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Autore: reggina    22/11/2023    1 recensioni
Quando tre piccoli bambini spaesati, pieni di energie ma anche di paure per il futuro della loro vita familiare piena di incognite, piombano improvvisamente nelle vite di Amy e Julian lei diventa pignola fino all'ossessione affinché la convivenza
non porti brutte sorprese, come una signorina Rottermeier. Lui invece vede questa improvvisa e strana convivenza come una fuga temporanea dalle responsabilità e dall'età adulta, come Peter Pan.
Parlare con i bambini non è affare semplice, soprattutto farsi ascoltare e rispettare. Come se la caveranno quest'improbabile coppia di babysitters? E Mark riuscirà ad evitare che il suo orgoglio eccessivo degeneri, provocando disastri?
Genere: Drammatico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Naoko Hyuga/Nathalie Lenders, Takeru Hyuga/Ted Lenders (1° fratello di Mark), Yayoi Aoba/Amy
Note: Kidfic, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il Pronto Soccorso sembrava un treno ad altissima velocità lanciato su un binario in cui Mark si muoveva disorientato, senza sapere cosa fare o a che santo votarsi, prima che la distanza d'arresto del treno impedisse che lui e tutta la sua famiglia venissero urtati e i resti del suo futuro venissero spalmati in uno scenario che non aveva mai voluto prendere in considerazione.

Nathalie, Matt e Ted erano turbati e disorientati da questa variegata umanità intrappolata in un dantesco purgatorio di attesa. Soprattutto, i loro occhietti confusi non riuscivano a staccarsi da quella lettiga, con sopra la loro mamma sofferente, che veniva trascinata in una stanza dove diversi signori nervosi e impazienti, in camice bianco, avrebbero fatto di tutto per farla stare meglio. Almeno era questo quello che aveva detto loro Mark, mentre li accompagnava a sedere su delle poltroncine di un colore che era una miscela di blu profondo e verde smeraldo e che ai bambini aveva ricordato un pavone.

Le braccine paffute di Matt avevano abbracciato forte il collo del suo fratellone, mentre Nathalie e Ted si erano avvinghiati ciascuno ad una gamba di Mark cercando rassicurazioni nel contatto fisico.

"La mamma morirà come il papà?"

Fino ad allora Mark aveva cercato la parola giusta o anche solo uno sguardo o un sorriso per alleviare la tensione dell’attesa e tranquillizzare i fratellini ma quell'improvvisa domanda aveva fatto riaffiorare in lui un dolore atavico: qualcosa d'inesprimibile e paralizzante.

"Certo che no, Nanà. Ricordi cosa vi ha detto la mamma quando in campo mi sono procurato una brutta ferita causata dai tacchetti affilati di un avversario? Che i dottori erano i sarti che avrebbero rimediato, cucendo, sperando che i margini combaciassero perché non erano bravi quanto lei con ago e filo. E non mi sono rimaste cicatrici vistose."

"Ma la mamma quando è svenuta non aveva sangue, Mark!"

Matt lo aveva contraddetto, abbracciando adesso il suo peluche piuttosto che il collo di Mark.

Avvilimento, demotivazione e sensi di colpa si erano gonfiati nel cuore di Mark come il mare che circondava quella spiaggia selvaggia di Okinawa, con scogli e faraglioni che si ergevano dalle acque in burrasca, ai tempi in cui Jeff Turner lo aveva sottoposto al più duro allenamento della sua vita.


All'improvviso tutta la stanchezza si era abbattuta su Mark e lui si era vergognato di trovarsi dall'altra parte del mondo, in Italia, mentre sua madre perdeva autonomia e dignità giorno dopo giorno.

Sia quando, dalla Torre del Bordello aveva ammirato la quasi totalità dei quartieri medievali di Reggio Emilia, sia quando da una terrazza panoramica di Monte dei Cappuccini aveva visto Torino dall'alto, con la Mole Antonelliana che tendeva verso il cielo e il Po in primo piano e sullo sfondo le Alpi a fare da cornice, il cuore di Mark aveva sofferto.

Allora aveva capito più a fondo quel sentimento indefinibile, quella tristezza che lo inquietava senza sorprenderlo e che nasceva dal sapere che lontano, in Giappone, c'era il suo faro , e la nostalgia per quella mamma e quella famiglia che non poteva avere vicino si manifestava in un nodo alla gola che gli impediva di respirare. Saudade . Holly, l'ambizioso ragazzino che l'aveva sperimentata molto più giovane di lui quando aveva seguito Roberto Sedinho a Sao Paulo, gli aveva raccontato che i brasiliani usavano questa parola portoghese intraducibile per descrivere il desiderio delle cose amate, reso doloroso dalla loro assenza.

Una sensazione pungente, che nasceva dal cuore, più che dalla testa.

Evocativa, poetica, romantica, intensa, esprimeva con cruda violenza quanto le emozioni potessero arricchire la vita di significato.

Il ricordo di quella tristezza, o malinconia, era stato il tasto propulsore di altre emozioni positive, del sollievo che aveva fatto sentire più leggero Mark quando Julian Ross aveva varcato la porta del Pronto Soccorso tenendosi per mano con Amy.

****** ********


Alle volte, entrare nell' Emergency Room, era per Julian un po' come muoversi per un suk mediorientale.

Inutile negarlo, in quell'ambiente una scarica di adrenalina pervadeva le vene di Julian, proprio come quando in passato era riuscito a segnare un gol nei tempi di recupero, o per lo meno prima che il suo cuore lo tradisse.

Lo stesso cuore ballerino che, diverse volte, lo aveva visto in schock room (come la chiamavano nei paesi anglosassoni) in veste di paziente in codice rosso.

Adesso, dentro di lui, si era prefissato di essere il miglior medico ma soprattutto il miglior amico di cui Mark avrebbe potuto aver bisogno in questa situazione.

"Perché gli ospedali puzzano sempre così tanto?"

Stava chiedendo Ted, senza ricevere risposta da Mark. Probabilmente Julian gli avrebbe detto che era un odore così fastidioso perché rimandava indirettamente a situazioni di sofferenza.

Ma Ted non era suo fratello e non voleva prendersi troppe libertà con i piccoli Lenders.

"Mark!"

Salutò con un cenno ma nessuno dei due riuscì a trovare la frase giusta per uscire da quella momentanea impasse imbarazzante, senza turbare i bambini.

"Bambini vi va un gelato con sopra tanti confettini di cioccolato colorati?"

Si era intromessa allora Amy, cercando l'approvazione di Mark forse troppo tardi e guardandolo con la paura di chi approccia una tigre che si aggira libera per le strade di una città di notte.

"Io voglio il gusto puffo!"

Matt si era dimenato tra le braccia di Mark, sporgendosi per farsi prendere in braccio da quella bella ragazza con i capelli rossi.

Nathalie e Ted erano più restii ad allontanarsi, probabilmente frenati dalla paura che potesse succedere qualcosa alla loro mamma mentre erano via.

"Dai Nanà vai un po' ad aiutare Amy; non potrà gestire queste due pesti da sola!"

Mark aveva esortato la sorella con un sorriso gentile che non lo si era visto rivolgere mai a nessun'altro se non alla sua famiglia e aveva scompigliato i capelli di Ted che in risposta aveva sbuffato.

Amy aveva sollevato un sopracciglio ma il suo disappunto era appena percettibile. Mark intuiva cosa stava probabilmente pensando.

Non era di buon gusto usare il nome della prostituta d'élite di un noto romanzo come vezzeggiativo per una bambina che si stava quasi affacciando all'adolescenza ma, una volta, Tom gli aveva raccontato che, in un quadro di Manet, Nanà era un personaggio giocoso, leggero e persino divertito, ben diverso dalla femme fatale descritta dall'amico.

Molto più simile a Nathalie.

"Andate bambini e portate anche un po' di gelato a Mark! Sapete? Nel bar di questo ospedale ci sono dei coni incredibili che somigliano ai taiyaki !"

Julian si era accoccolato all'altezza di Ted e Nathalie e aveva parlato loro in tono calmo ma deciso; lo stesso con il quale si conquistava praticamente la fiducia di tutti; non solo dei più piccoli.

Poi lui ed Amy si erano scambiati uno sguardo consapevole, che nascondeva dietro una storia forse anche dolorosa. E questo non aveva niente a che fare con il cono-gelato a forma di pesce. O forse si.

Mark intuiva qualcosa ma poteva fare solo supposizioni a riguardo. E, sinceramente, al momento la storia d'amore di Julian Ross era l'ultimo dei suoi pensieri.

"Avanti Mark, adesso dimmi cos'è successo con tua madre!"

Mark si rese conto di essersi distratto quando sbatté le palpebre giusto in tempo per vedere Amy voltare l'angolo del corridoio insieme ai suoi fratellini, quindi si voltò ad affrontare Julian che adesso lo guardava con quello sguardo determinato, freddo e acuto.

Quello che faceva cadere ogni resistenza negli avversari.

   
 
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