𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵
Prompt giorno 1: occhi
[Ballet!AU]
OCCHI
611 parole
Aveva tutti gli occhi
puntati su di lei, ma l’unico sguardo che le interessava apparteneva al suo
Maestro e partner, nella vita come nel ballo, Sebastian.
Bloom si alzava sulle
punte, cercava di non tremare troppo, tratteneva il respiro talmente a lungo da
entrare in apnea e posizionava di volta in volta, passo dopo passo, le braccia e
le mani nella figura consona al balletto; le punte delle dita morbide ed
eleganti verso il soffitto del teatro o rivolte alla scena.
Finita la serata e
ringraziato il pubblico, si diressero mano nella mano nel backstage, con ancora
l’adrenalina che li teneva caldi e vigili.
«Come sono andata?»
chiese Bloom appena i due furono lontani dallo staff e gli altri ballerini
della compagnia. Lo guardava con occhi speranzosi, allo stesso tempo timorosi
di un esito negativo.
Bloom non era conosciuta
per essere brava e formale nel ricevere critiche o rimproveri circa le sue doti
o comportamento.
Bevve un’intera bottiglia
d’acqua da un litro e mezzo in pochi minuti. Nonostante fosse a temperatura
ambiente, si sforzò di bere a piccoli sorsi, ma dopo i primi tre tentativi,
prosciugò il liquido agognato come fosse l’ultima riserva d’acqua in un raggio
di chilometri.
La serata finale era
stata più dura del previsto. Sembrava essere durata più a lungo delle altre. Dopo
giorni di esibizioni e allenamenti costanti, era sorpresa di sapersi ancora
reggere in piedi. Era stata la sua prima tappa importante, ed era l’unica
allieva a cui era stato concesso di ballare in coppia con il suo Maestro; aveva
un fuoco dentro che non accennava l’intenzione di spegnersi.
Sebastian la guardò
dritta negli occhi e le accarezzò una guancia umida, seppur Bloom si fosse
asciugata il sudore con l’asciugamano che aveva appeso intorno al collo.
«Sei stata brava, Bloom»
le disse.
Lo abbracciò di slancio,
non curandosi dello stato in cui entrambi erano, e lo ringraziò con un bacio
sul pettorale sinistro esposto.
«Tuttavia…»
E lì Bloom si sentì
sprofondare. “Tuttavia”, cosa?
«Nell’ultimo pezzo eri
troppo tremolante, il tuo balance era scomposto». Le accarezzò la fronte,
sistemandole i ciuffi di capelli ramati dietro le orecchie, per rimarcare il
concetto. Accondiscendente. Le stava donando la cura e la ferita, ripartite tra
quello che la sua bocca pronunciava e quello che le sue mani facevano.
«Mi dispiace» fu
l’unica cosa che le venne in mente di dire, piena di vergogna. Le guance erano
tornate a scottarle, perfino il trucco non riusciva a mascherare il rossore.
«Farò meglio»
«Non pensarci più ora. Ricordati:
può succedere, ma non deve succedere».
Bloom annuì soltanto.
Sebastian aveva ragione.
«Va’ a cambiarti, io ti
raggiungo in doccia».
Ribolliva di
insoddisfazione e rabbia verso se stessa, le tremavano
le mani, ma si allontanò comunque dai tendaggi a testa alta, non premurandosi
di ricambiare gli sguardi invidiosi e sprezzanti dei suoi colleghi ballerini. Rifiutò
addirittura l’aiuto dello staff nei camerini, preferì struccarsi e svestirsi da
sola, piuttosto che dover fare i conti con gli sguardi condannevoli riflessi
nello specchio; a cominciare dal suo medesimo. Non importava come si sentisse
dentro di sé, la vergogna e l’insoddisfazione che l’avvolgevano, non poteva
permettersi di abbassare la guardia: una delle altre ballerine avrebbe potuto
approfittare di quel suo momento di debolezza per depredarla di tutto ciò che
le era più caro.
Il suo lavoro come prima
ballerina e Sebastian erano tutto ciò che aveva, avrebbe dato fuoco al mondo
intero prima di permettere ad altri, a qualsiasi altra persona, di portargli
via la sua ragione di vita.
Seppur non godesse di
ottima considerazione tra i suoi pari, essere la ballerina preferita del
proprio Maestro, figlio del proprietario della compagnia di ballo, aveva certamente
i suoi vantaggi.