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Autore: lulette    04/10/2023    2 recensioni
Dal capitolo II
"Credevo che l'amore potesse trascendere la fisicità…" disse con fare rassegnato Arthur.
Merlin quasi rise. "Ma noi non stiamo parlando di amore, maestà."
"E va bene!" Si adirò il principe, quasi urlando "Se anche si trattasse solo di desiderio, non credi che i sentimenti forti che proviamo l'un per altro potrebbero renderci comunque felici? Anche se solo per qualche istante?"
Merlin provò istantaneamente rabbia e dolore insieme, molto più forti rispetto a prima. Tuttavia cercò di trattenersi tacendo, mentre il principe continuava. "Non riusciresti a non considerare che sono un uomo e a vedermi invece solo come un essere umano che ti è molto vicino e che tiene a te?"
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo VII

 

When you are here


















 

No. Non si poteva fare. Non avrebbe potuto nemmeno contare sull'aiuto di Arthur. Non poteva certo chiederglielo. E se anche avesse potuto, il principe era in missione, con i suoi amati cavalieri e con quel suo dannato servo.

Doveva rimanere concentrato. Non poteva pensare sempre a quello. La gelosia era proprio una bestia orrenda.

 

Per poter squarciare il velo avrebbe dovuto sacrificare due vite. Una per richiamare la Cailleach, la vecchia strega custode del velo e una come scambio per la vita di Morgause. E lui, anche volendo, di vita da offrire ne aveva solo una.

Non voleva morire e lasciare Arthur da solo contro il suo fato. Il grande drago gli aveva ripetuto a oltranza che il suo destino era strettamente collegato a quello del principe. Ma ora sapeva che Arthur non sarebbe stato del tutto da solo. Aveva i fidi cavalieri a proteggerlo. Avrebbe avuto Morgana se non dalla sua parte, almeno non più contro di lui ed era già molto. Aveva suo padre con quel suo amore autoritario e prepotente, come i suoi modi. E infine avrebbe avuto chi gli scaldava il cuore o il letto. Se non fosse stato quel servo, sarebbe stato qualcun altro. 

Sentiva che la sua vita ormai non aveva più tutto quel valore che aveva pensato, anche se avrebbe certamente preferito continuare a vivere. Le speranze per il futuro venivano spazzate via in un baleno. Il dolore si acuì pensando ai tanti che lo apprezzavano a Camelot, a Gaius, a sua madre. C'era poi un'ulteriore incognita di grande importanza: Morgause avrebbe lasciato in pace Camelot o avrebbe cercato di spingere Morgana contro Arthur per riappropriarsi del trono che sarebbe stato legittimamente suo?

 

Quando Arthur fosse tornato avrebbe dovuto chiaramente chiedergli di dare a Morgana un posto, una casa, dove poter vivere decorosamente. Era un desiderio di Morgana anche se non il principale.

Ma quando sarebbe tornato Arthur? Ormai era in missione da tre settimane e non si sapeva  ancora nulla. 

 

Anche Gaius era molto preoccupato per Merlin ma non avrebbe avuto senso ostacolarlo. Il ragazzo faceva ormai di testa sua.

Spulciando altri libri della biblioteca proibita di Camelot, Merlin e Gaius avevano trovato un altro modo per aprire il velo: sarebbe stato sufficiente il sacrificio di un grosso animale come un bue o un cavallo purché giovane e forte. A parte il dispiacere di sacrificare un essere innocente, per Merlin questi animali erano estremamente costosi e non poteva certo permettersi di comprarne uno. L'unico cavallo che possedeva era il baio di un certo pregio che Arthur gli aveva regalato quando era diventato suo valletto.

 

Non sarebbe riuscito a sacrificare Don-don. Gli era troppo affezionato. 

 

Arthur non si decideva a tornare. Morgana riacquistava gradatamente la sua personalità. Era un rischio troppo grande e Merlin doveva proseguire con il suo piano. 

 

Una sera partì a cavallo verso un luogo non lontano da Camelot. Si diceva che questo posto rappresentasse un antico altare dove gli stregoni dediti al male si riunivano in passato per tenere insieme riunioni e cupi incantesimi di ogni sorta.

 

Una volta arrivato smontò da cavallo. Non si era mai sentito più triste. E non solo per se stesso. Si avvicinò al muso di Don-don e vi appoggiò la fronte sopra. Lacrimava copiosamente. "Perdonami Don-don. Io ti voglio bene. Sei il cavallo migliore del mondo. Tra poco ti raggiungerò." Il cavallo era un po' agitato. Forse sentiva che il suo padrone era diverso o forse era il luogo a renderlo nervoso.

 

Merlin si allontanò da Don-don. Lo guardò a lungo. Continuava a piangere e non sapeva come fare. Dopo un tempo che gli sembrò infinito, Merlin portò le mani verso il cavallo, dicendo: 

 

"O geffyl anwyl dos tu draw i'r wahanlen" 

 

Una luce intensissima colpì il cavallo che con un nitrito terrificante si ribaltò con un tonfo pesante e morì sul colpo.

Il ragazzo fece un urlo agghiacciante e cadde a terra singhiozzando come un bambino, per molto tempo. Il mago rimase a terra e stremato si assopì.

 

"Mi hai chiamato? Ti aspettavo." Era una voce anziana di donna, profonda, lugubre e con l'eco a seguire ogni parola. Merlin l'aveva riconosciuta. Era la Cailleach. Accanto a lei, il velo, l'orrido squarcio della morte, come un gigantesco specchio deformato.

Merlin si alzò.

"Ci siamo già visti ragazzo! Hai una predisposizione per il sacrificio, vedo. Sei tu che vorresti attraversare il velo? Sei molto giovane. Con chi vuoi scambiare la tua vita?"

"Con Morgause, sorella di Morgana!"

"Sei sicuro? Lo sai che la donna fu uccisa proprio da sua sorella e proprio per aprire il velo…"

"Credo che gliel'abbia ordinato lei…".

"È vero... Sei sicuro che sia arrivata la tua ora? Perché comincio a essere stufa di te. Vedi di sbrigarti… lo sai che dal velo aperto, tra poco verranno fuori tutte le bestie possibili e immaginabili. Sento avvicinarsi un gruppo di grosse viverne affamate…"

"Arrivo…"

Gli dispiaceva non aver salutato Arthur. Ma ormai si erano già detti tutto. La loro lite adesso sembrava così sciocca. Si avviò verso il velo. Lacrime silenziose gli attraversarono le gote. Tremava ed aveva il fiatone. 'Padre forse vi rivedrò! Will, amico mio vieni ad accogliermi, ti prego…'

 

Era a un passo, ormai dalla soglia! Chiuse gli occhi: 'Addio Arthur!'

Poi successe tutto in un istante. Merlin era già per metà dentro al velo nero quando percepì l'ombra di Morgause attraversarlo come un fantasma per uscire di là.

 

"Merlin!" 

 

Quell'urlo, quella voce! Era Arthur! L'aveva afferrato per le braccia e gliele stava tirando così forte che avvertì dolore alle spalle. Merlin cadde a terra e sentì le gambe sollevarsi, tirate da una forza estrema verso l'interno del velo. Arthur gli aveva avvolto le braccia con le sue e lo teneva puntando i piedi e tirando come un matto. La Cailleach intanto si era mossa.

 

"Gaius, aiutami!" gridò Arthur.

Da dietro un albero vicino sbucò il vecchio amico con un grosso bastone, uno di quelli che servivano ad amplificare la magia. Più veloce che poté lo indirizzò verso la Cailleach che fu colpita da una sorta di saetta luminosa. La donna carambolò in aria e cadde a terra ma era ancora sveglia. Gaius ripeté subito l' incantesimo una, due, tre volte e la Cailleach, alla fine perse i sensi. L'aveva vista provare a difendersi ma non aveva fatto in tempo. Gaius era molto orgoglioso del suo lavoro. Tutto e ancora di più per il suo figlioccio.

Arthur era in difficoltà ed ebbe paura di non riuscire a salvare Merlin.

"Usa la magia adesso. Morgause è fuori dal velo e la Cailleach è svenuta"

"Non ce la faccio, Arthur! È troppo forte."

"D'accordo, ma sappi che io non ti lascerò andare mai. Se tu andrai di là, verrò anch'io" urló Arthur per sovrastare il rumore di quel vento.

"Cosa? Lasciatemi subito!"

"Fammi vedere di nuovo la tua magia! Non sai quanto mi piaccia. Sei il mago più potente di qualsiasi altro. Mostramelo, Merlin. Fallo per me, adesso!"

Merlin si concentrò. Respirò forte. Poi spalancò gli occhi che emanavano una luce intensissima. 

 

"Bydded i'r fortecs grymusaf godi i'm sugno o'r gorchudd"

 

Una specie di vortice di fumo e luce si formò dietro Arthur e con enorme potenza li attirò entrambi verso di sé. Quel vento insopportabile inondò i due ragazzi che si misero a urlare e dopo qualche istante furono risucchiati dal vortice creato dal mago.

 

Gaius fu investito a sua volta dal vento. Stava disteso sperando di capire cosa stesse succedendo ai ragazzi ma tenere gli occhi aperti in quella situazione non era possibile.

 

Poi tutto si calmò. 

 

Quattro corpi a terra. Arthur e Merlin erano ancora uniti per le braccia e accartocciati uno sull'altro.

La Cailleach non c'era più e così anche la porta del velo, che sembrava sparita.

 

Arthur fu il primo a riaprire gli occhi.

E il suo cuore si allargò in un istante, vedendo il suo servo così vicino, pieno di polvere e terra, sdraiato su di lui con la testa sul suo petto.

Eppure provava ancora una certa rabbia.

Era stato Gaius a mandare un messaggero a cercarlo per spiegargli la situazione di Merlin. 

Era partito come un fulmine, mandando un fiume di maledizioni a Merlin che aveva deciso di 'fare l'idiota' senza consultarlo.

Avrebbe dato un premio a Gaius.

 

Quando cercò il vecchio amico, vide che era già in piedi. Tremava, come tutti loro del resto.

Fu poi Merlin a riprendersi, sussultando. 

"Arthur… io devo dirvi grazie!"

"E io devo dirti cretino. Cosa diavolo hai in quella testa? Del porridge?"

 

Merlin si era allontanato e si chinò vicino a Morgause.

"Stai attento! Non sappiamo come reagirà! Si tratta pur sempre di Morgause" disse Arthur.

"Dite che è viva?"

"Non lo so!"

 

Con delicatezza Merlin prese la mano pallida di Morgause e le sentì il polso.

"Batte…"

Merlin non fece in tempo a dirlo, che si sentì tirare forte per i capelli dalla donna che lanciò un lungo grido isterico. Anche Merlin urlò per il dolore.

Arthur portò la mano alla spada.

 

"No, Arthur, per favore" disse alzando il braccio teso tra la donna e la spada poi prese le mani di Morgause con le sue cercando di staccarle dolcemente dai suoi capelli.

"Morgause! Ora sei viva… Sei viva grazie a Morgana… le manchi tanto. Siamo qui per portarti da lei.”

"Morgana…" Quel nome le aveva aperto un'espressione di consapevolezza sul viso.

Si alzò.

"Lei vi odia… come mai ha chiesto a voi di riportarmi qui?"

"È ferita. Non può camminare…"

"Sei stato tu a ferirla?" fece irata.

"S-sì, ma è stato uno sbaglio. Lei mi ha perdonato."

"Se volete che venga con voi, state davanti… io vi seguirò"

 

Impiegarono tantissimo tempo per tornare a Camelot a piedi, ma era l'unico modo in cui la donna voleva seguirli.

 

Il principe sfinito, ogni tanto si girava verso Merlin e sibilava: 

"Oh, credo che mi pagherai anche questa. Lo sai, vero?" 

"Suvvia, maestà. Guardate Gaius che alla sua veneranda età, non si lascia scappare un lamento…"

Merlin non era molto preoccupato dalle parole di Arthur. Dopo tutto il principe spesso faceva così. Gli diceva che lo avrebbe sbattuto in prigione, fatto fustigare e che gli avrebbe fatto tagliare la testa. Ma a parte la gogna non aveva mai messo a frutto i suoi propositi. E anche il tempo della gogna era ormai passato da tempo.

 

Quando furono dentro il castello, alla luce delle torce Arthur guardò Morgause. Se non fosse stato per il pallore mortale della sua pelle, la donna era ancora uguale ad allora. Seriosa, con i capelli ondulati e biondissimi, avvolta in un cupo mantello nero. Purtroppo l'orrenda cicatrice che l'aveva sfigurata e resa cieca da un occhio era ancora lì.

 

"Posso toglierti la cicatrice se vuoi, siccome sono stato io a causarla" chiese Merlin con circospezione.

Un lampo d'ira le passò per il volto, ma poi, forse pensando a Morgana, si calmò e accennò di sì col capo.

 

Merlin si avvicinò e con la concentrazione al massimo, pose le mani sopra la testa di Morgause. Una luce dorata più intensa del solito gli illuminò gli occhi.

 

"Mae'r wyneb llyfn yn dychwelyd, y golwg i'r llygad hefyd"

 

Un intenso getto luminoso si sprigionò dai palmi di Merlin e avvolse il viso della ragazza. Uno degli incantesimi più lunghi cui Arthur e Gaius avessero mai assistito.

 

Una volta finito, Morgause non chiese neanche di specchiarsi, poiché aveva riacquistato la vista anche nell'occhio destro. Infatti si guardò intorno a lungo, sorpresa.

 

"Lasciateci sole" ordinò Morgause ed entrò in camera di Morgana.

 

Nessuno dei tre si mosse. Trattennero il fiato: udirono una specie di urlo poi più niente per un bel pezzo. Infine sentirono dei singhiozzi di pianto. E immaginarono che non fossero solo i singhiozzi di Morgana.


Arthur e Merlin si ritrovarono da soli nel giardino di Camelot e si sedettero all’ombra di un grosso albero.

"Pensate che rimarranno?" chiese Merlin.

"Io no e tu cosa pensi?"

"A questo punto credo di no anch'io. Tanta fatica per niente!"

"Niente, dici? Aspetta e vedrai. Ho intenzione di parlare con Morgana. Se lei accetterà di porre fine alle ostilità, volevo proporle di dividere il regno con me."

"Regnare insieme? Questo è molto bello! Ma vostro padre?"

"Potrei anche non dirgli niente per il momento … poi si vedrà"

 

“Arthur! Devo ringraziarvi per avermi salvato la vita…”

 

“Non ringraziarmi, ma promettimi che non farai mai più una corbelleria del genere, senza prima dirmelo.”

 

"D'accordo” sorrise il servo sollevato.

“Pensi che avremo dei problemi per aver ingannato la Cailleach in quel modo?” domandò Arthur pensieroso.

“Spero proprio di no… forse quando sarà ora di superare il velo per davvero…”

“Allora non c’è problema. Cosa può farci una volta morti?”

“Non lo so! … Dovete tornare in missione?"

"No, per fortuna saremmo rientrati domani, al più tardi"

"È andata bene?"

"Tutto sommato sì!"

 

Merlin tacque. Non osava chiedergli di più.

“Ho vietato ai cavalieri di provarci con la serva."

"E l'avete fatto per me?"

"Hai ancora dei dubbi? Mi dispiace averti infastidito con la storia del servo…"

"Voi volevate solo farmi ingelosire, vero?"

"Più che altro volevo farti capire che se volessi, potresti … non essere l' unico…"

Merlin percepì una punta di rancore nel petto, uguale alla punta di rancore che usciva dalle parole di Arthur.

"E voi pensate che non lo sappia? Voi sareste un fidanzato ambito da chiunque, donne e uomini, e non solo perché siete un principe. Questo varrebbe anche se foste un ragazzo qualsiasi"

"Diciamo allora che te ne sei accorto, ma in fondo non t'importa granché…'

"Voi vi sbagliate… temo che mi importi ma …”

 

“Merlin!” chiamò una voce di donna in lontananza.

“Morgana! Mi sta chiamando. Venite anche voi, vi prego…”



 

“Stiamo per partire, Merlin.”

“Come? Di già? Ma se camminate male anche con le stampelle!”

“Morgana… permettimi di farti dare un carro con dei cavalli!” si intromise gentilmente Arthur.

“Sei gentile Arthur. Accetto volentieri!”

“Hai già salutato nostro padre?”

“Sì. Mi dispiace averlo fatto piangere…”

“Allora sei davvero cambiata!” si stupì Arthur.

“Forse sì. Forse stare qui con voi per un po’ mi ha cambiata. E, Merlin, tu mi hai ridato Morgause e sarò in debito con te per tutta la vita…”

“Sì, ma …”

“Merlin, non temere! Rispetterò anch'io la promessa che ti ho fatto…”

“Che promessa?” chiese Arthur curioso.

“Quella di porre alla fine alle ostilità contro di voi…”

Merlin si commosse e, preso dall’entusiasmo, senza pensare, afferrò e baciò una mano di Morgana.

“Sono felice. Grazie, milady!”

 

Arthur continuò “Volevo chiederti se ti andasse di regnare a Camelot insieme a me. Ma, se me lo chiederai, potrai regnare tu su Camelot. Il regno è legittimamente tuo. Nel caso mi piacerebbe essere tuo consigliere, però"

Merlin era basito. Cosa stava dicendo Arthur?

 

“Grazie, ma non mi interessa più ormai.” E guardò verso Morgause.

“Allora…" insistette il fratello "ti andrebbe di prendere in considerazione l’idea di andare a vivere nel vecchio castello di Cenred? La servitù è ancora presente ma il castello è da tempo incustodito e ha bisogno di una brava padrona per tornare all’antico splendore…”

Morgana guardò Morgause che fece un cenno affermativo con il capo.

 

“D’accordo! Abbracciami Arthur, come sorella e come gesto solenne di pace tra noi!”
Arthur l’abbracciò con sincero trasporto. “Sarai sempre la benvenuta. Questa è casa tua!” le sussurrò tra i capelli.

"Vieni a trovarmi, quando puoi! E anche tu Merlin!” e si rivolse al ragazzo prendendogli la mano e dandogli un bacio sulla guancia. “Mi dispiace averti deluso, ma ti sono molto grata per tutto. Ti manderò un piccolo dono. Accettalo!"


Arthur mise un braccio sulle spalle di Merlin mentre guardavano il carro con le due donne che si allontanava. 

Era quasi il tramonto. L'aria era ancora calda e si era alzato un leggero vento da ovest, molto piacevole.

Merlin era emozionato per quell'abbraccio e guardò il profilo di Arthur. Era un eroe ai suoi occhi. C'era bisogno di ribadirlo? L'aveva salvato da una situazione che nemmeno lui con la sua magia, era stato in grado di gestire da solo.

Gli era mancato terribilmente. E l'idea del principe assieme a quel servo che l'aveva tormentato per più di una luna, non faceva quasi più male. 

Era assurdo. Sarebbe stato in grado di passarci su in quel momento? Sì, doveva ammettere che era così. Dèi dell'Olimpo! L'amore per Arthur era dunque così forte e scellerato, da renderlo succube e miserabile? Ancora una volta ammise di sì con se stesso.

Forse perché solo lui era il principe più straordinario che fosse mai esistito in passato e fino alla fine dei giorni.

Non stava guardando un uomo, stava guardando un mito, l'esempio di nobiltà, coraggio e giustizia più puro che ci fosse.

Eppure era Arthur, il ragazzo antipatico, borioso e viziato quello che all'inizio l'aveva fatto innamorare perdutamente. Perché non era solo quello. Perché aveva scoperto che quella era una maschera per ostentare la sicurezza che Arthur non credeva di avere. Era anche empatico, estremamente leale, pieno di affetto e comprensione per gli altri. E per lui.


“Andiamo a mangiare?”

“Vado subito in cucina…”

“No, mangia con me. Non abbiamo finito di parlare. Chiedi a … George, anzi no, a Johanna di portare la cena per due in camera.”

Al servitore scappò un sorriso. “Come desiderate, maestà!”

 

Merlin era molto lusingato di cenare con il principe. Nessuno dei servitori veniva mai invitato dai reali a desinare con loro. E il cibo, il vino, tutto quanto era ottimo.


Arthur si alzò: "È una magnifica serata. Vuoi fare due passi all'aperto?"

 

"Grazie ma no. Sono piuttosto stanco. Voi non lo siete?"

"No. Forse perché sono felice. Il tuo regalo per me non è stato affatto un buco nell'acqua… magari non era ciò che immaginavi tu, ma non avrei sperato in nulla di meglio… grazie, Merlin!"

Il servo si schiarì la voce. Era tutta la sera che era commosso. Forse quello era il momento giusto per aprirsi con il principe, eppure ancora non osava.

"Mi sei mancato molto, Merlin! È stato il mese più lungo e noioso che abbia mai vissuto!"

Merlin sorrise. "Andate a dirlo a qualcun altro Arthur. Credo che il vostro servo abbia fatto del suo meglio per non farvi pesare troppo la mancanza del vostro vecchio servo."

Arthur scoppiò a ridere e il sorriso di Merlin scomparve. Pensò che Arthur fosse un po' cafone, ma era stato lui che come al solito aveva introdotto quell'argomento..

 

Arthur ancora ridendo disse: "Chi? Jeremy? Pensi che avrei accettato delle avances da parte sua? O che io ne avrei fatte a lui? È sposato e ha come minimo dodici figli. E non credo che ormai abbia le forze per certe acrobazie amorose."

 

"Jeremy? Il vecchio Jeremy? Avete portato lui in missione?"

"Mi conosce da quando ero in fasce e mi fido completamente di lui!"

Merlin sentì sciogliersi un nodo allo stomaco. Allora forse non era vero che non era più geloso.

 

"Pensavo… aveste scelto Rolf o Eustace o anche Timm…"

 

"Deliziosi, Merlin. Adorabili! Vedo che hai un gusto eccellente in fatto di ragazzi. Ma la verità è che, se scegliessi un uomo, saresti tu…"

"Davvero?" sorrise suo malgrado Merlin, felice come una Pasqua.

"C'è un fatto però… tu non mi vuoi! Non preoccuparti. Ti lascerò in pace. Volevo solo che fosse chiaro, una volta per tutte. Ci vorrà un po' ma presto sarò in grado di accettarlo, vedrai!"

 

Merlin non sopportava più tutti i fraintendimenti che c'erano tra loro. Anche lui voleva essere chiaro. Era un miracolo che fossero ancora lì insieme, quando solo poche ore prima era convinto che sarebbe morto.

"Non ve le siete sognate, quelle cose che vi dissi. Sono vere."

"Di cosa parli?"

"Rammentate quando mi chiedeste più di una volta se mi fossi dichiarato con voi quella sera?"

"Sì, ricordo bene!"

"Ebbene, l'ho fatto! Mi sono dichiarato. Poi vi ho fatto credere che fossero solo vostre fantasie, perché mi vergognavo!"

 

Arthur fece un passo verso di lui. Merlin era ancora seduto. "E cosa mi avresti detto esattamente?" chiese Arthur fingendo un certo disinteresse, quando in realtà ogni sua fibra era concentrata su Merlin.


"Che vi desideravo … che vi amavo da tanto tempo ma che non volevo rendere il nostro rapporto impuro."

"Perché impuro?"

"O dèi, non ricominciate… Dite le stesse cose dell'altra volta" si tirò su in piedi Merlin andando dalla parte opposta di Arthur.

"Ok, scusa…"

"E mi avete ripetuto in continuazione, anzi mi avete giurato che sarebbe stato per una volta sola. Questo mi ha fatto infuriare ogni volta!"

 

"Lo credo bene! Ti do ragione! Dovevo essere davvero sbronzo. Mi dispiace"

"E poi, in camera ogni romanticismo era sparito. Scusate non ho altri termini con cui definirvi. Vi siete comportato da porco!"

"Ricordo che me l'hai già detto. Questo mi dispiace ancora di più"

"Non lo ricordate?"

"No. È la verità!... C'é qualcos'altro che vorresti dirmi?"

"Uno dei motivi per cui non ho voluto considerarvi è che non sono sicuro della vostra fedeltà. Fedeltà verso un compagno. Verso di me. Avete troppe occasioni!

"Se è per questo anche tu puoi avere tutte le occasioni che vuoi. Non ti manca nulla. Sei bello e dolce, divertente, coraggioso e saggio. Un invitante ragazzo sotto ogni aspetto."

 

Merlin certi complimenti non li aveva mai ricevuti da nessuno. Respirava come avesse corso per miglia.

Arthur tacque a lungo.

"Qualcos'altro?"

"No, credo sia tutto!"

"Potresti sederti?"

"Perché?"

"Non vorrei che tu scappassi!"

"Perché dovrei scappare?"

Merlin si sedette.

"Perché forse non ti sei accorto di ciò che mi hai detto!"

"Me ne sono accorto. Pensavo che sapeste già tutto"

"Oh, no! Non sapevo un accidente di niente, Merlin!"

Arthur si avvicinò e con una certa spudoratezza si sedette sulle gambe di Merlin.

"Oh, Arthur, siete pesantissimo. Non ce la faccio. Mi schiaccerete!" rideva il servo.

"Se mi dai un bacio mi alzerò!"

Merlin lo guardò. Si chiese perché Arthur sembrasse ogni giorno più bello.

"E va bene!" disse come se non potesse fare altrimenti.

Merlin portò la testa più in alto che riuscì e appoggiò le labbra su quelle di Arthur che circondò la testa di Merlin con le braccia e non contento approfondì il bacio schiudendo le labbra del servitore.

Forse Merlin stava soffocando là sotto, ma ricambiò il bacio di Arthur, non desiderando essere in nessun altro posto se non quello in cui si trovava.

Con l'aumentare della passione, spostando ora le braccia intorno all'altro, ora l'inclinazione della testa, i due giovani portarono il peso dei corpi all'indietro. Un crack seguito da un cioc secco li vide stramazzare a terra sopra la sedia ridotta in pezzi.

"E adesso?" fece Merlin.

"Cosa proponi?" lo sfidò Arthur.

"Non so… il letto dovrebbe reggere il vostro peso!"

Arthur era stupito dal coraggio di Merlin e al tempo stesso era quasi scandalizzato per quell'allusione al suo essere 'grasso'. Una fissazione di Merlin che lo aveva turbato più di una volta. Poi sorrise maligno. "Pensa a tutto questo peso quando sarò su di te, su questo letto che TU hai proposto…"

Merlin era divertito e spaventato al contempo e si mise a ridacchiare: "Se sopravviverò, magari sarà piacevole…"

"Mi lasci senza parole, Merlin!"

"Ve l'ho detto. Vi amo. So che è un rischio ma è ciò che voglio"

Arthur non si capacitava; tutto quello sembrava solo un bel sogno.

"Ti va di spogliarmi?" chiese gentilmente.

Merlin si avvicinò al principe, con le guance infuocate, per l'imbarazzo e l'eccitazione.

"Come farò Arthur?" disse slacciandogli la casacca. "Ogni volta che vi spoglierò d'ora in poi rischio di saltarvi addosso…"

"Se pensi che mi dispiaccia… sei fuori strada, aspetta, però… Voglio provare io a farlo per te."

Merlin era a disagio, ma Arthur aveva un tocco speciale che lo faceva sentire bene e al sicuro. 

Quando Arthur fece sdraiare Merlin sul letto, il ragazzo brontolò: "Ma non è giusto! Voi siete ancora del tutto vestito, mentre io sono nudo nato."

"È più che giusto, Merlin. Tu sei in vantaggio. Mi hai sempre visto così ogni giorno, mentre è la prima volta che posso vederti e ammirarti... Sei bellissimo."

 

Si baciarono alternando baci dolcissimi ad altri estremamente passionali. Presto anche i vestiti di Arthur finirono nel mucchio ai piedi del letto.

Di quel letto dove Merlin adesso poteva esaudire tutti le fervide fantasie che aveva avuto su Arthur in quegli anni.

Nessuno dei due poteva più resistere a quella cosa enorme che li univa, che li bruciava nel corpo e nell'anima. E nessuno dei due voleva.

Si amarono per tutta la sera e quasi tutta la notte, riposando brevemente tra una volta e l'altra. Dovevano recuperare tanto di quel tempo perduto!

Merlin si sentì finalmente rassicurato sull'amore che Arthur provava per lui e anche sulla sua fedeltà che derivava proprio dal fatto che il principe era talmente innamorato di lui, da non concepire nessun altro nella sua vita.

Arthur capì che Merlin in passato l'aveva rifiutato a causa del modo improvviso e rude con cui aveva cercato di sedurlo. Ma adesso il principe si sentiva amato e desiderato, come non gli era mai successo e come aveva sempre voluto. Merlin era in grado di farlo volare!


Nessuno dei due amanti, assolutamente troppo presi l'uno dall'altro, si accorse del cavallo che durante la notte aveva raggiunto da solo le scuderie di Camelot.

Era Don-don. 

Il piccolo dono di Morgana.

 
   
 
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