Salve,
eccomi con il terzo capitolo!
Oggi sono stati postati risultati del contest per il quale ho scritto
la storia: VII classificata! ♥ *me veramente felicissima*
(soprattutto per il giudizio. Mi aspettavo fossi andata malissimo)!!
bhe non mi dilungo oltre e vi posto il nuovo capitolo! Grazie mille per
i commenti!!
Betato
by Whateverhappened
Risposta recensioni a fine pagina♥
III
*
*
Quella
mattina mi
alzai svogliatamente, non psicologicamente pronta a sorbirmi un’intera
lezione
su Aristotele, ma con mio sommo rammarico non potei fare altrimenti.
Maledetti
esami, se continuo così alla laurea ci arrivo
con tutte le sinapsi bruciate e l’ultimo neurone che balla il limbo nel
mio
cervello vuoto.
In
cucina trovai la
nonna intenta a preparare la colazione, che si premurò di comunicarmi
la
momentanea assenza di Lucas. A quanto pareva era uscito all’alba,
indaffarato
con alcune commissioni, assicurando che mi avrebbe raggiunta
direttamente
all’università. Stupita e leggermente infastidita dalla sua assenza,
non chiesi
ulteriori informazione recuperate le mie cose mi avviai verso
l’università, per
non rischiare di arrivare a lezione inoltrata.
Ieri
non mi ha detto nulla … chissà dove è andato questa
mattina!
Camminai
a passo più
svelto del solito, con la speranza di trovarlo fuori dall'aula ad
aspettarmi.
Ma
che diamine mi prende?Devo essere totalmente impazzita
…
“Lilian”
mi sentii
chiamare e mi voltai di scatto, ridestandomi dai miei strampalati
pensieri.
Ma
da quando mi importa della vita di Lucas? Dovrei
essere felice di poter avere finalmente un po’ di privacy!
“Daniel”
salutai
lasciandomi scappare un sospiro sommesso. Lo osservai sottecchi notando
quanto
quella camicia bianca, che aveva indosso, lo rendesse ancora più bello.
Questo
ragazzo è la mia maledizione!
Restammo
in silenzio
per qualche istante, nel quale percepii il suo sguardo insistente su di
me
“Tutto bene? Ci sono novità?” domandò esitante.
Il
suo tono era strano
e ciò mi incuriosii non poco “Si sì… tu che hai? Sembri strano.”
Scrollò
le spalle con
fare indifferente “Nulla di importante, sono solo felice di averti
incontrata -
esitò fissandomi leggermente alterato - e vorrei sapere come va con
Lucas. Non
siete più usciti con noi e non ne comprendo il motivo, l’altra sera ci
siamo
divertiti!”
Annuii
mesta “è stata
una bella serata, ma come ti ho detto io sono molto impegnata! E questa
non mi
sembra una gran novità” replicai. In fin dei conti non era nemmeno una
bugia,
in quel periodo non avevo quasi il tempo per respirare e il pensiero
che un
gruppo di pazzi volesse uccidermi non mi facilitava le cose.
Arcuò
un sopracciglio
rivolgendomi un’occhiata decisamente scettica che contraccambiai.
“E
lui?” chiese.
Stavo
per ribattere,
anche in modo abbastanza acido, quando avvertii un braccio posarsi
sulle mie
spalle e incuriosita mi voltai, notando la presenza di Lucas con un
sorriso
sornione stampato in volto.
Lo
fissai incuriosita,
cercando di comprendere il motivo di quel gesto insolito, ma non
proferii
parola perché il mio amico fu più lesto di me.
“Ehi,
Daniel” salutò
allegramente il fuggiasco, seppure il suo sorriso non paresse affatto
sincero.
“Luke,
stavamo
parlando proprio di te” bofonchiò irritato.”credo sia meglio che vada,
ho una
lezione tra un’ora”
Si
allontanò senza
aggiungere altro e salutandoci con un semplice gesto della mano.
Stamattina
deve essere sceso dal letto con il piede
sbagliato… ma cos’è ? oggi c’è una riunione di matti?
Mi
voltai verso Lucas
fulminandolo con lo sguardo.
“Potrei
sapere per
quale motivo mi hai abbracciata?” sibilai seriamente sdegnata.
“Io
ti abbraccio sempre”
ribatté mesto, scostando il braccio dalla mia spalla, probabilmente con
il
timore che decidessi di staccarglielo a morsi.
Corrugai
la fronte
scettica “A me non risulta “ bofonchiai riprendendo a camminare con
passo
pesante per scaricare il nervosismo. Peccato che la mia irritazione non
fosse
realmente relativa al braccio sulla mia spalla, quanto alla sua fuga
della
mattina, della quale ancora non aveva addotto alcuna motivazione.
Sbuffò
“Quando avevi
cinque anni, ogni qual volta ruzzolavi a terra, richiedevi sempre le
mie
attenzioni” sentenziò serio.
Portai
una mano sul
viso massaggiandomi le tempie, nel vano tentativo di placare la furia
omicida
che si stava impossessando del mio corpo. Mi fermai nuovamente,
fissandolo
esasperata “Abbiamo per caso cinque anni?” chiesi trattenendomi
dall’urlare.
Finse
di pensarci
facendo il suo sguardo su di me.
“Decisamente
no”
rispose malizioso, sorridendo beffardo. Quanto avrei desiderato
cancellare quel
sorrisetto dal suo bel faccino, magari a suon di schiaffi!
Sbuffai
sommessamente
alzando gli occhi al cielo, recuperando pian piano la calma.
“Sul
serio, non
capisco cosa ti sia preso, per non parlare di quell’altro che
stamattina aveva
la luna di traverso!”
“Credevo
volessi farlo
ingelosire …” borbottò contrariato “pensavo di aiutarti, ma come al
solito devi
sempre contestare ogni mio gesto … tutto ciò è seccante!”
Ingelosire???
“Non
abbiamo due anni,
non intendo cercare di conquistarlo ricorrendo a tattiche tanto
insulse”
sbottai nervosamente. Notai il suo sguardo leggermente abbattuto che
fece
nascere in me un leggero senso di colpa.
Diamine
… perché con lui devo essere sempre e
costantemente acida?
Presi
un bel respiro e
riportando i miei occhi nei suoi “
ma ti
ringrazio per aver pensato di aiutarmi” conclusi addolcendo il tono. In
fondo
questa volta le sue intenzioni erano buone, infantili come sempre, ma
buone.
“Intanto
ha
funzionato” ribatté e mi parve di notare nel suo tono una punta di … gelosia?
Ma
no, che assurdità!Stamattina devo aver bevuto del
latte inacidito … Sono più strana del solito! Oramai ho anche le
visioni …
peggio di così! Forse sarà lo stress … oppure sono sulla via di un
colossale
esaurimento nervoso.
“Lilian?
Ti sei
incantata?” ghignò Luke al mio fianco.
“Non
dire sciocchezze”
ribattei stizzita “oltretutto anche se Daniel fosse realmente geloso,
non
potrei concedermi una storia in questo periodo, considerando che una
setta di
psicotici ha intenzione di regalarmi un biglietto omaggio di sola
andata per
l’altro mondo” spiegai ironica.
Un
ringhio soffocato
proruppe dal suo petto.“Non ti toccheranno” sibilò infuriato, mentre il
suo
volto assumeva una maschera di cattiveria.
Deglutii
rumorosamente, in quelle occasione Luke era
stranamente in grado di incutermi timore.
“Ciò
non toglie che
non lo metterei in pericolo per il mio egoismo” replicai rivolgendo il
mio
sguardo altrove, cercando di controllare il tremolio nella mia voce.
Parve
comprendere di
avermi spaventata e tentò di riacquisire una certa calma “Ma in questo
modo
resteresti da sola per il resto della tua vita”.
Annuii.
“ Ma con me ci
sei tu!” esclamai spintonandolo giocosamente “Visto che ti sei imposto
come mia
balia sarai anche la mia compagnia in questa vita di solitudine” bofonchiai mentre le
immagini di noi due
anziani che litigavamo per il telecomando invadevano nuovamente la mia
mente.
Credo
che riusciremmo a scannarci anche con il bastone e
l’anca rotta!
Sospirò
sommessamente.
“Già … ci sono io” borbottò prima di chiudersi nel totale mutismo. Non
proferì
parola per il resto della giornata, assorto in chissà quali pensieri.
Non
compresi il motivo
del suo cambiamento, ma notando il suo umore tetro decisi di far finta
di
nulla, se avesse desiderato parlarmi lo avrebbe fatto. Eppure vederlo
tanto
abbattuto non mi piacque. Ero sempre stata abituata a quel sorriso
sornione
costantemente disegnato sulle sue labbra e, per quanto sapesse essere
fastidioso, aveva un certo fascino. In fin dei conti litigare con lui
aveva i
suoi lati positivi, punzecchiarci era divertente …
Mi
distraeva e riusciva ad allontanare i cattivi
pensieri.
Quella
sera tornammo a
casa molto tardi e senza salutarmi raggiunse la sua camera,
rifiutandosi
addirittura di cenare, lasciandomi sola con i dubbi che mi tormentarono
per
tutta la notte. Vagliai le possibilità che potevano averlo indotto a
quello
strano comportamento, ma senza trovare alcuna spiegazione plausibile e
tra un
pensiero ed un altro mi abbandonai tra le braccia di Morfeo.
La
mattina seguente
parve essere ritornato il solito Luke, con mia somma gioia; non disse
nulla a
proposito del suo insolito comportamento, riprendendo a stuzzicarmi
senza
sosta. Avrei voluto porgli tante domande, ma alla fine non ne ebbi il
coraggio
e preferii godermi la sua consueta spensieratezza, senza rischiare di
turbarlo
nuovamente.
“Dovrò
allontanarmi
per qualche giorno!” mi comunicò mentre mi aiutava a sparecchiare la
tavola.
Arcuai
un sopracciglio
osservandolo perplessa. “Come mai?” chiesi titubante. L’idea che si
allontanasse mi metteva ansia e non ne comprendevo il motivo.
“La
luna piena”
esclamò come se fosse ovvio, rivolgendomi un’occhiata colma di
sufficienza.
“Oh
…” Talvolta
dimenticavo la sua natura, doveva essere difficile vivere in quel modo,
dover
fuggire in quelle notti allontanandosi dalla civiltà per celare la sua
natura.
Eppure …
Corrugai
la fronte e
lo fissai intensamente cercando di riportare alla mente un’antica
leggenda che
mi pareva essere legata al patto dei nostri avi. Lui rispose al mio
sguardo
perplesso.
“Che
hai?” domandò
esitante corrugando la fronte.
“Ti
dispiacerebbe
elencarmi i termini del patto?” domandai
mordendomi nervosamente le labbra. Ero sicura di aver rimosso dalla mia
mente
qualche dettaglio importante.
Lo
vidi irrigidirsi
per qualche istante “Lo sapevo che era necessaria una bella
ricapitolata delle
nostre leggende … sei una frana” mormorò depositando le stoviglie nel
lavello e
recuperando la spugnetta.
“Illuminami
allora!”
sbottai contrariata, possibile che ogni motivo fosse valido per
insultarmi?
Adesso
gliela faccio ingoiare quella spugnetta …
Sbuffò
e si gettò di
peso sulla sedia, abbandonando piatti e sapone.
“
Sai perché noi
licantropi vi abbiamo offerto protezione?”
Scrollai
la testa in
senso di diniego e lui in risposta alzò gli occhi al cielo.
“Quando
quella Setta
prese il controllo iniziò a perseguitare voi streghe gettandovi sul
rogo. Vi
ritenevano pericolose, emissari del demonio da sterminare e loro da
“eletti”
avevano tale compito e si premuravano di svolgerlo celermente e senza
curarsi
del fatto che stessero sterminando povere donne e bambine. - mormorò
con
evidente sdegno - ebbero via libera fino a quando una vostra antenata …”
“Kira”
pronunciai il
suo nome con reverenza, mia madre da bambina mi aveva narrato su di lei
numerose storie. Era una strega estremamente potente, colei che ci
salvò dal
totale sterminio.
Annuì
“lei raggiunse
una delle tribù di licantropi, invocando il nostro aiuto e la nostra
protezione, proponendoci uno scambio. Noi licantropi avevamo sempre
avuto non
pochi problemi a mantenere il controllo durante le notti di luna piena
e
questo, in molti casi, ci impediva di vivere una vita normale, ma
soprattutto
di stare troppo a contatto con gli umani senza svelare loro il nostro
segreto. Le nostre
continue sparizioni
insinuavano il sospetto e questo ci obbligava ad una vita lontana dalla
civiltà!”
Annuii
nuovamente
facendogli cenno di continuare.
“In
cambio del nostro
aiuto promise con un incantesimo di legare ad ognuno di noi una strega,
colei a
cui avremmo dovuto donare protezione e tale strega avrebbe avuto il
potere di
relegare il mostro nelle profondità del nostro corpo, bloccando il suo
risveglio nei giorni di luna piena.”
Sussultai
“Come?”
possibile che non fossi a conoscenza di questo dettaglio?
Cribbio,
dovrei proprio fare una bella ripassata delle
mie origini …
“
É un incantesimo che
si tramanda di generazione in generazione! Quindi immagino sia scritto
nel
libro della tua famiglia” esclamò pensieroso.
Annuii
mesta, ma un
dubbio sorse: “Ma ciò non diminuisce la vostra forza?”
Sbuffò
annoiato. “No,
anzi ci dà il
potere di proteggervi
meglio, infatti la strega può sbloccare il mostro al momento opportuno.
Quindi
in caso di pericolo, anche se la luna piena è assente,
possiamo trasformarci” affermò saccente.
Finalmente
tutto mi
era più chiaro, non avevo mai realmente compreso il motivo del legame
tra noi
streghe e i nostri protettori. Da piccola mia madre si era premurata di
narrarmi i segreti della nostra discendenza, ma non appena avevo
compreso la
reale portata del pericolo avevo deciso di non voler far parte di quel
mondo
che, sebbene da bambina avessi trovato meraviglioso ed esaltante,
durante
l’adolescenza era divenuto il mio cruccio maggiore. Ero diversa e con
un
segreto da mantenere, non il massimo per una ragazzina che desidera
integrarsi.
“Perché
non me ne hai
parlato prima?” bofonchiai indispettita. Se non avessi posto quella
domanda non
avrei mai saputo di avere una possibilità di non farlo partire.
Scrollò
le spalle.“Tu
hai rinunciato alla magia e non intendo costringerti a far nulla” disse
con
tono indifferente.
Sbuffai.
“Considerando
che ti sei trasferito da me contro il mio consenso, che mi segui
ovunque sempre
senza il mio consenso … credo che un po’ di magia, che oltretutto
potrebbe
salvare la vita ad entrambi, non sarebbe una grande tragedia!” conclusi
alzando
gli occhi al cielo per enfatizzare l’ inappropriatezza delle sue
supposizioni .
“Vuoi
che me ne vada?”
sbottò acidamente colpendo il tavolo con un pugno.
Sobbalzai,
fissandolo
sorpresa per il repentino cambio d’umore.“Sei diventato particolarmente
lunatico nell’ultimo periodo” lo
ammonii
titubante, avvertivo in lui una certa agitazione che non sapevo
spiegarmi. Per
quanto fosse nostra abitudine stuzzicarci, non c’era mai una reale
rabbia,
almeno da parte sua.
Si
alzò di scatto
urlandomi contro inviperito. “Se tu non sottolineassi sempre il
fastidio che ti
procura la mia presenza forse riuscirei ad essere più cordiale. Invece non passa minuto senza che
tu non lo
ribadisca … ed è frustrante doversi sentire costantemente
indesiderato!”
Aprii
la bocca più
volte nel vano tentativo di proferir parola, ma ero talmente sconvolta
da non
riuscire a formulare nulla di coerente. Mi limitavo ad osservarlo
inebetita.
Si
passò la mano tra i
capelli e con un semplice cenno della mano si allontanò lasciandomi
imbambolata
a fissare la porta dalla quale era uscito. Era diventata un’abitudine
per caso?
Non mi piaceva che mi trattasse in quel modo, stavamo scherzando e non
aveva
alcun diritto di urlarmi contro bruscamente. Sentii un moto di rabbia
pervadermi e impulsivamente mi alzai dalla sedia facendola cadere,
dirigendomi
nella sua stanza spalancando bruscamente la porta senza curarmi di
bussare.
Lo
vidi seduto sul
letto con la testa tra le mani.
“Ascoltami
bene, Lucas
Damian Muñoz” odiava essere chiamato con il suo nome intero “non so
cosa ti
passi per quella testolina bacata che ti ritrovi, ma non ti permetto di
trattarmi in questo modo! Se ti ho chiesto quelle informazioni era solo
per
poterti aiutare e, sebbene la tua presenza talvolta mi irriti non poco
per il
tuo comportamento sfacciato e menefreghista, non significa che io
voglio che tu
vada via!” presi fiato ed espirai sonoramente nel vano tentativo di
placarmi “
Sei qui per proteggermi e forse non ti mostro la mia gratitudine, ma io
ti
voglio davvero bene, per me sei come un fratello!” conclusi addolcendo
il mio
sguardo.
Alzò
il volto
osservandomi intensamente, i suoi occhi colmi di tristezza mi
lasciarono senza
fiato, soprattutto per la consapevolezza di esserne io la causa. Senza
pensarci
mi avvicinai al letto e lo abbracciai come per consolarlo, gesto
insolito da
parte mia, soprattutto considerando il mio orgoglio e il modo in cui mi
aveva
trattata qualche minuto prima, ma in quel momento non me ne curai. Non
volevo
stesse male …
“Mi
dispiace” sussurrò
flebilmente attirandomi a sé in un abbraccio più stretto, al quale non
mi
sottrassi. Quella notte dormii nella sua stanza, accarezzandolo
dolcemente per
tranquillizzarlo. Era palese che soffrisse, ma per qualche oscuro
motivo aveva
deciso di non rivelarmene la causa. Non gli porsi ulteriori domande e
mi
limitai a dargli consolazione, sperando che questo in qualche modo
bastasse.
Cosa
è successo al mio amico costantemente allegro e
spensierato!?
Mi
addormentai ancora
stretta nel suo abbraccio, incurante di ciò che avrebbe potuto pensare
la
nonna. Lì in quel cantuccio mi sentivo stranamente al sicuro e quella
notte
nessun incubo venne a disturbare i miei sogni. Purtroppo però non
dormendo
nella mia stanza non avevo puntato la sveglia e con mio grande
disappunto, la
mattina seguente, notai di essere in ritardo per la terza lezione di
quella
giornata. Sbuffai sommessamente divincolandomi dall’abbraccio di Lucas
che
dormiva ancora beato. Sorrisi divertita nel notare la sua espressione
da
cucciolo, sembrava davvero sereno, doveva essere immerso in qualche
sogno
bellissimo. Mi alzai senza far rumore, coprendolo con la coperta che
era
malamente caduta fuori dal letto ed uscii dalla stanza, rammentando la
discussione del giorno precedente. Per quanto mi fossi ripromessa che
non avrei
mai più fatto uso della magia, non potevo non donare a Lucas una minima
possibilità di salvarci entrambi. Sapevo che sarebbe rimasto sempre e
comunque
al mio fianco … e questo mi spaventava non poco.
Non
voglio diventi vittima della mia maledizione … se gli
accadesse qualcosa non potei mai perdonarmelo.
Con
la mente rivolta a
pensieri tutt’altro che allegri, mi recai nella stanza di mia nonna
bussando
piano alla porta per attirare la sua attenzione.
“Avanti”
la sua vocina
arzilla mi ridestò.
Presi
un lungo respiro
ed entrai nella camera. “Nonna, dovrei chiederti un favore” esordii
puntando
gli occhi sulla sua figura.
La
vidi intenta a
leggere, seduta sulla sua sedia a dondolo nell’angolo della camera. Da
bambina
la mamma ne aveva una identica, un regalo della nonna per ricordarle la
sua
casa, e io adoravo starvi seduta. Quel dondolio ipnotico mi rilassava
ed era
sempre un’ardua impresa farmi alzare da lì.
Quanto
mi mancano quei tempi!
“Lilian,
tesoro, tutto
bene?” domandò notando il mio mutismo e probabilmente anche i miei
vestiti
stropicciati. Non essendo tornata in camera, avevo dormito con gli
abiti che
avevo la sera precedente.
Diamine,
potevo cambiarmi prima di venire a parlare con
nonna. Sia maledetta la mia impazienza.
Scrollai
la testa. “Si
sì … potrei avere per un po’ il libro … bhe beh…” iniziai a balbettare
indecisa
su come spiegarle il mio repentino cambiamento di intenti.
Mia
nonna strabuzzò
gli occhi. “Quel libro?” chiese senza riuscire a celare la sua immensa
sorpresa.
Annuii
calando il capo
per non mostrarle il rossore sulle mie gote. Avevo giurato più volte,
impuntando i piedi, che non avrei più praticato alcun tipo di magia
nemmeno
sotto tortura ed ora, invece, ero io stessa a chiederle di
riconsegnarmi il
libro, che custodivamo da generazioni.
Non
si fece ripetere
quella richiesta, si alzò velocemente avviandosi verso l’armadio per
recuperare
quel cimelio di famiglia. Aveva sofferto molto quando le avevo
comunicato la
mia decisione, secondo lei non stavo solo rinnegando la mia natura ma
anche le
mie origini, di cui lei era sempre stata fiera ed orgogliosa. Immaginai
attendesse questo momento da quel giorno e ciò me lo dimostrò il suo
sorriso
felice, che non potei fare a meno di contraccambiare.
“Non
ti chiederò
nulla, so che quando lo riterrai opportuno me ne parlerai” affermò
tranquillamente prima di riporre il libro nelle mie mani “Ora credo sia
il caso
vada a preparare la colazione … anzi il pranzo” si corresse notando
l’ora e
rivolgendomi un’occhiata curiosa che finsi di non cogliere. Non era
decisamente
da me dormire fino a quell’ora, ma soprattutto saltare una giornata di
università e corsi.
Stanotte
devo aver preso qualche bella botta in testa.
Ghignai
e
tranquillamente mi avviai verso la mia stanza con l’intento di
dedicarmi
all’enorme librone che giaceva tra le mie mani, sperando di trovare in
esso una
minima possibilità di salvezza.
La
speranza è l’ultima a morire…
Mi
sedetti sul letto
ancora intatto ed iniziai a sfogliare le pagine con delicatezza,
terrorizzata
dall’idea di rovinarlo.
La
nonna diventerebbe una furia se solo osassi
stropicciare qualche pagina!
Un’enorme
mole di
incantesimi veniva riportata tra quelle pagine antiche, dai più
semplici ai più
complessi, con numerose annotazioni, in alcune delle quali potei
riconoscere la
scrittura della mamma.
Uno strano titolo però
attirò la mia
attenzione e senza indugio iniziai a leggere le poche righe.
Incantesimi di Ritrovamento
Per trovare ciò che il
nostro cuore anela, quest’incantesimo
indicherà la via. Bagna del tuo sangue un oggetto importante e nel
cerchio
antico ripeti questo rito.
Di
seguito venivano
riportate le istruzioni per svolgere correttamente l’incantesimo ed
iniziai a
leggere attentamente.
“Questo
è perfetto!”
l’urlo di Lucas mi fece sobbalzare, non avendo udito i suoi passi
silenziosi.
Poggiai
la mano sul
mio petto nel tentativo di placare i battiti furiosi del mio cuore, che
pareva
voler fuggire dal mio petto.
“Ma
sei uscito di
senno? Hai deciso di farmi venire un infarto?” lo ammonii ancora
leggermente
ansante per lo spavento.
Ridacchiò
divertito.
Brutto
bastardo .. uno di questi giorni … grrrrr.
Mentre
i miei pensieri
si perdevano nell’architettare l’omicidio del secolo, il mio “amico” si
sedette
sul letto cercando di spiegarmi l’utilità di quell’incantesimo.
“Non
capisci? Con
questo saprò sempre dove trovarti e nel caso qualcosa andasse storto
potrei
correre da te a salvarti” chiarì entusiasta.
Lo
scrutai non poco
alterata.
“E
credi che se mi prendessero vorrei che tu corressi
nella tana del nemico per farti ammazzare?” domandai con una punta di
ironia.
Sbuffò
spazientito e
mi strappò il libro dalle mani, leggendo gli ingredienti e gli oggetti
necessari. Con mio grande disappunto iniziò a frugare nella mia stanza
con
nonchalance.
Lo
fissai interdetta
fino a quando non giunse in
una zona
alquanto imbarazzante.
“Lucas,
quello è il
cassetto della biancheria!” urlai inviperita lanciandogli la sveglia
sulla
testa.
“Ahio
… ma sei
impazzita! Mi uscirà un enorme bernoccolo!” si lagnò tastandosi il capo.
“E
tu? Ti sembra il
modo di comportarti nella stanza di una ragazza? E poi ragiona, non uso
la
magia da anni, come credi possa possedere quegli oggetti!”
Sembrò
meditare sulla
mia affermazione e senza aggiungere altro uscì dalla mia camera.
Quel
ragazzo è più fuori di un balcone …
Seriamente
perplessa
mi avvicinai al comò, richiudendo tutti i cassetti che quello
screanzato aveva
aperto senza chiedere il mio permesso, per poi riportare nuovamente
l'attenzione
al libro. Gli oggetti necessari non erano molti, per lo più cose di uso
comune.
Sebbene non volessi effettuare quell’incantesimo sapevo benissimo che
prima o
poi Luke avrebbe trovato il modo per costringermi … quindi a quel punto
era
inutile intrattenere discussioni che non avrebbero cambiato in alcun
modo il
risultato.
Sospirai
sommessamente
immergendomi nella lettura, sino a quando non notai l’oggetto che
doveva essere
utilizzato. Qualcosa di mio, di estremamente personale ed importante
che avrebbe
permesso di connettersi il più facilmente possibile alla mia essenza.
Incuriosita mi osservai intorno, cercando un cimelio appropriato allo
scopo, ma
senza trovare nulla di adeguato. Per lo più vi erano cose che avevo
collezionato nel tempo, ma nulla a cui ero affezionata, tranne per ..
Una
mano raggiunse il
mio collo afferrando il ciondolo che portavo fin dalla nascita. Un
regalo di
mia madre, una piccola triscele in argento che lei stessa aveva
incantato per
darmi protezione. Non me ne ero mai separata!
Iniziai
a torturami il
labbro continuando a giocare nervosamente con la catenina.
“Che
fai?” chiese
incuriosito il mio amico che nel frattempo era tornato da me. Notai che
tra le
braccia portava una serie di oggetti che immaginavo mia nonna lo avesse
aiutato
a reperire. Non contestai, sapevo sarebbe stato inutile.
“Non
devi cedermi la
collanina, è un regalo di tua madre. Potremmo trovare altro!” affermò
tranquillamente, comprendendo il mio cruccio, mentre depositava sul
pavimento
il suo bottino.
“Non
credo di avere
nulla di appropriato oltre questo ..” mormorai afflitta, l’idea di
separarmene
non mi aggradava per nulla.
“Dobbiamo
solo trovare
qualcosa che potrai prestarmi fino a quando non avremmo risolto questa
storia
..” meditò osservando il librone.
“Sarebbe
solo un
prestito, quindi?” constatai. Lanciai un’ultima occhiata alla mia
collanina, la
ritenevo il mio più grande portafortuna ed ero certa mi avesse protetto
in
tutti quegli anni turbolenti. Volsi il mio sguardo su Lucas che si
destreggiava
tra oggetti e formule che probabilmente non comprendeva e con un
sorriso
malinconico sganciai la catenina dal mio collo.
“Tieni”
gliela porsi
esitante, rivolgendo il mio sguardo all’incantesimo da preparare.
Lui
mi osservò
estremamente perplesso “Ma …”
“Non
accetto scuse, è
solo un prestito!” ribattei mesta iniziando a sistemare l’occorrente sul pavimento e a riporre
tutto intorno le
ametiste. La pietra andava scelta in base al legame con la strega che
svolgeva
il rito, e la mia era sempre stata l’ametista.
Rivolsi
nuovamente
un’occhiata a Lucas che fissava la catenina timoroso. “Luke … mi fido
di te, te
l’affido perché so che è in buone mani e, oltretutto, un po’ di
protezione non
può farti che bene” sentenziai sistemando le ultime cose.
Non
voglio gli succeda nulla, non posso permetterlo e se
dovrò usare la magia per proteggerlo non mi tirerò certo indietro.
Non
mi voltai a
fissarlo nemmeno una volta ed iniziai l’incantesimo, purificando i vari
oggetti
e l’ambiente come mi aveva insegnato mia madre. Un sorriso di
soddisfazione si
disegnò sulle mie labbra, quello era stato il primo rito che mi aveva
mostrato
ed in quell’istante un’ondata di serenità mi pervase.
Ero
stata sciocca a rinunciare al mio essere.
Sotto
gli occhi
curiosi di Lucas, mi dedicai all’apertura del cerchio e all’invocazione
divina
per attingere energia ed
infine,
sedendomi al centro esatto del cerchio, effettuai un piccolo taglio sul
dito,
con il coltello rituale della nonna, per poter così bagnare il
ciondolo. Il
rito prevedeva pochissime formule alternate a questi gesti. Il mio
stato di
trans durò abbastanza a lungo e con molta difficoltà riuscii a
terminare il
tutto, a causa della scarsa quantità di pratica che mi impediva di
gestire al
meglio il flusso di energia.
“Finito”
biascicai
sfiancata, prima di abbandonarmi al buio.
Quando
mi risvegliai
mi trovai nel mio letto, leggermente stordita.
“Finalmente
ti sei
svegliata, ci hai fatto prendere un colpo!” la voce nel buio mi fece
sobbalzare
e non riuscii a trattenere un urlo per lo spavento.
“Lilian,
calmati sono
io … Lucas” mormorò accendendo la luce della piccola lampada posta sul
mio
comodino. Mi osservai attorno leggermente allarmata e incuriosita. Non
ricordavo di essere andata a dormire, ma soprattutto c’era un dettaglio
alquanto insolito e non trascurabile.
“Che
ci fai tu nel mio
letto?” bofonchiai fissandolo torva.
È
diventato un vizio quello di dormire assieme?
Mi
scrutò scettico “Tu
hai dormito nel mio ieri notte e non sembra di aver sindacato.”
Grugnii
esasperata e
con uno spintone lo feci rotolare giù dal letto, iniziando a ridere a
crepapelle.
“Lilian,
ma sei
impazzita!” si lagnò rialzandosi di scatto, massaggiandosi la parte
lesa. “Io
che da bravo ragazzo premuroso mi stavo occupando di te dopo il tuo
svenimento
…” mormorò con finto tono afflitto e accorato, scatenando ulteriormente
le mie
risa, almeno sino a quando non registrai le sue parole.
“Svenimento?”
domandai
aggrottando la fronte.
“Alla
fine del rito
sei svenuta, non sei abituata ad usare la magia ed hai perso un po’ di
energie,
in compenso credo tu ti sia ripresa alla grande” bofonchiò irritato
trucidandomi con lo sguardo per il mio scherzetto.
Lo
osservai divertita
e, notando l’ora tarda, mi accucciai nuovamente nel letto, facendo
cenno al mio
amico di affiancarmi. Mi scrutò non poco perplesso, forse pensando che
l’incantesimo avesse leso qualche parte importante del mio cervello, ma
dopo il
mio sonoro sbadiglio decise di stendersi accanto a me e raggomitolati
ci
abbandonammo entrambi al sonno.
_________________________________________________ Recensioni ♥
Recensione di simo87 [Contatta], del 08/09/2009 - 12:48PM sul capitolo 1: 1/5 - Firmata |
ahahahah io direi + povera Lilian ahahahah ...
è proprio sfigata la ragazza! |
Recensione di Emily Doyle [Contatta], del 08/09/2009 - 12:11PM sul capitolo 1: 1/5 - Firmata |
ahahahahha ti assicuro che chiunque abbia letto la
storia ha detto la stessa cosa Luke ♥ ahahah ti ringrazio per i complimenti! comunque di questi tizi si capirà + avanti ... *______* |