Rotacismo
Tancredi.
Tancredi Tancredi Tancredi. Che nome è, Tancredi? Passa veloce e poi via, un leggero rotacismo, la lingua che tocca il palato, il resto che si scioglie come una caramella. Laurits non riesce a smettere di pensarci. Lo scrive su un quaderno, per il gusto di provare un alfabero diverso, senza dieresi, senza segni sintattici. Chissà. Lo pronuncerò nel modo giusto? Si domanda.
- Va tutto bene? - è Fjor, col suo sorriso tranquillo, che si riempie un bicchiere con la tisana. Laurits alza la testa dai compiti (che non sta facendo) e lo guarda.
- Sì, si. Sono solo un po' distratto.
- Com'è andata con Gunnvar?
Oh. Gunnvar.
Lei è carina, sorridente, ha un buon profumo. Lo guarda con una dolcezza che Laurits non conosce, che non sa contraccambiare e alle volte un po' l'imbarazza. Prima di andare via dalla festa gli ha dato un bacio sulla guancia, gli ha chiesto se potevano prendersi una cioccolata calda, solo loro due. Laurits ha detto va bene, ma lo sa, glielo deve spiegare che loro non possono essere di più.
E gli fa male, la prospettiva di spezzarle il cuore. Ma il suo - il suo! Puo essere solo di Tancredi. Tancredi Tancredi Tancredi. Che nome è, Tancredi? E così avanti fino a sera, fino al giorno dopo, con quel rotacismo che gli arrotola lo stomaco, lo stringe ma è un dolore bello, un dolore nuovo, un dolore felice.