Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: phoenix_esmeralda    02/10/2023    3 recensioni
Dopo l'attacco della nave di Kaibara, Kaori perde la memoria e Ryo ne approfitta per fare retromarcia e riprendere la sua solita vita. Ma quando Kaori scopre che il partner sta vedendo clienti di nascosto, si sente tradita al punto da andarsene di casa. La fic inizia dal punto in cui, nel manga, Kaori massacra Ryo ne locale di Miki e gli dice addio. Insoddisfatta di come evolve il manga a quel punto, ho pensato a un nuovo finale per City Hunter, dove per Ryo le cose saranno un po' meno semplici...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: City Hunter
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Ryo si trascinò giù dal letto dopo una notte quasi insonne, la luce dell’alba si era ormai insinuata nella camera, rendendogli impossibile il riaddormentamento dopo l’ennesimo risveglio.
Mise il caffè sul fuoco e rimase come ipnotizzato a fissare la fiamma che ghermiva il pentolino.
Che strano, pensò. Un tempo non gli sarebbe mai venuto in mente di scendere in cucina a prepararsi un caffè: sarebbe uscito direttamente a berlo in un bar o, anzi, si sarebbe già probabilmente risvegliato su un marciapiede fuori da un locale, dopo una notte di bagordi.
La sua vita era sempre stata priva di regole e di orari: mangiava quello che capitava dove capitava, dormiva in qualunque luogo e a qualunque orario, in base al lavoro che stava svolgendo o, nel tempo libero, a quello che gli balzava per la testa in quell’istante.
Non credeva si potesse vivere in altro modo… o non che avrebbe potuto farlo lui, comunque, che scandiva la sua esistenza in base all’emergenza e alla sopravvivenza, come aveva fatto fin da quando era guerrigliero. Da sempre.
Finché Kaori non era venuta a vivere con lui.
All’improvviso, la sua quotidianità si era vista scandita da colazioni e pranzi e cene.
C’erano l’acqua del bagno calda e il letto rifatto, una voce che ogni giorno lo rimproverava di svegliarsi tardi, di uscire troppo spesso, di spendere in modo esagerato.
Una voce che gli ricordava le bollette, le scadenze,  che lo riportava continuamente a una vita fatta di regole che lui non aveva mai preso in considerazione.
Senza rendersene conto, si era gradualmente abituato a pasti regolari fatti in casa, ad avere sempre gli abiti puliti ogni volta che necessitava di un cambio, ad avere qualcuno che gli fasciava le ferite e si preoccupava se anche solo starnutiva.
E lui, sempre senza farci caso, aveva diminuito il numero di nottate che trascorreva nei locali. Tendeva a rientrare prima del solito, a passare più tempo in casa.
Perché era diventata casa:  non più solo un appoggio, un luogo di passaggio tra un lavoro e una scorribanda, bensì un luogo di conforto in cui era piacevole restare.
Ryo si versò il caffè, meditabondo.
Mick si era reso conto immediatamente della differenza, non vedendolo da anni, mentre lui… solo adesso riusciva a tirare le fila.
E sapeva bene a cosa doveva quel cambiamento.
Tracannò il caffè, sperando di alleviare lo stordimento della notte insonne. Quelle sagome una vicina all’altro, quella luce spenta all’improvviso non lo avevano lasciato in pace un solo istante.
Sapeva che Kaori non era persona da mutare sentimenti nell’arco di una notte, ma sapeva anche bene di averla ferita oltre ogni misura.
Era abituato, con lei, a sentirsi un vigliacco, ma questa volta…
“Questa volta finirò per farmi male...?”
 
 
Mick scivolò fuori di casa e quasi si scontrò con Ryo, fermo sul marciapiede a fumare una sigaretta.
“Dove te ne vai così arzillo a quest’ora?”, lo apostrofò Ryo, gettando il mozzicone con uno sguardo sospettoso. “Stavi per caso correndo alla lavagna per fregarmi nuovamente il lavoro?”
Mick intrecciò le mani dietro la nuca “Chi lo sa…”, sviò, guardando altrove. “Può anche essere che, se avessi un caso, Kaori decida di restare come mia partner. Tanto a te non serve più, vero?”
Ryo gli diede le spalle con una scrollata. “Fa come vuoi”, rispose, incamminandosi.
“Non vuoi sapere cosa è successo stanotte, tra me e lei?”
Ryo si bloccò. Poi mise di nuovo un piede avanti, ma si fermò di nuovo.
“Non ho bisogno di sentirlo da te, so benissimo cosa è successo. Kaori non è quel tipo di persona.”
“Ne sei sicuro, Ryo? Sai quanto l’hai fatta stare male?”
Ryo non rispose. Ma non si mosse neppure.
“Si può sapere cosa ti prende?”, rincarò Mick. “È così difficile scusarsi e iniziare finalmente una vera relazione con lei? Capisco che per te sia un terreno inesplorato, ma questa situazione sta facendo male ad entrambi. Non ho rinunciato a Kaori, perché tu la facessi piangere a questo modo.”
Ryo infilò le mani in tasca, senza voltarsi. Chinò la testa.
“Hai ragione. Ma devo venire a patti con il mio orgoglio.”, disse.
“Ti darei una motivazione in più, se ti dicessi che questa notte le ho messo le mani addosso?”
Ryo si irrigidì.
“Se getti una donna nella disperazione, non ti devi lamentare se qualcuno approfitta della sua fragilità”
Mick vide la tensione attraversare le spalle di Ryo, poi lui alzò un braccio in cenno di saluto e si incamminò.
“Vado alla lavagna”, gli disse. “Non dimenticare che, qui a Shinjuku, City Hunter sono io.”
Mick lo osservò allontanarsi, ancora una volta come se le sue parole non gli avessero fatto effetto.
Ryo era molto bravo a mascherare le sue emozioni, ma Mick aveva visto con i suoi occhi come, quando di mezzo c’era Kaori, il suo autocontrollo vacillava.
E anche adesso, l’aveva visto.
“Fai l’indifferente, ma il dubbio te l’ho insinuato”, ridacchiò. “Sei geloso. Oh, se sei geloso…”
 
 
***
 
“Non avevo idea che gli appartamenti avessero degli affitti così alti”, gemette Kaori, lasciandosi andare allo sconforto.
Era seduta a un tavolino del Cat’s Eye e sfogliava gli annunci del giornale ormai da mezz’ora, attorniata da Mick e Kasumi che la aiutavano a valutare le offerte.
“Anche se trovassi qualcosa di economico, dovresti avere immediatamente un lavoro nuovo per poter pagare l’affitto. O hai dei soldi da parte, Kaori?”, chiese Kasumi.
“Beh…”.
Venendo via da casa di Ryo, Kaori aveva preso con sé l’esatta metà dei soldi che avevano in casa. Ma la metà di poco è ancora più poco… il denaro sarebbe finito molto alla svelta.
“Hai fatto qualche altro lavoro, prima di diventare la partner di Ryo?”, si informò Mick. “Hai qualche esperienza?”
Kaori si accasciò, ripiegandosi su se stessa.
Hideyuki era morto nel giorno del suo diciannovesimo compleanno e, immediatamente dopo, lei aveva preso il suo posto accanto a Ryo. Aveva appena terminato le scuole superiori e non si era mai cimentata in nessun tipo di lavoro diverso. Né aveva creduto di averne bisogno, perché non aveva mai desiderato altro che continuare il lavoro di suo fratello. Non aveva mai voluto altro che migliorarsi per diventare una partner degna di Ryo.
Ryo…
Kaori strinse gli occhi e si obbligò a rigettare il ricordo che stava affiorando. Se si fosse fermata a pensare a lui, il nodo alla gola l’avrebbe nuovamente sopraffatta, e invece doveva imparare a tirare avanti.
“Cercano un buttafuori in una discoteca”, commentò Mick massaggiandosi il mento.
“Ti sembra un lavoro adatto a Kaori?”, si indignò Kasumi.
“Perché no?”, Mick portò una mano alla nuca ridacchiando imbarazzato. “Scommetto che le basterebbe tirare fuori il suo martello per rimettere in riga qualunque malintenzionato”
“Mmh… una buttafuori?”, rifletté Kaori.
In quel momento la porta del locale si spalancò e, con un tuffo al cuore, vide Ryo oltrepassare la soglia.
“Ehilà”, salutò lui, avvicinandosi al bancone dietro il quale si trovava Miki. Era allegro come al solito, come se non lo sfiorasse un solo problema al mondo.
“Sono nuovi quei pantaloni, Miki?  Ti fasciano il sedere in modo fantastico! Lasciami toccare per valutare la consistenza… Argh!”
Ryo si staccò dalla faccia la padella che Miki gli aveva schiantato addosso di riflesso.
“Non c’è bisogno di essere così permalosi…”, brontolò lui. “Oh… ma c’è anche Kasumi! Un altro sederino di cui poter valutare la consistenza!”, sbavò, avvicinandosi al loro tavolo. Fece per balzare su Kasumi, che si alzò di scatto, allontanandosi dal tavolo; Ryo si gettò al suo inseguimento.
Kaori scostò la sedia di qualche centimetro, in modo da dare le spalle alla scena.
Un tempo il comportamento di Ryo l’ aveva irritata, ma in qualche modo era riuscita ad accettarlo. L’aveva considerato semplicemente parte del suo modo di essere e lei, autoinvestita del ruolo di guardiana, si era sempre sentita in dovere di tenerlo a bada senza che quelle scenette la ferissero.
Adesso invece la ferivano. Adesso, dopo tutto quello che c’era stato fra loro, le sembravano crudeli.
E lei non aveva più voglia di farsi coinvolgere né di prendere parte a quel teatrino demenziale.
Girò la pagina del giornale e cercò di ignorare  quello che stava accadendo attorno a lei, concentrandosi sugli annunci.
“Dubito che in questo modo troverai una soluzione”, commentò Mick. Gettò uno sguardo di sottecchi a Ryo e riuscì a intercettare, per un frammento di secondo, una sua occhiata obliqua.
Mick nascose un sorriso. Ci stai tenendo d’occhio, eh? Ti preoccupa che Kaori non stia più al tuo gioco?
“Kaori, credo che la tua unica possibilità, al momento, sia restare a casa mia”, le disse, con il tono di voce più comprensivo che gli riuscì. “Nel frattempo potrai cercare con calma un nuovo lavoro e iniziare a mettere da parte qualche soldo”.
Kaori unì le mani in grembo, combattuta. “Mi dispiace così tanto, Mick, esserti di peso”
Lui le mise una mano sulla spalla, calorosamente, ancora una volta badando bene di non passare il confine.
E tu osserva attentamente, Ryo, guarda come siamo vicini ora.
“Non devi neppure pensarlo. Ricordati che non sei sola, puoi sempre contare su di me”
Mick gettò un’altra occhiata a Ryo, che adesso si era calmato e si era seduto al bancone ordinando un caffè. Non aveva dubbi che non si fosse perso un solo frammento della conversazione fra loro.
“Vieni Kaori”, disse alzandosi. “Conosco una bacheca dove pubblicano spesso degli annunci, ti ci accompagno”.
Lei si alzò annuendo e passò in rassegna il locale con lo sguardo, notando che Kasumi, dopo l’assalto di Ryo, si era dileguata.
“Ciao Miki, grazie per il giornale”, la salutò.
Girandosi, il suo sguardo cadde su Ryo. “Ciao, Ryo”, aggiunse. Poi attraversò la porta che Mick le aveva aperto e lasciò il locale assieme a lui.
Miki, ancora con la mano alzata, vide il portone richiudersi dietro Kaori con un tonfo e, per un istante, riuscì a percepire la voragine che quel rumore scavò nell’animo di Ryo.
Non riesce più ad avere presa su di lei, si rese conto.
Lui aveva messo in atto tutto quel repertorio che, più di ogni altra cosa, attivava Kaori. Ma lei non aveva quasi dato cenno di essersene resa conto.
Non si era infuriata, ma non aveva nemmeno finto indifferenza. Non aveva ignorato Ryo, andandosene senza salutarlo. Non c’era in lei nessun segnale che facesse intendere il desiderio di riappacificarsi o anche solo di attirare l’attenzione di Ryo. Sembrava davvero, a tutti gli effetti, che l’avesse scaricato.
Ryo rimestava il cucchiaino nel caffè, in silenzio. Ma quando alzò lo sguardo, non diede mostra d’altro se non del suo solito sguardo indifferente. “Non arriva lo scimmione, oggi?”, sbadigliò. “Ti lascia sola soletta in balia di altri uomini?”
“Dovrebbe arrivare fra poco…”, mormorò lei, dandogli la schiena per riporre un piatto. Si fermò con la mano a mezz’aria. “Saeba…”, sussurrò. “Kaori è appena uscita da questo locale con un altro uomo. Non credi che sia ora di fare qualcosa?”
Alle sue spalle rispose solo il silenzio. Miki ripose il piatto, rassegnata a un’imminente replica da  maniaco.
Ma quando si voltò, trovò Ryo immobile, il cucchiaino a mezz’aria, il viso basso coperto dal ciuffo di capelli.
“Saeba…?”
Lui affondò il cucchiaino nel caffè.
“E se ormai avessi superato un limite da cui non c’è ritorno?”, le chiese, senza alzare lo sguardo.
Miki ammutolì.
Ha paura, comprese.
Era terrorizzato dall’idea di essere respinto e questo lo paralizzava definitivamente.
 
 
“Vedrai che domani andrà meglio”, la incoraggiò Mick, girando la chiave nella serratura della porta. Varcarono la soglia dell’appartamento ma, appena dentro, Kaori ebbe uno strano presentimento. Anche Mick si irrigidì; le gettò uno sguardo fulmineo ed entrambi si voltarono con le pistole spianate.
Tre uomini si stavano avvicinando con l’intento di accerchiarli, le armi puntate verso di loro. L’uomo al centro, l’unico senza la pistola alzata, registrando la loro reazione scoppiò a ridere.
“Molto bene, vedo che abbiamo a che fare con persone sveglie!”
“E voi chi sareste?”, domandò Mick, tenendoli sotto mira.
Invece di rispondere, l’uomo alla sua sinistra si apprestò a sparare. Mick, invece di rispondere con il fuoco,  roteò velocemente su se stesso e colpì  il polso dell’uomo con un calcio, facendo scivolare via la pistola.
Con un secondo calcio lo prese al viso, scaraventandolo a terra privo di sensi.
L’uomo che aveva parlato si preparò a fermarlo con un proiettile, ma Kaori puntò immediatamente l’arma verso di lui.
Dove sei Ryo, adesso, a impedirmi di uccidere qualcuno con questa pistola?, pensò, prima di riuscire a impedirselo.
Respirò a fondo e mirò alla spalla, premendo il grilletto. L’uomo, però, si scostò fulmineamente e venne preso solo di striscio.
In quel momento, il terzo l’uomo l’afferrò da dietro, imprigionandole le braccia. Con uno scatto improvviso, Kaori lo spinse indietro con il suo corpo, schiacciandolo contro il muro con tutta la forza che aveva.
“Presto, Mick, colpiscilo!”, urlò.
Mick alzò la pistola ma, senza motivo, esitò.  Quel secondo di ritardo fu sufficiente all’altro malvivente per tornare ad alzare la pistola contro di lui. Mick sollevò immediatamente l’arma e i due si fronteggiarono faccia a faccia, le pistole l’una contro la fronte dell’altro.
Ma l’avversario di Mick scoppiò a ridere. “Siamo al time out!”, esclamò. “Vero, Mick Angel?”
Confusa, Kaori vide il braccio di Mick tremare. Cosa stava succedendo?
Si dimenò per liberare le braccia, ma la presa dell’uomo dietro di lei non mollava e finì solo per far cadere a terra la pistola che ancora le penzolava da una mano.
“È molto tempo che mi sto preparando”, continuò l’uomo sogghignando. “Mi sono informato molto accuratamente su di voi e su tutti quelli che vi circondano, in modo da non lasciarmi sfuggire nessuna occasione”
“Ma di cosa stai parlando?”, esplose Kaori.
“Scommetto che nemmeno tu ne eri a conoscenza”, replicò lui. “Lo sapevi che quest’uomo non è più in grado di sparare?”
Indicò Mick con la pistola e Kaori sbarrò gli occhi. “Ma cosa…?”
“I nervi delle sua braccia sono rimasti danneggiati dalle scariche elettriche, non ha più nemmeno la forza di premere il grilletto”.
Kaori sussultò. In un istante rivide Mick sulla nave di Kaibara, la scossa elettrica che l’aveva quasi ucciso mentre era sotto l’effetto della polvere degli angeli.
“Questo significa solo una cosa”, proseguì l’uomo, rivolgendosi a Mick. “La tua pistola, anche se è puntata su di me, non potrà mai sparare. Quindi, sei un uomo morto”
“No!”, urlò Kaori, dimenandosi. “Non sparare, fermati!”
L’uomo sogghignò. “Cosa sei disposta a fare per salvargli la vita?”
“Che cosa vuoi?”
“Te.”
“Kaori, non ascoltarlo. Avrò le braccia rovinate, ma sono ancora in grado di cavarmela!”
Dalle maniche di Mick fuoriuscirono all’improvviso delle frecce sottili e acuminate che si abbatterono contro l’uomo… e rimbalzarono contro di lui.
“Te l’ho detto”, rise. “Mi sono informato molto bene e ho preso i miei provvedimenti”. Batté qualche colpo sul proprio petto, indicando il giubbotto antiproiettile che indossava.
“Ragazza, smettila di dimenarti e lascia che il mio compare ti leghi le mani; se verrai via con noi senza opporti, lascerò vivere il tuo amico. Non ho nessun interesse per lui, è stato solo una pedina utile” – la fissò dritta negli occhi. “Io voglio te, Kaori Makimura”
“Me? Ma io non ti conosco!”.
“Non ci siamo mai incontrati di persona, ma tu e il tuo partner vi siete immischiati in ogni traffico illecito che ho cercato di portare avanti negli anni. Tiravo le fila dall’alto e vedevo i miei uomini, dislocati sui diversi fronti della malavita, venire arrestati uno a uno. Ed era sempre colpa di City Hunter: tu e Ryo Saeba vi siete impicciati una volta di troppo nei miei traffici”
Kaori avvertì una goccia di sudore scivolarle lungo la fronte.
“Sei Mitsuro Sato, vero?”, comprese. Il suo nome era uscito spesso, durante i loro diversi incarichi. Il misterioso boss che aveva le mani infilate in ogni affare illecito di Tokyo. “Ci vuoi eliminare?”, chiese.
“No. Voglio farvi soffrire, come è giusto che sia.”
L’uomo avvicinò la pistola alla fronte di Mick.
“Allora, ragazza. Cosa decidi?”
  
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