso!"

L'imp grugnì rabbiosamente, solo per essere ignorato bellamente dal biscazziere. "E questo significa che vi prendete... il Marchio del Diavolo e venite scortati fuori dalla sala da gioco finchè il torneo non sarà finito!" disse Saul, facendo una pausa e ghignando in modo inquietante. "Oh, immagino che vi starete già chiedendo... cosa sarebbe esattamente questo Marchio del Diavolo? Ooooh, è una cosa troppo terribile per parlarne così! Vuol dire perdere la vostra anima, ecco cosa vuol dire! Ma... immagino che vi posso fare un piccolo esempio! Hehehee... lo sanno gli dei che io me lo sono più che meritato, il Marchio del Diavolo! In effetti... meglio se me ne date due, ragazze!"

Le due "succubi" che si trovavano ai lati di Saul si piegarono verso di lui, e ognuna di esse baciò l'uomo sulle guance, lasciandogli un segno con le loro labbra tinte di rossetto. Un sorriso trionfante apparve sul viso squadrato di Saul, e l'uomo mostrò le guance al pubblico tra le risate e l'ilarità generale. "Eccolo, signore e signori! Questo è il Marchio del Diavolo! Ed ora... senza ulteriore indugio, dichiaro aperta la competizione! Chi riuscirà ad ingannare il diavolo e prendersi il suo oro? Lo vedremo presto! Buona fortuna a tutti!"

La folla si disperse, e ognuno dei partecipanti raggiunse un tavolo per cominciare a giocare. Qael decise di aspettare un po' prima di cominciare a giocare a sua volta, e per il momento si limitò a dare un'occhiata ai giochi disponibili. Per la maggior parte, si trattava di giochi abbastanza soliti, per esempio il poker o la roulette, ma alcuni di essi erano giochi regionali un po' più inusuali. Ad un tavolo posto al margine della sala, un gruppetto di halfling si stava sfidando ad un'accesa partita a Remi, un complesso gioco da tavolo basato più sull'abilità che sulla fortuna... mentre, ad un tavolo vicino, altri individui dall'aspetto non troppo raccomandabile si erano messi a giocare ad un gioco di dadi chiamato Bounder, che dava l'impressione di essere abbastanza complesso - si usavano diversi dadi a sei facce, più un paio di dadi poligonali a venti facce, e si puntava sui risultati dei lanci dei dadi.

Pensando che forse un gioco un po' più semplice avrebbe fatto per lui, Qael si avvicinò ad un tavolo in cui un gruppo di avventori si stava sfidando ad una partita di Ghoulette, un gioco abbastanza simile alla roulette. Un mezzorco dall'aspetto rude e deciso, con una lunga cicatrice zigzagante che gli scendeva dalla tempia fino quasi alla mascella, aveva appena vinto una mano e stava raccogliendo le vincite con espressione soddisfatta.

"Hahahaaa! E che ci volete fare? Oggi a te, domani a me!" esclamò il mezzorco mentre infilava un grosso mucchio di monete d'oro in una borsa di tela. A giudicare dai bicchieri vuoti che aveva appoggiati accanto a sè, doveva aver bevuto più di qualche bicchierino... e nel momento in cui si voltò verso di lui, Qael lo riconobbe. Alto un po' più di un metro e ottanta, con i capelli castani chiari spettinati e lunghi fino alle spalle, la mascella squadrata e il naso piccolo ed appuntito, aveva davvero un aspetto particolare per un mezzorco,  reso ancora più unico da quella cicatrice sul volto - il risultato di un fendente sferrato con una bottiglia rotta ricevuto durante una rissa in una taverna. I suoi vestiti consistevano in una camicia bianca rattoppata e punteggiata di chiazze di polvere, un paio di pantaloni di tela e un paio di sandali di cuoio un po' consumati, e al collo portava una sorta di amulato - un dischetto di ceramica sul quale era inciso un simbolo che ricordava un boccale. Sì, non c'era dubbio - erano i segni inconfondibili di una delle poche persone di cui Qael si fidasse in tutta Riddleport.

"Hey! Guarda un po' chi si rivede!" esclamò il mezzelfo, alzando una mano per attirare l'attenzione. "Immagino che avrei dovuto aspettarmi di trovarti qui, Umlo! Speri nel colpo di fortuna, eh?"

"Eh, ma che sorpresa! Heheheee... certo che ne hai di fegato per farti vedere da queste parti, Qael, vecchio mio!" esclamò il mezzorco di nome Umlo, interrompendo il gioco e alzandosi dalla sedia. Con una falcata, raggiunse Qael e gli diede una pacca amichevole sulla schiena, abbastanza forte da farlo quasi cadere a terra di faccia! "Non credevo che ti interessasse questa gara. Non sei mai stato un assiduo frequentatore del Goblin Dorato!"

"Owww... in effetti, non sarei qui se non fosse per... beh, ti spiegherò più avanti. Per il momento... che ne dici se facciamo coppia per il torneo?" chiese Qael, pensando che avere con sè qualcuno che conoscesse meglio quei giochi d'azzardo gli avrebbe permesso di compiere la sua missione più agevolmente.

Umlo si fermò a pensarci su. "Hmm... una proposta niente male, anche se poi dovrò dividere il premio..." affermò, per poi alzarsi dal tavolo da gioco con aria decisa. "Però... sai che ti dico? La cosa non mi dispiace. Va bene, sono d'accordo. Conta pure su di me."

"Hey! Aspetta un momento, pelleverde!" esclamò un tipaccio dal naso bitorzoluto seduto a quello stesso tavolo. Con uno scatto improvviso, afferrò Umlo per la manica della camicia e tirò verso di sè, cercando di costringerlo a sedersi di nuovo. "Mi hai vinto fin troppa grana per i miei gusti! E adesso non te ne vai finchè non me l'hai restituita, razza di baro!"

Il mezzorco si fermò e guardò il suo avversario con espressione sprezzante, per poi afferrargli il polso con cui lo stava trattenendo e stringere con forza. Lo scommettitore fece una smorfia di dolore e fu costretto a mollare la presa, ma non desistette e continuò a fissare Umlo dritto negli occhi.

"Io avrei barato, eh, razza di cane?" ringhiò il mezzorco, passando da un tono disteso e cordiale alla minaccia in uno schiocco di dita. "E cosa avrei fatto per barare, eh? Sentiamo un po'!"

"Dei mezzorchi non ci si può fidare! Ecco tutte le prove che mi servono!" ringhiò il tizio che stava minacciando Umlo. Immediatamente, altri partecipanti si alzarono dai loro tavoli, e il brusio della bisca si smorzò mentre una piccola folla si riuniva attorno a Qael e al suo amico. Con un'imprecazione soffocata, Qael mise mano ad un pugnale che teneva rinfoderato nella cintura e si guardò attorno, sperando di non doverlo sfoderare.

"E' vero! Secondo me questo bastardo ha barato!" ringhiò un tizio allampanato con un orecchio solo e un occhio strabico.

"Ridacci i nostri soldi, figlio di una cagna!" arrivò un'esclamazione da parte di un tizio con il cranio rasato e dei tatuaggi neri sul collo e sulle spalle.

Fu la cosa sbagliata da dire. Immediatamente, Umlo mollò la presa sul suo primo aggressore e lo fece cadere a terra come un sacco di patate... poi, raggiunse il tizio tatuato, lo prese con furia dietro il collo e gli sbattè con violenza la faccia contro il tavolo da gioco! Un boato agghiacciante riecheggiò per la sala, e l'uomo tatuato ululò di dolore e si accasciò a terra, con alcuni denti rotti e la faccia ridotta ad una maschera di sangue. Il resto degli avventori sussultarono per la sorpresa e la paura, e il mezzorco scaraventò a terra il malcapitato, che si portò le mani al viso e corse via mugolando per il dolore.

"La prossima volta che proverete ad insultare mia madre, non ve la caverete con così poco." ringhiò il mezzorco. Era una rabbia fredda, controllata, sotto la quale si poteva percepire la furia che ribolliva sotto la superficie, pronta a scatenarsi nel caso fosse stata appena un po' provocata. Diversi degli avventori si ritirarono, ma alcuni misero mano ai pugnali e si fecero avanti con tono provocatorio...       

"Hey! Cosa significano questi modi?" esclamò all'improvviso un omaccione dall'aspetto brutale e dalla barba corta ma incolta, con un piercing su ciascun sopracciglio. Una grossa ascia era assicurata alla sua schiena, indossava un corpetto di pelle rozzamente conciato assieme ai suoi vestiti di colore neutro, e la sua pelle presentava una vaga sfumatura grigiastra, forse accennando a qualche goccia di sangue orchesco che scorreva nelle vene di quell'uomo. "In questo torneo sono vietate le risse e gli atti di violenza! Credevo che questo fosse chiaro!"

"Sì, beh, hanno cominciato loro!" ringhiò Umlo con un grugnito rabbioso.

Qael annuì con decisione. "Sì, posso confermarlo."

"Perchè quel dannato pelleverde stava barando!" ringhiò il tizio con un orecchio solo, per poi sputare per terra. "E quando abbiamo rivoluto la grana, ci ha minacciati!"

"Non me ne frega un cazzo di chi ha cominciato!" esclamò il buttafuori, assicurandosi che tutti loro potessero vedere la sua minacciosa ascia e capire che non avrebbe esitato ad usarla. "Qui non c'è posto per i rissosi! Se volete dare una coltellata a qualcun altro, andate fuori e scannatevi quanto volete! Ma non qui! E adesso riprendete il gioco, e che nessuno fiati! Mi sono spiegato?"

"Tsk... va bene, Bojask..." grugnì Umlo. Gli altri avventori borbottarono qualcosa tra i denti e ripresero i loro giochi di umore decisamente più grigio rispetto a prima, mentre il mezzorco prendeva le sue vincite e faceva cenno al suo amico di seguirlo. Adesso che aveva quasi finito per cacciarsi in una rissa senza costrutto, Qael fu più che contento di andarsene di lì e cercare un tavolo un po' più tranquillo. Ficcarsi nei guai avrebbe potuto voler dire compromettere la missione che gli era stata affidata dai suoi superiori della chiesa di Calistria...

"Hey, Umlo... conosci quel tipo, per caso?" sussurrò Qael, gettando un'occhiata nervosa al tizio di nome Bojask, che aveva già diretto la sua attenzione ad un altro tavolo, dove alcuni avventori si stavano già mettendo le mani addosso per qualche altra questione di soldi.

Umlo annuì e sospirò, emettendo un basso suono gutturale. "Altro che se lo conosco. Sono un cliente abituale del Goblin Dorato, in fondo." ricordò al suo compagno mezzelfo. "Quel tizio è Bojask, la guardia del corpo di quel Saul Vancaskerkin che dirige questa bisca. Non si sa molto di lui, ma so che è già da un bel po' di tempo che Vancaskerkin l'ha messo a lavorare come buttafuori. E come puoi vedere... prende molto sul serio il suo lavoro."

"Beh, me ne sono accorto. Anche se, lo ammetto, non posso che essere d'accordo con la sua raccomandazione di prendersi a coltellate in un posto un po' meno esposto. Calistria insegna che ci sono tempi e modi per la vendetta."

"Heh. La tua dea non mi dispiace affatto." sghignazzò Umlo, in uno dei rari momenti in cui Qael lo aveva visto sorridere di cuore. Del resto, con la vita che aveva alle spalle, Qael pensava che fosse un mezzo miracolo che Umlo trovasse ancora motivi per sorridere.

Qael ci rise su brevemente e si guardò attorno, alla ricerca di un tavolo in cui si giocasse a qualcosa di abbastanza semplice... e soprattutto, che gli permettesse di tenere d'occhio più facilmente quel Saul Vancaskerkin e le sue operazioni. Quell'imp ingabbiato di nome Vecchio Graffio era una conferma del fatto che il direttore della bisca stava usando degli esseri infernali per il suo esercizio... ma restava da vedere se si limitava a quello, o se Vancaskerkin aveva con sè degli esseri infernali o abissali di rango più elevato.

Ad un tavolo non troppo affollato, Qael vide alcuni avventori che giocavano a poker. Beh, quello era un gioco a cui anche una persona relativamente inesperta come lui poteva giocare senza tanti problemi. "Hmm... Che dici, Umlo? Proviamo a giocarci la nostra fortuna con le carte? Magari oggi sono dalla nostra parte!" propose.

Umlo ghignò e si fregò le mani soddisfatto. "Ooooh, intendi dire il poker? E va bene... non vedo l'ora di lasciare qualche fesso in mutande!" esclamò. "Okay, gente, fate largo! Adesso arriviamo noi e facciamo saltare il banco!" Il mezzorco prese uno degli spettatori e lo spinse via come se fosse stato una bambola di paglia, tra le proteste e le imprecazioni del malcapitato!

"Oh, non te la prendere troppo, amico." disse Qael al tizio che si stava rialzando, massaggiandosi il fondoschiena. "Diciamo che... è stata una giornata storta, tutto qui."

 

oooooooooo

 

Il torneo era proseguito nelle ore più tarde della notte, tra cori di risate sguaiate, esclamazioni di vittoria, imprecazioni e bestemmie da parte degli sconfitti, e soprattutto fiumi su fiumi di birra, vino, idromele e altri alcolici che scorrevano nella bisca. Molti giocatori si erano ritrovati senza soldi, e avevano dovuto lasciare la bisca dopo aver ricevuto il "marchio del diavolo". Alcuni non si erano voluti rassegnare e avevano cercato di farsi ridare i soldi, soltanto per essere trattati a calci nel fondoschiena dal solerte Bojask ed essere "gentilmente accompagnati" all'uscita. Quando ormai era passata la mezzanotte, in gni caso, ancora poco più della metà dei partecipanti iniziali era ancora in gara, e malgrado il Goblin Dorato fosse molto meno affollato, l'atmosfera non era meno frenetica e competitiva.

Tra gli avventori, uno in particolare si muoveva con abilità e furtività in mezzo alla folla, stando attento a tutto quello che accadeva e aspettando il momento ideale per fare la sua mossa. Un uomo sulla tarda ventina, alto e dall'aspetti affascinante, con i capelli neri impomatati, accompagnati da un paio di corti baffi e da un pizzetto un po' ingrigito, stava zigzagando tra la folla ammassata attorno ad un tavolo di roulette, fissando diversi dei presenti con disdegno. Anche il suo modo di vestire era elegante e al tempo stesso poco vistoso, con una lunga tunica di seta verde scura con un paio di spalliere e un paio di bracciali argentati, uno su ciascuna mano. Gli zigomi alti, la carnagione chiara e l'espressione acuta davano la netta impressione che fosse di origini cheliaxiane.

Cercando di sembrare quanto più indifferente possibile, il mago Angvar Thestlecrit si destreggiò tra la folla che sbraitava e si agitava, ogni tanto mandando uno sguardo sprezzante a qualcuno che gli stava dando particolarmente fastidio. Era stato davvero un fastidio doversi iscrivere per tempo a quel torneo di gioco d'azzardo e dover condividere il salone con quella plebaglia... ma se il piano fosse riuscito, avrebbe potuto ripresentarsi con tutti gli onori al suo ordine di evocatori e far vedere a quelle vecchie mummie che lui era abile più che abbastanza per poter fare tutto ciò che andava fatto... e per soppiantare quei vecchi rimbambiti!

Una volta appurato che nessuno lo stesse guardando, Angvar scivolò abilmente in uno dei bagni pubblici e tirò fuori una bacchetta di obsidiana grigia dall'aspetto contorto. Si toccò una spalla con la punta della bacchetta, mormorando qualche parola nella lingua dei Varisiani...e un attimo dopo, uno schermo semitrasparente apparve sopra il braccio destro del mago, in modo da poter essere usato come uno scudo in caso di necessità. Poi, infilò una mano in un risvolto del vestito e ne tirò fuori una pergamena arrotolata, tenuta ferma con un sigillo di cera che l'uomo rimosse con un gesto della mano. Angvar diede una rapida occhiata ai segni mistici vergati sulla pergamena in inchiostro nero, poi gettò una rapida occhiata fuori dalla porta per essere sicuro che non ci fosse nessuno nelle vicinanze.

Nulla di cui preoccuparsi. Tutti quanti erano troppo occupati a bere, giocare d'azzardo o fare baldoria per badare a quello che faceva lui.

Si ritirò nuovamente nel bagno e fece qualche gesto con le mani per lanciare un semplice incantesimo. Sentì un flusso di energie arcane fluire attraverso le sue mani, e formulò un breve pensiero telepatico.

"Qui Angvar. Sono in posizione. Dai il segnale quando vuoi, cara."

Terminato l'incantesimo, Angvar si rimise a posto i vestiti e nascose la pergamena nella manica del suo vestito. Poi, uscì dal bagno come niente fosse e sorrise sottilmente.

"Perfetto." mormorò a bassa voce. "Se tutto va come deve, questa sera torneremo a casa con un bel gruzzoletto!" 

 

oooooooooo

 

Al tavolo dove gli halfling stavano giocando a Remi, un giovane halfling era appena riuscito a vincere una consistente somma, e ora aveva deciso di andare a giocare da qualche altra parte. Borbottando tra sè per la fortuna che sembrava favorire certi individui piuttosto che altri, i mezzuomini rimisero a posto il tavolo da gioco, sperando che al turno successivo la sorte sarebbe stata un po' più equilibrata...

"Ugh... pensare che credevo che questa sarebbe stata la mia occasione." disse tra sè un giovane halfling dai lunghi capelli neri legati in una coda che fluiva lungo la schiena. Diede una rapida occhiata al suo borsello, contando che ormai gli erano rimaste soltanto cinque monete d'oro e un pugno di scellini d'argento. "Diavolo, avrei dovuto ricordare a me stesso che non sono mai stato un granchè al gioco d'azzardo. Ma hai mai ascoltato i tuoi stessi consigli, Timeon? Noooo, ed è per questo che non sei mai diventato ricco!"

L'halfling di nome Timeon ignorò qualche risata proveniente dal tavolo di Remi. Come praticamente tutti gli halfling, era alto poco più della metà di un essere umano, con un fisico abbastanza ben piantato, e una testa piuttosto grande rispetto al corpo. In quel momento, indossava un completo composto da una giacchetta di tela grigia sopra un corpetto imbottito, e un paio di calzoni corti grigi scuri che terminavano sotto il ginocchio, e un fazzoletto bianco che usciva da un taschino della giacca. Una piccola cicatrice segnava la sua fronte appena sopra l'occhio sinistro, e come la maggior parte degli halfling, andava in giro scalzo, mettendo in mostra dei ciuffi di peluria che coprivano la parte superiore dei piedi.

"Bah, che ci vuoi fare... vediamo se trovo qualche altro gioco interessante. Una scusa come un'altra per giocarmi quel po' di soldi che mi restano in tasca." disse tra sè. "Se poi la fortuna dovesse girare come voglio io, posso ancora uscirmene di qui con un bel gruzzoletto in tasca, chi può dirlo!"

Timeon mise al sicuro quel po' di soldi che aveva ancora in tasca, e andò in cerca di qualche altro tavolo, magari uno dove si giocasse a qualcosa con cui lui avesse un po' di familiarità. Mentre si dirigeva verso un tavolo che gli sembrava interessante, l'halfling passò accanto ad una donna vestita di grigio, dai capelli quasi rasati a zero e con una benda nera sull'occhio sinistro, che sembrava stare ritirando un po' di "cuori dorati" da un tavolo. Timeon le diede un'occhiata interessata. Forse non quello che si sarebbe tradizionalmente definita una bellezza... ma era una donna che aveva il suo fascino. Peccato non fosse una halfling o uno gnomo, altrimenti Timeon avrebbe potuto anche farci un pensierino...

Timeon era appena passato oltre il tavolo, che la donna fece un movimento goffo e lasciò cadere i suoi cuori dorati sul pavimento. Si chinò per raccoglierli, tra il vociare della folla...

E all'improvviso, sia lei che gli avventori che le stavano attorno si coprirono gli occhi...

"Fuoco, sprigiona la tua luce! Pirotecnica!" esclamò una voce maschile chiara e stentorea.

Un istante dopo, un lampo abbagliante proveniente da uno dei bracieri ai bordi della stanza invase l'intero salone da gioco!

Tutto precipitò nel caos.

Timeon lanciò un grido di sorpresa e dolore, e annaspò in avanti tendendo le braccia davanti a sè, stringendo gli occhi irritati dalla luce dirompente. Attorno a lui, gli avventori esplosero in un coro di urla, lamenti, imprecazioni e richieste di aiuto, immergendo l'intera bisca nel caos!

"Aaaaah! Aiutoooo! Sono ciecoooooo!"

"Che cazzo succedeeeee?"

"Fatemi uscire di quiiiii!"

"I miei soldi! Dove sono i miei soldiiiii?"

La donna con la benda sull'occhio, accompagnata da tre individui dalla faccia poco raccomandabile e da un tizio vestito di un elegante abito verde scuro, chiaramente un mago, salì su un tavolo al centro della sala. Un avventore, che era riuscito a non restare abbagliato da quell'iniziale esplosione di luce, cercò di afferrare la donna per le caviglie per impedirle di avvicinarsi alle sue vincite... ma la tizia lo respine con un calcio alla mascella che fece cadere a terra il malcapitato, e gli fece cadere un dente.

"Signore e signori!" esclamò la donna, mentre il mago vestito di verde sghignazzava con fare arrogante, e il resto degli scagnozzi sfoderavano delle corte spade appuntite. "Scusate per aver disturbato i vostri giochi, ma il mio caro Angvar ed io abbiamo bisogno di un po' di denaro, e apprezzeremmo moltissimo la vostra collaborazione! Non preoccupatevi, non vogliamo le vostre vite. Se farete quello che vi diciamo noi, e non fate colpi di testa, allora nessuno si farà male!"

Il mago vestito di verde picchiettò con la bacchetta sul palmo della mano, come un maestro che si apprestava a fare lezione. "Avete sentito la mia cara Thuvalia, gentili signori. Noi siamo qui soltanto per i soldi." affermò con una voce profonda e dal tono quasi seducente. "Tutto quello che vi chiediamo è di distendervi a terra e non fare sciocchezze mentre noi e i nostri complici vi... alleggeriamo di un po' di denaro che chiaramente non vi serve, visto che avete in ogni caso deciso di spenderlo tutto in qualche scommessa qui al Goblin Dorato!"

"Che cosa? Ma che cazzo state dicendo, voi?" esclamò una donna dai capelli rossi che in quel momento si trovava vicino al tavolo. Alcuni avventori sfoderarono le loro armi, oppure presero la prima cosa che capitò loro sottomano e cercarono di attaccare i rapinatori... ma Thuvalia, la donna con la benda sull'occhio, sfoderò rapidamente uno stocco sottile ed affilato, e il più vicino degli avventori se lo ritrovò puntato al collo. Con un rapido movimento del braccio, Thuvalia sferrò un fendente ed aprì un doloroso taglio sulla fronte del malcapitato, che barcollò all'indietro con un ringhio di dolore e tamponandosi la ferita. Poi, con un affondo, Thuvalia trafisse la spalla dell'uomo, che crollò a terra sanguinante.

"Avevamo detto, niente stupidaggini! C'è bisogno di altre dimostrazioni?" replicò la donna con la benda sull'occhio, mostrando la lama del suo stocco ora gocciolante di sangue. "Tutti a terra, e non fate niente di stupido!"

"Adesso io, la mia cara Thuvalia e i nostri uomini verremo da voi a prelevare un po' di soldi! E poi ci consegnerete il premio in palio. Niente di più semplice, no?" Angvar ripetè la sua spiegazione. I quattro malviventi che stavano con Angvar e Thuvalia cominciarono a muoversi tra la folla, mentre alcuni membri della sicurezza - quelli che non erano stati abbagliati da quell'incantesimo Pirotecnica - si armavano e cercavano di intervenire. Il mago vestito di verde sospirò e alzò le spalle. "C'è sempre qualcuno che preferisce fare le cose nella maniera più difficile e dispendiosa..."

Nel bel mezzo della folla che si era sdraiata a terra, Qael ed Umlo si erano rifugiati sotto un tavolo da gioco... e in quel momento, mentre gli scagnozzi di Angvar e Thuvalia si muovevano da un avventore all'altro per derubarli dei loro soldi e delle loro vincite, il mezzelfo chierico e il suo compagno mezzorco attendevano nervosamente il momento giusto per agire.

"Maledizione... ci mancavano anche questi svitati. Proprio adesso che stavo vincendo un bel po' di soldi!" grugnì il mezzorco a bassa voce. "Senti, Qael, non so te... ma io non ho nessuna intenzione di restare qui a farmi fregare i soldi da questa gentaglia! Che ne dici? Io dico che li prendiamo di sorpresa, diamo loro un sacco di legnate, e li facciamo sloggiare!"

"In questo momento ho l'impressione che ci sia in gioco qualcosina di più rispetto ad una somma di denaro..." disse tra sè Qael, mentre tra sè cercava di valutare i pro e i contro della situazione inaspettata in cui si trovava. Infilarsi in una rissa senza stare tanto a pensarci, effettivamente, avrebbe potuto complicare la sua missione... ma se fosse riuscito a fermare quei mascalzoni e ad impedire loro di svignarsela con il premio in palio... chissà, forse avrebbe avuto la posibilità di approfittare un po' della gratitudine di Vancaskerkin, sempre che un uomo del genere potesse provarne. E in questo modo avrebbe avuto una possibilità di vedere cosa stava accadendo dietro le quinte del Goblin Dorato...

Alla fine, la prospettiva di poter svolgere la sua missione più agevolmente ebbe la meglio su qualsiasi altra considerazione di prudenza, e Qael fece un cenno di assenso al suo compagno. "Hmm... okay, li prendiamo alla sprovvista e diamo una lezione a quegli stronzi... ma per adesso, restiamo fermi e aspettiamo che ci giungano a tiro. Se riusciamo a sistemare almeno due di loro prima che gli altri possano reagire, avremo la situazione sotto controllo. Almeno spero..."

Umlo annuì. "Se vuoi, io sistemo il mago. E' quello più pericoloso. Una volta messo quello al tappeto, gli altri non dovrebbero essere un grosso problema... a parte quella donna." affermò.

Qael annuì. Per quel poco che era riuscito a vedere, Thuvalia era una spadaccina da non sottovalutare, e forse anche lei aveva qualche trucchetto di magia da sfoderare. "Okay... allora tu prendi il mago, e io intanto sistemo la donna. So fare anch'io qualche trucchetto, modestia a parte." sussurrò. Adesso due degli scagnozzi di Angvar si stavano avvicinando al tavolo sotto il quale si erano nascosti... e il mezzelfo, facendo uso della sua naturale furtività, si acquattò il più possibile al pavimento e attese che i due individui si allontanassero. Li vide sollevare senza troppe cerimonie un paio di giovani, e derubarli di quel po' di monete che avevano, per poi dirigersi verso il palcoscenico, quello da cui Saul aveva fatto il suo discorso introduttivo.

Qael ed Umlo scivolarono abilmente sotto il tavolo più vicino... solo per scoprire, con loro grande stupore, che non erano i soli ad aver avuto questa idea. Mentre si intrufolava sotto il telo che copriva una tavola da gioco, il giovane chierico di Calistria andò quasi a scontrarsi con una giovane donna dai lunghi capelli arancioni che stava seduta per terra, acquattata sotto il tavolo delle roulette. Per un attimo, i due restarono come ipnotizzati a guardarsi, e la giovane donna si mise una mano davanti alla bocca per evitarsi di gridare. Poi, i due compagni si nascosero a loro volta sotto il telo e raggiunsero la ragazza - una mezzelfa come Qael, a giudicare dalle orecchie a punta e dai lineamenti delicati ed eleganti. I suoi occhi avevano le pupille verdi, in contrasto con gli occhi neri e senza pupille degli elfi, e il suo viso presentava dei tatuaggi neri di chiara foggia Varisiana. Indossava una tunica color verdechiaro dalle maniche ampie, di una fattura certamente superiore a quella che si poteva trovare di solito a Riddleport, oltre che una gonna di colore un po' più scuro, lunga quasi fino alle caviglie, e un paio di scarpe nere. Ai polsi, indossava un paio di braccialetti argentati con sopra incastonata una gemma semipreziosa intagliata a forma di scudo, e aveva due bacchette assicurate alla cintola.

"Hey." disse Umlo con un sorrisetto ironico. "Chi si vede qui. Non siete esattamente il tipo di persona che ci si aspetterebbe di trovare in una bisca di Riddleport, signorina."

La mezzelfa vestita di verde sgranò leggermente gli occhi. "Ah... ehm... ecco, io... non sono esattamente venuta qui per giocare d'azzardo. Volevo... ecco... cercare un lavoro... un lavoro rispettabile, ben inteso... e sono capitata proprio mentre qualcuno di sè messo in testa di fare una rapina..."

Qael gettò una rapida occhiata oltre il bordo del tavolo. La confusione iniziale non si era ancora placata, e anzi sembrava addirittura peggiorata - alcuni degli avventori, colti dal panico per il fatto che non riuscivano più a vedere nulla, stavano vagando qua e là brancolando o gridando di terrore, con il risultato di ficcarsi tra i piedi degli scagnozzi di Angvar e Thuvalia. Il mago imprecò e prese a calci un giovane che si era avvicinato a lui senza accorgersene, poi tirò fuori un'altra pergamena dai vestiti e cercò di srotolarla mentre si avvicinava al palco... dove tre guardie ancora abbagliate cercavano come potevano di proteggere lo scrigno nel quale era contenuto il montepremi dell'evento. Un buttafuori che era riuscito a non farsi abbagliare dal primo incantesimo cercò di raggiungere Angvar per agguantarlo... ma Thuvalia, la donna con la benda sull'occhio, lanciò a sua volta un semplice incantesimo, e il membro della sicurezza restò come imbambolato a guardare nel vuoto.

"Qui sta scoppiando un bel casino... e sono proprio quei due maghi la causa di tutto! Il tizio con il pizzetto e il vestito verde... e la donna con la benda sull'occhio." disse Qael. "Credo che vogliano portarsi via il premio in palio... senza partecipare alla gara."

"Se li fermiamo... credo che il proprietario sarà in debito con noi, no?" disse Umlo alla ragazza mezzelfa, con un sorrisetto arguto. "Magari ci darà una generosa ricompensa. Potrebbe essere la tua occasione per farti assumere! E comunque, se consegniamo quei due babbei alle guardie cittadine, qualche soldo ci viene fuori! Che ne dici?"

Qael annuì e indicò Thuvalia, che in quel momento era impegnata a svuotare le tasche di alcuni avventori rimasti a terra abbagliati. "Riesci a bloccare quella donna?" chiese. "Credo che questo sia il momento giusto per coglierli di sorpresa."

La mezzelfa dai capelli biondi annuì e prese una delle bacchette che teneva appese alla cintola. "Per me va bene. Ma non mi accontenterò di bloccarla." affermò. Con un rapido movimento, la mezzelfa puntò la bacchetta contro Thuvalia e pronunciò una parola nella musicale lingua degli elfi. Immediatamente, uno strale di luce argentata partì dalla bacchetta e colpì il braccio destro di Thuvalia, che gridò per il dolore e la sorpresa, e barcollò per un breve tratto, portandosi la mano sinistra all'avambraccio colpito!

"Huh? Thuvalia, che succede? Chi..." esclamò Angvar, distratto da quello che stava cercando di fare. Immediatamente, come se avessero preso l'attacco della mezzelfa come un segnale, Umlo e Qael sbucarono dal loro nascondiglio e si lanciarono contro il mago e i suoi scagnozzi. Qael sfoderò il suo pugnale e lo lanciò contro un malvivente che stava cercando di avvicinarsi a lui. La lama sfrecciò in aria per un breve tratto e trafisse la mano dell'individuo, che gridò di dolore e fece cadere a terra la sua arma. Umlo, da parte sua, si avvicinò quanto più rapidamente possibile al mago con il pizzetto, che sgranò gli occhi in un'espressione di stupore, rabbia e paura, per poi alzare una mano e lanciare un altro incantesimo. "Ah! Questa non ci voleva! Dardo Incantato!"

Angvar puntò il dito indice contro Umlo, e dalla sua punta scaturì un altro proiettile di luce argentata, uguale a quello che Thuvalia aveva usato un attimo prima. Il mezzorco cercò di scansarsi, ma il Dardo Incantato, come dotato di volontà propria, deviò a mezz'aria e colpì Umlo alla spalla sinistra, facendolo ringhiare di dolore e dando il tempo ad Angvar di allontanarsi e sfoderare un'arma - nel suo caso, un falcetto dalla lama ricurva, affilato come un rasoio. "Thuvalia! Con me, presto! Possiamo ancora prenderlo, quel dannato scrigno!"

Thuvalia strinse i denti e cercò di avvicinarsi... ma Qael non le diede il tempo di farlo. Con un gesto abile ed elegante, il mezzelfo si srotolò dalla cintura un'arma che fino a quel momento aveva tenuto nascosta - una lunga ed esile frusta di pelle, una delle armi preferite dal clericato di Calistria. Con un abile gesto, Qael sferrò un fendente ed avvinghiò la frusta attorno alle caviglie di Thuvalia, poi tirò verso di sè e la fece cadere a terra con un'esclamazione di sorpresa.

Nel frattempo, Umlo si era ripreso e stava di nuovo cercando di raggiungere Angvar... ma non fece in tempo a muovere due passi prima che due degli scagnozzi del mago lo aggredissero dai sue lati, afferrandolo e cercando di costringerlo a terra. Con un ringhio feroce, Umlo si liberò a strattoni dalla presa del primo assalitore, e sferrò un pugno al secondo per costringerlo a mollare la presa.

Angvar imprecò tra i denti ed estrasse a sua volta una bacchetta dalla veste - una bacchetta di legno levigato, con la punta annerita e zigzagante. Puntò la bacchetta contro Qael ed esclamò una parola magica, con il risultato che una piccola scarica elettrica si dipartì dalla punta e sfrecciò verso il chierico mezzelfo, che cercò di scansarsi, ma senza riuscirci del tutto. La scarica lo raggiunse ad una spalla, facendogli stringere i denti per il dolore e facendogli cadere di mano la frusta.

"Nessuno si intrometta! La prossima volta non mi limiterò ad un avvertimento!" esclamò Angvar. Mentre i suoi scagnozzi cercavano come potevano di districarsi tra la folla in panico e di rubare quello che potevano, il mago si diresse verso Thuvalia, che si stava districando dalla frusta di Qael e tentava di rialzarsi. La mezzelfa dal volto tatuato, decisa ad impedire ai due malfattori di andarsene, emerse dal suo nascondiglio e usò di nuovo la sua bacchetta per scagliare un Dardo Incantato, questa volta prendendo di mira Angvar... ma il proiettile energetico si infranse senza fare danni sullo scudo di energia che Angvar aveva evocato poco prima.

"Hah! Ti è andata male, donnetta!" esclamò Angvar. Puntò la sua bacchetta contro la mezzelfa e si accinse a scagliare un'altra scarica elettrica...   

Quando una figura piccola sfuggente scivolò dietro di lui, e sferrò un colpo micidiale che raggiunse Angvar in mezzo alle gambe, in un punto particolarmente sensibile!

"AAAAAAAARGH!" Il mago fece un salto e si mise ad ululare dal dolore, mentre il suo piccolo assalitore sbucava fuori da dietro di lui e cominciava a prenderlo a bastonate con una gamba di sedia rotta! Il malfattore, completamente spiazzato, cercò di difendersi come poteva, ma il piccolo halfling Timeon gli restò addosso e continuò a colpire.

"Eh, no, brutto fetente, tu non vai da nessuna parte!" esclamò, mentre Umlo si avventava contro uno degli scagnozzi di Angvar e lo sollevò di peso con un ruggito feroce! Il mezzorco scaraventò il malcapitato rapinatore contro un tavolo da gioco, che andò in mille pezzi mentre fiches, monete e altre amenità si sparpagliavano ovunque sul pavimento! Qael si riprese e si scagliò contro Thuvalia, che si era rialzata e stava cercando di dare man forte ad Angvar...

"E neanche tu!" esclamò il mezzelfo. Thuvalia si voltò di scatto e colpì Qael con un pugno in pieno viso... ma il giovane reagì fulmineo e sferrò a sua volta un pugno al volto della donna, per poi sferrarle una testata in fronte e farla cadere a terra stordita.

"Grazia! Grazia!" esclamò Angvar, stordito dai colpi che Timeon gli stava sferrando.

"Nessuna grazia, furfante! Mi hai rovinato la serata!" esclamò l'halfling. "Volevi arraffare? E allora arraffa un po' di legnate sul fondoschiena!"

E con questo, l'halfling sferrò un'altra serie di randellate sul groppone del mago, che emise un lamento di dolore e cercò come poteva di proteggersi.

"Grazia! Grazia!" esclamarono Angvar e Thuvalia assieme, vedendo che ormai i loro scagnozzi avevano tagliato la corda o si erano arresi. La sicurezza della bisca, dopo un attimo di sorpresa, era intervenuta in forze, guidata dal massiccio Bojask e da un nano dalla folta barba. E a quel punto, gli scagnozzi di Angvar e Thuvalia si erano trovati in netto svantaggio. La mezzelfa dal volto tatuato era uscita dal suo nascondiglio e stava puntando la sua bacchetta contro i malfattori, in modo da intimare loro di restare fermi e non fare stupidaggini.

"Non muovetevi o siete morti! Tutti in piedi!" ruggì Bojask. Prese per il bavero della veste Angvar e lo scosse rabbiosamente. "Qualche furbastro che crede di poter rubare al Goblin Dorato, eh? Beh, sei cascato male, amico! In piedi, e non fare scherzi!"

"Ah! C-Calma! Calma, mi sono arreso! State calmi!" implorò Angvar. Gli addetti della sicurezza si stavano prodigando per legare i rapinatori, nell'attesa di consegnarli alla guardia cittadina... e Qael riprese fiato e si diede un cinque con Umlo.

"Ottimo lavoro, amico mio. Li abbiamo messi tutti fuori causa... e credo che dobbiamo ringraziare anche i nostri... nuovi amichetti qui presenti." affermò, gettando un'occhiata prima alla mezzelfa dal volto tatuato che avevano appena incontrato, e poi all'halfling che aveva preso Angvar.

"Heh... dovevo farla pagare a questi furfanti. Stavo per iniziare una partita che ero certo mi avrebbe fatto vincere un bel po' di soldi... e all'improvviso questi decidono di rovinarmi la partita!" affermò l'halfling con un sorrisetto arguto. "Timeon, bardo per vocazione, e cliente abituale di questo simpatico posticino!"

Bojask grugnì della battuta, mentre la mezzelfa vestita di verde si mise una mano davanti alla bocca e ridacchiò. "Beh, che dire... il tuo intervento non è stato molto ortodosso... ma è stato provvidenziale!" affermò. Poi, ricordandosi che non si era ancora presentata, si schiarì la voce e provvide a correggere l'errore. "A proposito... dove ho la testa, non ho neanche detto il mio nome! Samaritha Beldusk... aspirante Glifiera, e attualmente in cerca di lavoro."

"Oooh, un'aspirante Glifiera, eh?" chiese conferma Qael, sinceramente colpito. Samaritha estese una mano verso di lui, e il chierico di Calistria la strinse educatamente. "Sì... so che in questo periodo i Glifieri stanno dedicando tutte le loro attenzioni a quello strano oggetto che da qualche giorno appare davanti al sole per un po'... e poi scompare."

"Diciamo che... sì, quello è uno degli elementi che interessano di più ai Glifieri di recente." rispose Samaritha con un sorriso un po' imbarazzato. "Per la verità... è stata un po' una sfortuna per me..."

Umlo piegò la testa da un lato, un po' confuso. "Hm? In che senso, signorina?"

Samaritha fece per rispondere... ma prima che lei potesse aprire bocca, un suono di una porta che si apriva annunciò l'arrivo del proprietario della bisca, accompagnato da un paio di "succubi" e da un gruppetto di uomini della sicurezza armati di spade corte e manganelli. La folla, che finalmente aveva recuperato un parvenza di controllo, si ritirò verso un lato della sala da gioco, e Saul Vancaskerkin guardò con fare infastidito Angvar e Thuvalia.

"Bene, bene, bene... che cosa abbiamo qui? Una piccola banda di balordi che credono di poter derubare il sottoscritto, Saul Vancaskerkin?" chiese, puntando verso di loro la protesi-chiave che aveva al posto della mano sinistra. Ghignò sinistramente e si avvicinò, appoggiandosi ad un bastone da passeggio. "Ho l'impressione che vi abbia mandato qualcuno. Sono nel vero o no? Qualcuno dei miei rivali, che non vuole che io torni quello di un tempo? Magari quel dannato Zincher, che ha deciso che devo pagare io per le colpe di quell'idiota di mio figlio?"

"Se vuole li faccio parlare ora, signor Vancaskerkin." affermò Bojask. Il massiccio buttafuori continuava a tenere Angvar per il colletto della sua tunica, e lo scosse dolorosamente in modo da intimorirlo e fargli capire chi era che comandava in quel momento. "Allora, vi decidete a parlare, brutti cani bastardi, o devo cominciare a rompere qualche dito?"

"Aaah, lasci perdere, signor Bojask. Non c'è bisogno di darsi tanta pena per quei miserabili. Tanto più che, ne sono sicuro, non hanno il fegato di vuotare il sacco." affermò Saul con una breve risata sprezzante. Poi, il proprietario del Goblin Dorato si fece più cupo. "Piuttosto, è un'altra la cosa che mi preoccupa..."

Ora che l'adrenalina di quei momenti concitati si era smorzata, e la vista stava man mano tornando a chi era rimasto abbagliato, molti avventori stavano cominciando a lamentarsi, per motivi più che comprensibili. La tentata rapina aveva interrotto il torneo... e questo voleva dire che molti giochi erano andati interrotti, e soprattutto, cosa che alla maggior parte degli avventori interessava di più, le vincite erano rimaste congelate. Molti partecipanti al torneo, infastiditi all'idea di dover rinunciare alle loro vincite, si stavano lamentando ed esigevano un rimborso.

"Hey! Cosa succede adesso, Vancaskerkin? I nostri soldi, che fine fanno?" esclamò uno gnomo.

"Ho risparmiato dei mesi per mettere da parte i soldi per la grande occasione!" ringhiò un nano dalla barba bionda vestito di grigio  e beige. "Non mi potete mandare fuori con una pacca sulla spalla e amici come prima!"

"Giusto! Vogliamo sapere! Che fine fanno i nostri soldi?"

"Vogliamo un rimborso!"

Bojask battè le mani con forza, in modo da richiamare gli avventori ed imporre il silenzio. "Per favore, state zitti tutti quanti!" tuonò. "Il signor Vancaskerkin non ha certo intenzione di lasciarvi così in braghe di tela! Adesso vi esporrà quello che intende fare a proposito di questo imprevisto!"

"Grazie, signor Bojask. Da qui in poi ci penso io." rispose Saul con un cenno della testa. Si piazzò al centro del palco, staccandosi dalle due "succubi" che gli facevano da scorta, e si schiarì la voce mentre si rivolgeva ai clienti. "Signori... mi rincresce che si sia verificato questo malaugurato incidente. Temo di dover cancellare il torneo Inganna Il Diavolo E Prendi Il Suo Oro, ma vi posso assicurare che nessuno di voi perderà quello che avete giocato. Tutte le chip che siete riusciti a guadagnare finora, potrete riconsegnarle alla casa, e vi sarà rifuso il loro intero valore, più un bonus del dieci per cento per quanto si è verificato. Una sorta di risarcimento danni, se vogliamo, alla luce di questo incidente. Naturalmente, vi verranno rimborsate soltanto le fiches che avete in vostro possesso, quindi fate in modo di tenervele strette. Intanto... mettetevi in fila alla cassa, e provvederemo ai rimborsi. Uno alla volta, per favore."

Qael storse il naso. Nonostante tutto, non poteva dire che non gli dispiacesse per quell'uomo. Si vedeva che contava molto su questo torneo per risollevare le sorti del Goblin Dorato... e il fallimento della competizione gli sarebbe costato molto, sia in termini di soldi che di morale.

"Un momento, prima di tutto!" continuò Saul. "Signor Bojask... sarebbe così gentile da dirmi quali, tra gli avventori, sono intervenuti per impedire questa rapina?"

"Non ho nessuna difficoltà, signor Vancaskerkin." rispose l'omaccione. Volse lo sguardo verso Qael, Umlo, Samaritha e Timeon, e il mezzelfo chierico si schiarì la voce, come se volesse dire qualcosa a proposito. "Ecco, sono stati loro ad intervenire. Mentre molti della sicurezza erano stati abbagliati, loro hanno agito e sono riusciti ad evitare che i rapinatori se ne andassero con il premio della serata."

Saul si sfregò la corta barba che aveva sul mento con la mano che gli restava. "Certo, certo... capisco, e apprezzo molto il loro intervento. Voi quattro! Restatevene qui, intanto che rimborso i clienti! Avrei una proposta per voi... una proposta che sono certo gradirete!" replicò con un sorrisetto acuto.

Un po' spiazzato, Qael guardò prima il suo amico, e poi Samaritha e Timeon. Nessuno di loro dava l'impressione di sapere cosa volesse dire Saul, ma erano ugualmente curiosi di sapere che cosa avesse in mente. Chissà, pensò Qael, poteva voler dire una migliore possibilità per tenerlo d'occhio più da vicino? In ogni caso, nessuno di loro se ne andò dalla bisca, e dopo un attimo di esitazione si misero da parte, ad aspettare che Saul e i suoi inservienti risarcissero i partecipanti al torneo annullato...

 

oooooooooo

 

Uno alla volta, i clienti si diressero a ritirare i loro soldi - qualcuno si stava ancora lamentando, ma in generale, erano soddisfatti di come Saul avesse deciso di gestire l'imprevisto. Alla fine, era ormai appurato che la casa da gioco aveva perso un bel po' di soldi per quella che avrebbe potuto essere la sua occasione - e come se non bastasse, molti degli inservienti di Saul Vancaskerkin avevano rassegnato le dimissioni sul posto, scossi dallìevento e lamentandosi del fatto che il loro datore di lavoro li pagasse una miseria per un lavoro che si era fatto così pericoloso. In pratica, gli unici rimasti a lavorare per Saul erano stati Bojask, il manager Larur Feldin (il nano dalla folta barba che Qael e il resto del gruppo aveva visto in precedenza) e due guardie dall'aspetto abbastanza anonimo, di nome Hans e Beyar.

Con tutto quello che era successo, l'impressione generale di Qael era che il Goblin Dorato fosse ormai sull'orlo della rovina.

Per questo, il mezzelfo e gli altri tre che erano intervenuti con lui non poterono nascondere del tutto il loro stupore quando - una volta che tutti gli avventori erano stati pagati, i rapinatori consegnati alle autorità di Riddleport (o almeno, quanto più si avvicinava al concetto) e la casa da gioco chiusa per la notte - videro arrivare Saul con passo allegro e con un brillio speranzoso nello sguardo.

"Voleva parlare con noi, signor Vancaskerkin..." disse Timeon, cercando nel contempo di mettersi un po' a posto i vestiti in modo da essere un po' più presentabile.

Saul guardò con attenzione i quattro, e i suoi occhi si soffermarono un po' più a lungo su Samaritha, con imbarazzo della mezzelfa maga. "Sì, sì... era proprio con voi galantuomini che volevo parlare. Prima di tutto, vi devo un bel po' di ringraziamenti per quanto avete fatto stasera. Se non fosse stato per voi... beh, confido che il signor Bojask e i miei ragazzi avrebbero comunque riportato la situazione sotto controllo, ma ci sarebbero stati sicuramente molti più danni... e la mia posizione sarebbe adesso ancora più compromessa."

Umlo si schiarì la voce, come se volesse intervenire... invece, restò in silenzio e restò a guardare Saul che passeggiava su e giù, giocherellando con fare quasi noncurante con la protesi a forma di chiave in cui terminava il suo braccio sinistro. "Ora, posso immaginare quello che state pensando. Il buon vecchio Saul Vancaskerkin non c'è più con la testa. Il suo Goblin Dorato, la casa da gioco da cui dipendono i suoi guadagni, è sull'orlo del fallimento... e lui se ne sta qui, a fare salotto con un quartetto di stranieri? Hehehee... no, signori miei, non si tratta di pazzia, ma di un'opportunità che ho visto, e che ora, con la vostra collaborazione, potrò raccogliere. Un'occasione di migliorare la mia vita e quella di voi quattro, senza rischi e senza doversi esporre troppo."

Saul si voltò verso il gruppo, che lo osservava con fare interrogativo, e sfoderò un piccolo ghigno di vittoria.

"Che ne direste... di lavorare per me?"

                    

ooooooooooo

 

CONTINUA...    

 

 

 

 

  
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