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Autore: phoenix_esmeralda    01/10/2023    3 recensioni
Dopo l'attacco della nave di Kaibara, Kaori perde la memoria e Ryo ne approfitta per fare retromarcia e riprendere la sua solita vita. Ma quando Kaori scopre che il partner sta vedendo clienti di nascosto, si sente tradita al punto da andarsene di casa. La fic inizia dal punto in cui, nel manga, Kaori massacra Ryo ne locale di Miki e gli dice addio. Insoddisfatta di come evolve il manga a quel punto, ho pensato a un nuovo finale per City Hunter, dove per Ryo le cose saranno un po' meno semplici...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: City Hunter
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Questa fanfiction nasce a seguito della mia quarta rilettura del manga di “City Hunter”, che mi ha condotta, sul gruppo FB di cui faccio parte, a iniziare l’ennesima discussione indignata sul comportamento di Ryo a seguito dell’amnesia post Kaibara di Kaori.
In molte, ci siamo dette insoddisfatte del modo in cui Hojo ha gestito l’ultima parte del manga: le scuse mai arrivate di Ryo, la giustificazione raffazzonata dell’istinto di sopravvivenza, una Kaori che si ripromette di fare la dura, ma poi finisce sempre per scodinzolare attorno a Ryo.
Da queste riflessioni, è nata questa fic che propone una risoluzione finale differente di City Hunter.
La fanfiction inizia dal punto in cui Kaori, scoprendo che Ryo sta vedendo clienti di nascosto e chiedendo pagamento in natura, massacra Ryo e poi se ne va dicendogli addio.
Da questo punto in poi, la storia prende una nuova piega.
 
PS: come dicevamo sul gruppo, circa i suoi sentimenti Ryo non pensa e non parla, cosa che lo rende sempre impassibile e imperscrutabile. In questa fic, per forza di cose, ho dovuto scegliere dei momenti in cui “Ryo pensa e parla”. Ho cercato tuttavia di restare IC il più possibile.
Si ringraziano Mary Squillace e Stefania del “City Hunter Italian Forum” per le stimolanti chiacchierate che hanno condotto all’ispirazione per questa fanfiction.
Buona lettura!
 
 
SENZA VIA D’USCITA
 
1
 
“Adesso basta, sono stufa di te!”, Kaori lanciò un’ultima occhiata dietro di sé e la rabbia stemperò nel dolore – “Addio… Ryo”.
Corse via, senza sapere precisamente dove andare, con la sola intenzione di allontanarsi da quell’agonia. Non era nulla di diverso da ciò che aveva vissuto per anni, facendoselo andar bene e, anzi, pensando che quell’esistenza le piacesse.
Ma a quel tempo aveva ancora la speranza. La speranza che, piano piano, quei piccoli passi che Ryo aveva fatto verso di lei sfociassero in una svolta definitiva.
Ma adesso?
Adesso, quella svolta c’era stata: Ryo, restituendole la pistola risistemata, aveva messo fine ad ogni indecisione nei suoi confronti, sia come partner che come donna. L’aveva tenuta accanto a sé nella missione contro Kaibara, l’aveva messa a parte del suo passato e dei suoi turbamenti. Avevano combattuto fianco a fianco e si erano promessi di restare vivi l’uno per l’altra. Si erano baciati attraverso quel vetro, spinti da un’emozione prorompente quanto naturale. Non avrebbe mai creduto fosse possibile, per lei, baciare Ryo in modo tanto istintivo.
Quando l’aveva visto arrivare a nuoto sano e salvo, gli si era gettata addosso e si era avvinghiata a lui, come se non avesse mai più dovuto lasciarlo.
Non una sola volta, in quei giorni, si era sentita lontana da lui, respinta da lui, rifiutata. Non per un solo istante, si era sentita indifferente ai suoi occhi.
Ma poi…
Kaori si fermò di botto e si guardò intorno, mettendo a fuoco il luogo in si trovava.
Istintivamente aveva preso la via di casa, quella casa che non poteva più pensare come sua.
Entrò nel palazzo e iniziò a infilare la sua roba a casaccio in una borsa, cercando di attutire, con la sua foga, il dolore acuto che provava. Le sembrava di avere, ormai da mesi, un coltello affilato piantato in mezzo al cuore. Le sembrava di non respirare mai fino in fondo, di non recuperare mai abbastanza aria.
Ryo che approfittava della sua amnesia per fingere che non fosse accaduto nulla tra loro.
Ryo che tornava a rimorchiare donne per strada.
Ryo che parlava male del suo carattere e del suo fisico e faceva paragoni con donne avvenenti.
Ryo che vedeva clienti di nascosto e chiedeva loro un pagamento in natura.
Aveva annientato, con pochi gesti, tutta la dolcezza e tutto l’amore che c’erano stati tra loro in quelle quarantotto ore di vicinanza. Aveva tolto valore a ciò che si erano promessi a vicenda, a quelle sue stesse scuse per averla fatta soffrire a causa della sua indecisione. “Il tempo dell’indecisione deve finire”, le aveva detto. E poi…?
Le lacrime non smettevano di rigarle le guance.
Come aveva potuto farle questo? Rifiutarla ancora, umiliarla ancora, ferirla ancora… tradirla come donna e come partner? Sarebbe stata pronta in ogni istante a dare la vita per lui e glielo aveva comunicato in ogni modo, ma…
Se deve essere così, non ne vale la pena.
Non era da lei, non si sentiva più lei, ma lo stava facendo davvero.
Stava gettando la spugna.
 
***
 
“Perdona la mia intrusione, Mick. Resto solo il tempo necessario a trovarmi un appartamento”
Kaori era seduta su un angolo di divano, le gambe strette, lo sguardo basso. Era in difficoltà, Mick se ne accorse al primo sguardo.
“L’offerta di diventare mia partner è sempre valida”, le ricordò. “Puoi restare quanto vuoi, ti aiuterò a farla pagare a quel cavernicolo di Ryo”
“No…”, Kaori si torse le mani in un gesto quasi doloroso. “Non importa. Non mi importa più”
Era strano percepire in lei la rassegnazione. Kaori non era persona da perdersi d’animo: era la donna più combattiva e tenace che avesse mai conosciuto.
“Sei solo ferita”, le disse lui. “Ma se Ryo fosse in pericolo, non correresti forse in suo aiuto senza pensarci un solo istante?”
Fu sorpreso di vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime. Kaori le spazzò via con il dorso della mano e, alzando la testa, si sforzò di sorridere. “Ma non sono mai stati i miei sentimenti, quelli in dubbio, no?”
Quella sua schiettezza lo disarmò per l’ennesima volta. Era stato proprio quel lato di lei a conquistarlo, mesi prima e adesso provò un moto di esasperazione nei confronti di quello stallone da strapazzo.
“Non sono in dubbio nemmeno i sentimenti di Ryo”, sbuffò, infilando le mani in tasca. “Non so cosa ci sia nella sua testa bacata, ma persino con me aveva ammesso i suoi sentimenti. Prima di scoprire della tua amnesia, gli avevo chiesto di vivere la sua vita rendendoti felice e lui aveva acconsentito”
“Come?”
“Credo che se la sia fatta sotto”, Mick si avvicinò alla finestra e gettò uno sguardo al palazzo di fronte. Poi tirò con cautela la tenda bianca. “Ryo era molto diverso, un tempo. Il periodo trascorso con te lo ha cambiato e credo che non si sia reso conto di quanto, finché non ti ha restituito la pistola di tuo fratello. Quella notte ti ha parlato con un trasporto che mi ha sorpreso. Sulla nave ti ha baciata, vero?”
Mick la vide arrossire.
“Mentre ero in convalescenza, ho sentito parlare spesso di te e Ryo e di quello che era accaduto e stava accadendo tra di voi”
“Oh…”, Kaori assunse una tinta violetta. “Credo di essermi sfogata spesso con Miki e con Kasumi…”
“Ryo era sincero, ne sono sicuro. Ha lasciato finalmente che i suoi sentimenti prevalessero e ti ha tenuta accanto come desiderava probabilmente da molto tempo. Si è avvicinato a te come non aveva mai fatto prima ed era disposto ad assumersi le responsabilità di quanto era accaduto tra voi. Ma poi hai perso la memoria”
“È bastato quello a cancellare tutto”, confermò Kaori stringendo dolorosamente i pugni.
“Probabilmente, nel momento in cui si è accorto che non ricordavi nulla, Ryo ha tirato il fiato. Si è fermato un attimo in quella folle corsa in cui stava precipitando e si è preso il lusso di rallentare, di tornare ai ritmi a cui era abituato e che, di fatto, lo fanno sentire al sicuro.” Mick alzò gli occhi al cielo “Chissà che spavento deve essersi preso a trovarsi così coinvolto da te!”
Vide il dolore riapparire negli occhi di Kaori.
“Kaori, io  capisco cosa deve essergli passato per la testa, ma non lo giustifico”.
Mick gettò uno sguardo alla finestra, ora riparata dalla tenda tirata. Fece un passo verso Kaori, le si accostò e le appoggiò una mano sulla spalla, tirandola leggermente verso di sé.
Doveva stare attento: avvicinarsi, ma non più di quel tanto che l’avrebbe allarmata.
Non lo disse, ma ero deciso ad aiutarla. A Kaori doveva la vita: se lei, rischiando, non lo avesse riportato in sé sulla nave di Kaibara, Ryo lo avrebbe ucciso. Aveva già la pistola puntata contro di lui, pronto a privarlo di quella nuova vita maledetta. Se oggi era qui, lo doveva a Kaori.
“Capisco come ti senti”, aggiunse, accorciando le distanze di un altro millimetro. “Ryo si è comportato da vero egoista”.
 
 
Quando Ryo varcò la soglia di casa, si accorse immediatamente dell’assenza definitiva di Kaori.
Non sentiva il familiare tramestare in cucina, il profumo della cena nell’aria. Non c’erano l’acqua calda pronta per il bagno né la voce di Kaori che lo accoglieva per rimproverarlo del ritardo.
Gran parte dei suoi oggetti era svanita, al suo posto era rimasto un semplice biglietto sul tavolo.
“Ero sincera Ryo, non ce la faccio più. Ho bisogno di qualcosa di diverso. Me ne vado. Kaori”
Ryo fissò a lungo quelle righe, in silenzio; alla fine prese a  salire le scale.
Quel mattino, Kazue lo aveva chiamato per informarlo delle reali condizioni fisiche di Mick, avvisandolo che Kaori aveva recuperato la memoria da tempo.
Ryo lo sospettava già. Si era reso conto del momento in cui la rabbia di Kaori si era velata di sofferenza e, se avesse avuto ancora dubbi, sarebbe bastato il modo in cui se n’era andata quel giorno, a dissolverli definitivamente. L’ultimo sguardo che gli aveva gettato era quello di una donna tradita.
Ryo si affacciò al balcone e, alzando lo sguardo, vide con sorpresa Kaori e Mick dalla finestra del palazzo di fronte. Stavano parlando e, dalle loro espressioni, il tono della conversazione doveva essere serio.
Poi, Mick tirò la tenda e divennero solo macchie scure stagliate contro il candore del tessuto bianco. La luce accesa all’interno della casa ritagliava nitidamente i contorni delle loro ombre.
L’ombra di Mick si avvicinò a quella di Kaori. Ryo vide chiaramente il corpo di Mick accostarsi a Kaori, la sagoma delle loro teste avvicinarsi.
Eccolo che arriva!, pensò Ryo, prevedendo il martello di Kaori.
Ma non successe nulla.
Kaori rimase accanto a Mick senza opporsi, senza distanziarsi. Erano solo ombre, Ryo non poteva capire cosa stava accadendo in quella stanza: dove si trovavano le mani di Mick? Quanto erano vicini i loro volti? Perché Kaori non lo stava allontanando?
Ryo rimase a fissare le sagome ipnotizzato, il corpo rigido.
Poi vide le due ombre allontanarsi e prendere qualcosa. Vide Kaori svolgere quello che sembravano essere lenzuola e depositarle a terra.
La vide chinarsi verso il pavimento e svanire. Lo stesso fece l’ombra di Mick.
Qualche istante dopo, la luce si spense.
Ma…cosa..?
Ryo rimase a fissare l’oscurità.
 
 
“Mick, ma cosa succede? C’è un intruso?”
Kaori era acquattata a terra nell’oscurità, senza capire cosa stesse accadendo.
Mick era stato gentile con lei, l’aveva ascoltata e confortata. Aveva temuto che avrebbe oltrepassato il limite, come quasi sempre faceva, invece si era limitato a metterle un braccio attorno alla spalla in modo amichevole e a darle ragione.
Le aveva poi passato il futon per prepararsi per la notte, ma di punto in bianco le aveva urlato di gettarsi a terra. Lei aveva obbedito istintivamente, come faceva sempre agli ordini improvvisi di Ryo e poi l’aveva visto imitarla e infine strisciare verso il muro per spegnere la luce.
Kaori estrasse la pistola e rimase acquattata: “Mick?”, sussurrò.
“Ah ah”, lo sentì ridacchiare. “Era un falso allarme”
“Eh?”
Sentì al buio il tramestio di lui che si rimetteva in piedi “ Ma tu resta pure lì, Kaori, sarai stanca morta, riposati. Non vale la pena riaccendere la luce, vado a letto anch’io.”
E così dicendo, si dileguò. Kaori sentì il rumore dei suoi passi che si allontanavano, lasciandola sola e perplessa.
  
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