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Autore: Deilantha    17/12/2023    3 recensioni
L'amore ha tante facce e a volte può mostrarsi nell'aspetto di una mano pronta a spazzolare i capelli dell'amato. Che sia un figlio, un compagno o se stessi, poco importa. Raccolta di One Shot legate da un filo conduttore: il desiderio di pettinare dei particolari capelli argentati (e nodosi).
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, izayoi, Kagome, Kikyo | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1) Izayoi

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Quel giorno il cielo era limpido e il sole caldo sulla pelle, era uno di quei giorni che invitava a fare una passeggiata, per godersi il piacere della natura circostante. Ma nel palazzo nessuno prestava attenzione all’esterno, soprattutto la servitù che come ogni mattina si aggirava affannata, intenta alle faccende quotidiane. E come ogni mattina Izayoi percorreva le sue stanze, con una spazzola in mano.

«Inuyasha! Inuyasha dove sei?»

Ancora una volta, suo figlio era scappato prima che potesse pettinargli i capelli. Era sistematico: il bambino riusciva sempre ad approfittare di un momento di distrazione della madre, per sgattaiolare fuori e iniziare la giornata senza torture.

Inuyasha aveva sei anni e i suoi capelli non erano mai stati toccati da un paio di forbici. Sin dalla nascita aveva ricevuto una folta chioma e sua madre, così fiera dei propri lunghi capelli neri, era stata risoluta nel lasciare che suo figlio avesse a sua volta una lunga capigliatura.

Ma il bambino non aveva la stessa dedizione materna: Izayoi amava pettinare i propri capelli e poi curarli con creme e impacchi; Inuyasha, al contrario, era sempre stato un tipetto vivace, incapace di stare fermo, soprattutto se si trattava di cure personali. Finiva le sue giornate sempre coperto di fango, dopo qualche corsa nei campi, giochi nell’acqua o sugli alberi. Non proprio il tipo adatto ad avere dei capelli lunghi.

A volte sua madre aveva valutato l’idea di accorciarli, ma il pensiero era fugace come il vento: i capelli di suo figlio erano così belli, così voluminosi, così fieri… così simili a quelli del padre…

Dopo aver vagato per tutte le stanze di loro pertinenza, Izayoi si diresse all’esterno: sapeva benissimo che suo figlio preferiva starsene all’aperto anziché tra le mura di casa, ma gli concedeva sempre qualche minuto prima di rintracciarlo e col tempo quel rituale era diventato una sorta di gioco tra loro, un gioco che rendeva l’inevitabile momento della spazzola un po’ meno fastidioso.

Come da copione, lo trovò accovacciato sul bordo del piccolo stagno nel retro del palazzo, intento a colpire la superficie dell’acqua con le mani, per spaventare i pesci. Nel poco tempo in cui era stato lì, era riuscito a schizzare l’acqua ovunque e lui stesso aveva le vesti bagnate. Izayoi tirò un sospiro, prima di annunciarsi.

«Eccoti, finalmente!», sorrise, avvicinandosi alla piccola figura in lontananza. Il bambino si alzò e si voltò in direzione della madre, andandole incontro a grandi passi «Siete stata lenta, oggi!» sghignazzò felice, ma quando vide la spazzola nelle mani materne, il suo volto s’incupì. «Non potremmo saltare questa parte, oggi?» chinò il capo e quel movimento illuminò improvvisamente la sua chioma argentata.

Il cuore di Izayoi ebbe un sussulto.

«No, piccolo mio, i capelli vanno spazzolati ogni giorno.»

«Uffa!» il bambino incrociò le braccia, mostrando il suo disaccordo, ma non scappò via. Sua madre si chinò verso di lui e poggiò le sue mani sulle piccole spalle «Ma prima devi asciugarti o prenderai un raffreddore.»

«E va bene, ma dopo torno a giocare!» lo sguardo di Inuyasha era serio e deciso, e sua madre sapeva che quando aveva quell’espressione, non c’era niente che avrebbe potuto fargli cambiare idea. Era un piccolo testardo a cui era difficile dire di no.

«Certamente» sorrise, conciliante e allungò una mano verso suo figlio, che ricambiò la stretta; insieme si diressero verso le loro stanze.

La prima cosa che fece, una volta rientrati, fu togliere la veste dell’Hinezumi al bambino: la stese all’esterno per farla asciugare il prima possibile, in modo che Inuyasha potesse tornare a indossarla subito. Dopo essere passata ad asciugare il viso di suo figlio, lo fece sedere sul pavimento esterno del palazzo: le gambette pendevano, e il bambino ne approfittò per muoverle in modo alternato, alleviando la tortura dell’immobilità a cui doveva sottoporsi il resto del suo corpo.

Izayoi si inginocchiò dietro suo figlio, prese una ciocca di capelli con una mano e iniziò a passargli la spazzola con l’altra.

Le proteste del bambino non si fecero attendere «Ahi!»

«Su piccolo mio, un po’ di pazienza.»

I capelli di Inuyasha erano folti ma anche doppi: erano dotati di una fibra molto forte e lievemente ispida, un tipo di capello che facilmente si annoda e nonostante la delicatezza con cui Izayoi passava la spazzola, non era facile districare quella rete. Un tipo di capello non umano.

«Anche i grandi guerrieri devono pettinarsi per mantenere splendidi i loro capelli.»

«Come mio padre?»

«Sì.» come ogni volta in cui si parlava di Toga, Izayoi ebbe un fremito nella voce.

Aveva perso l’uomo che amava proprio il giorno in cui era nato il loro bambino.

Quel giorno lui le fece i suoi ultimi doni: l’aveva riportata in vita usando la spada Tenseiga, le aveva donato la veste dell’Hinezumi per proteggerla nella sua fuga - perché sapeva di non poterlo più fare personalmente - e le aveva donato un nome.

«Inuyasha. È il nome del bambino: si chiama Inuyasha. Ora scappa via e vivi. Tu devi vivere, Izayoi!»

L’aveva fatto: con il loro piccolo appena nato tra le braccia era fuggita via, lasciando l’uomo che amava a combattere la sua ultima battaglia, quella per garantire la sopravvivenza alla sua famiglia.

«Tuo padre era un grande guerriero, Inuyasha.»

«E a lui piaceva farsi pettinare? Ahi!» il bambino portò una mano lungo la tempia per massaggiare il punto in cui la spazzola l’aveva colpito.

«Sì, gli piaceva» la donna procedeva a rimuovere i nodi con delicatezza «Aveva i tuoi stessi capelli: lunghi e folti fili d’argento. Glieli spazzolavo ogni sera, mentre lui mi raccontava le avventure magnifiche che aveva vissuto.»

Toga era un demone maggiore tra i più potenti del suo tempo, responsabile e vigilante del territorio del Kyushu, un demone cane dal manto argentato, che nella sua forma umana conservava una lunga capigliatura folta e spessa, vigorosa e fiera come lui. Erano un simbolo della sua potenza e una delle caratteristiche che avevano fatto innamorare Izayoi, una nobile umana, di lui.

«A tuo padre piaceva portarli in una coda alta, ma io ero felice quando, prima di dormire, li slegava e gli cadevano sulle spalle: erano splendidi e io ero felicissima di pettinarli!»

«Erano lunghi come i vostri, madre? Ahi!»

«Sì, come i miei, e come i tuoi.»

«I miei sono più corti!»

«Solo perché sei più piccolo, ma quando crescerai saranno della stessa lunghezza, ne sono sicura.» Inuyasha sorrise, soddisfatto. A volte avrebbe voluto tagliare quei fastidiosi capelli lunghi: si sporcavano continuamente e questo lo costringeva a doverli lavare e pettinare di continuo. E poi gli andavano davanti agli occhi, in bocca, si impigliavano… Ma sapeva che sua madre amava spazzolarli ed era così difficile vederla sorridere, che non poteva toglierle quel piacere. E poi, gli piaceva pensare di somigliare al grande combattente che era stato suo padre: un demone potente, rispettato e temuto da tutti.

«Madre, sarò un grande guerriero anche io e non dovrete preoccuparvi di niente. Vi proteggerò!»

Suo figlio le dava ancora le spalle e la donna represse un singhiozzo. Aveva cercato di mostrarsi sempre positiva verso di lui, ma spesso finiva col piangere in sua presenza. Era così difficile vivere sentendo la mancanza del suo amato, ospitata da parenti solo in virtù del suo nobile lignaggio, ma che poco tolleravano quella donna che si era unita a un demone e aveva generato un abominio: un mezzo demone.

Si fece forza per mandare indietro le lacrime: non voleva rattristare ulteriormente suo figlio, anche la sua vita non era facile, allontanato e giudicato da tutti per via della sua natura. Vederlo sorridere era la sua unica spinta alla vita.

«Sì, piccolo mio, sarai un guerriero eccezionale, come tuo padre.» accarezzò la testa argentata del bambino, toccò delicatamente le sue piccole orecchie canine e poi riprese a spazzolargli i capelli.

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Be', cosa dire: erano dieci anni che non pubblicavo qualcosa su questo sito e mi fa davvero strano essere qui dopo tanto tempo, ma la Musa capricciosa esigeva attenzioni e chi sono io per sottrarmi al suo richiamo?

Spero che questa prima One Shot vi sia piaciuta, nonostante la sua brevità. Ho sempre pensato che il rapporto tra Inuyasha e sua madre sarebbe interessante da indagare, visto che non se ne parla granché all'interno della storia originale. Mi piacerebbe approfondirla, ma non sarà questa la sede.

Se vi farà piacere, lasciate pure un commento, sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo piccolo prodotto della mia ispirazione ballerina.
E grazie per essere arrivati/e fin qui. ^^

   
 
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