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Autore: Princess of the Rose    16/11/2023    1 recensioni
Raccolta su 2pTalia.
Miscellanea 2: "Republic of Canada," disse America aprendo la scatolina e rivelando un anello dorato con sopra una decorazione a forma di maglietta di hockey, "Se vuoi farti perdonare per avermi tradito con Russia, accetta di sposarmi!"
Il turbine: Backmasking, Jouska, Rubatosis, Énouement, Chrysalism [Tabella "Il dizionario delle emozioni" di Lande di fandom]
Incontri del 2p tipo: XX.XX.20XX: per qualche motivo, si è aperto un varco interdimensionale. Visto che non si è richiuso, le due dimensioni comunicanti decidono di intraprendere relazioni diplomatiche.
Le vacanze unite: La quasi-Federazione europea va in vacanza
Romano e i gatti che non voleva: titolo esplicativo... [Maritombola 14]
Natale 1991:Il Natale del 1991 è considerato un momento di svolta per la politica mondiale...
L'UPE va alla guerra: Poco prima dell'avvento della Costituzione e il passaggio da Unione a Federazione, l'UPE avanzò delle richieste per poter aumentare il proprio livello di autonomia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the Looking-Glass and what Hetalians found there'
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Titolo: incontri del 2p tipo

Personaggi (1p | 2p): Inghilterra (Arthur Kirkland | Oliver Kirkland): Scozia (Cìnead Kirkland); Francia (Francis Bonnefoy | Jean Baptiste Bonnefoy); Nord Italia (Feliciano Vargas | Marco Vargas); Sud Italia (Lovino Vargas | Matteo Vargas); Germania (Ludwig Beilschmidt | Georg Joseph Beilschmidt); Lussemburgo (Hansel Junker | Sébastien Junker); Paesi bassi (Larden von Dyk | Christian von Dyk); Belgio (Isabello Magritte | Laura Magritte); Danimarca ( Mathias Densen | Søren Densen); Svezia ( Berwals Oxestierna | Ingmar Oxestierna); Norvegia (Emil Bondexik | Bjørn Bondevik); Islanda (Eiks Steilsson | Emil Steilsson); Finlandia (Timo Väinämönien | Alvar Väinämönien)/Cina(Wang Yao | Wang Li); Giappone (Kiku Honda | Hidekaz Honda); Taiwan; Corea del Sud (Im Young Soo | Im Jun Ho); Hong Kong (Kuang Ka Lung )

Genere: Commedia

Coppie: Poly accennato alla fine

Avvertimenti: Demenzialità all'ennesima potenza

Note aggiuntive: Ehilà, eccomi con l'aggiornamento. Continuo ad avere un botto da fare, pertanto continuo a non poter aggiornare una volta a settimana come vorrei. Ma non ho alcuna intenzione di abbandonare questa raccolta, h detto che sarei arrivata a 30 e a 30 arriverò!
A sto giro entriamo nel pieno della demenziale atmosfera hetalica, e spero riuscirà a strapparvi qualche risata questa carrellat di casi umani personaggi!  sto giro ci sono anche gli 1p, quindi userò i nomi umani. Fate rifermineto all'into per vedere chi è chi e non confordervi, ho cercato di fare del mio meglio per rendere tutto chiaro comunque.
Avrei voluto mettere anche Spagna e Prussia ma non mi è venuto in mente nulla per loro, toccherà per forza fare un secondo round.
Buona lettura, e ci vediamo il prima possibile.

Enjoy

 


XX.XX.20XX: per qualche motivo, si è aperto un varco interdimensionale. Visto che non si è richiuso, le due dimensioni comunicanti decidono di intraprendere relazioni diplomatiche.







'Sia chiaro stupid frog non mi interessa cosa stiate facendo in quella sciocca European Union, ormai me ne sono andato, e non sono affatto preoccupato per voi!'

'Che c'è Angleterre?'

Arthur fissò il telefono, sbigottito. Si sarebbe aspettato una risposta sarcastica da Francis, qualche insinuazione sul suo buon cuore a cui avrebbe risposto per le rime. Non una risposta così lapidaria.

'Come sta andando?' decise di chiedere, considerandola la risposta più diplomatica  che potesse dare.

'Male'.

Oh.

'Why?'

'Non ho mai visto delle nazioni più stressate di così'

Stava per rispondergli quando venne interrotto da una voce familiare e straniera assieme.

"Qualche problema?" chiese Cìnead, le labbra piegate in un ghigno divertito. Arthur imprecò mentalmente, riponendo subito il telefono nella tasca.

"N-Nessuno," disse per poi guardare il suo alter ego, seduto accanto allo Scozia dell'altra dimensione con la testa bassa e spalle cascanti. Sentì montare la rabbia a vedere sé stesso in una posizione così... umiliante.

"Good," Cìnead bevve un altro sorso del proprio tè per poi dare una gomitata nel fianco a Oliver, che subito drizzò la schiena, e porgere dei fogli ad Arthur, "Dicevamo, per quell'acciaio..."







"Fratellone metti via il telefono."


"Un attimo."

"Fratellone, niente attimo per favore, già ci odiano, evitiamo di farci rimproverare perché li filmiamo di nascosto-"

"Ah, zitto un po', se non fai casino non se ne accorgono."

Francia alzò il capo per vedere cosa stesse succedendo lungo il tavolo: Lovino teneva il telefono puntato contro i loro alter ego - una frase che mai avrebbe pensato di pronunciare in vita sua - mentre Feliciano, mortificato, cercava di farglielo mettere via. Vicino questi c'era Ludwig, seduto in modo rigido, che dall'inizio della seduta che avrebbe dovuto chiarire i rapporti tra Unione europea e Federazione europea non aveva staccato per un momento gli occhi dalle sette nazioni della Federazione con il suo solito cipiglio severo che lo faceva apparire più arrabbiato di quanto fosse in realtà.

Isabelle, Larsen e Hansel erano seduto qualche fila dietro di loro, ed era certo che la loro espressione non fosse di molto diversa dalla loro, un misto di nervosismo, curiosità e forse anche vergogna. La vergogna era certamente quella che sentiva lui mentre guardava quei sette scorrere tra tutti i report che descrivevano la situazione dell'Unione europea: inizialmente erano stati professionali, non tradendo alcuna emozione ma più leggevano e più la maschera si sgretolava lasciando il posto allo sgomento più puro. Era più di un'ora che Sébastien pigiava su una calcolatrice, quasi abbaiando a chiunque lo distraesse dai suoi conti; Marco e Laura parlottolavano a loro e ogni tanto li guardavano con occhiate indecifrabili; Jean Baptiste si teneva la testa tra le mani e sembrava stesse avendo una crisi esistenziale; Georg ormai non nascondeva più l'incredulità mentre leggeva i rapporti sull'energia; Christian e Matteo, rimasti senza nulla da fare, guardavano preoccupati i loro consorti.

Consorti. Perché erano sposati. Erano una Federazione e si erano perciò sposati. In sette. Mon. Dieu.

"Mon frère, che devi fare con quel telefono?" chiese infine, incuriosito.

"Fatti gli affari tuoi bastardo mangia rane e non guardarmi che se no mi fai scoprire," replicò Lovino senza distogliere lo sguardo dalle sette nazioni, "Tsk, guarda che pariolino è quello."

"Fratellone!"

"È vero, guarda quanto se la tira!"

"Fratellone per favore, già ci odiano-"

"Guarda che se ci odiano è solo colpa del bastardo mangia rane qua"

Francis incassò la testa nelle spalle assieme alla colpa. Del resto era vero: i rapporti con la Federazione erano iniziati male, forse nel peggiore dei modi. Aveva provato a fare amicizia con l'Italia del Nord dell'altra dimensione - leggasi anche: ci aveva provato spudoratamente come suo solito - e si era ritrovato in poco tempo una mano italica stampata sulla guancia e un occhio pesto per mano germanica. Se chiudeva gli occhi ancora sentiva il dolore.

"Neanche li conosciamo e abbiamo già rischiato l'incidente diplomatico," disse Ludwig, lanciandogli un'occhata esasperata.

"A mia discolpa, quel Allemagne è fin troppo geloso."

"Ci hai provato con suo marito."

"Meh, i matrimoni sono cosa relativa tra nazioni, e poi quel Italie lo respinge sempre, che ne potevo sapere."

Ludwig preferì far cadere il discorso, tornando ad osservare le sette nazioni. Francis notò che più passava il tempo più il tedesco sembrava stesse cercando di scivolare sotto il tavolo.

"Okay, dovremmo esserci quasi."

"Fratellone, ti prego,"

"Zitto un po',"

Francis si sporse leggermnte e notò che la telecamera del telefono di Lovino era fissa su Georg, il quale era evidetemente sempre più sconvolto da quanto stava leggendo, cosa che il Meridione sembrava trovare ilare.

"Fratellone, non puoi umiliare così Germa-"

"Italien ti prego," lo supplicò Ludwig, venendo prontamente ignorato.

"In che senso umiliare?"

"Ve," Feliciano sembrava imbarazzato, "Vuole filmare il momento in cui Georg leggerà delle centrali di carbone a casa di Germania."

Francis sbatté le palpebre, guardò le chiazze rosse che avevano iniziato ad apparire sul volto di Ludwig e il ghigno maligno di Lovino. Ora che ci pensava, la Federazioni usava solo centrali nucleari. Può essere che...

La risata soffocata di Lovino lo distolse dal suo pensiero: attraverso la telecamenra del telefono vide Georg far cadere i fogli del report, guardare a bocca aperta Ludwig, per poi sbattere la test sul tavolo sotto lo sguardo preoccupato dei coniugi.

"Lo sapevo," gongolò Lovino, salvando il video e riponendo il telefono in tasca.

Ludwig, il volto ormai ridotto ad un semaforo rosso, imitò il suo alter ego, ignorando Feliciano che gli diceva di non preoccuparsi.







"Hey, European Federation!"

Le sette occhiatacce che gli vennero lanciate quasi fecero traballare la sua sicurezza, ma Alfred si riprese subito: era un eroe dopotutto, e un eroe non può permettersi nemmeno pochi attimi di dubbio!

"Ho appena saputo delle vostre malefatte," proseguì, "Sappiate che non vi permetterò di fare i vostri porci comodi in questa dimensione! Parola di United States of America farò quel che posso per fermarvi!"

Le sette nazioni si guardarono a vicenda qualche attimo prima di tornare a prestargli attenzione.

"O... Okay?" disse Jean, notando la ridente figura di Timothy poco dietro di loro.

"Bene, sono contento che ci siamo capiti subito!" Alfred sorrise, soddisfatto della propria buona azione quotidiana, per poi sedersi al tavolo dove la Federazione stava pranzando senza essere invitato, "Now, the other U.S.A mi ha già spiegato tutto e penso si possa risolvere senza venire alle maniere forti. Lasciate libero Canada e nessuno si farà male"

Si era immaginato timore reverenziale, suppliche per essere risparmiati, ammirazione per la sua forza e sicurezza.

Sospiri esasperati e bestemmie non erano la reazione che aspettava di avere.

"Ti ha detto questo il nostro Amerika?" chiese Christian, stringendo il prorpio bicchiere.

"Certo, e vi avviso che mi ha già spiegato ogni cosa , è inutile che mentiate!" esclamò, non riuscendo a nascondere la sua crescente confusione.

"Canada ha un trattato economico di favore," spiegò Sébastien, "I suoi cittadini e cittadine possono entrare e uscire senza visti e i suoi prodotti circolare senza sovrattasse, non è occupato."

"Non è quello che mi è stato riferito."

"Ovvio," digrignò Jean, massaggiandosi le tempie.

"Lasciate andare Canada e nessuno si farà male!" ripeté, iniziando a sentirsi un po' offeso. Non era nel copione che andasse così.

"Canada non è prigioniero di nessuno, Amerika è solo arrabbiato perché ha rifiutato la sua proposta di matrimonio in favore del trattato con noi," precisò Laura, cercando di mantenere un'aria amichevole; doveva star fallendo a giudicare da come Alfred la guardava guardingo.

"Timothy mi aveva già detto che lo avreste detto," ribatté, provando in quella frase la conferma dei suoi sospetti. Si stavano ovviamente approfittando del fatto che somigliassero ai sui sottopo- alleati per poterlo abbindolare con le loro menzogne! Erano ovviamente consci del suo buon cuore e generosità e stavano cercando di trarne vantaggio per tenersi i loro ostaggi, ma per fortuna Timothy lo aveva preparato! Ah, che esseri ignobili! Meno male che non ci era cascato!

Gli altri fecero per replicare ma vennero interrotti dall'arrivo di un'altra nazione.

"Quale si voi è Severnaya Italiya?" chiese Ivan, individuando il suo obiettivo quando Marco si lasciò sfuggire una bestemmia, "Sono qui per-"

"Se sei qua per Polonia giuro ribalto questo tavolo," sibilò Marco, guardando male il russo, il quale non sembrò preso per nulla in contropiede, continuando a sorridere gentilmente.

"È proprio per quello che sono qui, sono felice che possiamo risparmiarci inutili fronzoli," disse, sedendosi dall'altro lato del tavolo.

"Non vi abbiamo invitato a sederv-"

"Italya per favore, restituisci Pol'sha a Alëšenka, da?" fu la richiesta di Ivan, interrompendo Matteo.

"Dì ad 'Alëšenka' che la prossima volta può evitare di tirare le nazioni addosso agli altri," replicò Marco, stizzito. Quella reazione sorprese un poco Ivan, abituato com'era al carattere pavido di Feliciano.

"Hey dude, non so se te ne sei accorto ma stavamo negoziando la liberazione di ostaggi qui," disse Alfred, ignorando l'ennesima correzione sul fatto che Canada non fosse un ostaggio.

"Immagino che tipo di negoziazioni," replicò il russo, continaundo a mantenere il proprio sorriso anche se un'aura oscura aveva cominciato ad aleggiargli attorno.

"Ah be', tu che vieni a parlare di restituzioni di territori qui è il colmo," disse Alfred, sgranchendosi le dita.

"Aiuto il mio alter go, da?"

"L'eroe aiuterà anche lui se me lo chiede!"

"Stiamo freschi allora."

"Da te è sempre fresco dude."

"Sai che intendevo Amerika"

Durante questo scambio di battute, Matteo fece silenziosamente segno agli altri di alzarsi e andarsene. Questi concordarono e, lentamente, per non far distogliere l'attenzione di Alfred e Ivan dal loro scambio di battute, si alzarono e si defilarono.







"Ed è per questo che preferisco la sicurezza del pessimismo al dubbio della speranza," Søren finì il suo monologo con un sospiro sconsolato, posò la birra sul tavolo, e guardò Berwald e Timo con imbarazzo, "Perdonatemi, ho parlato a sproposito e vi ho probabilmente annoiato."

"E-Ei, nessun problema," balbetto Timo, non sapendo come sentirsi dopo quella conversazione a senso unico, salvo per un profondo senso di disperazione sull'inutilità della vita. Attorno a loro chi aveva ascoltato non era in condizioni migliori, ordinando gli alcolici più forti che il pub vicino al Palazzo del congresso avesse da offrire per dimenticare quanto udito.

"A volte mi lascio prendere la mano," disse Søren, emettendo un altro sospiro per poi alzarsi, "Perdonate la mia maleducazione ma vedo che il mio Finland sta per venire alle mani col vostro Danmark e devo fermali, con permesso."

"P-Prego," disse, sentendosi un po' in colpa al sollievo che provò quando il danese si alzò dal tavolo. Si girò verso Berwald e per poco non gli prese un colpo.

"R-Ruotsi tutto okay?" gli chiese, sussultando quando lo svedese mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di sporsi e finire con la testa sul suo grembo, gli occhi sbarrati. A quanto pare non era stato l'unico a sentirsi afflitto dal monologo di Søren.

"Avete parlato con Danmark vedo," Bjørn si sedette davanti a loro, sorridente ma evidentemente dispiaciuto, "Perdonatelo, non è sempre così- No, lo è sempre, ma sa essere anche meglio di così."

"C-Certo," disse Timo, carezzando i capelli di Berwald per cercare di consolarlo.

Bjørn sorrise loro, ", da quanto tempo state insieme?"

"Ah, noi non stiamo insieme," lo corresse Timo, non notando l'irrigidimento del corpo di Berwald. Bjørn non sembrò convinto.

"Ah, deve essere come da noi, sai al nostro Finland non va di dirlo in giro."

"E-Ei io-"

"Sai che in teoria ci saremmo dovuti sposare noi nordici?"

"E-Eh?!"

A quelle parole Berwald si rimise subito seduto, talmente sconvolto da quella rivelazione da non riuscire a mantenere la sua solita espressione neutrale.

"Eh già," disse, parlando di un potenziale matrimonio tra nazioni come se fosse una cosa di tutti i giorni, "Purtroppo la Føderasjon si è presa Danmark prima che potessimo finalizzare e Finland si è rifiutato quindi alla fine non se ne è fatto nulla."

"I-In che senso si sono presi Tanska?!"

"Be', sapete che c'è stata una Terza guerra da noi, nei? Poco dopo la fine lo hanno occupato perché pensavano Amerika lo stesse usando per scavalcarli per andare in Est Europa. Che era vero, ma Danmark ha detto che non se ne era mai accorto."

"T-Tanska è una nazione occupata!?" Timo era senza parole. Gli sembrava strano però:  Søren si muoveva liberamente e nessuno della Federazione sembrava troppo preoccupato a riguardo.

"È una storia lunga, è un tipo particolare di occupazione la sua, si assicurano solo che non venga usato come ponte per scavalcarli ma per il resto fa quello che vuole," spiegò il norvegese, per poi sospirare, "Ah, mi sarebbe piaciuto sposarli però, sapete i matrimoni vanno un po' di moda da noi, ormai stanno tutti cercando un marito o una moglie. Ho provato a chiedere a Sverige ma mi ha rifiutato, vuole sposare prima Finland."

"S-Sposare?!" Timo cominciava a sudare freddo, faceva fatica a registrare tutte quelle informazioni. La luce che attraverso gli occhi di Bjørn non gli piacque per niente.

"Sentite, non è che cercate un terzo voi? So che non siete sposati ma vi assicuro che come terzo incomodo non sono male."

Dannato sesto senso per i disastri.

"H-Herra Norja, n-non credo che-"

"Finland ha già un marito," sbottò Berwald, parlando in modo chiaro per la prima volta quella sera. Bjørn sbatté le palpebre, perplesso: "Ma Finland non aveva detto-"

"Non è mio marito," si affrettò a dire Timo, guardando male lo svedese, "Specie dopo un certo contest canoro."

Berwald arrossì: "F-Finland-"

Timo lo ignorò e si alzò, si avvicinò al bancone del bar e sussurrò qualcosa all'orecchio dell'inserviente. Questi annuì e andò alle casse che stavano riproducendo della musica jazz, pigiò qualcosa sul tablet, e le dolci note della tromba si silenziarono, sostituite da della musica elettronica e da una voce maschile che cantava in finlandese.

Bjørn, confuso, vide Berwald poggiare la testa sul tavolo, sconsolato, mentre gli europei e le europee attorno a loro urlavano con vigore "Cha cha cha!" durante il ritornello della canzone.







In fondo a quella stessa sala Yao, Kiku e Young Soo erano seduti allo stesso tavolo con davanti i rispettivi alcoli nazionali, brilli ma in silenzio a fissare il vuoto, senza alcun battibecco o battutaccia da scambiarsi.

"C-Che è successo qui?" chiese Erik cercando di farsi sentire sopra la musica proveniente dalle casse. Ka Lung sospirò, imbarazzato ed esasperato.

"Il Cina dell'altra dimensione non guarda i drama, quell'altro Giappone odia gli anime e quell'altro Corea non ascolta kpop," disse, cercando di non farsi sentire dai diretti interessati: "Hanno detto che sono attività infantili e ci sono rimasti male."

"Oh," Erik annuì. "Da quanto tempo stanno-"

"Due ore, hanno finito il sedicesimo giro di alcolici," disse, facendo sussultare l'islandese.

"S-Sedici?!"

"Ci sono rimasti molto male."

"Immagino," Erik lanciò un'occhiata a Lukas, che stava cercando di impedire a Mathias di venire alle mani con Alvar, trattenuto a sua volta da Søren, mentre Timo si era tolto la maglietta e stava urlando nel microfono "Cha cha cha" mentre la piccola folla attorno a lui invocava il nome di quello che sarebbe dovuto essere il vincitore di un certo contest canoro, e non seppe dire quale dei tre spettacoli fosse il peggiore.







Quando Arthur aveva sentito i rumori nello stanzino aveva i suoi sospetti: quando aprì la porta e vide dentro Larsen e Ludwig, ancora vestiti e pallidi in volto, però, si rese conto di aver toppato alla grande.

"Chiudi la porta!" Ludwig lo afferrò per un braccio e li chiuse di nuovo dentro, intimandogli di fare silenzio.

"C-Che state facendo?" chiese Arthur, stizzito dall'essere stato trattato in quel modo.

I due si scambiarono un'occhiata, evidentemente combattuti sul rispondere o meno.

"Hai presente quelli dell'altra dimensione?" disse Larsen.

"So?"

"Hai presente la Federatie? Be', a quanto pare l'idea è piaciuta al capo di Frankrijk e a Frankrijk stesso." spiegò, massaggiandosi gli occhi. Arthur sbatté le palpebre, perplesso,.

"W-What-"

"È tutto il giorno che ci rincorre con degli anelli e dei fiori," disse Ludwig, esasperato, "Non riusciamo a lavorare perché appena ci vede ci fa proposte di matrimonio."

L'inglese pregò di aver sentito male.

"M-Matrimonio?!" urlò, maledicendo Larsen quando questi gli schiaffò una mano sulla bocca per zittirlo. Seguì un tesissimo silenzio, poi la porta di aprì di nuovo: la Belgio dell'altra dimensione li guardò con cipiglio annoiato prima di sorridere, maliziosa.

"Oh, è questo che si fa nel tempo libero qui?" chiese, ridendo quando i tre arrossirono furiosamente.

"F-Frau Belgie, chiuda la porta per favore!" la supplicò Ludwig, ma il sorriso di Laura divenne ancora più affilato. Prese il telefono dalla tasca e scrisse velocemente un messaggio prima di riporlo via.

"F-Frau Belgie-"

"Oh tranquillo herr Duitsland, sono una donna sposata non mi scandalizzo per qualche scappatella," disse Laura. Ludwig arrossì ancora di più: "S-Scappatella?!"

"Be' ho saputo della lieta notizia proprio poco fa," aggiunse, "Gefeliciteerd per le imminenti nozze, se serve qualche consiglio non esitate a chiedere."

"N-Noi non abbiamo accettato!" esclamò Larsen, sussultando quando Arthur gli morse la mano per liberarsi, "Hey!"

"You damn bastards!" sibilò Arthur, gli occhi fiammeggianti di rabbia, "E così fate le cose alle mie spalle eh?"

Ludwig e Larsen si scambiarono un'occhiata perplessa.

"Ah, avrei dovuto immaginarlo! Tipico, fare le cose senza consultare, sono proprio contento di aver lasciato la vostra stupida unione!" disse l'inglese, stizzito e rosso in volto.

"Ma di che diavolo parli!?"

"Non fare il finto tonto Germany, sappi che impedirò le nozze con ogni mezzo a mia disposizione!" promise, incrociando le braccia davanti al petto in modo definitivo.

Ludwig fece per replicare ma ci ripensò all'ultimo minuto, massaggiandosi le tempie pulsanti. Quando avrebbe voluto una birra.

"Ve Germania!"

Il familiare richiamo gli diede una scarica di adrenalina che cacciò via qualunque dolore; l'interpellato uscì dallo stanzino - ignorando l'avviso di Larsen sul fatto che fosse probabilmente una trappola - e vide Feliciano e Lovino abbracciato l'un l'altro messi al muro da Francia, armato di scatola con anelli e fiori, che li guardava con un'espressione perversa che non gli aveva visto in volto da decenni.

"Mon petits frères, accettare l'amore del vostro grand frère," disse la nazione francese; in risposa Lovino e Feliciano tentarono di diventare un tutt'uno col muro dietro di loro.

"Stai lontano da Italien!" esclamò Ludwig, temporaneamente dimentico del motivo per cui si stava nascondendo; prima che potesse avvicinarsi, però, fu battuto sul tempo da Arthur, che si gettò addosso a Francis facendo cadere fiori e anelli per terra.

"Dannata rana, che è questa storia che ti vuoi sposare!?" urlò, mettendosi a cavalcioni su di lui e scuotendolo per le spalle, "Se pensi che tornerò nella vostra stupida unione solo perché mi chiederai di sposarti sei uno sciocco!"

Francis si ridestò dalla sua modalità perversa e guardò Arthur confuso: "S-Sposarti?"

"Of course! non fare il finto tonto, lo so che hai un anello anche per me!" disse l'inglese, stizzito.

"A-Anglettere je suis desolè, io non ho un anello per te," disse, per poi sorridere maliziosamente quando, per pochi attimi, vide la delusione negli occhi dell'altro, "Ma se vuoi posso rimedi- Ah!"

"Damn french frog!" strillò Arthur mettendogli le mani al collo e stringendo con forza, lasciando la presa solo quando Francis gli fece il solletico sotto le ascelle e ribaltò le loro posizioni. I due cominciarono ad azzuffarsi in mezzo al corridoio, e Ludwig ne approfittò per prendere Feliciano e Lovino e portarli via, tornando davanti allo stanzino dove Larsen si stava stringendo il ponte del naso dall'esasperazione e Laura sembrava più che divertita da quanto appena viso. Si sentì un po' irritato da questo ultimo particolare.

"Andiamocene, ne avranno ancora per molto," disse, guardando malamente la nazione belga mentre questa faceva un piccolo inchino e se ne andava dalla parte opposta alla loro. Notò solo allora la presenza di Marco, semi nascosto dietro l'entrata del corridoio; era sicuramente stato lui a indirizzare Feliciano e Lovino nella loro fuga verso la posizione di Laura, e ebbe conferma della sua teoria quando i due si diedero il cinque ridendo.

Che atteggiamento infantile, lo avrebbe sicuramente sottolineato alla prossima riunione.








Omake

"Sapete," Sébastien tirò su col naso, il dito che girava attorno al bordo dell'ottavo boccale di birra che si era scolato quella sera, "Non volevo sposarvi."

"Ma non l'avrei mai detto," replicò Marco, massaggiandosi gli occhi mentre i bicchieri di grappa cominciavano a fare effetto.

"C'era qualcuno che voleva questo matrimo- Duitsland taci!" disse Laura lanciando un'occhiatacci al diretto interessato, che mestamente riabbassò la mano, "Non avresti mai sposato solo Veneziano!"

"Sono solo un uomo innamorato," si lamentò Georg, trasalendo indignato quando ricevette sguardi esasperati.

"Non è quello," Sébastien guardò i suoi coniugi con due grossi lacrimoni agli occhi, "Pensavo che fosse un errore, che non avrebbe mai funzionato tra di noi."

"Definisci funzionare," disse Christian, sorseggiando la sua birra.

"Non questa Europäesch Unioun," esclamò e un brivido scosse la schiena degli altri sei.

Già, l'Unione europea. L'equivalente della Federazione europea in questa dimensione. Cristo che disastro era se comparato a quando loro sette avevano creato nel corso del loro matrimonio.

"Pensavo che il peggio fossero Veneziano e Romano che spendevano troppo, o Frankreich che lascia gli asciugamani sporchi in giro dopo che si è lavato, o Deutchland che continua a portare a casa animali, o Niederlande che in qualche modo distrugge tutti gli elettrodomestici, o Belgie e il suo continuare ad ordinare cibo perché non le va di cucinare e per questo continua a sforare il budget mensile."

"Ma hey abbiamo anche dei difetti," ironizzò Matteo, carezzando il capo bruno della nazione belga poggiato contro il suo petto quando la sentì pronta ad insultare il fratello

"Quello che voglio dire è," Sébastien non riusciva più a trattenere i singhiozzi, che quello stato fosse dovuto alle forti emozioni della giornata al Parlamento europeo o ai litri di birra era difficile dirlo, "Sono così contento di avervi sposato!"

I sei guardarono la nazione lussemburghese piangere disperato sul proprio boccale di birra con un enorme gocciolone dietro la testa, ma poco dopo il loro sguardo andò sulle fedi attorno ai propri anulari, il simbolo di quello che ancora percepivano come un peso ma non più insostenibile come un tempo.

E un po' compresero quello che Sébastien voleva dire.

"Vi voglio tano bene!" continuò gettandosi addosso a Jean, il quale riuscì a stento a tenersi sulla sedia, trasalendo e arrossendo quando si rese conto di quanto fossero vicini i loro volti.

"Luxembourg per cortesia!" urlò attirando l'attenzione dell'intero locale per sua somma vergogna, "Staccatemelo di dosso-"

"Frankreich ich liebe dich-" sbiaschicò, strofinando la guancia contro la barba della naziona francese, il quale stava ormai andando nel panico. Quando chiese di nuovo aiuto trovò gli altri cinque piegati in due dal ridere e Laura intenta a filmarli col proprio telefono.

"Giuro chiedo il divorzio!"

"Frankreich je t'aime, ti voglio bene! Anche a voi altri, vi amo a tutti!"

"Luxembourg tu sei ubriaco!"

"Ja lo so, domani mi pentirò di tutto questo," disse con improvvisa lucidità, poggiando la testa sulla spalla del francese, "Ma ho bisogno di togliermi questo peso da-" si interruppe, e nel giro di pochi secondi il suo viso da pallido divenne verde.

Jean si rassegnò, limitandosi a sospirare quando Sébastien gli vomitò addosso.

"Karma," si limitò a dire Marco, ridendo quando Jean lo guardò esasperato.  



 
   
 
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