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Autore: Amiba    06/11/2023    3 recensioni
Big Mom adora ogni genere di dolce, tranne uno: i cupcakes. Nessuno dei suoi figli sa per che motivo li detesti tanto e nessuno di loro ha mai effettivamente cercato risposta a questa domanda. Tuttavia quando un fantasma del passato della donna si presenta alla porta della famiglia Charlotte in cerca di aiuto, forse la risposta arriverà da sola e insieme ad essa un po' di pace per lei e per i suoi figli.
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!!!!Qualche spoiler post Wano.
Genere: Avventura, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Big Mom, Charlotte Cracker, Charlotte Katakuri, Charlotte Prospero, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- La prova di Indra -
 
 
Era una giornata fresca, dalla temperatura piacevole nonostante fosse ancora inverno, il vento soffiava leggero e lo scrosciare delle onde regalava un sottofondo rilassante.
Dopo aver pranzato alla locanda in riva al mare si erano diretti in spiaggia per godersi un po' di tranquillità e di solitudine.
Jonathan adorava passare del tempo in spiaggia nei periodi invernali, adorava la sensazione della sabbia fresca, adorava la sensazione di pace che quel luogo emanava quando non era popolato da diverse persone intente a godersi il sole e il mare come accadeva d’estate, adorava restare lì in silenzio ascoltando i suoni e rumori del vento, dell’oceano e dei gabbiani che volavano sopra di lui.
Essere lì con Linlin poi, seduti poco distanti dalle salate acque dell’oceano, rendeva tutto ancora più bello; poggiò il capo contro la spalla della compagna portando la mano su quella di lei, che però la ritrasse come irritata.
 
- Cos’hai? È tutta la mattina che sembri imbronciata. –
Linlin in tutta risposta arricciò il naso con irritazione e si voltò dall’altra parte.
 La discussione avuta quella mattina con Helen l’aveva innervosita oltremodo e non aveva fatto altro che rimuginarci sopra tutto il tempo; detestava il tono con cui la bionda le aveva parlato, detestava il fatto che nemmeno lei aveva minimamente paura al suo cospetto e detestava le minacce ricevute.
- Perché non lo chiedi a tua sorella. –
Sputò rabbiosa la rosa facendo uscire una leggera risata dalle labbra del pasticciere, che finalmente collegò tutti i punti.
- Avete litigato eh? Beh, non si può dire che siate partite col piede giusto. –
- Quella stronza deve solo ringraziare che è tua sorella altrimenti… - la donna preferì fermare le proprie parole, non volendo rischiare di dire qualcosa che potesse ferire Jonathan.
- Cosa vi siete dette Linlin? –
La pirata tacque.
- Linlin? –
- A quanto pare io non dovrei minimamente starti vicino, perché “non ti merito” e “porterei solo guai”! – ringhiò – Lo vedi? È esattamente come ho detto io, il mondo mi vede costantemente come un mostro, sei solo tua che hai una visione distorta della… -
 
Furono le labbra del compagno a zittirla; Jonathan le aveva afferrato il mento fra le dita con delicatezza per poi baciarla.
Linlin emise un brontolio soffocato, ma poi ricambiò.
- Dalle tempo, dai tempo a lei e ai miei genitori e vedrai che anche loro vedranno la donna meravigliosa che si cela dietro la maschera che hai voluto indossare, la donna di cui mi sono innamorato. –
Questa volta fu lei a farsi scappare una leggera risata intenerita.
- Sei veramente uno sciocco sognatore Jonathan. –
- Me lo dici spesso e può darsi che tu abbia ragione, ma io ne sono convinto e nulla mi farà cambiare idea: prima o poi tutti vedranno che donna meravigliosa è in realtà Charlotte Linlin. –
Lei non rispose, si limitò ad emettere un leggero sospiro e sorridere, per poi allacciare il braccio attorno a quello del corvino quando lui glielo porse, dopo essersi alzato in piedi.
Aveva deciso che da lì in avanti si sarebbe semplicemente goduta tutte quelle nuove emozioni e sensazioni che stava scoprendo, che Jonathan le stava facendo scoprire, ignorando completamente il resto, perché erano maledettamente piacevoli.
Erano un piacere proibito, che lei stessa sapeva che poteva trasformarsi in un veleno per la sua ambizione, un piacere inadatto alla vita che lei conduceva, incompatibile, ma allo stesso tempo irrinunciabile.
Charlotte Linlin però non erano una stupida o una sprovveduta, sapeva benissimo che presto avrebbe dovuto trovare un modo per far conciliare i loro stili di vita diversi, sapeva che avrebbe dovuto trascinare via Jonathan da quell’isola per portarlo con sé a Tottoland, forse anche contro la sua volontà, perché era l’unico modo perché quella felicità durasse, l’unico modo che aveva per proteggerlo.
E non voleva, anzi, non poteva rinunciare a ciò che aveva conquistato, a ciò che stava vivendo.
Per nessuna ragione.
- Cosa ne dici se adesso andiamo alle terme? Ci rilassiamo un po' nel pomeriggio, poi potremmo andare a cena in un posto carino. -
- Come preferisci, ma ci portiamo dietro i cupcakes, il dolce al ristorante era pessimo! –
- Come sei esagerata Linlin! Però d’altronde ti capisco, dopo aver assaggiato i dolci del miglior pasticciere dei sette mari è naturale che gli altri siano mediocri. –
- Smettila di vantarti, sei irritante. –
- Detto da Miss “Diventerò la regina di tutti i pirati e nulla può fermarmi” è un po' ironico. – la prese in giro con un sorriso lui.
Lei, come al solito non fece nulla a riguardo, si limitò a uno sguardo che cercava disperatamente di essere minaccioso, ma che per Jonathan orami era quasi tenero.
Linlin scosse il capo e sbuffò: niente, nulla da fare, con quel ragazzo non riusciva in nessun modo ad essere in collera.
- Muoviamoci che ho voglia di rilassarmi. –
Il corvino annuì e insieme si avviarono verso le sorgenti termali dell’isola.
 
 
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L’acqua era calda e i vapori che la sorgente emanava aiutavano a rilassare i muscoli intorpiditi dal nervoso accumulato in quella mattinata.
Poggiò la testa contro la parete di roccia puntando lo sguardo verso l’alto, per poi riabbassarlo, quando sentì il capo del corvino adagiarsi contro il suo petto.
In un gesto di inusuale delicatezza passò la mano destra contro la guancia di lui, carezzandola dolcemente.
Se l’intera ciurma dei Rocks, o chiunque altro la conoscesse bene, l’avesse vista in quel momento avrebbero senza alcun dubbio pensato di essere preda di una violenta allucinazione.
Allungò una mano verso il cesto ricolmo di dolci poco distante dal bordo della vasca termale e ne afferrò uno alla vaniglia per poi mangiarlo in un sol boccone; non si sarebbe mai stancata di quei dolci, erano squisiti, i più buoni che lei avesse mai mangiato.
 
- Buoni eh? La vaniglia che mi hai portato è eccezionale, si riescono a fare dei dolci fantastici. –
- Sì, sono convinta che la maggior parte del lavoro lo faccia la vaniglia, ma anche il pasticciere alla fine non è male. – soffiò lei, ora molto più rilassata di prima.
- Oh, quale privilegio, le mie orecchie hanno nuovamente sentito Charlotte Linlin, futura regina dei pirati, scherzare! –
- Ed è un privilegio che nessun’altro uomo al mondo avrà mai, vedi di non scordarlo Jonathan. –
- Non lo farò, puoi starne certa. –
La giornata proseguì in modo magnifico: dopo essersi goduti il relax delle terme si erano diretti verso uno dei tanti ristoranti che l’isola ospitava e infine, a serata conclusa, dopo aver camminato un po' in riva al mare, passeggiando fra le bancarelle di diversi mercanti, si erano ritirati sulla nave della pirata.
Jonathan era la prima volta che vi saliva, l’aveva sempre vista solamente dal porto ed avrebbe veramente voluto esplorarla un po', tuttavia Linlin lo trascinò direttamente verso la propria cabina, fulminando con lo sguardo chiunque gettasse anche solo un occhio di sbieco al ragazzo.
- Se osate disturbarci o vi impicciate di affari che non vi riguardano siete morti. –
Così si era congedata al suo equipaggio, chiudendo la porta della stanza dietro di sé.
Voltatasi vide Jonathan seduto sul letto a fissarla, e sentì come di dovergli una spiegazione per  quella scena a cui aveva appena assistito.
La rosa sospirò, si tolse il cappello e lo lanciò sulla scrivania con poca cura per poi avvicinarsi al ragazzo e sedersi sul letto al suo fianco.
Sapeva bene che il pasticciere fosse tutto fuor che un’idiota e sopra ogni cosa che potesse leggerla come un libro aperto; quindi, con tutta probabilità aveva già compreso alla perfezione il perché di quell’atteggiamento.
 
- Jonathan io… -
- Linlin. – la fermò lui sorridendole mentre scostava una ciocca di capelli rosa dal suo viso – non devi scusarti, so benissimo che devi farti grande in un mondo di soli uomini e che la nostra relazione possa fare un danno alla tua reputazione. –
La donna rimase in silenzio, mentre un leggero e fastidioso senso di colpa cominciava a farsi strada nel suo petto.
- Mi rendo conto di essere debole, di non essere il compagno che il mondo vedrebbe bene al fianco della futura regina dei pirati, quindi non devi preoccuparti, io resterò sempre al tuo fianco Linlin, anche se vorrà dire dover farlo nell’ombra finché tu non avrai realizzato il tuo sogno. –
In realtà, c’era un’altra cosa, a parte la propria reputazione, che turbava Big Mom: nel corso della sua ascesa al potere si era fatta un numero gigantesco di nemici, sia fra i pirati, che fra i marine e anche nella malavita e temeva che qualcuno potesse usare Jonathan per arrivare a lei, che qualcuno potesse fargli del male come vendetta nei suoi confronti.
Linlin stava sì, egoisticamente proteggendo la propria reputazione, ma allo stesso tempo stava anche proteggendo Jonathan.
Questo però a lui non volle dirlo, si limitò a baciarlo con una certa foga che si sarebbe di lì a poco evoluta in qualcosa di più.
 In quel momento ne sentiva il bisogno, voleva scacciare quei pensieri, voleva rimmergersi nella fantasia in cui al mondo esistessero solo lei e il suo Jonathan.
Per tutta la vita aveva convissuto con quell’orrida vocina maligna che le sussurrava nell’orecchio di non fidarsi di nessuno, che gli altri non fossero altro che una minaccia ed un ostacolo e quella maledetta voce non aveva certamente risparmiato il pasticciere, ma alla fine, ne era emersa sconfitta.
Sì, perché anche in quel momento, mentre era stesa sul proprio letto a fare l’amore con il ragazzo, quell’orrida voce provava a strisciare nel suo orecchio, ma ogni volta che lei si perdeva negli azzurri occhi dell’uomo che era appena diventato il suo compagno riusciva a ignorarla completamente e ad esser felice.
 
Quella sera il sonno sembrava non voler fare visita in nessun modo alla piratessa, che stesa sul proprio letto si era persa ad osservare il tranquillo viso del ragazzo, che invece era ormai addormentato da qualche ora.
Non avrebbe mai creduto di potersi innamorare veramente e mai avrebbe creduto che qualcuno potesse innamorarsi di lei; certo, non aveva mai avuto problemi a trovare uomini con cui andare a letto e dai quali farsi dare dei figli per poter far crescere sempre di più la propria ciurma, d’altro canto Linlin era una donna bellissima ed estremamente seducente, però, nei loro occhi, oltre al volgare desiderio carnale, c’era sempre quell’ombra di paura o di disprezzo.
Quando guardava gli occhi di Jonathan, invece, non vedeva nulla di tutto questo, negli occhi del ragazzo fin dal primo giorno c’era sempre stata solamente comprensione, dolcezza ed infine amore.
Sospirò e si voltò verso l’oblò per fissare la luna, la cui luce illuminava fievolmente la stanza.
- Quando Edward scoprirà questa storia non mi darà più un attimo di pace – sbuffò – Mah, infondo va bene così, l’importante è che non lo scoprano gli altri. –
Tornò a puntare lo sguardo verso il ragazzo rimboccando leggermente le coperte sopra la sua spalla.
In passato non era estranea ad avere reazioni irritate quando assisteva a quei rari momenti di dolcezza che si creavano fra Stussy e Newgate, ora forse sarebbe stato decisamente più facile sopportarli.
 
Stanca del non riuscire a chiudere gli occhi per addormentarsi la donna decise di alzarsi e dopo essersi rivestita uscì a prendere una boccata d’aria sul ponte della propria nave.
Aveva bisogno di schiarirsi le idee e metabolizzare tutto quello che era avvenuto in quei due giorni, ma non ebbe tempo di fare nulla di tutto questo perché, quando si appoggiò al bordo dell’imbarcazione vide in piedi sul molo Raian, che in silenzio sembrava attenderla.
- Cosa diavolo ci fai qui? – chiese velenosa
- Sono venuto per parlarti. –
- Come facevi a sapere che ero sveglia? O non impegnata si intende. –
L’uomo storse il naso irritato a quell’affermazione, detestava l’dea di sapere suo figlio a letto con quella vipera, ma non era certamente uno stupido, conosceva molto bene i sentimenti del ragazzo e non ci voleva il più abile degli investigatori per comprendere ciò che era accaduto fra Jonathan e Linlin sia la notte prima che questa.
- Non lo sapevo, ma non mi sarei fatto un problema a svegliarti o a interromperti. – puntualizzò secco, senza troppi giri di parole – Dobbiamo parlare. –
- Non credo che tuo figlio avrebbe gradito un’interruzione simile. –
L’uomo non rispose, si limitò a fare cenno col capo alla donna di seguirlo; la verità era che probabilmente se avesse trovato entrambi svegli non si sarebbe fatto problemi ad utilizzare l’Haki del Re Conquistatore, perché ciò che voleva appurare era di estrema importanza, soprattutto se la donna aveva seriamente intenzione di proseguire quella relazione.
La rosa digrignò i denti, puntò lo sguardo verso la propria cabina maledicendosi per essere uscita, prima di cominciare a scendere dalla nave a grandi falciate, seguendo il guerriero.
Camminarono per qualche minuto finché non raggiunsero un luogo isolato.
Rain si tolse la giacca, rivelando alla donna il nudo petto, scolpito da diverse battaglie e ricoperto di cicatrici.
 
- Non te lo chiederò di nuovo Indra, cosa vuoi? –
- Voglio vedere se sei sufficientemente forte per proteggere mio figlio nel mondo in cui lo trascinerai. –
La donna fece per replicare, ma l’uomo continuò.
- Consideralo un semplice allenamento, se quello che vedrò mi soddisferà, hai la mia parola che non interferirò in nessun modo nella vostra relazione. –
- Molto bene allora, ma sappi che non mi faccio nessun problema a ferire un vecchio. –
- Ragazzina, parli molto, ma quello che a me interessa sono i fatti. –
Raian assunse una posizione di guardia, tenendo il braccio destro leggermente inclinato verso il basso e facendolo ondeggiare leggermente.
- Quando vuoi sono pront… -
Linlin non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che dovette scattare all’indietro per evitare il diretto che il suo avversario le aveva appena sferrato.
Rain era veloce, terribilmente veloce, anche col Kenbunshoku Haki schivare tutti i colpi era un’impresa impossibile, rispondere era ancora più difficile.
A peggiorare le cose l’uomo si stava muovendo con un’irregolarità che non aveva logica, scattando da una parte all’altra senza uno schema preciso; inoltre, quando i pugni impattavano contro di lei le facevano appena il solletico e questo mandava Linlin su tutte le furie.
La piratessa aveva combattuto diverse battaglie e affrontato una moltitudine di avversari, era ben consapevole di quanto il suo avversario fosse forte, era letteralmente impossibile che quella fosse la vera potenza dei suoi pugni: Rain la stava prendendo in giro, la stava provocando e questo lei non poteva tollerarlo, il suo orgoglio e il suo ego glielo impedivano.
- Falla finita! – tuonò furiosa, sferrando verso il  proprio avversario un violento pugno, ma fu solo quando fu troppo tardi che realizzò di essere caduta a piè pari nella trappola che lui aveva preparato per lei: quello che aveva appena sferrato era un colpo scagliato in un impeto d’ira, poco preciso e poco pensato, schivarlo per Raian fu fin troppo facile e alla distanza e posizione in cui si trovavano in quel momento per la donna fu impossibile schivare il colpo che sarebbe seguito.
Questa volta l’impatto del montante Linlin lo avvertì chiaramente, Raian era quasi la metà di lei in altezza; eppure, riuscì a scagliarla a qualche metro di distanza, lei riuscì comunque ad atterrare sui propri piedi, ma la vista le rimase sfuocata per qualche istante e mantenere il centro del proprio equilibrio, essendo stata colpita alla mascella, non fu un’impresa così facile.
 
- Lezione numero uno. – parlò con tranquillità il padre di Jonathan – non farti mai provocare dal tuo avversario, è un errore da principianti e può costarti fin troppo caro. –
L’uomo si chinò e afferrò il braccio della donna che era scattata verso di lui per attaccarlo nuovamente, la fece scivolare sulla propria schiena scagliandola poi distante.
Questa volta Linlin atterrò senza problemi.
- Lezione numero due. – continuò – sei forte Linlin, incredibilmente forte, forse a pura potenza sei l’avversario più temibile che abbia mai affrontato, ma se ti affidi solo a questo non vincerai mai contro guerrieri del mio calibro, combatti anche con il cervello, non solo coi tuoi muscoli. –
- Giuro che ti farò pentire amaramente di avermi fatta incazzare vecchio! –
Fece un altro scatto scagliando l’ennesimo pugno che andò a vuoto, tuttavia, riuscì a mettere a segno subito dopo una violenta ginocchiata allo stomaco e questa volta fu Raian a dover indietreggiare per il dolore portandosi le mani alla parte offesa.
- Molto bene. – sorrise lui – Vedo che ora cominci a fare sul serio. –
La sfida proseguì per un’altra mezz’ora e Linlin, con sua grande frustrazione, mise a segno molti meno colpi di quanti ne fu costretta a incassare, anche se alla fine quello conciato peggio sembrava proprio Raian, anche per il fatto che la donna presa dall’ira avesse messo nei pugni ogni singola fibra muscolare del proprio corpo, mentre l’uomo aveva preso la questione con molta più leggerezza.
 
- Basta così. – sentenziò lui abbassando la guardia ed andando a raccogliere la propria giacca da terra.
- Cosa intendi con “basta così”?! Scordatelo! La questione non è chiusa qui! –
- Te lo avevo detto Linlin, questo non era altro che un allenamento, un test e lo hai passato, nonostante tutto credo che tu sia più che capace di proteggere mio figlio Jonathan là fuori. –
- Non penserai che… -
- Un’ultima lezione però: non affidarti così spasmodicamente al Kenbunshoku Haki, è una tecnica incredibilmente potente e utile, ma il suo utilizzo impiega tempo ed energia, in un combattimento anche una frazione di secondo può essere fatale, impara a studiare i movimenti muscolari del tuo nemico, a comprenderne i movimenti prima che li effettui da quello e sarai molto più rapida a rispondere ad essi. –
Lilin digrignò i denti mentre osservava l’uomo allontanarsi, ma alla fine decise anche lei di rilassare i muscoli e lasciar stare, se tutto quel teatrino era servito a levarsi l’uomo dai piedi allora ne era valsa la pena.
- Cosa dovrei dire a Jonathan? –
- Puoi dirgli quello che ti pare, anche la verità se preferisci. –
La rosa sbuffò irritata prima di dirigersi verso la propria nave.
 
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Nel rientrare in cabina Linlin sbatté la porta sufficientemente forte da svegliare Jonathan che ancora in dormi veglia si alzò a sedere nel letto fissando la compagna con gli occhi assottigliati, nel tentativo di metterla a fuoco meglio.
- Linlin che succede, come mai non sei a letto? –
Avrebbe voluto urlargli contro la verità nella speranza che lui cominciasse a provare astio nei confronti della propria famiglia e scegliesse solo lei, ma poi pensò a quanto questo avrebbe potuto farlo soffrire e forse per la prima volta in vita sua fece una scelta non egoista.
- Ho solo voluto prendere una boccata d’aria Jonathan, non preoccuparti, adesso torno a letto. –
Quando si fu spogliata e l’ebbe raggiunto lui le carezzò le braccia con delicatezza, fortunatamente al buio le poche ammaccature che aveva Jonathan non lei vide.
- Come mai non riuscivi a dormire? –
- Avevo troppi pensieri per la testa. –
- Oh, capisco, il tuo bellissimo pasticciere ti ha stregato troppo eh? – le sorrise lui a fior di labbra.
- Il “mio prezioso pasticciere” se vuole continuare a scopare nei prossimi giorni è meglio che faccia meno il furbo. –
- E va bene, mi arrendo. – rispose lui alzando le mani prima di lasciarsi cadere sul materasso.
Linlin sorrise, fiera di aver vinto una piccola battaglia col compagno per una volta e lo seguì, avvolgendo poi il braccio attorno al suo corpo.
Era esausta ed infatti in breve tempo si addormentò.
La mattina dopo fu svegliata dal leggero tepore dei raggi solari sul suo viso, quando aprì gli occhi la prima cosa che vide furono quelli azzurri di Jonathan che la stavano guardando con dolcezza.
Erano meravigliosi, non si sarebbe mai stancata di guardarli.
- Buon giorno. –
- Non voglio che mi fissi mentre dormo, è inquietante. – sibilò lei con poca gentilezza.
- Non posso farci nulla, sei incantevole. –
Le guance della ragazza si tinsero per un breve istante dello stesso colore dei suoi capelli prima che lei, per la frustrazione di essere arrossita, emettesse un ringhio.
- Lo so! Ma non farlo comunque! –
- E va bene…posso almeno darti un bacio? –
- Sì. – rispose lei con un filo di voce, per poi ricambiare quella dolce attenzione quando avvertì le labbra di Jonathan sulle proprie.
SI vergognava terribilmente di quei comportamenti, si sentiva come una ragazzina alla prima cotta.
 
I giorni seguenti passarono in una piacevole regolarità, Linlin trascorreva le sue giornate col pasticciere e quando lui lavorava rimaneva seduta al solito tavolo della locanda a fargli compagnia, mangiando i cupcakes e altri dolci che il ragazzo le preparava.
I problemi però per lei cominciarono quando fu costretta a ripartire per riunirsi a Rocks: più tempo passava sulla nave in compagnia della sua ciurma più si rendeva conto di come le mancassero le giornate che aveva trascorso insieme a Jonathan e così anche le visite cominciarono a farsi molto più frequenti e più le assenze di Linlin aumentavano, più l’irritazione di Xebec cresceva esponenzialmente.
Perché, se era vero che in quella ciurma regnasse più o meno l’anarchia e se non rarissime eccezioni ognuno disprezzasse l’altro il loro capitano aveva un obbiettivo di conquista ben chiaro nella mente e i comportamenti e il continuo assentarsi della donna potevano andare a minare il piano che aveva costruito con tanta pazienza.
Naturalmente quando era stata confrontata a riguardo da Xebec la pirata lo aveva liquidato con poco garbo, sostenendo che non fossero affari suoi ciò che lei faceva e che non gli aveva mai giurato effettiva lealtà, ma che la loro fosse più una “collaborazione per interessi in comune”.
Fu nell’ennesima visita al proprio compagno, che durante una passeggiata sul molo, Linlin ebbe una sorpresa che non le piacque nemmeno un po': la nave di Newgate era appena attraccata al porto.
Il biondo era l’unico della ciurma che sapesse dove lei andava ogni volta che spariva; tuttavia, non l’aveva mai seguita il fatto che in quel momento fosse lì non le faceva pensare a nulla di buono.
Spostò Jonathan dietro di lei, come a voler fargli da scudo.
- Newgate! Cosa diavolo vuoi!? –
- Linlin. – cominciò Barbabianca affacciandosi dal ponte della nave – Ho bisogno di parlarti è per il vostro bene. -
 
 
Bene, finalmente ci sono riuscito XD
Definire questo capitolo travagliato sarebbe un eufemismo è stato letteralmente un parto, credevo che fra impegni e un tremendo blocco dello scrittore che ho avuto non avrebbe mai visto la luce.
Ma per fortuna eccoci qua e più o meno sono soddisfatto di come è saltato fuori!
Faccio solo una piccola nota per quel che riguarda lo “scontro” con Raian: stiamo parlando chiaramente di una Linlin non ancora nel pieno della propria forza, per questo motivo si è trovata così in difficoltà contro un avversario del genere.
Come sempre ringrazio infinitamente tutti voi lettori e in particolare Giuly, Yumi e Fernis che spendono sempre della belle parole per commentare questa storia <3.
Alla prossima!
 
- Amiba.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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