Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Sunnyfox    11/11/2023    1 recensioni
Solo quando all'improvviso Rufy cacciò un urlo animalesco, si rese conto che la squadra di Kendo del loro liceo aveva fatto il suo trionfale ingresso.
«Eccoli che arrivano!» esclamò, agitando le braccia per catturare l'attenzione di Zoro che seguiva il capitano della squadra e andavano a posizionarsi accanto agli altri kendoka.
Nami lo vide alzare lo sguardo verso di loro, come se fosse davvero riuscito a sentire il richiamo dell'amico, in mezzo a tutto il fracasso esploso all'ingresso delle squadre. Rufy si agitava così tanto che dopotutto sarebbe stato impossibile non notarlo. Zoro non fece altro che alzare lo Shinai in segno di saluto. Una conferma che li aveva scorti e aveva, a modo suo, apprezzato la loro presenza. Se non fosse stato così distante, Nami avrebbe detto di averlo persino visto sorridere.
[High School AU]
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 14.

 

Il primo gancio gli arrivò dritto allo stomaco, con la potenza di una palla di cannone.

Si era focalizzato così tanto sul bestione dalla voce d'usignolo che quando un altro degli scagnozzi di Doflamingo gli era balenato di fianco e aveva sferrato il suo attacco, quasi non se ne era accorto.

Ed ora era senza fiato.

Scorse appena i movimenti convulsi dello scontro fra Rufy e il fenicottero, e Sanji che si difendeva egregiamente conto un terzo, che decise di non preoccuparsi eccessivamente per loro. Avrebbero saputo badare a loro stessi.

Rotolò su un fianco allora, rifuggendo l'ennesimo attacco. Si trovò ad afferrare un lungo ramo di ciliegio caduto al suolo e lo usò come scudo per l'arrivo di un fenomenale calcio alla sua sinistra.

Due contro uno era irritante, era sleale.

Ma non c'era tempo per soffermarsi sulla legalità di quegli attacchi disarticolati, era questione di portare a casa il risultato.

Usò il bastone come fosse uno dei suoi shinai e frustò la gamba del tizio che lo aveva colpito allo stomaco, facendolo capitolare al suolo. Si rimise in piedi e colpì il secondo a un fianco, strappandogli un grido di dolore. Ma quando si volse per andare in aiuto a Rufy lo raggiunse una sberla al viso e la scudisciata stavolta fu così sferzante da fargli girare la testa. Sentì un bruciore intenso appena sopra l'occhio e solo dopo si rese conto che il calore che avvertiva al sopracciglio era vischioso sangue che sgorgava da una piccola ferita.

«Brutto pezzo di-» sibilò riprendendo con l'attacco, mentre Rufy, da qualche parte, gli gridava di fare attenzione. Si piegò in tempo per deviare un pugno, colpì il ragazzotto dai capelli biondi e la faccia fesso con il bastone a una rotula. Si volse di nuovo, trovandosi improvvisamente schiena contro schiena a Rufy.

«Mi hanno spaccato lo zigomo» fu il laconico commento del ragazzo.

«A me un sopracciglio»

E li raggiunse anche Sanji.

«Vi sembra il momento di fare conversazione?» esclamò rabbioso e poi a mezza voce, come a vergognarsene «... a me un labbro, brutti bastardi»

Fu rapido l'attimo di vittoriosa tregua, perché in un istante arrivò un attacco circolare dai cinque di Doflamingo.

Zoro si vide arrivare incontro quel gigantesco Pica, un caterpillar di muscoli e grasso corporeo. Si apprestò ad accoglierlo con un calcio nello stomaco, quando una voce tonante alle loro spalle raffreddò l'atmosfera.

«Che cosa sta succedendo qui?!»

Zoro ebbe appena il tempo di intravedere quella che gli sembrava una divisa da poliziotto, prima che un colpo feroce lo prendesse in pieno viso.

Dopo, fu solo buio.

 

-

 

Nami e gli altri avevano raggiunto la centrale di Polizia in cui avevano trascinato Rufy, Zoro, Sanji e il quintetto che li aveva provocati.

Quando non avevano visto tornare Rufy e avevano cercato di contattare lui e gli altri, senza ricevere risposta, erano entrati in allarme. La prima cosa che era sembrato utile fare era stato cercare uno dei guardiani del parco. Ed era infine intervenuta la polizia.

Aveva assistito con sgomento alla cattura in massa dei ragazzi che sembravano aver messo in piedi una rissa in grande stile e le era sembrato le si fermasse il cuore, quando si era resa conto che Zoro era a terra, privo di sensi.

Avevano chiesto con veemenza di poter seguire i loro amici, di poter testimoniare qualsiasi cosa fosse utile, e collaborare con qualsiasi mezzo a loro disposizione, ma non c'era stato verso: la polizia aveva raccolto sul luogo dell'incidente le loro scarne testimonianze e infine detto loro dove avrebbero potuto trovare i tre malcapitati, in seguito.

Si erano mossi in massa.

«Possiamo almeno avere notizie?» Nami stava cercando di contrattare con uno degli ufficiali al gabbiotto d'accoglienza.

«Mi dispiace» la donna poliziotto sembrava irremovibile.

«Almeno sapere se il ragazzo che è svenuto sta bene! La prego!» riprese accalorata, un po' per scena, per intenerirla, un po' perché angosciata ci si sentiva davvero.

Non le erano chiare le dinamiche in cui tutto si era svolto. Ma non era stata davvero tanto cieca da non accorgersi delle varie storture avvenute quello stesso pomeriggio. A partire dall'improbabile alleanza di Sanji e Zoro, al fatto che non avessero fatto altro che tenere d'occhio quello strano gruppo che rideva e scherzava di fronte a loro.

Si chiese se ci fosse altro sotto e se non si sarebbe potuto evitare quello che era successo in seguito, ma questo lo avrebbe scoperto solo nel momento in cui li avrebbero rivisti. Se da un lato era angosciata, preoccupata, persino terrorizzata dall'idea di quello che era capitato a Zoro nello specifico, dall'altro era furibonda, perché li avevano tenuti all'oscuro di tutto. Se non Rufy, quei due idioti di Sanji e Zoro.

Si augurò di poterli rimproverare e malmenare lei stessa, una volta che tutto si sarebbe risolto per il meglio, perché è così che sarebbe andata, giusto?

La donna nel gabbiotto si umettò le labbra, guardandosi in giro con aria circospetta.

«Mi dicono che si è svegliato» disse loro, provocando un coro di sospiri mal trattenuti, sollevati.

La donna sembrò soddisfatta della reazione, prima di tornare a sfoggiare la sua aria altera.

«E adesso via di qui, ragazzini!»

Nami e gli altri si allontanarono mesti, restando poco fuori dalla centrale di polizia.

«Credete che dovremmo chiamare qualcuno?» domandò Chopper sull'orlo delle lacrime.

«Credo che se ne occuperanno loro...» Robin fece un cenno all'edificio «sono procedure interne, tocca aspettare.»

«Quegli idioti, avrebbero dovuto chiamarci» si intromise Franky con aria agguerrita, «li avremmo fatti fuori nella metà del tempo e ne saremmo usciti vincitori»

«Non mettertici anche tu...» lo rimproverò Robin, dandogli un buffetto sul braccio.

Nami arretrò di qualche metro, come potesse individuare, dall'esterno, la finestra della stanza in cui erano trattenuti i ragazzi.

Inspirò a fondo e restò immobile ad ascoltare gli altri discorrere, decisa ad aspettare fino alla fine.

 

-

 

Zoro si sentiva stordito, ma non si era sorpreso di essersi svegliato in quella che comprese essere la stanzetta di un'infermeria. Il medico che si era assicurato di visitarlo gli aveva intimato di restare sdraiato, ma lui non aveva voluto sentir ragioni: voleva raggiungere i suoi amici, ovunque fossero.

Per quello il poliziotto incaricato di sorvegliarlo non si era fatto molti scrupoli a prelevarlo e accompagnarlo lungo i corridoi ed infine in un locale che sembrava più una grigia sala d'aspetto. Seduti su alcune seggiole color arancio spento, c'erano i suoi amici.

«Zoro!» esclamò Rufy, l'evidente sollievo ad illuminargli lo sguardo. Persino Sanji sembrò felice di vederlo.

«Non volevano dirci niente, pensavamo ti avessero portato chissà dove»

«Silenzio» disse il poliziotto che lo aveva accompagnato, indicandogli dove sedersi.

Zoro fu grato di poterlo fare. Nonostante avesse dichiarato di sentirsi bene, la testa gli faceva un male del diavolo. La testa, la faccia; non si era visto allo specchio ma a giudicare dal dolore diffuso non doveva essere un gran bello spettacolo.

Si guardò brevemente attorno. Oltre alla luce artificiale, ad illuminare lo stanzone c'erano un paio di finestre con le sbarre. Appesi alle pareti, dei poster sulla sicurezza stradale e alcune foto di probabili ricercati. Si rese conto che non erano gli unici intrappolati lì dentro. A tener loro compagnia, guardie a parte, c'era un altro gruppo di ragazzotti dall'aria poco raccomandabile. Di Doflamingo e i suoi, però, nemmeno l'ombra.

«Sto bene...» sussurrò appena, per rassicurare i compagni.

«La tua faccia sembra un Picasso» fu il laconico commento di Sanji, che sfoggiava a sua volta un bruttissimo taglio al labbro e un ematoma appena sotto la mascella.

«Sei fortunato che in questo momento non ho le forze per litigare...» replicò Zoro, beccandosi in risposta un mezzo sorriso, a sottolineare che stava bene così, che comunque era lieto di saperlo in salute.

Una delle guardie uscì dalla stanza, mentre l'altra stava compilando qualcosa su un computer portatile. In quell'istante, uno dei tizi seduti di fronte a loro si alzò con circospezione e li raggiunse.

Li fissò a lungo, uno per uno, prima di sporgersi per non dover parlare a voce alta.

«Gira voce che siete finiti qui per colpa di Doflamingo e suoi, è vero?» il tizio aveva una gran bella faccia tosta, nonché la più stramba capigliatura a punta che Zoro avesse mai visto. Una cresta di capelli verdi, piercing al naso, tatuaggio sul viso e un paio di canini che avrebbero fatto concorrenza a un vampiro.

«Chi è Do-Mingo?» domandò Rufy che si era infilato nella rissa, senza nemmeno sapere chi fossero gli individui che avevano minacciato Zoro.

«Capelli biondi, camminata da scemo. Gli piace il rosa» suggerì il tipo, squadrandolo con aria interessata.

«Oh. Sì! Se quel tizio è Mingo allora sì. Immagino che siano loro i teppisti a cui abbiamo fatto il culo» sorrise a trentadue denti.

«Sul serio?» il tipo dai capelli verdi sgrano gli occhi, apparentemente incredulo «a me sembra che le abbiate prese» indicò i visi del trio, usciti affatto illesi dallo scontro.

Rufy intrecciò le braccia al petto, ridacchiando.

«Bè sì, ma ci siamo difesi bene, vero Sanji? Zoro?»

Il cuoco si stiracchiò sul sedile, scrollando le spalle.

«Se così la vuoi mettere...» commentò serafico, sembrava però soddisfatto della risposta del Capitano.

«Solo per questo dovrei farvi complimenti» intervenne di nuovo il tizio «Mi sembra ne siate usciti meglio di tanti altri» poi sorrise, amichevole, porgendo loro una mano «Molto piacere, il mio nome è Bartolomeo»

Rufy gli strinse la mano senza nemmeno sapere per davvero per cosa si complimentasse.

«Io sono Rufy, molto piacere, signor Galletto»

Zoro lasciò correre i convenevoli, sporgendosi appena dalla sua seggiola per poter guardare Bartolomeo dritto in faccia.

«Sono così famosi, quel Doflamingo e i suoi?» gli chiese. Era da quando aveva compreso la connessione a Law che gli era venuta voglia di saperne di più.

«Scherzi?» gli rispose questi «Doflamingo fa dentro e fuori dai riformatori da quando è ragazzino»

«Perché?»

«Bè, perché... ma davvero non lo sapete? Siete dei pazzi ad esservi battuti con lui senza sapere a cosa andavate incontro, io ve lo dico» sembrava quasi che realizzarlo facesse crescere il suo sguardo carico d'ammirazione «Faceva parte di una banda piuttosto rinomata, quando ancora frequentavano il liceo. Niente di davvero eclatante: qualche furtarello, atti vandalici, episodi di spaccio, qualche zuffa, ma si erano fatti un nome. La città è piccola, la gente mormora, così si dice, no? Se l'erano sempre cavata con poco, finché, un paio di anni fa... ha quasi fatto fuori il suo stesso fratello.»

«Ma che dici?» Rufy sembrava sinceramente sorpreso dall'ultima rivelazione.

«Per davvero» annuì Bartolomeo, «in realtà dicono sia stato solo un tragico incidente, ma la verità è che, incidente o meno, tutto sia cominciato con una spedizione punitiva. La cosa sia degenerata e pare che il suo caro fratellino si sia messo in mezzo, rimettendoci quasi le penne»

«Pazzesco...» Rufy prese a dondolarsi sulla sedia.

«E come è andata a finire?» si intromise Sanji.

«Che Doflamigo è finito in riformatorio. Paparino ha pagato fior fiori di avvocati per evitare il peggio, facendogli guadagnare giusto qualche mese in un istituto e un anno di servizi socialmente utili, e suo fratello sia rimasto in coma per settimane, prima di risvegliarsi tutto sghembo... non so bene come sia finita, ma di certo ora Doflamingo è sotto osservazione dalle autorità locali. Però mi pare che il vizio non lo abbia affatto perso.»

«Assurdo», commentò Rufy, rivolgendosi poi a Zoro «Non ti sembra una storia simile a quella che ci ha raccontato la tua amica qualche giorno fa? Sul tuo allenatore... Liu. Laz. Traf.»

Trafalgar Law. Zoro aveva appena avuto la conferma sulla storia. E le sue intuizioni a riguardo. I dettagli sul come o il perché Doflamingo avesse deciso di andare a cercare Trafalgar erano ancora oscuri, ma sembrava proprio che non ci fossero più dubbi a riguardo.

«Già...» disse solo, senza aggiungere altro. Non era sicuro che spiegare a Rufy tutte le connessioni potesse davvero servire a qualcosa in quel momento. Lo avrebbe fatto però. Aveva imparato la lezione.

«In ogni caso massimo rispetto, ragazzi. Sono sicuro sia stato uno scontro epico. Che ne siate usciti praticamente illesi è assurdo. Davvero assurdo.»

Zoro non condivideva affatto l'esaltazione di Bartolomeo ma non poteva sottrarsi a quella fitta di soddisfazione nell'essere riusciti a tener testa dei criminali di quella risma. Non che gli avesse fatto piacere prenderle, ma si era reso conto che lo scontro era stato in qualche modo...

«È stato molto divertente, in realtà!» Rufy concluse a voce il suo pensiero, scoppiando a ridere.

«Sei proprio scemo...» lo rimproverò Sanji, «avrei preferito tenermi il labbro sano»

Era stato divertente? Forse. Stimolante? Forse di più. Si era reso conto di aver dovuto fare i conti con qualcosa che non aveva niente a che vedere con le regole che doveva seguire nei suoi incontri di Kendo. Era stato tutta improvvisazione. E caos.

E si rese conto che distruggere gli schemi era stato... liberatorio.

«E tu perché sei qui dentro, Crestina?» chiese il Capitano.

«Ah... ho rubato un motorino» rispose questi con tranquillità.

Rufy scoppiò di nuovo a ridere, trovando la cosa estremamente esilarante. E stava ancora ridendo quando la guardia che aveva accompagnato Zoro entrò nella stanza.

«Vi avevo detto di fare silenzio!» tuonò, guardandoli in cagnesco «voi tre... in piedi. Con me.»

Fece loro perentorio cenno di seguirlo.

Bartolomeo sembrò dispiaciuto di lasciarli andare, li salutò con la mano e gli occhi che brillavano di un rispetto del tutto fuori luogo.

 

Furono trascinati in un'altra stanza. Di questo passo avrebbero finito per visitare l'intera centrale di polizia.

Vennero fatti sedere su tre sedie, appositamente sistemate lì per loro, proprio di fronte a una larga scrivania. Sul tavolo campeggiavano alcuni plichi di documentazione varia. Un grosso, vetusto computer, uscito direttamente dagli anni novanta, una cornice con la foto di un paio di grossi cani.

Sulle pareti, accanto agli archivi, un calendario con delle motociclette e un paio di attestati accademici.

Sembrava l'ufficio di qualche pezzo grosso. Nell'aria aleggiava un vago odore di fumo.

«Perché siamo qui?» sussurrò Rufy, guardandosi attorno, già palesemente annoiato e infastidito dalla situazione, dalla burocrazia poliziesca.

«Immagino vorranno interrogarci o che ne so, raccogliere le nostre testimonianze», rispose Sanji, cercando nervosamente qualcosa nella tasche, in un gesto automatico. Dovevano avergli portato via le sigarette, quando li avevano fatti entrare. Zoro si era reso conto di non avere con sé né il portafoglio, né il suo vecchio cellulare.

Chissà se Koshiro sapeva che era lì. Chissà se chiunque altro... sapeva che erano apparentemente finiti nei guai.

La porta si aprì all'improvviso alle loro spalle, portando con sé un acre odore di sigaro estinto.

«Eccovi qui...» la voce profonda, roca di un grosso ufficiale di polizia. Li affiancò, guardandoli appena, prima di circumnavigare la scrivania e sedersi sulla poltrona in pelle, consunta dai molti anni di servizio. Sebbene non sembrasse dimostrare molto più di trent'anni, l'uomo sfoggiava una capigliatura argentea. Zoro si chiese se non si trattasse di una tinta particolarmente audace, ma a giudicare dal pallore del viso, della vaga trasparenza delle sopracciglia e gli occhi molto chiari, si chiese se non fosse il suo colore naturale. Simile a quello di un albino.

L'uomo li scrutò a lungo, uno per uno e per un istante a Zoro diede l'impressione di essersi soffermato su di lui più di quanto non avesse fatto con gli altri.

Lo osservarono aprire uno dei faldoni sistemati sulla scrivania e sospirare grevemente.

«Moneky D. Rufy, Vinsmoke Sanji e Roronoa Zoro, giusto?» domandò chiedendo conferma delle loro identità.

I tre annuirono all'unisono. Quasi si sentissero a disagio di fronte a quel corpulento, granitico poliziotto.

«Io sono l'ufficiale Smoker, incaricato di redigere un verbale su come si sono svolti i fatti...» sbuffò infastidito dal contegno che sembrava dover dare di sé. A Zoro quel nome sembrò familiare. «D'accordo. Lasciamo da parte tutte queste stronzate burocratiche. Facciamo che mi raccontate cosa cazzo è successo in quel parco e la risolviamo veloce. Ho già le testimonianze dei vostri amici e la confessione dei vostri simpatici avversari. State attenti a quello che dite, a non raccontarmi cazzate, perché non ci metto niente a sbattervi in gattabuia»

«Wow...» sibilò Rufy, beccandosi un calcio negli stinchi da Sanji.

«Wow, cosa, ragazzino?»

«Wow tutto. Non mi era mai capitato di essere interrogato!»

«Questo ti fa solo gioco, perché se avessi dei precedenti ora non saremmo nemmeno qui a discuterne»

«Non ho prece... denti» rispose titubante, forse cercando di capire che intendesse dire.

L'uomo scoccò un'occhiata a Sanji, invogliandolo tacitamente a prendere la parola.

«Eravamo al parco per celebrare l'hanami» disse il ragazzo «non stavamo facendo nulla di male. Ci siamo accorti che questo gruppo aveva cominciato a tenerci d'occhio.»

«Li conoscevate?»

«Bè...» Sanji non potè fare a meno di lanciare uno sguardo eloquente a Zoro.

Il poliziotto fece saettare su di lui uno sguardo penetrante.

«Hai qualcosa da dire, ragazzo?»

Zoro sembrò titubante su cosa rivelare e cosa no. La promessa fatta a Law valeva anche per un interrogatorio della polizia?

«Probabilmente tenevano d'occhio me» poteva decidere cosa dire, se non altro «Ho avuto la sfortuna di incontrarli qualche giorno fa, alla spiaggia. Stavano minacciando una persona... ed io sono... intervenuto»

Non era necessario fare nomi, giusto?

«Davvero?!» esclamò Rufy, del tutto sorpreso dalla svolta del racconto. Sanji sembrava immaginarlo ma non conoscendo i dettagli, lo osservava curioso.

«Intervenuto come?» incalzò Smoker, intrecciando le braccia al petto.

«Mi sono solo avvicinato. E hanno smesso di provocare. Se ne sono andati, è finita in niente.»

«Sei sicuro?»

«Certo che sono sicuro», gli lanciò uno sguardo serio ma offeso.

«D'accordo. Quindi, ricapitolando: questi tizi vi tenevano d'occhio, perché probabilmente ti hanno riconosciuto. Da lì a alla rissa, cosa è successo?»

«Mi sono allontanato, mi hanno seguito e il tizio che pare un fenicottero mi ha chiesto di tenere la bocca chiusa su quello che avevo visto alla spiaggia. La mia risposta non deve essergli piaciuta e hanno deciso di prendermi a calci in faccia» gli concedesse la spiegazione più stringata a precisa che potesse dargli.

«E poi siamo intervenuti noi!» si intromise Rufy, con un certo orgoglio.

«Questo non è esattamente un punto a tuo favore, pivellino.» lo interruppe Smoker. Ma non stava prendendo appunti, si chiese se il tizio avesse una memoria di ferro o li stesse solo prendendo in giro.

Smoker si prese una lunga pausa, e aprì uno dei cassetti della scrivania. Ne estrasse un sigaro che si preoccupo' di tagliare in cima.

«Non vi spiace se fumo, vero?» sembrava più una comunicazione, che una richiesta.

Lo accese con delle ampie e rapide boccate, lasciando che il profumo penetrante delle foglie di tabacco impregnasse la stanza. Rufy tossì un paio di volte, Sanji sembrò felice di poterne respirare l'aroma.

«Ti piacciono i sigari?» il poliziotto sembrò accorgersene e Sanji non potè fare a meno di annuire.

«Si può fumare qui dentro?» chiese.

«Certo...» rispose Smoker, facendo per tirare fuori un altro sigaro che posò sulla scrivania. Sanji fece per allungarsi ma glielo tirò via da sotto al naso.

«Io sì, ma tu no, ragazzino, sei impazzito?» sembrava però sorridere sotto ai baffi, pur non piegando le labbra all'insù.

«Torniamo a noi» posò entrambi i gomiti sul tavolo «in questa vicenda a me par di capire che siete stati solo vittime degli eventi. La vostra testimonianza combacia con quella dei vostri amici e persino con quella dei vostri aggressori. Quindi direi che per questa volta...» sbuffò altro fumo mefitico nell'aria «... ve la cavate con un ammonimento. E ve ne potete tornare a casa.»

«Tutto qui?» commentò Rufy.

«Taci, cretino!» Sanji gli mollò uno scapaccione.

E fu solo allora che a Smoker sfuggì un rantolo dal profondo della gola, che sembrava una risata.

«Stupido ragazzino...» commentò a mezza bocca, trattenendo in bilico il sigaro fra le labbra.

«Potete andarvene» disse, richiudendo rumorosamente il fascicolo, «e mi raccomando, invece di imbarcarvi in stupide risse, cercate aiuto, in futuro.»

«E con Doflamingo e i suoi, come la mettiamo... ?» intervenne Zoro, senza mezzi termini. Aveva improvvisamente ricordato dove il nome di quel poliziotto era saltato fuori la prima volta. E aveva a che fare con Tashigi.

Smoker. Lo svolgimento di quell'interrogatorio era stato così vago e veloce che non poteva esser altro che un'intercessione da parte sua. Tashigi doveva avergli parlato di lui, doveva averlo riconosciuto e il poliziotto doveva aver agito di conseguenza.

L'uomo gli piantò addosso uno sguardo consapevole, come avesse recepito il messaggio.

«Non dovrete preoccuparvi di loro. Non nell'immediato, almeno. Mi assicurerò personalmente di tenerli a bada»

«Oh, grazie!» esalò Rufy, balzando in piedi.

Ma lo sguardo di Smoker era ancora rivolto a Zoro e sembrava dirgli che non lo stava certo facendo per loro.

«Fuori dai piedi adesso. Sono venuti a prendervi»

Il trio non i preoccupò di salutarlo, si diresse verso l'uscita, senza esitazione.

«Simpatico eh, il fumoso!» fu lo sgraziato congedo di Rufy.

«Dannati ragazzini...» le parole che percepirono alle loro spalle, furono il suo reale congedo.

 

Una volta recuperati gli effetti personali, furono condotti alla sala d'attesa, dove ad aspettarli c'era niente meno che il fratello di Rufy.

«Ace? Che cavolo ci fai qui?» chiese il ragazzo, andandogli incontro con gran entusiasmo.

«Sono il maggiorenne responsabile, incaricato di riportarvi a casa» disse, calcando sulla parola responsabile. Aveva un gran sorriso dipinto in viso, e la faccia di uno che non vedeva l'ora di capire come fossero andate le cose.

«Significa che le nostre famiglie sono state informate?» domandò Sanji allarmato. Probabilmente non aveva alcuna intenzione di giustificarsi sull'accaduto. E Zoro dovette ammettere che nemmeno lui aveva gran voglia di raccontarlo a Koshiro.

«Eccerto, che ti credevi, bimbetto?», rispose Ace, caustico. Avvicinò poi Rufy, agganciandolo per le spalle, per guardare quel gran brutto taglio che aveva sullo zigomo, troppo vicino all'occhio «Questo lo dobbiamo far vedere»

«È la mia medaglia d'onore!» cercò di liberarsi, ma senza crederci troppo.

«Gran bella medaglia d'onore, sembrate usciti dal trucca-bimbi di uno stagista strabico», commentò, prima di lasciarli andare «andiamo, forza. Sono le otto passate, ho fame e qui fuori ci sono tutti i vostri amici ad aspettarvi.»

 

Amici che gli si fecero incontro in massa, che non vedevano l'ora di sapere tutto quanto, che li rimproverarono per non averli coinvolti e a cui Zoro non ebbe la forza di rispondere, lasciando fare al Capitano che aveva già preso a narrare disarticolatamente l'accaduto.

La reazione di Nami si fece attendere in coda a tutto. Lo individuò nella sua postazione defilata, fra il tramestio generale e sembrò puntarlo, andandogli incontro con aria furente e combattiva.

Zoro si vide costretto ad arretrare, intimorito dalle conseguenze di quella carica. Nami, l'unica persona che riusciva a terrorizzarlo veramente durante i suoi scatti di collera violenta.

Ma quando fu pronto a subire la sua ira, ad assorbire qualsiasi colpo avesse in serbo per lui, si sentì avvolgere da un abbraccio improvviso e travolgente. Che lo paralizzò, più di tutto il resto.

«La prossima volta che vi azzardate a tenere tutto per voi, vi ammazzo con le mie stesse mani...» sussurrò soffocata, il viso spiaccicato contro il sul petto. A Zoro faceva male tutto, ma cercò di non darlo a vedere.

Si sentì in colpa. Il fatto che non avesse voluto condividere era solo per tenerli alla larga dai guai, ma a quanto pareva, per almeno un paio di loro, non era servito granché. E le conseguenze emotive degli altri evidentemente non erano da sottovalutare.

Forse avrebbe dovuto rivalutare, per l'ennesima volta, le sue percezioni.

«Ora stai bene?» gli chiese poi scostandosi appena, per poterlo guardare in viso. A giudicare dall'espressione dubbiosa che le vide sfoggiare, la sua faccia era ancora un disastro.

Probabilmente lo slancio di Nami era più dovuto al non trascurabile dettaglio che fosse stato trascinato via privo di sensi, alla fine dello scontro.

«Benone» le confermò «E scusami»

Scusa per non avergliene parlato, scusa per i messaggi contraddittori che le aveva mandato in quell'ultimo periodo. Gli sembrò di doverle chiedere scusa per tante cose. Gli eventi di quel pomeriggio avevano messo luce su alcuni spunti, che avrebbe avuto modo di esaminare con tranquillità più avanti. E forse aiutato a rimettere in linea le sue convinzioni.

Si preoccupò di sorriderle, tradendo però una smorfia grottesca quando si rese conto che gli facevano male davvero anche tutti i muscoli del viso.

«Sembri il mostro di Frankenstein», commentò generosamente Nami, ma si vedeva che, calata la tensione, le veniva improvvisamente da ridere.

«Metterò in lista anche questa...» disse solo, preoccupandosi di ricambiare in parte quell'abbraccio.

E stavolta il sorriso lo calibrò bene e si preoccupò di trasmetterglielo.

«Avete finito di fare i piccioncini vuoi due?» intervenne rabbiosamente Sanji «ci stiamo muovendo. Andiamo a mangiare al Baratie, siamo tutti ospiti di Zef. Se non finisce di spaccarmi la faccia prima.»

Zoro si limitò a scoccargli un'occhiata ostile, mentre Nami lo afferrò per una mano e lo trascinò dagli altri. Prese sottobraccio anche Sanji, cercando di prevenire uno scontro.

Forse persino Zoro ne aveva abbastanza di battaglie.

Almeno per quella sera.

 

 

Nota:

Le procedure al commissariato me le sono inventate di sana pianta. Non ho la minima idea di come funzioni (grazie al cielo, direi), sopratutto nel sistema giapponese. Sul resto mi spiace se magari sembra abbia un po' messo da parte la romance, ma mi piaceva comunque esplorare altri aspetti di questa slice of life. E inserire un sacco di personaggi noti, qui e lì. (Se non si fosse capito, ho un gran debole per Smoker e una particina gliela dovevo dare. E Bartolomeo. Ma Bartolomeo solo perché è una fangirl, come me).

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Sunnyfox