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Autore: May Jeevas    03/10/2023    1 recensioni
Paesi Baltici, XIII secolo.
Dopo la sconfitta contro un ordine che ha invaso le loro terre e che ha preso la vita dei suoi genitori, il giovane Toris Laurinaitis ha un solo obiettivo: difendere la sua gente da qualunque invasore, che siano i Cavalieri Portaspada o che siano i Vichinghi. E' proprio da una delle tribù scanidinave che un giorno salva Feliks, un giovane un po' stravagante con cui Toris si ritroverà a stabire un rapporto forte e solido. Insieme lotteranno per la libertà dei Curi. La storia darà loro ragione, o dovranno piegarsi agli invasori? [LietPol]
[Questa storia partecipa al Writober di FanWriter.it, lista pumpSea]
Genere: Guerra, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Estonia/Eduard von Bock, Lituania/Toris Lorinaitis, Nordici, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Feliks

 

Trelleborg, odierna Danimarca, 1217

Il vento gelido che batteva sulla banchina fece rabbrividire il ragazzino che cercava di nascondersi nella folla. Due occhi felini verdi come smeraldi scrutavano attenti attorno a lui. Era riuscito a rubare dei vestiti locali e passava abbastanza inosservato. Quell’incubo sarebbe finito presto, si disse cercando di farsi coraggio. Doveva solo trovare una nave diretta a sud, e con un po’ di fortuna nessuno si sarebbe accorto della sua fuga.
Studiò le navi attraccate senza fermarsi, cercando di capire quale poteva offrirgli un rifugio sicuro. Un tizio coi capelli biondi sparati in mille direzioni stava parlando concitato con un altro ragazzo. Il discorso bloccò Feliks, mettendolo sull’attenti.
“Certo che li batteremo! Non possiamo mica permettere a quei dannati Curi di avere la predominanza sul nostro mare, giusto? Chi siamo noi?” il ragazzo biondo lanciò il braccio destro verso il cielo, guardando il compagno con aspettativa.
L’interpellato lo guardò di traverso, le braccia ancora incrociate sul petto e un’espressione esasperata sul volto.
“Chi siamo noi?!”il più alto non si arrese, il braccio sempre verso l’alto. Non degnandolo di una risposta, il più giovane lo sorpassò e si diresse verso una nave. L’altro ragazzo lo inseguì indispettito. “Noi siamo i terribili Vichinghi, i dominatori del Baltico! Ohi! Mi hai sentito?!” urlò non dandogli tregua.
Feliks li guardò, un senso di gelida nostalgia gli aveva attanagliato il cuore. Ricordi d’infanzia gli affollarono la mente, distraendolo dall’obiettivo, mentre l’aria scandinava gli gelava il volto e le mani. Trattenne a fatica un urlo quando un uomo gigantesco lo urtò, passando davanti agli occhi con il moncherino sanguinante di quello che era stato un braccio. Cercò di ricomporsi, chiudendo i ricordi molesti nella sua mente. Prima o poi non gli avrebbero più fatto quell’effetto. Corse ancora verso il limitare della banchina. In qualche modo doveva nascondersi su una nave e fuggire da quella terra straniera.
Impallidì quando vide in lontananza il vichingo che aveva imbrogliato, e senza pensarci salì sulla nave più vicina e si accucciò dietro la balaustra per nascondersi. Sentiva la voce profonda dell’uomo vicina, evidentemente si era fermato a parlare vicino all’imbarcazione. Feliks si morse il labbro inferiore mentre frustrazione e impazienza crescevano dentro lui. Doveva andarsene al più presto, aspettava solo che quella voce si allontanasse. Dopo un tempo che gli parve infinito finalmente la voce si allontanò. Come se stesse sulle braci ardenti, Feliks saltò in piedi pronto a correre giù dalla barca. Stava per lanciarsi verso il molo quando una mano si posò sulla sua spalla, fermandolo.
“E tu che ci fai sulla mia nave?” il ragazzo sentì il cuore salirgli in gola mentre si voltava e osservava che era il ragazzo che prima stava discutendo con un altro vichingo più giovane. Gli occhi felini di Feliks si spalancarono dall’orrore di essere stato scoperto e dalla paura di quello che lo aspettava.


L’acqua scorreva veloce sotto la nave, Trelleborg era ormai all’orizzonte. Feliks si concentrava sul movimento delle onde, lo distraeva e gli impediva di andare nel panico.
Mathias, il ragazzo che governava la nave, aveva subito capito che non era un vichingo come loro, ma era salpato lo stesso, ghignando e affermando che due braccia in più sarebbero state comunque utili contro i Curi. Feliks non aveva avuto il coraggio di dire che lui, con la spada, era negato.
E anche se fossi un bravo spadaccino non combatterei mai contro…
No, quel pensiero era meglio non formularlo nemmeno. Irritato, si dedicò a stirarsi la giubba che aveva addosso. La odiava, era ruvida e gli faceva male alla pelle. Sbuffò, cercando di tenere i pensieri impegnati. Non stava andando a combattere contro i Curi e non era mezzo prigioniero su una nave vichinga. Rimpianse di non aver avuto il coraggio di buttarsi in acqua quando era ancora vicino al porto, maledendo il suo istinto di sopravvivenza e la sua reticenza nell’imparare a nuotare.
A quel pensiero si allontanò dalla balaustra. Si guardò in giro, cercando un conforto che non arrivò.
Si morse il labbro cercando di non cedere alle lacrime, non quando c’era gente intorno.
Decise di disfarsi di quei vestiti ruvidi e di cercare se su quella nave maledetta ci fossero abiti più comodi.
 


Angolino di May
JamesSuggeritrama fa già i capricci e oggi è andato in sciopero. Vabbè, spero che questo capitolo non faccia troppo schifo.
Al solito, critiche e pomodori marci sono ben accetti!
Mata ne!

   
 
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