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Autore: AndyWin24    30/11/2023    3 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Prefazione
 
   Salve a tutti! Prima di iniziare con il capitolo, volevo cogliere l’occasione per indicare in questa breve prefazione il punto esatto delle due serie in cui si svolgono gli eventi della vicenda.
   Questa storia è ambientata tra gli episodi 8 e 9 della 4a stagione di “Merlin” e dopo il finale della 1a stagione di “Willow” (contiene, quindi, spoiler precedenti a tali puntate). Per chi non avesse visto una delle due serie tv, ho aggiunto alcune note, sia nel testo che alla fine di ogni capitolo, sperando che possano essere di aiuto. Grazie e buona lettura! :)
 

 
Capitolo 1
Il portale di Túatha
 
   «Ecco fatto!»
   Merlino si asciugò con la manica destra la fronte imperlata di sudore. Era stanco, ma soddisfatto. Nonostante fosse solo all’inizio della mattinata, aveva già svolto tutti i doveri che gli erano stati assegnati. Nel frattempo, poco distante da lui, Artù mugugnava pensieroso, passandosi tra le mani alcuni fogli di pergamena. Erano ore che sedeva allo scrittoio e, malgrado lui avesse fatto un discreto rumore nel pulire le sue stanze, non aveva battuto ciglio. Non si era neanche lamentato come era solito fare in quelle occasioni.
   «Tutto bene, Artù?» chiese Merlino un po’ preoccupato.
   Il re, però, non rispose.
   «Artù?» insistette il servo, avvicinandosi.
   Finalmente, l’altro alzò la testa.
   «Sì? Cosa vuoi?»
   «Scusate, ma ho notato che eravate più silenzioso del solito e volevo sapere se andava tutto bene.»
   «Sono impegnato, Merlino. Tutto qui.» rispose Artù frettolosamente. «Continua con le tue faccende.»
   «Ehm… in realtà le ho appena terminate.»
   «Ah!» commentò Artù stupito. «Quindi hai già pulito i pavimenti, lavato i miei indumenti e riordinato la mia camera. E tutto questo solo stamattina?»
   Il servo annuì, compiaciuto.
   «Certamente. Sono stato veloce ed efficiente, vero?»
   «Mmh, poco più del solito. Non che ci voglia molto, comunque.» ribatté il re, osservando ancora i fogli che aveva in mano. «Allora, direi che adesso puoi lucidare la mia armatura.»
   «Fatto anche quello.» replicò Merlino sorridente.
   «Non importa. Vai e fallo di nuovo. Ho bisogno di concentrazione e con te tra i piedi non credo di riuscire a trovarla.»
   «Perché? Cosa state leggendo?»
   Così dicendo, Merlino si avvicinò allo scrittoio e tentò di sbirciare tra le varie pergamene poggiate lì sopra.
   «Niente che ti riguardi!» disse Artù in tono deciso, scansandole dalla sua vista.
   «Ma se vi fa stare così in agitazione, forse potrei darvi una mano. Non siete mai stato molto bravo con le questioni inerenti alla lettura o… a qualsiasi altra cosa in cui non occorresse una spada.»
   «Grazie per la fiducia incondizionata, Merlino, ma ce la faccio benissimo anche senza il tuo aiuto. Inoltre, questa è una faccenda della massima segretezza e non posso gridarla ai quattro venti come se niente fosse.»
   «Riguarda il regno di Annis, non è vero?» domandò Merlino all’improvviso.
   Artù sobbalzò.
   «E tu come fai a saperlo?!»
   «Ho letto il suo nome poco prima che toglieste i fogli. Allora? Cosa c’è che non va? Non mi vorrete dire che siete di nuovo in conflitto con lei?»
   Il re sospirò sconsolato, rimettendo a posto le pergamene e stiracchiando le braccia. Ormai, non c’era più alcun motivo per tacere.
   «No. Anzi, sto stilando un trattato di alleanza col suo regno.»
   «Ma non l’avevate già fatto? Poco dopo… sapete… aver ucciso re Caerlion e aver vinto il duello col suo campione?1»
   «Sì, ma stavolta intendo un vero trattato. Il primo implicava una semplice non belligeranza tra i due regni. Questo, invece, servirebbe a rinsaldare i nostri rapporti militari e commerciali. Inoltre, condivideremmo anche il divieto di praticare la magia.»
   «Capisco.» disse Merlino, un po’ dispiaciuto dall’ultima parte. «Ma perché volete tenerlo nascosto?»
   «Perché sappiamo che tra noi potrebbe esserci una spia di Morgana e non mi sembra saggio raccontarlo a chiunque. Men che meno a dei chiacchieroni che non sanno mantenere un segreto come te, Merlino!»
   «Oh, ma non dovete temere. Non lo dirò a nessuno. Potete fidarvi!»
   Artù lo fissò per un attimo di sottecchi, poi si rilassò.
   «Va bene. Ora però vai a lucidare di nuovo la mia armatura e, quando avrai finito, riordina le vesti nel mio armadio.»
   «E… poi ho finito?» chiese Merlino, azzardando un grosso sorriso.
   «Mmmh… Sì, poi hai finito.» accordò Artù, sbuffando. «Dato che dopo pranzo avrò da fare col consiglio, diciamo che puoi prenderti il pomeriggio libero. Basta che la smetti di piagnucolare.»
   «Oh, grazie, Artù!» esclamò Merlino eccitato. «Non temete, la vostra armatura brillerà come uno specchio!»
   A quel punto, girò i tacchi e corse fuori dalla stanza.
   «Scansafatiche!» brontolò Artù. Ma sul suo viso apparve comunque l’ombra di un sorriso.
 
***
 
   Nel frattempo, ai confini di Andowyne, un gruppo di sei avventurieri correva a più non posso, cercando di fuggire da qualcosa che li stava inseguendo. A guidarli c’era un uomo di bassa statura e dai lunghi capelli biondo scuro che gridava con veemenza, indicando con un bastone la strada da percorrere.
   «Muovetevi!» urlò Willow in preda all’agitazione e col fiato corto.
   Tre ragazze di giovane età, un uomo dalla barba folta e scura e un ragazzo dai capelli corti e biondi cercavano di stargli dietro come meglio potevano. Erano già diversi minuti che scappavano da quella “cosa”, ma sembrava che non riuscissero proprio a seminarla. Il terreno arenoso, poi, non aiutava di certo la loro fuga.
   La Citta Immemore, il luogo che avevano raggiunto dopo un lungo viaggio non privo di perirgli, era situata ai margini del mondo e contemplava un paesaggio desertico e sabbioso, contornato da rovine di antichi templi e costruzioni ormai in decadenza. La sua ubicazione, al di là del Mare Infranto, la rendeva una meta quasi impossibile da ambire, al punto tale che col tempo il posto stesso era divenuto più un mito della credenza popolare che una realtà vera e propria.
   Mentre correva senza tregua, Willow ripensò a quello che era successo, non riuscendo a capacitarsi di come fossero finiti in quella situazione così assurda. Lì, in mezzo al nulla, e da soli, per giunta!
 
   Tutto era iniziato diverso tempo prima, più precisamente quando la regina del regno di Tir Asleen, Sorsha Tanthalos, aveva annunciato al suo popolo l’unione in matrimonio tra sua figlia Kit ed il principe Graydon Ashtur di Galladoorn, un regno vicino ed alleato. Nonostante la reticenza di entrambi i giovani, quel sodalizio avrebbe rafforzato l’alleanza dei due popoli e permesso di fronteggiare una potente minaccia che sembrava stesse per giungere all’orizzonte. Tuttavia, la notte precedente alle nozze, il principe Airk, l’altro figlio della regina Sorsha e fratello gemello di Kit, venne rapito in seguito ad un attacco messo in atto da quattro immonde creature, note ai più come “Flagelli”, accoliti della “Megera”, una potente strega facente parte di un ordine antico e pericoloso.
   Questo triste quanto sventurato evento portò lo stregone del popolo Nelwyn, Willow Ufgood, a guidare una piccola combriccola di improbabili eroi al disperato salvataggio del principe, nel tentativo di fermare una volta per tutte le azioni deplorevoli della malvagia strega.
   Al suo seguito si unirono per la missione: la principessa Kit Tanthalos, abile guerriera ma dal temperamento poco affabile; Jade Claymore, neo cavaliere del regno e grande amica della principessa Kit, a cui è legata anche sentimentalmente; Thraxus Boorman, cacciatore di tesori dalla battuta sempre pronta ed ex-scudiero del padre di Kit e Airk, Madmartigan; il principe Graydon Ashtur, molto restio alla battaglia e dedito principalmente alla lettura e alla musica; ed infine, Elora Danan, maga potente ma inesperta, destinata da una profezia a salvare il mondo dalle forze del male.
   Dopo lunghi mesi e diverse peripezie, la spedizione ebbe successo nell’impresa. Elora, con l’aiuto fondamentale di Willow ed il commovente sacrificio di Graydon, sconfisse definitivamente la Megera mentre Kit riuscì a salvare il fratello dalle grinfie della strega. Sembrava fosse andato quasi tutto per il meglio. Però, nella strada di ritorno verso casa…
 
   «Gyaar!»
   «Via! Via!» gridò Willow agli altri, correndo a perdifiato, mentre con la coda dell’occhio osservava verso l’alto la mostruosa creatura che li inseguiva.
   «Ma si può sapere cos’è quello?!» chiese Kit, evitando per un pelo di inciampare su una roccia.
«Non ora!» ribatté Willow sbrigativo. «Prima dobbiamo seminarlo oppure…»
   A quel punto, invece di terminare la frase, stoppò la sua corsa e si voltò indietro.
   «Elora! Che hai intenzione di fare?»
   La ragazza dai capelli rossastri si era fermata di colpo a fissare la creatura. Di aspetto era molto simile ad un drago dalle scaglie grigie e le sue sei ali volteggiavano in aria come veli di seta, tanto da sembrare che librassero anziché volare; il suo muso, invece, appariva grosso e spaventoso, privo di occhi e con una mascella enorme e possente.
   «Forse la mia magia può fermarlo.» rispose Elora, scrutando con intensità il mostro in avvicinamento.
   «In questo caso la parola “forse” è quanto mai azzeccata!» commentò Boorman, sbrigativo.
   «Non lo fare.» continuò Willow preoccupato. «Se è ciò che penso, attaccarlo potrebbe solo peggiorare le cose.»
   Elora scosse il capo.
   «È da un po’ che fuggiamo. Io ci devo provare.»
   Così dicendo, allungò entrambe le braccia in avanti.
   «Avag gahdu!» recitò, scagliando dalle mani dei lampi verdi, che vorticarono impetuosamente verso il cielo fino ad impattarsi sulla creatura in volo. Quest’ultima subì il colpo inerme, immobilizzandosi sospesa a mezz’aria. Una specie di aura nera l’avvolse, per poi scomparire dopo pochi secondi. La sua pelle, nel frattempo, iniziò a scurirsi.
   «Che… succede?» chiese Elora stupita.
   «Che dovevi darmi retta!» la rimbeccò Willow. «Adesso, presto! Venite con me!»
   A quel punto, tutti e sei i membri del gruppo ripresero a correre, approfittando di quel momento di impasse.
   «Lì! Nascondiamoci lì!» esclamò ancora Willow, indicando un sottopasso creato da alcune macerie.
   «Dici che non ci vedrà?» domandò Jade scettica.
   «Non saprei, ma di meglio non possiamo fare al momento.»
   «Beh, almeno abbiamo guadagnato tempo, no?» azzardò Boorman fiducioso.
   Gli altri cinque lo guardarono storto e con la fronte aggrottata.
   «E come mai abbiamo avuto bisogno di “guadagnare tempo”?» chiese Kit sarcastica. «Ah, già! Perché sei un idiota!»
   «Aspettate! Non esageriamo!» ribatté Boorman, cercando di calmare tutti. «Io ho solo…»
   «Liberato quella cosa?» concluse Jade.
   «No, cioè sì, ma non volontariamente.»
   «Vorrei sapere come ti è venuto in mente di aprire la porta di quel tempio, quando vi avevo espressamente avvisato di non toccare niente!» chiese Willow, furibondo.
   «Ma non capite?! Siamo nella Città Immemore! Questo posto è deserto da non so quanto tempo! Non è segnato neanche nelle mappe! Chissà quali incredibili meraviglie possono nascondersi qui intorno!»
   «Per ora abbiamo solo un altro mostro che vuole ucciderci!» intervenne Kit ironica e arrabbiata. «Dopo la Megera e i Flagelli direi che ho perso il conto.»
   «Beh, ma non è colpa mia se quel coso stava dentro quello strano tempio! Avrebbero dovuto mettere dei cartelli lì davanti, tipo “Attenti al mostro!”.»
   «In effetti è singolare come fatto.» concordò Willow.
   «Che fai?! Gli dai ragione?!» protestò Jade.
   «Certo che no, ma è vero che è piuttosto strano che la porta del tempio si sia aperta così facilmente. Specie se teneva prigioniera quella creatura.»
   «Comunque, c’erano dei simboli impressi sul portone.» intervenne Boorman.
   «Simboli?»
   «Sì, ma non saprei dire altro. Non conosco quel linguaggio. Del resto era Graydon quello esperto in queste…»
   L’uomo si fermò prima di terminare la frase. Menzionare Graydon non era stata una buona idea. La sua morte per mano della Megera era avvenuta da poco e aveva sconvolto tutti i presenti.
   «Quello che non mi spiego è come ha potuto respingere la mia magia senza alcun problema.» disse Elora, cercando di cambiare discorso.
   «Non l’ha respinta. L’ha assorbita.» spiegò Willow, osservando il cielo.
   «Perché? Cos’è?»
   «Un Leviatano.» rispose il Nelwyn con lo sguardo preoccupato.
   «Come la creatura che ha menzionato quel vecchio prima che salpassimo per il Mare Infranto?» domandò Boorman.
   «Ma non può essere! Quella del Leviatano è solo una leggenda!» disse Jade con una smorfia.
   «Era quello che credevo anch’io, ma quell’essere è proprio come viene descritto nei testi antichi. Non posso dirlo per certo, ma comincio a nutrite ben pochi dubbi a riguardo.»
   «Se è stato in grado di assorbire la mia magia, forse l’ha fatto anche con quella che lo teneva rinchiuso.» azzardò Elora, sovrappensiero.
   «Può darsi.» concordò Willow. «Questo spiegherebbe diverse cose.»
   «Visto!» esclamò Boorman, allargando le braccia. «Non è stata colpa mia se quel coso è fuggito ed ora ci vuole uccidere.»
   «Sta’ zitto, Boorman!!» gli urlarono tutti all’unisono, guardandolo corrucciati.
   Lui, un po’ intimidito, annuì e chiuse la bocca.
   «Comunque, perché vuole ucciderci?» domandò Kit.
   «Forse perché Elora ha sconfitto la Megera.» ipotizzò Jade. «Oppure è stato mandato dal Wyrm2 stesso.»
   «Non credo sia per questo.» replicò Willow, guardando ancora in alto. «Il Leviatano è un’entità che vive nutrendosi dell’energia vitale degli altri essere viventi. Vista la desolazione che c’è qui intorno, è molto probabile che ci dia la caccia perché siamo il suo unico “pasto” decente.»
   «Ma come facciamo a sfuggirgli?» chiese Airk, rimasto in silenzio fino a quel momento. «Sono giorni che viaggiamo per queste rovine senza trovare la strada giusta. Anche prima che veniste a salvarmi ho tentato di andarmene, ma senza successo. Ritornavo sempre al punto di partenza.»
   «Sono certo che c’è un modo per andarsene da qui, solo che non so se abbiamo il tempo di trovarlo.» disse Willow, prendendo dal suo zaino il libro di magia che gli aveva affidato la strega Fin Raziel3. «Tuttavia, forse possiamo “aggirare” il problema.»
   «Che vuoi dire?» chiese Kit, osservandolo mentre sfogliava le pagine.
   «Esiste un incantesimo che potrebbe fare al caso nostro, ma è piuttosto… complesso ed imprevedibile. Inoltre, io non credo di essere in grado di lanciarlo, quindi dovrai farlo tu, Elora, al posto mio.»
   «Per me va bene, ma di che genere di incantesimo stiamo parlando?»
   «“Il portale di Túatha”.» spiegò Willow, picchiettando su una pagina del libro. «È una magia di evocazione in grado di far manifestare un varco che ci permetterà di andarcene da qui.»
   «Aspetta un momento!» disse Boorman di colpo, con voce alterata. «Esisteva un incantesimo del genere e non l’abbiamo mai usato in tutto questo tempo che siamo stati in viaggio?»
   «Sì, perché gli effetti di questa particolare magia sono, come ho già detto, del tutto imprevedibili.»
   «Spiegati meglio, allora.»
   «Secondo il libro, chiunque abbia lanciato in passato l’incantesimo non è riuscito a prevedere o predeterminare con anticipo il luogo in cui avrebbe condotto. Per ognuno è sempre stato diverso. Raziel stessa ne indica la sua pericolosità.»
   «Fantastico!» esclamò Boorman. «Quindi, potremmo finire in mezzo al nulla o di nuovo nella Caverna di Skellin, con i Troll e tutto il resto ad attenderci4, oppure, perché no, in qualche bordello di Galladoorn! Veramente una bella prospettiva!»
   «Io spero in nessuno di questi posti.» commentò Jade, storcendo il naso.
   «Comunque, sempre meglio che qui, con quel mostro che potrebbe sbucare fuori da un momento all’altro.» ribatté Airk sicuro.
   «Sono d’accordo.» asserì Willow. «Anche perché il Leviatano ci ha quasi trovati.»
   Gli altri cinque sussultarono.
   «Come “ci ha quasi trovati”?» chiese Kit.
   «È già da un po’ che sta sorvolando l’area sopra di noi, con ritmo costante, come se stesse pattugliando la zona.»
   «Ma… com’è possibile che non ce ne siamo accorti?»
   «Perché il Leviatano sta volando ad un’altezza notevole. Se però fissate il cielo in controluce, dovreste essere in grado di vederlo.» disse Willow, indicando in alto.
   «Già, è vero! Ora lo vedo!» esclamò Jade, parandosi gli occhi con una mano per non rimanere accecata. «Ma perché qui a terra non c’è la sua ombra?»
   «Perché non la emette. La sua entità corporea non riflette i raggi del sole, bensì li assorbe, così come assorbe l’energia vitale.»
   Elora si avvicinò di scatto a Willow e gli prese il libro dalle mani.
   «È questo l’incantesimo?»
   «Sì. Ma devo avvertirti di una cosa prima di lanciarlo. Data la sua natura complessa, l’incantesimo ti prosciugherà di quasi tutte le energie magiche.»
   «Quindi, cosa comporterà?»
   «Niente di grave, ovviamente. Ma non potrai usare i tuoi poteri per qualche giorno almeno, forse di più. Dipende dal tempo che la tua magia impiegherà a rinvigorirsi.»
   La ragazza annuì con convinzione.
   «Non importa. Facciamolo.»
   «Aspetta.» la fermò Willow. «Prima prendi questa.»
   Così dicendo, il Nelwyn tirò fuori dalla tasca una pietra ovale e verdognola, grande quanto il palmo di una mano, e gliela passò. Era la stessa che, fino a prima della battaglia contro la Megera, era incastonata al suo bastone.
   «Usa questa come conduttore per amplificare l’incantesimo. Purtroppo, con la bacchetta di Cherlindrea5 andata persa, non abbiamo altro su cui fare affidamento.»
   Elora annuì ancora, poi lesse mentalmente le parole da pronunciare e si concentrò in silenzio per alcuni secondi.
   «Fosgail, portal Túatha! Glan slighe chun na tha an dàn dhuinn!» recitò, portando contemporaneamente la pietra che aveva nella mano destra davanti a sé.
   A quel punto, un raggio di luce esplose violentemente e si andò ad infrangere più in là di una ventina di metri, verso una parete diroccata e semidistrutta. Lì, un bagliore biancastro si intensificò fino ad espandersi notevolmente.
   «Ha… ha funzionato.» disse Elora in un sussurro. Era esausta, ma anche soddisfatta della riuscita dell’incantesimo.
   «Sembra di sì.» confermò Willow. «Ora non ci resta che attraversarlo. Per sicurezza, andremo uno alla volta.»
   «Aspetta, perché?» chiese Jade accigliata.
   «Il Leviatano potrebbe accorgersi di noi se usciamo allo scoperto tutti insieme. È meglio non rischiare. Dato che si muove a ritmo regolare, basterà aspettare che sia sufficientemente lontano per poi dirigerci uno ad uno verso il portale. Su, non perdiamo altro tempo. Chi vuole andare per primo?»
Tutti e sei si guardarono l’un l’altro. Nessuno sembrava intento a farsi avanti così, su due piedi, specialmente col Leviatano che avrebbe potuto attaccarli una volta fuori dal nascondiglio.
   «Vado io.» propose Airk.
   «Aspetta.» lo fermò Kit. «Non so se è una buona idea.»
   Il ragazzo afferrò la sorella per le spalle e le diede un abbraccio.
   «Non temere. Andrà tutto bene. In fondo è colpa mia se siete venuti fin qui, senza contare che alla fine dobbiamo attraversarlo tutti. Ci vediamo dall’altra parte.»
   Kit annuì a malincuore, mentre l’altro allentò la stretta e si allontanò. Poi, con uno scatto si avviò verso il portale e svanì subito dopo averlo toccato. La creatura, nel frattempo, rimase impassibile, come ignara di quello che era appena successo.
   «Bene, sembra sicuro.» commentò Boorman sospirando. «Adesso, vado io. Qualcuno vuole dare un abbraccio anche a me?»
   Gli altri lo fulminarono con lo sguardo, senza rispondere.
   «Va bene. Lo capisco. Siete ancora arrabbiati.» disse l’uomo facendo spallucce. «Allora, vado.»
   Poi, spiccò una corsa e superò anche lui la luce bianca, scomparendo in essa. Willow alzò lo sguardo per verificare se il Leviatano avesse scoperto la loro posizione.
   «Per ora, non sembra che se ne sia accorto.» lo anticipò Jade. «Comunque, direi che la prossima ad andare deve essere Elora. A stento si regge in piedi.»
   «Mi dispiace, ma non può.» replicò Willow con una smorfia. «Se oltrepassa il portale, esso svanirà con lei che ha lanciato l’incantesimo. Purtroppo, dovrà andare per ultima.»
   «Non… c’è problema.» ribatté lei con voce debole. A guardarla bene, il pallore del suo viso era piuttosto evidente.
   «Allora, vai tu, Kit.»
   «No, Jade, anch’io andrò per ultima. Meglio se vai tu.»
   «Cosa? Assolutamente no! Il mio compito è proteggerti e non posso farlo se vado prima di te.»
   Kit le prese una mano e gliela strinse forte.
   «Anche io ho un compito ed è proteggere Elora. Non voglio deludere mio padre6.» le disse, guardandola negli occhi. «Perciò, non preoccuparti. Farò attenzione.»
   Jade ricambiò lo sguardo ma non fece altro, anche se avrebbe voluto.
   «Va bene. Ma ti avverto: se non sbuchi dall’altra parte del portale, ovunque esso conduca, ti verrò a riprendere io stessa. Intesi?»
   Kit sorrise ed annuì.
   «Sì. Ci vediamo tra poco.»
   A quel punto, Jade si voltò e preparò la rincorsa. Dopo un tentennamento iniziale, andò a tutta velocità verso il portale e lo oltrepassò.
   «Ora tocca a me.» disse Willow, fissando a turno Kit ed Elora. «Mi raccomando, fate attenzione.»
Entrambe le ragazze fecero un sì deciso con la testa. Allora, il Nelwyn imitò gli altri e si avviò verso la luce, fino a sparire.
   «Bene. Ora manchiamo solo noi.» disse Kit, avvicinandosi ad Elora. «Allora, pronta ad andare?»
   «S-sì.» rispose l’altra, camminando in avanti a fatica. Kit l’affiancò subito e l’aiutò a sorreggersi. Dopo un breve tratto, però, sentirono tutte e due sul viso un venticello leggero, che si andava ad intensificare via via ad ogni passo. Così, alzarono lo sguardo in cielo.
   «Oh, no!» esclamò Kit, estraendo la spada dal fodero.
   «Gyaaar!»
   Il Leviatano le aveva individuate e si stava dirigendo a gran velocità verso di loro.
   «Dobbiamo correre!»
   «Non… credo di… riuscirci…» replicò Elora.
   «Ma dobbiamo! Altrimenti…»
   Kit scosse la testa in preda al panico. Ormai era tardi. Il Leviatano si era avvicinato troppo e, anche volendo, non avrebbero fatto in tempo a raggiungere il portale. Così, si mise in posizione e provò a parare l’attacco dell’enorme creatura con la sua spada. Durante l’impatto, però, sia lei che Elora vennero colpite da una zampata vigorosa, finendo scaraventate una da una parte e una dall’altra.
   «Ah!» esclamò Kit, dolorante, mentre tentava di rialzarsi. Fortunatamente non aveva riportato ferite serie, tranne qualche graffio dovuto alla caduta. Guardandosi intorno, trovò Elora ancora a terra, incapace di rimettersi in piedi.
   «Elora!»
   La ragazza non rispose, ma si mosse quel tanto che bastava per far capire che stava bene. Il Leviatano, intanto, pareva pronto ad attaccare ancora. Stavolta, però, il suo obiettivo sembrava essere unicamente Elora. Kit, in preda alla più totale confusione, cercò di pensare ad un modo per salvarla nonostante la distanza notevole che le separava.
   «Che faccio?» si chiese, scrutando l’aria circostante. Poi, le venne in mente una cosa e si toccò il pettorale che aveva indosso. Sebbene apparisse come una semplice corazza, anche piuttosto malmessa, quella era in realtà “l’armatura Kymeriana”, un potente equipaggiamento trovato anni prima da suo padre, Madmartigan. Essa conferiva incredibili abilità, che potevano essere innescate da un particolare congegno, la “Lux Arkana”.
   «Dov’è?!» farfugliò Kit, frugando con frenesia nelle tasche senza trovare nulla.
   Cercò dappertutto, finché alla fine non rammentò dove l’aveva messa.
   “Oh, no! Me l’ero dimenticato! L’ho data a Jade!” pensò, sbattendo le braccia sui fianchi.
   Era stata una sua idea, per giunta. Aveva pensato che fosse poco saggio tenere sia l’armatura che la Lux Arkana, così l’aveva affidata nelle mani della persona di cui più si fidava. Purtroppo, questo vanificava completamente il suo piano. Non poteva contare sui poteri dell’armatura senza lo strumento essenziale per attivarla.
   “E adesso?!”
   Mentre ci pensava, i secondi passavano e il Leviatano era ormai in procinto di raggiungere Elora. Non c’era più tempo. Così, d’improvviso, decise di agire d’istinto. Si slacciò in fretta l’armatura di dosso e la lanciò con quanta più forza aveva in direzione della creatura, colpendola in testa e stordendola.
   «Gyaaaaaarr!»
   Dopodiché, scattò verso Elora e l’aiutò a rialzarsi. Per un momento fu tentata di raccogliere anche la corazza, ma dato che era finita troppo lontano e che il Leviatano stava per riprendersi dalla botta ricevuta, scrollò la testa e decise di lasciar stare, incamminandosi subito verso il portale di Túatha.
   «Grazie.» le disse Elora in un sussurro. «L’incantesimo mi ha sfinito più di quello che pensavo.»
   «Sta’ tranquilla, ci siamo quasi.»
   Alla fine, entrambe tirarono un sospiro di sollievo nel raggiungere la luce bianca, scomparendo al pari degli altri. Nello stesso istante, però, anche il Leviatano riprese i sensi e si fiondò senza esitare nella direzione presa dalle due ragazze, varcando il portale giusto un attimo prima che questo si chiudesse. A quel punto, il bagliore sparì definitivamente ed il silenzio scese nuovamente nella landa desolata.
 
***
 
   Intanto, a Camelot, Merlino entrò nell’alloggio di Gaius col fiatone.
   «Tutto bene?» gli chiese il medico di corte, mentre riordinava alcune ampolle e le poggiava su uno scaffale.
   «Sì!» rispose il ragazzo, sedendosi di getto su una sedia. «Ho appena finito di sistemare la stanza di Artù… e di lucidare la sua armatura… e di fare altre mille cose. Però, ce l’ho fatta!»
   «A fare cosa, se posso chiederti?»
   «A terminare tutti i miei incarichi di oggi. Così, avrò il resto della giornata libero.»
   Nel dire quelle parole, Merlino sorrise beatamente.
   «E ad Artù sta bene?» domandò Gaius scettico.
   «Sì, per fortuna. A quanto pare ha degli impegni con il consiglio nel pomeriggio e preferisce che non gli stia tra i piedi.»
   «Molto bene. Allora, possiamo approfittare del tuo tempo libero per…»
   «No, un attimo, Gaius!» lo interruppe Merlino contrariato. «Ve lo chiedo per favore! Tra i miei doveri di servo e il mio destino di salvare il regno e quel testone del re, sono secoli che non ho un pomeriggio libero. Se non vi dispiace, vorrei solo starmene qui e riposare, per una volta.»
   Sulle prime, Gaius sbuffò, ma poi lo guardò comprensivo.
   «Mmmh, va bene. In fondo, te lo sei guadagnato. Riposa pure quanto vuoi. Ma non farci l’abitudine.»
   Merlino annuì sorridente. E, mentre l’anziano medico si accingeva a riporre alcuni suoi attrezzi nel ripostiglio, si stiracchiò, mettendo i piedi sopra il tavolo. Finalmente poteva godersi un po’ di meritato riposo.
   D’un tratto, però, una strana luce abbagliante comparve di fianco a lui. Da essa fuoriuscì qualcosa che gli franò addosso, facendolo ribaltare dalla sedia e finire a gambe all’aria.
   «Ahhh!» urlò Merlino, lisciandosi il fondoschiena dolorante.
   Dopo alcuni istanti di confusione e disorientamento, si mise a sedere a fatica, cercando di capire cosa fosse successo. Accanto a lui vide un uomo, piuttosto basso e con dei vestiti larghi e decisamente singolari, svenuto e sdraiato a faccia in giù.
   «Cos’è stato?» chiese di colpo Gaius, resosi appena conto del trambusto che si era creato.
Merlino, anziché rispondere, buttò la testa all’indietro fino a toccare terra. Non sapeva cosa dire, ma di una cosa era certo: il suo pomeriggio di riposo poteva anche scordarselo!
 

Note
 
1 – Riferimento all’episodio 5 della 4a stagione di “Merlin”, “Figlio di suo padre”.
 
2 – Essere malvagio che si nutre di magia. Il Wyrm venne imprigionato molto tempo fa sotto la superficie del mondo e ora aspetta, addormentato, che i suoi accoliti, i membri dell’Ordine del Wyrm, lo liberino.
 
3 – Potente strega buona, alleata di Willow.
 
4 – Riferimento all’episodio 6 della 1a stagione di “Willow – La serie”, “Prigionieri di Skellin”. Nella puntata, Willow e Kit sono prigionieri dei Troll che dimorano nelle caverne di Skellin. Elora, Boorman, Jade e Graydon accorrono in loro aiuto per liberarli.
 
5 – Bacchetta magica progettata e realizzata dall'alta fata Cherlindrea, utilizzata per incanalare ed aumentare la magia di chi la impugna. Viene distrutta nello scontro con la Megera (episodio 8 della 1a stagione di “Willow – La serie”, “Figli del Wyrm”).
 
6 – Riferimento all’episodio 8 della 1a stagione di “Willow – La serie”, “Figli del Wyrm”. Durante lo scontro finale con la Megera, Kit ha una visione di suo padre, in cui gli promette di difendere Elora dai pericoli che avrebbero incontrato affinché la profezia possa compiersi.
   
 
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