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Autore: AndyWin24    07/12/2023    3 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Capitolo 2
Un Nelwyn a Camelot
 
   Una volta ripresosi dalla botta, Merlino, con l’aiuto di Gaius, trascinò l’uomo comparso dal nulla fino a sistemarlo su una branda. Poi, attese di fianco al medico di corte che questo riprendesse i sensi. Più lo osservava, più gli sembrava che avesse un volto familiare. Il naso e il mento, così come i lineamenti del viso, assomigliavano incredibilmente a quelli di Grettino, il nano custode del ponte che il giovane mago aveva incontrato anni prima, nelle “Terre Perigliose”, durante la missione di Artù alla ricerca del tridente dorato del Re Pescatore1.
   «Cosa credete che sia successo?» chiese Merlino perplesso, rivolto a Gaius.
   «Non saprei, ma di certo, di qualsiasi cosa si tratti, non credo che sia nulla di buono.»
   «Lo penso anch’io. C’è una sola spiegazione possibile per quella strana luce che è apparsa insieme a lui.»
   «La magia.» concluse Gaius, serio in volto.
   Merlino annuì con una smorfia. Non c’era bisogno di aggiungere che la magia, a Camelot, poteva significare soltanto guai in vista.
   «Oh, guardate! Si sta svegliando!»
   L’uomo iniziò a muoversi leggermente, stiracchiando gambe e braccia. Poi, aprì gli occhi.
   «Oh?!» urlò, mettendosi a sedere di scatto.
   «Non agitatevi.» ribatté Gaius in tono rassicurante. «Avete battuto la testa e siete svenuto, ma non dovreste avere nulla di grave. Comunque, sarebbe prudente per voi evitare movimenti bruschi.»
   «Dove mi trovo?»
   «A Camelot. Io sono Gaius, il medico di corte, mentre questo è il mio aiutante Merlino.»
   «Accidenti…» disse l’uomo, massaggiandosi le tempie. «Mi sapreste dire cos’è successo…»
   «Questo, a dire il vero, speravamo poteste spiegarcelo voi.»
   «Già.» concordò Merlino. «Siete sbucato fuori da una luce accecante.»
   «Oh, ma certo! Il portale di Túatha!» sbottò l’uomo, voltandosi poi da una parte all’altra in cerca di qualcosa. «Ma… dove sono tutti?»
   «Tutti?» chiesero di rimando sia Merlino che Gaius.
   «Esatto. Dal portale dovrebbero essere uscite altre cinque persone.»
   «No, voi siete stato l’unico.» affermò Merlino con sicurezza.
   «Sarebbe più facile per noi aiutarvi se ci raccontaste dall’inizio cosa è accaduto.» intervenne Gaius, cercando di arrivare ad un punto della questione.
   «Oh, ma certo, avete ragione, scusate. Innanzitutto, io sono Willow Ufgood, Saggio Aldwyn del popolo Nelwyn. Piacere di fare la vostra conoscenza!» proferì l’uomo in tono serio, quasi solenne. «Insieme ai miei compagni di viaggio ho intrapreso una missione che ci ha portato ad attraversare i confini del mondo, al di là del Mare Infranto, fino ad arrivare alla Citta Immemore, dove abbiamo combattuto e vinto una difficile battaglia contro la Megera, una malvagia strega assoggettata alla dottrina dell’Ordine del Wyrm. Una volta lì, purtroppo, abbiamo incontrato ulteriori perigli, al punto tale da dover ricorrere all’incantesimo del portale di Túatha per riuscire a scamparla. Deve essere stato proprio il portale, alla fine, a condurmi qui da voi.»
   Gaius e Merlino si scambiarono uno sguardo confuso. Non avevano capito niente di quel racconto.
   «Dove avete detto che sono finito, comunque?» domandò Willow, lisciandosi la testa, ancora dolorante.
   «A Camelot.»
   «Camelot? E dove si trova?»
   «A sud di Mercia e ad ovest di Ealdor.» rispose Merlino, stupito da quella domanda.
   Willow scosse la testa, altrettanto stupito.
   «Dove?»
   A quel punto, Merlino prese frettolosamente una mappa dalla libreria e la spiegò, porgendogliela.
   «Ecco, proprio qui.» disse, indicando la zona.
   «Non conosco nessuno di questi luoghi.» commentò Willow, disorientato. «Qui sopra non sono segnati nemmeno i regni di Tir Asleen e Galladoorn. O quello di Cashmere… o di Nockmaar. Com’è possibile?»
   «Tir… cosa?»
   «Tir Asleen. Non capisco come non ne abbiate sentito parlare.»
   «Non saprei. Scusateci un momento.» disse Merlino, afferrando per una manica Gaius e trascinandolo in disparte. «Cosa ne pensate?» gli sussurrò preoccupato.
   «Non so cosa risponderti. La situazione è molto strana.»
   «Ma credete che stia dicendo la verità?»
   «Anche in questo caso, non saprei. Ma va detto che mi sembra improbabile che si sia inventato su due piedi una spiegazione così complicata con l’unico intento di mentirci.»
   «Spero solo che non sia l’ennesimo tentativo di Morgana di arrecare danno a Camelot.»
   «Ne dubito. Anche se la circostanza appare ambigua, non mi sembra molto nel suo stile.»
   «Mmmh… forse avete ragione.» concordò Merlino, pensieroso.
    «Comunque, credo che dovremmo informare Artù di quello che è appena successo.» propose Gaius.
   «Assolutamente no!» ribatté Merlino categorico, bisbigliando a bassa voce per non farsi sentire. «E poi, cosa potremmo dirgli? “Sapete, Artù, dentro il nostro alloggio si è aperto un portale magico che ha sputato fuori un uomo addosso a Merlino. Comunque, non temete! Quest’uomo dice solo di venire da un posto sconosciuto e di aver combattuto la “Vecchia Signora”, una strega molto perfida e malvagia, e di averla anche sconfitta. Niente di cui preoccuparsi.”»
   «Beh, in effetti, messa così suona piuttosto male.» concordò Gaius. «Anche se credo che la strega avesse il nome di “Megera”
   «Fa lo stesso. Inoltre, se Agravaine dovesse venire a saperlo, e sono certo che sarà così, potrebbe usare questa scusa per ritorcerla di nuovo contro di voi. O vi siete dimenticato di quando vi ha accusato di praticare ancora la magia e di essere un traditore del regno?2»
   «Direi proprio di no, Merlino. Tutt’ora ho gli incubi per quello che è successo.»
   «Allora, risolveremo questa cosa da soli. In fondo, a prima vista questo Willow mi sembra una brava persona. Sono certo che possiamo farcela a sistemare tutto senza dare nell’occhio. E poi, ne abbiamo passate di peggio. Giusto?»
   «Va bene.» accordò Gaius con un cenno del capo. «Facciamo come dici tu, per ora. Non diciamo niente ad Artù.»
   Merlino sospirò consolato.
   «Bene. Anche perché credo di avere un piano.»
   «E quale sarebbe?»
   Il giovane mago indicò Willow, mentre questi stava ancora osservando la mappa con la fronte corrucciata e la rigirava tra le mani con un’espressione perplessa, come se non ne capisse il contenuto.
   «Voi cercate di farvi spiegare ancora una volta quello che è successo, dall’inizio alla fine, in modo che però stavolta riusciamo a venirne a capo.»
   «E tu?»
   «Io esco un attimo e controllo in giro per il castello. Se è vero che altri cinque hanno varcato quel portale, è probabile che siano da qualche parte qui nei paraggi.»
   Gaius annuì, ma con una faccia dubbiosa.
   «Ma come farai a riconoscerli?»
   «Non dovrebbe essere troppo difficile, in realtà. Se vengono da un altro luogo, saranno frastornati e confusi proprio come Willow poco fa. Il problema è che devo trovarli prima che lo faccia qualcun altro. Altrimenti, non so cosa potrebbe accadere.»
 
***
 
   Una luce incredibilmente accecante comparve d’improvviso in una delle stanze del castello di Camelot e, da essa, uscirono fuori due ragazze che vennero scaraventate prima contro la parete e poi sul pavimento.
   «Ah!» esclamò Elora, dolorante, tentando di rialzarsi. «Sono caduta su qualcosa di duro.»
   «Sì, su di me!» sbottò di rimando Kit.
   «Oh, scusa!» sussultò Elora, spostandosi.
   Kit sbuffò ancora. Erano riuscite a sfuggire per un soffio alle grinfie del Leviatano e a varcare il portale in tempo. Però, in quel momento, si aggiungeva un altro problema alla lista. Dove erano finite?
   «Sembra che siamo in un’armeria.» disse, alzandosi da terra ed osservando una miriade di spade e di altre armi riposte tutte intorno a loro.
   «Dove saranno gli altri? È strano che non ci abbiano aspettate.»
   «Non lo so. Forse sono in un’altra stanza…»
   «Beh, direi che non sono qui, comunque. Quindi, per prima cosa, usciamo da questo posto.»
   Così dicendo, entrambe si avviarono verso la porta, quando Elora, ancora indebolita dall’incantesimo, inciampò su un fodero poggiato a terra.
   «Ahhh!» urlò cadendo contro una specie di bacheca in cui erano sistemate diverse balestre. A seguito dell’urto, una di queste si azionò di scatto, scoccando una freccia che mancò di pochi centimetri il viso di Kit prima di andare a schiantarsi contro il muro.
   «Elora, fai attenzione!» protestò Kit, guardandola contrariata. «Per poco non mi colpivi!»
   «Scusa! Non l’ho fatto apposta!»
   In quell’istante, la porta della stanza si aprì rumorosamente.
   «E voi chi siete?» domandò uno dei tre uomini appena entrati. Tutti vestivano con un equipaggiamento militare, con tanto di cotta di maglia e spada sul fianco.
   «Ehm… ci siamo perse.» rispose Kit, in difficoltà. Non sapeva cos’altro dire, del resto, senza spiegare per intero tutta la storia che le aveva portate fin lì.
   «Non potete stare qui!» tuonò un altro uomo, il più basso dei tre, fissandole in cagnesco. «Questo non è un posto per ragazzine! E poi…»
   Questo smise di colpo di parlare. Il suo sguardo si posò su una pietra verde e luccicante, adagiata a terra. Era la stessa che Willow aveva affidato ad Elora. Probabilmente, doveva esserle caduta dopo che era inciampata.
   «Quella… cos’è?»
   «Oh, niente!» rispose Elora, afferrandola e mettendosela in tasca alla svelta. «È solo…»
   «È una stregoneria!» ringhiò uno dei tre con gli occhi spalancati, afferrando quello più basso per la manica.
   «Presto! Dai l’allarme!»
   Quest’ultimo annuì, preoccupato, e corse via.
   «Sentite…» intervenne Kit, stufa di quella strana situazione che si era creata. «Ci dispiace esserci introdotte qui senza alcun permesso. Non volevamo fare niente di male. Comunque, ora ce ne andiamo subito.»
   «Assolutamente no! Se praticate la magia, siete delle traditrici del regno! Ne risponderete al re in persona!»
   A quel punto, entrambi gli uomini sguainarono le spade e le puntarono contro le due ragazze. Anche Kit, di riflesso, estrasse la sua.
   «Elora, rimani dietro di me.»
   «Getta l’arma se non vuoi farti male, ragazzina!» la minacciò uno dei due.
   Kit scosse la testa. Allora, l’uomo si fece sotto e la attaccò con un fendente di spada, che la ragazza parò con prontezza. Poi, rispose assestandogli una gomitata sul volto ed un calcio al basso ventre che lo fece piegare a terra.
   «Chi è la “ragazzina”, adesso?» chiese lei in tono ironico.
   «Maledetta!»
   L’altro uomo urlò a squarciagola e si fiondò su Kit. Ma l’attacco venne schivato e con un solo colpo questo si ritrovò disarmato con la faccia a terra.
   «Forza! Andiamo via!» esclamò Kit, incalzando Elora a seguirla verso l’uscita.
   «Sì.»
   Una volta fuori, si ritrovarono in un lungo corridoio.
   «Che facciamo, adesso?»
   «Non lo so. Dato che degli altri non c’è nessuna traccia, direi di pensare a scappare, per ora. Dopo, vedremo il da farsi.»
   «Va bene.»
   «Andiamo, allora!»
   Le vie di quel castello erano spaziose e ben rifinite. Per certi aspetti, a Kit ricordarono le stesse che era solita attraversare ogni giorno a Tir Asleen. Percorrendo all’ingiù una scalinata in pietra, notò anche uno stendardo rosso con un’effige raffigurante un drago dorato. A memoria, non ne aveva mai visto uno simile prima.
   “Chissà a quale casato appartiene!” pensò di sfuggita per un attimo. I suoi pensieri, però, vennero interrotti da un urlo altisonante che riecheggiò tutt’intorno.
   «Ferme!»
   Mentre correvano, alle loro spalle apparvero all’improvviso altre figure. Probabilmente, erano le guardie di quel castello.
   «No! Ancora!»
   «Accidenti!»
   D’improvviso, Kit fermò la corsa e si girò verso i loro inseguitori.
   «Elora, tu vai. Qui ci penso io.» disse, impugnando l’arma che aveva nel fodero.
   «Cosa?! Neanche per idea! Io resto con te!»
   Kit fisso l’altra, con un’espressione scura in volto.
   «Willow ha detto che dopo l’incantesimo avresti perso temporaneamente l’uso della magia. Credi di essere in grado di farne qualcuna?»
   Elora sussultò un poco e distolse lo sguardo.
   «No.» rispose secca, senza giri di parole.
   «Allora, mi saresti solo d’intralcio. Non posso difenderti. Sono troppi. Quindi, vai avanti e cerca gli altri. Io ti raggiungo appena ho finito.»
   Elora tentennò, insicura sul da farsi. Non voleva andarsene, ma sapeva che in quella situazione il suo aiuto non sarebbe stato molto significativo. Così, annuì.
   «Va bene, ma fa’ attenzione.»
   «Non preoccuparti. Ci vediamo più tardi.»
   Quindi, Elora si lanciò di corsa, anche se a fatica, nella direzione opposta a quella delle guardie. Queste, nel frattempo, avevano quasi raggiunto Kit, rimasta immobile mentre stringeva in mano la spada che un tempo era appartenuta a suo padre.
   «Fatevi sotto!»
 

Note
 
1 – Riferimento all’episodio 8 della 3a stagione di “Merlin”, “L’occhio della fenice”.

2 – Riferimento all’episodio 7 della 4a stagione di “Merlin”, “Il compagno segreto”.

 

Nota dell’autore
 
Grazie mille a tutti per aver letto questi primi due capitoli e, in particolar modo, a OrnyWinchester e Himeko82 per avermi lasciato delle graditissime recensioni.
Spero che la storia vi stia piacendo! Intanto, informo che dal prossimo capitolo aggiornerò settimanalmente ogni giovedì.
Grazie ancora! :)

 
   
 
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