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Autore: Chiara PuroLuce    09/11/2023    5 recensioni
Patty ha preso una decisione importante e non intende tornare sui suoi passi. Holly l'ha fatta troppo soffrire e l'ha delusa. Ma proprio questo dolore assoluto, la porta a rinascere proprio lì dov'era nato il loro amore, a Nankatzu, lontano da lui. E quando pensava di essere andata oltre, lui ricompare nella sua vita e...
Holly non riesce a crederci. Patty è riuscita a sconvolgerlo e ora non gli rimane che rimettere insieme i pezzi della sua vita. Come fare? Non lo sa, ma deve almeno provarci. E proprio quando crede di esserci riuscito, ecco che il destino si mette in mezzo e...
Due cuori che sembravano destinati al per sempre, sono in crisi, ma non tutto è perduto... o forse è già troppo tardi? Dicono che il tempo è la miglior medicina, ma sarà vero? Possono due anime ritrovarsi dopo essersi perdute per tanto tempo? Il dolore ha scandito le loro vite in modi diversi, ma riusciranno a superarlo e a rimettersi in... gioco? L'amore vero è davvero così potente da superare anni di silenzio e lontananza? Patty e Holly ancora non lo sanno, ma stanno per scoprirlo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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«Svegliarsi con questo profumino è paradisiaco. Cosa stai preparando, Patty?» Le domandò Eve raggiungendola in cucina.

«Lo so io, lo so io. Come non riconoscere il mio dolce preferito, lo Chinsuko.¹ Patty, mollamene uno dai, per ventiquattr’ore farò tutto quello che vorrai in cambio» l’implorò Maki che si precipitò da lei scansando Eve senza troppi complimenti per guardare nel forno.

In effetti, ora che ci pensava, quei biscotti erano originari di Okinawa, proprio il paese della nuova capo manager.
 
«Esagerata. Voglio solo un tuo parere sincero. Li adoro anche io, ma in genere li faccio solo per la mia famiglia e…»

«E come mai oggi ti è girata così?» L’interrogò Amy.

«Io non sapevo neanche che sapessi cucinare Patty. Ti avevo lasciata che eri una frana ai fornelli e ora…» a parlare era stata Susie.

«Come sono belliii. E sono compatti. Patty, mi devi proprio insegnare a farli perché a me si sbriciolano sempre» le confessò Jenny sbirciando nel forno.

Ma c’erano proprio tutte? E lei che si era alzata presto per non avere intorno nessuno mentre creava quelle meraviglie.
 
«Non arrenderti. Io ci ho messo anni a perfezionarli, ma qualche dritta te la passo lo stesso» le rispose facendole brillare gli occhi.

«Sento profumo di biscottiiiiiii!» L'inconfondibilevoce di Bruce la raggiunse all'improvviso.

«Evvai, finalmente una colazione diversa!» Esordì Rob.

Ed eccola lì, la Nazionale. Dalle tante voci eccitate che sentiva, dovevano esserci tutti. Non era possibile, come facevano a essere già in piedi quei pozzi senza fondo, in primis…
 
«Bruce, fuori dalla cucina. Non sono per voi questi.»

«Come no. Sei cattiva. Dopo averci svegliati tutti con questo aroma delizioso, non puoi negarceli» protestò quello che le aveva raggiunte annusando l’aria neanche fosse un segugio. «Ehi, aspetta, li hai fatti tu?» L’interrogò poi vedendo che era l’unica con il grembiule sopra la tuta. «Sai cucinareee? E da quando?»

«Be’, non posso certo permettermi di andare al ristorante ogni giorno o di comprare cibo d’asporto in grande quantità. Prima o poi dovevo imparare e in Spagna avevo tanto tempo libero e solitario da riempire, così… mi sono buttata sulla cucina e mi è andata bene» l’informò mentre estraeva la teglia e la metteva sul tavolo dove una decina di biscotti stavano già raffreddando.

«Per una volta il merito è tutto tuo, Holly, quindi, grazie» Benji canzonò il capitano che era arrivato per ultimo.

«Eh? Cos… oh, Chinsuko!» Esclamò quello ancora mezzo addormentato.

«E niente, a volte mi chiedo se tu sei davvero così o lo fai apposta» gli rispose di rimando il portiere, seguito da cori di assenso.

«Sembra tu non abbia chiuso occhio, come mai?» Gli chiese lei.

«E me lo domandi pure, Patty? È colpa tua, ovvio.»

«Miaaa? Ma sei fuori di testa?» Replicò lei con veemenza.

«Ehi, voi due, non cominciate a urlarvi contro già di prima mattina che divento più nervoso del solito e poi sono cazzi vostri» li riprese Mark. «A proposito, Patty, se non sono per noi… per chi li hai sfornati?» Concluse poi.

Ecco, giusto, come spiegarlo?
 
«Cavoli, è buonissimo!» Esclamò un capitano entusiasta.

Ehhh? Ma che caz… Patty sentì la voce di Holly provenire da molto vicino a lei. Ma quando si era mosso? Lei non l’aveva visto entrare in cucina, mettersi al suo fianco, rubare un biscotto per dargli un morso e… e…
 
«Dimmi se non ho ragione.»

… e metterle in bocca il pezzo rimanente come se niente fosse. Suo malgrado, lei arrossì vistosamente mentre masticava piano fissandolo negli occhi. Cheeeee?
 
«Allora, è buono o no?» Insistette quello con un sorriso impertinente.

Che bastardo. Sapeva benissimo cosa aveva fatto e davanti a tutti i loro amici poi. Amici che – ne era sicura, ma non aveva il coraggio di guardarli – li stavano sicuramente fissando a bocca aperta.
Quanto le era mancato quel gesto. Detestava ammetterlo, ma era così. Quante volte era successo prima della loro crisi. E tutte le volte lei si ritrovava ad arrossire e balbettare.

 
«Sì, sono stata brava, modestamente parlando» gli disse una volta ritrovata la voce. «Ma resta il fatto che adesso ne manca uno. Non volevo fossero dispari.»

«E che problema c’è» le rispose lui facendole l’occhiolino e rubandone un secondo. «Forza ragazzi, smettiamola di perdere tempo e andiamo a fare colazione che poi dobbiamo dare il massimo negli allenamenti. Nel pomeriggio abbiamo l’ultima amichevole prima dell’inizio dei Mondiali o ve lo siete dimenticato?»

E tra proteste, risate e richieste di cucinare quelle meraviglie per loro la volta prossima, la cucina si svuotò. O meglio, così credeva perché Holly…
 
«Ehi, tu, molla quel biscotto» gli intimò vedendolo andarsene.

«Quale, questo?» Le rispose Holly mostrandoglielo mentre si abbassava verso di lei, facendola arretrare contro il piano cucina. «Hai detto che era di troppo, no? Che ne dici di mangiarlo insieme un po’ per volta? In fondo non sarebbe una novità per te, giusto?»

Ma siamo sicuri, sicuri, che sia tutto lui stamattina?
 
«Ti droghi, per caso?» Buttò lì.

«Come? No, perché diamine…»

«Mark ti ha tirato qualche pallonata dopo cena? No, perché sul tardi l’ho sentito allenarsi con quel suo pallone nero pesantissimo e visto che anche tu eri uscito per la consueta corsetta serale… un incidente può sempre succedere, no?»

«Che cazzo, no!» Ribadì lui raddrizzandosi.

«Be’, buon per te o forse no.»

Patty prese a sistemare i biscotti in una confezione quadrata color verde che aveva recuperato il giorno prima subito dopo il loro incontro.
 
«Quella strana semmai sei tu, signora Hutton» le disse incuriosendola. «Sì, insomma… ieri pomeriggio hai evitato di rispondere alle mie domande sul tuo incontro con Bianca, ma ho sentito che ne parlavi tranquillamente con le ragazze e non mi sembravi depressa o arrabbiata.»

«E perché mai? Dopotutto mi è simpatica. E poi da quando hai imparato a origliare i discorsi altrui?»

«Da quando mi ignori e mi nascondi le cose» le rispose senza vergogna.

«Ok, se insisti… avevo una cosa da chiederle, ma ha detto che le dispiaceva non potermi accontentare, pazienza. Però, a sua discolpa, devo dire che mi ha fornito delle belle motivazioni, anzi, una me la deve ancora dare. Poi le ho confidato una cosa che avevo tenuto per me e mi ha dato l’impressione di una che avrebbe fatto passare un brutto momento a qualcuno di lì a poco.»

«Cosa? Ma che storia è questa» sbottò lui.

«Ah, sì, tra poco sarà qui» gli rivelò mentre chiudeva il pacchetto con un ampio nastro bianco dal quale ricavò un fiocco.

«Comeee? Qui? Qui… al ritiro?»

«Sì, e dove altro sennò? Che domanda scema.»

Poi lo lasciò in cucina e raggiunse la squadra.



 
 
 
Holly era basito. Bianca stava per arrivare tra loro e Patty ne era felice? Doveva avere paura? Scuro in volto la seguì in tempo per vederla prendere posto tutta sorridente. I Mister, che avevano già quasi finito la colazione, lo salutarono.

 
«Holly, capisco che oggi ci attende una bella sfida - in attesa della cerimonia d’apertura di dopodomani - ma potresti evitare di fare quella faccia? Dopo tutte quelle ore di allenamento sfiancante a cui siamo stati sottoposti, non vorrei vincere a tavolino perché li hai fatti scappare tutti, ok?» Lo accolse Benji.

«Ma possibile che voi due non riusciate a stare nella stessa stanza due minuti senza litigare?» Esordì Tom guardando lui e Patty. «Che è successo questa volta? Lo chiedo solo perché così la risolvete qui e non ti trascini quel ghigno in campo.»

Era così evidente? Dalle facce che avevano tutti si sarebbe detto di sì. Patty era l’unica apparentemente serena. O forse lo era davvero?
 
«La mia presunta amante arriverà a breve.»

«Cosaaaaa?» Urlarono tutti insieme, Mister compresi che strabuzzarono gli occhi.

«Chiedetelo a lei» rispose indicando Patty con la testa. «Io non ho fatto nulla. L’ho scoperto poco fa e, come si vede, non è che la cosa mi abbia fatto fare salti di gioia.»

«Pattyyyyy, ma che hai combinato» saltò su Eve «invitare quella donna qui? E perché?»

«È simpatica. Non abbiamo terminato di parlare e lei si è autoinvitata. Ci parlerò da sola, non siete costretti ad assistere, anche perché di certo rimarrà poco e non ci sarà il tempo materiale per presentarvela. Mister a voi sta bene, vero? In fondo non intralcerà in alcun modo gli allenamenti.»

«Ma non dovevi chiederglielo prima?» Saltò su Bruce.

«Come ho già detto, non ho proposto io la cosa, l’ho solo subìta» specificò lei fulminandolo con lo sguardo.

«Va bene» sentenziò Mister Turner dopo essersi scambiato un’occhiata con il collega e, notò, lasciando tutti di stucco lui compreso. «E voi sbrigatevi a fare colazione che il campo vi attende. Ross, gradirei ci raggiungessi in ufficio tra poco per rivedere le strategie di gioco» e quando quello annuì, lui si alzò e uscì seguito da Mister Gamo.

«Incredibile. Patty, dicci come fai a non farti mai dire di no da lui» l’interrogò Rob spalleggiato dagli altri.

E lei rise. Holly era sempre più confuso. E niente, stava succedendo qualcosa tra Patty e Bianca, ne era certo e la cosa lo metteva in agitazione. Avrebbe dato qualsiasi cosa per potere assistere a quell’incontro.
 
«Basta non mentirmi mai, ascoltare ciò che dico e parlare chiaro» si sentì urlare dal corridoio.

E quella fu la risposta di Mister Turner prima che si chiudesse in ufficio.
 
«In pratica, col tuo caratterino hai trovato il modo per manipolarlo come vuoi senza fare fatica» concluse Bruce guardando Patty.

«Buon per me» gli rispose quella, scrollando le spalle e continuando a mangiare con calma.

Doveva trovare il modo per incontrare Bianca prima che vedesse Patty e…
 
«A che ora arriva la spagnola?»

«Ha detto che sarà qui per le 10, ma quella è una tipa strana, non mi stupirei se arrivasse pri…»

«Madre de Dios che lusso. Vi trattate bene qui al ritiro.»
 
«…ma!» concluse Patty.

Ed eccola lì. Bianca. Un’entrata a effetto, niente da dire. Un sussulto di stupore generale accolse quell’ingresso inatteso e tutti, notò Holly, si erano bloccati come se fossero stati congelati sul posto. Non volava più una mosca.
 
«Chissà perché non mi stupisce che tu sia in anticipo» le disse.

«Bellissima, mi sei mancata!» Esclamò quella ignorandolo mentre fissava Patty e la salutava con la mano.

«Em… sì, ciao?» Le rispose quella leggermente in imbarazzo. «Sei in anticipo.»

«Bellissimaaaaaaa?» Ripeterono tutti, lui in primis, guardando la manager.

«Che ho detto di strano?» S’intromise Bianca. «Lo è. Non sarà una strafiga da paura, ma ha il suo perché, il suo fascino orientale unito al suo carattere così forte e coraggioso, la rendono fantastica.»

«Em… ok, che dire… grazie?» Le rispose quella sempre più a disagio.

«Ah, niente grazie, non fare la modesta ora. Se il cretino qua davanti a te non è riuscito a capirlo e a tenerti stretta non è certo colpa tua, vero?» Disse poi schiettamente guardando lui.

Ecco, grazie Bianca, ci mancavi solo tu a darmi contro. Ma non dovevi aiutarmi?
 
«Certo che sì, hai ragione!» Saltò su l’interessata.

Come ripristinare l’autostima di una persona con poche e semplici frasi, incredibile.
 
«Ehi, ehi, ehi. Un attimo. Tutto bello ed emozionante e… strano, ma… tu chi sei? Sì, ok, sei chiaramente straniera e penso di averlo capito da me, ma preferirei avere la conferma dalla tua voce» l’interrogò Eve.

«E soprattutto come hai fatto a entrare senza che la guardia ti cacciasse?» Le diede man forte Amy.

«Ah, che maleducata che sono, avete ragione. Sono… devo qualificarmi per intero o va bene solo il nome?» Chiese a lui che sbuffò in risposta.

«Fa come vuoi. Già ti sei autoinvitata qua. In più arrivi in un orario osceno per una visita, soprattutto dopo che ne avevi detto un altro… mi sembra il minimo che tu possa fare, no?» L’attaccò lui irritato per il suo atteggiamento.

«Antipatico» gli disse facendogli la linguaccia subito dopo. «Allora opto per la presentazione a effetto. Sono Bianca Cou, figlia del presidente del Barcellona Calcio. Piacere di conoscervi. A questo punto devo fare un inchino, giusto?» Gli sussurrò alla fine facendogli alzare gli occhi al cielo. «Potevi anche solo annuire, che cazzo dai, ma pazienza. Piacere di nuovo» e poi s’inchinò davvero, anche se in modo sgraziato e rigido.

E lì risero tutti. Il ghiaccio era rotto. Nel modo sempre insolito tipico di quella donna, ma almeno ora non regnava più il silenzio, anzi…
 
«La famosa spagnola che pensavamo non esistesse» esordì Paul.

«Ah, però, è meglio di quello che pensavo» disse Johnny squadrandola.

«Complimenti per il suo giapponese, è perfetto» fu Ted a parlare.

«Un po’ di tatto, insomma» lo riprese Julian. «Li scusi, a volte non sanno stare zitti. Piacere nostro.»

«Sei alta, molto alta, molto più di quello che credevo. Quasi rivaleggi con me» constatò Ed.

In effetti era vero. Bianca superava di certo il metro e ottanta, senza tacchi, come in quel momento. Trovare una donna giapponese alta era molto difficile e quindi – per coloro che erano rimasti in patria a giocare – doveva essere strano trovarsi di fronte a un’europea dotata di una considerevole altezza.
 
«Ok, basta ora. Bianca e io dobbiamo parlare. Da sole. Voi non avete da andare a sgambettare in campo per caso?» Li riprese Patty, interrompendoli. «Allora, Bianca, prima andiamo, prima finisci il discorso di ieri e prima potrò darti un regalino che ho preparato per te o questi qui se lo mangiano tutto.»

«Biscotti?» Rispose quella sorprendendola. «Questo profumino paradisiaco che sento ti ha tradita. Ieri il gelato, oggi i biscotti… dico, bellissima, vuoi farmi ingrassare? Ma si dai, e poi chi se ne frega, alla mia età un po’ di ciccia ci sta.»

«Voi non lo potete sapere, ma la sua golosità è leggendaria. Tutta la squadra sa del suo debole. Lei poi se ne frega se qualche fotografo la immortala mentre sta mangiando per strada o cosa… continua imperterrita mentre lo saluta» si sentì il dovere di specificare.

«Non mi faccio problemi, anche se non sono una che mangia senza ingrassare» lo spalleggiò lei ricavando consenso tra tutti.

«Cosaaa? I biscotti erano per lei che hai conosciuto soltanto ieriii? E a noi niente? Patty, sei crudele, parola mia» le disse Rob trovando assenso totale.

«Em, Patty… a me non dispiace se rimangono a sentire cos’ho da dirti, anche perché ho l’impressione che questo disguido sia da chiarire con tutti. Vero, Oliver? Ho ragione o no?»

«Noi veramente dovremmo andare, i Mister ci aspettano e…» tentò di smarcarsi lui, senza successo.

«Oh, be’, se rimandiamo di qualche minuto non casca il mondo. Allora, Signorina Cou, bentrovata. Cosa è venuta a dire di tanto urgente a Patty da farle fare irruzione in un ritiro avversario di prima mattina? Perché le ricordo che non sono neanche le 8.00.»

Ecco. Ci mancava solo Mister Gamo tallonato da Mister Turner, evidentemente di ritorno dopo non averli trovati e avere atteso invano Julian in ufficio.
 
 



 
Bianca si stava divertendo un mondo. Un po’ le dispiaceva avere interrotto la loro colazione e non gli allenamenti, ma non era riuscita ad attendere l’orario prestabilito e poi non era tutta colpa sua.

 
«Jet Leg. Mai sentito parlare?» Interrogò i calciatori che annuirono. «Ecco, ci sono dentro in pieno e stanotte non ho dormito anche se sono stanchissima quindi, mi scuso con tutti. Sono sicura che appena chiuderò occhio, dormirò per ventiquattrore di fila e che mi perderò la cerimonia d’apertura di domani» esordì lei.

«Sei scusata, ma solo perché l’ho provato sulla mia pelle per ben due volte. All’andata e al ritorno» le rispose Patty con un mezzo sorriso. «E dunque, non vorrei trattenerti troppo e sballarti ancora di più. Visto che non ti interessa di avere un pubblico, dimmi… qual è questa seconda motivazione che ti ha spinto a rifiutare la mia proposta?»

«Proposta… di che tipo?» Intervenne Oliver. «Era per questo che mi hai chiesto di fartela incontrare? Per proporle qualcosa? Non per sapere la verità circa una nostra relazione, alquanto impossibile e ridicola?»

Oh, giusto, Oliver era all’oscuro di quello che Patty le aveva domandato. Eh, poveretto, ora gli sarebbe preso un colpo. Era meglio intervenire.
 
«La tua ex moglie qua presente voleva sapere se potevo testimoniare contro di te al prossimo processo di divorzio. Uno vero. Con un vero giudice a decidere.»

«Che cooosaaa?» Urlarono tutti insieme.

«Sta scherzando, vero? Verooo?»

«No, Holly, hai sentito bene» gli confermò Patty. «Ma la signorina qui presente mi ha detto di no per due motivi. Uno me l’ha detto ieri e uno è venuta a rivelarmelo ora perché era stata interrotta da una telefonata che l’ha fatta scappare via» gli confessò lei candidamente, per nulla turbata dal clima di incredulità generale.

C’era da ammetterlo. Quella ragazza aveva fegato e ovaie grosse come angurie.
 
«Infatti, per questo motivo sono venuta qua… in compagnia» rivelò lei sentendosi osservata. «E questo qualcuno che ho portato con me mi aiuterà a farti capire meglio quello che voglio dire. Al momento sta aspettando in salone perché pensavo fosse un tranquillo confronto a tre e invece… posso?» Chiese poi accennando con la testa alla porta.

«Prima voglio sapere il primo motivo che le hai detto» insistette il calciatore incrociando le braccia davanti a sé.

«Perché sono chi sono e di certo non potevo dichiarare il falso in tribunale. Falso che poi avrebbe avuto ripercussioni sulla squadra e sulla tua carriera» rispose lei senza tentennare.

«Giusto» concordò lui. «E tu sei stata pazza anche solo a pensare di chiederle una cosa del genere» attaccò poi l’ex.

«Non ci avevo pensato, ma sinceramente non è che me ne importasse molto al momento» ammise Patty «e neanche ora, a dire il vero» la sentì mormorare in aggiunta.

«Ok, ti scuso, anche se non me l’hai chiesto» ribatté lui con un piccolo sorriso. «Vedi, sono magnanimo e lascio correre. Ma solo perché so che tra poco ti sentirai una merda totale e vorresti fare come lo struzzo» poi, prima che lei potesse protestare, aggiunse «Hai portato chi penso io?» Le chiese e quella annuì tutta sorridente. «Bene, Bianca, procedi.»

Per tutta risposta lei raggiunse la porta aperta, si sporse oltre solo con la testa e parlò, lasciando tutti con aria stranita a fissarla.
 
«Tesoro, ci siamo, puoi raggiungermi? …… Eh? Ma guarda che non ti mangiano, anche se in effetti li ho interrotti durante la colazione e potrebbero farlo …… Sì, lo so, lo so, la prossima volta ti ascolto e non mi presento fuori orario, ok? Certo che voi giapponesi siete fissati con l’orologio, peggio degli svizzeri ...... Dai, ora alza il culo e vieni qui, che dobbiamo sconvolgere un po’ di gente.»

E poi, venne la sua parte preferita. Ma per farlo al meglio e per fare capire a Patty che stupida era stata ad agire d’impulso senza chiedere spiegazioni prima e rimettendoci un matrimonio…
Quando la sua accompagnatrice entrò nel silenzio generale, Bianca poté vedere gli occhi di tutti incentrati su loro due. Occhi curiosi, confusi e in attesa.

 
«Buongiorno a tutti. Mi chiamo Yuriko Hayashi. Scusate l’orario inconsueto per una visita, ma questa qua quando si mette in testa qualcosa non la tiene più nessuno» esordì quella guardandola male.

Le scuse parvero piacere. Cavoli, doveva segnarselo per davvero. Mai anticipare una visita, anche se annunciata e concordata, in Giappone. E questo si aggiungeva a: evitare di fare delle sorprese perché potevano risultare non gradite e causare difficoltà agli altri. Regola numero uno dei buoni rapporti nella terra del Sol Levante e non solo.
 
«Nessun problema, si figuri, la sua amica non poteva saperlo» la rassicurò uno dei due Mister della Nazionale, il più robusto, Gamo, se non ricordava male.

«Ah, no, è una mancanza intollerabile invece, vero, amica?» Insistette quella senza pietà. «Dovresti scusarti.»

«Io penso che prima di farlo, bisogna chiarire la questione che siamo venute a chiudere» replicò lei guadagnandosi assenso generale.

«Appunto. La curiosità mi sta logorando, io ve lo dico» intervenne Patty. «È da ieri che la mia testa sta scoppiando dal troppo pensarci. E quindi, Bianca, dimmi tutto, sono pronta.»

«Oh, no, a questo proprio non lo sei… almeno che tu non abbia già intuito qualcosa» le disse mentre quella scuoteva la testa.

«Posso dirlo io?» Intervenne Oliver. «Lasciami almeno questa soddisfazione.»

Poteva fidarsi? Bianca lo guardò, più determinato e risoluto che mai. Forse doveva impedirglielo, ma… coinvolgeva anche lui e quindi acconsentì. Il sorriso soddisfatto che le indirizzò la inquietò un attimino, ma passò subito.
 
«Patty, grazie a te ho passato anni orrendi, senza capirne il motivo. Hai chiuso i ponti con me dal momento che hai deciso di lasciarmi e sei sparita. Avevo quasi perso la speranza di ritrovarti e sai che sono stato felicissimo quando è successo, non te l’ho mai nascosto.»

«Sì, me l’hai detto e ridetto, ma sai anche che…»

«La mia parola vale zero per te, lo so benissimo, grazie» concluse lui al suo posto. «Ma ora mi crederai per forza, avendo la prova di quello che ti dirò tra poco proprio qui davanti» le disse poi indicando loro due che erano in attesa come tutti.

Holly la guardò come per essere sicuro di avere il permesso per continuare.
 
«Forza e coraggio, puoi farcela» gli disse lei mostrandogli due pollici in su. «Altrimenti subentro io, ci metto un attimo e non parlerò nemmeno in quel caso» e così dicendo fece l’occhiolino a Yuriko che sospirò ormai rassegnata alle sue uscite a effetto.

«Grazie, Bianca, ma non ho bisogno di incoraggiamento anche se mi fa piacere il tuo tifo» le rispose.

«E dunque? Non tirarla troppo per le lunghe capitano» disse uno dei portieri, uno molto alto e ben piazzato con un berretto a visiera in testa.

«Giusto, abbiamo degli allenamenti da iniziare e una partita da affrontare più tardi nel pomeriggio, non dilungarti. Anche perché c’è Patty qui che sta fremendo come non mai» s’intromise un altro calciatore che portava le maniche arrotolate.

«D’accordo allora, andrò dritto al punto» disse lui e poi si rivolse alla sua ex. «Patty, il motivo per cui Bianca non può aiutarti in questo tuo folle piano – sì, lo è, non interrompermi – è che lei è felicemente sposata con… Yuriko.»

Silenzio. Silenzio. Assordante silenzio. E poi…
 
«Che cooosaaa?» Urlarono tutti insieme.

Bianca vide Patty farsi sempre più pallida. Muta. Gli occhi spalancati che da fissi, passarono velocemente tra Oliver, lei e sua moglie.
 
«No, in effetti non ero pronta per questo, hai ragione» mormorò guardandola.

«Ed ecco spiegato perché parlo bene la vostra lingua e Yuriko la mia. O così o ci intendevamo a gesti per il resto della nostra vita e, converrete con me, che alla lunga sarebbe risultato ridicolo» li informò per stemperare il momento.

Oh, guarda, Patty sta cominciando a riprendersi. Almeno ha ripreso un po’ di colore sulle guance.
 
«Come ti senti?» S’informò avvicinandosi a lei che, per fortuna, era ancora seduta.

«Non lo so. Sollevata, forse. Confusa, di certo. Stupida, tanto. Felice, perché no. Ho bisogno di pensare, da sola.»

«Certo, posso capirlo. Troppe scoperte ed emozioni in una volta sola. Sapere che colei che hai sempre additato come l’amante di Oliver è lesbica e per giunta sposata, non deve essere facile.»

«Proprio per niente» le confermò lei «ma sono felice per entrambe. Come ti ho detto ieri, l’amore è amore e non importa verso chi lo si prova se questo ti fa stare bene. Lo siete da tanto?» S’informò infine.

«Nooo, neanche tanto, vero Yuriko?» E quella la guardò male. Ah, non sapeva stare allo scherzo. «Sarannooo… sett… ott… ok, ok, quasi undici anni più quattro di fidanzamento e due di sola amicizia» concluse poi quando la vide iniziare a spazientirsi. «Questa tizia qui è tanto carina, tranquilla e gentile quanto un t-rex in attesa di sferrare un attacco, nel caso la si fa irritare o arrabbiare.»

E lì risero tutti, per fortuna.
 
«Cavoli, ma sono… sono… diciassette anni?» Le disse con voce incredula.

Fu Yuriko a rispondere per lei.
 
«Già, fa un certo effetto devo ammetterlo. Ma sì, il conto è giusto. E dire che all’inizio la odiavo proprio e mai avrei pensato di farmi sua amica, figurarsi di sposarla. Siamo l’una l’opposto dell’altra, ma forse è proprio per questo che andiamo così d’accordo. Lei alta, fisicamente perfetta, spigliata e rompiscatole… io bassa, formosa e molto riservata. La vita è strana, vero? Ora penso che decidere di andare in vacanza in Spagna quell’anno sia stata la decisione migliore che abbia mai preso. Dopo due anni di amicizia via telefono e brevi incontri durante le festività, ho deciso che la cosa mi andava stretta e l’ho raggiunta in pianta stabile. Mi sono buttata non sapendo bene cosa trovavo dall’altra parte, perché ero io quella sicura della mia inclinazione, Bianca era un mistero. Ho fatto io il primo passo dichiarandomi ed eccoci qui, ancora insieme.»

E ogni giorno lei ringraziava il creato per quella fortuna.
 
«Quindi, vedi Patty, che ti sei sbagliata e che il caro Oliver non può essere un rospo in calore. Non con me e nemmeno con le altre, non è proprio il tipo da passare da una femmina a un’altra senza esitazione. Oddio, è caruccio sì, ma… bleah! Lo stesso rapporto che ho con lui, l’ho con tutta la squadra del Barcellona per ovvi motivi, ma la cosa finisce lì. A pensare di fare qualcosa con lui o con qualsiasi altro uomo sulla faccia della terra… brrr, mi si atrofizzano le ovaie.»

«Ehi, ehi, ehi, un momento tu… cos’è questa storia del rospo in calore? Iooo? Io sarei un rospo, Patty? Cos’è questa, un’altra gentilezza da aggiungere a tutte le altre che mi hai detto fino a ora?» Saltò su l’interessato senza troppo tatto. «E poi… bleah, non è simpatico da sentirsi dire.»

«Dico bleah a te, come lo direi anche ai tuoi compagni. Non nego che siete un bel vedere per gli occhi, ma davvero, il solo pensiero mi ripugna. E poi io odio i tradimenti e ne ho ben donde» rispose al numero 10. Poi tornò a concentrarsi sulla ragazza sconvolta che aveva davanti. «Mio padre è quel rospo, Patty, e questo mi ha portato a ripugnare ogni comportamento che esclude la fedeltà. Anche se non fossi stata quella che sono, non avrei mai preso in considerazione di tradire qualcuno o di diventare l’amante di qualcuno… e questo perché so cosa si prova a essere dalla parte di chi lo subisce, se pur come figlia.»

«Sono stata avventata senza motivo, ora lo so, ma…»

«Ascolta, Patty, ora lasciamo andare ad allenarsi questi tizi qua e congediamo anche Yuriko – che mi ha solo accompagnata qua, per ovvi motivi, e ora ha delle commissioni da fare in vista del nostro ritorno in Spagna – e poi potrai chiedermi tutto quello vuoi. Ci stai?»

Bianca vide Patty pensarci, fissata da tutti i presenti.
 
«E perché no, tanto ormai…» le rispose infine «Su, ragazzi, andate pure. Lo spettacolo è finito» concluse rivolgendosi agli amici.

«Sei sicura?» Le domandò una delle ragazze. «Hai subìto un bel colpo con questa rivelazione e…»

«Sicurissima Eve. Ho bisogno di questo, lo capisci? Per anni ho odiato questa donna senza motivo e ora so che potevo evitarmi tanto dolore se solo quel giorno avessi agito in modo diverso e non spinta dalla gelosia. Quindi, sì, voglio parlarle a tu per tu e lasciarmi il passato finalmente alle spalle.»

«Giusto, anche perché avrei una richiesta da farti e poi… io da qui senza biscotti non me ne vado» le disse facendola ridere.

«Non avevo dubbi» s’intromise Yuriko. «Ci vediamo dai miei per l’ora di pranzo. Mia madre è stata così felice di rivederti ieri che sono sicura sia già in cucina. Grazie a tutti voi per la pazienza e scusate ancora per l’intromissione mattiniera» concluse rivolta a tutti i presenti e poi se ne andò.

Nessun bacio di commiato, nessun abbraccio. Bianca un po’ ci rimase male, ma sapeva benissimo che quella era la cultura di sua moglie e non solo, di tutti loro e che, trovandosi in Giappone, doveva rispettarla. Così si limitò a sorriderle e a salutarla con la mano.
Poco dopo vennero lasciate sole da quasi tutti e quel quasi era…

 
«Oliver, che ci fai ancora qui? Vai, guarda che non te la mangio e nemmeno te la corrompo, sai?» Lo esortò.

«No, prima voglio essere io a dire due parole a Patty. Mi sembra che tu l’abbia già ampiamente fatto, no?»

«Holly non fare l’ottuso e lo scemo» lo riprese l’interessata «e corri in campo. Io starò bene. So che dobbiamo parlare, ma non ora. Stasera, dopo cena, promesso. Solo noi due. Per ora, è Bianca ad avere la priorità.»

Cavoli, quella Patty era una forza quando ci si metteva. Ne aveva avuta la prova il giorno prima, ma continuava comunque a stupirla.
 
«E smettila di guardarmi come se mi fossero spuntate due teste, cazzo. Hai aspettato cinque anni, non puoi farlo ancora per qualche ora?»

«E sia» concordò lui dopo un attimo di silenzio. «Ma se dopo cena mi inventi una qualsiasi scusa per sfuggirmi, sappi che non sarò più così ben disposto a un confronto pacifico. Sai che io difficilmente mi arrabbio e non urlo mai, ma non escludo succeda in quel caso» e le lasciò sole.

«Idiota!» Sentenziò Patty facendola ridere.

«Bene, ora che siamo sole… per prima cosa voglio che tu sappia quanto mi hai resa felice accettando la mia confessione e facendo sentire bene accetta anche Yuriko – il che non è così scontato, credimi – e poi…»

«Figurati, non ho fatto nulla di speciale. E ora dimmi, cosa vuoi chiedermi?»

E lì, Bianca fece un profondo respiro, poi si fece coraggio e parlò. La genuina risata di Patty le entrò nelle orecchie e lì rimase per tutto il giorno.
   
 
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