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Autore: Harry Fine    02/12/2023    2 recensioni
Iselen Surana, Runaan Mahariel, Aida Tabris, Persephone Cousland, Micah Brosca e Aura Aeducan vivono ognuno la propria vita, tutti bloccati dai loro problemi e deliziati dai loro affetti. Nessuno di loro sa chi siano gli altri, ma molto presto dovranno unirsi e affrontare il Flagello, la calamità peggiore che loro e il loro mondo abbiano mai visto e che minaccia di inghiottire ogni cosa, insieme ad un'improbabile compagnia di alleati, facendo tutto ciò che è necessario per salvare il paese che conoscono. Anche se il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Morrigan, Nuovo personaggio, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Runaan era fermo in piedi nella pizza principale della città di Denerim, insieme ai suoi compagni e tutti i cittadini, i maghi, i templari, i dalish, i nani e gli ex lupi mannari sopravvissuti all'ultima battaglia.
Loghain era accanto a lui, l’armatura da custode tanto lucida quanto ombroso era il suo sguardo. La sua mente pareva altrove, certamente rivolta verso qualche ricordo lontano.
Erano davanti a ciò che restava della chiesa, il muro ad est distrutto dalla carica di un ogre. Il sole brillava impunemente sopra di loro, illuminando i colori del rosone, mentre una lieve brezza spirava frizzante.
E lui li odiava tutti: il calore del sole, la brezza, il rosone, il canto degli uccelli con il loro suono gentile, ma soprattutto odiava tutti i presenti.

 
《Amici miei, oggi siamo qui riuniti per dare omaggio e un ultimo saluto al custode grigio Iselen Surana》. La voce di Alistair attirò la sua attenzione. La sentì risuonare chiara per tutto il piazzale.
Il giovane sovrano aveva una vistosa fasciatura sul viso, ora serio e composto, ma tutto sommato era uscito bene dalla battaglia. Almeno quello.
Ma lo sguardo del Dalish non era puntato su di lui, bensì sulla gigantesca pira funeraria su cui riposava il suo amico.
 
Era buffo, non si era mai reso conto di quanto fosse minuto in realtà. Lo aveva sempre visto camminare a testa alta, fiero e capace, affrontando uomini ben più imponenti di lui, eppure adesso appariva così delicato.
Non c'era più traccia di bruciature e ferite sulla sua pelle e le mani erano giunte sul petto. I suoi capelli erano stati ripristinati con la magia e pettinati nella sua lunga treccia e la tenuta da custode ornata da grifoni rampanti era lucida e pulita. Il suo viso era rilassato, placido, come se stesse semplicemente dormendo.
E lui, che lo aveva vegliato dalla fine della battaglia, si era ritrovato a sperare che fosse davvero così. Che di colpo aprisse gli occhi e tutto tornasse a posto, ma ovviamente il suo desiderio era stato vano.
Il corpo di Invel giaceva sulla pira accanto a lui. Anche le sue ferite erano state guarite grazie alla magia, il suo pelo candido sfolgorava e il capo era deposto sulle zampe. Come sempre, il coraggioso mabari era pronto per seguire il suo padrone al fianco dei Numi.

 
《Lui era una persona speciale. Ha sacrificato la sua stessa vita per fermare il Flagello e salvare tutti noi.》 Proseguì Alistair, Persephone accanto a lui insieme a Cerere e Fergus. Il neo eletto Teyrn di Altura Perenne aveva il capo chino, la mano sulla stampella, e anche la regina aveva un’espressione solenne in viso. I suoi occhi verdi erano asciutti, ma i segni rossi intorno ad essi mostravano che aveva già versato le sue lacrime.
Il volto di Runaan invece era rimasto intonso.
 
Erano passati due giorni dalla battaglia e non aveva mai lasciato il suo lethallin, eppure era stato incapace di piangere ancora. Lo aveva fatto quando aveva scoperto che Ashalle non era sua madre e cosa era accaduto ai suoi genitori. Lo aveva fatto quando aveva perso Tamlen, ma stavolta no. Forse era semplicemente troppo esausto per piangere ancora, o magari l'idea di perdere chi amava stava diventando meno difficile da digerire. Ma non ci credeva sul serio.
Aveva sentito un groviglio di emozioni nel petto, una trama di dolore, rimpianto, senso di colpa che però adesso si era sciolta in una rabbia livida. La sentiva pulsare dentro il suo petto e nella testa. Faceva male.
 
《Iselen è stato un esempio per tutti noi. Non solo di coraggio, ma anche di grande intelligenza e sacrificio, degni del miglior custode grigio.》 Continuò Alistair, il tono stavolta più teso. 《Io e lui… non sempre siamo andati d'accordo, ma senza le sue azioni e la sua saggezza io non avrei il trono e probabilmente neanche la mia vita.》
Il Dalish si conficcò le unghie nei palmi delle mani, mentre il ramato raccontava alcune delle imprese compiute dal mago in quell'ultimo anno. Già, era facile celebrare tutto di lui, adesso! Era facile ignorare le liti che avevano avuto, le parole che aveva rivolto ad entrambi nella sala del trono, per poi dire che Iselen si era sacrificato per tutti gli altri come un vero custode grigio! Lui non aveva mai voluto che finisse così!
Il suo sguardo volò su Bann Teagan e su tutti i nobili che pregavano Andraste di accogliere quell’anima coraggiosa, così come sui nani, i maghi, i templari rimasti e persino sui dalish. Le stesse persone che avevano passato l'ultimo anno a chiedere a lui, ad Iselen a ai loro amici di risolvere i loro problemi e desiderò ucciderli tutti. Di trapassarli con le sue frecce e i suoi pugnali fino a tingere di rosso le valli!
 
Loro sarebbero andati avanti. Avrebbero guardato le stelle, si sarebbero scaldati accanto al focolare. Avrebbero mangiato, bevuto, ballato, vissuto! Ecco cosa voleva fare Iselen: vivere!
Non era giusto.
Non lo capivano che era morto ormai!? Che era morto prima di vedere l’alba del suo ventunesimo anno!?
Non avrebbe più potuto ridere, leggere un libro, gustare un dolce o sentire il calore di Zevran! E cosa avrebbe avuto in cambio? Belle parole, delle preghiere e la promessa di entrare nella leggenda!? Era davvero quella la ricompensa dopo quindici anni di sofferenza e uno di più fatto di sacrifici!?
 
E chissà, forse coloro che lo avevano conosciuto e amato avrebbero almeno ricordato chi era davvero, ma per tutti gli altri il suo amico sarebbe diventato una figura priva di sostanza, un custode che aveva fatto il suo dovere e nulla più. Un custode che era morto per un regno e per un popolo che l’avevano ripudiato fin da bambino solo perché era nato mago!
Si, Iselen era un eroe! Il solo su cui il Ferelden avesse potuto contare. Aveva dato anche troppo per quel paese di merda e loro lo avevano deluso!
Il pensiero continuava a martellare la sua mente esausta. Se fossero stati più veloci su quel tetto, se fossero riusciti ad uccidere l'arcidemone prima che potesse colpirlo quell'ultima volta, se lui fosse riuscito a trarlo in salvo… forse adesso sarebbe stato vivo accanto a loro!
Strinse i pugni per scacciare il senso di colpa. Ricordò come lo aveva visto precipitare insieme al drago e l’espressione con cui era morto, quel sorriso che lo aveva illuminato poco prima di spirare. Le labbra avevano formato un nome: Solona.

 
《Una magnifica tomba verrà eretta per lui nella fortezza dei custodi grigi di Weisshaupt, accanto a quella di Garahel, eroe del quarto Flagello e una sua statua verrà costruita. Sarà un esempio per i custodi a venire e nessuno scorderà mai un uomo che è stato coraggioso, gentile ed eroico fino alla fine.》
Runaan sentì qualcuno tirare rumorosamente su col naso e si voltò verso Micah, che stava sfregando via testarda grossi lucciconi dalle proprie guance mentre Leske le dava pacche di conforto. Aura era davanti a loro, insieme al suo secondo e a ciò che restava dei suoi uomini, il viso composto degno della regina quale era, ma gli occhi azzurri erano lucidi.
Era stata l’ex senzacasta la prima a rendersi conto che qualcosa non andava quando lui, Loghain, Zevran, Neria e Sten erano tornati dal forte.
 
Appena rimesso piede in città, erano stati accolti da voci esultanti e rumori di giubilo: avevano visto molti guerrieri, maghi, nani ed elfi festeggiare tra le rovine, Oghren che dispensava alcolici a chiunque gli capitasse a tiro, e Micah era corsa verso di loro con un boccale di birra colmo fino all’orlo.
Aveva iniziato ad esultare qualcosa, le cicatrici stirate dall’allegria, ma appena i suoi occhi si erano posati sui corpi di Iselen ed Invel, il suo sorriso era svanito. L’aveva vista diventare pallida come un cencio e il tonfo del boccale che si spaccava era bastato perché altri si girassero e capissero cosa era accaduto.
Avevano attraversato le strade senza dire una parola, Loghain che apriva la strada con i mago tra le braccia, i festeggiamenti che si spegnevano ad ogni passo.
Avevano deposto il corpo di ai piedi della chiesa, mentre i due sovrani e il loro esercito li fissavano.
Per un secondo, aveva incrociato lo sguardo di Alistair e visto la confusione e le mille domande che divoravano la sua mente, ma tra loro non c’erano state parole. Solo un silenzio assordante. E anche adesso, il discorso del ramato continuava a scivolare inudito lungo le sue orecchie.

 
Lo sguardo del dalish guizzò nella folla, alla ricerca dei suoi amici. Vide Zevran in prima fila, i capelli ridotti ad un nido e il pallore che faceva risaltare le occhiaie: stava conficcando le unghie nel braccio con tanta forza da sanguinare. Jowan era in disparte, dietro di lui, in uno stato simile a quello in cui versava quando lo avevano salvato dalle segrete di Redcliffe: la barba sfatta, le vesti ancora sporche di sangue rappreso e gli occhi rossi di pianto. Puzzava di vino.
Leliana stava celando il viso rigato nella spalla di Aida, le loro dita intrecciate, mentre Oghren continuava a scuotere la testa, sibilando qualcosa sottovoce, di certo bestemmie. Wynne invece era dritta in piedi come sempre: anche lei stava guardando Iselen, le rughe più evidenti che mai, accanto a Shale, che per una volta non stava facendo chiasso. Ma alcuni volti mancavano all'appello.
 
Sten era ripartito per Por Vallen prima ancora che il corpo di Iselen fosse deposto nella bara. Si era presentato da lui poche ore dopo il loro ritorno in città, annunciandogli che era il momento di fare ritorno tra la sua gente e raccontare all’Arishok ciò che aveva visto. Gli aveva promesso che gli avrebbe raccontato del valore suo e del loro compagno mago. Era stata la prima e unica volta in cui aveva visto il suo volto di pietra sciogliersi in un'espressione triste.
Morrigan invece era svanita poco dopo l'ascesa di Iselen verso i Numi: l’aveva vista guardare il suo viso immobile, poi il proprio. Era certo che volesse dire loro qualcosa, aveva scorto il luccichio delle lacrime, ma era corsa via, girando un angolo senza fare ritorno.
Non aveva avuto la forza di inseguirla.

 
《… ma la casata reale vorrebbe a sua volta ripagare, per quanto possibile, il suo sacrificio. Primo Incantatore Irving, per favore fate un passo avanti.》 La voce di Persephone tagliò l'aria con chiarezza, spingendo Runaan ad ascoltare stavolta.
Alzò un sopracciglio. Cosa aveva in mente?
 
L'anziano mago si fece avanti, appoggiandosi al suo bastone magico. Anche se le sue ferite erano state guarite, era come se tutti i suoi anni gli fossero piombati addosso. La sua barba era ormai candida, come i suoi capelli, e la sua schiena pareva più ingobbita di prima. Stava usando il bastone per camminare.
《A quanto abbiamo capito, il Circolo è stato risanato, non è vero?》 Domandò nuovamente il sovrano.
L'uomo annuì, la voce fievole. 《Si, Altezze. Il Velo è ancora fragile, ma i nostri esami non hanno mostrato altre tracce di demoni o possessioni.》
 
La regina annuì. 《Ne siamo molto lieti.》 Disse, rivolgendosi poi alla folla. 《Tutti noi sappiamo che Iselen Surana ha trascorso gran parte della sua vita presso il Circolo dei Magi. È sempre stata la sua ambizione migliorare le vite di coloro che possiedono come lui il pesante dono della magia e noi onoreremo quel desiderio. Da questo momento in poi, lui sarà conosciuto come l'Eroe del Ferelden, colui che ci ha salvati, e i maghi che ha sempre voluto proteggere avranno il diritto di sorvegliarsi da soli. Per volere della Corona, il Circolo avrà la sua indipendenza!》
Il singulto di Neria si perse fra le esclamazioni sorprese degli altri maghi ancora vivi e poi tra quelle di tutta la folla. La giovane elfa si portò le mani pallide al volto, gli occhi di nuovo pieni di lacrime che cercavano quelli sgranati di Jowan, il primo incantatore che guardava sbigottito i due sovrani.
 
《Un momento, Altezze!》 Esclamò un templare sulla trentina e col braccio ingessato. 《Il Circolo è nelle condizioni attuali per colpa di una cospirazione di maghi del sangue! Non potete…!》
Un gesto imperioso di Alistair lo zittì. 《Io ero lì. So bene cosa ha fatto Uldred, come so che sono stati maghi coraggiosi come l’incantatrice Wynne e Neria e Solona, le sorelle adottive di Iselen, a permettere la sua sconfitta. E non possiamo ignorare gli abusi e le menzogne che il comandante Gregoir ha perpetrato per anni con la scusa di mantenere l'ordine.》
Persephone annuì. 《Gli abitanti del Circolo sono stati indispensabili nella battaglia contro l’arcidemone, caporale. Hanno dimostrato la loro lealtà al nostro paese ed è il momento di ripagarli.》 Disse, gettando uno sguardo anche verso i vari membri della Chiesa presenti tra la folla, che si sbrigarono ad annuire.
Il primo incantatore Irving si inchinò profondamente davanti a lei, chiazze rosse che si diffondevano sul viso e sul collo. 《Vi ringraziamo, vostra maestà. Non avremmo mai sperato di vedere questo giorno!》

 
Runaan sentì la propria rabbia raffreddarsi almeno un po'. Era lieto che Persephone e Alistair fossero saliti sul trono. Se qualcuno poteva mettere in riga quel branco di shem bigotti, loro erano le persone giuste. Se solo non fosse stata necessaria quella morte per renderlo possibile…
Si avvicinò alla pira insieme a Loghain quando gli passarono la torcia accesa. In quanto ultimi due membri ufficiali dell'ordine, era compito loro cremare il loro fratello caduto.
Guardò le fiamme attecchire alla pira, il loro bagliore rosso e oro che avvolgeva Iselen e Invel di luce un'ultima volta. Le loro ceneri sarebbero state portate a Weisshaupt, dove avrebbero riposato insieme a quelle di tutti I custodi e dei segugi che avevano dato le loro vite per fermare il Flagello.
 
Loghain rimase fermo in piedi al suo fianco, ignorando gli sguardi accusatori di tutti i presenti con un’espressione malinconica. Lui non aveva conosciuto il mago a lungo quanto tutti loro, eppure tra i due pareva essersi creato un legame bizzarro, fatto di rispetto e qualcosa che non riusciva a comprendere. La sua presenza gli riscaldò il petto.

 
Rimasero fermi mentre le fiamme bruciavano, mentre la piazza si svuotava. Vide molti tornare alle proprie case o in qualche taverna per festeggiare lo scampato pericolo. Altri invece che entravano in ciò che restava della chiesa per ascoltare la messa per i caduti, ma Loghain non fece un passo. E nemmeno Alistair e Wynne, o qualsiasi altro membro del loro gruppo.
Passosvelto e Lanaya rimasero a loro volta, come Bann Teagan e una manciata di soldati di Denerim.
Neria pianse di nuovo quando il corpo di Iselen svanì del tutto e alzò il suo bastone poco dopo.
Fergus Cousland abbassò il capo per recitare una breve preghiera, mentre le ceneri del mago e del mabari turbinarono lievi, prima di entrare in due delicate urne di ceramica.
I soldati le presero con attenzione, portandole verso il palazzo reale, dove sarebbero rimaste fino alla loro ultima partenza per la fortezza dei custodi.
 
Li seguirono nel salone, il profumo dell’enorme tavola imbandita che stuzzicava il loro appetito, mentre la luce delle candele illuminava i drappi rossi alle pareti.
《Spero che abbiano qualcosa di forte.》 Disse Micah
《Non temere Salroka, stasera serve Oghren!》 Esclamò il nano rosso con un ghigno tutto denti.
《Penso che ne approfitterò anche io. Solo il Creatore sa quanto ne abbiamo bisogno.》 Commentò Wynne e il Dalish annuì. Sarebbe stato bello affogare le emozioni e i pensieri nell’alcol almeno per un po’.
Si fece strada tra i molti ospiti nel salone, mentre una melodia gentile invadeva l'aria: le dita di Leliana stavano danzando abili sulle corde di un liuto, in una canzone familiare di cui non ricordava le parole. Aida, Lanaya e Passosvelto erano accanto a lei e l'ex lupo mannaro doveva conoscere il testo, perchè canticchiava a sua volta a bassa voce.

 
Afferrò un boccale di birra dalla tavola imbandita, vuotandolo in due rapidi sorsi, e Neria fece altrettanto. Jowan era sempre accanto a lei, una bottiglia vuota in mano e il viso pallido, mentre ignorava le occhiate torve che alcuni templari gli stavano lanciando contro.
《Siete riusciti a dormire un po' almeno voi?》 Chiese, la voce un sussurro.
Neria scosse la testa e Runaan non disse nulla. Le sue occhiaie erano un indizio sufficiente. Ogni volta che aveva provato a chiudere gli occhi, era tornato su quella torre, soffocato dalla puzza di zolfo.
Il moro abbassò gli occhi, prima di ingollare un altro bicchiere in un sorso. 《Ancora non posso crederci. Il suo sogno si è realizzato, ma lui non sarà qui per vederlo. Dopo tutto ciò che ha fatto… non è giusto!》
Il Dalish annuì, trapassando con lo sguardo un gruppo di uomini che brindavano allegri. Già non era giusto, ma Neria si intromise 《Lui non sarà dimenticato. E nemmeno Solona. Di questo me ne assicurerò.》 Si asciugò gli occhi, decisa. 《Ormai sono mesi che Irving ripete di volersi ritirare dal ruolo di Primo Incantatore e io ho intenzione di offrirmi per prendere il suo posto. Grazie ad Uldred e al Flagello, il Circolo ha pochi membri, ma ora che è stato liberato, farò in modo che diventi un luogo dove noi maghi potremo imparare le nostre arti e sentirci a casa, non prigionieri. So che ci vorranno anni, forse più di quanti ne abbia io a disposizione, e che forse sarà uno sforzo vano, ma non mi arrenderò.》
 
《Un progetto ammirevole.》 Sentenziò Wynne, avvicinandosi a loro insieme a Shale, un boccale in mano. 《Penso che sia un ottimo ruolo per te. Ai miei occhi, hai sempre dimostrato la forza d'animo e una determinazione degne di una prima incantatrice.》
L'elfa sorrise. 《Grazie Wynne. E sappi che le nostre porte saranno sempre aperte per te.》
 
L’anziana Maga sorrise a sua volta, ma scosse il capo 《Mi lusinghi con questa offerta, mia cara, ma ho intenzione di viaggiare. Quest'ultimo anno mi ha fatto capire che ho ancora dei rimpianti da sanare e ho promesso a Shale di accompagnarla nel Tevinter per cercare un modo per restituirle la sua mortalità.》
Runaan fissò la golem, sbalordito, e lei gli rivolse uno sbuffo. 《So che è un’idiozia, ma se davvero sono stata una nana, voglio tornare ad esserlo. Inoltre…》 la pietra delle sue guance si accese un po’ 《vedendo voi, essere molliccia potrebbe non essere così male》
 
Il Dalish ghignò e anche Neria rise, prima di rivolgersi a Jowan. 《Sappi che nonostante tutto, sei sempre il mio fratellone. Ti accoglierei volentieri al Circolo se volessi venire con me》
Il mago sorrise, ma scosse il capo. 《Grazie per la tua offerta Neria, ma sappiamo entrambi che se tornassi, la Chiesa userebbe la scusa che stai ospitando maghi del sangue per imporre di nuovo le loro regole. La regina mi ha già comunicato che i templari torneranno presto a darmi la caccia. Non conta se ho lottato con Iselen, non si fideranno mai di me》 Bevette un altro sorso, raddrizzandosi. 《E non posso restare nel Ferelden. Quello che tu sogni per la tua Torre, io lo voglio per il Thedas. Esaudirò il desiderio di Iselen. Ho sempre avuto troppa paura per tentare di cambiare le cose, ma da oggi sarà diverso.》
 
Lo disse con una luce strana negli occhi, dolore unito a qualcosa che Runaan non riconobbe, ma Wynne si limitò ad alzare il boccale verso di lui. Il suo sguardo era calmo, non severo. 《Auguro ad entrambi di trovare ciò che cercate. Che il Creatore vi assista.》
Il mago dai capelli neri la guardò sorpreso, prima di annuire e svanire nella folla, e l'anziana Maga rivolse un cenno al Dalish, gli occhi azzurri che brillavano gentili, prima di andare via insieme alla Golem.
Runaan ebbe l'impressione che non le avrebbe più riviste. Che non avrebbe più visto molte delle persone che erano diventate un Clan per lui. Un Clan con cui aveva affrontato l'inferno e con cui era cresciuto. Un Clan sconclusionato e assurdo, ma il suo.
La voce di Neria lo attirò ancora 《Runaan, io non penso di averti mai ringraziato per essere rimasto al suo fianco. A quanto ho capito, tu sei stato costretto a diventare un custode. Saresti potuto fuggire.》
L'elfo sorrise un poco, l'alcol che finalmente iniziava a fare effetto. 《L’idea originale era quella. Non mi sono mai sentito legato a questo paese o agli shem che lo abitano e non volevo rischiare la vita per loro. Ma non sono riuscito. Ho stretto dei legami speciali con i miei compagni di viaggio: ho imparato tanto grazie a loro, grazie a lui.》 Disse amaramente.
 
Neria annuì, un tenue sorriso sulle labbra. 《Iselen ha… aveva quell'effetto. Quando eravamo ragazzini, era lui quello che ci aiutava a studiare per gli esami.》 Le scappò una risatina. 《Lui e Solona si sfidavano sempre su chi dei due fosse più bravo con la magia.》
Runaan annuì, il corpo che si scaldava poco a poco, percependo la nostalgia in quelle frasi. Avrebbe voluto trovare le parole, quantomeno provare a lenire la sua perdita, ma la sua mente era del tutto vuota. 《Ti auguro di riuscire nei tuoi intenti, Neria.》 Le disse semplicemente. 《Non ci conosciamo bene, ma penso che se qualcuno potrà riuscirci, sei tu.》
La giovane gli rivolse uno sguardo grato, un altro mago che la chiamava poco lontano, e il dalish si allontanò, facendosi strada nella folla, barcollando un pochino, l'effetto dell'alcol che distorceva i suoni intorno a lui. Avrebbe voluto ritirarsi nelle sue stanze, lontano dalle voci e dai brindisi troppo rumorosi, ma c'era qualcuno con cui doveva parlare.

 
Individuò Zevran poco lontano e si avvicinò a passo lento. L'alcol frizzava nella sua gola, dandogli forza.
Non aveva avuto il coraggio di parlare con l'antivano da quando la battaglia contro l'arcidemone era finita: non poteva dimenticare come lo aveva guardato mentre stringeva Iselen a sé, quella muta preghiera di fare qualcosa, per ricevere solo il nulla in cambio.
《Zevran…》 Cominciò. Stava per chiudergli “come stai”, prima di rendersi conto di quanto fosse stupido. L’elfo non stava bene. Per nulla.
Aveva un aspetto smunto, i suoi occhi erano iniettati di sangue e cerchiati da pesanti segni scuri ed era certo che non avesse dormito neanche un attimo da quando l’arcidemone era caduto.
《Sai, ho ancora l’impressione che sia un incubo》 Disse lui, cogliendolo di sorpresa 《Penso che magari tra poco mi sveglierò e niente sarà reale.》 Lo vide scuotere il capo 《Ma è reale, vero? L'ho perso》
Runaan sentì il bisogno di dire qualcosa. “Perdonami’ fu la prima cosa che gli salì alle labbra, ma non riuscì a dirlo. Sentiva la gola chiusa.
 
Zevran lo guardò negli occhi. 《Mi sarebbe piaciuto tornare ad Antiva con lui, sai? Avrei voluto passare la nostra vita lì a divertirci, combattere, fare l’amore, ubriacarci, viaggiare e invecchiare attraverso tutte le stronzate del mondo fino a quando non saremmo diventati due vecchi soddisfatti. Ma resterà un sogno, temo.》
Il Dalish inghiottì pesantemente: ogni parola faceva un male cane. Alzò il boccale nuovamente pieno, ma lo sbattè sul tavolo vicino. Si sentiva stanco, esausto. La rabbia, così intensa fino a poco prima, pareva essersi sfracellata nel nulla. 《Cosa farai ora?》 Gli chiese.
 
《Oh, tornerò comunque ad Antiva. I Corvi di certo mi staranno ancora cercando e io sarò pronto a riceverli. Inoltre, ho promesso ad Iselen che avremmo visitato tutte le meraviglie del mio paese ed io intendo farlo.》 Disse, mostrando un oggetto brillante tra le sue dita lunghe: la perla d’oro che aveva donato al mago. 《E sappi Runaan, che è stato un onore conoscervi. Grazie a voi e alla nostra banda, ho riavuto la libertà e magari un giorno ci rivedremo.》 Disse, tendendogli la mano.
Il Dalish la strinse, riflettendo su quelle parole. Erano le stesse che Iselen gli aveva rivolto dopo la morte di Tamlen, un saluto agrodolce. 《Cerca di non metterti in troppi guai, lethallin.》
L'altro accennò finalmente un sorriso. 《Oh sai come la penso, amico mio. Senza guai, non mi diverto.》
 
Runaan ridacchiò, guardandolo allontanarsi verso Oghren per chiedere altro da bere. Il nano fu più che felice di accontentarlo, prima di tornare a parlare con un'avvenente nana dai capelli rossi accanto a lui. Aveva detto di avere una ragazza in effetti.
Micah, Aura e Leske erano poco lontani, insieme agli altri nani, I boccali pieni in alto mentre i senzacasta cantavano una canzone tanto sconcia da far svenire una sorella della chiesa, ma non si avvicinò.
Non sarebbe stato di grande compagnia in qual momento e non voleva rovinare i festeggiamenti alla sua migliore amica.

 
Si avviò attraverso la calca di nobili e soldati verso la porta del corridoio, la testa che girava giusto un poco a causa dell'alcol e con in testa solo il pensiero di andarsene da quella stanza.
Era contento che Neria fosse stata ispirata, come Wynne e Shale, che Oghren potesse divertirsi e che Leliana fosse tornata a cantare, ma lui si sentiva solo soffocare. Ogni nota, ogni risata, provocava disgusto
Non voleva pensare più a nulla, non ad Iselen, non a Morrigan, non a suo figlio che attendeva la nascita. Voleva solo sdraiarsi e, pregando Sylaise, di riuscire a riposare almeno un paio d'ore senza altri incubi.
 
Era quasi arrivato alla destinazione, ma un'alta figura maschile si frappose tra lui e il suo obiettivo. Non si sforzò di indovinare chi fosse: gli intimò di levarsi di mezzo, avanzando verso la porta, ma la voce di Alistair risuonò nelle sue orecchie 《Runaan…》 Iniziò con un tono impacciato. 《Come ti senti?》
《Magnificamente.》 Replicò il Dalish, grondando sarcasmo, la mano sulla maniglia. Numi, perché doveva incontrare proprio lui!?
 
Sentì l’altro ridere nervoso. 《Beh, lieto di vedere che non hai perso la tua grinta.》
《Cosa vuoi Alistair?》 Gli chiese bruscamente l'elfo, la rabbia che tornava a divampare furiosa.
 
《Dirti che non volevo che finisse così.》 Ribattè il ramato, i suoi occhi che trafiggevano Loghain per un attimo. 《Non capirò mai perché voi due abbiate fatto quello che avete fatto, ne potrò perdonarvi di aver salvato l'uomo che ha ucciso Duncan e tutti gli altri, ma non ho mai augurato che tu o lui…》
Runaan sentì la stilettata fin nelle ossa. Fu tentato per un attimo di dirgli tutto, di sbattergli in faccia che lo avevano fatto per lui, per proteggerlo. Che l’unico motivo per cui lui poteva ancora ridere, baciare Persephone e godersi la propria vita era Iselen e il fatto che fosse morto per lui! Ma si morse la lingua.
Aveva proposto di propria sponte l'idea di allontanare Alistair per tenerlo al sicuro. Farlo soffrire, umiliarlo, non avrebbe riportato indietro Iselen e non avrebbe lenito il suo senso di colpa. Semmai il contrario.
 
Rimase in silenzio, l'atmosfera allegra intorno a loro che non mitigava la tensione, ma il ragazzo parlò ancora. 《Lo so che hai sempre detestato essere un custode, ma forse dovresti ripensarci. Ora siete solo due nel Ferelden, ma un giorno tanti altri si uniranno a voi. Sarà come avere una nuova famiglia.》
《Io ce l'avevo già una famiglia.》 Ribattè Runaan, senza smettere di stringere la maniglia. 《Ci penserò, Alistair, va bene? Non posso prometterti altro.》
《Spero che tu trovi la tua pace.》 Lo sentì dire, mentre la porta sbatteva dietro di lui.

 
**

 
Runaan finì di infilare le ultime provviste nello zaino rapidamente, il suo arco e la faretra piena di frecce in spalla. Rivolse lo sguardo fuori dalla finestra: l'alba non era ancora arrivata, era il momento di andare.
Sapeva che al mattino tutti lo avrebbero cercato, che si sarebbero preoccupati, ma non riusciva a sentirsi in colpa per questo.
 
Uscì dalla sua stanza, cercando l'uscita più vicina. Le mura del castello erano finalmente piombate nel silenzio dopo ore di festeggiamenti, per sua fortuna.
Attraversò I corridoi con passo lieve, raggiungendo una delle porte della servitù, l'odore della notte che già solleticava le sue narici.
《E tu dove pensi di andare?》 La voce di Micah gli fece fare un salto per lo spavento.
 
Si girò verso di lei, scorgendo il solito ghigno storto stirare le cicatrici sul suo viso. 《Che c'è? Pensi di essere l'unico che può muoversi di soppiatto?》
Il Dalish boccheggiò, colto di sorpresa, e la nana assottigliò lo sguardo. 《Sei davvero uno stronzo lo sai? Prima mi eviti per tutta la festa e ora cerchi di svignartela alle mie spalle?》
L'altro si morse il labbro《Non posso restare, Micah. Mi dispiace.》 Disse semplicemente.
 
L'altra sbuffò. 《Si si, lo so. Tu devi sparire misterioso nella notte come l'elfo dei boschi che sei.》 Cantilenò, prendendolo in giro, prima di serrare i pugni. 《Sei un fottuto egoista. Avresti almeno potuto salutarmi!》 Esclamò, avvicinandosi 《E non bollirmi la scusa che stai di merda e che non mi hai detto nulla per non rovinarmi l'umore. Pensi che io non stia da schifo!? Che non voglia spaccare la faccia a Teagan!? Certo che voglio! L'ho perso anche io, sai?!》
L'elfo sgranò gli occhi e si morse il labbro. 《Hai ragione, avrei dovuto parlartene. È solo che… non ce la faccio a restare qui. Non voglio più vedere gente che festeggia o sentire lodi mentre le ceneri del nostro migliore amico non riposano ancora!》

 
La nana abbassò lo sguardo, annuendo. Lo capiva. Era un ragionamento da stronzo egoista, ma lo capiva. 《Sai già dove andare?》 Gli chiese solo
 
Il dalish scosse il capo. Sapeva che, presto, Loghain si sarebbe recato niente meno che ad Orlais per unirsi ai custodi grigi stanziati lì e chiedere loro aiuto per ricostruire quelli del Ferelden. Era in pratica ciò che Alistair gli aveva consigliato di fare, ma lui non voleva averci niente a che fare. Quello che la vita da Custode gli aveva dato, se lo era ripreso con gli interessi!
E ora che il Flagello era finito, ora che sia Tamlen che Iselen riposavano al fianco dei Numi, non c'era più nulla che lo leggesse a quel paese maledetto. A parte quegli amici così speciali che presto sarebbero andati avanti con le proprie vite.

 
Strinse I pugni a quel pensiero, ma Micah lo abbracciò di slancio, cogliendolo ancora di sorpresa. 《Ovunque tu finisca, pretendo che mi venga a trovare! Almeno due volte all'anno! Tanto grazie alla principessina ho abbastanza soldi da costruirmi un palazzo. E giuro che se non ti farai vedere, se non riceverò nemmeno una pidocchiosa lettera, ti cercherò anche nell'angolo più sperduto del Thedas per prenderti a calci!》
Stavolta Runaan sentì una risata genuina salirgli alle labbra, mentre ricambiava la stretta della sua amica. 《La cosa peggiore è che so che lo faresti sul serio.》
 
Lei lo strinse di più, gli occhi che pizzicavano. 《Già beh, allora ti conviene venire spesso, salroka.》 Disse, prima di spingerlo indietro bruscamente. 《Ora basta smancerie. Vattene via prima che cambi idea. Se qualcuno dovesse venire, inventerò una scusa》
Runaan sorrise: era davvero fortunato ad averla conosciuta. 《Sei la migliore Micah》 Disse, mentre spalancava la porta.
《Tsk. Dimmi qualcosa che non so.》 Lo salutò lei con un nuovo ghigno.

 
Il Dalish varcò la soglia in fretta, l'aria fresca che gli accarezzava le guance mentre si faceva rapidamente strada verso l'uscita dalle mura, un cappuccio calato sui capelli biondi e il vallaslin.
Varcò la saracinesca senza far rumore, accarezzando con le dita i danni lasciati dai prole oscura.
Una nuova sensazione di leggerezza si diffuse nel suo petto mentre si allontanava veloce dalla città. Era libero. Finalmente libero.
La corruzione nel suo sangue non sarebbe svanita, questo lo sapeva bene. Era una lenta condanna a morte che prima o poi sarebbe venuta a riscuotere, ma per quel momento era parte di un futuro lontano.
 
Quello che aveva detto a Micah era la verità: non aveva idea di dove sarebbe andato. Però aveva un obiettivo: voleva trovare Morrigan e mettere le cose in chiaro con lei, almeno parlarle un'ultima volta. E quello non era un compito che qualcuno o qualcosa gli aveva imposto, ma una sua scelta!
Sarebbe stato certamente difficile, e non sapeva se era pronto a rivederla, ma uno strano ottimismo lo spingeva ad andare avanti. E forse avrebbe potuto conoscere suo figlio.
L'unica cosa che era certo, era che lui non voleva più essere un ingranaggi nei piani di nessuno. Nemmeno del Destino stesso.
 
La realizzazione lo colpì come un lampo, proprio mentre i colori dell'alba iniziavano tingere il cielo.
Si voltò verso Denerim, la città ormai lontana, mentre una brezza leggera gli scompigliava i capelli. 《Ehi, Iselen…》 Disse, un sorriso triste sul viso. 《Flemeth aveva ragione. Io e te non siamo più parte dei piani del Destino.》
 
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