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Autore: Justice Gundam    13/11/2023    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella tormentata nazione di Nirmathas, ben lontano dal fronte della decennale guerra con Molthune, la tranquilla cittadina di Phaendar viene colta di sorpresa dall'apparizione di un travolgente e spietato esercito di hobgoblin. Un ranger disilluso e i suoi pochi ma fedeli compagni dovranno fuggire dalle loto case e salvare quanti più possibile dei loro compaesani, nel disperato tentativo di sfuggire alla terribile Legione delle Zanne di Ferro e alla loro comandante suprema, la brillante e spietata Generale Azaersi, che sta cercando di conquistare la giovane nazione e creare un terribile impero di goblinoidi.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Invasione delle Zanne di Ferro

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 1 - La notte delle Zanne di Ferro

 

La tranquilla cittadina di Phaendar, una città di poco più di quattrocento residenti, sorgeva sulla riva meridionale del fiume Merideth, ad un tiro di freccia dalla misteriosa e minacciosa foresta di Fangwood. Per Phaendar, le merci di scambio arrivavano tramite un ponte - chiamato, in maniera non certo fantasiosa, Phaendar Bridge, l'unico punto in cui era possibile attraversare il grande fiume infestato di rapide per decine di miglia a nord e a sud. Per questo motivo, raramente a Phaendar si vedeva qualcosa di eccitante o emozionante. L'eccezione a questa regola era il Festival del Mercato: una volta ogni tre mesi, contadini, pastori e mercanti provenienti dalle praterie di Nesmian, taglialegna della foresta di Fangwood e commercianti delle Colline Vuote arrivavano a frotte nel piccolo villaggio per due giorni di festeggiamenti, scambi, trattative e divertimento. Il Festival del Mercato era un'occasione speciale per ricevere notizie dalle regioni vicine, comprare e vendere merci rare e trovare un po' di diversione in una vita fin troppo tranquilla e monotona. Anche commercianti della "grande città" di Tamran partecipavano all'evento, facendo sì che la sonnacchiosa cittadina raggiungesse il doppio dei suoi abitanti.

Non che questo cambiasse molto le cose per Damon e il suo fedele Feargus. Quella sera, l'ex-mercenario e il suo compagno erano tranquillamente seduti ad un tavolo nella taverna locale; la Radice di Faggio, un posticino che distaccava dal resto di Phaendar per la sua atmosfera festosa ed accogliente, e che in quei giorni faceva affari d'oro grazie all'afflusso di visitatori provenienti da molte altre zone del Nirmathas. Mentre attorno a lui molti ballavano e festeggiavano al suono di alcuni musicanti di modesto talento, Damon stava gustandosi un piatto di carne arrostita e un boccale di birra... e poco più in là, un nutrito gruppetto di avventori erano riuniti attorno ad un grande tavolo circolare di legno duro, ad ascoltare le storie di una celebrità locale - Aubrin la Verde, la più ammirata e rinomata cittadina di Phaendar.

"Allora, io sono lì, e mi metto a pensare: quando mai mi capita di nuovo l'occasione di parlare ad un orso?" stava raccontando in quel momento Aubrin, salendo sul tavolo per farsi vedere meglio, con un'agilità che pochi avrebbero immagino in una persona con una protesi alla gamba sinistra. Aubrin la Verde era una donna di colore sulla trentina d'anni dall'espressione acuta ed intensa, i capelli ricci tagliati corti, e un paio di orecchini ad anello, il cui nomignolo si doveva al colore dei suoi vestiti - una camicia dalle maniche lunghe con un paio di pantaloni ed un mantello imbottito di pelliccia. Portava al collo una catenina dorata alla quale era appeso un simbolo che ricordava un boccale di birra stilizzato: il simbolo sacro di Cayden Caillean, il dio del vino e della libertà, e la divinità a cui Aubrin era devota. Tuttavia, per quanto inusuale fosse il suo aspetto, il particolare che molti avrebbero notato per primo era la protesi che la giovane donna portava sulla gamba sinistra. Non si trattava di una mutilazione dovuta ad una battaglia o ad un incidente. Per puro caso, Aubrin era nata con la gamba sinistra incompleta e terminante al ginocchio, ma questa mancanza non l'aveva mai rallentata e non le aveva impedito di trovare un posto tra i ranger di Chernasardo.

"E così, prima che l'orso si rimetta in piedi e mi venga addosso, io guardo il plantigrado dritto negli occhi e gli faccio... hehehee... gli faccio..." Aubrin si prese un istante per modulare la propria voce, in modo da suonare aulica e solenne. "Hey, amico, guarda che tutto quello che voglio è il miele! Le api te le puoi tenere tu!"

La sala principale della Radice di Faggio esplose in un coro di risate, e Aubrin raccolse un boccale di birra schiumante e prese una lunga sorsata, poi si pulì la bocca con il dorso della mano e concluse la battuta. "Ah, ma non vi preoccupate! Tutto si è risolto per il meglio tra noi due! Siamo diventati... compagni, si può dire! Ed è saltato fuori che questo orso era in realtà un'orsa! E ha dato ad un suo cucciolo un nome in mio onore! Ora che ci penso, un giorno dovrei davvero fare visita al piccolo Ahia-Ci-Sono-Troppe-Api!"

A quel punto, neanche il riservato Damon riuscì a trattenere una risata a mezza bocca. Era questo il motivo per cui gli piaceva così tanto Phaendar - era una città in cui anche uno come lui poteva dimenticare il suo passato e fare una vita modesta ma tranquilla, un lavoro onesto per quanto poco vistoso, in un'atmosfera rustica ma accogliente. Tagliò un bel pezzo di carne arrostita e la diede a Feargus, che la divorò con gratitudine e agitò affettuosamente la coda.

"Hey, vedo che c'è anche il nostro amico cacciatore!" esclamò Aubrin, voltandosi verso Damon e agitando la mano libera per salutarlo con trasporto. "Perchè non vieni con noi, Vancaskerkin? Dividi con noi qualche storia!"

L'uomo sospirò con un sorriso amaro. Non ce l'aveva certo con Aubrin e il suo circolo di amici, ma rivangare quello che aveva fatto e visto nella sua carriera di mercenario non era esattamente la sua attività preferita. E certo non in mezzo a quella folla. "Grazie, signorina Aubrin, ma ho già fatto le mie scuse quando dico che non penso che vi piacerebbero le mie storie." affermò Damon. "Non sono un gran narratore. E le storie di guerra tendono a non attirare troppo la simpatia del pubblico."

"Scuse magre, Vancaskerkin!" esclamò con un allegro battito di mani la locandiera. Jet, un'alta signora di mezza età, di etnia mista Shoanti e Varisiana, con i capelli corvini legati in due trecce e una fascia di stoffa verde sulla fronte, era conosciuta per essere una delle più grandi fan delle storie di Aubrin la Verde. Anche perchè attiravano più clientela e le permettevano di servire più birre, soprattutto in un momento in cui Phaendar brulicava di forestieri e mercanti. "Perchè non ci racconti di quando hai incontrato Feargus, eh? Credo che a questi signori piacerebbe!"

Il lupo addomesticato mosse la coda e guardò il suo padrone come se volesse convincerlo a partecipare alla gara di racconti... e Damon alzò le spalle e accarezzò il suo compagno sulla testa. Questa era una proposta alla quale neanche un solitario come lui poteva resistere.

"Va bene, visto che me lo chiedete voi..." disse Damon, mettendo da parte il suo pasto consumato solo per metà. Con un cenno a Feargus, il cacciatore raggiunse la grande tavolata alla quale erano riuniti Aubrin e i suoi compagni. "Okay. Allora, voi mi conoscete abbastanza bene, credo. Sapete che sono di Riddleport, e me ne sono andato da lì perchè non mi andava di partecipare alle malefatte di mio fratello. Cercavo un lavoro... qualcosa di onesto, che mi permettesse di sopravvivere senza troppe difficoltà, e visto che me la cavavo con arco e frecce, mi sono unito ai partigiani di questo grazioso paesino."

"Viva il cacciatore di Riddleport!" esclamò un'entusiasta vocetta femminile.

Damon fece un mezzo sorriso e accarezzò Feargus sulla testa. "Io e un paio di reclute stiamo facendo un giro di perlustrazione sui boschi di Fangwood, vicino a Forte Ristin." raccontò, facendo il nome di una delle principali basi del ranger di Chernasardo, i principali difensori di Nirmathas. "Insomma, non si era visto nessuno da un bel po'. Ci era stato detto che da quelle parti si trovavano dei gruppetti di infiltrati molthuniani, ma... o l'informazione era sbagliata, o quella gente ha pensato bene di levare le tende e tornarsene a casa. Fatto sta che è tutto il giorno che andiamo su e giù come dei cretini per Fangwood, e arriva il momento di tornare alla base."

Damon prese un sorso di birra e continuò a narrare. "Insomma, siamo là che discutiamo se sia il caso di tagliare per Forte Nunder, quando sentiamo un po' di confusione provenire da una radura tra gli alberi... e andiamo a dare un'occhiata. Beh, non ci troviamo davanti qualcosa come una dozzina di quegli schifosi gnefri che si divertivano a tormentare alcuni cuccioli di lupo? Avevano ucciso la madre, e volevano fare lo stesso con i suoi piccoli. Ma ecco che noi interveniamo... erano in tre contro dodici, e ciò nonostante noi andiamo là e cominciamo a farli fuori! Io prendo il mio arco, incocco una freccia... e faccio un centro perfetto, giusto nell'occhio sinistro di uno di quei piccoli bastardi!"

"Bel colpo! Ben dato!" esclamò un giovane seduto poco lontano da lui. Gli gnefri, crudeli folletti della foresta imparentati alla lontana con i gremlin, erano notoriamente creature maligne e feroci, e a tutti gli abitanti di Phaendar faceva piacere sentire di quando venivano messe al loro posto.

"Prendiamo le nostre spade e ci lanciamo all'attacco... e in men che non si dica, la radura si riempie di gnefri morti." continuò Damon. "Per quanto riguarda noi, soltanto uno si è fatto male. Una di quei piccoli stronzi lo aveva colto di sorpresa e gli aveva ficcato uno spadino in uno stinco. Ma non è vissuta abbastanza a lungo da vantarsene. Insomma, non c'è stata storia. Abbiamo fatto fuori quegli gnefri e poi... beh, abbiamo pensato che quei lupacchiotti avrebbero potuto tornarci utili in futuro, quindi li abbiamo presi con noi, uno ciascuno, e li abbiamo allevati. E a me è toccato... proprio il migliore di tutti, vero, Feargus?"

Il lupo uggiolò soddisfatto mentre il suo padrone e amico lo accarezzava sulla testa. A volte Damon aveva davvero l'impressione che Feargus capisse tutto quello che lui diceva. "E così è andata. Niente di eclatante, come potete vedere. Ma questo piccolo episodio, che per un ranger di Chernasardo è roba di routine, mi ha fatto conoscere il mio migliore amico." affermò con un sorriso appena visibile.

Alcuni degli avventori applaudirono alla storia di Damon. "Aaah, proprio una storiella simpatica ci ha raccontato il nostro cacciatore!" affermò Jet, per poi volgere lo sguardo ad Aubrin, che stava prendendo una lunga sorsata dal suo boccale di birra. "Ma perchè non ci stupisci ancora con qualcuna delle tue imprese quando eri con quelli di Chernasardo? Tipo... quando per poco non vi imbattevate nello Sfregiatore?"

"Porca miseria, Aubrin!" esclamò la voce di un uomo, un po' alterata dall'alcol che aveva in corpo. "Davvero stavate per incontrare quel maledetto drago? Non è lui che per poco non ti portava via la vista, quella volta?"

"No, no, quello è stato un nido di ankheg!" rispose prontamente Aubrin. Anche la sua voce cominciava ad essere strascicata a causa delle birre che si era tracannata... "Ma che ho visto da vicino quel lucertolone dall'alito puzzolente... questo è vero!"

"E allora raccontacelo, Aubrin! Vogliamo sapere anche noi!" esclamò un ragazzo, battendo il boccale sul tavolo di legno per incitare la ranger. Altri avventori si unirono al coretto, e anche Damon dovette ammettere che era curioso di saperne di più. Erano pochi coloro che incontravano il crudele drago nero Ibzairiak lo Sfregiatore e sopravvivevano per raccontarlo... e ancora meno lo facevano con il corpo e la mente intatti.   

"Hahahahaaa! Va bene, va bene! Non fate casino, che adesso vi racconto tutto!" esclamò allegramente la ranger di colore. "Okay, ascoltatemi bene, che Cayden mi fulmini se non è vero..."

CRAAAAAAAASH!

E Aubrin venne fulminata.

Ma non da Cayden.

Tutto avvenne in una frazione di secondo, così rapidamente che per un attimo gli avventori non riuscirono neanche a rendersi conto che fosse successo.

La porta d'ingresso della Radice di Faggio era stata sfondata, ed era caduta a terra con uno schianto assordante...

E un attimo dopo, un giavellotto aveva attraversato il salone principale della taverna e aveva colpito Aubrin al fianco sinistro, penetrandole nel costato di diversi centimetri!

Un grido agonizzante risuonò nella sala mentre la ranger, gravemente ferita, crollava al suolo rovesciando ciò che era stato appoggiato sul tavolo... e prima che gli avventori potessero rendersi conto di cosa stava accadendo, due figure umanoidi dall'aspetto brutale e feroce fecero irruzione nella taverna, armate di spade e pesanti scudi metallici! Erano due umanoidi glabri dalla pelle grigia, dall'espressione maligna e dalle orecchie lunghe ed appuntite, che indossavano delle uniformi con sopra pettorali d'acciaio ottimamente tenuti, stivali pesanti e protezioni in ottimo acciaio sulle gambe e sugli avambracci!

"Hobgoblin..." mormorò Damon allarmato. Il cacciatore scattò in piedi ed afferrò istintivamente il suo arco, mentre Feargus si piazzava davanti al suo padrone e cominciava a ringhiare ai due ospiti non autorizzati, e diversi avventori si raccoglievano attorno ad Aubrin per prestarle soccorso, sperando che non fosse già troppo tardi. Con un ringhio, uno dei due aggressori sferrò un calcio ad una sedia vicina, mentre il suo compagno puntava la spada contro i clienti e ringhiava qualcosa in una lingua che per fortuna Damon riconobbe subito.

"Umani!" ringhiò uno dei due hobgoblin, parlando nella lingua dei goblin. "Noi, la Legione delle Zanne di Ferro, prendiamo possesso della vostra città! Uscite senza fare storie!"

"Che cazzo..." mormorò Damon, stringendo una mano sul proprio arco. Il cacciatore riuscì a gettare un'occhiata oltre i due hobgoblin... e con orrore, si rese conto che Phaendar stava bruciando! La città era immersa nell'infernale bagliore delle case che bruciavano, mentre dozzine, forse centinaia di soldati hobgoblin invadevano le strade! I festeggiamenti degli abitanti erano ora rimpiazzati dalle urla di panico di chi fuggiva e dalle grida dei moribondi, e le vie di Phaendar erano costellate di morti e feriti. La festante e pacifica comunità si era improvvisamente trasformata in un agghiacciante mattatoio, e nella taverna risuonavano già i rumori infernali provenienti dall'esterno.

"N-no..." mormorò una voce femminile tra gli avventori. "Phaendar... Phaendar è..."

"Il vostro ridicolo villaggio è ora di proprietà della Legione delle Zanne di Ferro!" ringhiò uno dei due hobgoblin, parlando un Taldanese abbastanza fluente. "La vostra scelta è semplice: o diventare nostri schiavi, o morire."

La locandiera, Jet, reagì con prontezza. Si abbassò rapidamente e afferrò una balestra nascosta sotto il bancone, la imbracciò e sparò un quadrello contro lo hobgoblin più vicino. Ma il soldato hobgoblin reagì con prontezza e alzò il suo scudo metallico, sul quale il dardo rimbalzò, lasciando soltanto un'ammaccatura.

"Ma andate a farvi fottere tutti quanti!" esclamò la donna, mascherando la paura. "Credete di venire qui... e fare quello che volete? Io non ci sto!"

"Oooh, abbiamo una dura qui!" sghignazzò il secondo hobgoblin, senza mai perdere di vista gli avventori terrorizzati e raccolti attorno al corpo apparentemente inerte di Aubrin. "Cosa credevi di fare, donnetta? E' il caso che qualcuno vi insegni qual'è il vostro posto! Voi umani avete oppresso per secoli noi goblinoidi... ma adesso le parti si sono invertite!"

"Io dico che questa donna sarà un'ottima schiava!" replicò il primo soldato hobgoblin, passando nuovamente all'acuta ed aspra lingua dei goblin. Con un ghigno feroce, si avvicinò al bancone della taverna, senza lasciare a Jet il tempo di ricaricare la balestra. Con un movimento fluido, puntò alla gola di Jet una lunga spada e le premette la punta sulla pelle del collo. Un rivoletto di sangue cominciò a scorrere dal punto in cui la lama aveva bucato la pelle, e Jet rabbrividì e lasciò cadere a terra la balestra. "Che ne dici, collega? Il tenente Scarvinious sarà contento di avere una che gli cucini qualcosa di meglio della sbobba di ogni giorno, eh?"

"Giusto! E magari darà anche a noi una ricompensa!" rispose l'altro con un ghigno di vittoria, per poi rivolgersi di nuovo agli avventori con cipiglio minaccioso. "Allora? Siete ancora qui, omuncoli? Fuori! Dobbiamo fare una cernita! Vedremo chi di voi andrà bene come schiavo, chi come cibo... e chi come bersaglio per fare pratica!"

"Aspettate!" esclamò Damon, facendosi avanti per cercare di sbrogliare la situazione... anche se effettivamente, aveva la netta sensazione che tutto quello che stava facendo era guadagnare tempo. Oh, beh... a volte, guadagnare il tempo necessario era tutto quello di cui c'era bisogno. Il cacciatore si voltò verso il resto degli avventori e fece un cenno di intesa, poi cercò di parlare con gli hobgoblin.

"Possiamo metterci d'accordo. Se sapessimo perchè siete qui, qual è il vostro scopo... magari potremmo venirvi incontro." affermò, parlando anche lui in goblinoide. "Non ci sarebbe bisogno di combattere inutilmente. Prima di tutto...perchè non lasciate andare quella donna e non ci permettete di prestare le prime cure alla nostra compagna?"

"Non c'è niente che voi possiate offrirci, omuncolo!" ringhiò lo hobgoblin che teneva in ostaggio Jet. "Noi siamo qui per il futuro della nostra razza! E tu, resta fermo dove sei, se non vuoi che apra la gola a questa signora!" Avvicinò ancora di più la lama al collo di Jet, che nonostante la paura mantenne il sangue freddo e prese un profondo respiro.

"Okay. Okay, stai calmo." disse Damon, mostrando le mani vuote per far capire agli hobgoblin che non aveva intenzione di fare scherzi. Nel frattempo, però, fece un segnale con le dita, e Feargus si acquattò dietro un tavolo, stando bene attento a non farsi notare dagli hobgoblin. "Allora... cosa sta succedendo? Potete spiegarmi cosa state facendo? Che cosa volete da noi?"

"Non c'è bisogno di spiegarvelo! Lo vedrete presto con i vostri occhi!" ringhiò il primo hobgoblin, mentre dall'esterno riprendevano le urla e il frastuono della battaglia che ancora si stava combattendo. Gli abitanti della piccola città cercavano disperatamente di mettere mano alle armi e opporre resistenza. "Ed ora, fuori tutti! Fuori, o cominciamo a tagliare un po' di teste!"

"Quindi, non c'è caso che ci possiamo mettere d'accordo pacificamente, giusto?" chiese retoricamente Damon.

Il secondo hobgoblin grugnì rabbiosamente. "Non hai sentito quello che abbiamo detto? Fuori! Ultimo avvertimento, o la vostra locandiera muore!"

Nonostante tutto, Damon riuscì a sfoderare un piccolo ghigno di vittoria. "Beh... peccato, signori. Forse avreste dovuto accettare." affermò. Quando gli hobgoblin corrugarono la fronte rabbiosamente, Damon schioccò le dita... e in un lampo, Feargus emerse dal suo nascondiglio e si gettò con tutto il suo peso addosso allo hobgoblin che teneva Jet in ostaggio! Il soldato hobgoblin, colto di sorpresa, ebbe appena il tempo di sgranare gli occhi prima che il possente lupo gli fosse addosso, e le sue poderose fauci si chiusero attorno alla sua gola per poi trascinarlo a terra con un tremendo frastuono metallico!

L'altro hobgoblin trasalì e afferrò un arco che portava a tracolla... ma Damon si mosse ancora più velocemente e raccolse il suo arco. Nel giro di due secondi, il cacciatore veterano prese una freccia dalla faretra, la incoccò rapidamente e scagliò un colpo mortalmente preciso, mandando la freccia nell'apertura tra il pettorale e l'elmetto dell'hobgoblin!

Con un ringhio strozzato, l'invasore si abbattè al suolo agonizzante, mentre il suo compare esalava l'ultimo respiro tra le fauci di Feargus. Immediatamente, due avventori andarono a controllare che Jet stesse bene, ma la locandiera era fortunatamente rimasta illesa, a parte un forte spavento, e indicò ai suoi clienti Aubrin, che era ancora a terra sanguinante.

"Bel lavoro, Feargus!" Damon si complimentò con il suo fedele compagno, poi rivolse la sua attenzione ad Aubrin. "Aubrin! Come sta?"

"Ha... ha subito un brutto colpo! Per poco questo giavellotto non la ammazzava..." mormorò un ragazzo, cercando in qualche modo di estrarre la punta acuminata dalle carni insanguinate della ranger. "Dobbiamo... dobbiamo fare qualcosa, e in fretta! Non... non so quanto potrà reggere in questo stato!"

"Maledizione, se solo avessi una pozione curativa..." disse Damon. Si mise a cercare tra il suo equipaggiamento, sperando di trovare una fialetta di pozione. "Dannazione, e pensare che me ne porto sempre dietro almeno un po'..."

"Aspettate! Qui ci penso io!" esclamò una voce femminile dal tono deciso. Una giovane donna dai capelli neri a caschetto e dall'aria vispa, vestita di un grazioso abito giallo con pantaloni neri e stivaletti alle caviglie, saltò agilmente oltre un tavolo, tenendo in mano una fialetta di liquido ambrato, e raggiunse il gruppo di avventori raccolto attorno ad Aubrin. Dopo aver fatto cenno di farle spazio, si chinò accanto alla ranger ferita e stappò la fialetta. "Okay, ascoltatemi... so che non sarà semplice, ma dobbiamo fare così se vogliamo salvare la signorina Aubrin. Signore... lei cerchi di estrarre quel giavellotto, mentre io mi occupo di versare questa pozione curativa in bocca alla signorina!"

"Okay, ragazza. Spero che tu sappia quello che stai facendo." disse Damon, mentre Jet si affrettava  ad assisterlo e a tenere ferma Aubrin. La ragazza più giovane fece un cenno con la testa e cominciò a versare il liquido guaritore in bocca ad Aubrin, goccia dopo goccia... mentre Jet e Damon cercavano di estrarre il giavellotto dal fianco della ranger. Damon tirò fuori un coltellino e lo usò per allargare un po' la ferita, in modo che la punta venisse fuori più facilmente... e quando Jet gli diede il segnale, tirò leggermente verso di sè, muovendo attentamente l'arma in modo da farla uscire più facilmente. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, Damon riuscì finalmente ad estrarre il giavellotto, e il sangue iniziò immediatamente a sgorgare dal buco nel corpo di Aubrin. Il dolore improvviso fece riprendere almeno in parte la ranger, che spalancò gli occhi ed emise un grido angosciato, facendo per rialzarsi prima di essere tenuta ferma da Damon e dalla ragazza vestita di giallo.

"Aaaaah!" gridò Aubrin. "Che cosa... un attacco... siamo... siamo..."

"Aspettate, signorina Aubrin! Restate giù! Siete ferita gravemente!" affermò la nuova arrivata, per poi dare ad Aubrin quello che rimaneva della fialetta di pozione. "Ecco... adesso bevete questa... almeno vi consentirà di rialzarvi in piedi!"

"G-Grazie..." Aubrin afferrò la fialetta di pozione con una mano tremante e la vuotò d'un fiato, con il risultato che la ferita al fianco smise di sanguinare, e i tessuti lesi si rimarginarono almeno un po'. Aubrin strinse i denti, sentendo che una delle sue costole si era rotta nell'impatto, ma riuscì a riprendere fiato e a parlare. "Che cosa... sta succedendo? Ci... ci stanno... attaccando? Com'è... possibile?"

"Non lo so, Aubrin." replicò Damon, gettando un'occhiata ansiosa all'esterno della taverna. Il caos e il frastuono della disperata battaglia non si erano ancora smorzati, e anzi stavano crescendo sempre di più.  "Tutto quello che so, è che all'improvviso sono arrivati questi dannati hobgoblin, e adesso la nostra città è sotto assedio."

"Non si muova troppo, signorina Aubrin!" si raccomandò la ragazza mora, aiutando la ranger ad alzarsi in piedi. Dopo aver ripreso fiato, Aubrin si sedette su una sedia, e la giovane donna non perse tempo - tirò fuori dalla bisaccia un kit da guaritore e cominciò a medicarle la ferita. "Sembra che... ci sia un esercito di hobgoblin là fuori!"

"Come diavolo hanno fatto a coglierci di sorpresa così facilmente, maledizione?" imprecò Aubrin. "Con tutte le dannate praterie che ci circondano, i nostri osservatori avrebbero dovuto essere in grado di vedere un alce a due giorni di distanza... figuriamoci un intero esercito!"

"Che cosa facciamo, Aubrin? Che cosa possiamo fare?" esclamò una voce spaventata. Jet aveva recuperato la sua balestra e l'aveva ricaricata, per poi piazzarsi vicino agli avventori della sua locanda. Ma a parte lei, Aubrin, Damon, Feargus e la giovane donna che aveva medicato Aubrin, tutti erano spaventati e paralizzati dalla paura. Il caos che risuonava dalla città in fiamme, le urla, i lamenti, le imprecazioni e il terrificante suono di muri che crollavano ed armi che si scontravano risuonavano anche nella taverna... e non ci sarebbe voluto molto tempo prima che arrivasse qualche altro hobgoblin, sicuramente più attento e meglio armato.

Aubrin tossì e si premette una mano sul fianco leso. "Ho paura... ugh... che siano troppi..." mormorò, mentre la ragazza dai capelli neri premeva sulla ferita un panno umido e cercava come poteva di fasciarla. "Non possiamo sperare... di affrontarli... o di mandarli via... Dobbiamo fuggire. Prendere tutto quello che possiamo, e nasconderci nei boschi di Fangwood!"

"Che cosa? Vuole che... che abbandoniamo le nostre case? La nostra città?" esclamò una donna bionda. "Dovremmo... lasciarli a quei maledetti hobgoblin?"

"Non possiamo andarcene così? Come ce la caveremo, là nelle terre selvagge?" rispose un uomo. "Restiamo qui e combattiamo, dico io!"

"E a cosa servirebbe? Ci faremmo soltanto massacrare senza riuscire a fare nulla!" ribattè Damon. "Aubrin ha ragione... dobbiamo prendere tutte le provviste e l'equipaggiamento che possiamo, e rifugiarci nella foresta! Mi rendo conto che è un'idea che può fare paura... ma è sempre meglio che restare qui e morire di sicuro!"

Aubrin annuì con convinzione e, ora che la ragazza mora aveva finito di farle una prima medicazione, riuscì ad alzarsi sulle gambe non ancora ben ferme. "Sì... è proprio questo che voglio dire." affermò. "Ascoltatemi... io... conosco dei posti che potrebbero permetterci di sfuggire a quei dannati hobgoblin. E poi... dobbiamo far saltare il ponte già che ci siamo... altrimenti quegli stronzi si getteranno all'inseguimento prima ancora che noi possiamo anche solo iniziare a cercare un nascondiglio!"

"Far saltare il ponte? E come facciamo?" chiese la bruna.

Un abitante del villaggio rispose rapidamente alla domanda. "Vane l'alchimista!" esclamò. "So che stava lavorando ad una nuova mistura.... un esplosivo, mi aveva detto una volta! Forse... se è riuscito a completarla, può aiutarci a far crollare il ponte prima che gli hobgoblin possano inseguirci!"

"E' un po' un azzardo... ma non abbiamo tempo. Dobbiamo andare con questa idea, e sperare che funzioni!" affermò Jet.

Aubrin annuì. "E poi... ci sono altri due posti in cui dovremmo cercare... la Società Commerciale della signora Blondebeard... e il santuario! Lì... potremo trovare altro equipaggiamento e provviste che ci daranno una possibilità di sopravvivenza in più."

"Okay... anche se per farlo temo che dovremo attraversare le vie infestate di hobgoblin... Okay, voi restate qui, io provo ad arrivare dall'alchimista e lo porto qui. Se non torno entro pochi minuti, andate via senza di me." disse Damon. "Feargus, tieniti pronto! Questa volta è grigia davvero."

Il fedele lupo emise un ringhio, come per dire che era pronto a combattere... ma prima che Damon e Feargus potessero lanciarsi in una corsa pazza verso la dimora dell'alchimista, la giovane donna vestita di giallo si fece avanti. "Aspetti, signore. Vengo con lei, così mentre lei cerca l'alchimista, io mi occupo della società commerciale! E poi... per quanto riguarda il tempio, ce ne occuperemo subito dopo. Può essere un'idea?"

"Oh? Beh, un aiuto è sempre ben accetto, signorina...?" chiese Damon, rendendosi conto che non aveva neanche chiesto il nome della giovane donna.

Quest'ultima si schiarì la voce e si presentò. "Ah! Già, non mi sono... neanche presentata! Leona Agrirr, commerciante per vocazione!" esclamò, sfoderando un sorriso arguto e poi estendendo una mano. Damon le diede una rapida stretta, e Leona prese la spada di uno degli hobgoblin morti, barcollando per un attimo sotto il peso inaspettato della lama. Beh, al momento non c'era nulla di meglio. Anche se era una dilettante nell'uso di quel tipo di armi, era sempre meglio che niente.

"Bene! Allora raggiungiamo la piazza... e poi da lì, ognuno alla sua destinazione! Mi raccomando, massima attenzione!" affermò Damon. "Buona fortuna, signorina Leona!"

Leona annuì e lanciò uno sguardo di intesa alla clientela della Radice di Faggio, per poi affacciarsi alla soglia della taverna per cercare di capire come stava andando...

La giovane donna rimase travolta dall'orrore quando vide che Phaendar era ridotta ancora peggio di quanto lei osasse immaginare. Gli hobgoblin predoni si erano dati al saccheggio, uccidendo brutalmente quei pochi membri della milizia cittadina che erano riusciti a prendere le armi e contrattaccare. Alcuni hobgoblin si stavano trascinando dietro uomini, donne e bambini urlanti, portandoli via a forza, mentre altri portavano via provviste ed oggetti preziosi. Sembravano tante macchine da guerra, ben oliate, spietatamente efficienti ed incapaci di provare compassione. Chiunque osasse cercare di bloccare loro la strada veniva abbattuto senza alcuna esitazione.

"Oh, che Abadar ci protegga..." mormorò la ragazza, osservando con sgomento le strade ingombre di detriti e dei cadaveri sanguinanti dei miliziani. Di quando in quando, si vedeva tra i cadaveri quello di un hobgoblin, segno che i difensori di Phaendar avevano venduto le loro vite ad un prezzo quanto più alto possibile... ma era fin troppo chiaro come stesse andando la battaglia.

Damon prese un bel respiro e appoggiò una mano sulla spalla di Leona per farle animo. "Temo che... gli dei non ci salveranno, in questo momento. E' tutto nelle mani di noi uomini." affermò. "Okay, ascolta... posso capire che questa vista ti turbi. Non hai mai visto la guerra da vicino con i tuoi occhi, immagino. Io sì... e per questo ti posso dare un consiglio. Pensa a te stessa. Pensa a raggiungere la compagnia, e ignora tutto il resto. Non attaccare gli hobgoblin, e combatti solo per difenderti. Ricorda che loro sono più forti e più esperti di te... quindi non fare l'eroina, e concentrati sulla tua missione."

"Tutto... tutto chiaro!" rispose Leona, facendosi animo. Con un cenno sicuro della testa, la giovane mercante tenne stretta l'elsa della spada e si guardò attorno, attendendo il momento giusto in cui avrebbero potuto attraversare la piazza senza rischiare di restare coinvolti in uno scontro. Ad un cenno di Damon, lui, Leona e Feargus si precipitarono fuori dalla Radice di Faggio, cercando di attraversare di corsa la piazza. Un hobgoblin dalla pelle grigiastra e con un orecchio mozzato li vide e sguainò la sua daga per aggredirli... ma Damon rispose prontamente, incoccando una freccia e mandandola dritta nella fronte del soldato nemico!

All'interno della Radice di Faggio, Jet si prese carico della situazione e cominciò a richiamare tutti gli avventori. "Okay, gente! Avete sentito cosa dobbiao fare! Mentre tornano i nostri, dobbiamo organizzarci e fare le barricate! Proteggete Aubrin! Prendete tutti i tavoli e le sedie che potete, e usateli per sbarrare l'ingresso! E prendete un'arma, o almeno tutto quello che può servire come tale! Coltelli, forchette, bottiglie rotte... non mi importa! Tutto quello che può essere usato per ammazzare quegli schifosi! E andate a prendere tutti quelli che sono al piano di sopra! Dobbiamo essere tutti pronti a partire!"

Gli avventori eseguirono l'ordine all'istante e cominciarono a spingere tavoli ed armadi verso l'ingresso della taverna, in modo da impedire agli hobgoblin invasori di entrare. Altri tirarono fuori le poche armi che avevano - pugnali, bastoni e fionde con i loro proiettili, mentre Jet ricaricava la sua balestra e si acquattava accanto al banco della taverna...

 

oooooooooo

 

Leona stava correndo come mai aveva corso prima di allora. La giovane mercante era costretta a procedere a zig-zag tra le strade ingombre di morti e macerie, inciampando più di una volta o scivolando sulle pozze di sangue. Mentre cercava disperatamente di raggiungere la sede della società mercantile, si era anche trovata a dover scampare ad alcuni hobgoblin in cerca di vittime, che aveva evitato nascondendosi sotto un carro. In quel momento, acquattata nel suo nascondiglio improvvisato, Leona riuscì a guardare meglio un terzetto di invasori che le stava passando davanti... i primi due erano senza dubbio hobgoblin, ma il terzo era chiaramente diverso: molto più grande, alto quasi due metri, con una postura ingobbita e il corpo coperto da una folta pelliccia marroncina che spuntava da sotto l'uniforme e l'armatura. Leona raggelò e trattenne il fiato per un istante. Un bugbear. Questa armata di hobgoblin aveva anche dei bugbear nelle loro file... non era un buon segno, e senza dubbio voleva dire che questi hobgoblin avevano molte più risorse rispetto ad altre raccolte di umanoidi selvaggi come loro.

Del resto... si erano fatti chiamare la Legione delle Zanne di Ferro, giusto? Ma certo! Ora Leona ricordava dove aveva sentito quel nome... era il nome di quell'armata di goblinoidi che si era guadagnata una terribile fama per la spietatezza e la competenza con cui lavoravano per gli invasori del Molthune! E se non ricordava male, la loro comandante era una certa Generale Azaersi, nota per il suo genio tattico e la spietata efficienza con cui gestiva la sua armata, come una macchina perfettamente oliata.

L'idea di avere a che fare con le Zanne di Ferro disanimò Leona per qualche secondo, e la giovane mercante restò per diversi secondi acquattata sotto il suo nascondiglio, tremando per la paura. Ma l'urgenza della situazione scosse quasi subito Leona dal suo stato d'animo disfattista. Con abilità, scivolò via dal suo nascondiglio e si infilò in una piccola via che partiva dalla piazza e si faceva strada verso i quartieri residenziali. La società commerciale era lì da qualche parte, pensò Leona dopo aver cercato di riportare la paura sotto controllo. Se fosse riuscita a raggiungerla, le sue possibilità di uscirne viva sarebbero aumentate di molto.

Sentì il bugbear che si fermava di botto e tornava indietro, e il sangue le si gelò nelle vene, rendendosi conto che forse quel bestione aveva sentito il suo odore! Cercando di restare quanto più ferma possibile sotto il carro, Leona rivolse una breve preghiera a Desna affinchè la facesse uscire viva da quel disastro...

"Hey, che succede, Thragos?" ringhiò uno degli hobgoblin, sempre parlando nella loro lingua. "Hai sentito qualcosa?"

"C'è un odore strano qui!" rispose il bugbear. "Ho l'impressione che ci sia qualcuno nascosto qui sotto! Non dovremmo occuparcene, prima di andare avanti?"

"Hmm... no, non perdiamo tempo qui." rispose l'altro hobgoblin. "Anche se c'è davvero qualcuno nascosto da queste parti, non avrà l'ardire di ucire allo scoperto. Non sapendo che sarebbe fatto a pezzi dai nostri ragazzi. Su, forza! Dobbiamo prelevare quanto più possibile da questa città! Non ne avremo più l'occasione, dopo che il comandante Scabvistin farà... le opportune modifiche!"

Leona corrugò la fronte. Cosa voleva dire quell'hobgoblin? Ma non c'era tempo per cercare risposte in quel momento... doveva pensare ad andarsene da lì e raggiungere la società commerciale, prima che fosse troppo tardi. Restò ferma a guardare le gambe pelose del bugbear e quelle corazzate di schinieri degli hobgoblin che riprendevano la loro strada... poi, una volta sicura di non correre più rischi, Leona scivolò fuori dal suo nascondiglio, e si diresse furtivamente verso l'edificio vicino.

Un cartellone di legno piantato per terra indicava un grande edificio con annesso un piccolo labortorio di un fabbro, separati da un robusto muro di pietra. Una doppia porta di legno duro, ormai divelta ed inutilizzabile, dava accesso ad una grande forgia con i fuochi ancora accesi, e in un recinto per animali adiacente giacevano riversi due capre e un cavallo, uccisi dagli hobgoblin a colpi di spada e lancia. Le porte abbattute mostravano evidenti segni di lotta, graffi ed ammaccature, e una sedia sfasciata fuoriusciva da una finestra rotta. Il tetto era lambito da piccole fiamme nel punto in cui era stato lanciato un attizzatoio incandescente.

"Ugh... eccomi qui... ma temo... che quei dannati hobgoblin siano già arrivati." mormorò Leona, entrando rapidamente nel laboratorio e tenendo  ben stretta la spada che aveva sottratto agli hobgoblin di prima. La giovane mercante si guardò attorno, camminando con attenzione per evitare gli strumenti sparpagliati sul pavimento. "Signora Blondebeard! Signora Blondebeard, ci siete? Per favore, rispondetemi!"

Non ricevette risposta dalla diretta interessata... ma in quel momento, sentì un frastuono di mobili di legno sfasciati, e una serie di imprecazioni nella lingua dei nani e dei goblin provenienti dalla stanza attigua, che era stata chiusa... ma per fortuna, Leona notò, non era sprangata. Sentiva la voce aspra della proprietaria del luogo che scagliava una raffica di improperi contro gli hobgoblin, completi di affermazioni poco gentili riguardanti i loro genitori. E sentiva gli hobgoblin che ringhiavano di rabbia, seguiti da una serie di pugni che andavano a segno. Sgranando gli occhi per lo stupore e l'orrore, Leona aprì appena un po' la porta, il cui scricchiolio venne per fortuna coperto dal frastuono di ciò che stava accadendo nella stanza: un gruppo di hobgoblin in uniforme ed armatura stava minacciando la proprietaria del posto - Kining Blondebeard, una femmina di nano di mezz'età dal fisico robusto e dalla pelle pallida segnata da numerose cicatrici da bruciature, con i capelli argentati pettinati in maniera grezza ma efficiente in due larghe frange ai lati della testa. Era vestita di abiti da lavoro dai colori poco appariscenti, con una camicia grigia, un grembiule di cuoio annerito, pantaloni di feltro e pesanti scarpe marroni. In quel momento, presentava diversi lividi e tagli sul viso, sicuramente opera di quei due hobgoblin che la stavano minacciando, prendendola per il colletto e scuotendola con rabbia.

"Per l'ultima volta te lo chiedo, nanerottola." ringhiò il primo hobgoblin, un individuo alto e smilzo con delle verruche sul cranio pelato. "Dove hai nascosto i cittadini che si sono rifugiati qui? Dimmelo subito, prima che ti stacchi la testa!"

Prese la femmina di nano per il bavero della camicia e la scosse, per poi avvicinarle alla gola la lama di una scimitarra... ma nonostante tutto, Kining Blondebeard restava glaciale e decisa ad opporsi fino all'ultimo. "Heh... che gusto c'è se te lo dico?" lo canzonò nella sua lingua. "Se ci tieni tanto, perchè non te li cerchi da te, porco di un hobgoblin? Tanto, anche se ve lo dico, mi ammazzerete lo stesso!"     

"Ah, è così che la metti?" esclamò l'altro invasore. "Va bene, visto che vuoi fare la dura, è il caso che tu capisca chi è che comanda qui! Avanti, Arak, non perdiamo altro tempo con questa nanerottola! Facciamola fuori e cerchiamo noi gli altri cittadini!"

"Con piacere, Fehti!" esclamò il primo hobgoblin. La femmina di nano gli sputò dietro, decisa a battersi fino all'ultimo con tutte le esigue forze di cui era capace. Arak alzò la scimitarra per tagliare la gola alla donna...

Agendo soltanto d'istinto, volendo soltanto impedire che quegli invasori uccidessero qualcun altro, Leona uscì dal suo nascondiglio e si lanciò sugli hobgoblin con un acuto grido di rabbia, paura e disperazione, brandendo come poteva la spada. Era un attacco grossolano, spinto soltanto da un cieco istinto di autoconservazione... ma la sorpresa si rivelò essere il fattore determinante, e gli hobgoblin ebbero giusto il tempo di accorgersi di Leona prima che il suo affondo, più per fortuna che per altro, si infilasse tra le piastre dell'armatura di Arak. La gelida lama trafisse lo hobgoblin sotto le costole e colpì il cuore condannando a morte l'invasore, che emise un ruggito strozzato e crollò a terra in fin di vita. La sua scimitarra cadde a terra con un clangore metallico, e la sconvolta Leona mollò la spada, guardando con incredulità quello che aveva fatto. La femmina di nano era rimasta altrettanto sbalordita, convinta com'era che nessuno sarebbe venuta a salvarla e che sarebbe morta lì per mano di quegli invasori...

L'hobgoblin di nome Fehti si riebbe quasi subito dalla sorpresa. "Tu, maledetta... come hai osato ammazzare Arak?" ringhiò, alzando la sua lancia. "Crepa, donnetta!"

Fece uno scatto in avanti, ferocemente deciso a prendere la testa di Leona... ma la femmina di nano reagì a sua volta e raccolse da terra la scimitarra dell'altro hobgoblin.

"Sarai tu a crepare!" Con un ringhio feroce, Kining sferrò un fendente che si infilò tra il pettorale e l'elmo dell'hobgoblin, tagliandogli il collo in profondità e facendo schizzare un fiotto di sangue che imbrattò il pavimento, unendosi a quello dell'altro hobgoblin. Boccheggiando ed annaspando, Fehti crollò al suolo e si agitò debolmente ancora per qualche istante prima di immobilizzarsi... e Kining scosse il braccio per scrollare via il sangue dell'hobgoblin dalla lama, poi si voltò verso Leona. "Hey, signorina! Tutto a posto?"

Leona era rimasta come inebetita a guardare il risultato delle sue azioni: due hobgoblin a terra, inerti, in un lago di sangue, con delle espressioni di rabbia, paura ed incredulità per sempre congelati su quei loro volti brutali. Le sue mani tremavano, e sentiva che la cena le stava tornando su, ma prese fiato e si coprì la bocca con una mano, appoggiandosi ad un tavolo.

"Io... ugh... che cosa ho fatto..." mormorò con un brivido di orrore.

"Hey, sveglia!" Kining schioccò le dita vicino al suo orecchio, facendola scattare. "Sveglia, non abbiamo tempo di restare qui a farci venire le crisi! Se vuoi sapere cos'hai fatto, ti dico che mi hai salvato la vita, e sono in debito con te! Adesso forza! Prendiamo gli altri, portiamoci dietro tutte le provviste che possiamo, e leviamo le tende!"

"Ah... c-certo... signora Blondebeard!" rispose Leona, ancora non ben ferma sulle gambe. Kining Blondebeard, proprietaria della sede della Società Mercantile di Phaendar, si tirò dietro la giovane mercante mentre si dirigeva verso una porta sulla parete più distante da loro, nascosta alla mano peggio da una pila di cassette di legno. Leona si riebbe quel tanto che bastava per aiutare Kining a spostare le cassette e liberare finalmentela porta. La femmina di nano tirò fuori una grossa chiave di bronzo da una tasca dei pantaloni e aprì la porta con un paio di giri, per poi aprirla e chiamare le persone rimaste là dentro.

"Hey, gente! Adesso è il momento!" esclamò bruscamente, rivolta ai rifugiati - un gruppetto di una quindicina di abitanti di Phaendar tra uomini, donne e bambini. "Gli hobgoblin ci lasciano in pace per adesso! Se non ce ne andiamo ora, non ce ne andiamo più! Muovete il culo!"

Leona riprese fiato e andò a recuperare la spada, estraendola dal corpo dell'hobgoblin da lei ucciso con un brivido di orrore. Per quanto la gentilezza e la diplomazia non fossero esattamente il punto di forza di Kining Blondebeard, i suoi richiami stavano avendo effetto, e i rifugiati si erano messi in moto, raccogliendo tutto quello che potevano in previsione della fuga. Cibo, acqua, armi, corde, utensili di vario tipo, coperte, tende e anche alcuni piccoli oggetti magici come fiale di pozione. Ogni cosa, in quel momento, avrebbe potuto fare la differenza tra la vita o la morte di qualcuno.

Benchè la cosa non corrispondesse esattamente ai suoi principi, Leona si fermò a prendere quello che poteva dai corpi degli hobgoblin uccisi. Poi, ricordandosi degli animali morti nel recinto esterno, presa la spada e si affrettò all'esterno, stando bene attenta che non ci fossero altri hobgoblin in giro in quel momento. Una volta assicuratasi che la strada fosse sgombra, almeno per qualche istante, raggiunse il recinto e cominciò a tagliare i pezzi di carne più utili dalle capre e dal cavallo morti. Kining stava facendo un ultimo, rapido controllo per assicurarsi che tutti i rifugiati fossero usciti e che tutto ciò che di utile era rimasto nella sede fosse stato portato via.

"Okay, gente, adesso chi si ferma è perduto!" esclamò Kining, mentre Leona si riuniva al gruppo. "Sentite, dobbiamo andarcene di qui! Gli hobgoblin sono troppi per noi... e troppo forti! Dobbiamo raggiungere il ponte!"

"Ma prima dobbiamo riunirci con il signor Vancaskerkin e la signora Aubrin..." affermò Leona. "Sono andati alla farmacia di Vane l'alchimista per recuperare qualcosa che dovrebbe permetterci di far crollare il ponte dietro di noi!"

"Ma che cazzo... volete dire che dobbiamo abbandonare Phaendar?" esclamò una donna di mezz'età. "E... e come facciamo? Non possiamo vivere nelle foreste e nelle praterie!"

"Beh, qui non possiamo proprio vivere! Punto e basta!" replicò Kining.

Leona cercò di essere più diplomatica e convincere gli altri con le buone maniere. "Ascoltatemi, amici... lo so che l'idea di lasciare Phaendar vi può spaventare... e credetemi, anch'io sono terrorizzata! Ma... qui siamo in pericolo! Questi dannati hobgoblin sono spuntati fuori da chissà dove per ucciderci e farci schiavi, e non possiamo restare qui a combatterli! Dobbiamo... lasciare il nostro villaggio, cercare di sopravvivere come possiamo nelle terre selvagge. E cercare di capire cosa sta succedendo e perchè questi hobgoblin ci stanno attaccando! Un giorno... se riusciamo a sopravvivere, potremo tornare indietro con forze molto più consistenti e liberare Phaendar! Ma per fare questo... dobbiamo sopravvivere e sfuggire a questa armata! E l'unica possibilità che abbiamo... è nelle terre selvagge, dove avranno più difficoltà a seguirci!"

Leona si rendeva conto che la gente di Phaendar era ancora sconvolta, e non riusciva ancora a capacitarsi di quello che era successo alla loro città - era successo tutto così in fretta, che lei stessa era ancora scioccata ed incredula, e faceva fatica ad accettarlo. Ma non c'era altra scelta: se non fossero fuggiti da lì, sarebbero stati falciati dagli invasori o resi schiavi... e Leona non era sicura di quale delle due scelte fosse la peggiore. Meglio tentare il tutto per tutto.

"Adesso dobbiamo lasciare Phaendar... ma lo spirito della nostra città non morirà soltanto perchè noi non siamo più qui!" esclamò Leona. "Ascoltatemi... prima che arrivi un'altra ondata di quei maledetti, dobbiamo raggiungere il signor Vancaskerkin e gli altri, andare a recuperare quanta più gente possibile al santuario, e andarcene! Non sarà facile, lo so... ma se collaboriamo e non ci diamo per vinti, abbiamo una speranza!"

"Ugh, che discorso sdolcinato..." mormorò Kining. Ciò nonostante, le parole di Leona ebbero almeno l'effetto di smuovere i rifugiati e dare loro quel po' di convinzione che serviva a lasciare le loro case e tentare la sorte. Con espressioni cupe ma decise, gli abitanti di Phaendar raccolsero le loro provviste e i loro equipaggiamenti, e si misero a cercare qualche carro o qualche veicolo con cui trasportarli meglio.

"Bene... forza, ragazzi, più in fretta..." mormorò Leona. "Quei maledetti... ci saranno di nuovo addosso molto presto..." 

In lontananza, le urla di terrore di un gruppetto di miliziani annunciavano l'arrivo di un'altra divisione di hobgoblin...

 

oooooooooo

 

Damon scoccò una freccia con letale precisione, trafiggendo il torace di un hobgoblin che era sul punto di dare l'allarme ai suoi compagni all'interno della farmacia. Con un agile scatto, il ranger e il suo lupo addomesticato si avvicinarono al cottage dal tetto spiovente, uno dei pochi edifici della cittadina ad essere fatto di pietra. I muri bianchi erano ora macchiati di sangue e cenere, e la porta d'ingresso era stata abbattuta a colpi d'ascia, spargendo frammenti di legno dovunque. La cosa che allarmò subito Damon, tuttavia, fu vedere una serie di impronte insanguinate che entravano nella farmacia.

"Merda... temo che gli hobgoblin siano già stati qui..." mormorò rabbiosamente Damon tenendo pronta un'altra freccia. Con estrema attenzione, il cacciatore e il suo compagno si avvicinarono alla porta sfondata e cercarono di dare un'occhiata all'interno, da cui sentivano provenire delle voci concitate...

"A-Aspettate!" esclamò una voce maschile profonda, che Damon riconobbe essere quella del farmacista Vane Oreld, il proprietario di quel negozio. Aveva un tono inquieto e concitato, come se stesse cercando di calmare qualcuno. "Sono sicuro che se ne discutiamo, possiamo... AAAAAAARGH!"

La frase si interruppe in un grido agonizzante e in un inquietante suono di qualcosa di appuntito che si piantava in un corpo umano... e infine in un tonfo sordo, accompagnato da un coro di grugniti e sghignazzi maligni. Pensando che non fosse il caso di esitare ancora, Damon entrò di colpo nel negozio, tenendo la freccia incoccata e l'arco puntato...

E si trovò di fronte l'atroce spettacolo di Vane Oreld inchiodato ad un muro della sua farmacia, mentre tre hobgoblin dall'aria malvagia stavano in piedi con le armi sguainate vicino al bancone!          

          

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

 

  
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