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Autore: AmiliaCross    17/11/2023    0 recensioni
LIBRO I
In un futuro non troppo lontano il progresso tecnologico ha finalmente dato i suoi frutti, e ora gli umani possono godere di un sogno che per secoli è stato definito impossibile: ingannare la morte.
La Macchina dei Sogni permette alla coscienza di chi ha terminato il proprio tempo su questa Terra di poter continuare a vivere una nuova vita.
Buster ha solo 19 anni quando una malattia terminale lo sconfigge. Ma egli non teme la morte, poiché ora è certo di poter continuare a vivere in una nuova realtà che lui stesso ha creato.
Ma qualcosa sembra non andare come previsto e Buster si risveglia in un mondo completamente differente. Al posto della vita rosea e romantica che egli aveva scelto, dovrà invece sopravvivere in una terra abitata da diverse razze e creature magiche, in competizione per la ricerca di un nuovo sovrano.
TW: Sono nominati episodi di bullismo, abusi, suicidio e altre scene delicate che potrebbero infastidire lettori sensibili.
Genere: Avventura, Comico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buster si sentiva come se stesse sprofondando nell'acqua, era una sensazione dolce e accogliente. Lo avvolgeva in un tiepido abbraccio e lo cullava con calma, come una madre che attendeva che il sonno raggiungesse il proprio neonato. 
Era questo che si provava a morire? 
Buster pensò che fosse così gentile da fargli desiderare di morire per mille altre volte. Dopo aver combattuto una malattia mortale per tutti quei mesi, una sensazione talmente piacevole come quella lo colse alla sprovvista. 
Per diverso tempo la sua mente non aveva elaborato alcun pensiero concreto, godendosi il riposo.
Non aveva paura, ma questo non era dovuto a ciò che stava provando in quel momento. 
No, lui sapeva che con la morte la sua vita sarebbe cambiata solo nel meglio. 
Era grato all'umanità, la quale meschinità e curiosità l'aveva spinta ad infrangere una delle leggi più antiche e irremovibili. 
L'uomo aveva combattuto la morte con la sua arma più forte, la scienza, e l'aveva battuta. La Macchina dei Sogni era un meccanismo complesso, che superava anche la più utopistica delle aspettative, un'arma che mirava alla più antica e profonda fobia di ogni essere vivente. 
Attorno a Buster l'oscurità danzava creando figure senza una forma precisa, probabilmente un'illusione della sua vista affaticata nel vedere solo quel colore scuro. Stava aspettando impaziente che qualcosa cambiasse davanti a sé. 
A breve, pensò, si sarebbe risvegliato in un mondo nuovo, vivendo una vita nuova.
Prima che morisse, i medici dell'ospedale gli avevano spiegato il funzionamento di quella macchina. Buster non avrebbe ricominciato di nuovo da zero, come un neonato. Ma bensì come il diciannovenne che era nel momento della morte.
Se fosse stato in grado di percepire il suo corpo in quel momento, avrebbe potuto dire di sentire il cuore battergli contro il petto per l'agitazione.
"Ho sopportato tutta questa sofferenza per troppo tempo." pensò. "Finalmente avrò una ricompensa."
La parte migliore di quando gli avevano spiegato ciò che gli sarebbe accaduto dopo la morte, fu quando Buster dovette compilare un modulo in digitale per la descrizione del mondo nel quale desiderava vivere.
Perché sì, la parte che tutti preferivano della Macchina dei Sogni era il fatto che la reincarnazione non fosse casuale. Il testamento di molte persone si era allargato alla descrizione di ciò che avrebbero voluto dopo la morte.
C'era chi desiderava diventare un calciatore famoso, una volta morto la Macchina dei Sogni lo avrebbe fatto risvegliare in un mondo dove egli era già facente parte di una buona squadra di calcio.
La gente non temeva più dunque l'arrivo della morte, ma il timore di non poter scegliere in tempo.
Avendo i giorni contati, Buster ebbe tutto il tempo per pensare a ciò.
Mentre la sua coscienza aspettava il risveglio, pregustava già quello che da lì a poco sarebbe accaduto, rammentando le scelte che aveva compilato nel modulo.
Una bella villa al mare, possibilmente senza troppi vicini attorno. Aveva richiesto di avere anche una famiglia benestante, così da non doversi affaticare per trovare un lavoro. E per ultimo, ma non per importanza, donne.
"Una bella vita adagiata con tante belle ragazze tutte per me. Mi sembra il minimo da richiedere... Praticamente tutto ciò che non ho avuto nella mia vita precedente."
A Buster pareva una richiesta alquanto umile, poiché al fin fine non era nemmeno estremamente complessa.
Esigente, forse, ma non esagerata.
Il ragazzo era decisamente impaziente, voleva svegliarsi al più presto. Era la stessa situazione di chi si ritrova in un sogno spiacevole e non riesce ad uscirne, pur sapendo di star dormendo.
La sua mente semi sveglia si perse in diversi pensieri, passando il tempo giocherellando con le immagini che il suo cervello gli faceva vedere.
A tali forme si aggiunse una melodia lontana, che pian piano iniziava a rendersi più udibile. Aveva un ritmo abbastanza vivace, che si ripeteva di continuo. Sembrava quasi...
"La sveglia!"
Le palpebre pesanti si schiusero stanche, permettendo alla luce mattutina di entrare nel campo visivo del ragazzo. Con la vista ancora offuscata dal sonno, trovò difficile identificare ciò che gli si trovava attorno.
Le coperte aggrovigliate attorno al suo corpo erano soffici e calde, capaci di far desiderare anche alla più energica delle persone di passare altri cinque minuti a dormire.
Lentamente, costrinse i suoi occhi a mettere a fuoco. Stava aspettando di vedere quanto grande e lussuosa fosse la sua nuova camera da letto.
Di fronte a sé, stava guardando un soffitto pallido, circondato da quattro mura strette dello stesso colore smorto. Appena volse lo sguardo di lato, poté vedere un armadio di legno scuro vicino al bordo del letto. La distanza fra quest'ultimo probabilmente era a malapena sufficiente per far aprire le ante completamente.
"Che razza di posto è questo? Sarebbe questa la mia stanza di lusso?" 
Quando si tirò su col busto, parte della coperta cadde oltre il bordo del materasso. Quel movimento gli recò un tremendo capogiro. 
Si era mosso normalmente, eppure si era accorto che in quel movimento vi era molta più forza del dovuto. 
"Dannazione. Sono stato sul letto d'ospedale così tanto che non ricordo nemmeno com'è avere un corpo sano e forte."
Nella sua vita precedente egli aveva vissuto in una famigliola modesta, né ricca ma nemmeno eccessivamente povera. 
Quella stanza era grande la metà di quella che aveva prima di morire. Pensò che, in confronto, le camere d'ospedale fossero fra le tre le più vicine ad essere paragonabili alla stanza di un castello.
Abbassò lo sguardo sul proprio corpo, osservando con interesse come questo fosse più in forma del precedente. Aveva dormito con solo un paio di pantaloni addosso, ora che non aveva più le coperte su di sé iniziava ad aver freddo. 
Si alzò con calma, reggendosi al bordo in legno del letto. Una volta in piedi vide il proprio riflesso attraverso uno specchio ovale appeso al muro. 
Alzò entrambe le mani sul proprio capo, intrecciando le dita con dei soffici capelli. Buster trovò strano quel tocco, non era più abituato ad avere dei capelli sulla testa. Capelli lisci e corvini, un colore non naturale, probabilmente una tinta che mostrava sfumature bluastre in contrasto col sole. In quel momento erano abbastanza arruffati per aver dormito. 
Il suo aspetto era completamente diverso da quello che aveva nella sua vita precedente. Pelle candida e liscia, con un paio di occhi verde smeraldo. 
"Cavolo, non ho più una faccia da sfigato! Cosa ho fatto di male per non avere un aspetto tanto affascinante fin dall'inizio?"
Nonostante la prima impressione su quel mondo non fosse stata una delle migliori, rimase soddisfatto del proprio aspetto. Osservandosi per un po' allo specchio, notò diversi particolari nella sua visuale.
In alto a sinistra vi erano due barre orizzontali una sopra l'altra. La prima era verde, con accanto le iniziali 'P.V.' , quella in basso aveva un colore azzurro cenere e portava di lato le iniziali 'P.S.'.
Dall'altra parte, in alto a sinistra, vi era un piccolo quadratino bianco.
Buster provò a spostare il capo in diverse direzioni, ma questi rimanevano incollati alla sua visuale. Prima era evidentemente rimasto troppo sconvolto dallo squallore di quella stanza per non accorgersene.
"Sembra un videogioco." fu il pensiero che gli era passato per la mente, mentre posava il suo sguardo verso il quadratino in alto. Fissandolo per una manciata di secondi, si aprì davanti a sé una schermata semi trasparente. 
La parola 'Menù' era scritta esageratamente grossa in alto, mentre a caratteri più piccoli sotto recitava la seguente frase: 'Benvenuto nel regno di Asil. Qui puoi controllare il tuo stato e tutte le informazioni riguardante le tue abilità, i luoghi e i personaggi che incontri!' 
La sezione principale comprendeva i due terzi della schermata completa. Sotto questa descrizione vi erano replicate le due barre che Buster aveva visto poco prima. 
"Oh, a quanto pare P.V. sta per 'punti vita' e P.S. sono dei 'punti spirituali'. Cos'è questo? Sono finito veramente un in un videogioco!" 
Il ragazzo alzò una mano davanti a sé, questa passò attraverso la schermata. Si domandò se anche altri potessero vederla oltre a lui. 
Capì di poter interagire con essa solo con lo sguardo. 
Nel lato sinistro della schermata vi stavano 4 finestrelle che avrebbero aperto diverse altre schede: profilo, personaggi, abilità, mappa. 
Come se fosse la pagina web di un omonimo social network, al di sopra di essi vi stava un riquadro circolare con una sua immagine in primo piano. 
Buster pensò che fosse il caso di dare un'occhiata prima di iniziare ad esplorare i dintorni.
Seguendo l'ordine delle finestrelle partendo dall'altro, selezionò quella che l'avrebbe portato alla sezione dedicata alle sue informazioni personali. Una seconda finestrella bianca si sovrappose al posto della prima.
Gli parve di star guardando il profilo di qualcuno su un sito d'incontri.
Il riquadro circolare della foto era ripetuto anche in quella pagina, accompagnato da una serie di informazioni.
"Buster Oak... Okay, nome ed età sono gli stessi che avevo anche prima, perciò non dovrebbero esserci problemi per abituarsi a un nuovo nome. Anche la data di compleanno non è cambiata."
Controllò ogni voce, quali gruppo sanguigno, allergie e preferenze alimentari.
"Non ho allergie? Wow! Prima ero allergico ad una marea di cose. Aspetta, che significa che amo il tonno? A me il tonno fa schifo!"
Stava ancora contemplando quali dati fossero cambiati e quali invece erano rimasti gli stessi, quando si accorse di una sezione più grande riguardante la sua storia.
"Ma certo. Ho diciannove anni, perciò si suppone che io abbia già un passato prescritto qui."
Quella era la parte più complicata secondo Buster.
Poiché la reincarnazione non lo avrebbe fatto ripartire come neonato, era possibile che un passato della sua persona in quel mondo fosse già stato implementato per lui.
Dal punto di vista di Buster, era come se avesse preso il posto di un altro ragazzo. O più semplicemente, come quando all'inizio di un videogioco viene mostrato il passato del protagonista, per poi dire al giocatore 'Bene. Ora hai libera scelta su come continuare, buona fortuna!'
Dal punto di vista degli altri abitanti di quel mondo, dunque, egli non appariva dal nulla da un momento all'altro.
Questo non avrebbe complicato le cose se una persona avesse chiesto alla Macchina dei Sogni di avere una vita da attore miliardario, magari già in possesso di una villa e con una buona fama.
Anche se, in quel momento, Buster iniziò al domandarsi se la Macchina dei Sogni non facesse di testa sua.
"Chissà quanti sono in situazioni come la mia? Non c'è proprio modo per contattare i piani alti? Qualcuno che sistemi questo errore?"
Buster mise da parte le sue domande per concentrarsi e leggere la storia che stava scritta su quella finestrella.
A quanto pare non raccontava ogni cosa nel dettaglio, ma riportava solo gli eventi più significativi. Stava leggendo la storia di un orfano cresciuto in una città portuale.
"Amici, lavoro, pesca, ancora lavoro... Niente ragazze?"
Una piccola fiamma alimentata dalla rabbia si accese nello stomaco di Buster. Nulla di quello che aveva richiesto prima di morire si era avverato. Non aveva una casa di lusso, nessuna ragazza che gli girasse attorno stando a quel Menù... L'unica cosa coerente era la vicinanza con il mare.
"Come se questo potesse compensare le cose!" con un colpo della mano tentò di colpire la finestrella del Menù, che però venne solo attraversata dall'arto.
Imprecò ad alta voce, spaventandosi da solo nel sentire come anche la sua voce fosse cambiata. Era più profonda, perfetta per un ragazzo della sua età. Aveva sempre pensato che la sua voce nella sua vita precedente fosse troppo giovanile per i suoi gusti. 
Pensò che arrabbiarsi non avrebbe risolto i suoi problemi, perciò con una freccetta in alto della finestrella tornò al Menù principale. 
"La situazione di partenza non è delle migliori. Però ho sempre un bell'aspetto e un lavoro. Posso trovare un modo per migliorare le cose."
Con questo piccolo pensiero motivazionale passò a controllare la sezione dei personaggi. Al suo interno vi era un elenco numerato. Ciascun elemento aveva un riquadro con una foto e a lato un nome. Buster provò a selezionare il primo nome nella lista, aprendo così una nuova pagina che mostrava i dati della singola persona. 
Si dovette sedere nuovamente sul bordo del letto per trovare le forze di controllare bene il tutto, voce per voce.
Passò parecchio tempo, ma Buster era intenzionato a controllare tutto per non trascurare nulla. Ma esaminando persona per persona comprese che l'elenco non era casuale. 
Questo era ordinato ponendo ai primi posti le persone aventi un maggior numero di informazioni. Coloro che possedevano le schede più riccamente complete erano poco più di cinque.
"Oh, quindi questi dovrebbero essere i miei amici? Non è pessimo come inizio".
Più andava avanti a controllare, più le schede si facevano corte e con poche informazioni. Nella maggior parte di queste vi era solo il nome della persona e che tipo di pesci o esche era solito comprare.
Evidentemente venivano salvate solo le conoscenze che Buster aveva appreso su ogni persona nel suo ipotetico passato in quel mondo, così come funziona un normale cervello umano.
"Certo che così è più semplice ricordare la faccia di una persona solo dal nome se si ha questo elenco."
Egli non aveva ancora finito di contemplare quella lista quando un rumore esterno lo riportò con i piedi per terra.
Con uno scatto si alzò dal letto, chiudendo la finestrella del Menù con una 'X' sull'angolo in alto a destra. Lo stesso rumore si ripeté una seconda volta con più enfasi, qualcuno stava bussando alla porta.
Buster parve metterci alcuni istanti prima di ricordare che dinnanzi a quella situazione sarebbe dovuto andare ad aprire la porta. Il suo cuore fu attraversato da una piccola scarica di agitazione, quella sarebbe stata la prima persona che avrebbe incontrato in quel nuovo mondo.
Quando afferrò il ferro freddo della maniglia le sue dita tremolavano appena, la porta si aprì con un cigolio.
Il ragazzo che stava bussando dall'altra parte della porta era poco più alto di Buster. Indossava un indumento simile ad una camicia grigia, accompagnata da un giacchetto nero leggero. I pantaloni di stoffa dello stesso colore arrivano poco più in su delle ginocchia.
La sua pelle era piuttosto pallida, resa ancora più chiara dalle vesti scure.
Il volto del giovane aveva lineamenti fini, circondato da dei capelli lisci e biondi che gli ricadevano al lato del viso. In parte erano legati dietro il suo capo, da sciolti avrebbero raggiunto le sue spalle.
Il ragazzo aveva un braccio alzato come se fosse stato interrotto dall'atto di bussare nuovamente alla porta. Nel vedere che l'altro aveva dato un segno di vita rise. Il sorriso che mostrò in quel momento era caldo come un raggio di sole.
-Allora sei sveglio. Non ti avevo ancora visto e pensavo fossi caduto in letargo.- parlò, la sua voce era delicata.
Il vero Buster non aveva mai incontrato quel giovane di persona, eppure riconobbe il suo volto fra quelli dei personaggi che aveva appena controllato nella lista del Menù.
"Mardic Goldeneyes, se non ricordo male." ripeté a mente il nome del giovane che aveva di fronte. Egli era il primo della lista, nonché quello con un maggior numero di informazioni riportate dal Menù.
Buster rammentò velocemente ciò che aveva letto a riguardo.
In quel mondo Mardic sarebbe dovuto essere il migliore amico di Buster. Entrambi orfani, erano amici fin dall'infanzia. La descrizione di quel personaggio si concentrava perlopiù sul carattere del giovane, assieme ad alcuni eventi che i due avevano condiviso.
Buster non si era soffermato per troppo tempo su questi dettagli, poiché la maggior parte raccontava di come i due lavorassero assieme al porto della città, allenandosi nel tempo libero ed esplorando le terre nei dintorni.
Nella sua vita precede Buster non aveva avuto molti amici. Con l'inizio dell'adolescenza si era rinchiuso in casa vivendo la classica vita da asociale. Anche se quel sistema gli aveva donato alcuni amici per la sua nuova vita, non aveva la più pallida idea di come interagire con loro.
Per un istante fu tentato di chiudere la porta in faccia al ragazzo e tornare sotto le coperte. Magari stava ancora sognando, probabilmente si sarebbe svegliato presto nella villa che gli aspettava realmente.
-Buster?- Mardic richiamò nuovamente il ragazzo, riportandolo con i piedi per terra. Il più basso sobbalzò, innescando nel biondo una piccola risata.
-Come mai oggi non ti sei svegliato presto? Solitamente a quest'ora sei già ad allenarti nella radura.-
Buster scosse la testa, dovendosi subito inventare una scusa. -Non preoccuparti, sto bene. Sono solo un po' più stanco del solito, ho pensato quindi di dormire qualche ora in più. Avevo bisogno di recuperare qualche ora di sonno.-
Sentì gli occhi del ragazzo scrutarlo per un po', come per assicurarsi che stesse effettivamente bene. Questi avevano un innaturale colore dorato, il ché rendeva il suo sguardo ancora più profondo. Guardandolo in volto era difficile non soffermarsi ad osservare quel paio d'occhi per più tempo del dovuto.
-Sei per caso andato a letto tardi ieri sera?-
Buster si morse l'interno guancia. La storia sul suo profilo non raccontava di certo per filo e per segno cosa avesse fatto ogni singolo giorno. Pensò di dover fare attenzione ai discorsi per non risultare strano. -Non è quello il punto. Non ho dormito molto bene gli ultimi giorni, tutto qui. Forse il materasso sta diventando più scomodo.-
Scrutò il volto del maggiore, per vedere se la risposta fosse credibile o meno per lui.
Mardic aveva mostrato per un singolo istante un'espressione accigliata, ma era sparita ben presto dietro quel sorriso allegro.
-Credo che dovrai fartelo passare per buono, dobbiamo risparmiare i soldi. Comunque sei già in ritardo, vedi di fare in fretta a vestirti.-
Con quelle ultime parole aveva dato un lieve pugno alla spalla di Buster. Quest'ultimo pensò, a quel punto, che forse aprire la porta e presentarsi con solo i pantaloni addosso e i capelli scompigliati non l'aveva aiutato a dare una bella impressione. Brontolò: -Aih. Certo che faccio presto. Per chi mi hai preso, una ragazza? E poi in ritardo per cosa? È ancora presto per il nostro turno di oggi.-
Mardic parve rivolgergli un'espressione carica di compassione, come se stesse parlando ad un bambino. -Questa mattina sei proprio con la testa fra le nuvole, eh? Se rimani ancora qui non avremmo molto tempo per il mercato. Su forza, datti una sistemata. Io ti aspetto qui fuori, se non fai in fretta andrò da solo.-
E così, il corvino si ritrovò a chiudere la porta della stanza mentre l'altro ragazzo scendeva le scale per raggiungere il piano terra.
Buster non era dell'umore giusto per andare al mercato. 
 
   
 
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