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Autore: Longriffiths    05/10/2023    1 recensioni
Gli angeli sono sempre rilucenti anche se il più rilucente fra loro è caduto; se le più turpi cose assumessero il volto della grazia, la grazia resterebbe sempre grazia;
-William Shakespeare, Macbeth, 1606
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Molto rispetto al loro passato ci è naturalmente sconosciuto, e ci basiamo soltanto sui loro fugaci incontri per fantasticare sul come e sul quando siano effettivamente diventati amici. Ma c'è davvero un momento preciso? E sul loro futuro, sul come e quando si sono innamorati, forse, ne sappiamo ancora meno.
Insomma come ha preso Crowley la fissa per le piante? Perché Azi è così tanto attaccato ai suoi libri?
Tutto andava ricostruito, ed è ciò che noi abbiamo fatto partendo dall'antica Grecia.
-Una storia di Giulia e Arianna.-
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mutatis mutandis;
Cambiando ciò che si deve cambiare.



Firenze, 1400 e 1500 d.C;
il Rinascimento e La Santa Inquisizione.


 

Il XV e XVI secolo furono dei periodi estremamente prolifici e intensi a livello culturale e artistico, l’angelo viaggiò in diverse città italiane: Milano, Roma, Siena, Assisi, Mantova, Venezia.. stava assistendo ad una rinascita artistica e architettonica senza precedenti, ovvero il Rinascimento italiano. 

L’invenzione della prospettiva, le nuove cattedrali, un nuovo modo di dipingere così dolce e aggraziato che più volte l’angelo si commosse, soprattutto osservando le opere di Botticelli, Donatello, Brunelleschi, i fiamminghi.. ma c’era di più, Aziraphale si soffermò per molto tempo alla bottega di Andrea del Verrocchio, dove si formarono, assieme a lui, molti altri artisti fra cui Leonardo da Vinci e Botticelli che conobbe in prima persona. 

Di anno in anno, Aziraphale imparò a dipingere, oltre alla scrittura, la pittura divenne una delle sue più grandi passioni. 


 

Era noto come Azira di Atene, un nome altisonante che destò non poche curiosità, finendo con l’essere conosciuto come il “pittore greco” di Firenze, le sue opere erano un miscuglio tra uno stile dolce e aggraziato e un uso dei colori piuttosto variabile, amava dilettarsi con tonalità scure così come con tonalità chiare, come se nella sua pittura vi fosse sia luce che ombra. Ben presto fece amicizia con Leonardo, che seguì lungo tutta la sua carriera; era un uomo gentile, affabile e un buon amico, certo di un intelletto senza pari. Spesso passeggiavano insieme discutendo di arte e scienza, i disegni di Leonardo affascinavano moltissimo l’angelo, tanto che spesso si fermava da lui ad osservarlo mentre disegnava. Aziraphale si preoccupò molto delle voci che, ad un certo punto, iniziarono a circondare Leonardo, riguardanti accuse di sodomia. Leonardo, di fatto, si era invaghito di uno dei suoi allievi, il giovane Gian Giacomo Caprotti (detto il Salaì), un ragazzo di bell’aspetto… ma tremendo. Giocava tutti i soldi di Leonardo alle scommesse nelle locande e, puntualmente, Aziraphale risarciva il povero artista sgridando l’allievo che, però, continuava imperterrito a indispettire sia Leonardo sia l’angelo. Aziraphale entrò nella corte di Lorenzo il Magnifico, uomo enigmatico, intelligente, comprendeva bene il suo ruolo e diede un forte impulso alla cultura come motore politico e sociale della città. Un uomo dal carattere difficile e piuttosto malmostoso fu Michelangelo, di fatto nessuno era davvero suo “amico”, e più di una volta assistette a qualche commento velenoso tra lui e Leonardo, quest’ultimo di fatto, di natura colma di grazia, evitava ogni genere di conflitto. 

 

Tuttavia, se da un parte Aziraphale si dilettò nelle arti e nelle scienze, un’ombra oscura aleggiava sulla Chiesa cattolica, già a partire dal XIII secolo: l’istituzione dell’Inquisizione via via si stava intensificando sempre di più. Cacciare gli eretici e qualsiasi persona professava concetti e “scienze” che la Chiesa considerava come eretiche.. che comprendeva tantissimi campi, soprattutto la medicina, spesso erroneamente scambiata come “magia”. Persino Aziraphale che, da angelo quale era, si impegnava per aiutare i bisognosi.. finì più volte nel mirino degli inquisitori, lui che era letteralmente un angelo fu tacciato dalla Chiesa, non poteva esserci ossimoro più assurdo. Il fenomeno fu molto presente in Spagna e Portogallo, ma dal XVI secolo anche a Roma. L’angelo soffriva molto di questa condizione, quasi come soffrì nell’XI secolo, quando si sfogò con Crowley a Toledo, odiava vedere la Chiesa corrotta da una tale violenza, da una cecità senza pari. Più volte si trovò a difendere idee, donne e uomini dalla Chiesa e dai suoi Inquisitori, una notte fu costretto persino a usare i suoi poteri per addormentarli, per evitare che catturassero un astrologo e una donna che praticava medicina (e lui stesso).

Come nella sua arte, c’era luce e ombra in ogni epoca, l’una non esisteva senza l’altra, e questo Aziraphale lo capì a sue spese… ma lui era dalla parte di Dio, non si sarebbe mai arreso, la luce poteva risplendere di nuovo, prima o poi. 

Le comunicazioni con Crowley erano.. sporadiche, da quando si lasciarono a Firenze dopo Dante, il demone sembrava un po’ cambiato, anche se l’angelo non sapeva dirsi perché, forse la Commedia lo aveva colpito molto. 

Ma c’era qualcos’altro che tormentava l’angelo, i metodi dell’Inquisizione, di fatto, avevano un’aria spaventosamente familiare.. le loro torture, la loro “visione” di tutto, richiamava molto l’Inferno della Commedia. Aveva sentito voci dall’alto sui possibili demoni in parte responsabili di tale corruzione, e l’angelo non voleva.. non poteva credere che Crowley avesse contribuito a tale scempio, non dopo il loro incontro di Toledo. Non dopo lo sfogo che aveva avuto Aziraphale, causato proprio dal marciume della Chiesa cattolica, no, non poteva essere davvero così. Aziraphale si convinse dell’innocenza di Crowley, ma il suo animo rimaneva fortemente agitato, confuso e ferito.

Crowley crebbe di aver visto le cose peggiori al mondo. E molto probabilmente era vero. Ciò che non aveva mai fatto però era scatenarle.
Si trovava lì, quell’oggi, al cospetto del Re e della Regina di Castiglia. Ferdinando ed Isabella, che nel loro territorio assistevano ad un momento storico di pace, pace tra gli occupanti della Spagna e le loro diverse religioni: gli spagnoli, cattolici. I musulmani, e gli ebrei, col giudaismo come uso e costume, e l’ebraismo per religione.
Ed era ancora una volta, al popolo di Dio che fu riservato un trattamento osceno e terrificante.

{Un mese prima.}

Crowley era stato convocato negli Inferi.
Gli uffici di Belzebù erano come al solito, umidi e lerci, pieni di uova di mosche alle mura. Il demone sentiva la bocca dello stomaco sparire ogni volta che entrava lì dentro, o che scendeva laggiù, ad ogni modo.
Con pazienza comunque, attese con le mani giunte dietro la schiena che il braccio destro di Satana si presentasse.
«Ah, eccoti qui, Crowley!» lo spirito immondo col corpo di donna gli si parò dinanzi. Fiera nella sua divisa, la testa alta e il viso.. pieno di pustole dalle quali insetti sporchi e rumorosi fuoriuscivano. Doveva davvero trattenersi per non dare di stomaco ogni volta.
«Lord Belzebù. Al tuo servizio. Che posso fare per voi?»
«L’Inferno è vuoto.» Il demone si guardò intorno, le sopracciglia aggrottate.
«Mi sembra anche troppo.. popolato, se devo dire la mia.» le disse riferendosi più che altro al fetore, che occupava gran parte dello spazio libero tra un dannato e l’altro. Spazio che non era poco, poi.
Ma ella insisteva.
«Le anime, Crowley. Perché abbiamo un tasso di dannazione così basso nell’ultimo secolo? Che cosa stai combinando?»
Crowley, che era un attore a dir poco magistrale quando trattavasi di mantenere la calma dinanzi a situazioni scomode, sollevò il labbro inferiore con aria di chi era altrettanto stupito e indignato.
«Ugh. Questi umani stanno davvero diventando difficili. Ultimamente sembrano essere immuni.»  
«Mh, dubito fortemente che sia l’intervento dell’opposizione. Quegli angeli sono uno più stupido dell’altro.»
«Già, chissà che gli passa per la testa a questi umani.»
«Te lo dico io. Qualche idiota più idiota delle ali bianche si è inventato un modo per.. spaventare gli umani e allontanarli dalla tentazione. Una Commedia in un libro, mi pare lo abbia chiamato Hastur..»
«Libro?» ripeté il demone dai rossi boccoli. «Hastur sa leggere?»
Non sia mai avrebbero sfogliato la Comedia di Dante. Chi se non lui avrebbe mai potuto dirgli per filo e per segno cosa accadeva lì? Ed anche se avesse fatto in modo di dire loro che Dio gli aveva mandato una visione e che se stesso non c’entrava assolutamente niente, sarebbe stato prima amaramente torturato. I demoni si guardarono. Un silenzio scomodo e carico di accuse incombeva tra di loro. Fino a che il Signore delle Mosche fissò il demone suo subordinato con un’espressione dura.
«Ho un compito per te, Crowley. Dato che i giocattoli di Dio sono diventati ‘difficili’ come dici tu.. vanno un po’ incoraggiati.» Crowley allora comprese, e il respiro parve bloccarglisi in petto.
Incoraggiare, quando le tentazioni non andavano a buon fine, valeva a dire costringere, fornire mezzi e materiale. Con un sorriso saccente e garbato al contempo, scosse la testa finemente.
«Naaah.. non ne hanno bisogno, Lord Belzebù. Si fidi di me, sono perfettamente in grado di sistem–»
«Ti stai rifiutando?» Gli occhi dalle aghiformi pupille allora si restrinsero ancor di più. Il sorriso vacillò per un attimo, un attimo soltanto.
«Certo che no. Sono perfettamente in grado di sistemare le cose. Dopotutto sono stato scelto perché sono bravo, no?»

La donna non fece altro per trattenere il demone che non voleva cadere, nonostante non si fidasse, né tantomeno le piacesse quel tentativo di deviare gli ordini e i comandi.

Era stato vano, il metodo precedente.
Crowley aveva fatto di tutto perché gli ebrei non venissero perseguitati, ma semplicemente indirizzati. Aveva provato a suggerire la conversione per forza. Un cambio di credo era sempre meglio che morte, tortura e confisca dei beni, in più avrebbe sottratto fedeli a Dio, e così parve aver risolto. Dittatori razzisti e conservatori che imponevano la vita con la minaccia, anime dannate, e fine dei giochi. Sarebbero dovuti essere tutti contenti, lui e l’Inferno.

Ma nonostante molti ebrei conversos si fossero battezzati e avessero accettato le imposizioni del Governo, continuarono a mantenere gli usi ed i costumi delle proprie origini.
Le voci corsero troppo in fretta.
Aveva purtroppo fallito, il demone. Sapeva che ogni azione aveva una conseguenza, quando fatta in prima persona. Aveva ingenuamente pensato e colpevolmente sperato che un piccolo escamotage potesse zittire le pressioni, che potesse ovviare al problema, che potesse finalmente dare un equilibrio pur essendoci lo zampino del male radicato, in maniera poco ortodossa.
Purtroppo, Belzebù non mancò di scendere nel pozzo più basso del Nono Cerchio Infernale, ad avvertire Satana in persona.
Il demone guardò il suo Signore dal basso, in volo sul Lago Ghiacciato in cui erano circondati lui e i tre traditori peggiori della storia. Egli nella sua mastodonticità, smise per un attimo di masticare Bruto, e sbattè le enormi ali rosse.
«Fallo venire qui. Subito.»

Quando Crowley seppe di essere stato convocato dall’angelo preferito di Dio ora diventato l’essere più crudele dell’Universo, quasi si discorporò. Non era mai, mai accaduto prima di allora. Con l’essenza colma dell’ansia più pura e della paura più nera, raggiunse quella destinazione, la Giudecca. Satana era lì, fuori dal lago di ghiaccio, tra le suppliche degli spiriti in pena in cerca di pietà. 

Con le ali che talvolta ritiravano autonomamente nelle scapole quasi a rifiutarsi di volare in quel girone, si costrinse ad avanzare fino ad essere ai piedi del demonio in persona, dalla quale bocca pioveva letteralmente un bagno di sangue. Cassio, Bruto e Giuda venivano trapassati dai grossi denti di Satana, e le loro urla erano così strazianti da sovrastare i lamenti delle anime e i pensieri del demone, immobile dinanzi a quelle scene. Ciò che udiva, inoltre, era il rumore delle zanne sbattere l’una contro l’altra e le ossa macinate. Era inquietante e inorridente, così come lo erano carne e squarci di interiora che piovevano giù. Il demonio, mescolò alla propria saliva la pastocchia che erano divenuti i tre umani dannati, e con sdegno lo sputò senza tante cerimonie a poca distanza da Crowley, che d’istinto indietreggiò quasi inciampando nei suoi stessi piedi.

Era disgustato al limite della sopportazione. La carne tritata a pochi metri, dopo un po’, ritornò ad avere l’aspetto dei tre uomini, intonsi e risanati come se nulla fosse stato. Correvano, scappavano con gli occhi fuori dalle orbite e le braccia in testa come a proteggersi, ma Satana li riafferrava con le sue mani enormi e ripeteva l’intero processo.

La voce del mostro era un profondo abisso di orripilanza.

E prima di entrare in quelle fauci per l’ennesima, dolorosissima volta, le loro gole si erano già lacerate a forza di urlare proteste e una pietà che non avrebbero ricevuto. Poi, Satana parve notare Crowley che era ormai in una trance dissociativa, con gli occhi vuoti e impauriti.
«E allora, Crowley. Ho saputo che ormai lavori ed operi da solo.»
Il demone volle parlare, ma gli sguardi dei peccatori e il rombo della voce di Satana parvero volerlo uccidere, in modi differenti. La pena ed il panico.
«No mio Signore, io-»
Il dorso dell’enorme mano sbatté contro il demone, che volò senza aiuto delle ali contro la roccia che era la parete della Giudecca, e fu certo di sentire almeno quattro o cinque vertebre crollare. Un urlo di dolore lasciò la sua gola senza il suo controllo. Satana poi aprì una mano e lo richiamò a sé, e fu immediatamente stretto nella sua presa. Quando lo lasciò cadere, catene ai polsi e al collo gli offendevano la pelle.
«Stai mettendo in discussione anche me, Crowley?»
«N-No! No Signore, non...» il demonio strinse le catene così forte che i polsi si spezzarono. Fu costretto in ginocchio, e i lunghi artigli del demone gli tagliarono la schiena, come avrebbe fatto una volpe a nove code dalle punte d’acciaio. Crowley urlò, col viso in terra e il sudore che gli colava giù dalla fronte, le membra impossibilitate al movimento. Piangeva in silenzio come non avrebbe mai voluto fare nella vita, per orgoglio, per necessità.
«Ti sei battuto tanto da codardo quale sei per essere scelto come inviato sulla terra, per fuggire da qui. E quando un ordine ti viene dato, tu lo segui, Crowley. Fai il tuo dovere, o sguinzaglierò qualche altro servo che non ha di certo paura di ingoiare fino all’ultimo umano, e soprattutto, di darti il tormento in eterno. ! »
Tuonò allora il Diavolo, e Crowley tremò fino all’ultima fibra dell’anima, annuendo per disperazione.


E così ora, Crowley era in Spagna.
La brutalità che aveva ancora impressa nel cuore e sulle carni non lo fecero, suo malgrado, esitare per un solo attimo mentre incoraggiava i sudditi a convincere il Papa di approvare l’Inquisizione.
Era stato già approvato circa un secolo addietro dal precedente Papa l’utilizzo della tortura come metodo di estirpazione della verità. Anche l’uomo migliore al mondo, con i principi morali più sani e giusti prima o poi avrebbe ceduto ai metodi con la quale venivano lacerate, deturpate, e strappate le carni.
Il dolore fisico talvolta era insostenibile, e la violenza con la quale era inflitto, nuda e cruda, avrebbe spaventato chiunque.
I giudici e i funzionari del governo spagnolo seguirono strade infauste per estirpare fondi di verità che talvolta neanche esistevano, dagli ebrei e dai loro familiari. Gli interrogatori erano posti da gente tanto colta rispetto ai popolani, che alla fine finivano per confessare anche in maniera retroversa spinti dai giochi di parole.
Fino a che tutti gli ebrei furono espulsi dalla Spagna, dopo quasi un secolo di persecuzioni, di torture, e così anche i loro testimoni che o testimoniavano a favore, o venivano condannati per appoggio.
Talvolta l’inquisito neanche conosceva i motivi della condanna, poiché ben presto iniziarono a non avvisare neanche che si sarebbe tenuto un processo.

E la Chiesa nel secolo dopo, da che si mostrò contraria inviando parecchie lettere al Re per avere pietà degli ebrei, adottò gli stessi identici metodi contro gli eretici. Metodi che Crowley aveva portato ispirandosi alle torture infernali.
La Culla di Giuda, la Vergine di Ferro in cui la persona veniva chiusa viva in un sarcofago pieni di chiodi , la Pera che rompeva la mascella o il retto delle persone, la Tavola che trazionava gli arti fino a slogarli, e la Mordacchia che bucava la lingua.
E purtroppo, non aveva finito.

Col cuore in tempesta e ricoperto di melma incandescente e putrida, Crowley diede inizio alla più sporca e indicibile oppressione umana della storia.
E fu contento di non doverla condividere.. fino a che Aziraphale non lo convocò.

 

Aziraphale ben presto venne a sapere in modo più specifico i metodi di tortura utilizzati dall’Inquisizione e, una notte, si intrufolò in una delle loro segrete per vedere con i suoi occhi quegli strumenti.. ed erano come descritti, quella notte l’angelo uscì da quel luogo putrido e diede di stomaco, per poi piangere tanto oro. 

Furono tante le notti in bianco, tanti i dubbi e le paure che lo assillavano, specie da quando Gabriele parlò di un “demone dai capelli rossi” che sembrava aver incoraggiato la fondazione dell’Inquisizione. Non poteva essere vero, il cuore dell’angelo pesava come un macigno.

 

Madrid, 1560 d.C.

 

Crowley, mi dirigo a Madrid, incontriamoci lì, alla Plaza de la Villa. Subito.

  • Stella Egiziana

 

L’Angelo si diresse subito a Madrid, ma provava un’angoscia mai sentita nella sua esistenza… non dai tempi della Biblioteca di Alessandria, anzi, era decisamente peggio, di gran lunga. Nessun libro poteva essere comparato alle migliaia di vite umane spezzate nella pozza oscura del dolore. 

Aziraphale, in una giornata uggiosa e fredda, arrivò nella piazza. Di solito Crowley arrivava sempre in anticipo, ma questa volta sembrava in ritardo, il volto di Aziraphale era serio, preoccupato.. per tanto tempo lui e Crowley non si erano raccontati praticamente nulla, Aziraphale avrebbe voluto narrargli delle sue avventure fiorentine, ma sembrava che il demone si fosse allontanato e non fosse più incline alla totale condivisione, assurdo, no? Vivere accanto per così tanti anni, e poi dividersi. Cos’era successo in quel lasso di tempo? L’angelo se lo chiedeva spesso, ripensava alla notte toscana in cui danzò e passeggiò con Crowley, ma sembrava solo un lontanissimo ricordo.

Il demone fu pervaso dalla tentazione di non rispondergli, e vi cedette. Non aveva mandato alcun messaggio in risposta. E fu anche tentato dal non presentarsi. Molti fattori giocavano contro di lui: non aveva il coraggio di presentarsi dinanzi l’angelo, non dopo quello che aveva fatto. Si vergognava dal profondo dell’anima, e si sentiva colpevole. Non per gli esseri umani, in questo frangente, ma verso di lui. Sentiva di aver infranto un patto importante, di essere andato contro principi che andavano oltre il loro status, e non quello di creature opposte e rivali, ma quello che nel tempo avevano costruito, con fatica, con fiducia. E poi, non avrebbe potuto guardare nei fondi infiniti più lucenti del sole di Aziraphale, sostenerli, o mentire. Non dopo che egli aveva riposto una fede in lui che non meritava per principio oltre che per operato. Non dopo che sapeva di essere innamorato di lui. Era come se lo avesse tradito di nuovo, e questa volta consapevolmente, e senza possibilità di redenzione. Perché Crowley sapeva, non era certo uno stupido, che dal tono implicito di Aziraphale adesso sarebbe toccata a lui, l’Inquisizione.
E mai tortura sarebbe stata più amara e infelice che vederlo soffrire a causa sua.

Satana gli aveva dato del codardo, e forse lo era. Tendeva per natura a fuggire, il demone, quando la situazione diventava troppo. E non avrebbe potuto neanche chiedergli una pausa, perché non avrebbe mai potuto trasferire all’angelo la responsabilità delle torture, o della tentazione verso gli umani di entrare a far parte della corte giudiziaria.

Niente gli era favorevole. Tutto sembrava volerlo vedere morire, o anzi vivere con quel fardello insopportabile, divertendosi a vedere fino a quando e dove sarebbe sopravvissuto senza impazzire.
Quando Crowley arrivò con tutta la calma del mondo, fu come andare al patibolo. Ciononostante, rivedere Aziraphale malgrado i loro volti fossero l’uno più collerico e duro dell’altro, fu la cosa più felice che potesse ricordare negli ultimi secoli.
«Angelo.» gli disse anaffettivo, gli occhiali scuri a coprire un grosso livido che non sarebbe guarito tanto facilmente.

 

Aziraphale finalmente vide arrivare Crowley, e sentendo il suo saluto lo percepì.. il distacco. Un tono freddo, quando un tempo era solito essere sempre caloroso nei suoi confronti. Non c’era tempo per le chiacchiere, i convenevoli o gli inviti a pranzo.. entrambi sapevano perché si trovavano lì, Aziraphale doveva sapere.

«Lo sai perché sono qui. Gabriele mi ha riferito di un demone dai capelli rossi che ha incoraggiato l’Inquisizione.. per un momento, onestamente, non ci ho creduto. Insomma, non può essere vero, giusto? Non faresti mai.. non dopo ciò che ti ho detto a Toledo. Al di là delle fazioni, dello status, tu ami l’umanità Crowley, come me. Abbiamo.. fatto tante cose insieme.» la voce di Aziraphale iniziò a tremare e i suoi occhi cerulei si inumidirono. «Ma oltre l’umanità.. perché dovresti farmi del male? Non credo di averti fatto qualche torto.. l’Inquisizione stava per prendere anche me, una notte, lo sai? Me! Se non fosse stato per  i miei poteri, a quest’ora il mio corpo sarebbe stato torturato, ed è come se.. come se fossi stato tu a inseguirmi, quella notte, se è vero. Gabriele non sbaglia mai..» delle lacrime dorate iniziarono a inumidire gli occhi dell’angelo. Perché, in cuor suo, sapeva benissimo qual’era la verità, tuttavia il suo cuore si rifiutava di crederci.
«Non amo l’umanità» Crowley interruppe bruscamente, ma con il tono garbato. L’unico e solo modo che aveva per non cadere in ginocchio e pregare esattamente come aveva fatto prima di cadere, era scegliere di non provare emozioni. Sapeva che quando avrebbe annullato il proprio auto miracolo sarebbe stato il più brutto di tutti i suoi giorni dannati, ma non avrebbe potuto in nessun modo sostenere quella conversazione, quel viso. Malgrado le iniziali incomprensioni e il loro modo di tenersi a distanza per non incappare in scomode situazioni che li avrebbero messi nei guai, Aziraphale non lo aveva mai guardato in quel modo, esattamente come si guarderebbe un demone.
Con delusione, con rabbia, con dispiacere.
E l’idea che sarebbe potuto finire appeso ad una corda per i polsi da dietro la schiena, o appeso a testa in giù e segato dall’inguine al petto, quasi annullò il miracolo, poiché si sentì formicolare le mani. Se non si fosse reso apatico, starebbe ribollendo di rabbia, livido e incontenibile.
E invece, scosse la testa.
«Lo vedi da te che non siamo simili.» gli disse, come a voler sottolineare una cosa che lui aveva fatto e che l’angelo non avrebbe fatto mai. Neanche sotto tortura, si sarebbe fatto uccidere piuttosto.

 

Aziraphale rimase semplicemente stupito, interdetto, confuso. «Tutto qui? E’ questo che hai da dire?!» esclamò, quasi facendo fatica a respirare.

«Ti credevo diverso.. quando mi hai salvato ad Alessandria, a Roma, poi in Francia, e soprattutto a Firenze, ricordi quella sera? Ti ricordi?! Non è mai significato niente per te?!» le lacrime dorate scorrevano, e il mondo attorno all’angelo sembrò scomparire, tutto sembrò dissolversi, tanto era il dolore che stava provando, il suo cuore sembrò spezzarsi. «Non posso lasciarti ferire l’umanità così.. l’umanità che cerco di proteggere da secoli, l’umanità che ho imparato ad amare, che tu stesso mi hai fatto amare. Ti dovrò fermare, Crowley.. non ho scelta, non sottovalutarmi, non sono un Arcangelo, ma so il fatto mio.» mai, mai Aziraphale avrebbe pensato di arrivare alle minacce, e il solo fatto di aver pronunciato quelle parole gli portò una tale nausea che dovette accostarsi alla parete di un edificio. 

Per un momento, la vita dell’angelo sembrò fermarsi, ormai niente sembrava avere più senso, senza Crowley al suo fianco.
«Che brutto vizio hai, di pensare sempre al passato! Ovviamente puoi permettertelo tu, che non hai mai conosciuto niente di diverso da-»
Le sue stesse parole si rifiutarono di uscire.
Lui aveva ragione, comprendeva il suo gesto. Era solo un disperato tentativo di farlo rinsavire, come se fosse privo di ragione.
Ed invece era solo manovrato. Un pupazzo nelle mani di una forza maggiore che non poteva sconfiggere né tantomeno rifiutare. Ma questo non glielo poteva dire. Si strinse i lembi finali delle maniche lunghe della veste con le mani, come se volesse nascondergli quanta più martoriata pelle possibile. Veniva ancora torturato, sempre, perché non si scordasse che era sotto sorveglianza.
E non glielo poteva dire, o Aziraphale avrebbe cercato di convincerlo a trovare una soluzione alternativa, quando non ce n’erano senza anche lui si facesse male.
E se questo avrebbe voluto dire essere nemici come non lo erano mai veramente stati, non poteva che accettarlo. Perché non lo avrebbe mai messo in pericolo. E se lo avesse davvero bloccato, forse gli avrebbe fatto soltanto un grosso, grossissimo favore.
«Neanche tu sai di che cosa sono capace. O forse te lo sei solo dimenticato.» 

 

E così iniziarono anni e anni di una “guerra indiretta” dell’angelo e del demone un tempo uniti, fautori della Divina Commedia. Aziraphale aveva perso il suo solito appetito, non mangiava quasi più e aveva perso peso, raramente dormiva, le giornate erano.. eterne. Era come vivere con tanti spilli conficcati dentro, nelle membra, nel cuore. Non era vita quella, sembrava più una tortura. Gabriele lo intimò di impegnarsi per cessare le torture, così come Dio stesso che, dopo tantissimi secoli, gli rivolse la parola: “Principato Aziraphale, non posso tollerare che tanto dolore venga cosparso in mio nome.. opponiti a tutto questo, con la bontà che ti contraddistingue” e così fece l’angelo. Non ferì mai Crowley, né lottò contro di lui, semplicemente lo ostacolava e, ogni tanto.. si mostrava, sempre aveva gli occhi coperti il demone, e non poté mai guardarlo davvero negli occhi per cercare di fermarlo. 

 

Era una sera fredda, umida, Aziraphale doveva aiutare una donna e un filosofo, dichiarati colpevoli, sarebbero presto finiti in una delle segrete per essere torturati. Aziraphale aveva ormai capito i metodi dell’Inquisizione, gli orari, le usanze.. ma fece male i suoi calcoli quella sera, i due umani riuscirono a salvarsi, ma Aziraphale fu colto di sorpresa quando si ritrovò una corda attorno al collo e cadde a terra, iniziando a sanguinare. 

«Tu.. continui a ostacolare il nostro operato, l’operato di Dio, non sappiamo come fai a sfuggirci, forse pratichi magia nera, mi sono preso il personale compito di toglierti di mezzo.» disse l’uomo, un inquisitore molto conosciuto di nome Armando, meglio noto come “La Frusta Nera di Madrid”, e quella frusta.. la vide.

«Questo non è l’operato di Dio.. stolti!» esclamò, e la famosa frusta gli colpì una spalla, e poi il viso. L’angelo urlò, non aveva mai urlato in quel modo prima d’ora, ma il dolore fu estremamente vivido. Riuscì ad usare il suo potere per indurre uno svenimento. Aziraphale si tirò su a fatica, il volto d’alabastro ricoperto da una striscia di sangue rossa. Solo dopo si accorse della presenza di Crowley, poco più lontano.. aveva visto tutto e non era intervenuto, nemmeno in quel frangente? Una lacrima dorata solcò il volto dell’angelo, non provava neanche più rabbia, solo una profonda tristezza.. e solitudine. Senza dire nulla, si voltò e se ne andò via zoppicante.

Crowley fu costretto, a non alzare neanche un dito.
Faceva ormai parte della magistratura d’inchiesta di Spagna, come membro rappresentante il cui compito era, naturalmente, controllare che tutto andasse come il male aveva programmato per gli uomini e per la casa di Dio.
Aveva il rigido ordine di non intervenire, per la prima volta da quand’era su quel pianeta ebbe su di sé l’ambasciata Infernale che risaliva ad ogni suo miracolo, e ogni qualvolta cercava di impedire, alleggerire o smorzare una condanna, veniva risucchiato dalla terra e torturato lui stesso.
Trentanove frustate, come ricevute da Cristo prima della passione, poiché trentanove era il dosaggio perfetto per ferire senza uccidere. Arrivando solo allo stremo. Le fustigazioni erano dure e ad ogni scatto le carni si aprivano, e ne aveva di nuove regolarmente, poiché tutto sopportava tranne la vista dei bambini.
Gli umani ci pensarono da soli ad accrescere esponenzialmente la sua trovata.
Le autorità Romane molto presto iniziarono ad accanirsi anche sui fanciulli, in età nella quale essi cominciavano a sviluppare il pensiero logico che permetteva loro di ragionare. Otto ai dodici, era l’età in cui venivano messi a morte dopo le bestiali torture, accusati di pro maleficis habitos, stregoneria.
Non poteva resistere a loro. Così come non avrebbe potuto resistere ad Aziraphale, ma, al piano di sotto c’era la possibilità che sapessero che aveva salvato un angelo, e allora probabilmente le frustate sarebbero state quaranta, letali per il suo corpo mortale. O peggio.
Dopotutto nessuno sapeva né doveva mai sapere che non solo si conoscessero, ma che collaborassero spesso e volentieri.

Quando l’angelo gli dichiarò guerra fu come aver perso ogni lucidità, ogni speranza, e questo era certamente un dettaglio importante se riferito a un ottimista come lo era lui. Aveva sempre saputo che prima o poi qualsiasi cosa avrebbe trovato la vita della guarigione, come le epidemie, i conflitti, ma vedere la persona amata odiare così tanto se stesso era insostenibile, era talmente tanto dura che niente sembrava avere più una ragione.

Non poteva impedire che Aziraphale fosse ferito.
Ma nessuno gli aveva detto che non poteva portare l’Inquisitore all’Inferno.
Una passeggiata prima del previsto non avrebbe cambiato niente, pensò.
Quindi, quando Armando rinvenne, Crowley fu davanti a lui coi polsi chiusi e lunghi sui fianchi.
L’umano avrebbe spiccato il volo in discesa seduta stante.
E così, il demone finì la sua inutile e miserabile vita con tanta rabbia da poter far esplodere tutti i soli dell’Universo.

 

Furono gli anni più brutti per Aziraphale, ancora peggiori dell’XI secolo.. ciò a cui stava assistendo non aveva paragoni. Quando persino i bambini furono coinvolti, l’angelo scoppiò in una crisi di nervi, e pianse per una notte intera.
Era stanco, ora basta.
Intercettò Crowley, lo incontrò ai confini della città di Madrid, come sempre, freddo e distaccato, non sembrava nemmeno più lui. Non era più il suo Crowley.
«CROWLEY!» urlò l’angelo per farsi sentire.
«Tutto questo deve finire! Non anche i bambini! Non puoi acconsentire a queste atrocità!» l’angelo urlò, i suoi occhi luminosi d’oro, la sua chioma riccia fluttuava nell’aria, non aveva neanche più badato a tagliarsi i capelli, quindi si erano allungati. Doveva fermarlo.. doveva fare qualcosa, non potevano continuare così.
Il demone non si era aspettato quella visita, e ne fu colto di sorpresa. Sapeva che prima o poi Aziraphale sarebbe arrivato a dispensargli i sensi di colpa, ma non era preparato a controbattere tenendosi addosso la maschera che gli avevano messo.

«Aziraphale, adesso basta! Ti ho già detto di no, se vuoi bloccarmi devi cavartela da solo!» 

Gli urlò esasperato, col cuore che martellava nelle orecchie. 

 

Aziraphale sospirò con disperazione, se si avvicinava Crowley sarebbe potuto fuggire o peggio.. lo avrebbe attaccato con il fuoco infernale? Non poteva rischiare, ormai non era più sicuro di chi fosse davvero.
Gli occhi di Aziraphale divennero due fari luminosi d’oro, agitando le mani materializzò una serie di filamenti dorati che formarono due braccia vicino a Crowley e in un gesto disperato, tentò di bloccarlo con una copia dorata di sé stesso, così da mantenere le distanze di sicurezza, ovviamente fece di tutto per non ferirlo.. Crowley si divincolò e, nel farlo, le sue vesti si strapparono, ciò che vide l’angelo lo lasciò paralizzato. Un forte senso di nausea lo colse e si portò una mano alla bocca, tremante.
Ora tutto aveva un senso, ora capiva perché Crowley non si rifiutò di farlo. Lo avevano costretto.. con la tortura.
Aziraphale si sentì mancare la terra sotto i piedi, la pelle del demone era una visione raccapricciante, delle lacrime dorate rigarono il volto dell’angelo, al solo pensiero che Crowley avesse sofferto così tanto.
«C-Crowley..» balbettò, facendo subito scomparire la propria copia dorata.
La visione dei solchi nella carne, del sangue, della pelle che non c’era più.. aveva sempre amato la pelle di Crowley.
«Raggiungimi alla mia casa di Firenze, posso guarire ogni ferita, anche se inferta da Satana stesso, non soffrirai più, ti prego.. devo guarirti.» gli disse con voce tremante, ed era vero, i poteri curativi di Aziraphale erano senza limiti, per sua natura era incline alla guarigione e alla gentilezza. Non importava più ciò che aveva fatto il demone, avrebbe dovuto immaginarlo che Crowley non avrebbe mai commesso simili atrocità.. se non costretto da simili malvagità.
«Scusami, scusami Crowley, dovevo immaginarlo.. non avrei mai dovuto dubitare di te. A volte dimentico i metodi che usano all’Inferno..» balbettò poco dopo, provando un senso di colpa per aver messo in dubbio il demone, chiunque al suo posto avrebbe fatto lo stesso, persino l’angelo. 

Quando Aziraphale ebbe visione completa della schiena e del petto colmo di abrasioni vive e di solchi neri e incrostati, dei polsi con la quale veniva appeso da filo spinato, Crowley si sentì troppo vulnerabile, troppo esposto. 

Avrebbe voluto ricoprirsi, ma non lo fece. Non trovò ragioni, non poteva cancellare il fatto che lo avesse visto in quello stato. Stava solo a testa bassa, il volto paralizzato in una smorfia impassibile, come privo di capacità di interazione con l'ambiente. 

Respirò come per ridestarsi, e alle parole dell'angelo sorrise amaramente.

«Sto bene. Guariranno prima o poi. Stanne fuori, angelo.» gli disse strofinandosi il naso col dorso della mano, come tentativo di distrazione per entrambi. 

Era troppo testardo per accettare di farsi guarire da lui. Neanche avrebbe dovuto sapere che cosa gli accadeva quel secolo.

 

Il volto dell’angelo si fece serio, Aziraphale si dissolse in un cumulo di sabbia dorata che fluttuò nell’aria fino ad avvolgere interamente Crowley, con quell’azione riuscì ad anestetizzare le ferite peggiori, così che almeno non gli portassero più dolore per alcune ore.
«Non mentirmi, Crowley, nessuno potrebbe mai impedirmi di guarirti, nemmeno Satana stesso.» la voce calda e melodiosa dell’angelo risuonò nelle orecchie del demone. L’angelo ritornò nella sua forma, materializzandosi a pochi centimetri dal volto del demone, a cui tolse gli occhiali scuri.
E lo vide, un volto stravolto, addolorato, stanco… con un ematoma e altre ferite, Crowley non era più Crowley, solo una maschera. Aziraphale non sopportava di vederlo così, provò anche una forte rabbia, come mai gli era capitato.. per la prima volta nella sua vita, ebbe l’istinto di fare del male, a coloro che fecero soffrire così tanto Crowley.
«Oh Crowley, se potessi scendere giù all’Inferno gliela farei pagare a tutti quanti. Ti prego, raggiungimi a Firenze, ho una bella casetta lì.. sai? Ho raccolto dei libri sulle stelle che potrebbero piacerti.»

Fu come una folata divina calda e rassicurante, il suo cuore distrutto fu immediatamente riempito di una dolcezza e inenarrabile e la sua mente era fragile. Era tenera quella polvere fine e calorosa che gli avvolse il corpo come un gentile ciclone di cui lui era l'occhio, in esame. Aziraphale mappò ogni centimetro e lui lo sentì, e le ferite sembrarono riacquistare forza, perdere la sensibilità che lo faceva sussultare ogni volta che nei movimenti la veste le sfiorava. Il pulsare delle abrasioni e delle cicatrici smise di vivere, e lui si abbandonò alla sensazione di avere lo spirito dell' angelo intorno, addosso.

Come una coperta in mezzo alle lande ghiacciate. Era come gettarsi in una sorgente fumante in grado di sciogliere i muscoli, dopo essere stati esposti al rischio d'ipotermia per molte ore, e nel suo caso, molti anni. Quando poi l'unica altra barriera che li separava fu abbattuta, e i loro occhi si incontrano non più dietro il velo nero ma direttamente, Crowley parve perdere ogni orgoglio.

«I bambini non li ho coinvolti io.» 

Gli disse come per discolparsi. 

 

«Ti credo, Crowley. Ora andiamo.» Sì, gli credeva, sapeva che Crowley non sarebbe mai stato capace di simili atrocità.
Si diressero a Firenze, troppi occhi su Madrid. L’abitazione di Aziraphale era un’abitazione signorile vicino a Santa Maria Novella, provvista di due piani: al piano terra due stanze, una cucina, un salotto, al piano di sopra vi era il suo studio e atelier dove scriveva e dipingeva, era infatti colmo di dipinti, disegni, libri e bozze. Aziraphale era amato e conosciuto nel quartiere, quando arrivò, tutti lo salutarono con garbo. 

«Signor Azira, bentornato! Allora le porto il latte domattina?»
«Ciao Ruggero! Certo!» disse l’angelo ad un uomo anziano con un carretto.
Dopo circa quattro bambini corsero verso l’angelo, letteralmente travolgendolo con gli abbracci. «Il signor Azira è tornato!» urlarono. E l’angelo diede una moneta a ciascuno di loro. «Compratevi un dolce, e dite al signor Ferdinando che ho finito il vermiglio e gli azzurri.» disse loro l’angelo con un sorriso, e i bambini annuirono correndo via. Passò anche Michelangelo, con cui si scambiarono un cenno di saluto. «Allora, vedo che non è cessato il viavai di uomini dalla tua abitazione, Azira di Atene.» commentò l’artista con un mezzo sorriso. «E pensare che volevo farti i complimenti per la Cappella Sistina e i tuoi progetti fiorentini..» gli disse scocciato l’angelo, non aveva mai amato quel carattere. «Credo che sopravviverò anche senza i tuoi complimenti, Azira.» Michelangelo rise e se ne andò.

«Simpatico.» Commentò il demone al passaggio di Michelangelo, con un sopracciglio sollevato.
L’angelo si affrettò ad entrare, prima che altri lo fermassero. «Ho vissuto molto qui, quindi mi conoscono. Siediti pure sulla poltrona, io controllo la posta.» disse l’angelo rassettando in giro, per il salotto erano sparsi fogli, qualche veste e un vecchio cappello che Leonardo aveva dimenticato lì.. ormai l’artista era deceduto da tempo. «Ho così tante cose da raccontarti! Qui a Firenze ho vissuto gli anni migliori dai tempi di Atene!» disse l’angelo, finalmente contento di poter condividere con Crowley le cose che aveva imparato. 

«Non lo metto in dubbio che ti sia allietato dato il viavai di uomini.»

Crowley gli disse quasi senza tono, malgrado già dall'incontro con il pittore il suo intestino stesse letteralmente friggendo nell'olio bollente. 

 

Tornare a Firenze però era splendido. Aveva lasciato parte del suo cuore lì, e ritornarci era come respirare nuovamente dei ricordi felici impressi nell'aria. Se non fosse per la controparte più oscura e invalidante, si trovava ancora in quel luogo nella quale aveva saputo la verità sui suoi sentimenti, e condividere quei terreni con Aziraphale era un disagio profondo. 

Ma era felice di avergli fornito anche se indirettamente un posto in cui essere felice, un posto in cui ridisegnarsi un'identità con la quale esprimersi dai tempi della sua amata Grecia. 

Firenze a quel tempo era culla di importanti evoluzioni artistiche, e Crowley sarebbe stato interessante nel girare tra gli umani impegnati a trasformare il dolore e la fantasia in arte. 

 

Il demone si accomodò dove gli era stato indicato ed osservò l'ambiente. Era una specie di disastro con una certa logica, poteva dedurre. Esattamente come lo era la fervida mente di Aziraphale.

Sedette in silenzio, ma senza appoggiarsi con la schiena. Gli doleva ancora nonostante l'intervento angelico.
Più silenzioso del solito, studiava i movimenti dell'angelo come se non appartenesse più a quella vita, come se avesse cominciato a esistere da solo un secolo e tutto ciò che aveva intorno fosse nuovo e stranamente pesante sul petto.

 

Aziraphale avvampò alla frase di Crowley. «M-ma che vai a pensare! Erano artisti e letterati e si discuteva di arte, libri e scienze davanti ad una tazza di tè.. però qui tutti pensano male. Lo sai che sono diventato un pittore? Mi sono formato alla bottega di Andrea del Verrocchio, accanto a Leonardo da Vinci, che fu un mio carissimo amico. Spesso veniva a dormire qui per trovare ispirazione per i suoi lavori, un uomo garbato e gentile.» spiegò Aziraphale smistando la posta. «Al piano di sopra c’è il mio atelier, entrai nella corte di Lorenzo il Magnifico, e quel Michelangelo è una spina nel fianco credimi. Ma la pittura è diventata la mia più grande passione, dopo la scrittura, non sono neanche così male, qualcuno ha persino acquistato i miei dipinti!» gli disse con un sorriso.
«Ora ti guarisco, poi te li mostrerò, te ne regalo qualcuno.» spiegò l’angelo, prendendo una sedia e posizionandosi davanti al demone silenzioso. 

 

«Mi spiace ma.. ti devo togliere la maglia, che mi accusassero pure di sodomia se sono tanto interessati a chi invito a casa mia!» disse l’angelo agitando una mano e privando il demone della parte superiore delle vesti. Rivedere quelle ferite gli riportò di nuovo la nausea, ma cercò di evitare di piangere di nuovo.

«Ora.. essendo tu un demone, la mia guarigione potrebbe dare un po’ fastidio, potresti sentire pizzicare o bruciare un po’.» spiegò.

«Quanto potrà fare male questo.» puntualizzò Crowley velenoso, ripensando al dolore subito all'Inferno.
Allora l’angelo passò una mano sulla schiena del demone, affusolata e delicata, da essa si diramò una nube dorata che ripristinò le parti lesionate e i tagli, facendo tornare la pelle al suo stato originario. 

La sensazione di nudità era sgradevole, non perché fosse a disagio col corpo che aveva imparato a conoscere tanto bene nel tempo, ma perché era uno spettacolo ripugnante.

Crowley strinse i denti. Aveva ragione, era molto, molto fastidioso, ma non soffiò un alito di fiato.

 

Il primo passo era fatto, ora la parte più delicata: il viso. Aziraphale non disse nulla sul fatto che curare un demone, per un angelo, poteva avere qualche effetto collaterale se fatto più volte. Aziraphale iniziò a sentire la pressione corporea scendere un po’, ma cercò di mascherare il tutto.
«Il viso e gli occhi sono più delicati, ma resisti, presto sarà tutto finito.» allora l’angelo si posizionò davanti al demone, prese le sue mani (anch’esse ferite) fra le proprie, non gli importava di sporcarsi con il suo sangue, cercò di sorridergli rassicurante, puntando i suoi occhi azzurri in quelli di Crowley. «Chiudi gli occhi.» e quando il demone li chiuse, Aziraphale appoggiò la propria fronte contro la sua.. non si sentiva imbarazzato, anzi, per lui fu la cosa più naturale del mondo. Da quel contatto, presto scaturì un forte bagliore che illuminò quasi tutta la stanza e avvolse Crowley, nella luce, mentre l’angelo si sentì avvolto dall’oscurità. Le mani dell’angelo tremarono ma rimasero strette a quelle del demone, mentre iniziò a sudare freddo.. era come se una piccola parte del dolore del demone la fece propria, per estinguerla, e per un brevissimo momento.. il volto di Satana apparve nella sua mente. Ma non solo, ebbe la visione di una delle torture subite da Crowley, e il volto dell’angelo si rigò di lacrime, pervaso dal terrore nel rivedere il demone che, tempo addietro, lo aveva quasi ucciso. Aziraphale cercò di resistere, cercando di rimanere lucido, non poteva far sapere a Crowley cosa avesse visto. Ma fu uno dei momenti più orribili e dolorosi della sua esistenza.

«Ngh--» Aziraphale gemette sia di dolore che di terrore, un terrore che poté sentire fin dentro nelle membra, era questo che aveva provato Crowley in tutti quei secoli? Aziraphale faticò a realizzarlo, ma era questo che succedeva se un angelo curava più volte un demone: assorbiva una piccola parte della sua essenza, del suo dolore e delle sue visioni passate, per un breve momento.
Era una punizione per l’angelo, un avvertimento: “Se cadrai aiutando i demoni, questo terrore e dolore diventeranno la tua nuova casa”. Se lui aveva provato quel glaciale terrore e aveva visto il Diavolo, sperò con tutto il cuore che Crowley, invece, potesse aver sentito di nuovo il calore del Paradiso dentro di sé. Almeno per quel momento.

 

Fu come se un lampo avesse attraversato la mente del demone, generato da quella dell’angelo, e quando la psiche di due creature soprannaturali, eterea e occulta si toccarono, ciò che accadde era stato probabilmente l’unico evento di quella portata mai esistito al mondo.

Avevano avuto un contatto, come se si fossero fusi, e nella linea di quella scia intangibile che li stava collegando, il frutto delle loro menti lasciò le rispettive origini per viaggiare in direzione opposta, e arrivare all’altro. Momenti vissuti ed altri ipoteticamente sia veri che falsi perché non avvenuti apparvero, dettati dalla casualità del tempo stesso in momenti indefiniti, frutto forse del fato o di una soggezione causata dall’incontro di due nature tra loro contrastanti, forze uguali e contrarie, costruirono immagini e suoni al di là della loro comprensione. 

Crowley vide nella sua mente, mentre il corpo giovava delle cure angeliche, qualcosa che non seppe davvero definire.

 

I suoi capelli erano ramati e non più scarlatti, ed erano morbidi boccoli lungo le spalle e non più ricci indistinti come spirali rettilofile. La sua visuale era diversa, non era più verticalizzata nel focus centrale, era di nuovo comprensiva di tutto il campo intorno all’oggetto sulla quale lo sguardo era posato, come se le sue pupille fossero sferiche e non più aghiformi. Aveva delle vesti leggere come una seconda pelle, e le mani dai palmi setosi. E in terra il pavimento era quasi lontano dalla pianta dei piedi nudi che camminava su di esso, come se stesse attraversando un invisibile ponte d’aria. E dall’altro capo c’era Aziraphale, nella sua pura forma angelica. Niente corpo. Soltanto una figura eterea splendente ma non accecante, non doveva chiudere gli occhi ne socchiuderli per vederlo. La sua essenza emanava riflessi iridescenti, e stava giocando con una sfera d’acqua.

«Che cosa stai facendo?»

«Oh, sto dando la mia benedizione.»

«A chi?» Crowley fu molto attento a non toccare l’acqua.

«A te, Arcangelo Raffaele, guida e difensore dei giovani umani.»

«Non sono nemmeno un angelo. Non più.»     

«Questo lo dici tu.» Crowley si accigliò. Che fosse impazzito?

«Guarda che meraviglia.» Il demone si sporse. Vide l’Eden ai suoi albori, Adamo ed Eva felici. Era di nuovo sul muro, i suoi piedi ora toccavano la pietra. 

«L’ho già visto. E anche tu, angelo, che sta succedendo?»

«Oh, io credo che stiano per conoscere un altro lato della verità, loro due. Sono umani.. imperfetti.» Un serpente, lui da serpente stava attuando la prima tentazione della storia.

«Quello sono io. E nessuno mi ferma.. perché nessuno mi ferma?»  

«Perché, tu sei qui!» 

«Io sono a Firenze, con te, tra quasi seimila anni.»

«Oh. Capisco.»  L’angelo lo guardò, e sembrò decidere per un momento qualcosa di importante. Poi gli sorrise anche senza volto.

«Allora credo che è qui che vorresti essere. Tu puoi farlo. Possiamo restare qui.» Il demone allora ci pensò. 

«Quello che mi stai facendo.. mi stai uccidendo, non è vero?» Aziraphale gli sorrise di più, più dolcemente.

«Si. I poteri di un angelo non dovrebbero benedire un demone. Ma sarà bello qui. Vivremo nei Cieli e lasceremo che la Terra faccia il suo corso da sola. Non sarebbe bello? Vivere per sempre in un ricordo?»  

«Beh tecnicamente non è un ricordo.. è immaginazione. Un’allucinazione, forse.» 

«Oppure è una previsione.» 

«Non può accadere tutto da capo. Non può esserci un Secondo Avvento.» Aziraphale sembrò riluttante.

«Non puoi dirlo.»  

«Si beh, credo me ne tornerò indietro.» 

«Si. Perché se non lo fai morirò anch’io, molto probabilmente. Non sopporto molto il freddo, anche se abito le nuvole.. ma sarebbe stato bello. Vivere qui.» 

 

Crowley allora si voltò incapace di pensare razionalmente.. e quando riaprì gli occhi, il miracolo cessò, e loro erano di nuovo seduti l’uno di fronte l’altro. 

Il demone respirò affannosamente, stringendo d’istinto le mani dell’angelo di nuovo in carne e ossa, con gli stessi abiti, lo stesso volto, ma la carnagione più pallida.
«T-tutto finito.. hai visto? Non ci voleva m-molto.» Il volto di Aziraphale si sforzò di sorridere ma era pallido, rigato d’oro e una goccia di sudore scese lungo la tempia, sentì improvvisamente molto freddo, come se si trovasse in un luogo innevato, le sue mani erano ancora sporche del sangue del demone e scosse da leggeri tremiti. Crowley era totalmente guarito, nessuna ferita, niente sangue, la guarigione dell’Angelo, in teoria, doveva rinnovare anche lo spirito, l’anima, quindi sperò che anche quelli, in parte, stessero meglio, a differenza dei suoi.
Ora l’angelo aveva solo bisogno di un po’ di tempo per riprendersi.
Di certo, non avrebbe mai dimenticato il volto del Diavolo, il solo ripensarci gli gelava il sangue nelle vene. Ma non importava, vedere Crowley in salute lo rese felice, tutto il resto, l’oscurità che dovette assorbire, non aveva nessuna importanza per lui.

Egli invece era rinvigorito.
Sbatté gli occhi incapace di darsi pace, ma non poteva dirgli cosa era successo. Non era normale, né possibile. Quindi abbassò le spalle.
«Grazie.» 

 

Aziraphale gli sorrise, felice di rivederlo risollevato e rinvigorito. «Di niente.» gli rispose, e allora separò le proprie mani da quelle del demone, si alzò e si diresse più avanti verso la cucina per asciugarsi il volto.. si sentiva ancora terribilmente scosso, nelle sue orecchie risuonavano le urla di Crowley e davanti a sé vedeva ancora Satana. Si avvolse in una coperta, poiché la sensazione di freddo non cessò ancora. «Mi faccio un tè, poi ti farò vedere i quadri di sopra.» gli disse, rimanendo voltato. «Se dovesse ricapitare, torna da me.. e ti guarirò di nuovo. Se vuoi puoi rimanere qui, c’è la stanza per gli ospiti, ci facevo dormire Leonardo, è pulita.» non importava quanto dolore dovesse assorbire, ma Aziraphale lo avrebbe sempre guarito. Inoltre, l’angelo sperò di non separarsi nuovamente dal demone, non così presto, non dopo tutti quegli anni di lotta.

 

Crowley sembrò aver riacquistato coscienza, e stavolta, nel senso positivo del termine. Era come se quei momenti d'inferno fossero un ricordo recondito, che neanche lo scottava più. 

Sapeva di aver vissuto ciò che gli era accaduto, ma non lo avvertiva addosso, né dentro. Sentì come se Aziraphale gli avesse curato una sorta di malattia, e gliene fu sinceramente grato. Lo avrebbe infastidito in un'occasione diversa sentirlo parlare degli uomini che aveva ospitato a casa sua, non che ne avesse motivo o ragione, ma era ormai consapevole di provare dei sentimenti per lui, e odiava chiunque gli mostrasse dell'interesse o per chiunque lo palesasse l'angelo stesso. Li invidiava, perché avrebbe voluto ciò che loro avevano con lui, ciò che potevano ricevere e dargli senza catene, senza paure. 

Ma non ora. Adesso si sentiva finalmente bene.

Crowley lo seguì in cucina mentre era impegnato a prepararsi una bevanda calda, e osservò bene ripescando quella visione avuta pochi minuti addietro. 

Immediatamente comprese che forse, in qualche modo, non era stato solo frutto di un momento di trance casuale.

«Non avresti dovuto aiutarmi. Ti avevo detto che era meglio starne fuori. Lo sapranno, Aziraphale. E poi non ti ha fatto bene.»

Crowley gli prese delle foglie secche e le immerse nel bollitore dell'epoca sul fuoco vivo. 

«È successo anche a te. Vero?»

 

Aziraphale lasciò riposare le foglie nell’acqua, era assorto, quasi non sentì Crowley parlargli. «Successo cosa? Io sto bene, tranquillo non scopriranno niente, penseranno che ho curato l’ennesimo umano, faccio spesso magie simili. Non fare la donna isterica, quella parte aspettava a me.» disse l’angelo accennando un sorriso divertito, ricordando la sera in cui Crowley scoprì della sua “sessualità”.
«Qualche piccolo effetto collaterale, nulla di che, senti un po’ di freddo e poi ti passa.» spiegò l’angelo versandosi il tè in una tazza di rame. Gli fece cenno di seguirlo, era contento di potergli mostrare i dipinti, anni e anni di pratica e duro lavoro, nessun miracolo, solo tanto esercizio, ci impiegò circa una trentina d’anni prima di riuscire a maneggiare con abilità e scioltezza i colori e i pennelli.

L’angelo non voleva raccontargli delle sue visioni e di ciò che aveva provato, o temeva che il demone avrebbe sviluppato dei sensi di colpa.. non voleva dargli nessun pensiero o peso, ora che finalmente lo aveva liberato.

 

Crowley seguì l'angelo e sorrise della sua battuta, e quando entrò nella stanza ne fu stregato dall'atmosfera. La bellezza di quei dipinti era indefinibile, e la penombra dell'ambiente rendeva tutto parecchio suggestivo. 
 

L’angelo prese una serie di dipinti e li mostrò a Crowley: temi sacri, paesaggi classici ispirati a Roma e ad Atene, ma anche altri soggetti come angeli e.. demoni, ma i “demoni” di Aziraphale erano decisamente diversi; una donna bellissima con ali di pipistrello e un angelo caduto dai lineamenti perfetti. Forse perché Aziraphale faceva davvero fatica a non dipingere la bellezza e l’amore nei suoi soggetti. 

Infine, mostrò a Crowley il suo ritratto.. e iniziò presto ad agitarsi ed emozionarsi un po’. «Questo è..» iniziò ad asciugarsi il sudore dalla fronte, con il dipinto ancora coperto. «Questo è un tuo ritratto, ci ho messo un anno.. non ti avevo davanti e sono andato per ricordi. Spero ti piaccia, voleva essere un regalo.» e Aziraphale lo mostrò, accanto al suo gemello, ossia un ritratto di sé stesso con un turbante, vestito com’era in Mesopotamia, entrambi con lo stesso sfondo marroncino. «Questo fu il mio primo autoritratto ma.. non mi piace molto.» commentò, forse perché non aveva mai davvero amato il suo aspetto, non riusciva ad amare nemmeno il proprio ritratto. 

Aziraphale era un visionario, lo capiva dai soggetti e dalla scelta delle linee, dei colori e dei contrasti. Totalmente differenti per i parametri dell'epoca, ma lui non competeva con nessuno, non seguiva il tempo, seguiva solo la propria ispirazione, quella che deriva da dentro, dal cuore.. e quello che aveva lui era immenso, e talmente profondo che non rispecchiava la terra, ne nessun altro luogo.

«Notevoli, angelo.» Crowley si trattenne dal ridere. Dentro di lui credeva che il nervosismo dell' angelo che assaporò sulla lingua era solo frutto di ansia da prestazione, da giudizio. Aziraphale ci teneva che gli fosse detto che aveva fatto un buon lavoro, dopotutto. Ma quando aprì gli occhi, fu sorpreso come mai lo era stato. I due erano praticamente identici, era come se avesse in qualche modo catturato le loro immagini e le avesse appiccicate sulla tela. Se stesso aveva i capelli lunghi e ordinati in riccioli larghi.. e il demone gli si avvicinò, accarezzando il proprio ritratto. Era sicuro di non essere così bello, me aveva la certezza. Ma Crowley sapeva anche che Aziraphale non aveva un solo mostro che non riuscisse ad amare come purezza gli induceva, inevitabilmente. Però, finse che lo avesse dipinto perché provava le sue stesse emozioni e che non avesse che la mente piena di lui, e per quello lo ritraeva: per tenerlo sempre con sé anche quando erano separati. Proprio come desiderava lui. E infatti, quando posò le iridi sull'autoritratto di Aziraphale volle quasi sciogliersi. Era mozzafiato. In qualche assurdo modo si era ricopiato la bellezza Empirea di cui era munito e l'aveva trasferita lì. "Non ti piace molto?! Come fai a dire una cosa simile?!" immediatamente pensò nella propria mente, e chiuse il canale di comunicazione con la lingua. Poi spostò la propria attenzione sul dipinto che ritraeva l'angelo, e parlò quasi solenne.

«Non credo di aver mai visto dell'arte più bella di questa, Aziraphale. Non me ne intendo affatto, ma ci hai fatti uguali. Mi piacciono. Molto.» I minuti in cui Crowley osservò in silenzio i dipinti, sembrarono essere i più lunghi della sua vita.. nemmeno quando Michele lo convocava aveva tanta ansia. Tuttavia il giudizio finale lo fece sentire sollevato in Cielo, riuscendo a dimenticare il terrore provato poco prima. Coinvolto dall’entusiasmo, prese le mani di Crowley e gliele strinse. «Grazie Crowley! Prendili entrambi, mettili dove credi. Cioè.. non so se vuoi il mio autoritratto, per un momento ho pensato di venderlo ma chi è che vorrebbe quel ritratto? Se lo vuoi, tienilo.» gli disse, e si sedette su una sedia. 

«Dipingere è una faticaccia.. quante notti passate qui, una volta io e Leonardo ci siamo addormentati qua, e svegliandoci, senza accorgercene, ci siamo dati una testata.» l’angelo rise di gusto ripensando a quegli anni, gli mancava il suo amico. «Oh, sai, un giorno dovetti assumere la mia forma femminile per dei lavori, e allora mi spacciai per la.. sorella di Azira, cioè di me stesso. Leonardo insistette per farmi un piccolo ritratto, un disegno. Guarda. Non male, vero? Quell’uomo era un angelo, o quasi, solo che non finiva mai le cose.. ah non ti ho raccontato dell’Inferno che ho passato a causa del suo amante!» Aziraphale era in vena di ricordare i vecchi tempi d’oro di Firenze. 

«Li terrò entrambi. E li replicherò, e ti mostrerò quanto so essere più bravo di te. Lo sanno tutti che il diavolo rende le cose migliori.»  E detto ciò, sedette e ascoltò tutta la storia di Aziraphale, e si sentì quasi sollevato da quel racconto. Come era stato possibile che fosse divenuto amico di Leonardo era inverosimile, lui che non concludeva ciò che iniziava e l'angelo che, per cose a cui teneva, chiaramente, poteva essere di un'impazienza fastidiosissima. 

«Questo giovane, Gian Giacomo Caprotti, pace all’anima sua.. era tremendo, scommetteva i soldi di Leonardo al gioco e lui non riusciva ad essere duro col ragazzo perché ci teneva troppo, quante sere passate a consolare quel pover’uomo innamorato di un pazzo. Spesso ero io a risarcire Leonardo, poi questo Gian Giacomo, detto il Salaì, fece una scenata perché pensava che IO avessi una relazione con Leonardo! Assurdo! Per un soffio non finivo pure io accusato di sodomia, ci credi?! Per non parlare dei battibecchi tra lui e quella serp-- quell’antipatico di Michelangelo, il viavai era da lui, dato che era palese quanto amasse gli uomini, hai visto le sue opere? Non sa disegnare una donna, sul serio, sai cosa fa? Disegna un petto maschile, ci mette sopra due sfere e pensa che siano i seni, ma non sono così! Non per vantarmi ma conosco bene l’anatomia degli esseri umani.» Aziraphale parlò a ruota libera, ma era da così tanto che non lo faceva con Crowley, che gli mancava terribilmente. Crowley i divertì del gossip, e fece una grassa risata al commento sull'arte femminile dello scultore. Gli era capitato di vedere le sue opere, e Aziraphale aveva ragione.

«Beh non possiamo dire che non abbia creatività nell'ovviare ai problemi, però.» All'ultima sentenza dell'angelo, il demone assottigliò lo sguardo in maniera beffarda. Fortunatamente il suo piano funzionò. Glielo aveva donato. Ma non volle farlo sembrare ambiguo né soffice, per cui lo guardò con finto orgoglio. «Posso giudicarti allora. Modestamente, credo di saperne più di te. Avanti, mostrami i tuoi dipinti anatomici.» Rise al commento di Crowley, finché il demone non fece la sua richiesta e l’espressione di Aziraphale mutò in pura angoscia e imbarazzo. 

«I m-miei dipinti.. anatomici..» ripeté Aziraphale, agitato, ne aveva fatti diversi di nudi, ma si imbarazzava molto a mostrarli, non li aveva mostrati a nessuno.. per di più mostrarli a Crowley lo metteva particolarmente in agitazione. Aziraphale andò a prendere due dipinti come se stesse andando al patibolo. Con (di nuovo) il sudore sulla fronte, li mostrò al demone. «Ecco…» disse distogliendo lo sguardo.



 

«Sssi, accurati, te lo concedo.» Il demone li osservò da vicino. Erano davvero ben fatti, l'angelo sembrava avere una reale predilezione per i prodotti dell'umanità. Crowley invece era più incline alle persone in primo luogo, ed in questo caso l'autore era Aziraphale, che era anche un angelo ed anche molto sensibile a certi discorsi.

Ed era pane per le zanne rettilofile del demone Crowley.

«Anche per questi ti sono stati utili solo i ricordi o hanno posato per te?» nascose un ghigno sotto il palmo della mano sulle labbra, come in una posa da pensatore. 
«Ma che ricordi! Certo che ne ho visti di uomini nudi!» e detto questo Aziraphale avvampò, perché suonò malissimo. «N-nel senso che posavano per noi..» balbettò poco dopo, ed era in parte vero, ma in realtà.. per il primo dipinto dell’uomo sdraiato ricordò molto l’aspetto di Crowley a Roma, quella sera.. ma non lo avrebbe mai ammesso.
«Comunque non vedo una donna.»
 «Donne? Ho fatto una donna con ali di pipistrello.. ma le donne di solito le faccio vestite, faccio solo uomini nudi.. senza un particolare motivo, voglio precisare..» Aziraphale continuava a balbettare e sperò Dio che quella conversazione finisse presto. 
«Beh è stato davvero bello Crowley ma credo che andrò a dormire, sono stanco.» una via di fuga, l’unica via di fuga.

Crowley si beò letteralmente dei mille sapori che emanava l'angelo. Lo divertiva così tanto che non spiccicò parola durante il suo discorso, proprio per vederlo arrampicarsi sugli specchi in cerca di un modo per spiegarsi senza cadere nell'ambiguità dinanzi a lui.

Alla fine, lo salutò analizzando le sue parole, e quando fu solo accese tre lampade, raccolse i colori ed una tela vuota, e cominciò a dipingere. 

Naturalmente non aveva uno stile, era completamente senza capo né coda. Neanche raccolse i pennelli, intingeva le falangi nelle tempere e picchiettava, non strisciava per creare il disegno di quello che alla fine sarebbe dovuto essere un corpo maschile, di cui alla fine si era stancato, e finì per disegnare i genitali con solo delle linee tonde e minimaliste. Poi dipinse anche un corpo femminile, e solo alla fine nell'ultima tela sporcò dei pennelli, per replicare un cielo azzurro e diversi astri a modo proprio.





Scrisse poi un biglietto.

"Siccome ti sei rintanato come un ratto, non ho potuto raccontare di come nel secolo scorso e per metà di questo l'astrologia sia stata messa al pari dell'evocazione demoniaca con specchi, talvolta anche d'acqua, e del tiro alla sorte. Gli astri sono considerati tema celeste, troppo elevato per la mente umana. La divinazione è vietata, accostata alla magia e all'intervento del demonio. Te ne parlerò la prossima volta, quando avrai dipinto un quadro di cui non ti vergogni.
P.s: O l'uomo che ha posato per te aveva una generosa natura, o non ti sei soffermato il necessario. Quelli non sono così grossi quando un uomo è rilassato."

E il demone Crowley se ne andò, portando via i loro ritratti. 
 

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Saaaaaaalve a tutti! 
Ragazz* non potete capire QUANTO abbiamo sofferto nello scrivere questa cosa, poi quanto ci siamo divertite ed emozionate, e speriamo che il comfort dopo l'hurt sia arrivato anche a voi xD
Era un capitolo difficile da scrivere, e ne abbiamo un po' approfottato per richiamare la seconda stagione.. ci mancano e siamo distrutte e in qualche modo dovevano riportare tutta l'espressione di questi sentimenti. Per adesso vi salutiamo -non per molto- e beccatevi una statua di Michelangelo e la sua idea di corpo femmiinle.
A presto!

 

   
 
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