“Non sei esattamente il
Cullen che aspettavo” senza voltarsi
Carlisle riconobbe i passi alle sue spalle
“Aspettavi Edward?”
“Come lo sai?”
“Sono tua moglie, riconoscimi qualche merito!” Esme
si sedette accanto a lui
“E quella?” Carlisle diede una rapida occhiata alla
coperta che avvolgeva il
minuto corpo di Esme
“Charlie… ha insistito perché mi
riscaldassi ero così gelida…”
“E’ un brav’uomo!”
“Lo so… tu sei quello geloso però non
io…. Il tuo incredibile fascino non lo ha
coinvolto minimamente!” Carlisle abbozzò un
sorriso al sarcasmo della moglie.
Se ne stava lì con i piedi penzoloni dalla scogliera, a
sentire lo scrosciare
delle onde contro la barriera di roccia. Il vento stava cambiando e si
preparava un altro temporale.
“Vorresti mai tornare indietro?” le chiese
d’improvviso
“Dove?”
“Quando eri umana, avresti preferito…?”
“Morire? No!”
Sembravano entrambi assenti, assorti dai loro stessi pensieri,
l’uno accanto
all’altra, vicinissimi, eppure distanti. Fissavano il sole
che scendeva oltre
l’orizzonte di quella lunga barriera marina. Il freddo era
pungente, ma nulla
confrontato a quello dei loro corpi, eppure le loro anime erano calde,
di quel
calore reciproco che si scambiavano. Gli umani lo chiamavano Amore.
“Ci pensi spesso?”
“Quasi ogni giorno!” Carlisle quasi si vergognava
di quella sua affermazione
“Penso sempre che ho condannato tutti voi, e per cosa?
Egoismo… non sapevo
stare da solo, eppure avrei dovuto. È ciò che
merita uno come me…”
“Perché come sei tu scusa? Cos’hai di
diverso da me?” Esme riportò
l’attenzione
del marito ai suoi occhi, sfiorandogli appena il mento. Carlisle
socchiuse gli
occhi a quel tocco, sentì di nuovo il profumo della sua Esme
avvolgerlo “Il mio
cuore non batte come il tuo, ma la mia anima è pura come la
tua. Non uccidiamo
nessuno noi… siamo una coppia sposata come tante altre. Solo
un po’ più
pallidi…” cercò di sdrammatizzare.
“Io… io ho ucciso…”
“Lo so… l’ho visto! Gli umani la
chiamano legittima difesa…”
“Io ho ucciso Harold molto prima di poco fa…
l’ho ucciso nel momento in cui ti
ha guardato. Perché tu sei mia,
Esme…
e solo mia” si strinse nel suo abbraccio come se dovesse
piangere.
“E di chi altro, amore mio? Di chi altro?”
sussurrò appena queste parole,
seguite subito dopo da una dolce ninna nanna, con un movimento
ondulatorio.
“Cosa ho fatto alla mia famiglia?” le chiese
Carlisle
“Ci hai salvato tutti. Hai salvato Edward da una morte atroce
e senza amore.
Gli hai dato una casa, un’educazione… una
madre… hai dato a me la possibilità
di avere tutto ciò che desideravo. Un marito, una
famiglia… tonnellate di
quadri da appendere per casa…eheh… potrei
chiedere di più?”
“Il respiro… un battito
cardiaco…” rispose di getto
“Non li avrei avuti comunque… ero già
morta e tu lo sai… pensi che sarei
sopravvissuta al dolore di una vita storpia senza mio
figlio?” cercava di
rassicurarlo in ogni suo dubbio, come era stato tante altre volte,
quando la
coscienza umana di Carlisle si impossessava della sua anima, scacciando
la
razionalità. Esme era sempre lì, pronta a
stringergli la mano e rassicurarlo.
“Io non posso darti nessun figlio…”
“E io non lo voglio… ho già i figli che
avrei voluto. Ho Edward, lui… lui è il
mio bambino, e rimarrà tale per sempre! Non voglio
altro…”
“Avrei potuto… avresti potuto avere una vita
migliore. Con Harold forse…”
“Con Harold nulla. La mia vita è con
te… è iniziata con te Carlisle, quando hai
stretto la mia mano in quell’ospedale e poi mi hai giurato
amore eterno sotto
quegli oleandri. È questa la sola vita che
vorrei… insieme a te!” si guardarono
negli occhi, innamorati come la prima volta e sarebbe stato
così per sempre.
Sarebbero rimasti sempre Esme e Carlisle, due sposi novelli per i quali
la vita
era un tumulto di emozioni e profumi che avrebbero affrontato sempre
fianco a
fianco.
“Posso farti una
domanda?”
“Sì!”
“Sei mai stato innamorato… prima di me?”
“Da umano?”
“Sì!”
“Mai! Ho conosciuto l’amore quando ti ho incontrato
in ospedale quel giorno che
eri caduta dall’albero… ho percepito il tuo
profumo, rifletteva la tua anima e
il tuo nobile cuore. Lo sentivo battere a distanza sai? Allora ho
scoperto il
significato della parola Amore, allora ho capito che eri tu la mia
compagna.
Edward ne fu anche un po’ geloso…”
Esme sorrise “E perché?”
“Sperava di potersi scegliere lui la mamma!”
“E’ rimasto deluso dalla tua scelta?”
Carlisle temporeggiò qualche istante “Edward non
ricorda nulla dei suoi
genitori… nulla di sua madre. Perché nessuno dei
suoi ricordi sarebbe
paragonabile al sentimento che prova per te! Sei tu l’unica
madre che lui
riconosca, e questo mi fa piacere. Ho temuto all’inizio che
una sua
‘ribellione’ avrebbe minato l’equilibrio
della nostra famiglia!”
Esme non ebbe coraggio di interrompere le sue parole: sentir parlare
Carlisle
era come una dolce melodia per lei, avrebbe potuto ascoltarlo in
silenzio ed
estasiata intere ore, senza mai fermarsi. La sua calda e soave voce, la
incantava. Si strinse nel suo abbraccio, poggiando la testa
nell’incavo tra la
spalla e il collo. Le loro gambe pendevano ancora dalla scogliera,
muovendosi
intrecciate altalenando avanti e indietro. Le loro mani iniziarono a
giocare
intrecciandosi e Carlisle si rese conto che Esme stava annusando il suo
profumo.
“Ti amo, Esme! Ti amo!” lei non rispose. Si
allungò dandogli un rapido e dolce
bacio, sfiorò appena le sue labbra. Nonostante sapessero il
pericolo che
correvano a stare fermi oltre il loro confine, restarono
così fino all’arrivo
del buio, quando ormai solo il rumore della notte poteva sentirsi.
Abbracciati
ed uniti, l’uno nell’anima
dell’altra.